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Messaggi - daniele22

#76
Citazione di: Il_Dubbio il 03 Maggio 2025, 07:38:08 AMNon è tempo perso. Noi facciamo in piccolo, quello che sta facendo l'umanità da quando è comparsa sulla Terra. Interrogarsi, studiare, rispondere, sbagliare e ricominciare.
Nel nostro piccolo facciamo piccoli passi rispetto all'umanità nel suo insieme, ma l'umanità si affida anche a questi piccoli passi per andare avanti. Se smettessimo di interrogarci, di studiare, rispondere e sbagliare, non potremmo mai ricominciare per andare avanti.
Ciò che sta a fondamento di questo cammino è il pensiero di esserci. Di essere nel mondo.

Vedo che non hai colto il senso di quello che ho scritto e questo è significativo. Tu dici che non è tempo perso....etc, mentre il mio intervento, a prescindere dal fatto che sia tutto tempo perso, marcava la contraddizione del mio agire. Cioè, se io ritengo che sia tempo perso, perché sono ritornato a scrivere nel forum a distanza di un mese?
Ritornando quindi al problema da te sollevato:  "Mi sembra però superabile la tesi secondo la quale è impossibile guardare (seppur attraverso dei filtri) la realtà cosi com'è" dico che difficilmente la tesi è superabile semplicemente perché il problema della filosofia, rispetto a quello della scienza, riguarda l'etica e la giustizia. Quindi, i piccoli passi che facciamo in filosofia di fatto non ci sono trovando sempre un muro che li blocca. E detto muro sarebbe invalicato sin dai tempi presocratici
#77
Citazione di: Il_Dubbio il 02 Maggio 2025, 11:22:15 AMA pelle (o per meglio dire di istinto) mi accorgo che c'è qualcosa che non quadra.
In effetti ho detto una balordaggine sul tempo. Scusami. Prima di proseguire il dialogo sulla realtà ti faccio una riflessione sulla mia stupidità. Una settimana fa ho scritto una lettera al fatto quotidiano che ho postato qui su Logos, esperienze personali - osteria abisso. Ovviamente la lettera è stata inascoltata. Scrissi quella lettera perché avevo deciso che scrivere nel forum fosse tutto tempo perso e che occorresse cambiare mezzo. Ora mi ritrovo ancora a scrivere ancora nel forum. Dico, si può essere così stupidi?
E tutto ciò, secondo te, ha un nesso con la parte finale del tuo pensiero di apertura che qui di seguito riporto? "Mi sembra però superabile la tesi secondo la quale è impossibile guardare (seppur attraverso dei filtri) la realtà cosi com'è."
#78
Citazione di: Alberto Knox il 02 Maggio 2025, 12:24:13 PMMa questo non è un topic inerente a ciò che intediamo per realtà (quello iniziale era solo un contenuto inerente)  ma piuttosto come si giunge alla conoscenza di ciò che riteniamo essere reale  . Tramite l esperienza, ovvero tramite la sperimentazione e tramite la ragione.
il materiale quindi dalla conoscenza proviene dai sensi ma esso si adegua alle propietà della ragione per esempio nel  chiedersi la causa che provoca un avvenimento.
Dipende da cosa intendi dicendo che il materiale della conoscenza proviene dai sensi. Lì infatti c'è tutto il fraintendimento sulla conoscenza 
#79
Citazione di: Il_Dubbio il 01 Maggio 2025, 08:56:37 AMLa fisica o le scienze dure in generale, può descrivere anche la "realtà" emergente che vien fuori dalle regole e leggi fondamentali della natura.
Infatti noi siamo consci del fatto che i nostri sensi (ad esempio) ci fanno avvertire il mondo in un certo modo, ma il mondo fondamentalmente non è cosi come ci appare. Nonostante tutto riusciamo a risalire, da quei sensi, alle regole base e fondamentali della natura.
Molto si dibatte (altro esempio) della natura del tempo. Cioè se sia fondamentale o emergente. Non l'abbiamo ancora capito, ma comprendiamo almeno la differenza. Tutta la nostra vita (compreso tutto quello che facciamo o che proviamo)  è una attività emergente rispetto alle regole o leggi fondamentali. Ma nulla è completamente avulso dal fondamento. Tutto, almeno in teoria, dovrebbe essere descrivibile. Perfino la coscienza. La coscienza ha solo due possibilità, essere una realtà emergente e quindi descrivibile attraverso l'analisi dei fondamento su cui si poggia. O essere lei stessa un ente fondamentale anche se, ad oggi non è descrivibile all'interno di una teoria che la comprenda.

La cosa più ovvia che sia una realtà emergente e quindi fa bene chi prosegue il processo dal fondamento alla coscienza (ad esempio mettendo l'IA come fine per giungere alla coscienza).
Vero sarebbe che noi non possediamo le leggi fondamentali della natura, bensì le cerchiamo.
Giustamente dici che nulla è veramente avulso dal fondamento e che qualsiasi cosa che facciamo poggia su di un fondamento.
Ne consegue che dal fondamento si generi l'emergenza. Attualmente vi sono senz'altro due posizioni di pensiero importanti: Dio è il fondamento, la lingua è il fondamento. È possibile un fondamento che comprenda le due posizioni?
Dovessi dare una risposta mi rivolgerei al concetto di tempo. Da un punto di vista filosofico io sostengo che il tempo è determinato da un ordine di attenzione. Quindi attenzione a Dio o alla lingua. Tenendo buono tale impianto e traducendolo nel linguaggio della fisica il tempo diverrebbe una forza che costringe la materia e/o l'energia a un dato comportamento. Ora, la mia competenza in fisica è assai scarsa e non so se i fisici intendano il tempo come una forza, ma se così fosse, a livello linguistico, il tempo non viene certo definito come una forza
#80
Citazione di: Alberto Knox il 01 Maggio 2025, 11:42:10 AMNaturalmente la scienza con le sue branche di specializzazione deve continuare a fare ricerca scientifica e questo è prettamente il loro lavoro . Ma la filosofia deve a mio avviso interpretare i dati che vengono dalle scoperte scientifiche , immetterli in una struttura di significato, un intepretazione filosofica della natura e dei fenomeni al passo con i tempi per l uomo in termini di umanesimo e esistenzialismo e anche , e ne avremmo bisogno ,in termini Spirituali.
Anche gli scienziati interpretano i dati raccolti in una struttura di significato quando scrivono i loro saggi su questo o su quell altro argomento. Ma che cosa succede in questo caso? succede che due scienziati che hanno fatto le medesime ricerche e raccolto i medesimi dati forniscano in fine interpretazioni diverse.
Ci saranno sempre dei punti di vista opposti.
Sono d'accordo con ciò che dici, ma terrei in piedi solo un topic, quello già avviato
#81
Citazione di: Alberto Knox il 30 Aprile 2025, 23:44:54 PMPer ricollegarmi ad un recente topic rispondo alla domanda cosa intendo per realtà. Per realtà intendo ciò di cui possiamo fare esperienza e anche ciò di cui non possiamo fare esperienza. indipendentemente da ciò che la nostra mente conosce di un tale o di un altro evento. Ci sono cose di cui non possiamo fare esperienza ad esempio quando ci chiediamo da dove viene il mondo o come è nata la vita. è un dato di fatto che sia uno che l altra sono nate in qualche modo.
Nel collegare gli avvenimenti e immetterli in una struttura di comprensione , richiede l utilizzo di un sistema logico. Infatti gli eventi (o fenomeni)  non appaiono immediatamente intelleggibili così come essi si presentano ai nostri sensi, di solito richiede un passo intermedio e di conoscenza di leggi o teorie correlato al fenomeno in esame, nel complesso tale procedura viene chiamata "teoria".
Ora se si sottopone la teoria a esperimento e i dati raccolti confermano la teoria essa si considererà attendibile e aquisirà fiducia  per via dell esattezza matematica sottostante. La teoria, che non è altro che un sistema logico ha svelato il mistero attorno al fenomeno. A questo punto si potrebbe essere fiduciosi che tutti i fenomeni possono essere compresi e spiegati solo tramite il ragionamento logico.
Una tale assunzione però deve possedere delle fondamenta la cui solidità non lascia alcun dubbio.
Allora la mia domanda è questa ; è possibile provare per mezzo della ragione che la ragione ha una validità assoluta nello spiegare i fenomeni? e che è il metodo per eccellenza con il quale si può arrivare ad una vera conoscenza del mondo e di se stessi?
Dare per certo che la ragione sia l unico metodo valido per conoscere il mondo , la realtà, la verità, noi stessi è un atto di fede. Non si può certo negare che possano esistere fenomeni che non sono possibili da spiegare tramite il ragionamento umano. Perchè un fenomeno devrebbe per forza allinearsi alle nostre facoltà conoscitive e apparire infine logico tramite il rigore della  matematica?
Anche seguendo la ragione tramite sistemi inattacabili di deduzione logica non si può arrivare la dove la logica diventa illogica , ovvero, la dove il campo della ragione, della razionalità e della logica non è sufficente per spiegare un fenomeno. Siamo convinti che tutto ciò che è reale debba avere anche una sua spiegazione razionale e svelabile tramite il ragionamento logico? Non è possibile, invece, che vi siano fenomeni che non hanno spiegazione alcuna e non solo da parte del genere umano ma , per estensione, da parte di qualsiasi altro possibile soggetto senziente?
ovviamente, non lo possiamo sapere.


Bene. Ho fatto esperienza di quello che hai detto (quello che hai detto è cioè reale) e ti chiedo: a livello filosofico perché sei (siamo) così interessato a dare una definizione della realtà? Non ti sembra che le scienze già rispondano a questo problema e al tempo stesso cerchino di colmare le proprie lacune?
#82
Dominato dal mio personale "ordine di attenzione":
il quarto potere parla molto del narcisismo di Trump o di Putin, ma non si capacita del proprio o di quello di coloro ai quali dà la voce; questo essere pieni di sé stessi evidentemente non appare perché avvolto in una patina di presunto dialogo con cui si manifesta. Pensano cioè e sommessamente tutti costoro che il fatto di essere persone colte dia loro autorità in tema di etica e morale (elitismo?) ... non etilismo!! ... Siamo dominati dal narcisismo, naturalmente, ma non si dimentichi che la giustizia è il destino del pensiero filosofico una volta acclarata la legge di natura che ci muove. Legge ignota forse a causa del narcisismo/elitismo ... beviamoci sopra
#83
Citazione di: Il_Dubbio il 28 Aprile 2025, 09:12:38 AMPer realtà io intendo quella somma di regole e di leggi che stanno sotto l'operato della natura.
Questo tuo pensiero sembra, più che una definizione di realtà, il presupposto per definirne la giustezza. Intendo con questo che io so ben, come te del resto, che nel dominio del reale cadono pure tutti quei stravaganti discorsi umani che sono ben lontani dall'esprimere "cose reali". La realtà sarebbe pertanto tutto ciò che è, o è stato, sensibile. In relazione a ciò che ho evidenziato del tuo pensiero penso allora che se la fisica descrive il moto dei corpi, la filosofia dovrebbe descrivere il moto degli esseri umani. Sembra però che manchino dei postulati chiari per definire le leggi di questo moto e i parametri per definirne la giustezza
#84
Citazione di: Il_Dubbio il 25 Aprile 2025, 12:53:48 PMCredo tu intenda, per work in progress, la capacità che noi abbiamo di conoscere la realtà.
E come detto, nel mentre conosciamo la realtà attraverso il filtro della conoscenza, progrediamo verso la sua versione migliore.

Ma andrebbe messo in chiaro anche una caratteristica, della realtà, indispensabile perchè essa possa essere conosciuta.
La realtà deve essere identica a se stessa e non può, senza alcun motivo, cambiare.
Infatti uno dei punti di forza della scienza è la ripetibilità di un certo esperimento o di una certa osservazione. Se la reraltà sotto cambiasse, non sarebbe possibile ripetere un certo esperimento ricavando lo stesso risultato.

Con work in progress intendevo che l'ordine di attenzione che impone la realtà è in continuo movimento. La visione della realtà è mossa cioè da un problema. Il problema, per esempio, può successivamente dare luogo alla realtà della ricerca scientifica, oppure dare luogo a semplici visioni della realtà di un individuo. Nel problema che promuove la ricerca scientifica tutti gli individui sarebbero accomunati da uno stesso punto di partenza; e infatti si è sviluppato pure un metodo efficace. Nella visione del singolo individuo l'eventuale disamina della realtà non trova questa condivisione; probabilmente perché i problemi che muovono la critica sono diversi. Certo, a livello collettivo si è mossa la ricerca filosofica, ma ben vediamo quale distanza, in termini di risultati condivisi, abbia prodotto la filosofia
#85
Citazione di: Il_Dubbio il 25 Aprile 2025, 00:29:15 AMIl termine non è nuovo ed è stato abbondantemente discusso nei secoli.
Il problema è che oggi, quando viene utilizzato, si dimentica di puntualizzarne i criteri di riconoscimento.
Cosa effettivamente intendiamo per realtà?

Illuminante è stato il modo di intendere il concetto da Kant. La cosa in sè!

Però poi la cosa in sè è diventata oggetto di studio, soprattutto scientifico.
La scienza non parla di realtà, e nemmeno di cosa in sè. Non utilizza quei termini. Ma ovviamente parla di cose che non sono direttamente percepite dal soggetto, ma che assomigliano molto alla cosa in sè di Kant.

La qualità della conoscenza della cosa in sè ovviamente non potrà essere perfetta. Kant qui non è superabile.
Per raggiungere la perfezione, la cosa in sè dovrebbe manifestarsi senza alcuna filtro.
La conoscenza scientifica invece rappresenta un filtro senza il quale non potremmo guardare la cosa in sè.

Si tratta di un compromesso. E' chiaro però anche il ruolo attivo del filtro. Il filtro attraverso il quale guardiamo la realtà non è perfetto. Alle volte la sua imperfezione è chiara, alle volte meno.

Mi sembra però superabile la tesi secondo la quale è impossibile guardare (seppur attraverso dei filtri) la realtà cosi com'è. Ammesso di accettare il compromesso secondo il quale non possiamo stabilire a priori che il filtro utilizzato sia perfetto.

A questo punto la domanda che ci si pone è: il filosofo oggi cosa intende per Realtà? Accetta oppure no il compromesso scientifico?
La realtà è una sorta di work in progress. A livello individuale è sinonimo di conoscenza. Il filtro è posto dalla nostra conoscenza individuale che trova opposizione con la realtà-conoscenza di altre persone.
Citandoti:
"Mi sembra però superabile la tesi secondo la quale è impossibile guardare (seppur attraverso dei filtri) la realtà cosi com'è."
Direi che essendo che la realtà si presenta come problema se avessimo tutti lo stesso problema la realtà tenderebbe a divenire "così com'è" giacché il problema prenderebbe la forma di un fine. Essendoci quindi un fine si potrebbe così stimare un giusto o sbagliato nel perseguirlo
#86
Percorsi ed Esperienze / Re: Osteria Abisso
24 Aprile 2025, 16:28:41 PM
Vino rosso Jacopus, grazie, ma che sia di quello buono. Il dialogo autentico iano è un monologo che si rende conto che si monologa e ha la pretesa di dialogare, fondamento della democrazia. La pretesa democratica non va d'accordo con la sopraffazione. Resterà comunque sempre un monologo. Nella mail indico solo le conseguenze del non rendersene conto, e questo è un fatto. "Il popolo ha votato ed è sovrano" andrà bene per Salvini che non fa i conti con la nostra costituzione, ma non per una persona seria. Che si sia giunti a un punto di non ritorno come dice Jacopus non lo so. Mi rendo conto che le possibilità che una persona autorevole risponda al mio appello si aggirino intorno al sei per cento, forse il quattro. In ogni caso un filosofo autorevole sa benissimo che Proust, tanto per dirne uno, ha ben sviscerato la "via dimenticata", ma Proust non si occupò di etica e politica. Ringrazio per gli interventi
#87
Percorsi ed Esperienze / Re: Osteria Abisso
24 Aprile 2025, 12:22:43 PM
Finalmente in osteria  ... fatalità quella mail che un mesetto fa non era partita è stata rivista. Vi mostro quindi quella inviata stamattina (ho controllato che non sia finita nelle bozze). Gradirei senz'altro qualche opinione al riguardo

Testo inviato:

Este, 24 aprile 2025
Spettabile redazione, Vi scrivo alla ricerca di un dialogo autentico.
In calce trova luogo una mia breve riflessione filosofico-politica forse un po' criptica.
Mi piacerebbe che venisse pubblicata qualora tra le vostre autorevoli firme venisse colta una domanda degna di risposta, ovvero come un avvio di un confronto pubblico.
Disponibile a qualsiasi chiarimento invio cordiali saluti.
In fede
.......


Riflessione: dialogo e democrazia.
Vi scrivo con una preoccupazione che nasce da una semplice domanda: c'è qualcosa di poco visibile nell'azione di "parlare"?
A me sembra – e non sono un laureato – che vi sia un fraintendimento profondo sul concetto stesso di "linguaggio". Il termine, com'è noto agli studiosi, apre almeno due vie di ricerca. Una di queste sembra essere stata spensieratamente trascurata. Parlo dell'ipotesi secondo cui ogni sistema dialogico, anche umano, possa nascere in realtà da espressioni monologanti che per vie solo apparentemente casuali avrebbero finito per generare quella che oggi chiamiamo "conversazione" o "dialogo". Ma quello che percepiremmo come dialogo sarebbe a mio parere ancora un monologo travestito. Dialogo quindi come aspirazione che non si compie.
Avvalorando tale tesi si potrebbe gettare nuova luce su molti aspetti critici e/o contradditori del nostro stare nel mondo:
- L'odierno e irrisolto dibattito circa la crisi delle democrazie.
- Il riavvicinamento a un pensiero autoritario.
- La costante predicazione di pace e giustizia che produce invece guerre, ingiustizie, assassinii.
- Lo smarrimento e la manipolabilità dell'individuo in società libere dove – pur senza censura – si è precipitati in una crisi dell'informazione con conseguente perdita di potenza della libertà di espressione nella vita politica.
Siamo esausti. Anche osservando i talk-show, l'evidenza di un "monologo corale" è sotto gli occhi di tutti. Talvolta ben confezionato, ma pur sempre direzionato da un tono autocelebrativo di fondo che stenta a cadere proprio perché, paradossalmente, assai difficilmente potrebbe cadere.
Eppure, qualcuno ritiene di essere in grado – dialetticamente – di sostenere con forza decisiva quella via dimenticata. In tal caso, resterebbe allora una scelta da compiere: vogliamo perpetuare il dominio del monologo, o finalmente scostare la tigre di carta ed entrare nel regno dell'aspirazione che si compie ... quello del dialogo autentico?


#88
Tematiche Culturali e Sociali / IL CITTADINO IGNOTO
28 Marzo 2025, 12:12:05 PM
Ho aperto questo topic per farvi partecipi di un'azione in corso d'opera: ritengo il tema culturale e per questo non l'ho inserito nelle esperienze personali: ho appena inviato questa mail a due testate giornalistiche. In una delle due ho cambiato il motivo per cui inviavo la mail.

Pur non leggendo spesso i giornali mi rivolgo a Voi perché mi siete simpatici. Preoccupato dallo stato attuale delle cose, questa missiva, più che una notizia o una lunga lettera non pubblicabile per la sua lunghezza, rappresenta solo l'opinione di un cittadino "generico", ignoto; cittadino, tra l'altro, al quale ingiustamente non si lascia molto spazio d'azione nei circuiti mediatici che contano.
L'opinione riguarda Il tema dell'opposizione politica.
Riterrei opportuno evidenziare intanto che la pratica di opposizione nasce fin dalla notte dei tempi come antitesi. Attualmente, in una situazione storica parossisticamente bipolarizzata e simile ad altre di tempi passati, rilevo che le istanze di giustizia, fratellanza e pace proposte dalle opposizioni sarebbero giustamente perseguibili, ma le premesse filosofiche da cui traggono vita sarebbero errate, e rimarco errate coi dubbi che questa affermazione possa suscitare. A prescindere comunque da questa, considero in ogni caso che l'opposizione abbia dimenticato il significato più autentico del termine opposizione; si potrebbe anche dire che non avrebbe chiara l'immemore istanza alla quale si dovrebbe opporre. Accadrebbe così quasi di necessità che gli oppositori si presentino con linee politiche di palese insuccesso poiché frammentate e a tratti inconciliabili per mano delle molteplici anime da cui tali oppositori sarebbero mossi. Come accennato tale inconciliabilità sarebbe quindi addebitabile all'avere trascurato l'idea che l'opposizione dovrebbe appunto opporsi alla legge del più forte, ovvero, mutatis mutandis, opporsi oggi a un'abitudine atavica che non si è mai emancipata, ma solo evoluta attraversando cronologicamente pure il pensiero patriarcale. Da questo processo salta fuori infine e paradossalmente che molti che si ritengono oppositori siano in realtà dei potenziali oppressori.
A mio modesto vedere infine, tutta questa confusione sarebbe imputabile alle premesse filosofiche errate, alla mancanza cioè di un nuovo principio di realtà ecumenico che ovviamente comprenderebbe per necessità pure la cosiddetta destra. Un principio infine che possa garantire una qualsivoglia azione politica "autentica" ... sinteticamente, moderne azioni di destra o di sinistra democraticamente non autoritarie, bensì ispirate alla ragione umana e per questo autorevoli.
Quanto molto stringatamente esposto sarebbe ... valutate Voi cosa sarebbe, sarebbe comunque una giusta denuncia di una certa mancanza di visibilità del cittadino ignoto, "generico". Esprimo i miei cordiali saluti e disponibilità a Vostri consigli o chiarimenti


#89
Citazione di: PhyroSphera il 07 Marzo 2025, 08:08:26 AMIo non sono neonazista e neanche nazista, neanche stalinista o neostalinista, ho spesso detto e scritto cose in opposizione e contro questi movimenti.
A me ha colpito la notizia scritta, data ieri su Rai News 24, su una dichiarazione di Macron, secondo il quale dallo Stato russo verrebbe una "minaccia esistenziale" contro l'Europa. A prescindere dal riferimento della tivù a Macron, si nota che certi politici dell'Europa Unita tendono a vivere questa istituzione come rappresentativa di tutti e di tutto, si scordano della Russia europea e con la propria ambizione - anche atomica - e con le proprie fobie - anche antirusse - si innamorano della politica spettacolo cui sono stati costretti anche i russi: Stalin e lo stalinismo li lasciava con un arsenale atomico e dissennati attorno li mettevano a farci uno spettacolo, e loro dovevano farlo per evitare il peggio. Il gioco fu ammesso da Hitler ma i russi lo vivono con lutto e fastidio. Si va dicendo di minacce non contro l'esistenza ma "esistenziali", non quindi 'esistentive', non effettive cioè quali sono quelle del regime di Putin e non quelle statunitensi, in passato effettive (ci furono anche le tragedie in Giappone, purtroppo); e molti scelgono di andare a raccattare lo spettacolo. Da quanto ieri notte scritto su Rai News 24 (ci sono anche semplici titoli sui notiziari), anche Macron si è presentato a fare l'accattone dal vice che sparla nello Stato russo, dove i discorsi duri sugli ordigni atomici sono stati pronunciati solo ufficiosamente. Ipocrisia neosovietica? Sicuramente l'intenzione e di vendere incubi senza coinvolgere la esistenza politica russa né le altre interessate a un ben vivere, di cercare cioè non solo di abbassare i toni ma di emarginare l'incubo atomico - siamo politicamente in era post-atomica. Sono stati alcuni "politici ucraini" sostenuti da loro simili in America a dare il triste onere ai russi e Macron si è fatto cliente della hitleriana fabbrica degli incubi, forse non contento di essere stato cliente della fabbrica dei sogni del cinema americano.
Macron - se è vera la notizia in tivù - pensa a una unità rappresentativa inesistente, come fosse in un campo politico tribale nel Sud del Mondo, ma ovviamente non riesce neanche a replicare questo campo: quindi va a beccarsi gli incubi che Medvedev in Russia va mettendo nelle sue vetrine e cerca adepti che vogliano anche loro spaventarsi; ma una politica estera soggetta a tali ingloriosi acquisti, in Francia o altrove, peggio se in Unione Europea, trascina nel nonsenso, impedisce un vero destino europeo. La assurdità che paventa nella Russia una minaccia per l'Europa è a mio avviso di chi vuol ragionare come stando in Africa, cioè nel luogo la cui mentalità è diametralmente opposta - non contraria! - a quella europea. Uno venuto a intromettersi dall'Africa non sarebbe tanto disastroso come i suoi complici invece potrebbero.


MAURO PASTORE
Sono d'accordo con te Mauro. In ogni caso, fossi in te, non mi romperei più di tanto la testa sul senso che si deve dare a "minaccia esistenziale". Chiediti cioè che spessore intellettuale possano mai avere quelli che ancor oggi insistono sul refran "bisogna tener presente chi è l'aggredito e chi è l'aggressore". Va da sé che il loro linguaggio sarà certamente di stampo pressapochista. E dispiace ancor più sentire il nostro presidente Mattarella che dal Giappone non perde ancora una volta l'occasione di gettare benzina sul fuoco. Da ultimo, senza pescare nel mare torbido dell'etica/morale, lo stato delle cose può essere anche desunto da questa notizia:

https://www.open.online/2025/03/07/scuola-concorso-docenti-errori-punti-in-piu/

#90
I bambini sono come spugne ... tutto dipende dagli insegnanti. Attualmente le scuole sono governate da direttori scolastici "manager" ai quali sembra non interessare molto la "saggezza" dello studente. Certo, gli insegnanti possono essere pure bravi e competenti, ma chi siano costoro sotto il profilo etico/morale non ci è dato di sapere. Alla storia della professoressa Donatella di Cesare e alle sue vicende contrappongo quindi la storia del professor Leonardo Caffo, filosofo pure lui. Tra l'altro si tratta, o si trattava, di un rappresentante delle istituzioni al quale avevo scritto (assieme a molti altri) ancora nel 2021 nella mia follia nietzchiana così come Ipazia l'aveva definita. Verrebbe quasi da dire, come disse la madre di un mio amico sentendo un professore incazzato che bestemmiava, "Bravo professore! bell'edeucatore!"

https://www.fanpage.it/milano/leonardo-caffo-condannato-per-maltrattamenti-contro-lex-azioni-manipolatorie-sfociate-in-violenza-anche-fisica/