Dalle "malmaritate" alle "ammantate".
La basilica di Santa Maria sopra Minerva, detta brevemente " la chiesa della Minerva" fu anche "teatro" delle cerimonie per la consegna della dote alle "povere zitelle" che volevano sposarsi o monacarsi. Al rituale partecipava il papa che qui giungeva in fastoso corteo ogni 25 marzo, giorno dedicato, secondo il calendario liturgico, alla memoria della "Santissima Annunziata".
Prima della solenne celebrazione eucaristica cantata, numerose fanciulle si riunivano nella vicina piazza Santa Chiara per la cosiddetta "processione delle ammantate", in fila per due. Dovevano indossare un mantello bianco (perciò dette "ammantate"); avere sul capo un bianco velo che lasciava scoperti soltanto i loro occhi; tenere un cero in mano.

La processione iniziava da piazza Santa Chiara e finiva nella vicina basilica di Santa Maria sopra Minerva, che per l'occasione veniva addobbata.
Alla fine della messa le ragazze, con il cero in mano, dovevano prosternarsi davanti a "Sua Santità" per il bacio della sua "sacra pantofola" nel "sacro piè".

Dopo il rituale del bacio, il pontefice consegnava loro un piccolo sacchetto di tela di colore bianco con dentro la dote: 50 scudi per quelle che intendevano sposarsi, 100 scudi per quelle che volevano diventare suore o monache.
L'Arciconfraternita riuscì a salvare circa duecentomila ragazze modificando favorevolmente la loro vita fino al 1870, quando lo Stato Pontificio fu eliminato e Roma scelta come capitale d'Italia.
Quel tradizionale rito, detto "delle zitelle o "zite" fu voluto dall'influente cardinale domenicano spagnolo Juan de Torquemada. Fu lui nel 1460 ad istituire l'Arciconfraternita della Ss. Annunziata, il cui scopo era quello di compiere opere di carità, come quella di salvare le giovani che per mancanza di mezzi venivano spesso indotte alla prostituzione.
Il pio sodalizio elaborava ogni anno degli elenchi nei quali potevano iscriversi le fanciulle che avevano compiuto 15 anni. Le ragazze appartenevano a famiglie povere o erano figlie di prostitute.
Duecento cittadini della predetta confraternita avevano il compito di sorvegliare le ragazze che avevano chiesto di essere aiutate.
Dopo tre anni di prova, e gli opportuni accertamenti, se ritenute meritevoli, alle "zitelle vergini, oneste e di buona reputazione" veniva concessa la dote.
Il 25 marzo, in occasione della Festa dell'Annunziata, le fortunate che superavano la selezione avevano il diritto di partecipare alla processione e ricevere il sussidio al termine della cerimonia sopra descritta.
La dote variava a seconda del bilancio dell'arciconfraternita, a volte riusciva ad offrire fino a 600 donazioni in un anno, tramite le numerose offerte da parte di pontefici, cardinali, vescovi, nobili e ricchi cittadini.
Tra questi è degno di menzione il cospicuo lascito testamentario di 30.000 scudi, corrispondente in pratica al proprio intero patrimonio, disposto da papa Urbano VII. Morì il 27 settembre 1590 a causa della febbre malarica, senza aver fatto in tempo ad essere incoronato come papa-re.
A Roma, risultati migliori rispetto alla detenzione in carcere e alla repressione furono ottenuti da iniziative di tipo sociale e assistenziale da parte dei Gesuiti o degli Oratoriani di San Filippo Neri, per esempio la Pia Casa di accoglienza per le cortigiane pentite, oppure l'Ospizio per le Vergini Miserabili presso la chiesa di Santa Caterina dei funai (= creatori di cordami) che accoglieva bambine figlie di prostitute sottratte anche con la forza alle loro madri, educate per sette anni, poi fornite di dote e maritate.
A sostenere l'opera di redenzione per le cortigiane pentite c'erano anche, come già detto in un precedente post, la "Compagnia della Grazia" oppure la "Confraternita di Santa Marta" dedita anche alle donne che intendevano redimersi senza l'obbligo conventuale.
La basilica di Santa Maria sopra Minerva, detta brevemente " la chiesa della Minerva" fu anche "teatro" delle cerimonie per la consegna della dote alle "povere zitelle" che volevano sposarsi o monacarsi. Al rituale partecipava il papa che qui giungeva in fastoso corteo ogni 25 marzo, giorno dedicato, secondo il calendario liturgico, alla memoria della "Santissima Annunziata".
Prima della solenne celebrazione eucaristica cantata, numerose fanciulle si riunivano nella vicina piazza Santa Chiara per la cosiddetta "processione delle ammantate", in fila per due. Dovevano indossare un mantello bianco (perciò dette "ammantate"); avere sul capo un bianco velo che lasciava scoperti soltanto i loro occhi; tenere un cero in mano.

La processione iniziava da piazza Santa Chiara e finiva nella vicina basilica di Santa Maria sopra Minerva, che per l'occasione veniva addobbata.
Alla fine della messa le ragazze, con il cero in mano, dovevano prosternarsi davanti a "Sua Santità" per il bacio della sua "sacra pantofola" nel "sacro piè".

Dopo il rituale del bacio, il pontefice consegnava loro un piccolo sacchetto di tela di colore bianco con dentro la dote: 50 scudi per quelle che intendevano sposarsi, 100 scudi per quelle che volevano diventare suore o monache.
L'Arciconfraternita riuscì a salvare circa duecentomila ragazze modificando favorevolmente la loro vita fino al 1870, quando lo Stato Pontificio fu eliminato e Roma scelta come capitale d'Italia.
Quel tradizionale rito, detto "delle zitelle o "zite" fu voluto dall'influente cardinale domenicano spagnolo Juan de Torquemada. Fu lui nel 1460 ad istituire l'Arciconfraternita della Ss. Annunziata, il cui scopo era quello di compiere opere di carità, come quella di salvare le giovani che per mancanza di mezzi venivano spesso indotte alla prostituzione.
Il pio sodalizio elaborava ogni anno degli elenchi nei quali potevano iscriversi le fanciulle che avevano compiuto 15 anni. Le ragazze appartenevano a famiglie povere o erano figlie di prostitute.
Duecento cittadini della predetta confraternita avevano il compito di sorvegliare le ragazze che avevano chiesto di essere aiutate.
Dopo tre anni di prova, e gli opportuni accertamenti, se ritenute meritevoli, alle "zitelle vergini, oneste e di buona reputazione" veniva concessa la dote.
Il 25 marzo, in occasione della Festa dell'Annunziata, le fortunate che superavano la selezione avevano il diritto di partecipare alla processione e ricevere il sussidio al termine della cerimonia sopra descritta.
La dote variava a seconda del bilancio dell'arciconfraternita, a volte riusciva ad offrire fino a 600 donazioni in un anno, tramite le numerose offerte da parte di pontefici, cardinali, vescovi, nobili e ricchi cittadini.
Tra questi è degno di menzione il cospicuo lascito testamentario di 30.000 scudi, corrispondente in pratica al proprio intero patrimonio, disposto da papa Urbano VII. Morì il 27 settembre 1590 a causa della febbre malarica, senza aver fatto in tempo ad essere incoronato come papa-re.
A Roma, risultati migliori rispetto alla detenzione in carcere e alla repressione furono ottenuti da iniziative di tipo sociale e assistenziale da parte dei Gesuiti o degli Oratoriani di San Filippo Neri, per esempio la Pia Casa di accoglienza per le cortigiane pentite, oppure l'Ospizio per le Vergini Miserabili presso la chiesa di Santa Caterina dei funai (= creatori di cordami) che accoglieva bambine figlie di prostitute sottratte anche con la forza alle loro madri, educate per sette anni, poi fornite di dote e maritate.
A sostenere l'opera di redenzione per le cortigiane pentite c'erano anche, come già detto in un precedente post, la "Compagnia della Grazia" oppure la "Confraternita di Santa Marta" dedita anche alle donne che intendevano redimersi senza l'obbligo conventuale.