@Apeiron
Con ipostasi ritengo che Jung intenda quella tendenza a dare per scontata , ad assolutizzare, una ipotesi. Qualcosa che è relativo, un'ipotesi soggettiva, diventa così 'comune' che si finisce per dimenticare che si tratta di un'ipotesi e si ritiene 'vera'. E cita il caso dell'ipotesi della teoria freudiana sulla sessualità che è diventata un'ipostasi...
La definizione corretta che ho trovato su Wiki è: Nella filosofia moderna il termine è passato a indicare, in senso negativo, un concetto astratto al quale si conferisce indebitamente una portata ontologica o, più genericamente, l'assolutizzazione di un principio relativo ("ipostatizzazione").
Sono d'accordo su molto di quello che hai scritto, ma io non intendevo la pretesa di prender per vere le immaginazioni, i sogni o le paure dei bimbi . Parlavo piuttosto di avvenimenti e ricordi che riportano dati così precisi e circostanziati ( sottoposti a verifica e ricerca...) da risultare "sconcertanti" e che rientrano nella categoria degli "inspiegabili"...
Non siamo cioè a considerare come prova di un'eventuale ri-nascita , per esempio, la storia di Pitagora che credeva nella metempsicosi e sosteneva di essere stato un guerriero greco che aveva combattuto sotto le mura di Troia...solo perché aveva riconosciuto uno scudo troiano!
Il punto però non è quello di credere nella rinascita, che poi diventa qualcosa di personale del soggetto, quanto quello di valutare ( e questo è quello che ritengo importante...) se questi "ricordi" abbiano valenza spirituale. Se cioè siano spunto per dare un'impronta particolare all'esistenza di chi li vive. E qui non c'è alcuna unanimità di giudizi, perché anche tra gli psicologi che hanno in analisi questi soggetti si riportano le più disparate reazioni...
@Freedom
Un processo delle "anime" di catarsi continua taglierebbe alla radice il problema della teodicea, in una visione monoteista dell'esistenza. La vita non apparirebbe più ingiusta. Dio non sarebbe più una sorta di 'burattinaio' che dispensa bene e male a suo piacimento, così che il giusto ci sembra venga spesso pagato con la moneta dell'ingiusto (Giobbe o Qoelet). Ma le anime , attraverso un processo di ri-nascita continua, imperscrutabile, avrebbero la possibilità di "elevarsi" fino a Dio, tutte, senza distinzione e senza che alcuna 'vada perduta' dalle mani del suo Creatore...Creatore che amerebbe con tale passione le sue creature da concedere infinite possibilità di 'conoscerlo' ed amarlo...
Anime che alla fine realizzerebbero in sé quell'Amore di cui parli, passando attraverso questa sorta di 'fuoco cangiante' della ri-nascita...
Sappiamo però che già la prima teologia patristica rifiutava la metempsicosi perché vedeva la persona come "corpoanima",erano cioè fedeli ad una visione unitaria e fatta di "concretezza" (tipicamente ebraica...) della persona destinata a ri-nascere una sola volta con quel preciso e determinato corpo.
Mentre era una concezione molto diffusa tra gli gnostici, vasto movimento che in genere condivideva l'idea di uno spirito presente nell'uomo come scintilla o seme divino, destinato eventualmente a passare attraverso numerose vite materiali per poi riunirsi e identificarsi con la divinità di cui era parte: gli gnostici rifiutavano la materia, originata da uno sconvolgimento avvenuto addirittura nella divinità stessa.
Eppure ci sono diversi passi biblici in cui si parla di Elia che ritorna, ecc.
Ovviamente, caro Freedom, siamo sempre nel campo delle pure ipotesi ( del cui esercizio, come vedi, è difficile poi sottrarsi del tutto...
)
@bluemax
Una domanda se vuoi banale...questo 'sogno' particolarmente vivido e reale, ha poi portato , negli anni, ad avvicinarti allo studio, alla pratica e all'interesse per il Buddhismo ? Puoi stabilire, coscientemente, una relazione tra le due esperienze? E , se sì, in quale forma? Cercare una conferma? O invece non c'è alcuna relazione?...(in realtà sono più domande
)...
Questo per tornare al discorso di come il nostro abisso interiore condizioni o eventualmente determini poi , particolari scelte esistenziali...
@InVerno
Sono d'accordo che il rischio di far scadere nel "magico" l'interpretazione di queste esperienze sia concreto. Da quel che ho letto direi che non è una cosa che succede spesso, visto che questi ricordi tendono a sbiadire e lentamente entrare in una sorta di 'nebbia'...chi più chi meno. Chiaro che chi pratica meditazione ha più possibilità di farli 'riemergere'...poi il fattore culturale ha certamente il suo peso. Un bambino occidentale verrà probabilmente 'represso' , mentre uno hindu rischia di diventare un brahmino...
Con ipostasi ritengo che Jung intenda quella tendenza a dare per scontata , ad assolutizzare, una ipotesi. Qualcosa che è relativo, un'ipotesi soggettiva, diventa così 'comune' che si finisce per dimenticare che si tratta di un'ipotesi e si ritiene 'vera'. E cita il caso dell'ipotesi della teoria freudiana sulla sessualità che è diventata un'ipostasi...
La definizione corretta che ho trovato su Wiki è: Nella filosofia moderna il termine è passato a indicare, in senso negativo, un concetto astratto al quale si conferisce indebitamente una portata ontologica o, più genericamente, l'assolutizzazione di un principio relativo ("ipostatizzazione").
Sono d'accordo su molto di quello che hai scritto, ma io non intendevo la pretesa di prender per vere le immaginazioni, i sogni o le paure dei bimbi . Parlavo piuttosto di avvenimenti e ricordi che riportano dati così precisi e circostanziati ( sottoposti a verifica e ricerca...) da risultare "sconcertanti" e che rientrano nella categoria degli "inspiegabili"...
Non siamo cioè a considerare come prova di un'eventuale ri-nascita , per esempio, la storia di Pitagora che credeva nella metempsicosi e sosteneva di essere stato un guerriero greco che aveva combattuto sotto le mura di Troia...solo perché aveva riconosciuto uno scudo troiano!

Il punto però non è quello di credere nella rinascita, che poi diventa qualcosa di personale del soggetto, quanto quello di valutare ( e questo è quello che ritengo importante...) se questi "ricordi" abbiano valenza spirituale. Se cioè siano spunto per dare un'impronta particolare all'esistenza di chi li vive. E qui non c'è alcuna unanimità di giudizi, perché anche tra gli psicologi che hanno in analisi questi soggetti si riportano le più disparate reazioni...
@Freedom
Un processo delle "anime" di catarsi continua taglierebbe alla radice il problema della teodicea, in una visione monoteista dell'esistenza. La vita non apparirebbe più ingiusta. Dio non sarebbe più una sorta di 'burattinaio' che dispensa bene e male a suo piacimento, così che il giusto ci sembra venga spesso pagato con la moneta dell'ingiusto (Giobbe o Qoelet). Ma le anime , attraverso un processo di ri-nascita continua, imperscrutabile, avrebbero la possibilità di "elevarsi" fino a Dio, tutte, senza distinzione e senza che alcuna 'vada perduta' dalle mani del suo Creatore...Creatore che amerebbe con tale passione le sue creature da concedere infinite possibilità di 'conoscerlo' ed amarlo...
Anime che alla fine realizzerebbero in sé quell'Amore di cui parli, passando attraverso questa sorta di 'fuoco cangiante' della ri-nascita...
Sappiamo però che già la prima teologia patristica rifiutava la metempsicosi perché vedeva la persona come "corpoanima",erano cioè fedeli ad una visione unitaria e fatta di "concretezza" (tipicamente ebraica...) della persona destinata a ri-nascere una sola volta con quel preciso e determinato corpo.
Mentre era una concezione molto diffusa tra gli gnostici, vasto movimento che in genere condivideva l'idea di uno spirito presente nell'uomo come scintilla o seme divino, destinato eventualmente a passare attraverso numerose vite materiali per poi riunirsi e identificarsi con la divinità di cui era parte: gli gnostici rifiutavano la materia, originata da uno sconvolgimento avvenuto addirittura nella divinità stessa.
Eppure ci sono diversi passi biblici in cui si parla di Elia che ritorna, ecc.
Ovviamente, caro Freedom, siamo sempre nel campo delle pure ipotesi ( del cui esercizio, come vedi, è difficile poi sottrarsi del tutto...

@bluemax
Una domanda se vuoi banale...questo 'sogno' particolarmente vivido e reale, ha poi portato , negli anni, ad avvicinarti allo studio, alla pratica e all'interesse per il Buddhismo ? Puoi stabilire, coscientemente, una relazione tra le due esperienze? E , se sì, in quale forma? Cercare una conferma? O invece non c'è alcuna relazione?...(in realtà sono più domande

Questo per tornare al discorso di come il nostro abisso interiore condizioni o eventualmente determini poi , particolari scelte esistenziali...
@InVerno
Sono d'accordo che il rischio di far scadere nel "magico" l'interpretazione di queste esperienze sia concreto. Da quel che ho letto direi che non è una cosa che succede spesso, visto che questi ricordi tendono a sbiadire e lentamente entrare in una sorta di 'nebbia'...chi più chi meno. Chiaro che chi pratica meditazione ha più possibilità di farli 'riemergere'...poi il fattore culturale ha certamente il suo peso. Un bambino occidentale verrà probabilmente 'represso' , mentre uno hindu rischia di diventare un brahmino...
