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Messaggi - Jacopus

#751
Grazie Phil. Un po' di dati non guastano mai e sono più reali di qualunque opinione. Fatto sta che, prudentemente, e pragmaticamente, gli autori non si sono sbilanciati troppo sulle cause, limitandosi a sottolineare l'alta percentuale di femminicidi compiuti da parenti e l'incremento tendenziale di questo reato in ogni parte del mondo. Si sollecita anche l'intervento e il finanziamento di progetti ad hoc. Ma non si risponde alla domanda: perché?
Una risposta molto universale risiede nella tendenza nella storia dell'uomo a cercare livelli di giustizia ed equità più elevati. Un processo che, ovviamente, non è lineare e che conosce preoccupanti passi indietro ma che, almeno nella nostra parte di mondo è ormai un trend stabile. Ma per vederlo occorre misurarsi con i secoli. Esempi spiccioli. Nel 600 i pazzi venivano incatenati insieme ai vagabondi e ai criminali. Nel medioevo venivano messi nelle "ships of fools", senza marinai, destinate a naufragare o giungere in altri lidi. Agli empi e ai bestemmiatori c'era tutta una pletora di pene, dalla gogna, all'amputazione della lingua. I libertini, tipo Berlusconi, venivano rinchiusi alla Bastiglia. Questo trend migliorativo è evidente nel momento in cui riteniamo queste pene mostruose. Eppure vi è stata una fase storica, nella quale si è tentato di tornare a quel mondo attraverso i totalitarismi e c'è n'è una attualmente in corso tramite "Sharia". Quando certe dinamiche storiche accelerano, vi sono sempre dei processi che provano a far rientrare gli eventi nel vecchio sentiero. Il "nuovo che avanza" deve sempre fare i conti con il "vecchio che resiste". E il vecchio di questi tempi, è molto attraente, di fronte ad un mondo che sembra bruciare. Penso che il femminicidio come concetto, si inserisca in questa dinamica di ricerca di una maggiore equità sociale e nella corrispettiva reazione violenta ma penso anche che non dobbiamo dare per scontato nessun happy ending. Possiamo tornare nei ranghi della tradizione e magari in questo modo assistere ad una diminuzione dei femminicidi, ma sarebbe un buon risultato? Il mondo si sviluppa per affinità. Più equità e più giustizia porteranno a meno femminicidi. Vi è una mimesi della violenza e una mimesi patriarcale e una mimesi della giustizia.
#752
CitazioneUna cosa che però noto quando ci sono questi dibattiti relativi al femminicidio e alla violenza di genere è anche un notevole vuoto e contraddizioni dal punto di vista delle argomentazioni: gli esperti (sia donne che uomini) dicono che ogni persona va rispettata in quanto persona. Ora, se si analizza bene, si nota che questa è una TAUTOLOGIA, un'affermazione in cui il predicato non fa altro che ripetere quanto è contenuto nel soggetto. Se non si stabilisce quale sia il criterio oggettivo per cui ogni persona merita rispetto, allora anche il concetto di rispetto va in fumo, perché si dovrebbe concludere che anche un individuo come Hitler meriterebbe di essere rispettato (almeno per me non lo è affatto, perché merita di essere condannato). Ritengo che questo aspetto sia da ricondurre al NICHILISMO, non si riescono a stabilire valori oggettivi che possano essere condivisi da tutti ed allora la stessa cultura del rispetto finisce per essere una cultura dell'ipocrisia, in cui ogni persona magari pensa anche il peggio dell'altro ma non lo esterna per non sembrare irrispettoso, salvo poi dirne peste e corna alle spalle.

Mi soffermo su questo intervento perché credo che sia essenziale per il discorso del topic. L'art. 1 della Costituzione tedesca recita in modo sintetico "la dignità umana è intangibile". E poi "è compito degli organi statali tutelare quella dignità" (o qualcosa del genere). Pertanto non è tanto una questione di rispetto, termine che richiama un mondo castale quanto un richiamo alla radicale dignità di ogni uomo, compreso Adolf Hitler. Ritorno su un tema a me caro, l'Ubuntu, il cui significato potete trovare in rete. Hitler è dentro ognuno di noi, così come Buddha. Per chiarire, Hitler non era l'anticristo. Ha avuto successo perché milioni di tedeschi la pensavano come lui e perché l'assetto geopolitico favoriva la nascita di mostri ai confini dei paesi liberali come cani da guardia contro l'altro mostro politico nato in quegli anni. Quindi Hitler è diventato Hitler anche grazie a complicità, queste sì, molto ipocrite.
Solo se riscopriamo la nostra interconnessione si potrà sperare in un mondo migliore, alla presenza di una tutela della dignità di ognuno di noi, compreso Turetta, e tutti gli Hannibal Lecter di questo mondo (discorso tra l'altro molto evangelico). Il mondo patriarcale invece tende a scindere l'interconnessione, così come ogni potere paranoizzante.
#753
Ho letto l'intervento di Mancuso. Interessante ma anche lui mi sembra abbastanza intrappolato nel modello Hobbes/Freud, ovvero l'uomo intimamente e biologicamente negativo. Unico antidoto che propone è la cultura, ed ovviamente sono abbastanza d'accordo. Ma non si risolve il problema solo con la cultura. Il re-filosofo di Platone non ha ancora avuto successo. Serve più un re-politico, in grado di vedere il problema. È questo lo scoglio maggiore. Ovviamente, come Mancuso sottolinea, il termine padre è polisemantico. Oltre alla subordinazione dovuta alla forza (splendida la frase di Simone Weil) è anche la legge, senza la quale nessuna società è possibile. In una società senza padri, come la nostra, vacilla la legge e il senso del limite. Al livello antico del patriarcato, si sovrappone, senza cancellarlo,  il livello del narcisismo che non sa accettare il "no" perché abituato ad essere visto come perfetto (ascoltare l'intervista rilasciata dal padre di Turetta). Winnicott, che se ne intendeva, parlava invece, per una crescita armoniosa, di una madre "sufficientemente buona", perché anche una madre assolutamente buona è sottilmente imparentata con i femminicidi.
Dovremo partire da questi discorsi, senza fermarci a questi discorsi, perché, come ricorda Brecht, prima della morale c'è la fame.
#754
L'aggressività è presente in tutti gli animali, compreso l'uomo (animale anch'esso). La violenza invece è riscontrata solo negli scimpanzé oltre che nell'uomo (lasciando da parte formiche e termiti che sono troppo diverse da noi). L'aggressività è una funzione vitale. La violenza è una funzione della civiltà, ovvero di un certo tipo di civiltà, quella stessa, ad esempio, che parla di caduta dell'umanità dopo il peccato originale, secondo cui ora dobbiamo condividere un mondo di violenza e peccato prima di tornare nella pace celestiale. Il che è un ottimo assist per tutti coloro che esercitano la violenza. Però, fatta questa distinzione preliminare, la violenza va ulteriormente esaminata nel dettaglio e non buttata nello stesso calderone, come già faceva notare Phil. E fra queste distinzioni una fra le più recenti e interessanti è quella del "femminicidio".

CitazioneConsiderando come i generi biologici siano soltanto due, il gioco delle combinazioni non consente poi molte altre variazioni; direi quattro in tutto e, considerando quale dei due sessi tenda di più alla violenza, biologicamente, storicamente e culturalmente (basta contare i cacciatori e i clienti di armerie, dividendoli per genere), ci sono almeno due combinazioni che dovrebbero e, guarda caso hanno (se non erro), il sopravvento statistico nel campo della morte altrui.
Il giusnaturalismo, Phil, l'ho intravisto in questa tua frase, poiché se storicamente e culturalmente concordo con la maggior tendenza alla violenza dell'uomo, proprio culturalmente e storicamente dobbiamo contrastarla, visto che fortunatamente non siamo scarabei  stercorari, condizionati da pattern comportamentali fissi, ma siamo esseri viventi neuro-dinamici, ovvero capaci di modificare i nostri assett comportamentali. Fatto comprovato da più di un secolo di studi antropologici.
#755
Un certo livello di aggressività, Pio, non solo è tollerabile ma è anche fondamentale per la vita umana. Ma aggressività e violenza non sono sinonimi, come vorrebbero farci credere all'insegna del nihil sub sole novi, così come non sono sinonimi violenza e violenza di genere.
#756
I femminicidi sono l'apice sconvolgente di una asimmetria di potere, che è anche uno stupido spreco di risorse, poiché una donna può avere più capacità di un uomo in molti tipi di attività, se tutti si partisse dalla stessa posizione. Che in Italia le donne non siano più costrette a girare con il velo sulla testa è un'ottima notizia ma non è sufficiente. Il problema credo che sia più generale. È una sorta di effetto domino, poiché se si accetta che uomo e donna siano uguali, si rischia di dover ammettere che anche gli stranieri debbano avere gli stessi diritti e le stesse opportunità , fino a giungere ai ricchi e ai poveri. Ed i poveri si manipolano facilmente, facendogli credere che il problema vero sia la differenza di genere, di stato o di religione, mentre il problema radicale è "questo capitalismo".

Ovvio che su un patriarcato tradizionale, ben lungi da essere debellato anche in questo "magnifico" Occidente, si innestano altre dinamiche culturali che possono amplificare la violenza. Sulla scomparsa del padre non solo come patriarca ma anche come principio normativo e regolativo sono stati scritti fiumi di inchiostro, ma è anche interessante ciò che scriveva Lacan quando proponeva come tratto distintivo del presente la sostituzione del padre come legge con il capitale come desiderio da soddisfare ad ogni costo, eventualmente mercificando non solo gli oggetti ma anche le persone e le relazioni. Lacan parlava proprio di successione dal "discorso del padre" (ovvero discorso della legge) con il "discorso del capitalista" (ovvero il discorso della merce e della mercificazione).
#757
Phil. 1) Volevo semplicemente dire che il concetto di femminicidio, che è relativamente recente (anni 90), è il tentativo di approfondire le modalità attraverso cui si esplica un tipo di violenza estrema. È pertanto il tentativo di differenziare e considerare un certo retaggio culturale come fattore scatenante della violenza, insieme ad altri fattori. Se c'è chi fa un minestrone di concetti per ignavia non è certo responsabilità del concetto stesso.

2) Il nostro essere maschi e femmine è ovviamente la struttura biologica di base, ma la tua sembrava quasi una giustificazione giusnaturalistica alla violenza maschile, il che è inaccettabile.
#758
CitazioneResto comunque diffidente quando patriarcato, maschilismo, tradizionalismo, disturbi della personalità, devianze, istinti violenti, omicidio, etc. vengono messi tutti nel medesimo "minestrone sinonimico" che appiattisce i concetti, prima ancora che il loro uso interpretativo, perché l'abuso di categorie e l'ipercategorizzazione degli eventi (che spesso richiede paradossalmente il suddetto appiattimento), spacciati per impegnato affinamento del pensiero, fanno bene alla "tiratura dei giornali"
In realtà credo che sia proprio il contrario. Cioè non mettere tutto nello stesso calderone. Mettere tutto nello stesso calderone è: "homo homini lupus". Ovvero, ogni omicidio ha una storia a sè stante. Fenomenologicamente è un atto il cui cosiddetto movente, è in realtà un insieme di moventi, che risiedono nella storia stessa dell'omicida e talvolta anche nella vittima, se fra di loro vi è o vi è stata una relazione.
Ma a livello di società occorre chiedersi quali sono le correnti sotterranee e superficiali che fanno agire la violenza. E quindi parlare di femminicidio non comporta l'esclusione della valutazione di una personalità antisociale, piuttosto che l'omicidio fatto in ambienti mafiosi, perchè la donna del boss ha "fatto i nomi". Una corrente radicata dentro la società europea (e non solo) è quella che deriva dalla sottomissione della donna all'uomo, che non è di ordine naturale ma socio-politica. E bisognerebbe che noi ometti si abbia il coraggio di guardarla quella storia di sottomissione della donna nei confronti dell'uomo. Poichè è la stessa tematica dell'arretratezza del mezzogiorno o del neocolonialismo. Le cose non cambiano da sole e soprattutto non cambiano dopo secoli che sono avvenute certe cose. Braudel distingueva una storia dal respiro corto, quella degli avvenimenti e una storia dal respiro lungo, che resiste nei millenni, al punto che (secondo lui) l'Impero romano è ancora vivo. Il femminicidio è un concetto che mette il dito sulla piaga, in quel respiro lungo del patriarcato che non è scomparso in gran parte del mondo, ma che sopravvive anche da noi, in Occidente, con buona pace di chi finge di non vederlo.
Ovviamente, non tutti i femminicidi derivano dal patriarcato. Questa è una strategia tipica di chi vuole "rimestare nel fango" per non far capire nulla. E come ho già detto, anche il femminismo da parte sua può essere accusato in certe sue fazioni, di patriarcato. Occorrerebbe guardare la realtà con occhi lucidi e giusti.

CitazioneConsiderando come i generi biologici siano soltanto due, il gioco delle combinazioni non consente poi molte altre variazioni; direi quattro in tutto e, considerando quale dei due sessi tenda di più alla violenza, biologicamente, storicamente e culturalmente (basta contare i cacciatori e i clienti di armerie, dividendoli per genere), ci sono almeno due combinazioni che dovrebbero e, guarda caso hanno (se non erro), il sopravvento statistico nel campo della morte altrui.
Direi che questo è invece un appiattimento. Mi piacerebbe più un mondo dove i bambini siano liberi di giocare con le bambole e le bambine con i fucili giocattolo. Magari si raggiungerebbe una certa parità anche negli omicidi di genere.
#759
Sono i nipotini del bunga bunga del Silvio e di tutti i potenti che usano il corpo delle donne come oggetti, per via dell' asimmetria del potere. Oppure pensi che i trapper siano dei "cattivi" spediti sulla terra da Belzebù?
#760
Effettivamente Inverno visto che ci siamo conosciuti, ammetto che non date l'impressione di una coppia fondata su valori patriarcali, anche se in effetti se ti facessi crescere un po' la barba, non sfigureresti vicino a Mosè.
Ma non è questo il punto. Ci si può e probabilmente ci si deve dividere i compiti ma le donne sono più brave ad accudire, rammendare, preparare i pasti per motivi culturali e storici. Torniamo al forum, ad esempio. Una attività ludica ma che presuppone tempo a disposizione, abitudine ad esporre le proprie idee ( per quanto velate dall'anonimato), e anche una formazione culturale decente (vabbè ci sono anche le eccezioni😬). A parte Ipazia, il gonfalone femminile è sostenuto da uno sparutissimo numero di forumiste. Può anche essere che io mi sia fissato con questa storia del patriarcato, ma si da il fatto che l'ho visto all'opera all'interno della mia famiglia e i suoi effetti, come scrivevo prima, non scompaiono per magia ma si protraggono per generazioni.
Sul fatto che vi sia del sano patriarcato ne dubito, anche se sono consapevole che fra feudatario e i suoi servi vi fosse un rapporto in qualche modo piu protettivo di quello che si crea nel mondo capitalistico. Però, questa constatazione è facilmente confutabile leggendo la tua "firma".
#761
Basta dare un'occhiata alle proporzioni fra maschi e femmine nei posti di potere o la differenza di reddito a parità di condizioni per affermare che il patriarcato e tutt'altro che superato. Il patriarcato è inoltre talmente radicato dentro di noi che negarlo è semplicemente il sintomo della sua forza e della sua potenza. Del resto il patriarcato è il modello primigenio di ogni disparità e pertanto il capitalismo è un ambiente che non ha nessun interesse a combatterlo veramente. Mi piacerebbe ad esempio fare un sondaggio anche fra i forumisti e capire come sono suddivise le incombenze domestiche. Sarebbe un'ottima cartina di tornasole molto pragmatica per comprendere cosa è il patriarcato. Poi, ovviamente non nego che il femminismo ha tante anime, compresa quella di un possibile matriarcato oppure di un patriarcato assorbito così bene da essere una affezione da sindrome di Stoccolma. Il patriarcato è una forma di sindrome, socialmente accettata perché fondata sulla subordinazione e al cui opposto vi è il riconoscimento reciproco.
#762
Ipazia. Nei tempi a cui ti riferisci c'era il delitto d'onore. Quindi devi la tua fortuna ad essere vissuta non in quell'epoca ma in certi ambienti di quell'epoca, che purtroppo sono stati cancellati dalla mente fatalmente reazionaria dell'italiano medio, che spesso era reazionario anche quando era comunista. Sulle responsabilità delle famiglie sono sostanzialmente d'accordo, premettendo appunto che si tratta di una responsabilità collettiva, perché la maggioranza di noi ha accettato questi modelli fra il patriarcale e il narcisistico.

Rispetto al precedente post di Inverno, devo invece ribadire che il patriarcato eccome se c'era ed eccome se c'è. Mica si cancella con un colpo di spugna. Trasmette i suoi effetti come l'onda di uno tsunami di generazione in generazione. Il fatto che vi siano delle satire asimmetriche è del tutto normale quando si parla di satira. Satireggiare il morto di fame o il debole è deprimente e ben poco satirico se non fra alcuni cerebrolesi di destra.
#763
La prima cosa che mi viene da dire è un ringraziamento a Socrate che ogni tanto lancia un dibattito e che ha uno stile tranquillo e mai offensivo o denigratorio. Posso non essere d'accordo con le sue idee, ma concordo con il suo stile. Sul tema direi che non c'è il rischio di una sostituzione delle élite alla "Pareto". Almeno nel breve periodo. Sul lungo è più facile che nei piani alti della società si giunga ad una sostanziale parità di opportunità, lasciando lo scannatoio ai piani bassi. Una parità che non significa certo sostituzione.
I fenomeni sociali però sono complessi e sempre multifattoriali. In questa "notizia del giorno", leggo una migliorata sensibilità sull'argomento, una maggiore consapevolezza da parte delle donne a non essere "oggettificate", ma anche strascichi di patriarcato duri a morire. Ad esempio non so come i credenti possano gestire tutti i passi tremendamente misogini della Bibbia, a partire da Genesi in poi. Accanto a ciò vi sono fenomeni nuovi che convivono con i vecchi creando misture esplosive. Il narcisismo in primo luogo. A me ha colpito la frase del padre dell'ultimo femminicida, Daniele Turetta, che dice del figlio "pensavo che fosse quasi perfetto" e invece. I genitori di oggi riversano sui figli tutte le loro frustazioni ma invece di sfogarsi picchiandoli si sfogano non dandogli mai alcun limite, assecondandoli, diventando parodisticamente e tristemente gli amici dei loro figli. Osannandoli e dichiarando orgogliosi che sono perfetti ( fino a scoprire che non lo sono e magari qualche femminicida avrà pure tirato un inconsapevole sospiro di sollievo). Quei figli, poi, non accettano che qualcuno si opponga a loro in quel proto-specchio della famiglia che è la relazione di coppia. Questo doppio meccanismo di veteropatriarcato e neonarcisismo può spiegare qualcosa di quanto sta accadendo, insieme alla morbosa attenzione dei media per queste notizie, che cavalcano con la grazia di un elefante nel solito negozio di cristalleria.

P.S. Sulla dichiarazione che l'uomo sia universalmente assetato di potere, posso dire che si tratta di una asserzione falsa, ma su questo punto bisognerebbe aprire una nuova discussione.
#764
Tematiche Filosofiche / Re: Il perfetto vivente.
20 Novembre 2023, 19:00:09 PM
CitazioneNon si è imposta in Europa, all'alba della modernità, tuttavia si sta sommessamente insinuando nel mondo. al tramonto ("post-") della modernità; ma proprio essendo "in ritardo" rispetto al consolidamento di una visione moderna, incontra inevitabilmente le resistenze culturali del pensiero moderno che ha permeato nel profondo i parametri di valore social-esistenziali (ed ecco che allora i "cattivi" della storia sono il nichilismo, il relativismo, il "pensiero debole", il postmodernismo, etc. come recitano in coro i pulpiti più popolari, teologici o modernisti che siano, in una simpatetica "solidarietà antitetico-polare", per dirla con Lukács).

anch'io ho pensato questa cosa del progressivo farsi strada di questo pensiero "ambivalente" e delle risposte aggressive che suscita per reazione. Ma non sono del tutto convinto. Il pensiero non contraddittorio ovvero logico-aristotelico sta per essere sostituito dal pensiero dialettico-spinoziano? Oppure al pensiero logico-aristotelico si sta sovrapponendo un pensiero emozionale-visivo-iporiflessivo? Un pensiero la cui verità si riduce ad uno spettacolo dell'azione spontanea? Oppure ancora. Se si trattasse semplicemente di una moltiplicazione dei mercati del pensiero? Il mercato potrebbe aver contaminato così profondamente il nostro pensiero da permettere la conpresenza di differenti modelli, così come ogni mercato che si rispetti, che offre sempre una varietà di mercanzia. Lo stesso accade in politica, ad esempio, dove l'elettore sceglie il prodotto preferito come se fosse un consumatore. Da questa prospettiva il problema della verità assume una nuova dimensione, poiché l'unica metaverità diventa, appunto il mercato, che deve sussumere su di sè anche i valori etici, che solo apparentemente vengono confrontati e scelti sul mercato delle idee. Il mercato, in questo momento storico, che ci piaccia o no, è la verità.
#765
Tematiche Filosofiche / Re: Il perfetto vivente.
19 Novembre 2023, 20:33:31 PM
Per Iano. Sei giunto alle origini della filosofia, ad Anassimandro.
" Da quelle stesse cose da cui viene agli esseri la nascita, si opera anche la loro morte, secondo la necessità: essi infatti si pagano reciprocamente il fio e la soddisfazione dell'ingiustizia secondo la prescrizione del tempo". Il positivo e il negativo si dispiegano nel tempo, creando l'apeiron.
Lo stesso concetto fu sviluppato da Spinoza, quasi duemila anni dopo: "omnis determinatio est negatio". E di nuovo sarà rideclinato da Hegel e infine dalla psicoanalisi.
Di fronte a questa corrente culturale minoritaria, che attraversa i secoli e a cui si oppone una verità priva di ombre, che ha dominato l'Occidente, sia che si chiami cristianesimo o comunismo o scientismo, mi domando sempre cosa sarebbe accaduto se, invece, questa corrente culturale avesse avuto la forza di imporsi in Europa, all'alba della modernità.