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Messaggi - iano

#751
Citazione di: Gyta il 22 Febbraio 2025, 23:33:33 PM"[..] non è banale il motivo per cui non ci si arriva con facilità (che è meglio non far sapere a Green), perchè viene messa in crisi la possibilità di continuare a ricercare la verità, cioè viene messa in crisi l'intera filosofia nella misura in cui ripudia i sofismi." (Iano)

Cacchio.. :o  perché inciampo anch'io al medesimo punto..? (domanda retorica)

[[ ..mollare..
deve avvenire senza forzatura alcuna però.. ]]

Non c'è da mollare, ma da aggiustare il tiro.
E' più facile capirlo se riduciamo la parola ad una tecnologia, che vogliamo dominare senza esserne dominati.
La verità è la tirannia che la parola esercita su di noi, ed è perciò che di queste verità i tiranni  con loro profitto si possono appropriare.
Mettere in dubbio qualunque verità è esercizio di libertà dalla tecnologia parola, da intendere come strumento al nostro servizio, e non da usarsi contro di noi.
L'esercizio del dubbio è allenamento all'uso di questa tecnologia per farcene padroni , perchè nella misura in cui non la padroneggiamo ne diventiamo servi, come succede per qualunque tecnologia.
La filosofia è questa palestra, dove esercitarsi al tiro al bersaglio delle parole, prima di rivolgere l'arma contro il nostro prossimo, perchè le parole non uccidono meno della Beretta.
Per tacere di quanti tiranni nascano in buona fede, credendo in una qualunque verità.
Se poi a ciò si unisce il fatto che il mezzo possa giustificare i fini, ecco spiegata l'origine di tanta crudeltà, in nome se non di Dio che se non è morto, è passato un pò di moda, di una verità ancora viva e vegeta.
#752
Citazione di: Gyta il 22 Febbraio 2025, 18:46:50 PM"Ma la parola è soltanto uno strumento per esprimere qualcosa che ci abita dentro." (green demetr)

Direi che la parola crea proprio.. creazione ed espressione di nuovo coincidono..
Torna alla tua infanzia.. il sentire è ancora con-fuso (fuso-con) si passa attraverso la distinzione per giungere ad un livello differente di 'fusione'.. meglio chiamarla vista, scoperta.
Cosa è reale? Seriamente: cos'è reale?

"Attendo tue informazioni più precise per poter contribuire a realizzare quello che credo essere" (Aspirante Filosofo58)
Reale è ciò nel rapporto col quale si producono immagini, parole, e altro di simile, che tendiamo a confondere con la realtà stessa.
Il mondo in cui viviamo , che media con la realtà, nasce dalla comunicazione interpersonale.
Se è più facile giungere alla conclusione che una descrizione della realtà non può essere la realtà, più difficile è giungere alla conclusione che la realtà non coincide con ciò che vediamo, per il motivo che non siamo noi a decidere cosa vedere quando apriamo gli occhi, o non abbiamo comunque coscienza di farlo, mentre coscienti sono le nostre descrizioni ''verbali'' della realtà.
Però se banale sembra questa  conclusione, fino al punto che Green dice ''come mai nessuno ci ha pensato prima?'', non è banale il motivo per cui non ci si arriva con facilità (che è meglio non far sapere a Green), perchè viene messa in crisi la possibilità di continuare a ricercare la verità, cioè viene messa in crisi l'intera filosofia nella misura in cui ripudia i sofismi.

Il mondo in cui viviamo viene creato dalla comunicazione , non nel senso che il solipsismo non può farlo, ma nella misura in cui solo il primo ha un senso, anche se questo senso non è nella sua verità, per quanto sempre forte è la tentazione di barattare questa con l'intersoggettività.
Per poterci vivere in un mondo, che sia virtuale o meno, l'intersoggettività è richiesta.

Cosa diremo dunque al nostro Filosofo che ci chiede ...e voi cosa ne pensate?
Direi che il nostro corpo è parte della realtà virtuale in cui viviamo, mentre la realtà ''vera'' comprensiva di noi se ne rimane nascosta, non perchè inconoscibile, ma perchè è uno degli elementi la cui reazione produce conoscenza.
Non so quanto ciò possa consolarlo, ma in ogni caso non direi nulla solo per poterlo consolare.
Direi infine che si comunica col corpo e con le parole, ma che importante è comunicare e non come lo facciamo, e che di solito quando un modo viene  a mancare ciò può essere l'occasione, per quanto non cercata, di fortificare i rimanenti in questa vita, fatte salve ulteriori altre delle quali non saprei dire nulla se non in termini  consolatori, per cui, come detto sopra, da ciò mi astengo.
#753
Citazione di: green demetr il 17 Dicembre 2024, 19:08:29 PMRispetto alle mie ultime indagini, devo dire che il mio viaggio spirituale finisce qui, oggi.
E infatti il Dio non solo non parla chiaro ma dice anche un sacco di inesattezze.
Credo che il problema sia proprio questa parola.
Ma la parola è soltanto uno strumento per esprimere qualcosa che ci abita dentro.
Dio non ha parola, è impossibile che ce l'abbia, come fa ad averla qualcosa che è informe.
Io invece credo che la parola sia quella da usare per noi stessi, per dare forma a quello spazio tra la nostra mortalità e quel senso ineffabile di trascendenza che ci porta per esempio a fare poesia.
E' dunque la poesia che ragiona con noi.
O i romanzi.
E' un pensiero talmente banale che mi stupisco che nessuno lo abbia mai pensato.
Segno che non leggi i miei post, ma non te ne faccio una colpa.
La parola è uno dei tanti possibili prodotti dei nostri rapporti con una realtà che non ha forma. La forma che tendiamo a confondere con la realtà è appunto prodotto della nostra interazione con la realtà, dei quali per quanto con fatica ci arriviamo, è più facile smascherare la parola, perchè ultima arrivata, meno invece le immagini, con le quali abbiamo certamente più lunga intimità.
Perchè se è preferibile avere una laurea in lettere, non ci è mai servita una laurea in ''immaginazione'', per dar forma visiva alla realtà, mentre ci occorre per darne una letterariamente accettabile.
#754
Citazione di: daniele22 il 20 Febbraio 2025, 08:25:50 AM
In conseguenza di ciò, se una persona ben motivata (sfera emotiva/pulsionale) ad accrescere la propria intelligenza cominciasse a dedicarsi a fare test di intelligenza a nastro, nel giro di pochi mesi vedrebbe sicuramente il proprio q.i. innalzarsi di molti punti. In questo caso il suo punteggio segnalerebbe infine la sua conoscenza in materia di test di intelligenza. 

In effetti l'insieme di quei test equivale ad una possibile definizione di intelligenza.
#755
Se uno ha un idea preconfezionata di uomo, allora da qualche parte c'è una imperfezione.
Se uno ha un idea di uomo tarata su di me, allora va da se che l'imperfezione stia dall'altra parte.
Se l'umanità esiste perchè ciò viene da se, ciò potrebbe derivare in effetti da un idea preconfezionata che si ha dell'uomo.
Avere questa idea preconcetta, apparentemente innocente, derivante dal fatto che l'umanità sembra esistere, perchè viene da se che esista, secondo me è all'origine del razzismo.
#756
Citazione di: sapa il 18 Febbraio 2025, 17:35:07 PME quindi, ancora: quindi? Insomma, se devo fare una critica a Pastore è la cripticità dei suoi testi, o se vogliamo delle sue visioni. Razzismo, però, non mi pare.
Distinguo gli uomini perchè diversi fra loro, o è perchè sono diversi che li distinguo?
La differenza sta nel vedere nella diversità una ricchezza o una imperfezione, rimanendo solo da decider dove stia, se da una parte o dall'altra.








#757
Citazione di: Adalberto il 19 Febbraio 2025, 13:16:05 PMTalvolta mi piace pensare che si possa anche provare a tornare indietro, ad un livello prededente la cesura io/tu, ad un livello indistinto.
le leggi della fisica abbondano di simmetrie, ma credo che non sia la realtà ad essere simmetrica, ma la conoscenza che ne abbiamo, perchè fatta di parole opponibili, affermabili e al contempo negabili.
La complementarietà si spiega con la comune nascita dallo zero, complementari perchè ricomponendosi tornano allo zero.
Quello che in filosofia viene detto UNO lo chiamerei meglio ZERO.
Io e te non siamo opposti, ma semmai intercambiabili.
Il dissidio fra noi è la nostra comune essenza, perchè la sua mancanza non giustificherebbe la nostra esistenza, riducendoci a ridondanti doppioni.
Lasciando intatto il dissidio possiamo però pensare di scambiarci le parti, essendo stati parimenti determinati dal caso.
Se ti facessi del male, farei del male a chi avrei potuto essere e che devo sforzarmi di immaginare di essere, pur restando me stesso.
La nostra differenza è la ricchezza della vita.
Bisogna suscitare  empatia più che consenso, perchè il consenso annulla la ricchezza e l'empatia la mantiene.
Quando qualcuno si dice d'accordo con me io non gioisco, perchè significa che da lui non ho nulla da imparare.

E' il linguaggio ad essere complementare, e quindi la realtà diventa un insieme  di opposti quando la assimiliamo alle sue descrizioni.


#758
Citazione di: Pio il 18 Febbraio 2025, 14:22:02 PMLa mela verde e la mela rossa hanno una differenza evidente ai sensi.
Condividendo in generale il tuo post, e solo a mò di battuta, faccio notare che ciò che salta ai nostri sensi , l'essere rosso della mela, è ciò che la mela respinge per sua natura.
Cioè, essa trattiene tutte le frequenze elettromagnetiche della luce, respingendo solo quella rossa, come altro da se, proprio ciò che noi invece attribuiamo alla sua natura.

E'possibile che la paura dell'uomo nero come dici sia scritta nel patrimonio genetico, ed anzi ricordo di aver letto questa ipotesi in un articoletto sulla rivista Le Scienze.
La notizia buona , sempre secondo quell'articolo, è che il patrimonio genetico si può  tacitare, secondo l'epigenetica, quando controproducente.
In effetti come ben dici è sufficiente una occasionale frequentazione dell'uomo nero come vicino di casa , e la paura passa, se non proprio il pregiudizio culturale, più duro a morire.
Il pregiudizio più che essere un male è una necessità.
la nostra visione della realtà è necessariamente pregiudiziale, e non è possibile averne una di altro tipo.
La notizia cattiva dunque è che non si può fare a meno dei pregiudizi. La notizia buona è che i pregiudizi si possono cambiare.
Se però uno vive immerso dentro una biblioteca piena di vetusti testi, solo in prima edizione, mai riveduta e aggiornata, come immagino nella mia fantasia faccia il buon Mauro Pastore, quali pregiudizi vuoi che possa rivedere?

Se poi, sempre a mo di battuta, la paura dell'uomo bianco stesse scritta nel patrimonio genetico dell'uomo nero, allora vuol dire che, mutatis mutandis, il risultato non cambia, cioè siamo proprio uguali.
Quindi se fossimo noi a dover migrare verso il continente nero non avremmo miglior sorte dell'uomo nero.
L'unica cosa certa è che nella storia dell'uomo a tutti prima poi è toccato farlo, e ancora lo sarà.
Non solo dobbiamo trattare bene i migranti perchè anche noi lo siamo stati, ma perchè anche noi lo saremo.
Il cambiamento delle condizioni climatiche , prossima causa di migrazioni, non distingue il colore della pelle.
A chi tocca tocca.

Sembra che siamo condannati a dar corpo ai nostri pregiudizi, scambiando con essi la realtà, e tanto più lo facciamo siamo di destra, e quanto più ne dubitiamo siamo di sinistra, ed ecco perchè la sinistra è inconcludente, perchè il dubbio è nemico dell'azione.
Ma se proprio vogliamo dirci ''uomini',' e non festoni colorati, forse dovremmo tentare un altra strada.

#759
Citazione di: sapa il 18 Febbraio 2025, 09:39:37 AMUn asiatico non è uguale a un africano ed entrambi sono diversi da un indo-europeo, la diversità è talmente evidente, da essere facilmente riconoscibile. Diversità somatica non vuol dire per forza diversità culturale, ma spesso le 2 cose si fondono tra loro. Detto ciò, il problema nasce quando si tenta di affermare la supremazia di una razza sull'altra.

La realtà non è come noi la vediamo, ma il modo in cui la vediamo ha un suo motivo che raggiunge mediamente un utile scopo.
Vedere la realtà come fatta di mele rosse mature e mele verdi acerbe è utile alla mia sopravvivenza nella misura in cui la mia sopravvivenza dipende dal modo in cui mi alimento.
Un individuo la cui sopravvivenza non dipenda da ciò potrebbe non distinguere una mela verde da una rossa perchè ciò non è a lui utile.
Se affermo che la razza di mele rosse esiste altri potrebbero dunque smentirmi.
Una cosa è distinguere la realtà, una altra è dire che siccome io la distinguo essa è fatta da ciò che io in essa distinguo.
Forse che noi gli altri uomini dobbiamo mangiarli se è vero che ne distinguiamo il colore?
No, ma è che la nostra capacità di discriminare la realtà può andare oltre i suoi scopi fino a ritorcercisi contro.
A cosa serve distinguere a noi gli uomini per il loro colore? A nulla.
Può servire invece distinguerli per il loro patrimonio genetico al fine di trovare cure mediche mirate.
Qualunque criterio con cui distinguiamo fra loro gli esseri viventi è parimenti arbitrario, ma non tutti hanno la stessa utilità, e possono essere usati in modo tendenzioso, come fa Mauro Pastore in modo che ci fa scappare la censura, ma che tutti noi in parte  pratichiamo in modo più o meno cosciente.
Il rischio nel voler tacitare Mauro Pastore, (quante volte io stesso lo avrei tacitato potendolo fare) sta appunto nel voler tacitare la nostra cattiva coscienza.
Trasformare ciò che salta agli occhi in ciò che è può avere controindicazioni.
La buona filosofia di cui Mauro Pastore si ritiene detentore privilegiato, dovrebbe evitarci di fermarci alle apparenze che ci salutano agli occhi, nelle quali il mauro invece sguazza, e noi a nostra volta seppure in minor misura.
Che sia Mauro Pastore per noi il manifesto della non filosofia da attaccare nella nostra camerata.
#760
Caro Jacopus, solo quelli che fanno come te, che dedicano la loro vita all'ALTRO, come fai tu, al di la di ciò che professano a parole, se c'è un paradiso ''unificato'' per esseri viventi generici, senza un genere preciso, lo meritano.
Ma siccome temo non ci sia, ti basti il nostro riconoscimento, il riconoscimento di noi che pur siamo altro da te.
#761
Citazione di: Jacopus il 17 Febbraio 2025, 19:47:57 PMPhyrosphera scrisse:Le differenze genetiche tra bianchi, neri o altre differenze fisiche sono irrilevanti in homo sapiens ed eventualmente le differenze comportamentali sono riferibili alla loro storia culturale. Ovvio che chi ha in casa una biblioteca, sarà mediamente più curioso intellettualmente di chi vive in un ghetto di zingari. Ma non esiste una predisposizione razziale, semplicemente perché non esistono razze umane. Homo sapiens è stato sempre così mobile nella sua storia da aver sempre mescolato i suoi geni. Hanno fatto studi dai quali risultavano geneticamente più simili soggetti lontani come giapponesi e brasiliani rispetto a due vicini di casa italiani (digitare Barbujani su YouTube). Se insisterai con queste scemenze chiudo la discussione, visto che stai anche violando la legge.
So di fare un discorso scomodo, e inoltre chiedo perdono se mi ripeto.
Ma  categorizzare gli esseri viventi, che si usi come criterio il patrimonio genetico, o qualunque altro criterio, che li suddividano in razze o qualunque altro nome si voglia dare alle conseguenti categorie di esseri viventi, dovrebbe avere solo un puro valore descrittivo, non potendosi descrivere gli esseri viventi nominandoli uno ad uno, come si dovrebbe, se solo si potesse, essendo ognuno unico e irripetibile.
Se in base all'uso di questi criteri UNO crede che esistano gli uomini, allora ALTRO parimenti potrà credere che esistano le razze umane, ed ALTRO ancorra  le sottorazze umane, e anche perfino le sottosottorazze, e così via.
Se non volgiamo sentir parlare più di razze umane è sufficiente smettere di parlare di specie umana.
Se esistono solo gli individui viventi, allora è vero che ognuno di essi ha carattere irriducibile a quello degli altri, senza che ciò possa giustificare che ogni individuo vivente diventi un ghetto, smascherando così la logica tendenziosa di Mauro Pastore.
Per tacere del fatto che un qualunque raggruppamento di questi esseri, non ha una carattere, perchè non è persona, perchè non esiste come essere vivente.
Finché non si esce da questo equivoco ci saranno sempre dei Mauro Pastore che ne faranno le spese, dedicando la loro vita al nulla.
Mauro Pastore è il prodotto parossistico che nasce da un equivoco  in cui però tutti siamo coinvolti bene o male.
E' un esempio in negativo da non censurare, ma da tenere sempre presente, come colui che ognuno di noi, cioè ogni ALTRO da lui, avrebbe potuto essere.
Se una qualunque cultura produce Pastore, Vannacci e Trump, Stalin e Putin, è da rivedere, non in sua parte, quella destra o sinistra, ma in toto.
Siamo tutti Mauro Pastore.




 
#762
Citazione di: Adalberto il 16 Febbraio 2025, 11:42:58 AMTornando in Cina,  in simbolo taoista mi sembra che esprima l'inconoscibile tao, ovvero la sua epifania nel mondo che si esprime nel  continuo mutamento di forze (apparentemente) opposte. Per questo si suggerisce di non fare (wu wei) e di attendere l'occasione propizia. Ma che cavolo  ti sto scrivendo ?  Aveva ragione Max Stirner a fondare la sua filosofia sul nulla.
 Anche se dopo mezzo secolo ogni tanto mi capita ancora  di rileggere Lao Tze... ed  è sempre come la prima volta: non lo capisco proprio. Ma lo trovo proprio simpatico. (PS è questo un pensiero reversibile?).
Ad ogni azione corrisponde un azione uguale e contraria.
Ecco l'esempio di una coincidenza difficile da digerire come un fatto...per quanto provato.
Se questo è il percorso razionale, quello che divide, il suo inverso è quello per cui ogni corpo percorre la sua strada obbligata senza forze che lo spingono, ed è il percorso inverso fatto da Einstein.
Questo non vuol dire che Newton ha torto ed Einstein ha ragione, ma significa che i possibili percorsi razionali non sono univoci, a fronte dell'unica realtà, e che sono reversibili quando coscientemente prodotti.
Sono d'accordo con te che le filosofie orientali sono affascinanti, ma anche banali, e con ciò intendo fargli un complimento.
Il percorso reversibile, terminologia che mi sono testè inventato, è appunto quello che porta alla banalità.
Credo che quella che chiamiamo realtà, cioè la realtà come ci appare, è tutta un utile ''montatura'', smontabile quando cosciente, o di cui prendere coscienza smontandola.
Più che essere un fatto la realtà si fa e si disfa, ma a differenza  della tela di Penelope non la si fa mai uguale, in corrispondenza del fatto che non siamo mai uguali.
Ciò che ci appare non è la ''vera'' realtà, siccome la condividiamo, ma è invece la condivisione a farla apparire.
E' la condivisione non a provare la verità, ma a rendere concreto ciò che è virtuale.
Il mondo di Newton è non meno virtuale di quello di Einstein, ma solo il primo ci appare concreto per l'abitudine di viverci insieme.
E' questa relazione fra noi a ricucire i vari io e a creare la realtà per come ci appare.
Viviamo in mondi virtuali, ma non gratuiti, se concretamente utili interfacce con l'inconoscibile  realtà .
Forse è arrivato il momento di definire la realtà come ciò che essendo inconoscibile produce conoscenza con una ricchezza tale che non dovrebbe farci dolere della sua banale essenza.
Si possono sempre smontare le nostre meravigliose conoscenze tornando alla banalità di partenza.






#763
Bella domanda a cui non sò rispondere, ma da erede del pensiero occidentale penso che sia difficile accettare la coincidenza che ogni cosa abbia il suo opposto come un dato di fatto, per cui  gli opposti nascono per separazione, e non essendovi nulla che non possieda un opposto, nulla ha un origine diversa da questa.
Se il pensiero occidentale divide l'indivisibile e quello orientale compone l'incomponibile , allora anch'io ho una domanda da fare ai paleofilosofi:
esiste  una cultura capace di abbracciare i due ''opposti'' punti di vista , in possesso cioè di un  ''pensiero reversibile'', capace di ricomporre ciò che divide?
Di certo l'uomo non può ricomporre ciò che Dio ha diviso, mentre ciò che è diviso di fatto può solo farsi convivere.
#764
Citazione di: niko il 15 Febbraio 2025, 14:46:20 PMio ho scelto, da che parte stare...
E se provassimo a stare finalmente dalla nostra parte?
#765
Volendo fare una riflessione di carattere generale, inizio a pensare che internet abbia fatto saltare tanto la diplomazia degli stati, quanto la ''timidezza' a mostrarsi dei potenti di turno e le reticenze dei popoli.
Quello che salta è quel sistema per cui ognuno più o meno sa, ma ritiene sia conveniente tacere e far finta di non sapere.
insomma, è sempre più difficile mettere in atto quel meccanismo ben oliato in cui tutti siamo stati più o meno coinvolti, di  tacere le cose per un quieto vivere più o meno malinteso.
Ammettiamolo, il vero scandalo non è ciò che tizio o caio faccia, ma che lo faccia ormai alla luce del sole, non riuscendo più a nasconderlo.
E' sempre stato, ma oggi è evidente, che  per Putin, Trump e compagnia contino solo i loro affari, e quindi noi non possiamo più far finta per convenienza che gli americani, o i russi, a scelta, siano quelli buoni.
Forse Babbo Natale non esiste, ma se esiste è un europeo che non beve  coca cola o vodka, ma  sidro e grappa. :))