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Messaggi - Ipazia

#7621
Basterebbe il principio etico della laicità e della libertà di ricercare e dubitare per redimere l'ateismo da tutti i suoi peccati. Del resto anche il bene nell'etica religiosa non può che essere umano, a insaputa dei teisti stessi. Per chi non crede nei numi questa è una verità incontrovertibile  :D

PS ateismi c'è ne sono tanti: realisti e idealisti, materialisti e spiritualisti, scettici e dogmatici, di destra e sinistra, edonistici e penitenziali... Inclusi i più svariati dosaggi di tutto ciò.
#7622
Citazione di: paul11 il 22 Gennaio 2019, 10:47:09 AM
dipende quale dogmatismo, visto che ne ha creati altri fingendo che fosse più libera, la scienza

La scienza si pone il problema della verità (controvertibile), non della libertà. Ma serve appunto per questo: per capire dove sta l'ignoranza, l'errore, la menzogna (verificabili).

Citazione di: paul11 il 22 Gennaio 2019, 10:47:09 AM
Come dire che c'era l'antropologia  anche a quei tempi? L'aporia del fondamento è sicuramente nata in epoca classica. quando fu scelto il divenire al posto dell'eterno

Come dire che anche l'antropologia antica si era accorta delle aporie religiose. Quella moderna ha perfezionato la dimostrazione. Tralascio l'iperbole filosofale.

Citazione di: paul11 il 22 Gennaio 2019, 10:47:09 AM
Forse,...il problema è che molti bipedi terrestri ritennero di essere "dio" e compirono atti anche più bestiali.

Difficile superare la bestialità sapientemente teologica dell'abate Arnaldo di Citeaux che nell'ennesima guerra per la vera fede, dopo aver espugnato la città di Béziers, rea di essere tollerante coi catari, disse, stupendo perfino i suoi crociati: «Caedite eos! Novit enim Dominus qui sunt eius» (Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi)

Citazione di: paul11 il 22 Gennaio 2019, 10:47:09 AM
E' vero, la scienza moderna si è posta come salvatrice dei destini umani, direi con la tecnica, poco o per niente epistemica, in quanto si è man mano creata dei problemi di ontologia ed epistemologia. Per l'appunto, il dogma scientifico, costruisce il nuovo limite in cui i ruoli sociali,lo scienziato stesso deve professare il rito sperimentale metodologico che la scienza impone. I nuovi sacerdoti del sapere dispensano e divulgano i credo della salvezza.

No, quello lo fanno solo i preti della religione e null'altro. I preti della scienza fanno miracoli: guariscono gli infermi, trasportano i paralitici e permettono persino a chi non li apprezza di godere di tutta la grazia di Dio che è dovuta solo al loro lavoro. Incluso il pc. L'episteme è donna, direbbe FN, e segue chi la sa capire. Sull'ontologia della natura fuori dalla ricerca scientifica proporrei un minuto di silenzio.

Citazione di: paul11 il 22 Gennaio 2019, 10:47:09 AM
Sul termini RAZIONALE ,spesso abusato nel forum, meriterebbe una discussione a parte.
Ritenere che la scienza sia razionale e dispensare di irrazionale ciò che fuoriesce da una forma di relazione di conoscenza che ha persino mutato i il termine da gnoseologica (proprio della filosofia) a epistemologico, è tutto dire.

Io li uso entrambi. Anzi preferisco il primo perchè ha un'aura più sacra, come si merita il sapere par excellence. Epistemologia è ermeneutica del discorso scientifico. Gnoseologia è discorso epistemico.
La scienza è così razionale e modesta da aver addirittura inventato il discorso autocritico epistemologico. Robe lunari per la religione. Pensavo l'avessi capito, invece di sparare a raffica: meta-discorso ontologico (gnoseologia) e critica della conoscenza (epistemologia). Che poi è anche filosofia: filosofia naturale e filosofia della scienza. Perchè il sapere umano è unico: quindi nessuna scomunica del razionale che trascende la natura, come la filosofia e il discorso etico. Permanendo comunque la differenza tra discorso razionale e bufala in ogni ambito umano.

Citazione di: paul11 il 22 Gennaio 2019, 10:47:09 AM
Sostenere che la "verità" sia un fatto fenomenico  e non sia ragione logica ,come sostiene la stessa argomentazione di Poppper signifca relativizzare qualunque forma di conoscenza e ricondurla al sensibile e materiale come veritativa e giustificativa . e in quanto tale cadere nella contraddizione di un sapere "dispensatore di salvezza", in quanto sarebbe l'uomo stesso  che fallisce epistemologicamente ,ma nello stesso tempo autodispensatore di salvezza.

Con buona pace di Kant, Paul11 e Sgiombo, il fenomeno è certo, il noumeno e Dio, no. Il fenomeno può essere ingannevole, ma l'unico sapere attrezzato per andare oltre l'inganno è il sapere scientifico. Poi c'è il livello della progettazione umana (l.a.), ma lì la scienza, contrariamente alla religione, si limita a fare da consulente, non finge ipotesi e non impartisce prescrizioni. Sta a noi, basandoci su quella che la scienza ci fa conoscere, sviluppare altri saperi che ci garantiscano la salvezza. Per quel che mi riguarda: se dici Dio, la risposta è sbajata. Non sono l'unica, come non è solo la modernità, a pensarla così. Ovunque fosse possibile un libero pensiero, qualcuno ha potuto coltivare questo dubbio.

Citazione di: paul11 il 22 Gennaio 2019, 10:47:09 AM
Nel momento in cui l'uomo si pone in posizione centrale nell'universo, incapace di una verità incontrovertibile, tutto diventa opinione, per cui morali ed etiche sono individualizzazione,opportunità sociale, potere con sembianze umane che decide ciò che è giusto o sbagliato.

Non prenderei troppo alla lettera la gnoseologia nicciana. Tutto è opinione nell'universo antropologico, ma in natura la verità non la decidono gli elettori a suffragio universale. La verità incontrovertibile appartieme con noumeno e Dio all'insieme degli oggetti dogmatici da cui morali ed etiche conviene stiano alla larga. Tra la verità incontrovertibile e il relativismo sociobiologico c'è la terra di mezzo della verità possibile dove l'hobbit vive al sicuro dallo sguardo dogmatico di Sauron e sa inventarsi un mondo a sua misura, che sa di non essere al centro dell'universo con primogeniture divine.

Citazione di: paul11 il 22 Gennaio 2019, 10:47:09 AM
La guerra di religione continua e se non si è ancora capito la vera e grande guerra culturale nata almeno cinque secoli fa che ha consegnato un umano occidentale satollo di pancia e vuoto a perdere di testa, ha creato due guerre mondiali e i lager.

Se pesiamo i morti ammazzati "in nome di Dio" si fa notte. A tal proposito il fisico Nobel americano Steven Weinberg ha scritto:

With or without religion, good people can behave well and bad people can do evil; but for good people to do evil—that takes religion (Con o senza religione, i buoni possono comportarsi bene e i malvagi male, ma perchè i buoni facciano il male - ci vuole la religione)

Non sempre una testa vuota è peggio di una piena: dipende dal contenuto.  

Che esista un Kulturkampf, una battaglia culturale, tra teismo e ateismo, sono l'ultima a negarlo. Il mio nick è tra le prime vittime di quella battaglia, e sono 5 secoli x 3. A Galileo andò meglio. Oggi pare che la libertà di pensiero e ricerca abbia vinto, ma i "martiri" sono sempre dietro l'angolo per cui non è il caso di adagiarsi sugli allori.
#7623
Citazione di: sileno il 21 Gennaio 2019, 12:07:34 PM

Presento un autorevole recente scritto di Mancuso su Dio e scienza. Io ormai sto fuori da dissertazioni che escludono un rigoroso criticismo filosofico supportato da recenti scoperte delle scienze, neuroscienze, ecc. Avverto che si tratta di un mio abstract, l'articolo completo non è di agevole lettura. Ne ricavo i punti più salienti. Sono idee non nuove, che a suo tempo ho discusso forse anche qui ( scienza anti dogmatica e anti assolutista: tutto è possibile, si tratta solo di ragionare in termini di probabilità,e di ricerche che non beneficiano mai di una teoria conclusiva):

La fede per Kant non ha nulla a che fare con il sapere ma procede dalla morale. Contro questa prospettiva insorse Hegel, il quale nel 1802 scrisse un saggio appositamente intitolato Fede e sapere e dedicò buona parte della sua filosofia a riconciliare la frattura operata da Kant.

La divisione radicale sul rapporto sapere-fede tra i due più grandi filosofi della modernità, entrambi credenti ed entrambi malvisti dall' ortodossia ecclesiastica, pone la domanda: il sapere rimanda a Dio o è solo tramite il sentimento morale che vi si può giungere?...

Oggi rispetto a quei tempi il ruolo del sapere, soprattutto di quello scientifico, ha cambiato direzione e viene evocato a supporto non più della fede in Dio, come avveniva allora.considera il sapere offerto dalla scienza, Dio appare del tutto implausibile. Così sostiene il "Nuovo Ateismo", movimento sorto all'inizio di questo secolo a opera di autori come Richard Dawkins, Daniel Dennett, Christopher Hitchens. In diretta polemica con questa prospettiva esce nella collana di Raffaello Cortina "Scienza e idee" diretta dal filosofo della scienza Giulio Giorello (ateo, ma di vecchio stile)

La scienza né afferma né nega Dio. Offre piuttosto una serie di dati sull' estrema improbabilità di questo universo e dell'emersione in esso della vita così da alimentare ancor più le domande e le inquietudini: come spiegarela circostanza che ha condotto le costanti della natura a rivelarsi così finemente sintonizzate per la nascita della vita e dell'intelligenza?
Parole di Einstein citate da Aczel: «Chiunque si occupi seriamente di scienza si convince pure che una sorta di spirito, di gran lunga superiore a quello umano, si manifesta nelle leggi dell'universo. In questo senso la ricerca scientifica conduce a un sentimento religioso particolare, del tutto diverso dalla religiosità di chi è più ingenuo».

Chi quindi esce sconfitto dalla ricerca scientifica odierna è il dogmatismo: sia quello teista, che ritiene che Dio possa essere «conosciuto con certezza attraverso le cose create» come stabilisce il Concilio Vaticano I, sia quello antiteista, che ritiene che attraverso la natura Dio possa essere negato con altrettanta certezza.

Se poi è vero che oggi gli scienziati in maggioranza sono atei, ciò non dipende dalla scienza, che può solo consegnare a quel senso di domanda continua evocato da Einstein, ma dalla povertà della religione attuale, arroccata nel proprio patrimonio dogmatico e incapace di assumere lo spirito della libera indagine.

Certo, non tutti i modi di negare Dio sono uguali. Su questo tema il filosofo genovese Roberto Giovanni Timossi ha appena pubblicato da Lindau Nel segno del nulla. Critica dell'ateismo moderno,

1) antropologico: per essere uomini occorre liberarsi dell'idea infantile di Dio; 2) sociopolitico: la religione è oppio dei popoli; 3) scientifico: la scienza nega Dio; 4) antiteodicetico: il male nega Dio.

Vito Mancuso, la Repubblica 7 aprile 2015
Tratto da "Né atea né devota perché la scienza non respinge l'idea di Dio"


La scienza non è nè atea nè devota ma pende a sinistra, perchè:

1) ha dovuto lottare a lungo contro il dogmatismo religioso per non dover nominare il nome di Dio invano nei suoi trattati;

2) fin dai tempi di Senofane (VI sec. a.C, altro che modernità !  :) ) ha cominciato a dubitare della genesi antropomorfica della religione e ne ha indagato il retroterra psicologico e sociologico trovando il tutto inesorabilmente umano;

3) studiando l'universo ha spazzato via quintalate di Genesi religiose, la cui Rivelazione aveva ben poco di divino;

4) ha imposto, grazie al suo operato, un capovolgimento di paradigma, ponendo se stessa come criterio epistemico e di salvezza, relegando la religione nel campo sociale della doxa, dell'opinione. Al punto che oggi anche uno scienziato teista deve adeguarsi ad una metodologia di ricerca e prassi a-teistica se vuole avere un minimo di credibilità scientifica. Criterio a cui ogni scienziato, degno di questo nome, indipendentemente dalla fede religiosa, si sottopone volentieri. Tale mutamento di paradigma ha coinvolto anche le quote della scommessa di Pascal, ovvero dell'unico approccio sensato a ciò che non è razionalmente dimostrabile.

5) dopo aver arato l'ontologia naturale, ha allargato il suo orizzonte alle scienze umane arrivando fino alla morale senza trovare alcunchè di superiore nel comportamento religioso rispetto al comportamento ateo. Ovvero - che forse si addice di più allo spirito umano - di inferiore del secondo nei confronti del primo. Insomma: se Atene piange, Sparta non ride.

Il risultato di tutto ciò è stato una progressiva laicizzazione della società capace, in potenza, di salvarci almeno da un tipo di guerra: la guerra di religione. Quando sono nata c'era comunque più ottimismo su questo punto che sembrava, ma era un bias occidentale, in via di totale superamento. Tornando a Mancuso, il dogmatismo non giova a nessuno. La libertà di culto e pensiero è una conquista di civiltà. Anche per l'uomo Einstein in cui lo spirito di Platone non era evidentemente del tutto estinto. Che poi la conoscenza dell'universo, e la soluzione degli enigmi che ci pone, abbia un fascino magico penso non lo possa escludere neppure l'ateo più fanatico. Una che non lo era, Margherita Hack, diceva che anche la scienza (e l'ateismo) è una fede.
#7624
@ Davintro

Ho risposto qui
#7625
Rispondo qui per evitare OT nella discussione sul "populismo"

Citazione di: davintro il 19 Gennaio 2019, 18:55:59 PM
Per Ipazia

l'espressione "equa divisione del sacrificio lavorativo tra tutti gli uomini" è quella che mi mette più in sospetto, perché mi pare confermi dei presupposti che non posso condividere, perché consistenti in una visione non solo sociologica ma prima di tutto antropologica, di tipo materialista e "oggettivista" che trovo quantomeno molto discutibile.
Il principio per cui l'equa distribuzione del benessere dovrebbe coincidere con un eguale possesso di ricchezza o con un eguale tempo di lavoro, avrebbe senso nel momento in cui il benessere soggettivo delle persone viene fatto coincidere con delle oggettive e standardizzate condizioni oggettive, come un' oggettiva quantità di tempo o ricchezze, non tenendo conto della diversità delle personalità individuali, da cui discendono diverse esigenze di quantità di beni materiali, e ancor più di lavoro, a seconda che il lavoro sia gradito o meno, sulla base delle differenti passioni o interessi, tramite cui lo stesso identico lavoro può risultare piacevole a un singolo e spiacevole all'altro. Accettando invece la diversità degli interessi e delle personalità, non avrebbe alcun senso mirare a raggiungere una media di orari di lavoro uguale per tutti, in quanto quella media risulterebbe inevitabilmente ancora troppo ampia per chi non ama quel lavoro, e troppo ristretta per chi non lo apprezza e preferirebbe lavorare ancora meno, senza contare tutte le persone che preferirebbero lavorare senza rigidi vincoli di orario, e quindi sarebbero maggiormente orientati al libero professionismo anziché al lavoro dipendente. In pratica permarrebbe, se non aumenterebbe, un'insoddisfazione e un'infelicità complessiva. Perché si riesca ad esaudire in modo più ottimale possibile le istanze di benessere di tutti, sulla base della realtà delle differenti preferenze individuali, il lasciare gli individui liberi di operare in modo spontaneo le loro scelte di vita, senza imposizioni aprioristiche e omologanti di uno stato totalitario programmatore, incapace di tener conto di tutte le diversità individuali, resta dunque l'orientamento più adeguato. Non è per fare un libello propagandistico anticomunista, mi spiace se i miei interventi risultino eccessivamente e superficialmente astiosi o polemici, comunque non è mia intenzione, è propria una consequenzialità logica che mi porta a pensare che questo egualitarismo applicato dall'altro presupponga una visione dell'essere umano tutta esteriorista e materialista, cioè l'idea di poter dedurre il livello di benessere interiore sulla base dell'osservazione della condizione sociale esterna in cui l'individuo vive, senza che una libera soggettività interiore, che nessuno meglio dell'individuo stesso può conoscere in quanto la vive in se stesso, possa intervenire a relativizzare il giudizio, rielaborando e reinterpetando il dato materiale oggettivo, che invece appare così del tutto vincolante e "appiattente"

In effetti l'"equa divisione del sacrificio lavorativo tra tutti gli uomini" richiede una spiegazione. Il lavoro non è solo sacrificio. Come da detto popolare, ha una componente nobile e una bestiale. Sulla dialettica umano/bestiale del lavoro si spende anche Marx. Il problema è che nella divisione del lavoro propria di ogni società classista la parte nobile/umana del lavoro spetta alla parte dominante, e quella dell'animale da tiro alla parte subalterna. Tutto ciò in spregio alle caratteristiche individuali che l'ideologia liberale/liberista tiene tanto sugli scudi. Quindi anche sul piano della realizzazione individuale una società egualitaria offre più possibilità di una società classista, per la quale l'umanizzazione della parte bestiale/sacrificale del lavoro non si pone minimamente, perchè è un compito che riguarda gli schiavi. Gli indù ci hanno persino costruito una religione sopra.

Invece per una società egualitaria il problema si pone. Anzi è "il" problema. Che si risolve automatizzando i lavori più "bestiali" e cercando di nobilitare il lavoro rimanente; indennizzando congruamente infine il sacrificio lavorativo (fatica, rischio, stress) che non è, al momento, eliminabile. La seconda questione - relativa al talento e attitudine individuali - una società egualitaria non ha nessun interesse a deprimerla, anzi diventa motivo di meritocrazia una volta rimossi gli ostacoli che nella società classista impediscono l'allineamento dei blocchi di partenza per tutte le nuove leve. Fatto salvo il parassitismo che non è tollerabile (da ciascuno secondo le sue capacità...), nulla osta che vi sia chi trova più realizzazione nel lavoro e vi dedichi più tempo della sua vita. Perchè dovrebbe essere ostacolata tale scelta ?

Vi sono funzioni sociali organizzative, amministrative e di ricerca che per loro natura implicano un maggiore coinvolgimento nell'attività lavorativa. Sono più gratificanti e richiedono attitudini soggettive particolari che nessuna organizzazione sociale complessa si può precludere. Una condizione di uguaglianza sociale è l'ambiente migliore per valorizzarle. La competizione rimarrà comunque, e verrà premiata, ma sarà sulle competenze, non su un potere asimmetrico e aprioristico di classe. Peraltro, come nel capitalismo, proteso ad un delirante accumulo di ricchezza individuale che non rispetta minimamente gli altri umani e la natura.

#7626
Tematiche Filosofiche / Re:Elogio dell'individualismo
21 Gennaio 2019, 16:08:39 PM
Citazione di: baylham il 21 Gennaio 2019, 15:52:24 PM

Sicuramente non hai una formazione economica. Indipendentemente da ogni ideologia, da ogni violenza o sfruttamento, ci sono cose che un uomo da solo non può fare, mentre due o più uomini possono. Smith è giustamente famoso per avere compreso l'importanza in termini di produttività dell'organizzazione e divisione del lavoro, da cui la specializzazione del lavoro.

Darwin c'entra eccome, le relazioni tra individuo e specie fanno parte integrante della teoria darwiniana, estensibile per analogia ad altri processi di interazione tra individuo e classi (in senso ampio, logico, non esclusivamente sociale).

Quella formazione economica ce l'hanno pure i bambini delle elementari. Qui il problema è la formazione storica: a dispetto della divisione del lavoro interpretata ideologicamente, nessuno avrebbe scavato pietra nelle latomie per edificare templi se non c'erano sorveglianti armati a guardia degli schiavi. Sul sociodarwinismo limiterei fantasie e analogie allo stretto indispensabile: quello delle zanne ed artigli. Ben altri sono i meccanismi di selezione (in)naturale che agiscono nella specie umana da quando si è "civilizzata".
#7627
Tematiche Filosofiche / Re:Leopardi e il Nulla.
21 Gennaio 2019, 15:01:20 PM
Citazione di: Lou il 18 Gennaio 2019, 18:06:28 PM
C'è in Leopardi uno Streben eroico e l'intera sua produzione ed esistenza lo attestano, la cui figura della ginestra è immagine perenne, della inesausta e titatinica tendenza a voler trascendere i limiti della propria finitezza, condizione non solo "sua", ma che investe ogni esistenza umana, verso un ideale, un al di là, un infinito, quel mare in cui è dolce naufragare, che non è nulla, ma nemmeno essere, un pensiero poetante che non si arrende al nulla, senza appartenere all'essere.
È bellezza, dai tratti tragici, di chi senza sottrarsi al vero, lo canta,  in una placida notte.
Un tertium datur ...
#7628
Tematiche Filosofiche / Re:Elogio dell'individualismo
21 Gennaio 2019, 14:55:22 PM
Citazione di: baylham il 21 Gennaio 2019, 10:56:35 AM
Adam Smith è famoso in campo economico per il liberismo, che implica concorrenza, competizione, non necessariamente guerra, ma si dimentica la divisione del lavoro, che è altrettanto fondamentale. Divisione del lavoro che implica organizzazione e cooperazione tra individui.
...
L'ideologia che ritengo più vicina alla realtà, alla dialettica tra individuale e collettivo, è quella di ispirazione darwiniana.

La divisione del lavoro è drogata dalla violenza di classe e Darwin c'entra come i cavoli a merenda, perchè altrimenti Spartaco si sarebbe divorato qualsiasi nobile romano anche a mani nude. La divisione del lavoro "neutra e naturale" e il darwinismo sociale sono pezze giustificative dell'ideologia classista.
#7629
Tematiche Filosofiche / Re:Elogio dell'individualismo
21 Gennaio 2019, 14:37:20 PM
Citazione di: paul11 il 21 Gennaio 2019, 09:43:01 AM
Che cosa accomuna il liberismo e il comunismo ?
L'apparente antitesi è proprio nel rapporto individuo/comunità, ma in realtà entrambe hanno accettato: materialismo e naturalismo, che per loro fondamento non possono dare valori universali, perché questi devono essere  al di fuori del dominio umano che la modernità ha invece posto al centro.
Entrambe , liberismo e comunismo, accettano la dialettica delle prassi. L'uno appoggia l'individualismo e intende la comunità come somma degli individualismi; l'altra accetta la comunità in antitesi all'individualismo.
L'individuo, l'essere se stessi, non è contemplato in questa cultura moderna

Questo discorso ignora il carattere umanistico del marxismo che elabora il concetto di alienazione e analizza gli aspetti esistenziali dell'animo umano nella religione e nell'antitesi umano/bestiale.
#7630
Invece l'economia c'entra alla grande perché si è inceppata l'illusione dell'ascensore sociale in una società classista che per un po' di tempo ci ha politicamente marciato sopra, facendo gran mitologia e propaganda sui self made men (i partiti "progressisti", le "riforme" rivelatesi garrote sociali).

Si è inceppata per operai e ceti medi congiuntamente risucchiati in una proletarizzazione sempre più pauperistica appena tamponata dalle pensioni dei nonni e dagli ultimi lavori a tempo indeterminato dei genitori. Per inciso, nella tromba dell'ascensore rotto, molti operai disoccupati e imprenditori falliti ci hanno lasciato pure la vita. Tutte cose che un sindacalista non può non vedere.
#7631
Citazione di: Apeiron il 20 Gennaio 2019, 12:17:45 PM

Dire che lo spazio-tempo è quantizzato e così via, equivale a dire che la 'realtà' che vediamo noi è qualcosa di 'emergente'. Anzi 'illusoria', in un certo senso. Secondo me se teorie come quelle di Rovelli sono esatte, allora concetti come quello di 'spazio', 'materia' (e, almeno in parte, anche quello di 'tempo') non si applicano più a livello fondamentale.
Per te, invece,tutto ciò è compatibile con una visione 'democritea' della realtà. Per me no. Ma, alla fine, è solo un'impressione soggettiva!  ;)

No, significa solo che la realtà fisica è discreta ed ha una unità di misura naturale nella costante e lunghezza di Planck. Unificare energia e massa nel bilancio di materia dell'universo semplifica il calcolo ed anche la teoria perché noi non sappiamo com'era la situazione al momento del BB, ma sappiamo che qualunque fosse m+e=k. Tale costante, calcolabile con la formula di Einstein ce la giochiamo con Lavoisier qualunque siano le mutazioni cosmiche. L'unificazione della materia nella sommatoria di e ed m semplifica e rende più intuitiva la teoria fisica del Tutto. Quindi nessuna emergenza o illusione.

Quando spariranno le fantomatiche particelle senza massa e le onde faranno la ola ed E risulterà essere null'altro che un balzo quantistico tra enti materiali in senso classico, noi chimici stapperemo champagne e ci riprenderemo la materia sequestrata dai fisici  :P
#7632
Dall'articolo é chiaro trattarsi di uno sciame fotonica denso ad altissima energia ( raggi γ) contro fotoni luminosi a temperatura elevata. Staremo a vedere.
#7633
Citazione di: viator il 19 Gennaio 2019, 00:29:52 AM
Salve. Noto che questa discussione, trattante un tema potenzialmente fecondissimo (e ve lo dice un pubblico dispregiatore dell'arte come oggi viene intesa, nonchè di cavernicola ignoranza dell'argomento), si è esaurita nel giro di 24 ore e 4 interventi.

A mio parere ciò la dice lunga non sulla sensibilità o preparazione dei frequentatori del Forum, ma sulla loro psicologia. Saluti.

Se é cosí feconda proponi tu qualcosa  8)

Nell'epoca della sua riproducibilità tecnica l'opera d'arte ha perso l'aura sacrale dell'opera unica attribuibile ad un soggetto altrettanto aureolato, l'artista. Affossati entrambi dal dileggio in scatola di Piero Manzoni che includeva anche il pubblico. Il Mercato ha trasformato quella scatola in un vaso di Pandora, scoperchiato il quale siamo stati tutti inondati del suo contenuto. Lo sport, che è arte del corpo, ha avuto un decorso analogo.

Che cosa resta dell'arte? Resta il talento individuale dell'opera ben fatta che non sconvolge paradigmi estetici ormai consegnati alla riproducibilità tecnica, ma regala piacere a chi ne sa comprendere il valore, laddove la riproduzione tecnica sussiste, ma non essendo meccanizzabile, esprime ancora il gesto umano.
#7634
Infatti la differenza tra i due esperimenti è epocale: oggi si cerca di creare materia pesante da particelle sprovviste di massa (quanti di energia fotonica). Ho il sospetto che anche sull'energia - postulata tale - Democrito abbia ragione. La qual cosa sarebbe pure coerente col modello discreto, quantizzato, della realtà fisica. 
#7635
Liberale e liberista sono le due facce della stessa medaglia borghese. Storicamente è socialmente la libertà liberal/liberista riguarda solo l'elite borghese e non gli schiavi toutcourt o salariati che lavorano per un padrone liberale/liberista nella sua veste economica di capitalista.

Concordo  con InVerno sulla demagogia contenuta nella propaganda mainstream quando interpreta l'antagonismo sociale attuale con i modelli del populismo storico. Ma forse semplicemente hanno realizzato che dopo la sosta post '89 la storia ha ripreso a girare. E quindi non resta loro che agitare fantasmi. Teniamo conto peró che dispongono sempre dell'artiglieria pesante finanziaria per contrastare il "populismo".