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Messaggi - maral

#76
Citazione di: Fharenight il 15 Luglio 2017, 13:19:16 PM
Maral, lascia perdere la tua ideologia, ormai è fallimentare sotto tutti gli aspetti, ti conviene rivedere le tue convinzioni se non vuoi apparire uno che è contro il proprio popolo; vai a fare questi tuoi discorsi tra la gente, per strada, nelle piazze, se hai coraggio...
Si possono richiamare in patria i tantissimi italiani costretti ad emigrare piuttosto, basterebbe averne a cuore ed interessarsi con politiche adeguate, inoltre si possono incentivare le nascite (come fece Mussolini)... Farsi invadere e trovare pure certi pretesti è poco dignitoso.

Sia noi che gli immigrati abbiamo bisogno di lavorare e di lavorare nel proprio paese, non essere costretti ad emigrare e fare gli schiavi all'estero. Ma i sinistri ragionano solo per ideologia, non vedono altro, per loro l'importante è creare il melting pot, cosí si sentiranno soddisfatti e realizzati. Ma andassero a zappare i sinistri... se la sanno usare la zappa.
Lasciala perdere tu la tua ideologia becera che, te ne renda conto o meno, è quella che davvero distrugge il proprio popolo, esattamente come accadde nell'Italia fascista e nella Germania nazista, quando il pericolo era indicato nell'Africano e nell'Ebreo.
Oggi, come un tempo, i traditori sono i sostenitori di una pulizia etnica che si addice solo ai cimiteri in cui evidentemente si sentono a casa propria. I veri sinistri, letteralmente personaggi sinistri, siete voi, anche se vi immaginate di collocarvi politicamente a destra, una pseudo destra tribale che fissa dimora negli anfratti anali della psiche e della storia.
Nessuno dovrebbe essere costretto a emigrare, questo è indubbio, ma tutti non siamo che migranti ed essendo tali per sopravvivere dovremmo sentirci pronti ad accoglierci reciprocamente, a darci sostegno l'un l'altro, chiunque sia l'altro, scoprendoci nella complementarietà che tiene insieme le nostre insostituibili diversità anziché gettarci gli uni contro gli altri in nome di quelle diversità fino al reciproco annientamento.
#77
Direi che si tratta del solito osceno pasticcio all'Italiana, perché i termini dell'operazione Triton dovevano essere discussi pubblicamente e la contropartita economica adeguatamente pianificata nell'utilizzo e non usata a spot per fini essenzialmente propagandistici (i famosi 80 euro di mancia pre elettorale), contrabbandando l'accordo come un grande successo internazionale. Se è un tradimento, è il solito tradimento della democrazia da parte di chi governa e qui sta tutto l'inganno.
Quanto al problema dei migranti economici, che è diventato uso far passare come la matrice di tutti i mali, occorre tener presente che in questo paese, con il sempre più marcato calo del rapporto tra popolazione attiva e non attiva, sono assolutamente necessari per mantenere il welfare esistente. L'aumento di popolazione che si registra in Italia negli ultimi anni, con tutti gli arrivi di cui ci si lamenta, considerando il tasso di mortalità e di emigrazione, è stato di circa soli 30000 persone/anno, un'inezia rispetto alla popolazione residente. e i calcoli dell'Istat dimostrano che l'attuale tasso di immigrazione è a malapena funzionale  dal punto di vista demografico:

Il grosso problema è però la legge vigente (la Bossi Fini) che di fatto rende impossibile in questo paese l'accesso degli immigrati al mercato del lavoro non clandestino per cui alla richiesta si supplisce con periodiche sanatorie, ancora in puro stile italiano. La conseguenza è che i flussi di clandestini aumentano e restano al di fuori di qualsiasi pianificazione o controllo, con tutti i problemi che derivano dalla clandestinità, comprese le connessioni con la malavita organizzata. Ancora una volta la legge in questo paese vale solo come un puro proclama propagandistico sempre contraddetto da pratiche di segno opposto che fanno leva su favoritismi e corruzioni condivise a ogni livello e dalle quali sembra non sia proprio possibile esimersi.
Per quanto riguarda i rimpatri di coloro ai quali non è riconosciuto lo status di rifugiato, ovvero la protezione sussidiaria o umanitaria, a parte il principio di non refoulement imposto dal diritto internazionale, è una questione che comporta l'esistenza di accordi con i governi degli stati di destinazione (possibili solo se esistono) e ha un costo ingente, oltre a richiedere mezzi e strutture altamente efficaci. Alla luce di serie considerazioni il tanto sbandierato "rimandiamoli dove sono venuti" è solo l'ennesimo slogan propagandistico volto solo a circuire i gonzi in previsione delle prossime elezioni. Per ora il "rimpatrio obbligatorio", nella stragrande maggioranza dei casi significa solo lasciamoli nella totale clandestinità sul territorio, in una sorta di invisibilità puramente formale, come in un romanzo kafkiano.

Molto interessante sull'argomento l'intervista a Emma Bonino, persona seria e sempre lucida, ieri sera su La 7:
http://www.la7.it/in-onda/rivedila7/in-onda-14-07-2017-218465
#78
Tematiche Filosofiche / Re:Fenomeno per Heidegger
15 Luglio 2017, 11:38:25 AM
Mi par di capire che se per Heidegger il fenomeno è "ciò che si manifesta in se stesso", offrendosi senza mediazione, l'Erscheinung è l'ordine mediato che, con la simbolizzazione, si oppone all'automanifestazione immediata per cui ciò che appare si manifesta solo come un rimando a qualcosa che non appare. Quindi Erscheinung esprime un apparire mediato del fenomeno che da un lato accenna all'automanifestazione immediata dell'Essere nell'Ente e dall'altro la occulta istituendo una valenza simbolica (si veda https://books.google.it/ pp.74,75).
A questo punto la parvenza (Schein) consiste nel prendere erroneamente la valenza mediante del simbolo come l'originario dato immediato dell'automanifestazione dell'Essere, come il fenomeno stesso che pertanto viene preso per ciò che non è, ridotto alla sua mera parvenza.
#79
Citazione di: Fharenight il 15 Luglio 2017, 00:19:37 AM
Altamarea,  nel mondo cattolico (o meglio, cristiano) oramai c'è una frattura piuttosto profonda, causata proprio da questo papa. Per me il papa rimane Ratzinger. Questo attuale, cattocomunista è stato messo apposta perché è piú consono alle oligarchie europee. Secondo me è giunto il momento di fare un'altra rivoluzione francese in tutta Europa, questa volta spazzerei via islamici e cattolici insieme,  insieme a questi è necessario spazzare i parassiti e traditori del popolo: la sinistra che sta spadroneggiando e distruggendo pressoché indisturbata dal dopoguerra ad oggi. Ogni regime ha un inizio, favorito dalle circostanze, un suo sviluppo, poi, quando diventa ormai fallito e fallimentare perché crea molti piú danni che benefici, allora deve morire, o di suo, o con la forza; cadaveri che succhiano linfa e dignità non sono accettabili.
Ormai la gente è stufa ed  esasperata, ci mancano solo leader capaci e coraggiosi...


Figuriamoci se a Fhareneight poteva piacere un papa che si ispira a San Francesco (anche lui sicuramente catto comunista, basta guardare come andava vestito). Non per niente quel San Francesco di cui si dice, che ai tempi del bellicoso e interessato fanatismo crociato, sia andato a parlare con il Sultano d'Egitto e pare che siano pure riusciti a mettersi d'accordo (uno dei rari successi della cristianità in quei luoghi e tempi), come può anche capitare quando gli interlocutori sono persone intelligenti e non demenzialmente fanatiche.
http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/notizie/cultura/san-francesco-e-il-sultano--2149#.WWlM3f-tScw
#80
Per mantenerci in tema ecco qualche dato e considerazione preliminare sul fenomeno della migrazione che avviene principalmente sulla direttrice sud-sud con il 37% di spostamenti e sud-nord con il 35%).
Attualmente si stimano che nel mondo ci siano circa 65,3 milioni di persone (dati 2015) costrette a migrare non per loro volontà (certamente aumenteranno con i cambiamenti climatici in corso di cui siamo i principali responsabili).
https://www.youtube.com/watch?v=GwxvWaAhOGY
Di questi 21,3 milioni sono rifugiati, 40,8 sono migranti interni (si spostano nel loro paese) e 3,2 sono richiedenti asilo.
E questi sono i primi 10 paesi di origine dei rifugiati (dati fine 2015), in ordine crescente: Colombia, Eritrea, Birmania, Repubblica Centrafricana, DR del Congo, Sudan, Sud Sudan, Somalia, Afghanistan e Siria.
Interessante notare che la Siria ai tempi del conflitto iracheno era uno dei maggiori paesi ospitanti profughi.
Ma credo sia ancor più interessante considerare quali sono i dieci paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati in rapporto alla popolazione locale:

Al primo posto c'è il Libano con il 18,3%. Tra i paesi europei compaiono al nono e decimo posto la Svezia e Malta con l'1,7%.
In termini assoluti invece prevale la Turchia, seguita dal Pakistan. Entro i primi 10 non c'è alcun paese europeo, mentre sono presenti diversi paesi africani (Congo compreso) e l'Iran:

La fonte dei dati è UNHCR.
#81
Citazione di: altamarea il 14 Luglio 2017, 16:25:48 PM
Questo vescovo di Lecce ed il pontefice dicono che Gesù Cristo è in attesa di essere riconosciuto nei migranti. Ecco a cosa può condurre una religione, ai vaneggiamenti ?

Chissà, forse vaneggiava anche l'evangelista che ha scritto una roba del genere Mt(25, 31-46):

[31]Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. [32]E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, [33]e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. [34]Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. [35]Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, [36]nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. [37]Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? [38]Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? [39]E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? [40]Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. [41]Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. [42]Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; [43]ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. [44]Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? [45]Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. [46]E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

E il bello è che pure Cristo fu un "rifugiato" costretto a migrare con tutta la Sacra Famiglia (in Egitto, si dice. Ai tempi probabilmente gli Egiziani erano più disposti all'ospitalità verso i profughi degli attuali Europei, che peraltro hanno riempito tutto il mondo dei loro migranti, soprattutto economici).
Immagina Giuseppe che bussa alla porta di un Egiziano e si senta rispondere: tornatene da Erode, che poi noi ti aiutiamo a casa tua ...

#82
Citazione di: Fharenight il 14 Luglio 2017, 12:25:37 PM
Accompagnate dagli stessi genitori, le bambine e ragazzine venivano consegnate ai dottori convinte di doversi sottoporre a visite di routine, per poi scoprire di dover essere subire l'infame tortura. "Libertà religiosa", è così che intende liquidare la storia la difesa dei tre imputati membri del Dawoodi Bohra, una setta islamica indiana. Con buona pace di chi è convinto che l'odiosa pratica non c'entri con l'islam.
Infatti non c'entra con l'Islam.

CitazioneIl Pakistan è uno stato islamico con una popolazione stimata intorno ai duecento milioni di abitanti. I cristiani sono una piccola percentuale di questa popolazione stimata intorno all'1,6%.
Un tempo i cristiani  venivano chiamati 'Isa' dai musulmani. Un appellativo non gradito, poiché Isa per l'Islam rappresennta il nome di Gesù: profeta come tanti e non il Figlio di Dio come invece è per i cristiani.
Questo nome era anche riportato sulle carte d'identità nazionali. Dopo anni di lotta si è riusciti a far cambiare ciò e oggi nelle carte di identità i cristiani vengono riconosciuti come 'Masihi', la parola che in Urdu sta per 'Cristo'. Purtroppo, ancora oggi non tutti chiamano i cristiani con questa parola.
E allora? L'Islam non considera Gesù uno dei tanti profeti, ma il maggior profeta prima di Maometto. Al contrario dei cristiani che considerano Maometto il peggior farabutto e chiamano gli islamici maomettani. Ma non credo che per questo i musulmani si siano mai offesi.

CitazioneMolti sanno delle persecuzioni che i cristiani residenti in Pakistan si trovano ad affrontare ogni giorno ma non tutti sanno quali sono in concreto le difficolà e le lotte che costoro affrontano quotidianamente.
La vita in Pakistan per il cristiano non è facile ed è attraverso la fede che i cristiani riescono a sopravvivere all'interno della comunità islamica.
http://silvanademaricommunity.it/quello-che-non-conoscete-dei-cristiani-pakistani/
Dopo che per secoli i cristiani come padroni colonizzatori e portatori del Verbo hanno combinato da quelle e da tante altre parti, non c'è da stupirsi. Purtroppo i debiti si pagano sempre, prima o poi, comunque. Ma forse hai ragione, dopotutto è meglio fare come fai tu, che, sperando di riuscire come imprenditrice del terrore, finisci sempre con il buttarla in ridere  ;D 
#83
Citazione di: Fharenight il 14 Luglio 2017, 01:00:32 AM
OLANDA

L'Eurabia ha una capitale: Rotterdam

"Qui interi quartieri sembrano Medio Oriente, le donne camminano velate, il sindaco è musulmano, nei tribunali e nei teatri si applica la sharia. Un grande reportage dalla città più islamizzata d'Europa
Balle, né nei tribunali né nei tribunali di Rotterdam si applica la sharia. Riconosco però che l'idea dei teatri è spassosa.

CitazioneMa si trovarono d'accordo – come poi riferì la Fallaci – nel riconoscere "l'odio di sé" che l'Europa mostra, il suo vuoto spirituale, la sua perdita d'identità, proprio mentre aumentano in essa gli immigrati di fede islamica.
Sarei curioso di sapere quale rimedio proponesse la Fallaci per riempire il vuoto spirituale europeo e restaurare lo spirito di identità.Se la ricetta magica è lasciar fuori gli immigranti islamici fa più ridere che pensa.

L'Olanda è un test di verifica straordinario. È il paese in cui l'arbitrio individuale è più legittimato ed esteso – fino al punto di consentire l'eutanasia sui bambini –, in cui l'identità cristiana si è più dissolta, in cui la presenza musulmana cresce più spavalda.

CitazioneQui il multiculturalismo è la regola. Ma drammatici sono anche i contraccolpi: dall'uccisione del leader politico anti-islamista Pim Fortuyn alla persecuzione della dissidente somala Ayaan Hirsi Ali, all'assassinio del regista Theo Van Gogh, condannato a morte per il film "Submission" di denuncia dei crimini della teocrazia musulmana. Il successore di Fortuyn, Geert Wilders, vive da sei anni protetto minuto per minuto dalla polizia.
Criminali ce ne sono ovunque e di qualsiasi fede, basti pensare alle migliaia di uccisi e perseguitati dalla nostra mafia, a tutti quelli minacciati di morte per cui è necessaria la protezione della polizia. Ma i criminali si perseguono per i loro crimini e non in ragione di etichette facenti riferimento preventivo a etnie o religioni. Almeno questo fa una società laica e civile.

CitazioneIn Olanda c'è una metropoli dove questa nuova realtà si vede a occhio nudo, più che altrove. Qui interi quartieri sono pezzi di Medio Oriente, qui sorge la più grande moschea d'Europa, qui nei tribunali e nei teatri si applica la legge islamica, la sharia, qui molte donne camminano velate, qui il sindaco è musulmano, figlio di un imam
.
Cos'è il fantastico regno del figlio dell'Imam? Ma quante belle favole. Anche a Londra il sindaco è musulmano? Che sia per questo che si sono separati dall'Europa?
E quella di Rotterdam l'hai presa dal manuale tascabile del piccolo imprenditore del terrore? 
CitazioneE di burqa se ne vedono tanti a Rotterdam.
Che notizia sconvolgente! Magari si vedono più minigonne, ma fa lo stesso.

CitazioneQui i pellegrini puritani sbarcarono con la Speedwell, che poi scambiarono con la Mayflower. Qui è iniziata l'avventura americana. Oggi c'è la sharia legalizzata."
I pellegrini puritani in lotta contro il fanatismo islamico! un bel match non c'è che dire!

Citazione"Bruxellistan". "Belgistan". "Molenbeekistan". Si sprecano ormai le definizioni per indicare la trasformazione di quel paese fatto di caffè, di teatri, di circoli municipali, di carillon, nella base delle stragi di Parigi del 13 novembre. Per usare il titolo del libro di Felice Dassetto, sociologo dell'Università cattolica di Lovanio, è "L'iris et le croissant" (il giaggiolo, il simbolo di Bruxelles, e la mezzaluna islamica). "Le antiche città del Belgio sono state le culle dell'arte e della cultura cristiana", ha scritto l'Economist qualche numero fa. "Ma così come il ruolo del cristianesimo è scemato, un nuovo credo, l'islam, sta guadagnando importanza".
Non c'è dubbio, sei in vena di comicità (e non mi stupisce se la tua fonte di ispirazione è "il foglio", un giornale che fornisce dei buoni canovacci fanta comici). Un po' mi dispiace però, è per il giaggiolo, ci ero così tanto affezionato.  :'(
#84
Citazione di: Fharenight il 13 Luglio 2017, 15:15:28 PM
Eh beh... certo, non è una novità. Nel Medio Evo c'erano zone conciate cosí in Europa.
No, no non nel medioevo, è proprio oggi che ci sono interi rioni, paesi e provincie in mano alla mafia a denominazione di origine controllata. e capita anche che i boss mafiosi siano cristiani di tutto rispetto, tanto che persino i santi portati in processione si inchinano passando sotto le loro finestre. Tutto questo oggi non nel medioevo. 
Ma veniamo alle altre ciance che propini indefessa, da vera imprenditrice della discriminazione e del terrore.

CitazioneLe femministe svedesi costrette ad abbandonare i quartieri di Stoccolma per le molestie dei mussulmani
Una notizia davvero sconvolgente! Ma capita da sempre anche nelle nostre parti e gli autori delle molestie non sono musulmani.

CitazioneI musulmani di Norvegia chiedono uno stato islamico separato
Questo lo vorrebbero pure molti dei nativi, la tradizione dei ghetti ha lunga tradizione in Europa e ha sempre suscitato molta simpatia.

CitazioneQuando i musulmani costituiscono 4-20% della popolazione, cominciano le richieste politiche, come la costruzione di moschee, minareti, il divieto di cerimonie cristiane ed eventi e celebrazioni di feste musulmane come il Ramadan.
Mai sentiti musulmani che qui chiedono ai cristiani di non celebrare feste o cerimonie cristiane.

CitazioneQuando i musulmani costituiscono oltre il 20% della popolazione inizia una guerra santa (jihad). Le Aree musulmane della città (ghetti)  diventano inaccessibili ai non musulmani. Comincia la piena attuazione delle leggi della Sharia ghetto insieme agli attacchi terroristici per la secessione e la creazione di uno stato islamico.
Neppure questo è mai successo, da nessuna parte, men che meno in Norvegia.

Le ipotesi sono due: o da nessuna parte si è mai superato il 3% di musulmani o la nostra imprenditrice del terrore racconta solo una marea di frottole.



#85
Citazione di: paul11 il 13 Luglio 2017, 18:00:48 PM
il problema è nel rapporto d'identità.
Fin quando l'uomo ha utilizzato la conoscenza nella tecnica per sopravvivere senza alterare le relazioni di identità di individuo e comunità, il modello poteva anche funzionare.
E' da quando la tecnica ha mutuato proprio i concetti identitari come: apparato, organismo, dispositivo, ecc, che il modello culturale ha ideologicizzato il concetto di tecnica o le relazioni sociali del rapporto individuo-società, ora le organizzazioni umane sono organicamente  asservite alla tecnica.Quindi dalla tecnica per migliorare la propria esistenza individuale sociale si è passati oltre ad un modello in cui l'individuo è accettato nella comunità in quanto il modello della tecnica è diventato identitario della comunità stessa.

Si può discutere sul pensiero di Severino, ma ha ragione che da quando si è accettato il divenire come verità e la realtà naturale , di fatto la tecnica diventa salvifica,Nelle contraddizioni c'è una coerenza logica di avere accettato a monte un sistema di idee portate avanti nelle prassi.
Quindi la tecnica non è più coadiuvante al sostentamento,ma diventa il Moloch il paradigma fondante  dell'intero sistema culturale attuale.

La risultante è che posso fare a meno di una mano se la tecnica mi ridà una protesi con  funzionalità  e utilitaristica (termini anch'essi mutuati nella tecnica) alla pari se non superiore.L'umanità è gia quasi automa perchè i tempi del metabolismo quotidiano i ritmi di vita li dà non più la natura, ma la tecnica che la sormonta.
In realtà si dovrebbe considerare che la tecnica ha sempre determinato le relazioni umane e quelle relazioni sociali in cui so leggono le culture e di cui ogni individuo non è che un prodotto. Ed è sempre a partire da queste forme culturali che si intende una natura, nell'uomo è sempre la cultura che definisce la natura, il suo altro che poi viene preso come origine che viene prima di ogni cultura. La cultura è già tecnica, da quando il primo ominide prese in mano un bastone per esplorare tra gli arbusti, da quando con la prima pietra si cominciò a scheggiare un'altra pietra per strappare il midollo da un osso, cosa che i denti e le mani non riuscivano a fare. E soprattutto da quando quegli arnesi, quelle protesi cominciarono a essere conservate per essere riutilizzati. Anche se ci sono scimmie che usano bastoni o pietre, nessuna le conserva per un riutilizzo, solo l'uomo lo fa e la conservazione dell'arnese segna l'inizio della tecnica.
Tecnica che è rito e dunque appartiene da subito alla dimensione del mito, dell'arte e della religiosità. Certo la tecnica implica il sentire di poter trasformare qualcosa secondo un progetto, ma nel medesimo tempo quello strumento stabilisce il progetto e trasforma pure il suo utilizzatore, che incomincia a vedere la natura in modo diverso, a entrare in un'altra natura, diversamente vissuta e diversamente sentita, con dei limiti che saranno definiti dalla tecnica, dal poter fare che essa manifesta.
La tecnica è la garanzia di un saper fare bene a mezzo di giuste prassi che si esercitano insieme e costruiscono così rapporti sociali, diventano linguaggi, perché il primo strumento tecnico è la parola e con le parole si pensa, senza poter dire se venga prima il pensiero o la parola, perché vengono probabilmente insieme, l'uno come strumento dell'altro.
Il problema che oggi ci si presenta non è  nella tecnica in quanto tale, dimensione per eccellenza della fenomenologia umana, ma sta nel fatto che in questa dimensione umana l'umano si trovi alienato in quanto va scoprendosi sempre più inadeguato alle stesse protesi che si è dato e di cui finisce per sentirsi a sua volta protesi, senza riuscire a scorgere alcuna effettiva identità in cui soggetto e protesi stiano insieme, costituendo un individuo (non diviso). Non c'è più rito o mito che regga: la tecnica vola e l'uomo che la fa volare le resta attaccato come una zavorra che va sempre più frantumandosi e disperdendosi.
#86
Citazione di: iano il 13 Luglio 2017, 17:21:46 PM
La mia mano o il mio smartphone sono mie protesi o io sono la loro protesi?
Il robot è la mia protesi o io sono la protesi del robot,o tutti e due insieme siamo la protesi di un sistema che ci ingloba?
E' un concetto complesso ed evanescente quello di identità per quanto non lo si possa eliminare, per quanto sempre si riduce a simbolo, a parte che sta per il tutto (si veda a questo proposito anche altre discussioni su questo forum, legate alla salvaguardia dell'identità).  E' complesso ed evanescente perché  sono gli altri a darcene il senso, è comunque quel sociale relazionale che ci racconta chi siamo e ci riflette, come in uno specchio, senza uno specchio e qualcuno che ci guarda non c'è identità.
Potrei essere una protesi della mia mano? Certo, ma non in questi termini, perché in questi termini non potrei parlare di una mia mano, perché io sarei quella mano, non potrei parlare di un mio smrtphone, perché io sarei quello smartphone, come non potrei nemmeno definire un mio corpo, perché io sarei quel corpo. La protesi esiste nel momento in cui una dualità mi si presenta, una dualità tra ciò che io sono e ciò che io non sono, ma che pur tuttavia mi permette di fare nel mio sentirmi soggetto di fronte allo strumento. Soggetto dunque che ha un corpo, che ha una mano, che ha uno smartphone e li sa usare.
Allora noi siamo protesi del sistema? Ne siamo parte, perché è il sistema che comunque ci costituisce per quello che siamo, che lo vogliamo o no è questo sistema che ci restituisce la nostra identità, che ci parla di noi e ci dice chi siamo. E' il sistema che prepara e determina la nostra resistenza al sistema grazie alla quale ci troviamo nella nostra nicchia in cui poter dire questo sono io nella mia irriducibile entità, anche se fossi solo una mano, perché la mano è l'unica cosa che conservo di sensibile.
E' vero, siamo dentro a un bel paradosso e tutta l'esistenza non è che il tentativo, sempre fallito di risolverlo e il paradosso è tutto nella domanda "chi sono?", una domanda a cui solo un altro mi può dare risposta, ma l'altro non sono io e dunque come potrà mai dirmelo? Come potrà mai indicarmi a me stesso? Saremo allora costretti a cercarci sempre nella presenza degli altri (protesi comprese) e, senza mai trovarci, costretti ogni volta a ritrovarci?
Probabilmente le formiche non hanno questo problema e le formiche sono felici, noi possiamo essere al massimo formiche infelici, ma con la speranza di ritrovarci in un "chi sono" e in questa fiducia sta tutta la nostra felicità, in essa riponiamo tutta la nostra fede. Ognuno è dentro un percorso nel formicaio in cui se ne intrecciano infiniti altri e non si può sperare di meglio. Il formicaio non ha scopi oltre la propria tautologia, noi sì. Ecco chi sono e chi sei.

#87
CitazioneL'islam non può concepire il non-islam se non come KUFR, pena la dissoluzione dell'islam stesso, lo dimostra quello che loro stessi predicano.
Certamente per un certo Islam è così, proprio come lo è per quei non islamici che non possono concepire l'Islam se non come inaccettabile, pena la dissoluzione della civiltà occidentale stessa.
CitazioneÈ Stoccolma la prima capitale europea dove si impone la sharia
Gli Svedesi scoprono che nelle aree più degradate si creano condizioni che favoriscono l'instaurarsi di regole diverse dalla legislazione nazionale e concentrazione di gruppi criminali? Non è certo una novità. In Italia ne abbiamo pluridecennale esperienza don diverse zone nelle città del nostro meridione controllate completamente dalla mafia, quartieri dove le forze di polizia evitano di metterci il naso. Sicuramente la cosa, sempre più comune in tutti i grandi agglomerati urbani, andrebbe risolta (cosa che nel nostro paese per quanto riguarda la mafia non si è mai riuscito a fare, anzi) più che puntando il dito sull'Islam, analizzando i motivi di degrado e alienazione che si verificano in questi agglomerati.
CitazioneNiente da fare, il Bangladesh ha legalizzato le spose bambine
E allora? Dichiariamo guerra al Bangladesh? Proibiamo a quelli del Bangladesh di trasferirsi da noi temendo che un domani, anche qui si venissero a istaurare tali barbari costumi che andrebbero ad affiancarsi al fiorente mercato nostrano della prostituzione minorile?
Non so, io mi preoccuperei piuttosto di tutta una serie di mancanze che ci affliggono relativamente al non rispetto dei diritti umani e per le quali la comunità europea continua a sanzionarci, poi magari si potrebbe pure pensare di sanzionare moralmente gli altri e non per non essere adeguatamente ipocriti quanto noi riusciamo a essere.
   
#88
La questione è interessante: quand'è che una mano diventa la mia mano, tanto da poter dire che non c'è differenza tra me e la mia mano, che io sono anche quella mano o, al contrario, cessa di essere la mia mano e dunque mi appare come qualcosa di totalmente estraneo appiccicata al mio corpo?
La tecnica da sempre fornisce protesi all'uomo e una protesi ben fatta è una protesi che non è più una protesi, che diventa parte integrante di me e di conseguenza io, con la protesi, non sarò più quello che ero prima, ma allo stesso tempo sarò sempre io nella mia nuova integrità in cui continuerò a riconoscermi come un intero.
C'è però un problema: perché questo accada occorre esercizio continuo, occorre pratica, occorre il giusto tempo che consenta di prendere abitudine.
Se consideriamo questi aspetti è possibile capire il motivo della alienazione che presenta il mondo tecnologico attuale, che non sta nella tecnica, non sta nelle protesi che essa da sempre fornisce all'uomo, a cominciare dal primo bastone o dal primo sasso afferrato da un antico ominide per scheggiare un'altra pietra, tanto da poter dire che la tecnica è davvero l'essenza dell'uomo, perché l'uomo da sempre vive solo a mezzo di protesi. Il problema è nel tempo non più concesso dall'impellenza del consumo, per cui finisce che è l'uomo stesso a diventare protesi di un apparato tecnologico che mira esclusivamente a una continua riproduzione di se stesso e a cui è l'essere umano che, divenuto puro strumento di questo apparato, deve adeguarsi con totale plasticità, dato che la macchina, a differenza dell'uomo, non ha il problema di riconoscersi nella propria identità. Se questa plasticità fallisce allora è la protesi umana che va rigettata ed è ovvio che prima o poi lo sarà sempre, che prima o poi ognuno sperimenterà la propria totale inadeguatezza rispetto alla richiesta dell'apparato tecnologico inteso nella sua completa autoreferenzialità. L'umano, in quanto tale risulterà sempre uno strumento inadeguato alla macchina che non ha bisogno di identità e quindi del tempo necessario per costruirsela e ricostruirsela.
#89
Non c'è altro modo di difendere la dignità delle persone (uomini o donne che siano) se non difendendo la dignità di ogni persona, indipendentemente dal suo credo, dalla sua provenienza geografica, dal suo sesso, ma riconoscendone comunque il valore che distingue quella persona e la pone come individuo insieme agli altri individui. E vale per l'Islam, mortificato dal fanatismo terrorista ancora di più che dalle umiliazioni di cui si sente comprensibilmente vittima, come per l'Occidente, mortificato dalla sua paura che diventa strumento di potere a disposizione dei peggiori demagoghi. Non c'è altro modo per coesistere in questo mondo che tentare reciprocamente intrecciando i propri diversi linguaggi e pratiche la strada della comprensione, in nome di una comune umanità in cui ogni individualità va riconosciuta, non certo per sopprimerla.
E' un equilibrio difficile, è un'arte in cui ogni altro diventa maestro e non minaccia, perché proprio e solo dalla differenza di ogni altro è possibile imparare qualcosa e soprattutto da quell'altro che arriva nel suo bisogno, esposto come profugo e migrante.
E' vero, dietro ogni profugo straniero che arriva occorre riconoscere che c'è un Dio che giunge per metterci alla prova e oggi la prova non è facile, ma non può essere fallita, per questo occorre imparare a camminare insieme in quel percorso delle nostre vite in cui siamo tutti migranti.
#90
Citazione di: Garbino il 10 Luglio 2017, 15:36:31 PM
Prima di rispondere a Maral, ritengo necessario fare il punto della situazione riprendendo il contesto dell' aforisma, il principio di ( non ) contraddizione e il suo rapporto con il numero. Se ricordate in precedenza avevo affermato infatti che il principio di non contraddizione aveva poco a che fare con il numero e ciò è dimostrabile prendendo in esame la A che Aristotele usa per definirlo. A ben vedere questa A si riferisce a qualsiasi oggetto nel campo fisico e che nello stesso tempo è soggetto al divenire. Perciò anche se non può essere mai diversa da sé stessa non si può inquadrare in un riferimento numerico perché diviene e nel tempo è sempre diversa da ciò che era in precedenza. Quindi non ha nulla di logico. Si basa, come giustamente afferma Nietzsche, di un principio avvalorato dalla nostra percezione, percezione che sembra avvalorare costantemente questa tesi. Nietzsche inoltre afferma che questa prospettiva è falsa. E che tutto dipende dall' incapacità dell' uomo di rilevare cose che si contraddicono.
Mi riesce difficile capire questo riferimento al numero. Il numero, per come lo intendo, è la definizione dell'intero posto in relazione alle sue parti, indipendentemente dal divenire. Se identifico un ente con un numero assumo che quell'ente è esprimibile esattamente dalla somma delle sue parti omogenee assunte in astratto come unità di misura. Se quell'intero cambia, potrà cambiare il numero, ma niente mi vieta di pensare che quel numero mi restituirà sempre l'intero, anche nel suo diventare altro. Sarà un altro numero, ma quest'altro numero sarà parimenti esatto, giacché l'intero resta sempre la somma esatta delle sue parti. Il problema del numero è dato dal fatto che l'intero come tale si presenta sempre come eccedente rispetto alla somma delle sue parti, pure se non cambia. E questa eccedenza è un resto non definibile, non numerabile e, proprio a causa di questo resto il conto non torna, dunque qualsiasi definizione dell'intero su base numerica si rivelerà fallace. E' il problema a cui si trovarono di fronte i pitagorici che volevano definire tutto l'universo in chiave numerica. ma si trovarono di fronte il problema della diagonale del quadrato incommensurabile al lato. Questa incommensurabilità non dipende dal divenire del quadrato, ma dal fatto che il rapporto tra diagonale e quadrato non è numericamente esprimibile, lascia sempre un resto (trattabile solo introducendo ad hoc il concetto di numeri irrazionali per poter continuare a calcolare in astratto). 

CitazioneMa adesso vediamo cosa succede se aggiungiamo il principio di identicità che applica Severino. La A di Severino diviene un numero. Non più un qualcosa che varia nel tempo e che perciò è soggetta al divenire, ma una A sempre identica a sé stessa. E ciò che succede è che Severino, relazionandola al numero, non dà soltanto l' Essere come dato, un Essere invisibile e non soggetto al divenire, ma per di più lo afferma come logico. In pratica è un comando superiore che si deve tener per vero in riferimento al principio di Aristotele. E' come se dicesse Dio esiste perché io voglio che esista. Ma di logico in ciò non c' è niente perché non possiamo comunque affermare di conoscere l' Essere in un altro modo; conoscenza che ci permetterebbe di avvalorare la sua esistenza e il suo non contraddirsi ed essere sempre uguale a sé stesso.

Nel caso di Severino la A riferentesi all' essere e agli enti è identificabile ad una variabile x di carattere numerico. Ogni ente o essere cioè rappresenta un diverso valore della variabile x di carattere numerico e che perciò per definizione è sempre uguale a sé stessa. Ed è perciò che Severino, correggimi Maral se sbaglio, è costretto ad affermare che ciò che varia è il suo apparire e che comunque la A che diventa B deve comunque tornare A per chiudere il ciclo. Senza voler approfondire, ho soltanto messo in evidenza che il nulla di fondato a cui si riferisce è qualcosa che va al di là delle sue possibilità logiche di affermarlo. E' in altre parole un ancor più profondo tener per vero, ma di cui soprattutto non ne abbiamo neanche la percezione sensoriale, come avviene nel caso del principio di non contraddizione.
Ripeto, Severino non nega la fenomenologia secondo la quale gli enti appaiono variare. Ciò che nega risolutamente è che questo variare sia ontologico, sia un uscire dal niente ed entrare nel niente. Nega che gli enti possano farsi niente o che il niente possa farsi ente e afferma che questo si pretende che accada quando si dice che A diventa B, cioè che l'essere dell'ente diventi un altro essere pur rimanendo lo stesso essere. Certo lo fa sulla base del principio di identità preso a priori come assoluto, ma anche se si nega che tale principio sia assoluto, anche per dire che Severino ha torto, è evidente che lo si può dire solo rispettando il principio di identità, altrimenti l'aver torto di Severino vorrebbe dire che Severino ha ragione e l'aver ragione che ha torto. Il ragionamento di Severino in questi termini è davvero incontrovertibile sul piano logico, perché per dire qualsiasi cosa, compreso negare il principio di identità, occorre assumere il principio di identità e di non contraddizione. E' su questa base che gli enti sono eterni, ma questo non li rende definibili con un numero a meno di non essere enti numerici. Una casa è una casa e non un numero che è invece solo quel numero che è. Numero e casa potranno istituire delle relazioni. ma nessuna di queste relazioni definirà un numero che sarà la casa, va contro il principio di identità, senza che questa perenne differenza sia data da alcun divenire della casa, semplicemente non c'è alcun numero che sia una casa.
Quello dunque che appare come divenire è appunto l'apparire e disapparire degli eterni nelle relazioni che tra loro intessono, ma non è mai un diventare, non è mai un cessare di essere per essere qualcos'altro, non è mai un cessare di essere del legno per essere, quel legno, cenere, ma è un venire ad apparire dell'ente legno e un passare oltre al sopraggiungere dell'ente cenere in quell'ambito in cui si rende possibile quell'osservazione che richiama la cenere dal legno. Sono come attori che si presentano in scena uno dopo l'altro secondo l'ordine di scena, senza per questo che nessuno di essi cessi mai di essere quello che è (la metafora usata da Severino è quella del sole che entra ed esce dall'orizzonte visibile senza mai per questo diventare niente o uscire dal niente). Questa per Severino è la fenomenologia del principio di identità, proprio in quanto l'ente che è sempre se stesso viene ad apparire e scomparire nella parzialità finita in cui solo può manifestarsi. Gli innumerevoli attori che devono entrare in scena non possono entrare tutti insieme nello spazio finito definito dalla scena e allora continueranno a sopraggiungere e uscire di scena e nessuna definizione, men che meno numerica potrà mai definirli, solo tracciare un contorno entro il quale è possibile per un po' e in parte ravvisarli.
Il discorso di Nietzsche mi pare sia su un piano completamente diverso, anche se con l'eterno ritorno qualcosa può sembrare richiamare l'eternità degli enti, ma non c'è dubbio che la distanza da Severino resti di principio abissale, come abissale è la distanza di Severino da Aristotele e tutta la tradizione del pensiero occidentale che mantiene il divenire in chiave strettamente ontologica.