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Messaggi - doxa

#76
Riflessioni sull'Arte / Re: Art Déco
17 Marzo 2025, 17:15:52 PM
I mitici "roaring twenties", i ruggenti anni '20,  furono caratterizzati  dall'espansione industriale, il  successo della musica jazz, dell'art dèco e  le suffragette  che chiedevano il diritto al voto delle donne. Volevano più libertà. Il loro desiderio di indipendenza lo manifestarono indossando abiti più corti, il trucco per il viso più marcato. Cominciò il periodo delle "flapper girls".

A Milano, nella mostra dedicata all'art dèco sono esposti alcuni abiti  per donna,  di moda negli anni '20: vedi la foto sottostante, sulla destra



Questi abiti con lustrini, glitter e paillettes mi  sono piaciuti perché mi suscitano i ricordi di alcuni vecchi film in bianco e nero, con ragazze che ballano il "charleston": questo nome al ballo deriva dalla città statunitense di  Charleston, nella Carolina del Sud.

Divenne popolare come ballo dopo essere apparso insieme alla canzone "The Charleston", di James P. Johnson, nel musical di Broadway "Runnin' Wild" nel 1923.

Quelle ragazze che ballano il charleston hanno  l'acconciatura dei capelli  corta, alla "garçonne", resa celebre dallo stilista francese  Coco Chanel.  Quel taglio corto voleva essere manifesto e uguaglianza tra i sessi.

Molta risonanza ebbe pure  la frangetta, come quella che aveva Louise Brooks iconica attrice e cantante jazz,  ma pure lo chignon, la cuffia, la retina, il foulard erano espressione della moda in quegli anni.




Negli anni '20  fu ideato per le signore il tubicino girevole col rossetto, pratico da portare con sé  assieme alla cipria. E cominciò la moda della pelle femminile leggermente abbronzata,  non più espressione di appartenenza ad una classe sociale inferiore, ma segno di salute e benessere fisico:  Coco Chanel motivò le donne ad abbandonare l'ombrellino che proteggeva la pelle dai raggi solari, ad eliminare i guanti e ad accorciare le gonne.

Gli abiti femminili diventano più corti, frangiati, con lustrini e accessori in madreperla.

Le scarpe, col tacco a rocchetto non troppo alto e il cinturino alla caviglia.



Un esempio del look anni 20/30 si può vedere nel film "The Great Gatsby" diretto da Baz Luhrmann, che ripercorre la trama del libro di Francis Scott Fitzgerald.
#77
Riflessioni sull'Arte / Re: Art Déco
17 Marzo 2025, 17:06:11 PM
"Invochiamo il dono di un po' di bellezza per addolcire [...] l'aspra vita quotidiana con il sorriso del divino, del solo indispensabile superfluo".
 Questa la frase di Margherita Sarfatti, con la quale si apre la mostra dedicata all'Art Dèco, a Milano
 
 Nella prima sala c'è questo bel dipinto
 


 Alberto Martini, Ritratto di Wally Toscanini, 1925. Il pittore ritrae la figlia del famoso direttore d'orchestra mentre lei indossa un abito da ballo giallo, sdraiata su un divano, come se fosse una dea della bellezza. Collezione privata
#78
Riflessioni sull'Arte / Re: Art Déco
16 Marzo 2025, 23:55:04 PM
Art Dèco: questo movimento artistico  dello scorso secolo ebbe successo negli anni tra la prima e la seconda guerra mondiale. 

Fu descritto anche da Margherita Grassini,  la prima donna che si dedicò con competenza alla critica d'arte e nota  sia per essere stata una delle amanti di Benito Mussolini  sia per la sua importanza nell'ambito culturale internazionale. 



Margherita Grassini, ebbe una vita avventurosa e anche drammatica per i lutti subìti.

Nata a Venezia nel 1880 in una ricca famiglia ebraica. Il padre, Amedeo Grassini, era avvocato (amico del patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto, in seguito scelto come pontefice: papa Pio X) e imprenditore: fondò  la prima società di vaporetti della città di cui era anche consigliere comunale. La madre, Emma Levi, era cugina di Giuseppe Levi, padre di Natalia Ginzburg.

Nel 1898 Margherita, nonostante il divieto dei genitori, sposò l'avvocato Cesare Sarfatti, militante socialista, e lei  ne assunse il cognome, con il quale firmò i suoi scritti.

Nel 1902 col marito si trasferì a Milano e cominciò a collaborare con il quotidiano "L'Avanti", giornale del partito socialista italiano.  Nel 1909, nello stesso giornale, divenne responsabile della rubrica dedicata alla critica d'arte.

Nel 1912 Margherita incontra  Benito Mussolini, allora dirigente del Partito Socialista Italiano e in procinto di di divenire direttore de "L'Avanti".  Vicina alle sue idee politiche,  diventa redattrice de "Il Popolo d'Italia", quotidiano fondato e diretto dal futuro dittatore. Nel contempo collabora con il quotidiano  "La Stampa" di Torino e la rivista di teoria politica "Gerarchia" che dirige dopo il 1922, anno in cui fonda anche il "Gruppo del Novecento" che, a causa della sua adesione al fascismo, vede allontanarsi da lei alcuni artisti,  contrari alla nascita di un'arte fascista.

Nel 1913 Benito e Margherita  erano già amanti. E lei rimase nell'immaginario collettivo come "l'amante ebrea" di Mussolini.

In quell'anno Margherita aveva 33 anni, era ricca, colta, poliglotta, cosmopolita.



Dopo  circa 20 anni, nel 1932, fu lui a imprimere una brusca svolta alla loro relazione, allontanandola dal quotidiano "Popolo d'Italia". 

Un mese dopo  avvenne il fatale incontro di Mussolini con Claretta Petacci, e la Sarfatti lentamente uscì sia dalla vita sentimentale del duce sia da quella politica.

La legislazione antisemita costrinse Margherita a fuggire prima a Parigi e poi  in Sud America.

Nel 1947 tornò in Italia e visse in una località vicino Como.  Morì il 30 ottobre 1961. Aveva 81 anni




Margherita all'età di 80 anni
#79
Tematiche Filosofiche / Re: Intuito e intuizione?
09 Marzo 2025, 19:31:09 PM
p. s. Il titolo dell'articolo di Riccardo Viale è il seguente: "L'intuizione non è innata e la morale non è unica", pubblicato il 17 - 3 - 2013 dal quotidiano Il Sole 24 Ore. Nel web il testo ancora c'è.  :)

#80
Tematiche Filosofiche / Re: Intuito e intuizione?
09 Marzo 2025, 18:44:17 PM
Ciao Aspirante.

Scusami se prima  ti costringo ad avere pazienza nel leggere l'intuito dal punto di vista etimologico.

Poi ti propongo come lettura il sunto di un articolo sull'intuito  scritto da Riccardo Viale e pubblicato  il 17 – 3 - 2013 sul quotidiano "Il Sole 24 Ore".

Intuito:  i "sacri testi" dicono che questo sostantivo deriva dal latino "intùitus", participio passato del verbo "intuèri", che significa "veder dentro".

"Intuèri" è una parola composta, formata da "in-" (= dentro) e "tuèri" (participio passato "tùitus" (= guardare).

Derivati: intùitivo, intuizione. L'intuizione fa riferimento all'intelletto che percepisce.

Il termine intelletto deriva da "inter-" + "legere" (=  scegliere tra...), allude alla facoltà della mente di discernere.

Intuito: è la facoltà  di  valutare subito senza la mediazione del ragionamento.

L'intuizione funziona spesso come una verifica empirica dell'accettabilità della nostra tesi.

Per la  filosofia sperimentale l'intuizione è solo un fenomeno psicologico della mente ed è permeabile alle influenze di variabili emozionali derivanti dal contesto ambientale.


L'intuizione varia in rapporto ai contesti culturali, ma anche in rapporto a variabili individuali di tipo psicologico, come i tratti di personalità o le contingenze di tipo emozionale ed affettivo.

 La filosofia sperimentale utilizza i metodi delle scienze cognitive e sociali per capire la fenomenologia dell'intuizione.


Le norme morali si fondano più sulla ragione o sull'emozione?

Esiste una universalità nel giudizio morale o sono la situazione e il contesto culturale e sociale a determinare il giudizio ?

Esiste una valutazione morale stabile nell'individuo o essa cambia a seconda del momento emozionale e pragmatico in cui si trova a decidere?

I giudizi morali dipendono dalla situazione in cui vengono emessi. Quindi sono locali e non universali. E c'è collegamento fra giudizi morali, emozioni e sentimenti.

Le emozioni  sono responsabili dei giudizi.

La modalità attraverso la quale si decide non è mai completamente razionale, come afferma la professoressa Gabriella Pravettoni, docente di Psicologia cognitiva e di psicologia delle decisioni dell'Università degli studi di Milano.

Decidere è un'attività che ciascuno ripete ogni giorno centinaia di volte, di solito in modo intuitivo.

Se un individuo  vuol fare una scelta completamente razionale, dovrebbe prima esaminare in dettaglio tutte le variabili possibili e poi scegliere in modo logico. Ma nella realtà questo non avviene. Si decide attraverso le conoscenze che si hanno  e che inducono a decidere secondo la propria opinione, quindi in modo intuitivo.

La professoressa Pravettoni dice che: "Le limitate capacità di attenzione e di memoria e le costrizioni percettive forzano le persone a dipendere da euristiche che semplificano il processo decisionale, e che possono essere descritte come regole empiriche o strategie di scorciatoia cognitiva che assistono le persone nella presa di decisione".

Questo modo di prendere decisioni fa parte della vita di tutti i giorni, ed è caratterizzato dall'interruzione volontaria del processo di raccolta di informazioni, non appena ci si è fatti l'idea di aver trovato una qualche opzione soddisfacente.

Tra l'altro gli studi indicano che le scelte basate sulle euristiche generano una maggiore soddisfazione rispetto alle scelte effettuate da chi vorrebbe forzarsi all'interno di una schema razionale, prendendo analiticamente in considerazione tutte le possibilità prima di decidere.

E' una specie di paradosso, per cui nel processo decisionale basato sulle euristiche, si scopre che alla fine il meno è di più. Le cose si fanno un po' più complicate quando questi principi sono applicati ad ambiti in cui le conseguenze delle decisioni possono andare a interferire con la vita delle persone. Ad esempio, le decisioni prese dai medici. Anche i medici usano spesso la via semplificata delle euristiche. In un medico si attivano diversi meccanismi psicologici  quando decide  sulla base del modello euristico. Ad esempio, il medico può sovrastimare la frequenza di un certo disturbo se recentemente ne ha osservati più d'uno, e tendere quindi a fare più facilmente quella stessa diagnosi, anche quando il quadro clinico dovrebbe essere interpretato diversamente.

Oppure c'è il fenomeno del cosiddetto "ancoraggio": è la tendenza a concentrarsi su caratteristiche salienti emerse nelle prime fasi del processo diagnostico, senza la successiva capacità di modificare l'impressione iniziale alla luce di ulteriori informazioni.

Infine, può esserci il cosiddetto bias di conferma, la tendenza a notare e a dare importanza a quelle informazioni che confermano le proprie aspettative e convinzioni, tralasciando invece quelle che potrebbero portare verso un'altra strada, che invece  è quella giusta.

::)
#81
Riflessioni sull'Arte / Art Déco
09 Marzo 2025, 07:20:53 AM
A Milano, nel  "Palazzo Reale" (è sul lato destro guardando il duomo), fino al 29 giugno c'è la mostra titolata: "Art Déco. Il trionfo della modernità", visitabile fino al 29 giugno.

L'Art Déco venne ideata nel 1910 dallo stilista francese Paul Poiret e sviluppata come risposta all'Art Nouveau, caratterizzata da forme sinuose e ispirazione naturalistica.

Lo stile Liberty Italiano (variante dell'Art Nouveau) è noto anche come stile floreale, ha forme  sinuose e dettagli decorativi ispirati alla flora e alla fauna.

Lo stile Déco è caratterizzato da  forme lineari, simmetriche,  geometriche e da motivi esotici. I colori prevalenti: bianco, nero, rosso, oro.

Ognuno di questi stili ha lasciato un'impronta significativa nell'arte, l'architettura e il design, contribuendo a definire l'estetica di diverse epoche e territori.

Nella fase iniziale l'Art Déco ebbe successo nelle arti decorative con l'aiuto del design di oggetti e arredi, l'utilizzo di nuovi materiali come l'alluminio, l'ottone l'acciaio inossidabile, la lacca, il vetro colorato,  il legno intarsiato usato nei mobili. 

Nell'ambito dell'architettura, molti cinema, edifici pubblici, stazioni ferroviarie e residenze private vengono realizzati in quegli anni con caratteristiche tipiche di questo  linguaggio artistico.

Ma la parabola creativa dello stile Déco  si concluse in pochi anni in Europa. Continuò negli Stati Uniti fino agli anni '30 dello scorso secolo.

Cento anni fa, nella primavera del 1925, a Parigi ci fu la "Exposition des arts décoratifs et industriels modernes":  dall'abbreviazione delle parole "arts décoratifs" deriva "Art Dèco", detto anche "decò".

La mostra milanese racconta le origini, gli sviluppi e i trionfi del Dèco italiano, confrontato con esempi francesi, austriaci e germanici.


Giovanni Ponti (detto Gio Ponti), architetto e designer: "Domitilla sulle corde", suo il  disegno preparatorio  per decorare questo piatto di porcellana. Museo Richard Ginori della manifattura di Doccia: è una zona nel Comune di Sesto Fiorentino (prov. di Firenze).
#82
Attualità / Re: Individualismo
08 Marzo 2025, 15:22:37 PM


Illuminatemi: ma l''individualismo è un'ideologia, o una prospettiva sociale ?

Sbaglio se penso che non ci sia il collegamento tra l'ambito individuale e quello  collettivo ?

L'individualista vuole il diritto di tutelare i propri affari, senza prendere in considerazione gli interessi della società.

Infatti  non mi sembra che il perseguimento dell'interesse privato dell'individualista  si traduca in bene comune. Egli vuole la tutela della libertà personale  senza l'onere di occuparsi della sopravvivenza dell'insieme, della società. A questa, secondo lui, deve pensarci chi governa tramite un sistema di regole e controlli che hanno come compito quello di garantire che le relazioni sociali si svolgano su un piano di equità.

L'individualismo  detesta qualsiasi filosofia che chieda il sacrificio dei propri interessi per cause sociali più elevate.

Ovviamente l'individualismo viene contrastato dal collettivismo e dal totalitarismo.

]
#83
Attualità / Individualismo
07 Marzo 2025, 15:42:12 PM
Guardate questa immagine realizzata dallo statunitense Joel Meyerowitz, noto per la "fotografia di strada, i ritratti e i paesaggi.



Ci sono persone in attesa (dell'autobus urbano ?): 6 sedute ed una in piedi vicina lo porta; evocano 6 monadi, indifferenti l'un l'altro. Evocano il detto: "Ognuno per sé, Dio per tutti".

Questa fotografia fa riflettere: l'individuo è al centro della propria esistenza e la collettività assume un ruolo secondario.

Invece nelle cosiddette "società collettiviste", al contrario di quelle individualiste,  come quelle occidentali, sono importanti i valori e le norme che privilegiano il benessere del gruppo e l'identità personale è legata alle relazioni sociali, ai ruoli comunitari e agli obblighi verso gli altri membri della società.

Un esempio, i nativi americani appartenenti alla tribù dei Navajo, a me nota perché da adolescente leggevo i "giornaletti a fumetti" dedicati al ranger del Texas  Tex Willer, noto anche col nome indiano "Aquila della notte": era pure capo supremo delle tribù Navajos.

La moglie di Tex si chiamava Lilyth, era una principessa indiana, figlia di Freccia Rossa. Morta in giovane età, Tex rimase fedele alla sua memoria e non volle più sposarsi.

Dall'unione di Tex con Lilyth nacque Kit. Sempre insieme al padre. Con loro due il ranger Kit Carson e Tiger Jack, l'indiano navajo, abile a sparare, a seguire le tracce e a usare il tomahawk. 


Tex e i pards

In quella tribù (e in altre di quell'ambiente sociale) l'identità personale non era separabile dal contesto sociale e ambientale. I valori di reciprocità, condivisione e responsabilità verso il gruppo erano alla base dell'organizzazione sociale. I beni, le risorse e le responsabilità erano distribuiti e condivisi in modo tale da mantenere l'equilibrio e la coesione all'interno del gruppo.

Nel nostro tempo quei nativi americani non hanno più quell'organizzazione sociale e quei valori.
#84
Riflessioni sull'Arte / Re: "Amor vincit omnia"
04 Marzo 2025, 10:55:18 AM
Nel precedente post ho citato la parola ècloga (va bene anche ègloga) con riferimento alla poesia "bucolica" che celebra la vita pastorale e agreste. Adesso su tale tema vi offro in visione un dipinto allegorico.




Questo dipinto ad olio su tela fu realizzato  nel 1890 dal pittore statunitense Kenyon Cox (1856 – 1919). L'opera è titolata "An ecloque" (= Una egloga), Smithsonian American Art Museum.

E' una scena agreste con  quattro donne in ozio: due sono sedute e  raffigurate nude, altre due sono in piedi, affettuosamente vicine, una indossa un bianco  "accappatoio" plissettato cinto alla vita, l'altra,  ha un abito rosso, disceso fin sotto la zona pubica. 

Sulla sinistra  si vede un uomo parzialmente nudo che torna dalla caccia insieme al cane. Sorregge una lancia sulle spalle,  un panno bianco  lo copre in modo trasversale dalla spalla sinistra  alla gamba destra.
#85
Riflessioni sull'Arte / "Amor vincit omnia"
02 Marzo 2025, 18:06:54 PM
Il poeta di epoca romana Publio Virgilio Marone, più noto come "Virgilio",  nelle  "Bucoliche" (silloge di dieci carmi, detti "eclogae" = poesie scelte, caratterizzati dall'ambientazione agricola e pastorale),  dedica la decima  ecloga all'amico Cornelio Gallo per consolarlo del suo amore infelice per Licoride, e fra l'altro gli dice: "Omnia vincit amor et nos cedamus amori" = "Tutto vince l'Amore, e noi cediamo all'Amore " (verso 69).

La locuzione latina ispirò Michelangelo Merisi, detto Caravaggio,  per realizzare il dipinto titolato: "Amor vincit omnia", commissionato dal marchese Vincenzo Giustiniani, che lo pagò 300 scudi.


Caravaggio, "Amor vincit omnia", olio su tela, 1602 – 1603, Gemäldegalerie (= Galleria dei dipinti), Berlino.

Quest'opera raffigura "Amore vincitore" che sorride e guarda verso di noi.  E' nudo, con le gambe aperte, alato. Nella mano destra ha una freccia.

In terra ci sono una partitura musicale, strumenti musicali, il compasso, la squadra, lo scettro che rimanda alla sovranità del marchese Giustiniani sull'isola di Chio, ceduta dopo l'assedio turco nel 1566; altri oggetti che forse alludono all'interesse del committente per l'astronomia,  l'astrologia, ed altro. 


Guardando da vicino lo spartito musicale si vede una lettera V maiuscola. È un'allusione al nome del committente: Vincenzo !



Come modello per questo dipinto  posò il garzone Francesco Boneri, detto "Cecco" che poi si dedicò alla pittura. Fu allievo e, secondo molti, anche amante del Merisi.

Dal suo maestro apprese, oltre che le tecniche pittoriche, anche l'uso delle armi, ed ebbe denunce per ferimenti vari. Anche Cecco era frequentatore di taverne e sovente usava il pugnale.
#86
Tematiche Spirituali / "Ateismo cristiano"
01 Marzo 2025, 21:51:58 PM
Il  filosofo marxista e sociologo sloveno Slavoj Žižek,  teorico dell'ateismo cristiano, al quale ha dedicato quattro libri, l'ultimo  dei quali l'ha pubblicato recentemente ed è titolato: "Ateismo cristiano. Come diventare veri materialisti" (edit. Ponte alle Grazie), dice he per il cristianesimo ciò che muore sulla croce non è soltanto un messia, un rappresentate di Dio. "Non è come se Dio se ne fosse stato lassù, mentre noi siamo qui, e avesse detto, duemila anni fa, va bene, cerchiamo di redimere l'umanità, e poi, visto che non ha funzionato, disse a Gesù, figlio mio torna da me, magari proverò ancora più avanti".
 
 Ed ancora: Cosa significa servire Dio ? Se dico "Sto servendo Dio, presumo di sapere che cosa Dio vuole ! Significa che sono in diretto contatto con Dio. Secondo lo scrittore cattolico Gilbert Keith Chesterton un vero cristiano non può mai pretendere di sapere cosa vuole Dio".
 
 "Dio lo sa che se l'umanità scompare, muore anche lui".
 
 Gesù sulla croce gridò: "Eloì, Eloì, lemà sabactàni" (= Dio mio, perché mi hai abbandonato ?). Žižek dice: "Solo nel cristianesimo Dio stesso, abbandonato da Dio, per un momento è ateo". 

 
 E a proposito di ateismo..., vi ricordate l'aneddoto , forse vero, di quando Napoleone I Bonaparte chiese al matematico e astronomo francese Pierre-Simon Laplace perché nella sua teoria sull'universo, descritta nel libro "Exposition du système du monde", pubblicato nel 1796, non fosse accennato Dio ?
 
 Napoleone gli disse: "Newton ha parlato di Dio nel suo Libro. Ho già sfogliato il vostro e non ho trovato questo nome una sola volta".
 
 L'ateo Laplace gli rispose: "Citoyen Premier Consul, je n'ai pas eu besoin de cette hypothèse" (= "Cittadino Primo Console, non ho avuto bisogno di questa ipotesi").
 
 Napoleone, molto divertito, raccontò la risposta di Laplace al matematico e astronomo Joseph-Louis Lagrange (il suo vero nome era Giuseppe Luigi Lagrancia, nato a Torino nel 1736; un italiano naturalizzato francese), il quale esclamò: "Ah ! Questa è una bellissima ipotesi; essa spiega molte cose".
 
 In realtà non è chiaro, stando anche ai commentatori dell'epoca, se la risposta di Laplace a Napoleone fosse da intendersi come un proclama di ateismo oppure come il rifiuto di introdurre nella filosofia della natura un "Essere Supremo" che intervenendo in continuazione nell'universo fosse garante dell'ordine cosmico, come era ritenuto necessario ad esempio da Newton.
 
 Comunque, quali che fossero le convinzioni di Laplace sull'esistenza di Dio, egli fu convintamente anti cristiano.
#87
Storia / Schola praeconum (Scuola degli araldi)
21 Febbraio 2025, 09:17:09 AM
Schola praeconum (Scuola degli araldi)

Cliccare sul link

https://colosseo.it/area/schola-praeconum/

"In epoca imperiale, il versante meridionale del Palatino (lato Circo Massimo) fu interessato da diversi interventi, prima ad opera di Augusto, poi della dinastia dei Flavi (che vi costruì la Domus Augustana, la Domus Flavia e il Paedagogium, una sorta di collegio per gli schiavi imperiali) e infine di quella dei Severi che aggiunsero nuove costruzioni e intrapresero una ristrutturazione generale dell'area.

Proprio ai Severi, e quindi al III secolo d.C., risale l'edificio della cosiddetta Schola Praeconum, tornata parzialmente alla luce alla fine dell'Ottocento. Situata nella terrazza più bassa di questa porzione del colle e affacciata sul Circo Massimo, del cui asse segue l'orientamento, la Schola era stata costruita riutilizzando in parte ambienti di epoca precedente. Gli scavi intrapresi negli anni Trenta del Novecento permisero di chiarire meglio la planimetria dell'edificio, composto da tre ambienti principali coperti a volta, affacciati su una corte rettangolare circondata da un portico. Un pilastro angolare e una colonna in marmo cipollino sono ancora visibili in situ. Le più recenti indagini archeologiche hanno condotto al rinvenimento anche di una struttura absidata, ancora di incerta funzione.

La stratigrafia e le decorazioni pittoriche e musive conservate in uno dei tre ambienti (il vano F) testimoniano la continuità d'uso dell'edificio almeno fino al V secolo d.C., prima che i frequenti terremoti documentati fino al VI secolo determinassero una serie di crolli.

La decorazione pittorica è la più antica: un fregio dipinto con il prospetto di un edificio adorno con colonne fra le quali compaiono alcune figure maschili ad altezza naturale, vestite in abiti servili e intente a reggere in mano oggetti come un bastone o un serto di fiori e a impartire ordini, in un contesto che si riferisce forse a un banchetto.

In un periodo successivo, le pareti furono rivestite di lastre di cipollino e sul pavimento venne steso un grande mosaico su cui si stagliano 8 personaggi maschili vestiti con tuniche corte e organizzati in due gruppi di quattro, con in mano un caduceo (emblema del dio Mercurio, araldo degli dei), uno stendardo, un bastone.
Furono proprio i simboli presenti in questo straordinario mosaico in tessere bianche e nere a indurre gli archeologi, già da fine Ottocento, a identificare le figure rappresentate con gli araldi o banditori pubblici ("praecones" in latino), uomini liberi riuniti in collegi, protetti dallo Stato e utilizzati per annunciare cerimonie e processioni (religiose o genericamente pubbliche) o per proclamare i vincitori di giochi e gare.

Pur permanendo un margine di incertezza, la vicinanza al Circo Massimo e il diretto collegamento a nord con il Paedagogium convalidano l'ipotesi che l'edificio fosse la sede del collegio degli araldi degli spettacoli nel Circo, realizzata nella zona più connessa con le loro mansioni, il Palatino e il Circo Massimo.
Il pavimento è d'inizio del IV secolo d.C., quando l'imperatore Massenzio intraprese un'ulteriore ristrutturazione dell'area.

Dal mese di febbraio 2025 la Schola ha aperto al pubblico. L'accessibilità al sito è garantita da una nuova rampa che termina nella sala affrescata e mosaicata, davanti a una vetrata che consente di ammirare gli apparati decorativi; ad accogliere il pubblico è anche installata una mappa tattile con la planimetria della Schola, i nuovi resti archeologici e brevi testi in italiano, inglese e braille".

Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale del Parco archeologico del Colosseo.
#88
Varie / Gli occhi
20 Febbraio 2025, 09:03:43 AM
Gli occhi: ponte silenzioso verso gli altri e intensa via di comunicazione non verbale.




Vengono descritti  anche nella poesia e nella simbologia.

Il drammaturgo di epoca romana Publilio Siro, vissuto nel I sec. a. C. scrisse circa 700 aforismi, raccolti nelle "Sententiae" (Le sentenze), tratte dai sui lavori teatrali.  Uno di quegli aforismi riguarda gli occhi: "Oculi occulte amorem incipiunt, consuetudo perficit" = gli occhi di nascosto danno inizio all'amore, la consuetudine lo completa.

Lo sguardo  riflette le emozioni, i sentimenti, se si è allegri o tristi,  contribuisce a rendere intensa la relazione amorosa.

Alcuni movimenti oculari, come  la dilatazione o il restringimento della pupilla, non sono controllabili volontariamente, ciò permette di comprendere  se gli occhi comunicano tenerezza, timidezza, benevolenza, compassione, ecc.,  oppure intenzioni e atteggiamenti di arroganza, disprezzo, violenza, come si può vedere nello sguardo terribile e pietrificante della Medusa dipinta da Caravaggio.


Caravaggio, scudo con testa di Medusa, olio su tela montata su uno scudo convesso di legno di pioppo,  1598 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze.

La testa della Medusa o Gorgone è l'allegoria della prudenza e della sapienza.
#89
Riflessioni sull'Arte / Re: Madonna della melagrana
17 Febbraio 2025, 16:59:05 PM
Ciao Adalberto,

conosco la figura considerata la prima immagine mariana col Bambino. E' a Roma nelle catacombe di Priscilla.

Nei precedenti post ho descritto non la prima immagine di Maria col Figlio, ma una  delle numerose tipologie a lei  dedicate: la Madonna della melagrana.

Alla più antica immagine dedicata alla Natività dedicai un post in un topic, non so in quale sezione sia, perciò te lo ripropongo.

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La più antica immagine mariana e della Natività è a Roma, nelle catacombe di Priscilla, in via Salaria.



Affresco del III secolo. E' la più antica rappresentazione della nascita di Gesù E' nella volta di una nicchia, in corrispondenza di un loculo nel cosiddetto "arenario centrale", dove i cristiani scavarono le loro sepolture tra la fine del II e gli inizi del III secolo.
 
 Il piccolo dipinto rappresenta la Vergine con il Bambino e fu eseguito tra il 230 e il 240.
 
 La Madre di Gesù indossa la tunica a maniche corte ed ha il capo velato. E' seduta e tra le braccia ha il Bambino. E' raffigurata mentre allatta il neonato, che sembra voltarsi improvvisamente verso un individuo, che non è San Giuseppe ma un profeta. forse Isaia, o Balaam, oppure Michea. Quello sguardo del Bambino è considerato l'anello di congiunzione del Vecchio Testamento col Nuovo Testamento.
 
 In quegli anni la continuità ed unità tra i due Testamenti nel Cristo era argomento di dialogo fra i cristiani dotti residenti a Roma nella prima metà del III secolo.


 Pretendevano la nascita di Gesù il Messia atteso dagli Ebrei.
 
 Per quanto riguarda il profeta, indossa la tunica exterior e il pallio (mantello quadrangolare). Nella mano sinistra tiene un rotolo di pergamena, con il dito indice della mano destra indica verso l'alto una stella, sopra la testa di Maria.


Nel libro del profeta Isaia ci sono pericopi che furono  interpretate con ardita immaginazione dai cristiani dei primi secoli come riferimenti a Gesù di Nazaret. Per esempio quando Isaia promise ad Acaz (re della Giudea dal 732 a.C. circa al 716 a.C. circa) un segno che il suo oracolo era veritiero. "Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele" (7, 14), in ebraico 'Immanu'el, significa "Dio è con noi". E' il nome con cui il profeta Isaia chiama il futuro Messia, ed è menzionato per la prima volta nella Bibbia (Is 7, 14 e 8, 8, perciò  fu usato dall'evangelista Matteo come appellativo di Gesù: "Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi" (1, 23).

Alcuni  studiosi sostengono la tesi che il profeta sia Balaam, perché nel suo quarto carme oracolare c'è una frase che la tradizione giudaica ha considerato come annuncio messianico: Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele" (24, 17).

Altri, invece, affermano che sia Michea (VIII sec. a. C., contemporaneo dei profeti Isaia ed Osea) il quale, secondo i cristiani dei primi secoli profetizzò la nascita del Signore a Betlemme: "E tu, Betlemme di Èfrata, / così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, / da te mi uscirà colui / che deve essere il dominatore in Israele; / le sue origini sono dall'antichità, / dai giorni più remoti.

Perciò Dio li metterà in potere altrui /  fino a quando partorirà colei che deve partorire; / e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d'Israele" (Mi 5, 1 – 2).

Forse  questo affresco parietale nell'arenario centrale non allude alla realizzazione della profezia ma solo all'annuncio messianico.


#90
p. s. per Adalberto.

L'evoluzione nella piana del Sele  dell'immmagine di Hera con la  melagrana nella mano destra la puoi vedere nell'altro topic dedicato alla Madonna della Melagrana, nella stessa sezione dedicata all'arte.