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Messaggi - Visechi

#76
Confindustria esprime le esigenze numeriche del settore di cui si occupa; Confagricoltura del proprio; Confartigianato del suo settore. Ergo, se solo Confindustria ne richiede 120.000 all'anno, e anno su anno, non necessariamente specializzati, ma anche generici, immagina le esigenze nel settore agricolo o artigianale.
I controlli puntuali e seri dovrebbero appunto servire per evitare che si tratti di 'carne da macello' pagata 'due pettini' a settimana. Ripeto: difficile, ma sicuramente molto meno complesso dell'organizzazione i rimpatri per qualche centinaio di migliaia di irregolari: ti inviterei a provare ad immaginare quali sarebbero i costi economici, lo sforzo organizzativo necessario e, soprattutto, il disastro sociale che si determinerebbe.
#77
Tematiche Filosofiche / Re: I problemi del logos
28 Dicembre 2024, 16:26:16 PM
Citazione di: Alberto Knox il 27 Dicembre 2024, 22:53:08 PMfatemi un esempio di una parola che mente il suo significato. non esiste, le parole , le singole parole, non possono mentire. Sono le frasi che spesso mentono. E questo perchè nelle coniugazioni linguistiche si creano quadri di quello che vogliamo far vedere ma non esiste un quadro che rispecchia la realtà , sono molti e spesso non sono collegati fra di loro dalle prospettive dei diversi partecipanti. è interessante invece studiare le origini delle parole e chiedersi come sono nate. Ad esempio come è nata la parola "domani" , "salve" o "dottore" . Se uno va vedere nell etimologia qualche cosa la scopre , ad esempio la parola "domani "gli antichi lo dicevano diversamente, usavano il termine  "cras" in latino. E Sant'Agostino che insegnava retorica aveva colto quella parola e diceva " cras cras, vox corvina" la parola che i latini usavano per indicare il domani veniva dalla voce dei corvi , dal gracchiare dei corvi . Guardate , diceva, con quanta cupezza e con quanta paura i latini pensavano al domani. E noi quel "cras" lo abbiamo mantenuto, non diciamo forse procrastinare per esprimere il rimandare a domani? bhè questo solo per dire qualche cosa di curioso sulle parole. buon proseguimento.
Probabile che non vi sia una parola in sé e per sé 'falsa', non ho troppa voglia di spremere le meningi per cercarne una. Esistono, invece, quei termini, verbi, sostantivi che non indicano, non descrivono, non parlano: sono le parole polisemiche, che, in assenza di un contesto semantico, non significano, significando due significati spesso contraddittori. È il classico esempio della parola 'rivelazione'.

Per citarti: in sardo 'domani' si scrive e pronuncia 'crasa', evidente derivazione dal latino.
#78
"Io ti sto esattamente contestando l'idea che non ci sia modo di ridurre l'origine dei flussi, tu sostieni che la condizione necessaria sia la resurrezione di baffetto, io sostengo che serve molto meno e che non lo ritengo per niente una ipotesi remota, Trump sdoganerà violenza che verrà poi ripetuta in Europa, otterrà forse scarsi risultati pratici ma è semplicemente non vero che non è un opzione."

No! Proprio non capisco. Non puoi contestare a me l'idea che non ci sia modo di ridurre... semplicemente perché io sono fermamente convinto (sempre untuosamente) che i flussi migratori, almeno in termini di entità, possono e devono essere contenuti, ma per far ciò non si può agire sul versante degli arrivi, perché ciò imporrebbe una politica di repressione ed una narrazione che a me terrorizza, perché sarebbe omofona a quella del ventennio e delle leggi razziali, perché tenderebbe ad isolare ed additare al sospetto i diversi, le differenze e le etnie. È necessario che si creino le condizioni minime perché sia più conveniente restare che partire, ma questo mi pare proprio di averlo già scritto. Ho anche provato a suggerire, seppure in maniera assolutamente embrionale e di certo non sufficiente, alcune soluzioni, le quali, l'ho scritto, non possono coinvolgere esclusivamente il nostro Paese.
Non mi va di ripetermi. Mentre attendo sempre fiducioso le soluzioni che propongono coloro che auspicano la brusca interruzione di questi flussi.
Le vittime ci sono, inutile che si faccia finta di nulla o che si insinui il dubbio che siano 'finte' o che gli annegamenti siano esclusivamente da ascrivere a colpe altrui, che non devono coinvolgerci o che siano utilizzati come una clava (sic!). Ecco, invece ci coinvolgono e ci chiamano in causa ed istituiscono un vero e proprio tribunale eretto sulle fondamenta delle norme morali ed etiche (questo sì che è eticismo) su cui si basa l'intera nostra società e la correlata convivenza civile.  Quelle vittime e, di contro, la nostra rassegnazione, se non addirittura indifferenza o repulsa, collocano la nostra coscienza sul banco degli imputati, ci accusano... piaccia o non piaccia, si sia d'accordo o meno, si avverta o meno questa individuale, e, per somma, collettiva responsabilità. Il silenzio e la volontà di non intromissione dell'Occidente hanno contrassegnato ed accompagnato la disperazione degli ebrei nelle camere a gas naziste o dei kulaki nei gulag stalinisti. Le cose non sono poi troppo diverse da allora. Tutti noi siamo al corrente di quel che accade nei centri di raccolta tunisini o libici e poi nel Mare Nostrum, eppure, pur sapendo, limitiamo il nostro accorato sentimento umano alla ipocrita contrizione in corrispondenza delle tragedie, per poi riprendere a sputare contro 'il nero' di turno.
Nessuno li chiama, nessuno, neppure le ONG o Soros, o i comunisti interessati ad una sostituzione etnica suggeriscono a questa umanità dolente di attraversare l'Inferno per approdare in terra ostile. Lo fanno, ci sono, lo faranno ancora. Naufragano nel cuore del Mediterraneo a pochi metri dalle coste della "civiltà". Che si dovrebbe fare quando sono in acqua? Non salgono sui barconi volontariamente, ce li butta dentro, stipandoli come animali, l'arroganza dei libici e dei tunisini, ben pasciuti e resi strumento del Male da foraggio italico. Siamo noi che forniamo ai libici le motovedette che sparano contro i nostri pescherecci e spingono in mare i barconi fatiscenti. Che farne dopo il salvataggio? Censire le urgenze e le richieste del composito e variegato mondo del lavoro per indirizzare questa umanità ad operare fattivamente e produttivamente e sviluppare una efficace rete di controlli che sottragga questi uomini e donne alla voracità della nostra criminalità. È difficile? Certo! Ma meno complesso e più produttivo dell'inutile tentativo di rimpatriarli, espellerli, ricacciarli in mare o oltre confine.

"Secondo il Centro studi di Confindustria, infatti, il nostro Paese avrà bisogno di almeno 120mila lavoratori stranieri (il doppio di quanti ne sono sbarcati in 10 mesi) all'anno per i prossimi cinque anni, per un totale di 610mila nuovi ingressi, al fine di mantenere i ritmi di crescita economica previsti."
#79
"Mentre mi chiami ignorante, attui un tentativo di affermazione che è impossibile..."
Non ti definisco o ritengo ignorante, rileggi con minor animosità. Io, in effetti, ritengo tu sia in malafede, proprio perché non penso che ciò che ti ho già scritto più volte possa da te essere frainteso fino a questo punto. Erigi barricate ricorrendo a concettualizzazioni e filosofemi cui oramai – ben si vede – sei profondamente affezionato; impastoi le tue – forse esistenti, ma non emergenti – capacità di analisi razionale e sensibilità emotiva, soffocandole sotto una coltre di dogmi che, sì, lo credo, ti affrancano dal terrore ma non fanno onore al verosimile, unica verità che ci è concessa.

Il Nulla non è presenza, e ci mancherebbe altro, ma è proprio questa assoluta assenza di tutto che reperisci in quel fondo abissale trascendente che abita il nostro essere.
Sola nel mondo eterna, a cui si volve
Ogni creata cosa,
In te, morte, si posa
Nostra ignuda natura;
Nient'altro che Nulla incontri. Ovverosia, spiegato a te che fingi di non capire, la Morte è la conclusione, la fine, la dissoluzione di tutto e l'eventuale e residuale speranza dovesse permanere, altro non sarebbe che l'ipostasi dell'indomito desio che Nulla finisca e tutto si rigeneri, resusciti – per dirla con caratteri cristiani -, perché l'animo, essendo un campo di battaglia, offre ostello all'un senso ed al suo opposto, al senso del Nulla, della Morte (tangibile ed innegabile), della dissoluzione ed alla Speranza, priva di fondamento, sostengo io, che la Morte possa essere solo un transito etc...
Noi ed ogni singola esistenza altro non sono che brevi interruzioni di essere che si interpongono fra due assoluti Nulla. Essendo, il nostro esistere, fondato sul Nulla, è Nulla anch'esso.
Concordo: "un relativismo assoluto è auto contraddittorio", ma così è! Ed è la vita stessa ad essere pregna e ridondante di autocontradditorietà. L'esistenza è antinomica, ma lo è in misura uguale e contraria alla pretesa del cristianesimo che ha il suo fulcro nella risurrezione, nella morte di un Dio in croce (credo perché assurdo). Non puoi ricusare una filosofia perché autocontradditoria e poi sostenere le antinomie del cristianesimo, sarebbe autocontradditorio già l'atto stesso.
Non cercare violenza in un contraddittorio, o meglio qualsiasi confronto dialettico reca con sé un nucleo decisorio, quindi violento; ogni asserzione è un po' anche un imporre; non è un porgere fra mille inchini e mielosi salamelecchi, ma è un esibire con determinazione, talvolta intransigente, talaltra indulgente. Non lagnarti di quel quid che è naturale ed insito in un confronto. Piuttosto, è ben diverso e assai stucchevole il tuo reiterato vano tentativo di personalizzare la discussione, di emarginare il dibattito impersonale per favorire l'accusa ad personam. Infatti, non ti esimi dall'individuare ed additare 'avversari', 'colui che si difende', nel tuo reiterato tentativo, appelli e richiami l'attenzione di un immaginario pubblico, che veda, legga, censuri e magari prenda pure posizione. Stai sereno, non ho alcuna intenzione o voglia di vincere il concorso di filosofia ove tu pare sia un assiduo frequentatore e partecipante. Ribadisco non ne ho voglia, non sono disponile a seguirti su questo versante... mi annoierei oltremisura.

Speranzoso d'esser riuscito a rintuzzare o disincentivare definitivamente questa tua tendenza alla personalizzazione, proseguo rassicurandoti su un altro tema da te accennato ma, che se opportunamente sviluppato, si rivelerebbe assai proficuo ed interessante: il tema del Male.

"Poiché io, tra il resto, ho cercato di additare che il tuo discorso è allineato finanche sulla giustificazione di alcuni delitti, compresi quelli di Stalin e stalinisti, voialtri tirate fuori la falsa patologia..."

Per quanto mi riguarda nessuna falsa e neppure verace patologia nel manifestarsi del Male nelle faccende umane.  Il Male non è la patologia dell'esistenza ma è suo ingrediente originario e costitutivo. Il Male ha una sua natura, una sua consistenza e il suo esserci ascrive a Dio la piena responsabilità di aver voluto una creazione monca, difettata ab origine.
Ma questo è davvero un altro delicato, complesso argomento che meriterebbe un thread dedicato e non può che essere affrontato nell'ambito di altra discussione.

#80
Tematiche Filosofiche / Re: I problemi del logos
26 Dicembre 2024, 21:37:36 PM
Non chiederci la parola

 Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
 l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
 lo dichiari e risplenda come un croco
 perduto in mezzo a un polveroso prato.
 Ah l'uomo che se ne va sicuro,
 agli altri ed a se stesso amico,
 e l'ombra sua non cura che la canicola
 stampa sopra uno scalcinato muro!
 Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
 sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
 Codesto solo oggi possiamo dirti,
 ciò che non siamo, ciò che non vogliamo


 Montale ci racconta che la parola può dire di noi, quindi anche del mondo, "ciò che non siamo". Va anche oltre: essendo l'essenza della parola sostanzialmente afasia, può solo dirci 'ciò che non vogliamo'. In sostanza, la parola, se non proprio menzognera, è più incline a esaltare la verisimiglianza che la verità. Non ha formule che possano aprire orizzonti di verità. L'intera poesia è intrisa di caducità, di senso di vacuità, perché è la parola stessa ad essere caduca e vacua. È sì un veicolo che trasporta frazioni di verità, ma mai riesce e può com-prendere l'intero, tutto ciò che si pensa e, soprattutto, non è adeguata a comunicare compiutamente le emozioni. È come un nucleo la cui superficie esterna è composta di materiale poroso che lascia filtrare vapori di emozioni, bagliori di sentimenti, riflessi di verità, ma mai è in condizione di esprimere compiutamente il tutto. Non già per carenze espositive, o per volontà di chi esprime le proprie sensazioni, piuttosto, più semplicemente, per proprie inadeguatezze congenite. 


Poiché la parola non è veritiera, per essere fruita necessita di essere 'veritata'. L'interpretazione, cioè l'ermeneutica – l'elefantiaco mastodonte che domina il mondo e la vita – è appunto il processo 'veritativo' di cui la parola avverte il bisogno affinché sia fruibile. Prima della 'veritazione' , la parola si apre infatti alla possibilità, cioè è dischiusa a più orizzonti, ad un'ampia – troppo ampia – gamma di possibilità, non offrendosi così alla prassi e all'utilizzazione. L'ermeneutica, che valida la parola, riduce la gamma di possibilità a quel più ristretto orizzonte che l'abitudine e il consenso sono chiamati a garantire. Il processo di 'veritazione'  consegue così un risultato parziale rispetto alla meta ultima, che è la verità: offre semplicemente un gradiente di verisimiglianza più o meno accentuato che reca con sé un altro ingrediente indispensabile: la persuasione. Più è elevato il livello di verisimiglianza raggiunto  dal processo 'veritativo', maggiore sarà il grado di per-suasione acquisito dalla parola. 

La parola diviene strumento di comando o di potere solo se il processo 'veritativo'  ha conseguito un sufficiente livello di per-suasione, il quale ultimo è asseverato o certificato dal consenso che la parola riesce a coagulare intorno al suo significato: l'abitudine è poi una conseguenza. La reiterazione della parola persuasiva determina in chi l'ascolta l'abitudine. La parola diviene così seduttiva (se-ducere=condurre con sé). 

In ogni caso, sia che si parli di verisimiglianza (simile al vero), di persuasione (ove la radice suadere è ben visibile) o di seduzione, si parla sempre, a tutta vista, di parole sostanzialmente non vere. La verità ha una caratteristica peculiare: o è tutta vera o non lo è, non può essere parzialmente vera. Stiamo, dunque parlando di parole menzognere. L'uomo è immerso nelle parole: la parola è un veicolo di comunicazione, il principale, imprescindibile; la parola è sostanzialmente menzogna; l'uomo è dunque immerso nella menzogna che inconsapevolmente si costruisce intorno.

Un testo qualsiasi, anche una lista della spesa, lascia adito a più di un'interpretazione. Le parole recano con sé parte di verità, ma mai tutta la verità, così come trasferiscono al prossimo frammenti di emozioni, ma mai la loro compiutezza. E' come se l'anima preservasse se stessa, impedendo alle parole di essere eccessivamente rivelatrici. L'anima quando capta parole altrui, che parlino di emozioni altrui, compie un'operazione di sintesi, cioè amalgama quanto percepito con quanto è già all'interno del proprio nucleo: ciò che capta dall'esterno lo unisce con il proprio intimo contenuto, arricchendosi comunque. 
Ritengo che un qualsiasi testo, soggetto com'è ad interpretazioni, spesso le più variegate e fantasiose, non conduca mai a lambire neppure parte della verità in esso racchiusa. Per questo sostengo che lo studio di qualsiasi testo, soprattutto di quelli sacri che dovrebbero essere infarciti di verità, sia solo un esercizio mentale... anzi, ancor più prosaicamente, ritengo proprio che la verità, qualora ve ne fosse una oggettiva (da ob-jectum, star di fronte), quella Vera, non sia mai conseguibile dall'uomo, perché questi si connette ad essa attraverso sensi mendaci, che la falsificano, che la modulano sulla scorta delle proprie aspettative e desiderata. Il tutto avviene in una condizione di inconsapevolezza. La mente alla fin fine è fuorviante, così come lo sono le parole, e ancor più le diverse interpretazioni da queste rese necessarie. Ma d'altra parte non ci si può affidare che ad essa, perché è proprio vero che il mondo è così come noi ce lo ricreiamo (il Mondo è rappresentazione), pur conservando un nucleo di verità intangibile (probabile... un sasso avrà una sua forma, una sua consistenza, un suo colore e colore), questa - la verità - non è nelle nostre disponibilità di fruizione. 

Cosa ci rimane se escludiamo la parola (ricca ormai di un'aura di verosimiglianza che attornia il nucleo della verità), se escludiamo il simbolismo e le estasi mistiche? Null'altro che la dimensione umana, depurata da troppe certezze e ri-immersa nel suo naturale brodo primordiale, che è poi ciò che ha consentito all'uomo l'evoluzione culturale e spirituale, che son fonte di meravigliosa ispirazione per poeti, teologi, filosofi, studiosi etcc.... Cioè il dubbio. Perché meravigliarsi tanto? Perché voler per forza di cose dibattersi contro questa situazione?

Potrei descrivere delle sensazioni, trasmettendo emozioni, le mie, ma mai interamente; chi legge o ascolta capterebbe queste mie emozioni, la mia 'anima', attraverso il suo vissuto, le sue emozioni, la sua Anima. In sostanza, vivrebbe le mie emozioni attraverso le sue, non capterebbe mai il nucleo centrale intangibile delle mie emozioni. Ciò accade un po' per limiti insiti al linguaggio, e soprattutto perché se fosse possibile vivere interamente le emozioni di una terza persona, così come promanano, l'Essere, l'Anima, l'individualità e personalità di chi vi entra in contatto resterebbero annichiliti al cospetto dell'altrui 'anima', personalità, essere ed individualità. Si diverrebbe, in poche parole, spettatori passivi che captano solo luce riflessa. La relazione fra umani, quando due persone entrano in intimo contatto, avviene proprio perché nel coniugarsi, le due individualità si arricchiscono ciascuna della Luce altrui, e crescono attingendo ciascuna dalla ricchezza altrui, senza annichilirsi vicendevolmente. Credo non esista umano privo di una seppure labile fiamma. E' questo coagulo inscindibile che rende uniche le relazioni fra umani, questa amalgama inedita che le rende meravigliose, che, all'altro, rende di ciascun protagonista la propria intima stupefazione.
#81
Tematiche Spirituali / Re: La fede in Dio
22 Dicembre 2024, 18:25:06 PM
Se ti ho dato l'impressione di considerare un credente in Dio alla stregua di un ingenuotto da commiserare, ti domando scusa e pago pegno.
Ti offro un breve testo... spero sia sufficiente per fugare questo eventuale tua impressione:

Povero Figlio di Dio:
Amato, onorato e osannato,
Poi, subito dopo, tradito
E venduto per poco denaro.
T'hanno dato da bere un calice amaro.
Strappato all'abbraccio materno,
Diffamato in eterno,
Oltraggiato, frustato,
Consegnato al volgo in clamore
 
Rifiutato ogni atto d'Amor
 
Per ingiuria t'han cinto il capo di spine
ed offerto l'aceto da bere, infilzato perfin nel costato
e sul monte inchiodato a due miseri assi di legno, trafiggendoti i piedi e le mani.
 
Tutto avvenne perché il mondo non volevi per Regno.
 
Hai racchiuso le pene degli uomini dentro un piccolo scrigno dorato che hai sospeso nel cielo per sempre. Invocando esamine il Padre, sei spirato fra mille tormenti e, mentre morivi da uomo, supplicavi il perdono per tutti. Tutto questo per Amore degli altri, per seguire il volere del Padre.
E noi, vili, abbiam preso le tue sacre parole per contorcere ogni Tuo desiderio, ed usarle in ogni occasione per far quello che più ci piaceva, senza cura del fatto che ti abbiamo ogni volta inchiodato ad una nuova e più povera croce. Abbiam ucciso in Tuo nome, torturato e rubato, maledetto il Verbo incarnato e ogni volta siam stati più soli.
 
Ma nessuno ti ha vinto e avvilito: non il mondo o il dolore, non questi piccoli uomini vili.
Sei riuscito a sconfigger la morte, esaltando la croce ed il dolore, per donare speranza ed amore.  Hai voluto per fedeli compagni anzitutto i bambini e la gente più umile al mondo, ne hai difeso con forza la vita, contendendola in fiera battaglia agli spettri più cupi.
 
Se sia storia o leggenda ancor oggi s'ignora. Sei da sempre il Signore del mondo. Le tue belle parole hanno dato la voce ad ogni cuore ed un invitto messaggio d'Amore, che si eleva ogni giorno più limpido e puro, a vantaggio di tutti, a conforto dei miseri, che rincuora ogni giorno chi soffre. Mai nessuno potrà più sminuirne il valore, nonostante le nostre misere vuote parole.
 
Povero Figlio di Dio.
#82
Tematiche Spirituali / Re: La fede in Dio
22 Dicembre 2024, 18:20:06 PM
Citazione di: Freedom il 22 Dicembre 2024, 17:57:40 PMTi chiedo scusa in anticipo perchè, un pò a causa del mio essere emiliano (prosciutto/parmigiano reggiano e anche un pochino di cultura che forse ancora scaturisce dall'università più antica del mondo); un pò per motivo delle continue accuse di prolissità anzi di logorrea che muovono :D dalla mia famiglia sto maturando una sintesi estrema.

E' proprio qui la profondità e la complessità del ragionamento. Semplificando al massimo: come si può puntare sull'uomo che, per sua imprescindibile natura è animato sia dal bene che dal male. Quando in effetti si parla di un uomo cattivo o di un uomo buono in realtà si vuole affermare che in quel soggetto prevale un sentimento piuttosto del suo contrario. Cosa che tuttavia, fra l'altro! Non garantisce nemmeno che ciò avvenga in futuro tanto l'animo è......ballerino.

Ci vuole, per forza! Un elemento extra umano per sperare in qualcosa di meglio. A meno che, legittimamente per carità, uno non dica: le cose stanno così e basta. L'ateo classico chiama questo stato d'animo forza e la fede una debolezza. Non lo so, magari è davvero così: magari il credente è un semplice, uno che non si rassegna alla granitica durezza della vita e si dibatte e si dimena come un bambino al quale hanno tolto........bè non proprio il giochino però la gioia eterna. Perchè è di questo che si tratta.

Tuttavia non è solo al dopo vita che si rivolge la speranza del credente. Già qui, su questo amaro pianeta si può gustare qualcosa. La caparra credo la chiami San Paolo. Anche se, come giustamente rilevi, la morte, la vecchiaia e la clamorosa ingiustizia (nonchè dolore) che attraversano questo nostro mondo rendono tanto difficile accettare la presenza di un Dio buono.

Però, e qui la concludo con una nota ironica, mi sembrerebbe una posizione più accettabile di quella atea quella di qualcuno che crede nell'esistenza di un dio cattivo. :P

Rimane per me davvero più probabile l'ipotesi che qualcuno abbia creato l'Universo che quest'ultimo si sia fatto da sè. Sono certamente due ipotesi entrambe legittime e impossibili (almeno attualmente) da verificare però, insomma, per creare la vita altro che miliardi di anni e combinazioni possibili! Caspita non mi convince il sig. Caso. Non cito la classica domanda: "chi ha creato il celeberrimo big bang e quello che comunque c'era prima" (perchè qualcosa ci doveva essere per forza) perchè giustamente tu ribatteresti: "chi ha creato Dio?"

Ma, non ho mai capito perchè, l'ateo sostiene che Dio non c'è perchè altrimenti dovrebbe essere cattivo. E se fosse? 8)
Un credente in Dio non è un ingenuo infante con la testa fra le nuvole. Sarebbe come sostenere che l'essere innamorati rappresenti un infantilismo, una stupidaggine, essendo invece l'esperienza più arricchente che la vita ci offre.

Per quanto riguarda il Male, il discorso sarebbe davvero splendidamente complesso e lungo. Magari l'affronteremo. 
#83
"Ora, che mi si venga a dire che è atteso che l'accoglienza di queste persone si paga da sola e si finanzia autonomamente, un po' offende la mia intelligenza. Sicuramente, tu ti riferisci all'accoglienza degli stranieri in generale (rumeni, cinesi ecc.)"

È evidente che facessi (untuosamente) riferimento al saldo economico riguardante l'immigrazione nella sua complessità. Confermo (sempre untuosamente): i dati ISTAT attestano proprio un surplus economico derivante dal fenomeno. È altrettanto evidente che l'organizzazione dei salvamenti in mare comporti dei costi (in parte sostenuti dalle tanto disprezzate ONG, senza alcun gravame per le finanze statali... ma siamo troppo stupidì per apprezzarne il peso), come anche la nostra adesione alla NATO, la nostra complessa ed articolata struttura di Protezione Civile, tenere in piedi l'intero baraccone amministrativo pubblico (in buona parte poco efficiente). Tutto costa, tutto comporta dispendio di energie e di risorse economiche. Non può essere un mistero, spero. Può far piacere oppure no, ma tant'è la nostra è una delle più ricche ed importanti nazioni del pianeta... noblesse oblige. Ribadisco che l'impiego dei fondi pubblici derivanti dall'imposizione fiscale o da contribuzioni comunitarie (queste ultime un po' meno) è una decisione politica: ci sono sostenitori di una parte politica che vorrebbero un ben differente e più securitario atteggiamento nei confronti di chi approda – in senso lato - sul territorio nazionale, fino a sostenere la necessità di un blocco navale, soluzione del tutto inattuabile, infatti si vede bene; di contro, c'è, invece, chi suggerisce altre strade. In pratica due visioni antitetiche del medesimo problema, ciascuna implica risposte, soluzioni ed approcci diversi.
 
Per quanto riguarda le proposte di soluzione, rileggendo il thread, potrai rilevare che, pur nella loro necessaria genericità, le uniche che puoi aver letto sono quelle a malapena tratteggiate da chi non sogna frontiere con filo spinato, uomini in armi che le pattugliano e mezzi militari pronti alla difesa del sacro suolo natio. Quantomeno, al di là di qualche stucchevole 'dagli all'immigrato' – in senso lato -, da parte dei 'sicuritari' non ho letto proposte concrete ed edibili, ma so attendere pazientemente.
 
Tanto per gettare un cono di luce sull'urgenza e gravità del fenomeno migratorio, sarebbe sufficiente far tesoro dell'esperienza americana: neppure l'erezione di un muro vero e proprio ed il presidio in armi del confine con il Messico ha disincentivato l'afflusso di immigrati irregolari (cazzo, si definiscono così, non clandestini... chissà quando entrerà nella zucca vuota di taluni... che il censore censuri, riempirà così la sua giornata). Il costo che annualmente sostengono il governo locale e quello federale per presidiare il confine è diventato spropositato rispetto ai risultati ottenuti e fallimentare rispetto a quelli attesi e c'è chi si domanda se valga davvero la pena mettere in campo tante risorse per conseguire certi esiti. Oggi quella frontiera è varcata da oltre 500.000 migranti all'anno. La disperazione – oltre che "mangiare a sbafo" - non si ferma neppure di fronte al mare o ai muri, che non rappresentano solo ostacoli fisici, ma limiti che celano pericoli enormi. Non si sale sui barconi a cuor leggero, come immagina qualche sconsiderato buontempone. Le madri non affidano i propri figli alla 'cura' di gente priva di scrupoli salmodiando ave Maria o fra canti e danze. Lo fanno col cuore lacerato, con l'animo sfregiato. Preferiscono affidare il proprio futuro, i propri sentimenti di madri e ogni loro speranza alla ancor più tenace e vivificante speranza di una probabilità di vita e un orizzonte esistenziale migliore, che neghi ed allontani la certezza di una morte prematura. Affidano i propri figli al mare perché sanno che diversamente li condannerebbero a morte certa o a una vita di stenti (non son favole): un minimo di rispetto, porco cazzo (cancella, censore). Questo racconta anche del perché spesso o quasi sempre sono giovani in forze che si apprestano ad affrontare prima un lungo (mesi) trasferimento fra le sabbie del deserto, poi una lunga sosta (mesi o anche anni) nel luogo da cui partono i barconi per l'Italia (Libia, ieri, Tunisia, oggi... le rotte più battute, seppur non uniche... oggi si stanno aprendo altre rotte verso Spagna e Grecia), all'interno dei centri di raccolta tunisini o libici, finanziati (ancora una volta soldi): autentici lager dove le donne subiscono stupri e i maschi violenze di ogni genere; assisti ad uno sbarco e ne vedrai i segni sulla carne viva di ragazzi e ragazze che potrebbero essere compagni di giochi dei tuoi figli. Ed infine il mare che spesso se li porta via. Ho incontrato un ragazzo somalo che ha impiegato ben 4 anni per sbarcare in Italia; l'ho conosciuto durante il tragitto per il più vicino Ospedale perché fosse sottoposto per ad un'urgente visita medica, a causa delle precarie condizioni in cui era giunto... forse 17 o 18 anni, ma avrebbe potuto averne anche 20 o di più).  Perché giovani, dunque? Perché per affrontare un 'viaggio' così lungo e pericoloso, le famiglie di origine scelgono il più adatto, fisicamente più forte. I nuclei familiari di provenienza sono spesso composti anche da 100 o 200 individui, e tutti contribuiscono economicamente per sostenere le enormi spese che il prescelto deve affrontare, per loro significa investire sul futuro, anche della comunità... così è spiegato anche come mai questi 'pezzenti e puzzolenti esseri subumani' possono permettersi certe spese e cellulari funzionanti – strumento indispensabile per tenere i contatti con il mondo di origine: per avvertire madri e padri, sorelle e fratelli che ce l'ha fatta... che qualcuno si faccia raccontare le vicissitudini che affrontano quelli che non possono permettersi viaggi aerei.
 
Nel valutare l'economicità delle proposte risolutive da attivare, deve essere opportunamente preso in esame anche il dispendio di mezzi, finanze e uomini necessari per un programma di rimpatrio non risibile. Quanto costerebbe rimpatriare i 65000 irregolari sbarcati quest'anno? Senza contare quelli che raggiungono il nostro Paese superando le frontiere terrestri. Eurostat certifica la difficoltà tra l'ipocrita strombazzare elettorale e il fare: nella prima metà del 2024 a fronte di oltre 40000 ingressi e 13.330 ordini di rimpatrio il governo ha espulso 2.035 cittadini extracomunitari. Il tutto condito dall'incomprensibile permanenza sul nostro territorio di extracomunitari condannati per crimini violenti. Non si tratta di 'eticismo' d'accatto, ma prassi, vera e propria prassi gramsciana.
 
 Certo, confermo... conosco benissimo il problema dei minori non accompagnati... molto meglio di quanto tu riesca ad immaginare. L'Italia, piaccia o no, è un grande Paese che occupa un posto di tutto rilievo nel consesso internazionale. Ciò le conferisce diritti ed anche oneri. I minori, vivaddio, sono tutelati in tutto il pianeta, fruiscono delle stringenti tutele previste da specifiche convenzioni. Non possono, per ovvie ragioni, essere internati in Centri di Accoglienza (sic!) insieme agli adulti... eppure, hai idea di quanto impegno richieda far rispettare anche solo questa basilare prescrizione? L'Italia ha sottoscritto queste convenzioni internazionali e deve rispettarle... si tratta di regole internazionali... si chiama civiltà... niente di più, nulla di meno. Piace? Bene! Non piace? Bisogna farsene una ragione!
Per le carceri c'è tempo.
 
 
#84
Tematiche Spirituali / Re: La fede in Dio
21 Dicembre 2024, 21:40:52 PM
Citazione di: Freedom il 21 Dicembre 2024, 19:47:29 PMNon hai risposto alle questioni che ho sollevato.

Per non lasciare tuttavia cadere nel vuoto le tue parole ti rispondo che nessuna chiesa, cattolica o meno, può impedire al credente di andare verso Cristo.
Vero, non ho risposto al tuo quesito. Avevo letto frettolosamente il tuo intervento. Richiamato dal tuo ultimo commento, sono andato a rileggermelo. La tua domanda è più che sensata, e non me ne stupisco.
Non essendoci un Cristo, cosa può proporre un ateo per edificare un mondo migliore, considerato che la perfezione non ci è dato raggiungerla e che il perfetto è nemico del possibile?
Non è facile rispondere, giusto perché il discorso sarebbe lungo ed estremamente complesso. Nondimeno, tenterò di esporti ciò in cui credo, con un'avvertenza fondamentale ed irrinunciabile.
Tutto ciò che possiamo mettere in campo per cercare di raddrizzare quel che è storto non sarà mai abbastanza, mai sufficiente. Questo mondo è davvero tanto storto, soprattutto se pensi agli innocenti immolati sull'altare del successo a tutti i costi e martoriati da una società obesa e sempre più affaticata. Questo è un tarlo che non riesco a tacitare, ad alienare dal mio orizzonte esistenziale. Penso all'innocenza sacrificata, guardo gli occhi dell'handicap, quelli della fame che macera il cuore di troppi bambini e non riesco a sopportarne il peso che muove un monito verso la distopia del mondo, che cerca il proprio equilibrio e la propria armonia a danno dell'innocenza.  Non dovrebbe essere concesso, non dovremmo concederlo. Dostoevskij ci rifletté sopra per l'intera sua vita di scrittore. Uno dei suoi più famosi e ricchi personaggi letterari ci imbastì un j'accuse indimenticabile. Ecco, qualsiasi impresa intraprendesse l'uomo, questo disequilibrio di fondo, germinale, non potrà mai essere sanato completamente e resterebbe sempre lo sguardo di qualche innocente che ci lancia un monito. Dio si salva in virtù e in grazia della sua inesistenza, diversamente sarebbe giusto bestemmiarlo quotidianamente... grazie a Dio sono ateo!
Detto questo, dopo il pistolotto che ho ritenuto irrinunciabile e che forse mi espone troppo, ti dico che l'unica strada che un ateo possa indicare ad un suo compagno di strada è l'assunzione di una piena consapevolezza circa la responsabilità che compete ad ogni suo gesto. L'uomo deve rifondare sé stesso basando la sua rigenerazione su presupposti etici diversi rispetto al passato. L'etica della responsabilità deve improntare le relazioni e il dialogo fra le genti e l'incontro non deve essere basato sulla diffidenza e la competizione, ma sull'accettazione ed il rispetto delle diversità. Sono pii propositi irrealizzabili. In sintesi, evanescenti intendimenti ricchi di astrattezza e vuoti di concretezza e senso. Capisco bene che ti sto descrivendo un'utopia, ma non so essere più concreto, in ogni caso il mio arazzo sarebbe meno improbabile del Regno promessoci e mai concessoci. Ti descrivo un viaggio, un percorrere strade inusitate, trascinando un bagaglio pesante ma ricco di meraviglia e stupore (dall'etimo: che colpisce).
Trattandosi di viaggio, non può esserci una stasi, un riposo. È, invece, un vagare fra mete provvisorie, il cui percorso è punteggiato da pietre miliari, che son poi tutto quel che induce a rifiutare l'esaltazione dell'Io e le troppe tetragone certezze che mai si flettono neppure al cospetto della sconfitta, e mai si piegano all'evidenza di una verità fasulla, imposta con violenza, chiusa al confronto ed alla possibilità di un clamoroso abbaglio. Ed i compagni di viaggio sono anch'essi eternamente provvisori.
È il ritratto del viandante. Un nomade che, dall'inquietudine che l'informa interamente, trae le ragioni per condurre una ricerca continua. È la filosofia dell'utopia che esalta il viaggio e non la meta, poiché sa che non può darsi al suo peregrinare un porto definitivo che lo accolga.
Ciò che intride ed innerva l'animo non è un pensiero, ma una passione, ovverosia quella che un teologo, peraltro ai margini dell'ortodossia cattolica, chiama 'principio passione', e che spinge a prestare aiuto, spesso a sacrificio della propria vita, ad un perfetto sconosciuto incrociato per caso lungo il cammino. È anche la parabola del 'buon samaritano'. È ciò che nutre una fede terrena, un'ideologia che punta sull'uomo e sulla sua umanità e non guarda il cielo e non proietta la salvezza in un futuro escatologico che non può vedere, neppure immaginare, perché nel suo orizzonte non c'è eschaton, c'è solo un nudo e crudo nulla, perciò non ci son promesse, siano queste in foggia di una parusia messianica o che indossino le vesti di un sol dell'avvenire.
È dall'impossibilità di trovare certezze e mete definitive che scaturisce anche il rifiuto di tutto quello che impregna il fascismo e lo stalinismo. Due lati della stessa medaglia, e, per ragioni un po' diverse, ma comunque assai pregnanti, anche il cattolicesimo e le religioni istituzionalizzate, in genere, che sono anch'esse configurazioni dell'anima che si esprime in maniera eccessivamente assertiva attraverso dogmi e verità indissolubili.
In pratica non si tratta di una precondizione ideologizzata e sclerotizzata, che andrebbe ad istituire ciò che io con arbitrio chiamo ideologismo, ma un sentimento che definisce l'intima sostanza di un'ideologia che è istituita da una passione che osserva il mondo con lo sguardo teso alla scoperta. Perciò si è uomini, umani, e si è anche antifascisti nel profondo dell'anima. Bisogna avvertirli scorrere nelle vene sia l'umanità, non mielosa ma assertiva e l'antifascismo, non di facciata ma innervato in ogni sguardo che lanci al mondo.
#85
Citazione di: anthonyi il 21 Dicembre 2024, 18:59:08 PMA quanto pare, Visechi, le mie argomentazioni sono efficaci nel metterti in difficoltà visto che eviti di controbattere ad esse ma ti rifugi nell'approccio offensivo come tuo solito. In fondo anche tu, come il nostro jacopus (che comunque si propone in maniera più educata di te) , sei un eticista, uno che ha una sua visione etica e che vuole imporla a tutta la società, e chi non concorda con essa é una bestia, un sub umano, indegno probabilmente anche di vivere, sicuramente di esprimere la sua opinione.
Vero, vero... magari potresti immaginare che non ritengo valga la pena confrontarsi con idiozie del tipo 'fingono naufragi o di annegare", non credi?
#86
Citazione di: daniele22 il 21 Dicembre 2024, 17:36:33 PMAccetto serenamente la tua untuosità, ma il pensiero era rivolto a Jacopus
Untuosamente ringrazio!
#87
"constatare l'impotenza con "mezzi civili" di ridurre i flussi e di controllare i confini, assomiglia più ad una resa che ad un proposito politico, ed è anche la posizione che la sinistra europea ha tenuto tutto questo tempo venendo storicamente emarginata, perchè chiaramente se la tua posizione è che il problema è troppo difficile per essere risolto la gente ti suggerirà di sederti al bar e farci provare qualcun altro."

A che vale scrivere e cercare di rendere i concetti chiari ed intelligibili se poi il risultato prodotto nella comprensione altrui è questo? Non so se valga la pena provare a puntualizzare, sottolineare, evidenziare, chiarire ulteriormente affinché certi vapori d'incomprensione siano fugati. Proviamoci!

Non è mia rassegnata idea quella di sostenere che "non ci sia nulla da fare"; tutt'altro. Sono fermamente convinto che l'Occidente, l'Italia stessa, noi tutti abbiamo la forza e il potere di porre una pezza a questa situazione che se non governata e solo subita rischia di esploderci in mano. Secondo te cosa intenderei sostenere quando poco sopra ho affermato: "Certo, è fuori dubbio che il fenomeno sia gestito male, pessimamente, incongruentemente. Perciò affermo e sostengo che, fallite o non proponibili le velleità di bloccarne il flusso, atteso che tutti gli studi indicano una prossima sua recrudescenza, non ci resta che smettere di subirlo, sia come fenomeno che come conseguenze, per iniziare a governarlo veramente, essendo comunque ben consci che non esiste la perfezione e che la perfezione impedisce il possibile"?

Ergo, dovresti dedurne, che è mia opinione che il fenomeno ancora oggi, prima che assuma dimensioni soverchianti, può essere governato, cioè gestito attraverso una diversa organizzazione dei mezzi economici, tecnici, legislativi e, soprattutto, culturali. Non ci resta altro da fare. È anche mia convinzione che nel frattempo si debba operare alacremente per far sì che i "giovani (perché sempre e solo giovani atletici e baldanzosi? Altro discorso che forse affronteremo) che oggi sbarcano sulle nostre coste o attraversano le Alpi, dopo aver attraversato deserti di sabbia e d'acqua, possano spegnere le proprie esistenze, non più di scarto ma ricche di giorni e di figli, presso il focolare d'origine.". In soldoni, per essere ancora più chiaro, voglio dire che si deve operare affinché, per questi 'mangiatori a sbafo' (un vero insulto all'intelligenza), risulti essere più conveniente dal punto di vista economico 'restare' invece di 'partire'. Nel concreto, cosa significa organizzare i mezzi e predisporre tutti gli strumenti per perseguire e, si auspica, conseguire – anche parzialmente sarebbe già un successo – il risultato sperato? Niente di più, ma neppure nulla di meno che avviare una seria programmazione dei flussi migratori (si definiscono flussi migratori perché coinvolgono persone – esseri umani – che migrano, non che commettono un crimine per il solo fatto di migrare... così qualche disattento commentatore potrà forse comprendere meglio perché si discute di migranti e migrazioni, non di idiozie che adombrano dubbi addirittura sui morti affogati in mare). Proseguendo, per non lasciar nulla di 'non detto' (chissà a cosa vuoi alludere, sarei curioso di saperlo), lo sviluppo di un'azione concreta non può esaurirsi o coinvolgere solo il nostro Paese. Serve davvero un mutamento di prospettiva che coinvolga quantomeno l'intera Europa e trascini con sé anche i paesi di origine di questi 'mangiatori a sbafo' (quante bestialità possono albergare in un'unica cervice), in un'azione sinergica che veda da una parte i paesi più ricchi rinunciare allo sfruttamento neocolonialista (dubiti che sia così?) che aggredisce con animo rapace le enormi risorse altrui, e dall'altra i paesi di origine: che finalmente pensino al tornaconto collettivo (spirito di servizio, si chiama) a scapito degli sporchi interessi di corrotti governanti sostenuti, armata manu, dall'Occidente o dalla Russia o Cina. I cospicui aiuti che oggi le organizzazioni umanitarie elargiscono a piene mani a favore dei paesi in via di sviluppo non devono più essere affidati alle rapaci cure di governanti corrotti e prezzolati da multinazionali che perseguono esclusivamente interessi particolari a scapito di quelli generali. Insomma, chi riceve aiuti deve pur rispettare dei canoni di comportamento, quantomeno nell'impiego delle risorse ricevute. Oggi i cospicui aiuti concessi ai paesi interessati dal fenomeno migratorio sono dispersi in mille rivoli e spartiti fra mille corruttele. Questo è solo un parziale inventario degli interventi che potrebbero essere messi in campo sul versante della provenienza di questi 'subumani'. I flussi migratori di queste 'orde selvagge' possono essere contenuti, se non bloccati, solo intervenendo fattivamente e programmaticamente alla fonte. Evidente che si tratta di interventi i cui risultati sarebbero a lungo periodo; troppo in là per permetterci di riposare fra gli allori qui da noi.

Esiste, infatti, anche il versante degli arrivi. Per questo, nelle more che gli interventi a malapena accennati sopra inizino a produrre i propri effetti, è urgente intervenire sul fronte dell'accoglienza. Ciò per evitare che questi "baldi giovanotti che fingono improbabili annegamenti" (incredibile leggere ancora oggi simili corbellerie che non meritano commenti ulteriori) siano arruolati dalla nostra (non altrui) criminalità organizzata e che vadano a riempire le già straripanti carceri.

Sul versante accoglienza mi pare di essermi già espresso chiaramente, seppure non esaustivamente. Fra i molteplici altri, resterebbe da trattare il tema criminalità connessa al fenomeno. Argomento arrappante, immagino, per qualche voluttuoso epigono trumpiano. Ma al momento ritengo meno impegnativo (per le mie scarse capacità cognitive) il tema accennato da qualcuno in relazione al coinvolgimento del falegname PincoPallo nel finanziamento della spesa necessaria per l'accoglienza. Atteso che tutti i dati statistici testimoniano il fatto che l'accoglienza si paga da sola, si finanzia autonomamente, con residui a credito per le nostre finanze; pur capendo che viviamo un'epoca in cui le tasse son tranquillamente definite dal principale organo esecutivo della repubblica 'pizzo di Stato'; avuto riguardo del fatto che sia sempre meno á la page sostenere posizioni o tesi impostate sulla solidarietà umana... cristiana, direbbe il Papa argentino; considerato tutto ciò, non resta altro da dire che come impegnare le finanze dello Stato, comprendenti anche le tasse da me pagate, non lo decide autonomamente il falegname PincoPallo; diversamente il ciabattino PorcoPollo potrebbe decidere di non essere disposto a partecipare con le sue contribuzioni alla spesa per finanziare i corpi di polizia o l'esercito... si chiamano tasse e come tali prevedono anche il prelievo forzoso, proprio perché non a tutti son gradite. Insomma, la complessità della politica finanziaria di uno Stato è tale da contemplare anche spese ritenute necessarie (quando sono ritenute tali, ed io insieme a tanti altri, a differenza anche della maggioranza dei cittadini, sostengo che siano spese ineludibili) e sgradite ai più.  Il discorso della partecipazione economica del singolo alla spesa collettiva proprio non regge, è subdolo e populista.

Le carceri le riempiamo un altro giorno... immagino già la bava alla bocca di qualche rantoloso e rancoroso avventore... ci attrezzeremo.
#88
Citazione di: daniele22 il 21 Dicembre 2024, 16:57:22 PMMa che xxxxx ne sai tu della mia emotività? mi vien da dirgli.
Liberissimo di dirmelo... ti autorizzo, ma con serenità.
Bye
#89
"Servirebbe un Hitler" era, ovviamente, una provocazione rivolta a tutti quelli che auspicano blocchi navali o fili spinati alle frontiere. Dovrebbero anche essere conseguenti fino in fondo e farsi paladini della necessità di bloccarli sulla battigia delle itale sponde o sulle pendici delle nostre inconquistate cime pregne del sangue dei nostri eroi, anche con il lanciafiamme, se necessario. Ovvio, che tale ipotesi sia impraticabile... mi auguro davvero.
Se avessi letto (mi rivolgo ad Inverno) con maggior attenzione il post d'esordio ti saresti reso conto che il mio auspicio, come di tutte le persone con un minimo di senno, è che ciascuno possa vivere a casa propria e i sempre benvenuti interscambi di umanità non siano dettati dalla disperazione, bensì dalla normale evoluzione delle relazioni fra le genti che abitano il pianeta. Scrivevo, infatti: "Nessuno in possesso di un minimo di senno può ergersi a paladino della deregulation più totale nel governo dei flussi migratori. Nessuno auspica l'invasione dell'Europa o dell'Italia da parte di orde musulmane assetate del sangue cristiano, intrise di rabbia atavica, pronte a vendicare l'onta di Lepanto o di Poitiers. Non vi è chi vorrebbe l'Africa vuota e l'Europa ricolma di africani; è sicuramente da preferire, anche perché più naturale, che ciascuno possa vivere serenamente in casa propria." L'ho scritto e lo rivendico con forza, se non altro perché, immedesimandomi o quantomeno provandoci, mi rendo conto che niente e nessuno potrebbe sradicare me dal mio universo, dalla mia terra, dal mio mondo. Se tale determinazione è valida per me e tantissimi miei conterranei, non vedo perché un africano o un asiatico o un sudamericano dovrebbero porsi in maniera troppo diversa rispetto alla prospettiva di abbandonare il focolare domestico per trovar nutrimento. È evidente, e mi stupisco tu non abbia colto questa evidenza. La complessa problematica credo vada affrontata in maniera affatto differente rispetto al lassismo di cui mi fai carico.
Quindi, se non auspico un "accogliamoli tutti" devo pur aver immaginato qualcosa di diverso dallo stucchevole questuare la compassione altrui, ruolo che davvero non mi si addice. Lo slogan "aiutiamoli a casa loro" non può essere solo una parola d'ordine la cui utilità sia quella di agevolare l'erezione di barriere fisiche e psicologiche. Il medesimo slogan si riempie, invece, di significato solo se si ipotizza che l'Occidente dismettesse l'atteggiamento di superiorità rispetto ad un mondo che non comprende, non capisce e non accetta. Se, per esempio, rinunciasse ad interpretare il ruolo di civilizzatore del pianeta (si son visti i risultati), alibi che ha da sempre giustificato la sua politica neocolonialista (impossibile negarla), che si concreta nell'aggressione del territorio (ci si informi dei disastri prodotti dall'Eni, ente a partecipazione pubblica, nel Delta del Niger, per citarne uno fra tanto) e nel latrocinio delle risorse altrui (non si è mai spenta l'eco della polemica che ha coinvolto la Benetton per gli allevamenti in SudAmerica, solo per rimanere in Italia) e davvero iniziasse a ragionare in termini di cooperazione con il 'mondo altro', affinché gli scambi commerciali, culturali, sociali, tecnologici e di risorse fossero una volta tanto improntati al rispetto delle esigenze e dei tempi dei paesi dell'Africa, dell'Asia o delle Americhe, forse si potrebbe sperare che quegli stessi giovani (perché sempre e solo giovani atletici e baldanzosi, altro discorso che forse affronteremo) che oggi sbarcano sulle nostre coste o attraversano le Alpi, dopo aver attraversato deserti di sabbia e d'acqua, possano spegnere le proprie esistenze, non più di scarto ma ricche di giorni e di figli, presso il focolare d'origine.
Non sarebbe davvero male che ciò accadesse, son convinto che tutti noi – di destra, di sinistra o di nulla - auspichiamo una soluzione del genere, almeno a parole.
Ma, se questo è l'auspicio, allora tutto questo sommovimento civile, sociale, legislativo ed emotivo a favore dell'accoglienza?
Una modifica nei termini testé descritti dell'atteggiamento oggigiorno improntato sull'aggressione esige un mutamento radicale di prospettiva, un vero cambiamento di rotta che, considerati gli sconsiderati (per me) esiti elettorali in Europa e nel mondo, pare proprio molto lontano dal verificarsi. Sarebbero, quindi, necessari tempi lunghi e un nuovo approccio che non faccia leva sulla paura (la storia del biennio rosso dovrebbe ammonirci circa gli enormi rischi che questa subdola leva psicologica si trascina appresso), ma che si fondi sulla capacità di programmazione economica, legislativa, sociale e, soprattutto, culturale.
Nel frattempo che si fa con l'afflusso arrembante dei giovani baldanzosi armati di Iphone ultimissima generazione?
Riterrei che l'attuale, ma anche il precedente 'minnitiano' sistema di accoglienza (che ossimoro) fossero e siano assolutamente fallimentari. Perciò caldeggiavo, in apertura di thread, un ben differente approccio rispetto a quello basato sull'espulsione, la reclusione (tale è...avete mai visto uno di quei fatiscenti centri di accoglienza?), la marginalizzazione, la mercificazione, la disumanizzazione (quando si fa appello al potere della ruspa – che gran coglione -, si sta semplicemente traducendo l'umanità di quelle persone in materiale di risulta) di tantissimi individui: uomini, donne, bambini, con buona pace dell'ecumene cattolica che abita l'animo dell'ipocrisia (già, proprio così, siamo la personificazione dell'ipocrisia... anche un po' cenciosa, almeno eticamente).
I soldi? Già, come affrontare il problema economico? Certo che la costruzione di prigioni camuffate da centri di accoglienza deve essere avvenuta gratis, e l'Albania ha potuto così offrire piena assistenza alla sua fauna randagia (alludo ai cani, ovviamente, meglio chiarire... troppi censori all'orizzonte) senza spendere un lek, un dinaro, una dracma, un sesterzio. Forse dovevamo pagare pegno per quello scellerato blocco navale del governo Prodi. Chi lo ha detto che non si sono alzate voci di indignazione? Forse qualcuno non le ha udite, ma il governo di allora ha rischiato la crisi proprio a causa di quell'idiozia. Se un Paese economicamente sgarrupato come l'Italia riesce ad ipotizzare finanziamenti per l'inutilità strutturale del fantomatico Ponte o per la Bre.Be.Mi., altra opera di cui non si sarebbe avvertita la mancanza, o per le decine di Cattedrali nel deserto che punteggiano la mia isola, non credo dovrebbe affrontare soverchie difficoltà ad affrontare economicamente l'urgenza rappresentata dall'immigrazione, tanto più che la Comunità Europea avrebbe interesse a finanziare progetti di integrazione ed accoglienza ben strutturati e che evitassero o riducessero il rischio (praticamente una certezza) di sommovimenti sociali nei prossimi anni (le Banlieue sono dietro l'angolo). Quanto costerebbero, anche in termini umanitari (ne parleremo, suppongo... cosa stiamo mettendo a rischio), i respingimenti, i rimpatri forzati ed il presidio del territorio armata manu?
Il resto alla prossima volta.
P.s.: non intravedo razzisti assetati di sangue fra di noi!
#90
Opsssss!

Grazie per l'apprezzamento!