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Messaggi - cvc

#76
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
22 Aprile 2020, 17:04:54 PM
Citazione di: giopap il 22 Aprile 2020, 16:45:41 PM

Ma cosa costituirebbe mai "una catena umana di individui che si aiutino uno con l'altro" se non "-una organizzazione collettiva", sia pure alquanto informale e di per sé non necessariamente istituzionalizzata (almeno in teoria)?
(Che per me e per altri -credo ad esempio Ipazia- di fatto richiede, in pratica, per non essere mero flatus vocis, determinate caratteristiche strutturali dell' organizzazione sociale almeno per certi importanti aspetti collettivistiche. Ma mi rendo perfettamente conto che così non é per te e per altri).


Certo un'organizzazione collettiva,  la società se così vogliamo dire, può coordinare la vita dell'uomo in funzione delle sue esigenze, diritti, bisogni. Ma poiché non si vive di solo pane, l'uomo (dico in generale, come la donna ovviamente) ha bisogno di esprimere la propria individualità. Il suo essere in un certo modo, il suo dare un senso ed un valore alla propria vita. Senso che solo lui può dare. Certo il prossimo può aiutarlo, ma solo per quel tanto che basti perchè possa alzarsi e camminare con le proprie gambe. Io credo che ognuno di noi abbia i suoi demoni da sconfiggere, e può farlo soltanto lui. L'organizzazione sociale è di certo necessaria ma da sola non basta. Io non so se vorrei vivere in una organizzazione sociale perfetta. Sarà un caso che nei paesi meglio organizzati c'è il più alto tasso di suicidi? Voglio essere civile ma il fatto di essere al vertice della catena alimentare non deve farmi dimenticare che sono un animale anch'io.

Saluti.
#77
Attualità / Re:Il valore della libertà
22 Aprile 2020, 16:29:44 PM
Fusaro  credo faccia parte di quel tipo di divulgazione sul web che ha scatenato una reazione da parte del "mondo dell'informazione riconosciuta" sul tema delle fake news in particolare riguardo al coronavirus.  In realtà credo che, come ho letto su di un articolo, non si tratti propriamente di fake news, nel senso che non è che Fusaro spari delle bufale. Il difetto è che questo genere di divulgatori tendono a spacciare le loro impressioni e personali opinioni come fossero notizie. Una notizia è qualcosa di accertato e verificabile. Lo stile di Fusaro e altri è invece quello di partire con un'opinione, specificandolo anche, e poi, procedendo nel discorso, ad un certo punto quella opinione viene trattata come una cosa che si sta effettivamente verificando. Come quando diceva che il virus avrebbe potuto essere un sabotaggio alla Cina da parte degli USA. Si partiva col tono dell'opinione e poi mano a mano elencava le conseguenze di tale opinione come la cosa fosse accaduta veramente. È un pò il discorso delle negazioni. Se io dico "non pensate al complotto", automaticamente la mente pensa al complotto. Perchè una parte della nostra mente non concepisce le negazioni. Non so se mi sono spiegato bene.




Saluti.
#78
Ciao Iano. Che l'affermarsi della globalizzazione abbia coinciso con il diffondersi dell'uso del web non credo sia un caso. Quando si è assuefatti dai social la casa diventa un luogo qualunque dove ci si possa connettere con lo smartphone. La rabbia è un'emozione che una volta innescata spezza le associazioni coi precedenti stati d'animo. Se uno è scontento di se e della propria vita può trovare nella rabbia un'oasi di temporaneo rifugio da se stesso. Dal punto di vista umano è comprensibile.
Il fatto è che poi i più scaltri e manipolatori sfruttano la rabbia altrui per gli interessi propri. E l'agitatore incazzato è sempre uno spettacolo irresistibile. C'è persino chi allestisce nei teatri più famosi gli spettacoli dove va in scena la rabbia e il libero insulto e c'è gente disposta a pagare profumatamente per assistervi.


Saluti.
#79
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
22 Aprile 2020, 10:56:10 AM
Citazione di: Jacopus il 22 Aprile 2020, 10:41:47 AM
Un piccolo intervento solo per sottolineare che il concetto di prassi (praxis) è antico come la filosofia occidentale e non è certo stato inventato dal marxismo. E' un concetto legato all'eudaimonia e alla vita sociale e quindi alla vita etica, aspetti non secondari di molti discorsi filosofici e che sono, secondo me, uno dei tratti distintivi della filosofia occidentale rispetto a quella orientale (che però non conosco "quasi" per niente e quindi forse è meglio lasciar parlare, su questo tema, qualcun altro più competente  :-X ).


Si certo. L'avevo accennato anch'io. Volevo solo distinguere fra filosofia della prassi in senso collettivo (il voler fare la storia dell'umanità) ed in senso individuale (fare la propria storia).


#80
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
22 Aprile 2020, 10:07:45 AM
Citazione di: Ipazia il 21 Aprile 2020, 14:16:33 PM

... 'ndo sta la profondità ? In un alterego abissale dell'iperuranio platonico slegato, come l'idealismo platonico, dalla realtà ?

E dove altro potrebbe essere ? Nei fantasmi solipsistici e fantasie autoerotiche dell'Unico e le sue proprietà (cit. Max Stirner). E poi perchè un contesto collettivo dovrebbe essere biecamente ugualitario ?



Non vorrei ridurre il discorso ad un'apologia del capitalismo vs comunismo o viceversa. Ritornando alla filosofia della prassi che io concepisco come il 'voler fare la storia' - al di là delle considerazioni politiche - espresso da Marx, non mi intrattengo nemmeno sull'eticità di tale atteggiamento, dico solo che per me questa non è filosofia. O, per timanere in tema, non dovrebbe essere il ruolo della filosofia. Io la filosofia la intendo - pur essendo consapevole che essa sottende anche ad altro - come la medicina dell'anima, come la definivano Epicuro, Seneca e altri antichi. Poi so bene anche che pronunciando il termine anima si apre una voragine fra chi ci crede - come me - e altri per cui - come intuisco sia il tuo caso - tale nome è solo un intralcio inutile. Quindi, per risponderti sulla profondità e lasciando perdere l'anima, la profondità io la trovo nell'eterogeneità. Poi se il conformismo sia più figlio del comunismo o del capitalismo è questione di punti di vista. Ma se ne esce con con un individualismo che non sia solipsismo portato alle estreme conseguenze, ma semplicemente possibilità di liberare la propria espressione individuale. Cosa che - credo - nessuna organizzazione collettiva possa garantire ma, piuttosto, una catena umana di individui che si aiutino uno con l'altro.


Saluti

#81
Citazione di: viator il 21 Aprile 2020, 14:33:44 PM
Salve cvc. Personalmente non credo proprio alla fine della globalizzazione. La situazione attuale secondo me è puramente contingente (effetti di "rimbalzo" legati anche alla eccessiva velocità del processo stesso di globalizzazione) poichè le cause  della globalizzazione consistono nella grande facilità di spostamento fisico meccanizzato ma soprattutto nella massa ciclopica e nella facilità-pervasività della comunicazione sia personale che di massa, aspetti questi ultimi che sono stati addirittura enfatizzati dal diffondersi della pandemia.


D'altra parte non vedo perchè solo gli umani avrebbero dovuto approfittare della facilità di spostamento : anche i virus hanno il diritto di prendersi delle vacanze in luoghi per loro esotici o più semplicemente di migrare in luoghi dove trovare migliori occasioni di lavoro.


Certo non è detto che il fenomeno globalizzazione non assimili anche questa pandemia per diventare ancora più radicato nella nostra storia. Del resto se vediamo le contromisure finora adottate (lockdown, droni, app) sono abbastanza omogenee dalla Cina, alla Corea fino ai nostri stati di diritto. E la tenzone mediatica fra USA e Cina va scremata dal fatto che questi ultimi hanno in dispensa una bella fetta di debito pubblico USA .
Però alcune cose andranno osservate. Come reagirà la nostra coscienza una volta assodati chi sono gli untori e le circostanze del contagio iniziale? Come influirà sulla loro reputazione? L'euro reggerà? Gli immigrati continueranno ad arrivare? La libera circolazione riprenderà come prima? Avrà ancora senso spostare le produzioni all'estero quando in stato di emergenza non siamo nemmeno in grado di mettere insieme un pezzo di stoffa o carta con due elastici per procurarci delle mascherine?
Staremo a vedere, io la risposta non ce l'ho.
Più che altro constatavo quanto siano effimeri i moti di rabbia che partono dal web e sembrano trovare schiere di seguaci, salvo poi disperdersi nel nulla. Come se i social fossero diventati una valvola di sfogo della rabbia popolare che si illude di poterci cavarne qualcosa. Ma poca o nulla influenza hanno sui fatti. Vedi i famosi 'we are 99%"

Saluti.
#82
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
21 Aprile 2020, 12:29:20 PM
Citazione di: Ipazia il 21 Aprile 2020, 11:03:16 AM
Citazione di: cvc il 19 Aprile 2020, 19:14:35 PM
Ipazia[size=78%]][/size]

Mi pare una "chiusura" eccessivamente statica della dialettica che sottende la filosofia della prassi. La pratica scorre insieme alla teoria nell'unico fiume che contiene il reale. La pratica insegna alla teoria ad aggiustare il tiro, ma è il tiro, e pure il suo errore, a correggere la teoria. La filosofia della prassi è dialettica tra una teoria e una prassi visceralmente intrecciate, retroattive, sensibili ai feedbacks che solo dall'agire possono nascere.

Ritengo assolutamente illusoria la originalità dell'individuo, appena si oltrepassi la sfera meramente biologica vita-morte: noi, fin dalle prime poppate, siamo animali plurali e la socialità è un destino inevitabile. Quello che possiamo evitare è farci imporre una socialità di parte.


L'espressione 'filosofia della prassi' sottende a considerare l'atto del pensare equiparabile al semplice atto fisico. Un pò come dire che se l'operaio lavora con chiavi e bulloni, analogamente il pensatore costruisce, svita e avvita, monta e smonta concetti e idee. E magari qualche martellata ogni tanto non guasta. È un concetto meccanico che mal si addice al contesto organico e biologico del pensiero. Può essere al massimo applicato nel contesto etico di una pratica spirituale che ben si guarda dallo scalfire i suoi dogmi, laddove tale meccanicità diviene funzionale alle norme di disciplina o ascetiche rischieste da tale pratica. Ma in un contesto egualitario, dove ognuno vive del lavoro delle proprie mani (fatte le dovute eccezioni per i lavoratori di concetto), dove si colloca il filosofo? Relegare la filosofia a semplice 'officina delle idee' mi parrebbe sminuirla non poco. La filosofia deve permeare l'essere, l'interiorità delle persone. A poco servono delle idee perfette, se non vanno in profondità. E in un contesto collettivo ugualitario può esserci profondità? Diceva Napoleone che persino nei sindacati tendono a formarsi delle èlite, delle aristocrazie. Credo che l'individualità dell'uomo sia insopprimibile e che anche in un'epoca come questa - che a sopprimerla ci sta riuscendo piuttosto bene soprattutto con gli apparati tecnologici - prima o poi salterà il tappo. Non che il tappo non sia già saltato nei singoli consumatori di pscicofarmaci, analisti e fatti di cronaca aberranti. Intendo dire che prima o poi il fenomeno affiorerà alla coscienza collettiva, una volta che l'uomo riuscirà a reimpadronirsi di una coerente visione di sè nella realtà che sta vivendo. Cosa che vedo oggi latitare. L'espressione dell'individualità viene soppressa - secondo me - nel momento stesso in cui si pretende di realizzarla pretendendo di sapere cosa serve ad ognuno per realizzare la propria. È come il paradosso dell'esclusività per tutti.

Saluti.
#83
Credo che il mondo stia assistendo all'inizio della fine della globalizzazione. Quando il presidente degli USA prende decisioni tanto protezionistiche da far apparire la Cina come caposaldo del liberismo, quando una pandemia scuote tutte le certezze attorno alla apertura delle frontiere, lo stato di crisi del fenomeno geopolitico chiamato globalizzazione appare evidente. E in questo suo declino che importanza hanno avuto i manifestanti cosiddetti no global? Praticamente pari a zero. Sono le motivazioni economiche e sanitarie alla base del decadimento globale, e in nessuna misura le proteste sociali, che pur ci sono state. Niente a che vedere con le contestazioni degli anni 60 che avevano esercitato tanta influenza sulla politica e sulla coscienza sociale del tempo.
Da questa considerazione mi viene da generalizzare che quello che io chiamo "consenso della rabbia" esercitato sul web dai vari no global, no vax, no tav, no eccetera eccetera, non ha alcuna influenza sulla nostra vita concreta. Si diffonde un video dove l'incazzato di turno secerne con abbondanza di testimonianze ed esempi i suoi succhi gastrici, una marea di consensi, un sentimento di catarsi collettiva nella rabbia generale, e poi?
Il riposo del guerriero prima della prossima inutile rivoluzione virtuale, che assume sempre più i contorni dell'operetta.
#84
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
19 Aprile 2020, 19:14:35 PM
Ipazia
Col dire che la filosofia della prassi (pratica) è chiusa, intendo dire che per agire ad un certo punto occorre smettere di pensare, chiudere il pensiero. L'idea diviene pratica, diviene prassi, ma con ciò smette di progredire, di perfezionare se stessa o comunque di sottoporsi a falsificazione.
La scelta individuale è libero arbitrio. La scelta collettiva imposta da qualcuno è altro.

Giopap
Io credo che, nella conoscenza, razionalità (a priori) ed esperienza (a posteriori) collaborano. Anche se non sempre in maniera così ordinata come vorrebbe la ragione.

Jacopus
Ma per costruire il sofisticato apparato sotterraneo servono sempre la geometria e la matematica.
Per fortuna non ci sono soltanto gli opposti.
Io non so se non si possano conciliare libertà, equità, merito....
Credo però che la filosofia etica debba essere consapevole di non poter essere perfetta ma di cercare un perfezionismo asintotico, di tendere ad un'ideale che sa di non poter raggiungere mai nella sua interezza. Sarà sempre meglio che rinuciarci del tutto.

Saluti.
#85
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
19 Aprile 2020, 09:45:20 AM
Anche io sono per la filosofia intesa come meditazione. Credo però che quando si parla di Platone e Nietzsche, al di là dei propri gusti filosofici, non si può negare l'enorme influenza che essi hanno avuto sulla nostra civiltà. La scienza è in un certo senso conseguenza del platonismo, della capacità di astrazione che ci mostra quanto spesso la realtà sia contro-intuitiva. Sia Platone che Galileo davano grande importanza alla geometria. La quale si basa su figure che non sorgono dall'esperienza ma da assiomi della ragione. Eppure tali figure si mostrano la cosa più efficace per misurare i fenomeni dell'esperienza sensibile.
Nietzsche è stato il precursore dell'individualismo edonistico di cui la nostra civiltà oggi trabocca.
Il punto è se questi pensatori siano stati autenticamente l'origine di tali atteggiamenti della nostra civiltà, oppure, se siano semplicemente stati i primi ad accorgersi di un cambiamento che sarebbe inevitabilmente avvenuto come conseguenza evolutiva.

Ma anche quando si parla di filosofia della prassi bisogna fare un grande distinguo. Un conto è la filosofia della prassi individuale che, sebbene faccia anch'essa un suo proselitismo coi suoi ideali, è comunque rivolta all'interiorità della persona, da ammaestrare alla luce dei valori e degli ideali che la sua fede filosofica professa. Altra cosa è quando la filosofia si propone di guidare moltitudini e interi popoli. La filosofia della prassi  parte dalla convinzione di sapere con certezza quale è il vero bene. E la storia ci ha mostrato casi in cui si è dimostrata pronta ad imporlo con la forza. La filosofia della prassi è una filosofia chiusa. Ma, ripeto, un conto è quando si tratta di scelta individuale e altra cosa è quando si tratta di imporla a tutti.

Saluti
#86
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
18 Aprile 2020, 19:40:30 PM
Ciao Ipazia. Certo l'edificio intellettuale di Platone affascina comunque, anche se non si concorda con le sue conclusioni, anche se ora si sa che l'Iperurano non esiste o, almeno, non nel posto dove è stato collocato da Platone. Si prova a prescindere ammirazione per la grandezza di tale edificio, per la profondità del suo pensiero. Però, di fatto, se Socrate ha a suo modo contrastato le istanze sofistiche - dell'impossibilità della conoscienza o della conoscienza asservira agli scopi personali - attraverso la consapevolezza del non sapere, Platone dal canto suo è ancora un facile bersaglio per la sofistica. Laddove Platone ha edificato la filosofia sulla parola, Socrate l'ha fatto con la sua vita, con l'esempio. La stessa strada hanno seguito di fatto i vari Diogene, Zenone, Pirrone, Epicuro. I quali non cercavano di costruire un edificio di pensiero (non oltre quanto richiesto per sostenere le loro tesi almeno) ma cercavano semplicemente uno stato d'animo. Per loro la filosofia era una sorte di meditazione. Questa almeno l'interpretazione di alcuni studiosi di filosofia antica come Hadot.
Saluti.
#87
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
16 Aprile 2020, 16:42:28 PM
Una questione che mi intriga riguardo alla filosofia è se la filosofia sia da considerarsi un fenomeno intellettuale.
Guardando le filosofie orientali, per esempio, dove la filosofia si fonde con la religione, è indubbio che la filosofia sia una pratica che coinvolge la sfera intellettuale. Ma all'interno del suo ambito dominante - la meditazione - l'intellettualità si divide il ruolo di protagonista con la spiritualità, l'esercizio e in generale è un fenomeno che coinvolge molto la fisicità (impostazione corporea, alimentazione, respiro, ecc)
Seguendo la nascita della filosofia greca, per certi versi, la filosofia sembra sorgere come la ricerca o l'ancorarsi ad uno stato d'animo: il sentimento della verità, dello stare nella verità, salda e incontrovertibile.
Ci sono atteggiamenti nella filosofia antica che paiono contrastare in modo evidente con l'intellettualismo astratto che la materia filosofica ha via via assunto sempre più.
Penso ad Epicuro, nella cui scuola, agli adepti meno eccelsi, veniva detto che era sufficiente imparare a memoria alcune massime del Maestro della Scuola per essere sempre nella verità.
Penso a Marco Aurelio che nei suoi Ricordi faceva uso della fisica come strumento per raggiungere uno stato d'animo, l'apatia stoica.
Da Platone im poi, con la ricerca del puro intelleggibile, della realtà non percepita dai sensi, con la nascita della metafisica, col disprezzo in un certo senso della natura che ha valore solo come imitazione della perfezione dell 'idea, la filosofia è diventata nel tempo un fenomeno sempre più intellettuale.
Ma la filosofia, forse, andrebbe vista - anche quando si indugia nel particolare - sempre nella sua interezza, nel suo stare insieme. Per non perdere il significato della sua origine, come scrive Severino nella sua Storia della Filosofia.


Saluti.
#88
Buongiorno. Io considerei anche l'interprerazione della filosofia antica fatta ad esempio da Pierre Hadot (tanto per rimanere nelle citazioni) per cui tale filosofia era radicata nella tradizione dell'oralità, Socrate non scrisse nulla, Platone scrisse e soprattutto fece scrivere parecchio. La complessità del suo pensiero del resto era difficile potesse rimanere nella sfera della divulgazione orale. Comunque è bene rimarcare le differenze anche, per così dire tecniche, fra la cultura basata sull'oralità e quella basata sulla scrittura. Anche se non si può fare con due parole, meriterebbe trattazione a parte.
Ho visto il film di Rossellini anni fa, e anche se non ne ho un fresco ricordo, capisco che possa aver avuto questa impressione su Davintro.
Comunque nei dialoghi platonici Socrate pare non disdegni le citazioni. Ad esempio nell'Apologia mi pare citi Anassagora.


Saluti.
#89
Tematiche Filosofiche / Re:L'io "clone"
11 Aprile 2020, 11:55:56 AM
Buongiorno a tutti. Chiedo scusa a tutti per la lunga latitanza dal forum, ma le vicende della vita spesso portano a sconvolgere le abitudini.
Prendo spunto per riunirmi ai pensatori da questa interessante discussioni.
È un'idea molto interessante che fra l'altro riecheggia Le Bon quella di una massa di individui che - in determinate condizioni - si comportano (o forse sarebbe meglio dire reagiscono) come fossero un'unica entità. Le Bon adduceva il fenomeno al fatto che nella moltitudine l'individuo tende ad abbandonare le funzioni più sofisticate del sistema nervoso per prediligere quelle più primitive, istintive, i cui tratti più ci accomunano.
Per quanto riguarda la formazione dell'Io credo sia un discorso di assimilazione e organizzazione. Per sopravvivere nell'ambiente l'individuo deve organizzarsi per assimilare l'ambiebte stesso. E per far ciò deve distinguere il sè dall'altro da sè. Questo penso coincida con la formazione dell'Io individuale.


Saluti.
#90
Tematiche Filosofiche / Re:Esiste l'immateriale?
25 Gennaio 2019, 14:11:46 PM
Citazione di: paul11 il 24 Gennaio 2019, 15:30:10 PM
Tutto si risolve in energia, non solo fisica.
La materia è condensazione, densità ,concentrazione che le forze interagenti condizionando l'energia, la concentra .
Quindi sono i legami energetici che condensano la materia.

Analogamente ciò che quì viene definito immateriale al posto del legame chimico fisico materiale  crea le relazioni: linguistiche, affettivo-sentimentali, psichiche, spirituali.
Tutta l'energia complessiva universale, materiale e immateriale ,era già al tempo zero e nello spazio originario, come nella  teoria cosmologica fisica del big bang , e tutto è destinato a ri-tornarvi.

L'espansione dello spazio  e il tempo sono convenzioni create dai legami fisici delle forze interazionali ,creando materia, modificando gli stati energetici; così come le relazioni immateriali espandono e contraggono il pensiero che si esprime linguisticamente ., le emozioni, lo spirito.

Così come un tempo l'etere era l'immateriale, aria, in quanto invisibile ritenuto  immateriale,
ancora oggi ingenuamente non vedendo come ciechi, ciò che invece esiste come evidenza ; il pensiero, le emozioni,l'autoconsapevolezza e quindi il sè, anch'essi ontologicamente non possono che esistere
ed interagire con la materia ed energia fisica.
Questo però perdonami ma spiega assai poco delle differenze fra organismi viventi e non, anzi non spiega come sia possibile che esistano degli organismi, il quale discorso precede di gran lunga quello sulla natura dei pensieri, emozioni, sentimenti, coscienza. Tutto è energia mi pare una condizione necessaria ma non sufficiente per spiegare il fenomeno dell'umanità. A me pare evidente che oltre all'energia debba esserci qualcos'altro. Pur essendo ben lungi dal poter dire cosa effettivamente sia quel qualcos'altro. Ma la scissione cartesiana - pur se indimostrabile scientificamente e discutibile - secondo me dal punto di vista pratico continua a funzionare benissimo.