Canone Pali: mi ha fatto ragionare molto su quanto ci facciamo intortellare dalla visione convenzionale, dal fatto che spontaneamente per "capire il mondo" (cosa necessaria per la sopravvivenza) dividiamo il mondo in "cose", in sedie, in tavoli... senza renderci conto che questo "mondo" esiste solo nella nostra mente. Il Nirvana è anche liberarci da prendere le convenzioni come assolute (in questo senso ritengo che il buddismo non ponga una Realtà Assoluta... si sta parlando a livello epistemologico e non ontologico), pur non essendo una ribellione contro le convenzioni.
Buddismo Mahayana: mi interessa specialmente per il fatto che è molto meno stringente sui dogmi del buddismo Theravada/Canone Pali, che forse è più vicino a quello originario. RIconosce per esempio l'esistenza di più "upaya", modi diversi per la liberazione. Inoltre la Prajna-Paramita e Nagarjuna (che alcuni tra gli stessi teravadins) nel loro attacco ancora più potente contro l'attaccamento alle convenzioni (di cui parlavo prima) dannoo un forte argomento per dire che il Nirvana è il "completamente altro" rispetto al Samsara. Inoltre essendo fuori dalla nostra portata il Nirvana diventa in realtà un qualcosa che possiamo trovare senza cercarlo, possiamo afferrarlo se non lo afferriamo: ossia non dobbiamo "uscire" dal samsara, ossia non dobbiamo ignorare gli esseri e i fenomeni per liberarci. In verità quello che cambia è solo il nostro modo di vedere le cose. Ammiro poi la filosofia del Bodhisattva, una sorta di "buddismo missionario", quasi assente nella filosofia theravada (Dhammapada: "non associarti con i folli...vai da solo come un elefante nella foresta"), che dice questo: "se Nirvana significa capire che l'individualità è illusoria che senso ha battersi per la propria liberazione e non quella degli altri?". Vedo in genere molta più enfasi alla moralità (sila). Tutto questo lo vedo molto ben sintetizzato nella Lankavara sutra, nella Cittamatra (Yogacara) e nella dottrina della Natura di Buddha, eguagliata con il Fondamento (Dzogchen) o della mente luminosa, della "mente senza confini". Nella filosofia Yogacara si capisce che i fenomeni sono davvero "solo mente" perchè è la nostra mente a classificarli, dividerli in "cose" ecc. Il Nirvana è un cambiamento di noi stessi, della nostra mente. La natura di Budda è prima delle distinzioni, la Mente Luminosa è una Non-Mente, a livello ultimo "samsara" e "nirvana" non sono separati, anzi è sintomo dell'essere nel samsara vederli separati. Questo tipo di buddismo d'altronde è "sbarcato" con facilità nella Cina che a differenza dell'India non "nega il mondo" ma lo "afferma". D'altronde se la Natura di Budda è la "natura originale", libera dalle imperfezioni e dalle distinzioni... è molto simile allo stato di "naturalezza" del taoismo, rappresentata dalla "semplicità senza nome" del "pu", il blocco di legno non scolpito. D'altronde in Cina il buddismo trovò una filosofia taoista che cercava di liberare l'uomo dalle distinzioni, dalle rappresentazioni e di ritornare alla "vacuità" dell'"indefinito" Tao. Ma del taoismo parlerò domani...
Buddismo Mahayana: mi interessa specialmente per il fatto che è molto meno stringente sui dogmi del buddismo Theravada/Canone Pali, che forse è più vicino a quello originario. RIconosce per esempio l'esistenza di più "upaya", modi diversi per la liberazione. Inoltre la Prajna-Paramita e Nagarjuna (che alcuni tra gli stessi teravadins) nel loro attacco ancora più potente contro l'attaccamento alle convenzioni (di cui parlavo prima) dannoo un forte argomento per dire che il Nirvana è il "completamente altro" rispetto al Samsara. Inoltre essendo fuori dalla nostra portata il Nirvana diventa in realtà un qualcosa che possiamo trovare senza cercarlo, possiamo afferrarlo se non lo afferriamo: ossia non dobbiamo "uscire" dal samsara, ossia non dobbiamo ignorare gli esseri e i fenomeni per liberarci. In verità quello che cambia è solo il nostro modo di vedere le cose. Ammiro poi la filosofia del Bodhisattva, una sorta di "buddismo missionario", quasi assente nella filosofia theravada (Dhammapada: "non associarti con i folli...vai da solo come un elefante nella foresta"), che dice questo: "se Nirvana significa capire che l'individualità è illusoria che senso ha battersi per la propria liberazione e non quella degli altri?". Vedo in genere molta più enfasi alla moralità (sila). Tutto questo lo vedo molto ben sintetizzato nella Lankavara sutra, nella Cittamatra (Yogacara) e nella dottrina della Natura di Buddha, eguagliata con il Fondamento (Dzogchen) o della mente luminosa, della "mente senza confini". Nella filosofia Yogacara si capisce che i fenomeni sono davvero "solo mente" perchè è la nostra mente a classificarli, dividerli in "cose" ecc. Il Nirvana è un cambiamento di noi stessi, della nostra mente. La natura di Budda è prima delle distinzioni, la Mente Luminosa è una Non-Mente, a livello ultimo "samsara" e "nirvana" non sono separati, anzi è sintomo dell'essere nel samsara vederli separati. Questo tipo di buddismo d'altronde è "sbarcato" con facilità nella Cina che a differenza dell'India non "nega il mondo" ma lo "afferma". D'altronde se la Natura di Budda è la "natura originale", libera dalle imperfezioni e dalle distinzioni... è molto simile allo stato di "naturalezza" del taoismo, rappresentata dalla "semplicità senza nome" del "pu", il blocco di legno non scolpito. D'altronde in Cina il buddismo trovò una filosofia taoista che cercava di liberare l'uomo dalle distinzioni, dalle rappresentazioni e di ritornare alla "vacuità" dell'"indefinito" Tao. Ma del taoismo parlerò domani...