Citazione di: davintro il 24 Settembre 2020, 16:27:41 PMciao davintro, ho grassettato cosa intendi per essenza, in pratica ciò che si intende filosoficamente sino ad Heidegger, però in ambito esistenzialista e a partire da lui e dalle sue analisi esistenziali sull'uomo è appunto che l'essenza dell'uomo è di non avere una essenza intrinseca, tranne l'esistenza: non vi è un quid, una caratteristica tale per cui è distinto una volta per tutta dagli altri enti. Ed è in forza di questo che l'uomo decide "quid" (ha da) essere ed è libero.
dal punto di vista etico, direi che non si danno necessarie implicazioni dalla risposta alla questione della precedenza dell'esistenza sull'essenza o viceversa, in quanto, in accordo alla legge di Hume, non c'è alcun nesso di necessaria deduzione logica dall' "essere" al "dover essere". I giudizi morali esprimono sempre preferenze sentimentali arbitrarie, non ricavabili dalle posizioni in sede teoretica o ontologica riguardo la questione del rapporto essenza-esistenza, che inerisce al problema, non di come le cose dovrebbero essere, ma di come oggettivamente sono. Anche ammettendo una precedenza dell'essenza, questo non potrebbe impedire a chiunque di considerare la mia natura essenziale come sgradevole e auspicare di attribuirmene una diversa, squalificandola in questo modo, proprio perché le considerazioni di valore viaggiano su binari paralleli rispetto a quelle di fatto. Resta il fatto che una precedenza dell'esistenza sull'essenza resta un assurdo teoretico. Intendendo per esistenza il carattere di attualità, di dinamicità di un ente, e per essenza il "quid", la natura intrinseca in base a cui è possibile definirlo in un certo modo, [...]
Anche come intendi l'esistenza non è come è intesa dagli esistenzialisti, per la realtà umana l'esistenza non ha carattere di attualità, nel senso di datità e presenza, ma essa stessa oltrepassamento dell'attuale è star fuori dalla presenza, è apertura verso la possibilità.
O mi sbaglio?
Sono sostanzialmente d'accordo con la tua analisi che non fa una piega, ma solo se come presupposto assumiamo cosa tradizionalmente di intende con esistenza ed essenza, che vengono, a mio parere , un tantino rielaborati dall'esistenzialismo. In questa prospettiva in cui si colloca la citazione di Sartre, il cui senso direi che sottolinea come il carattere dell'uomo si definisce esistendo, non è dato. Questa visione si distanzia anche dalla prospettiva aperta da Heidegger, portandola ai limiti.