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Messaggi - giona2068

#76
Tematiche Spirituali / Re:La gioia!
15 Giugno 2017, 14:04:50 PM
Citazione di: paul11 il 15 Giugno 2017, 00:56:53 AM
ciao Freedom
trovo interessante averla relazionato alla pace.
Perchè c'è una gioia insaziabile, che arrivato allo scopo genera necessità di trovare altra gioia e potrebbe nascere da un'affettività non matura,
o una compulsione. Insomma quello che avevo precedentemente scritto era appunto la necessità di relazionarla a qualcosa affinchè gli togliesse ambiguità.perchè anche un pervertito ha gioia
Sono d'accordo che è umano, tanto più se motivato da una spiritualità, ma ribadisco il collegamento con la pace già lo trovo più idoneo, in uno
stato di serenità
Quando siamo difronte ad una "gioia" insaziabile, come tu l'hai chiamata, che genera il bisogno di trovarne un'altra più grande, siamo  difronte ad una falsa gioia. La gioia vera è il Signore Dio che ha creato le nostre anime e non poteva immettere in loro un bisogno più grande di Lui. Il bisogno di trovare una gioia più grande quando si è in quella chiamiamo gioia, ma che non è gioia vera, è un po' come l'asino e la carota. In questo caso però l'asino siamo noi la carota è un'altra falsa gioia e oltretutto chi tiene il gioco è satana che quando scopriamo il suo inganno ci fa credere che bisogna alzare l'asticella, così ci porta dove vuole.  In ogni caso pace, amore, serenità coraggio, umiltà, mitezza, dolcezza, sapienza ecc... sono tutte componenti di gioia perché nel loro insieme sono la vita la quale è gioia. La vita, quella vera, è gioia perché fummo creati completi. Il peccato purtroppo distrugge tutto se noi lo permettiamo.

Il pervertito non può provare gioia perché nella sua perversione ha perso il Signore Dio della gioia. Per questo chiama gioia il piacere che è una cosa carnale dal quale S. Paolo dice di fuggire!!! 
#77
Tematiche Spirituali / Re:La gioia!
14 Giugno 2017, 22:40:36 PM
Carissimo Cannata, 
dalle tue parole si evince quanto la tua formazione sia  del genere "Fai da te". 
  Visto il tuo fervore in questo forum sono certo che veramente stai cercando qualcosa che ti dia più vita o comunque che ti aiuta ad essere una persona migliore, questo non è poco.
Nessuno ha la capacità di confezionare regole e ancor meno ha il diritto di imporle ad altri. 
Qualche dittatore  ci ha provato  ma alla fine ha pagato con la vita.
Noi non abbiamo bisogno di nuove  regole ne di scoprire cosa fare perché abbiamo le Sacre scritture che ci dicono già tutto, in particolare i comandamenti e il N. T.
In verità ti dico che basterebbe il primo comandamento per risolvere ogni nostro problema: Ama il Signore Dio con tutto te stesso.... 
Questo comandamento è speculare alla parola del Signore Gesù quando dice : Chi vuol venire dietro me deve odiare  le cose del mondo. 
Noi abbiamo tutta la certezza che le Sacre scritture sono secondo la natura umana perché chi le mette in pratica vive in pace e nella gioia. 
Prova più convincente non esiste.
Ma tu sei veramente disposto a mettere in discussione te stesso?
Se la risposta fosse sì, smettila di cercare il Signore Dio sui libri e comincia a cercarLo dentro di te. Scoprirai che è sepolto sotto  innumerevoli idoli e che la vera gioia/vita è Lui, solo LUI!!!
#78
Tematiche Spirituali / Re:La gioia!
14 Giugno 2017, 21:41:37 PM
Citazione di: Freedom il 14 Giugno 2017, 21:20:22 PM
Comprendo che qualcuno possa vivere senza darsi degli obiettivi. Se tuttavia qualcun altro volesse darsi un obiettivo mi domando quale possa essere. Una roba che valga la pena intendo. E che, essendo questo un Forum di Spiritualità, abbia a che fare con essa.

La mia l'ho detta. E, non essendo nè sciocco nè sprovveduto, non mi aspettavo questa grandissima condivisione.  :D Come detto da altri bisogna assaggiarla la cioccolata se si vuole discuterne. Mi sarei però aspettato altri contributi. Magari più condivisibili. In altre parole una controproposta sulla quintessenza della Spiritualità.
Caro Freedom, non so se io abbia capito male, ma credo che che tu leggendo il mio post abbia inteso che propongo una vita senza obiettivi. 
Forse non sono stato sufficientemente chiaro, ma quando dico che occorre vivere senza  interessi mondani, vuol dire darsi un obiettivo, che poi è lo scopo della nostra vita , cioè la salvezza, che  consiste nel vincere il mondo o, se preferisci, vincere il peccato per accedere alla gioia che è vita.  
Siamo stati cacciati dal paradiso terrestre con il peccato di Eva ed Adamo unito al nostro. Se vogliamo tornare da dove siamo venuti dobbiamo purificarci,  se ci riusciremo questa sarà la gioia massima.
Ti sembra un obiettivo che ne valga la pena oppure no?
#79
Tematiche Spirituali / Re:La gioia!
14 Giugno 2017, 19:14:08 PM
Per qualcuno il problema è sempre lo stesso: Parlare di qualcosa che non si è vissuto quindi non si conosce.
La cosa grave è che chi non esperito ciò di cui parla si affida alla fantasia, la quale, in un secondo tempo, viene scambiata per verità dagli stessi che vi si sono affidati.
La gioia è essenza umana, è l'uomo stesso, ma a condizione che rimanga puro.
Possiamo con altre parole dire che la gioia è la purezza, ma visto che la purezza è lo Spirito Santo e che lo Spirito Santo è lo Spirito del Signore Dio, la conclusione è che la gioia è il Signore Dio in persona nell'uomo.
L'errore di noi umani consiste nel cercarla nelle cose del mondo che, a tratti, creano momenti di felicità, la felicità è una temporanea illusione di questo mondo. Essa è destinata a finire mentre l'uomo è eterno.
In ogni caso gioia e felicità non sono la stessa cosa. anzi sono una l'antitesi dell'altra.
Alla gioia si arriva attraverso la rinuncia mentre alla felicità si arriva attraverso la soddisfazione dei propri desideri mondani.
Dico rinuncia, non astinenza perché la rinuncia consiste  nel cancellare ogni desiderio, mentre l'astinenza consiste, fino a quando riusciamo ad astenerci,nel  soffocare il desiderio stesso.
Quando non si riesce né a rinunciare né a soddisfare il desiderio mondano ci creiamo l'inferno nel corpo vivo vivendo da malati mentali.
La rinuncia, come sopra detto, ci fa scoprire la gioia del vivere senza desideri mondami, porta  quindi all'incontro con il mondo dei celesti che è la vera gioia, mentre la soddisfazione dei desideri ci porta lontano dalla gioia mediante il surrogato della gioia che è la temporanea illusoria felicità.
Personalmente ho esperito questo scoprendo la soddisfazione dei desideri toglie la pace dal cuore.
La natura umana è predisposta per desiderare solo il Signore Dio e trova gioia solo nell'incontrarsi e stare con Lui.
Purtroppo quando si crede che le cose che il mondo offre possono farci sentire meglio o ci lasciamo prendere dalla curiosità negativa accogliamo i desideri, quelli carnali in particolare, vedi fumo. Da quel momento non sarà più l'uomo a desiderare ma il desiderio/peccato/spiritonegativo illudendo la persona che se facesse quella determinata cosa sarebbe gioioso, ma non è vero.
Il segno che siamo caduti in una trappola è che viviamo senza pace e senza amore e oltretutto senza gioia.
Il Signore è la nostra salvezza, sempre.
#80
Citazione di: InVerno il 10 Giugno 2017, 14:11:19 PM
Io sono sempre stato allibito di come dottrine che predicano la sospensione del giudizio agli adepti(in attesa del "grande giudizio"), generino in realtà "giudici seriali" capaci di misurare l'umidità nell'aria e decidere o meno se è opera del buon Dio o di altri. Ci dev'essere qualcosa che sistematicamente si inceppa in queste dottrine, perchè il silenzio non maschera a sufficienza quanto queste persone siano perniciosamente ossessionate dal catalogare e dividere moralmente qualsiasi cosa secondo i propri gusti (avvalorati ovviamente dal sigillo in ceralacca divino).

Gli adepti, come tu li chiami, sono quelli maggiormente esposti al  giudizio divino perché, sia quando lo sono per volontà loro che quando lo sono perché  chiamati, vengono giudicati secondo la corrispondenza della loro vita a quanto hanno  predicato.
Quello che chiami dividere secondo i "propri gusti", in chi cammina sulla retta via, altro non è che distinguere il bene dal male. Senza questa distinzione, ovviamente fatta secondo le scritture e valida solo per se stessi, viviamo da ubriachi perché non sappiamo quello che stiamo facendo. Lo specchio per sapere se distinguiamo il bene dal male e operiamo il bene, è il vivere in pace, cosa opposta all'indifferenza che spesso viene scambiata per pace.
#81
Citazione di: green demetr il 09 Giugno 2017, 14:35:37 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 09 Giugno 2017, 12:24:55 PM
Citazione di: green demetr il 08 Giugno 2017, 17:44:43 PM
un altra cosa da mettere nel paniere è la musica sacra.




cit Giona
"Il segno per scoprire  quanto siamo interessati alla vita spirituale o, se vuoi, che abbiamo sentito la chiamata è la nostra disponibilità a scoprire i nostri difetti e la disponibilità a cambiare mettendo in discussione noi stessi."


Non posso conoscere che tipo di disillusioni tu possa aver avuto.
Ma non credi che chi è più forte, debba aiutare chi è più debole?
E comunque sia la comunità porta conforto alle solitudini.
Forse non è la funzione principale della chiesa, ma essendo una conseguenza non la vedo così nera come la vedi tu Giona.

Scusa Green, ma non riesco a trovare la connessione fra la tua risposta e quanto da me postato. Ho indicato solo un criterio per scoprire il livello del nostro interesse per la spiritualità. Se vuoi, chiariscimi.

Certo, se la comunità comincia veramente a disinteressarsi dello spirituale cominciano i guai.

Certamente il signore chiama a sè i suoi.Eppure non dice agli apostoli andate e diffondete il verbo? (o è un falso ricordo della mia infanzia?)

E' vero che dice di andare e diffondere il Santo Vangelo, ma dice anche di non buttare le perle davanti ai porci e di scuotere la polvere delle proprie scarpe che hanno calpestato la dimora di quelli che non accettano la Pace la quale nasce dalla parola di verità.

Quindi ci vuole un pò di nerbo in più!

Non so cosa tu intenda per nerbo in questo caso, forse intendi insistenza, ma non dimenticare che in GV è detto: Nessuno può venire a me senza la volontà del padre mio.
Insomma il "dio" bonaccione lasciamolo ai falsi religiosi.
#82
Citazione di: green demetr il 08 Giugno 2017, 17:44:43 PM
Certo Giona ma anche Gesù ha parlato agli altri!

E ha camminato con loro!

Nella fede, la frase, gesù è con te, gesù cammina con te....quante volte l'ho sentita.

Dunque bisogna capire non gli altri ma gesù negli altri.

Se io capisco gesù negli altri, allora non è satana che mi chiama, o comunque sia fuori di metafora (per chi non crede in entità esterne) la spiritualità è il messaggio di cristo.
ma è una spiritualità che vive in terra. destinata ai cieli certo. ma che vive in terra.

gesù come ogni induista dice gusta, ma fallo in nome di dio.

Esiste cioè un corrispettivo trascendente. Ovviamente se viene dimenticato.

Se non si fa attenzione alla dimensione del sociale, che il banchetto richiama. allora sarebbe un mero banchettare in testa agli altri. Che mi sa è anche un modo di dire.

la mia idea è che la comunità favorisca col banchetto la trascendenza.

quando facevamo banchetti per fini politici alla fine ci rimaneva una bella sensazione di unione tra le persone.
col passare del tempo, la politica svanisce. ma il senso di benessere che la comunità suscita no.

benessere e unità.

ed è proprio l'unità che suscita la trascendenza.

essendo stato uno yoghi junior, so benissimo come l'unità sia legato all'armonia.

un altra cosa da mettere nel paniere è la musica sacra.

la musica sacra richiama alla spiritualità.

oggi come oggi nella parrocchia si suona la chiatarra, per unire, certo, ma la musica era un altro strumento della spiritualità che è andato o sta andando perduto.

bisogna tenerlo a tutti i costi.....la mia è una intuizione radicale.

Caro Green, concordo con quanto hai affermato. E' vero che lo stare insieme è cosa buona, ma bisogna vedere di quale stare insieme si parla. C'è lo stare insieme per curare interessi economici, politici, sportivi, artistici ecc.., c'è anche lo stare insieme per paura della solitudine e c'è lo stare insieme, non nel nostro caso, per delinquere. Tutte le ragioni dello stare insieme di cui sopra sono il frutto di una scelta dell'uomo, ma per stare insieme con lo scopo di crescere spiritualmente occorre  la chiamata del Signore Dio, altrimenti, quando  si sta insieme per scelta dell'uomo,  ci si illude di camminare, di crescere di migliorarsi ecc.. senza che sia vero.
Il segno per scoprire  quanto siamo interessati alla vita spirituale o, se vuoi, che abbiamo sentito la chiamata è la nostra disponibilità a scoprire i nostri difetti e la disponibilità a cambiare mettendo in discussione noi stessi.
#83
Citazione di: Angelo Cannata il 07 Giugno 2017, 12:19:12 PM
Si potrebbe notare che, dopo l'avvio di questa discussione sulla spiritualità come cammino, viene fuori essenzialmente che il problema è come camminare insieme, far dialogare i cammini delle persone, che per tanti versi giungono ad essere opposti.

Riesce la spiritualità ad individuare prospettive comuni su cui concordare e di conseguenza su cui procedere con efficacia?

Se la spiritualità è vita interiore, queste prospettive esistono già, perché tutti abbiamo una vita interiore. Credo che si tratti di crescere nella coscienza che l'attenzione alla spiritualità come vita interiore è in grado di favorire il meglio del nostro essere umani.

Affinché questa consapevolezza cresca e si diffonda, è necessario sperimentare il gusto, il sapore di un camminare su questa strada. Qui però si viene a creare un circolo vizioso: per gustare bisogna essere attirati; che viene ad essere: per gustare bisogna aver gustato. Ecco la contraddizione, il circolo vizioso.

Il mondo degli imperi economici ha buon gioco in questo, perché non si fa scrupolo di far leva sugli istinti più bassi dell'uomo per indurre la massa a gustare ciò che viene prodotto; la spiritualità, cercando crescita, innalzamento (che non significa allontanamento dalla concretezza: è questo un frequente malinteso), non accetta compromessi con la bassezza. Eppure bisogna abbassarsi, senza neanche sentirsi troppo in alto, perché proprio nella bassezza possono nascondersi altezze sublimi. Gesù si abbassò, ma disse anche di non dare le perle ai porci. È questo il problema. Torniamo così alla metafora della bicicletta, del doverci muovere in continuazione tra squilibri, tra abbassamenti, seguiti da pentimenti di esserci abbassati troppo, oppure l'opposto.


E' del tutto inutile cercare di spiegare con la mente ciò che in verità appartiene al cuore.
E' vero che chiunque voglia fare un cammino di fede deve camminare assieme ad altri  sperimentando/gustando lo stare insieme, ma il pericolo è che cammini verso una direzione sbagliata o peggio ancora  creda di camminare pur restando fermi mentre scambia la cultura teologica acquisita per strada percorsa.
Questi pericoli cessano di essere  pericoli solo ed unicamente quando si cammina perché si è chiamati dal Signore Dio che guida i nostri passi.
Se siamo chiamati da noi stessi o peggio da satana, sì sto parlando di satana che chiama quelli che ritiene possano realizzare il suo progetto malefico, la speranza di arrivare non c'è.
Tutti siamo chiamati ma non tutti sentiamo la chiamata alla spiritualità, per cui parliamo di chiamati dal Signore Dio per intendere quei chiamati che hanno sentito la Sua voce e conseguentemente si lasciano guidale da Colui che li chiamati. Per costoro il manuale di come camminare è la loro spontaneità la quale equivale a fare la volontà del Signore Dio in persona che li ha chiamati.
Costoro portano la croce con gioia e danno il frutto sperato mentre sono la pupilla degli occhi del Signore Dio geloso di loro.
Il loro cammino verso la spiritualità li porta ad essere luce del mondo e sale della terra.
Gioia per loro e gioia per il mondo e gioia per il Signore Dio.
Grazie Signore Gesù.
#84
Citazione di: Apeiron il 23 Maggio 2017, 18:48:42 PM
Citazione di: giona2068 il 23 Maggio 2017, 10:04:18 AM
Citazione di: Apeiron il 23 Maggio 2017, 08:59:07 AM
Citazione di: Angelo Cannata il 22 Maggio 2017, 13:35:24 PMMi hai fatto ricordare il racconto, secondo me molto profondo, del gabbiano Jonathan Livingston, che vuole cercare il meglio, volare più in alto, ma più va in alto, più si ritrova solo.
Chi cerca il meglio si ritrova solo! OK Il problema non è essere soli cioè senza compagnia umana ma la solitudine la quale non è mancanza di compagnia umana bensì mancanza del Signore Dio nel proprio cuore; quel senso di vuoto che fa sentire inutile la persona. Ritrovarsi soli nel senso di cui sopra è un aspetto della ricerca del meglio. In altre parole chi cerca il meglio cerca le cose di lassù le quali si trovano lasciando quelle di quaggiù. Una delle cose di quaggiù è la compagnia umana. Si arriva a vivere nel mondo senza essere del mondo. Per questo il Signore dice: Chi ama sua madre, suo padre, sua figlia ecc.. più di me non è degno di me. Mi chiederete allora come si vive il comandamento che dice di amare il prossimo come se stessi? L'uomo che ha trovato il Signore Dio nel suo cuore non ha bisogno di altri ma è disponibile ad aiutare quelli che vogliono camminare sulla strada che lui ha percorso. Questo è l'amore. Fino quando non avremo raggiunto questa dimensione chiameremo amore il bisogno di altri ed in particolare il bisogno di compagnia. Arriverà il giorno in cui scopriremo che gli altri non possono riempire il nostro cuore e che attaccandoci a loro non abbiamo camminato. Geremia: Benedetto l'uomo che confida nel Signore Dio e maledetto l'uomo che confida nell'uomo. L'uomo che ha trovato il Signore non è solo né soffre di solitudine perché sente di esser parte di un'immensa vita.

giona rispetto la tua opinione - anche se ritengo che vedi le cose "troppo in bianco e in nero". In effetti il bello del cristianesimo è come diceva anche Duc che non ci si sente mai solo perchè "Dio è sempre con noi...". Ma Dio - se esiste - mi ha donato una mente estremamente curiosa, che è in continua ricerca (e per ricercare bisogna essere scettici), piena di debolezze ecc.

Se il mio modo di vedere fosse mio allora sì che ci sarebbe da ridire, ma il mio modo di vedere non esiste, conta solo ciò che è scritto. A questo riguardo è scritto:: "O con me o contro di me" - e questo sarebbe ciò che  chiami bianco o nero.
Fuori da questo schema siamo nella fantasia mentale dannosa per noi e per altri che ci leggono.
Fino a quando il Signore è con noi abbiamo ancora strada da fare, saremo cristiani quando il Signore Dio sarà in noi. In quel momento scopriremo che il Signore Dio non ci ha dato la mente bensì il cervello per ragionare e il cuore per amare. La mente è una sovrastruttura ingannatrice  che ci siamo creati facendo incarnare il mondo in noi. Da qui il nome mente che procede da mentire.
La curiosità della mente che ci spinge a ricercare è un camminare fuori strada perché ci perdiamo per cercare cose che non ci servono per la ns salvezza/unica ragione della nostra vita, a meno che non ci incanaliamo nella curiosità positiva che consiste nel cercare perché non siamo santi o come i santi sino arrivati alla santità/amore.


Ritengo e probabilmente mi sbaglio che il mio dubitare, il ricercare ecc sia il miglior modo con cui posso usare questo dono (che in certi momenti è un fardello...). Io continuo a farmi domande, a farmi domande scomode ecc. Sicuramente chi non è interessato a queste question non ha "fede" (non solo nel cristianesimo ma in tutte le "fedi"). Ma continuare a farsi domande??? Perchè Dio avrebbe donato ad una certa fetta della popolazione una mente che continua a problemizzare tutto, fede inclusa? Forse quel ... di Calvino ha ragione "alcuni forse sono destinati a non salvarsi!". Davvero devo credere in un Dio che condanna scetticismo e dubbio visto che è proprio lui che dona una ragione? Tu dici spesso che dire di credere non equivale a credere. Ma allora chi crede? Forse crede di più il non credente di chi crede di credere?...Troppe contraddizioni, troppe. Visto che parliamo di cammini. Tu che consigli daresti ad un non-credente ? Oppure: se trovi un buddista cosa gli diresti?

Le domande che l'uomo si pone a ripetizione sono suscitate dal maligno che usa l'esaurimento nervoso e non solo  per rendere l'uomo invalido. Il credere è un sentire non un sapere, per sentire occorre avere un raggio di vita che è sempre Lui. Come per accendere la luce in uno stanzone buio occorre lo spioncino dell'interruttore.
E' vero che alcuni sono destinati a non salvarsi, ma il destino è una scelta dell'uomo, il Signore Dio è presciente. Nel piccolo come il meteorologo che sa in anticipo se domani pioverà ma non è lui che farà piovere.
A un non credente non dico niente perché senza la Sua chiamata (nessuno può venire a me senza la volontà del Padre mio) le  parole rivolte a un non chiamato non servono a niente.
Chi non è chiamato non lo è perché il Padre Celeste non vede in Lui la speranza. (Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti - oppure vedi ladrone di sx)
Ad un buddista direi quello che direi a chi non è buddista:Dalle tue opere scopri chi sei/la tua verità, dopo entra in te stesso e risvegli la tua coscienza)

#85
Citazione di: Angelo Cannata il 23 Maggio 2017, 11:40:13 AM
Citazione di: Apeiron il 23 Maggio 2017, 08:59:07 AMBasta pensare ai filosofi: sono tutti estremamente diversi :)
Infatti per certi versi penso che Sartre abbia un po' di ragione quando dice che "l'inferno sono gli altri"; nella mia visione di spiritualità il male è l'universo, oppure anche gli altri; ovviamente non in senso metafisico, ma come percezione che mi sembra si verifichi abbastanza spesso. Di conseguenza anch'io sono un male per gli altri, nella misura in cui sono un loro concorrente. D'altra parte, omogeneizzare tutto significa morte. Da qui ritengo che non sappiamo se e come il male possa essere eliminato; proprio il fatto di non saperlo mi induce ad andare per tentativi, tentativi storici. Forse del bene si può fare e se questo sospetto si lascia pensare non abbiamo altro da fare che compiere questi tentativi storici.
Ma benedetto, ti presente come maestro di spiritualità e non sai come si elimina il male?
Se non sappiamo queste cose con ogni possibilità il male è in noi  con tutto l'inganno che gli appartiene e ci ha vinto.
#86
Citazione di: Apeiron il 23 Maggio 2017, 08:59:07 AM
Citazione di: Angelo Cannata il 22 Maggio 2017, 13:35:24 PMMi hai fatto ricordare il racconto, secondo me molto profondo, del gabbiano Jonathan Livingston, che vuole cercare il meglio, volare più in alto, ma più va in alto, più si ritrova solo.

Sì è molto bello e rende molto. Purtroppo chi cerca il meglio è sempre solo anche se rimane nella sua tradizione. Non a caso nel Medioevo la gran parte di chi "cercava il meglio" veniva descritto come eretico oppure si isolava diventando profondamente religioso. Purtroppo il vero problema secondo me è che veramente pochi decidono di "cercare il meglio" e inoltre ognuno ha una sua unicità e quindi tra di loro ci sono enormi divergenze. Basta pensare ai filosofi: sono tutti estremamente diversi :)


Chi cerca il meglio si ritrova solo! OK
Il problema non è essere soli cioè senza compagnia umana ma la solitudine la quale non è mancanza di compagnia umana bensì mancanza del Signore Dio nel proprio cuore; quel senso di vuoto che fa sentire inutile la persona.
Ritrovarsi soli nel senso di cui sopra è un aspetto della ricerca del meglio. In altre parole chi cerca il meglio cerca le cose di lassù le quali si trovano lasciando quelle di quaggiù. Una delle cose di quaggiù è la compagnia umana.
Si arriva a vivere nel mondo senza essere del mondo. Per questo il Signore dice: Chi ama sua madre, suo padre, sua figlia ecc.. più di me non è degno di me.
Mi chiederete  allora come si vive il comandamento che dice di amare il prossimo come se stessi? L'uomo che ha trovato il Signore Dio nel suo cuore non ha bisogno di altri ma è disponibile ad aiutare quelli che vogliono camminare sulla strada che lui ha percorso.
Questo è l'amore. Fino quando non avremo raggiunto questa dimensione chiameremo amore il bisogno di altri  ed in particolare il bisogno di compagnia. Arriverà il giorno in cui scopriremo che gli altri non possono riempire il nostro cuore e che attaccandoci a loro non abbiamo camminato.
Geremia: Benedetto l'uomo che confida nel Signore Dio e maledetto l'uomo che confida nell'uomo.
L'uomo che ha trovato il Signore non è solo né soffre di solitudine perché sente di esser parte di un'immensa vita.
#87
Citazione di: Angelo Cannata il 21 Maggio 2017, 00:47:37 AM
Citazione di: green demetr il 20 Maggio 2017, 22:01:32 PM
è ben più importante la dimensione di orizzonte.
Forse dipende anche da quant'è lontano quest'orizzonte: se è troppo lontano, dove trovare sostegno e forza per il cammino verso di esso? Basterà la sola speranza di raggiungerlo?



Tutto è stato fatto  per l'uomo e nulla di quanto fatto è impossibile essere raggiunto dall'uomo, ma  ad una condizione e cioè che l'uomo abbia fiducia in stesso e creda quindi che con l'aiuto del Signore Dio tutto  diventa  possibile. Il pericolo  arriva quando crediamo di poter fare da soli.  In questo ultimo caso la meta diventa troppo lontana, la forza scarseggia e la speranza ci abbandona. In ogni caso la speranza è una possibilità su enne possibilità, per arrivare alla spiritualità occorre la certezza, cioè il credere. "Chi crede in me fa ciò che io faccio ed anche di più", dice il Signore.
Se fino ad oggi non siamo arrivati vuol dire che la nostra fede non è ancora  un credere ma solo  un'idea molto ingannevole.
#88
Citazione di: green demetr il 20 Maggio 2017, 22:01:32 PM
Ciao Angelo.

La dimensione temporale è un fatto innegabile per l'uomo.
Perchè si collega alla propria morte.

A mio modo di vedere però è ben più importante la dimensione di orizzonte.

Finchè ho un orizzonte che mi chiude o a cui vado incontro, la vita ha un senso.

Altrimenti no. In questo caso la vita spirituale non riesco nemmeno a intenderla.

Certamente se vogliamo trovare i caratteri comuni delle religioni, dobbiamo tenerlo in considerazione.

Ovvero il cammino DEVE avere un senso (di marcia).
Non dobbiamo  sforzarci di dare un senso alla vita,  ce l'ha già e consiste nel salvare la nostra anima.
Se ci diamo altri sensi non facciamo altro che perdere in vero senso.
L'orizzonte temporale  è la morte, cioè il tempo in cui non potrò fare altro  per me stesso.
Il senso di marcia è un viaggio all'interno di noi stessi o meglio del nostro cuore, ma questo non è ancora sufficiente perché il viaggio mi fa scoprire, qualunque sia la religione che avrò scelto,  chi sono io. Quando avrò scoperto come sono messo dovrò scegliere se cambiare oppure no. In quel momento si scateneranno il bene il male e, secondo di quello che sceglierò, diventerò spirituale oppure no. Ci sarà un prezzo da pagare che è la rinuncia o no all'orgoglio, non sempre sarò io a scegliere perché se l'orgoglio - satana nell'uomo - è forte  rinuncerò al cambiamento andando incontro alle conseguenza che sappiamo.
Purtroppo dappertutto trovo persone che pensano di fare un cammino spirituale acculturandosi in teologia. Studieranno tanto ma non arriveranno mai  a scoprire chi sono l'oro e per questo non camminano pur credendo di camminare.
La spiritualità è quindi lo scopo di un cammino ma a condizione che si parta disposti a rinunciare a noi stessi.
#89
Citazione di: giona2068 il 18 Maggio 2017, 12:31:09 PM
Citazione di: anthonyi il 18 Maggio 2017, 11:27:38 AM
Citazione di: giona2068 il 17 Maggio 2017, 21:57:41 PMQuindi nell'uomo che ha un io debole c'è più speranza che in uomo dall'io forte che si combina sempre con superbia ed orgoglio i quali sono il peggio del peggio.
Sei proprio sicuro che sia così, spesso l'orgoglio si combina alle sicurezze interiori. L'uomo debole è colui che esprime un'aggressività preventiva perché teme altrimenti di essere messo sotto. L'uomo forte, sicuro di se, non ha bisogno di esprimere disprezzo nei confronti degli altri. La verità è che l'uomo debole è percepito positivamente da chi ha una visione impositiva, perché vede l'opportunità di poterlo controllare.
Sarebbe vero quello che dici e lo si riscontra nel giornaliero. ma solo se l'uomo forte e sicuro lo fosse veramente. In verità più forte e sicuro di se è, a meno che la sua sicurezza non sia fondata sul credere, più è fuori strada e più la sua caduta, prima o poi, sarà devastante. In pratica le persone falsamente sicure vengono scambiate per persone dalla forte personalità quando in verità sono solo dei testardi incapaci di mettersi in discussione. E' vero che l'uomo forte non esprime disprezzo verso gli altri, ma nel cuor suo pensa che nessuno sia come lui. Questo non è disprezzo espresso ma latente che quando viene toccato si esprime abbondantemente. Dopo tutto, visto che l'uomo falsamente sicuro, cioè sicuro senza credere nel Signore Dio, vive nell'inganno, cosa ci si può aspettare da chi vive nell'inganno? L'uomo veramente sicuro di se è amante, paciere, umile, mite , dolce e buono di cuore e oltretutto sorridente con un sorriso divino e con un volto pieno di luce. L'uomo per amare deve trovare nell'altro un valore uguale a quello che attribuisce a se stesso, se si sente sicuro perché il suo io è alimentato dalla sua condizione di superiorità, quantunque non espressa, non può amare né se stesso negli altri e, anziché sorridere, ride o ghigna. Per questo nel mio primo post di questo topic ho scritto che l'io è l'anticristo nell'uomo. Più è forte l'io più l'anticristo è incarnato nella persona. E' anche vero che l'uomo dall'io debole viene percepito positivamente, nel senso di terreno di conquista, da chi ha una visione impositiva, ma è anche vero che non tutti abbiamo questa visione. Ringraziando il Signore Dio ci sono persone che vogliono aiutare e si rivolgono ai deboli perché c'è più speranza che questi ultimi accolgano l'aiuto.
Citazione di: anthonyi il 18 Maggio 2017, 18:03:01 PM
Citazione di: giona2068 il 18 Maggio 2017, 12:31:09 PM
Citazione di: anthonyi il 18 Maggio 2017, 11:27:38 AM
Citazione di: giona2068 il 17 Maggio 2017, 21:57:41 PM
 Quindi nell'uomo che ha un io debole c'è più speranza che in uomo dall'io forte che si combina sempre con superbia ed orgoglio i quali sono il peggio del peggio.

Sei proprio sicuro che sia così, spesso l'orgoglio si combina alle sicurezze interiori. L'uomo debole è colui che esprime un'aggressività preventiva perché teme altrimenti di essere messo sotto. L'uomo forte, sicuro di se, non ha bisogno di esprimere disprezzo nei confronti degli altri.
La verità è che l'uomo debole è percepito positivamente da chi ha una visione impositiva, perché vede l'opportunità di poterlo controllare.




Sarebbe vero quello che dici e  lo si riscontra nel giornaliero. ma  solo se  l'uomo forte e sicuro  lo fosse veramente. In verità più forte e sicuro  di se è, a meno che la sua sicurezza non sia fondata sul credere,  più è fuori strada e più la sua caduta, prima o poi, sarà devastante.  In pratica  le persone falsamente sicure vengono scambiate per persone dalla forte personalità quando in verità sono solo dei testardi incapaci di mettersi in discussione.
E' vero che l'uomo forte non esprime disprezzo verso gli altri, ma nel cuor suo pensa che nessuno sia come lui. Questo non è disprezzo espresso ma  latente  che quando viene toccato si esprime abbondantemente.
Dopo tutto,  visto  che l'uomo  falsamente sicuro, cioè sicuro senza credere nel Signore Dio,  vive nell'inganno,  cosa ci si può aspettare da chi vive nell'inganno?
L'uomo veramente sicuro di se  è amante, paciere, umile, mite ,  dolce e buono di cuore e oltretutto sorridente con un sorriso divino e con un volto pieno di luce.
L'uomo per amare deve  trovare nell'altro un valore uguale a quello che attribuisce a se stesso, se si sente sicuro perché il suo io è alimentato dalla sua condizione di superiorità, quantunque non espressa, non può amare né se stesso negli altri e,  anziché sorridere, ride o ghigna.
Per questo nel mio primo post di questo topic  ho scritto che l'io è l'anticristo nell'uomo. Più è forte l'io più l'anticristo è incarnato nella persona.
E' anche vero che l'uomo dall'io debole viene percepito  positivamente, nel senso di terreno di conquista, da chi ha una visione impositiva, ma è anche vero che non tutti abbiamo  questa visione. Ringraziando il Signore Dio ci sono persone che vogliono aiutare e si rivolgono ai deboli perché c'è più speranza che  questi ultimi accolgano l'aiuto.

Nella Bibbia, e nella cultura ebraica c'è un concetto, quello di uomo giusto, tale concetto è indipendente dalla religione infatti è spesso applicato a soggetti di altre religioni, questo per me è il concetto di uomo forte, un uomo forte nella giustizia, al di là delle attribuzioni a simboli religiosi che a volte possono anche essere feticci.














Siamo perfettamente d'accordo l'uomo giusto è onnicomprensivo,  l'ingiustizia procede sempre  dal bisogno di accontentare il proprio io malformato. Per questo parlando di io forte e/o debole ho precisato che in assenza dell'io della fierezza,  sia l'uomo dall'io forte che quello dall'io debole sono da disistrutturare  affinché non si formi l'io della fierezza divina che è l'io dell'uomo giusto. Il processo di disistrutturizzazione è più probabile che lo cerchi l'uomo dcall'io debole. Ben inteso, non sta a noi puntare il dito su altri per indurli a cambbiare anche perché i primi che devono cambiare siamo noi.
#90
Citazione di: anthonyi il 18 Maggio 2017, 11:27:38 AM
Citazione di: giona2068 il 17 Maggio 2017, 21:57:41 PM
 Quindi nell'uomo che ha un io debole c'è più speranza che in uomo dall'io forte che si combina sempre con superbia ed orgoglio i quali sono il peggio del peggio.

Sei proprio sicuro che sia così, spesso l'orgoglio si combina alle sicurezze interiori. L'uomo debole è colui che esprime un'aggressività preventiva perché teme altrimenti di essere messo sotto. L'uomo forte, sicuro di se, non ha bisogno di esprimere disprezzo nei confronti degli altri.
La verità è che l'uomo debole è percepito positivamente da chi ha una visione impositiva, perché vede l'opportunità di poterlo controllare.




Sarebbe vero quello che dici e  lo si riscontra nel giornaliero. ma  solo se  l'uomo forte e sicuro  lo fosse veramente. In verità più forte e sicuro  di se è, a meno che la sua sicurezza non sia fondata sul credere,  più è fuori strada e più la sua caduta, prima o poi, sarà devastante.  In pratica  le persone falsamente sicure vengono scambiate per persone dalla forte personalità quando in verità sono solo dei testardi incapaci di mettersi in discussione.
E' vero che l'uomo forte non esprime disprezzo verso gli altri, ma nel cuor suo pensa che nessuno sia come lui. Questo non è disprezzo espresso ma  latente  che quando viene toccato si esprime abbondantemente.
Dopo tutto,  visto  che l'uomo  falsamente sicuro, cioè sicuro senza credere nel Signore Dio,  vive nell'inganno,  cosa ci si può aspettare da chi vive nell'inganno?
L'uomo veramente sicuro di se  è amante, paciere, umile, mite ,  dolce e buono di cuore e oltretutto sorridente con un sorriso divino e con un volto pieno di luce.
L'uomo per amare deve  trovare nell'altro un valore uguale a quello che attribuisce a se stesso, se si sente sicuro perché il suo io è alimentato dalla sua condizione di superiorità, quantunque non espressa, non può amare né se stesso negli altri e,  anziché sorridere, ride o ghigna.
Per questo nel mio primo post di questo topic  ho scritto che l'io è l'anticristo nell'uomo. Più è forte l'io più l'anticristo è incarnato nella persona.
 E' anche vero che l'uomo dall'io debole viene percepito  positivamente, nel senso di terreno di conquista, da chi ha una visione impositiva, ma è anche vero che non tutti abbiamo  questa visione. Ringraziando il Signore Dio ci sono persone che vogliono aiutare e si rivolgono ai deboli perché c'è più speranza che  questi ultimi accolgano l'aiuto.