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Messaggi - Aumkaara

#76
Scienza e Tecnologia / Re:Abbasso le astrattezze
05 Novembre 2020, 20:42:10 PM
Citazione di: Ipazia il 05 Novembre 2020, 19:50:15 PM
Se l'etere esiste può avere o natura corpuscolare o ondulatoria o entrambe. Se è corpuscolare deve essere rilevato da qualche strumento, altrimenti rimane mera ipotesi, peraltro inutile visto l'affollamento dell'olimpo subatomico testato al Cern di Ginevra. Se è una radiazione immateriale deve essere comunque rilevabile da qualche strumento. In assenza di rilevazioni resta mera ipotesi di scarsa utilità anche solo rappresentativa, bastando le teorie dei campi per studiare i fenomeni dipendenti da qualche differenza di potenziale, elettrico, atomico o gravitazionale. Etereo non ancora: bisogna (di)mostrarlo.
È di scarsa utilità, a parte smentire la dimensionalità di spazio e tempo (sarebbero le "cose" ad avere dimensioni), far comprendere la natura della paradossale dualità onda-corpuscolo, e forse negare una vera espansione cosmica, men che meno accelerata, senza per questo negare il movimento ma senza bisogno di accumulare teorie su materie ed energie oscure altrettanto poco dimostrate e dimostrabili.
Non male, come inutilità.
Per supportarla sperimentalmente dovremo andare ben oltre l'Olimpo delle "enormi" particelle viste per ora al CERN. Ma, discreto o continuo che sia questo mezzo, non sarebbe certo l'unico strumento teorico poco sperimentato, vista la poca sperimentabilità della maggior parte delle teorie più estreme di fisica, astrofisica e cosmologia.
#77
Scienza e Tecnologia / Re:Abbasso le astrattezze
05 Novembre 2020, 11:37:42 AM
Mi è bastato provare a digitare "costanza velocità luce", e il secondo risultato (il primo diceva che tale costante è "un fatto", ovviamente scritto in grassetto...) mi dava il seguente articolo, in cui dicono praticamente quello che ho detto poco fa: la velocità potrebbe essere variabile, se i fotoni accumulano un ritardo a causa delle fluttuazioni del mezzo in cui viaggiano, fluttuazioni definite come una vera e propria rugosita di tale mezzo. Hanno solo sostituito l'espressione "mezzo fluido" o "mezzo eterico" con "mezzo gravitazionale". Dicendo anche un'altra cosa che avevo appena scritto, cioè che le fluttuazioni di tale mezzo sarebbero dell'ordine della lunghezza di Plank.
In pratica sembra che la scienza abbia frettolosamente gettato via a calci la teoria di un mezzo fluido presente ovunque (probabilmente a causa della grossolanità dell'esperimento di Michelson-Morley e del concetto di etere che c'era all'epoca) per poi farla rientrare con altri nomi e con teorie giustamente più sottili e complesse, ma senza voler o poter fare una sintesi su tutte le conseguenze di tale reintroduzioni (quelle che ho cercato di descrivere nel mio messaggio di apertura), probabilmente perché "tirare le somme" ed avere una visione d'insieme non è un atteggiamento caratteristico della scienza, comprensibile visto che essa funziona bene col dividere ed analizzare, più che con il sintetizzare (coloro che sono più complottisti di me direbbero che c'è o c'era anche l'influenza di poteri economici ed ideologici che avrebbero avuto minor convenienza nel far sviluppare una teoria troppo "eterica", perché avrebbe portato ad una tecnologia "alla Nikola Tesla", ovvero poco utile per fare certi profitti o per costruire società più controllabili).
https://www.google.com/amp/s/www.media.inaf.it/2017/11/24/speed-light-bernardini/amp/
#78
Scienza e Tecnologia / Re:Abbasso le astrattezze
05 Novembre 2020, 10:14:30 AM
Sono anni che trovo articoli su riviste scientifiche che esprimono dubbi, teorie alternative (anche se non sull'etere) e tentativi di far quadrare tutto secondo la relatività, che dichiarano (o "dimostrano" con esperimenti) che la costante della velocità della luce non è poi così costante... per questo non ne avevo parlato.
In ogni caso, da profano, mi viene il dubbio che l'eventuale "fluido" sia da considerarsi talmente sottile (appena più della lunghezza di Plank?) che è da considerarsi praticamente assente, se non quando le condizioni sono davvero molto al limite, ad esempio quando particelle con massa importante accelerano a velocità estreme, o lo attraversano per miliardi di anni luce, dando così quelle che ho descritto come impressioni, rispettivamente di un rallentamento del tempo e di un allontanamento accelerato della loro sorgente.
#79
Scienza e Tecnologia / Re:Abbasso le astrattezze
30 Ottobre 2020, 21:39:15 PM
Ciao Viator: oserei dire che hai centrato il punto. Sia sul tempo, sia sull'uso del linguaggio matematico. È per quello che ho messo un titolo del genere, nonostante io ami le astrattezze: vanno benissimo, fanno parte del percorso con cui possiamo abbracciare porzioni più ampie di comprensione (non solo intellettuale), ma l'importante è non credere che possano darci direttamente una descrizione di fatti. Non importa quanto sembrino supportate dalle osservazioni (saranno viste come conferme delle proprie astrattezze in ogni caso, visto che le osservazioni hanno molteplici modi di essere interpretate).
Comunque opina pure sul resto! Ho scritto apposta per vedere se qualcuno scorge fallacie, magari ovvie, che mi sono sfuggite. In fondo la scienza stessa (anche se uno scienziato inorridirebbe a sentir chiamare scienza queste teorie) è, o dovrebbe essere, fatta di revisioni continue.
(In questo caso particolarmente gradite: per quanto, "segretamente", questo scenario che ho descritto mi sembri più valido delle "astrattezze ufficiali", rende più difficoltosa l'idea dei viaggi nel tempo, un'idea che, per divertimento, mi è sempre interessata e che è possibile in un modello di universo in cui il tempo può piegarsi su se stesso. In un modello senza un tempo "modellabile" invece la situazione si complica, da questo punto di vista; anche se ho una vaga idea per risolvere l'apparente impossibilità teorica dei viaggi temporali in uno spazio fluido non quadridimensionale, ma troppo "esoterica" forse per questa sezione di argomenti...).
#80
Scienza e Tecnologia / Re:Abbasso le astrattezze
30 Ottobre 2020, 19:32:01 PM
È stato piacevole quello che ho scritto? Mi fa piacere, di sicuro lo apprezzi più di quanto farebbe un qualunque fisico o astrofisico, che penso si sentirebbe male a sentire parlare di fluidi ottocenteschi.
Comunque, al di là della modalità specifica in cui potrebbe esserci una ciclicità dell'universo, di "sicuro" (se cioè lo spazio fisico fosse davvero un sottile fluido) non ci sarà nessuna morte termica causata da un allontanamento sempre più veloce di galassie e stelle, che sembra essere la teoria più in voga oggi.
#81
Scienza e Tecnologia / Re:Abbasso le astrattezze
30 Ottobre 2020, 18:11:26 PM
InVerno: ho sempre trovato interessante, di Penrose, la teoria in cui le condizioni finali saranno solo piene di fotoni, senza riferimenti tra grande e piccolo, un'adimensionalità da cui potrà riformarsi l'universo. Ma non so come una teoria del genere potrebbe adattarsi all'idea dello spazio "pieno e fluido" di cui ho parlato.
#82
Citazione di: Ipazia il 29 Ottobre 2020, 23:53:27 PM
Da non trascurare il fatto che il Funambolo muore, cadendo mentre viene scavalcato dal beniamino dell'ultimo uomo, il Pagliaccio. Va detto che dopo un secolo abbondante l'ultimo uomo comincerebbe pure a puzzare assai e la proliferazione di Pagliacci è diventata insopportabile. Parafrasando un altro grande: o oltreumanare o barbarie. Inclusa quella religiosa, assai attiva nello scontro medioevale di civiltà che si sta riesumando.
Chi era "l'altro grande" che disse "o oltreuomo o barbaro"? (In ogni caso le scelte esclusivamente binarie sono solo per i computer, e forse sempre meno anche per loro, se è vero che arriveranno quelli quantistici.)
#83
Scienza e Tecnologia / Re:Abbasso le astrattezze
30 Ottobre 2020, 00:07:00 AM
Approfondisco il punto 4: questo effetto di rallentamento delle attività intrinseche di una particella (che non dovrebbe più essere vista come puntiforme ma come strutturata, ovvero come un particolare addensamento dinamico del campo fluido, diverso a seconda del tipo di particelle che esistono), rallentamento dovuto all'attrito della "particella" (ma sarebbe meglio chiamarla piccolo vortice) con il fluido nel quale si muove, si riflette anche sugli eventuali aggregati che le particelle spesso formano, ovvero gli oggetti macroscopici: anche il paradosso dei gemelli quindi non è spiegato con una distorsione temporale, ma con un rallentamento delle attività "interne" delle particelle (un rallentamento del vortice che esse in realtà sarebbero), e probabilmente anche delle attività subatomiche ed atomiche che vanno a costituire (che forse risentono anch'esse direttamente dell'attrito con la densità del campo in cui si muovono, tanto da subirne una vera e propria deformazione che rende ancora più lente le loro attività) e che compongono il gemello in orbita e/o ad alta velocità: questi rallentamenti si riflettono anche sulle attività molecolari, cellulari ed organiche, anche se di per sé sono troppo grossolane per risentire direttamente di questo attrito. Ovviamente anche le attività neuronali diventano più lente: al gemello in orbita/ad alta velocità sembra davvero che il proprio tempo sia normale e che il tempo esterno si velocizzi, così come al gemello sulla Terra sembra che il tempo del gemello in viaggio sia rallentato. Ma a rallentare sono solo le attività psicofisiche di quest'ultimo, non il tempo in sé.
#84
Scienza e Tecnologia / Abbasso le astrattezze
29 Ottobre 2020, 21:36:12 PM

In un argomento precedente avevo accennato all'etere, in modo non troppo convinto ma trovando alcuni suoi aspetti interessanti per spiegare fatti che la fisica ha rilevato ma che ha accettato senza sentire il bisogno di ulteriori spiegazioni.
Subendo poco il fascino delle personalità scientifiche, tanto quanto poco subisco il fascino di quelle religiose, di quelle politiche e di quelle mediatiche, non ho difficoltà a pensare che molte delle conquiste, anche in ambito scientifico, possano essere frutto di fraintendimenti decennali o persino secolari, e, nonostante la scienza viva proprio con il mettere in dubbio anche ogni propria scoperta, o per meglio dire mettendo in dubbio le conclusioni ipotetiche che formula su ogni nuova osservazione empirica, a volte prima di rendersi conto degli errori accumula enormi quantità di ulteriori congetture basate su tali errori, con relative presunte prove a supporto (è facile interpretare e far quadrare qualcosa alla luce di ciò che si è pensato valido), perdendo tempo e risorse.
Alcune delle implicazioni del concetto di etere potrebbero servire non solo per spiegare alcune osservazioni sulle cui cause non sono state formulate teorie, ma anche per spiegare in modo più semplice alcune osservazioni sulle cui cause sono state formulate teorie troppo astratte o che conducevano a più problemi di quanti ne risolvessero.
Non è necessario mantenere il nome e le caratteristiche ottocentesche del concetto di etere, ma basterebbe rendere più concreto il concetto di campo, o di vuoto quantistico: perché definirlo vuoto se vi sono state rilevate o comunque ipotizzate attività che lo riempiono totalmente e costantemente? E perché dargli le caratteristiche di un campo astratto, invece di estendere anche ad esso le caratteristiche che riscontriamo nelle osservazioni più grossolane descritte con le formulazioni classiche newtoniane?
Ripercorriamo cosa significherebbe attribuire delle caratteristiche fisicamente classiche al "campo vuoto" in cui avvengono tutti gli eventi microscopici e quindi anche macroscopici (non essendo questi due livelli separati ma solo due diversi gradi di osservazione di un medesimo evento):
0) premessa: il campo di esistenza fisico in cui tutto avviene, se avesse appunto caratteristiche fisiche, avrebbe una consistenza, una elasticità, una capacità di assorbimento e di dispersione, e quindi di attrito, come qualunque altro oggetto fisico: nel suo caso in modo particolarmente fluido, essendo più sottile di qualunque gas. Anzi, può essere visto proprio come lo stato di condensazione base e tendenzialmente omogeneo, su cui talvolta appaiono onde, che, condensandosi maggiormente, appaiono ulteriormente come oggetti apparentemente singoli e puntiformi, cioè come particelle ovviamente NON davvero puntiformi ma con una propria struttura. Aggregandosi tra loro, questi piccoli addensamenti formano schemi che assumono comportamenti sempre più densi, ovvero plasmatici, gassosi, liquidi, solidi.
1) le cosiddette particelle elementari della fisica quantistica, con i loro incomprensibili comportamenti sia di onda che di corpuscolo, sarebbero quindi semplici tensioni e addensamenti del campo: in cui appaiono increspature ("comportamenti ondulatori") e addensamenti vorticosi più concentrati ("comportamenti corpuscolari).
2) gli strani comportamenti degli oggetti, particolarmente rilevabili quando sono veloci o massicci, ovvero il loro comprimersi nella direzione del moto (anche nel cosiddetto vuoto), l'aumento della loro massa in movimento, la crescente quantità di energia necessaria oltre le aspettative per farli accelerare a velocità elevate anche nel presunto vuoto, sarebbero spiegabili con il normale comportamento che avrebbero degli addensamenti e delle aggregazioni di fluido all'interno del resto del fluido stesso: incontrerebbero una certa resistenza ("compressione nella direzione del moto"), sembrerebbero aumentare la loro massa visto che dovrebbero spostare la massa di fluido davanti a loro, e avrebbero bisogno di molta più energia per accelerare, rispetto a quella che occorrerebbe in un effettivo vuoto.
3) le distorsioni dello stesso spazio in presenza di oggetti grandemente massicci o che accelerano enormemente, sarebbero spiegabili proprio con il fatto che lo spazio non sarebbe vuoto ma fluido, elastico, comprimibile.
Considerati questi punti, c'è anche altro che potrebbe essere spiegato, perdendo le caratteristiche di stranezza che la fisica relativistica e quantistica attribuisce alle condizioni più estreme dell'esistenza micro e macroscopica osservate:

4) la distorsione del tempo non sarebbe più un evento paradossale, anzi, non avverrebbe proprio. Prendiamo una delle osservazioni più determinanti che proverebbero la distorsione del tempo descritta dalla fisica relativistica einsteiniana: la vita media di un muone, una delle cosidette particelle elementari. I muoni si formano ad esempio con le interazioni dei raggi cosmici e l'atmosfera terrestre, e vivono circa 2,2 microsecondi. Per quanto veloci vadano, ovvero quasi alla velocità della luce, non farebbero in tempo ad arrivare al livello del mare, neanche tenendo conto della sola distorsione spaziale descritta dalla fisica relativistica. Eppure, ci sono tantissimi muoni alle nostre altitudini, tanto che noi ne siamo continuamente investiti. La fisica relativistica spiega questo fatto con la distorsione del tempo che avverrebbe appunto andando vicini alla velocità della luce: la velocità dei muoni accorcerebbe sia lo spazio che il tempo, e quindi per loro passerebbe molto meno tempo per arrivare dagli strati alti dell'atmosfera al livello del mare. Di nuovo, si introduce un concetto paradossale: il tempo sarebbe una ulteriore dimensione spaziale, che misteriosamente noi vivremmo in modo diverso rispetto alle altre tre, e che, al pari di quest'ultime, sarebbe deformabile pur essendo anch'essa vuota di struttura.
Introducendo il concetto di campo fisicamente concreto, al posto di un vuoto e anche paradossalmente deformabile spazio-tempo quadrimensionale, sarebbe sufficiente comprendere che, offrendo una resistenza a qualunque cosa lo attraversi, tale campo non solo deforma gli aggregati di particelle, ma deforma le particelle stesse, essendo esse dei piccoli vortici addensati dello stesso campo (e non oggetti astrattamente puntiformi). In questo modo la resistenza che tali vortici/particelle incontrano deformano sia il campo (la "distorsione spaziale" di cui abbiamo già parlato), sia loro stesse (la "compressione nella direzione del moto" già accennata), e sia la propria attività interna che le conforma nei modi che sono propri alle caratteristiche riscontrate nelle varie particelle, ovvero la resistenza incontrata rende più difficoltoso e lento il vorticare intrinseco delle cosiddette particelle, rendendo così più lente anche le estrinsecazioni delle caratteristiche dovute al vorticare stesso. In pratica, non è il tempo a rallentare, ma sono le attività delle stesse particelle a farlo, dovendo fare più fatica all'aumentare della resistenza del fluido in cui si muove;
5) la cosmologia moderna è convinta, già da tempo, di aver osservato l'espansione dell'universo. Osservazione che portò alla concezione del Big Bang, ovvero al primo momento, più o meno ben calcolato e ogni tanto riveduto e corretto, in cui iniziò l'espansione (a cui sono seguite varie ipotesi, ognuna con il proprio periodo di gloria, su quale sarà la fine a cui porterà tale espansione). Questa concezione di un inizio dell'espansione è stata ulteriormente supportata da osservazioni successive, come le varie fasi dei primi addensamenti stellari e galattici, ancora rilevabili ingrandendo la luce visibile partita da quei momenti e che ancora viaggia nel cosmo; e soprattutto supportata dalla rilevazione di una radiazione di fondo dell'universo, interpretata come l'impronta residua della deflagrazione avvenuta col Big Bang.
Per spiegare il fatto che non è osservabile un punto di origine da cui tutte le galassie si sarebbero allontanando, è stato proposto un modello di espansione inflazionistica in cui non sarebbero gli oggetti dell'universo ad allontanarsi tra loro ma sarebbe lo spazio multidimensionale ad espandersi, trascinando con sé gli oggetti tridimensionali e quindi allontanandoli l'uno dall'altro, un po' come il gonfiarsi di un pallone tridimensionale porta ad allontanare tra loro le immagini bidimensionali disegnate sulla sua superficie.
Da qualche tempo, rapportando le osservazioni indirette sulla presunta espansione con alcuni punti di riferimento standard, si è anche aggiunta la convinzione di aver osservato una accelerazione costante in tale espansione, invece di un atteso rallentamento, il che ha portato ad ipotizzare l'esistenza di una energia sconosciuta, la cosiddetta energia oscura, che sarebbe causa di tale accelerazione (da non confondersi con la materia oscura, ipotesi sorta dall'osservazione del fatto che la gravità non è sufficiente a spiegare le formazioni e le coesioni galattiche; che forse potrebbero essere spiegate anch'esse con l'introduzione del concetto di spazio pieno e fluido in cui sarebbero immerse mantenendo così tendenzialmente coesa la loro materia, che invece in uno spazio vuoto si disperderebbe).
Senza negare il movimento che avviene per ogni oggetto dell'universo, che anzi sarebbe favorito proprio se fossero tutti immersi in un campo fluido, l'espansione dell'universo potrebbe essere solo un fraintendimento: essa è ipotizzata non certo grazie ad una effettiva osservazione di un allontanamento delle galassie, degli ammassi di galassie, dei superammassi di galassie, ecc., ma semplicemente per aver notato che la luce osservabile degli oggetti più lontani si sposta verso le lunghezze d'onda più leggere, il cosidetto spostamento verso il rosso, redshift. Questo è stato interpretato come il segno di un allontanamento progressivo degli oggetti (o una espansione dello spazio tra gli oggetti), perché l'osservazione di onde elettromagnetiche più lunghe indicherebbe un allontanamento da noi dell'oggetto che le emette, e l'osservazione di un tale spostamento verso il rosso maggiore di quello precedentemente rilevato comporterebbe l'ipotesi che tale allontanamento acceleri invece di rallentare.
Basterebbe però anche in questo caso dare allo spazio caratteristiche fisiche newtoniane di un campo fluido pieno. In questo modo, lo spostamento verso il rosso sarebbe spiegabile non con un allontanamento tra gli oggetti dell'universo (e ancor meno con una espansione dello spazio, comunque assurda se considerato vuoto), ma con un normale rallentamento dell'onda elettromagnetica all'interno di un fluido che, per quanto sottile, per miliardi di anni luce fornisce una continua resistenza di attrito che disperde e quindi smorza l'energia di tale onda.
Se si aggiunge che la dispersione di energia non avviene solo parallelamente al raggio dell'onda, ma anche perpendicolarmente, ecco che trovano spiegazione anche gli inaspettati rapporti calcolati tra lo spostamento verso il rosso e alcuni punti di riferimento (detti candele standard) senza ricorrere a presunte espansioni accelerate, inspiegabili se non con l'introduzione in tutto l'universo di un'enorme quantitativo di energia non rilevabile.
Persino la già accennata radiazione cosmica di fondo, colonna portante tra le prove del presunto Big Bang, sarebbe spiegabile come la costante energia assorbita ed emessa dalle microattività del campo fluido pieno, presente ovunque, che assorbe energia dalle attività degli "oggetti" presenti in esso e che subisce costanti trazioni e deformazioni (fisiche, non semiastratte come nello spazio vuoto della fisica relativistica, paradossalmente deformabile, e assurdamente senza che a ciò consegua nessun assorbimento e rilascio di energia).
Un universo del genere avrebbe ancora un inizio ed una fine (eventualmente cicliche), dovute alla formazione e ai tempi di decadenza delle "particelle" elementari, che a loro volta hanno portato rispettivamente alle aggregazioni che hanno formato gli oggetti visibili e che porteranno alla loro disgregazione. Rimarrebbe "soltanto" da scoprire cosa mette in moto la loro conformazione, e il motivo delle loro caratteristiche peculiari; eventi ancora inspiegabili anche nei modelli fisici correnti, a parte alcuni tentativi teorici (come la M teoria di cui fa parte anche la teoria delle stringhe) che almeno in parte potrebbero essere validi anche partendo da un universo "pieno e fluido", invece che partendo da un universo incongruentemente relativistico e quantistico.
#85
Non saprei, Lou, perché nell'equilibrio per come l'ho descritto ci va messo tutto sull'asse.
Non c'è tempo da perdere nel farsi vedere dal pubblico e dal mercato, tra cui c'è il pagliaccio, né per coltivare superbie oltreumane: paure e inorgoglimenti del senso dell'io sono tra i primi a dover essere messi sugli estremi dell'asse. Non devono essere tenuti al di fuori dell'esercizio in sé, in una posizione (rispettivamente) di ricerca di spettatori e di potenziamenti personali, come invece mi sembra che descriva Nietzsche.
Che, forse, tra i tanti contributi interessanti che può aver dato, cercava soprattutto un pubblico (e lo ha ottenuto, e in qualche modo resterà nei secoli forse) e cercava una forma di gloria (e l'ha ottenuta, anche con il credersi, alla fine, il successore del Dio di cui aveva decretato la morte).
#86
Negli ultimi due messaggi si dice che l'equilibrio è umanamente impossibile, o che comunque è solo un distacco razionale dalle emozioni...
Cosa è umanamente impossibile direi che è poco facile da stabilire, e non lo dico per esaltare la condizione umana, ma solo perché adattarsi ed andare oltre i limiti è forse ciò che più caratterizza tale condizione.
Quanto al distacco, esso non è identificabile con l'equanimità, è solo una funzione di essa, per quanto essenziale: c'è bisogno sia di distacco che di aderenza, proprio come quando, per restare in equilibrio su di un asse mobile, si deve tendere in una direzione per poi abbandonarla quasi subito, e fare lo stesso con la direzione opposta. Gli estremi vanno compresi e trascesi continuamente: questo permette non solo di non perdersi in uno di essi, ma anche di comprendere meglio entrambi e quindi di comprendere meglio la totalità, visto che ne sono parte integrante entrambi.
E più questa altalena diventa spontanea e ben misurata, più l'equilibrio diventa lento e stabile, comprendendo così sempre meglio gli opposti, pur non fermandosi mai del tutto, o si crollerebbe da una parte o dall'altra. Che è la repentina fine che si fa anche quando si scambia l'equilibrio con il ritirarsi dagli estremi per starsene fermi nel mezzo: si dura poco, e nel frattempo non ci si può neanche muovere, non comprendendo quasi per niente nessuno degli opposti (non comprendendo quasi niente, per la precisione).
Anche la ragione è un'altra funzione che permette l'equilibrio ma che non è sinonimo di esso, ed è semplicemente l'atto di misurare la giusta quantità di aderenza e di distacco che di volta in volta occorre in entrambi gli estremi.
È tutto ESATTAMENTE come nell'esercizio fisico. Esercizi esteriori ed interiori seguono i medesimi principi. È il "così in basso così in alto" di cui parlano gli esoteristi, poi diventato "in cielo, in terra, in ogni luogo" nella religiosità (cambia poco che sia riferito ad un paterno spirito o ad una materna natura), aldilà che gli esoteristi o i religiosi sappiano applicare o meno frasi di questo genere, che di solito approcciano solo per l'aria da iniziati o da eletti che conferisce il conoscerle.
In ogni caso, l'equanimità è un risultato che può essere raggiunto in modi più indiretti, moltissimi modi, consapevoli o meno. Quelli inconsapevoli sono le così dette esperienze della vita con relative reazioni nostre ed ulteriori relative conseguenze (gli iniziati lo chiamano karma, i religiosi giustizia).
#87
Citazione di: Ipazia il 28 Ottobre 2020, 22:21:28 PM
Almeno su questo siamo d'accordo. Rileggendo le tue riflessioni sulla morte noto  un lieve accento metafisico, che poco si confà a questioni fisiche come la vita e la morte. Io preferisco chinarmi di fronte alle leggi naturali così come sono, dicendo il mio gracias a la vida, vista dall'alto di un percorso evolutivo che mi ha dato gli strumenti per contemplarlo.
L'equilibrio nei confronti (di una qualunque rappresentazione personale o collettiva, immaginava o scientifica, sensoriale o ideale, che, in quanto rappresentazioni, abbiamo detto non poterci dare che visioni parziali e non definitive) della morte (o di qualunque altro aspetto dell'esistenza), cosa può avere di metafisico? L'equilibrio, l'equanimità, è un atteggiamento, non uno spiritello o un assoluto.
Anche l'inchinarsi, l'insuperbirsi o il voltarsi indietro di fronte ad una rappresentazione, sono atteggiamenti, ma, per quanto mi riguarda, anche se sono molto diversi tra loro, sono tutti meno equanimi, e quindi tendenti a farci restare in qualche modo ancora succubi di mere immagini (fossero anche della morte), per quanto quest'ultime colpiscano duramente sensi e sentimenti: ma sono questi stessi atteggiamenti a rafforzare e a far perdurare la tendenza a rimanere colpiti. Fino, alla meglio (no, alla peggio) a desensibilizzarci, a volte (che non è sinonimo di equilibrio).
#88
Sì, ma qui ne troviamo poche, da parte mia e non solo, di numerologie maiuscolizzate. Destrutturo persino la scienza, quando vuole essere più che metodo. Al massimo, se vengono messe in campo, le leggiamo in modi "demaiuscolizzanti" (cerco di demaiuscolizzare persino le filosofie "laiche" e scientifiche che già hanno poche maiuscole di per sé), ben diversi dai modi in cui le usano coloro che, riuniti in cabale e logge, le considerano come dono o viceversa guida divina.
#89
Citazione di: Ipazia il 28 Ottobre 2020, 14:07:11 PM
Come si sospetta fin dai tempi di Schopenhauer tutta l'episteme, ovvero scienza, si basa su rappresentazioni. Coerenti con la cognitività umana, aggiungono le neuropsicoscienze, e con quella dei loro infinitamente più sensibili arte-fatti di laboratorio, aggiunge Phil; per cui non resta, per chi non ha feticismi assolutistici noumenici, scegliere tra le varie rappresentazioni quelle che si dimostrano più feconde e funzionali (nel contesto dato: e anche qui le metafisiche bramanti l'assoluto zoppicano). La chimica funziona perfettamente nel suo contesto come puoi verificare da tutte le tecnodiavolerie che ti circondano e che usi senza farci sopra tante paturnie metafisiche.
Certo, la chimica funziona benissimo. Non è tra le rappresentazioni più accurate, non rispetto a tutte quelle che abbiamo, ma funziona per avere molti degli oggetti utili usati, da cui non posso trarre molto di più che utilità: l'ultima volta che ero sicuro di morire (non è un'esperienza frequente, nel mio caso, né un pensiero fisso), senza che conoscenze e oggetti potessero farci niente (hanno un limite nel procrastinarla), ero tranquillo non certo per indifferenza alla vita, né per la fede in un racconto mitologico, e neanche per le mie conoscenze nella differenza tra solfuri e solfati (o tra quark ed elettroni). Neanche per un assoluto metafisico filosoficamente ben elaborato. Ma solo per quel poco di equilibrio tra ideologie opposte, anzi, tra molti tipi di opposti.
#90
Suggerimento dalla regia (esterna al forum): inutile spiegare, come sto facendo, usando una formulazione scientifica, se lo scopo di chi ascolta è dichiaratamente quello di usare la scienza per supportare ideologiche distinzioni credute fondamentali, come quelle tra vita e morte.
Credute fondamentali perché altrimenti, come hai detto, il mondo "non funzionerebbe".
Effettivamente funziona, con ciò che proponi: la vita è qualcosa da conservare a tutti costi, anche al prezzo di uccidere o uccidersi (se non sempre fisicamente, almeno in molti ambiti che rendono degna la vita), e quando la morte arriva, e arriva, è vissuta come una catastrofe nullificante di cui disperarsi, in modo più o meno evidente o mascherato, oppure facendone cadere il dolore in recessi mentali da cui piloterà indisturbatanente i pensieri e le azioni esteriori.
"Sfumare" le distinzioni, invece, in modo equilibrato rispetto al continuare a viverle (in modo da non cadere negli effetti dell'ideologia opposta, in cui vita e morte sono la stessa cosa e tutto è consentito), permette di ammorbidire gli eccessi. È sempre una questione di equilibri tra ideologie opposte (e l'equilibrio non è il porsi semplicemente a metà, ma è il muoversi tra gli opposti senza aderirvi).