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Messaggi - Sariputra

#766
@Apeiron
Con ipostasi ritengo che Jung intenda quella tendenza a dare per scontata , ad assolutizzare, una ipotesi. Qualcosa che è relativo, un'ipotesi soggettiva, diventa così 'comune' che si finisce per dimenticare che si tratta di un'ipotesi e si ritiene 'vera'. E cita il caso dell'ipotesi della teoria freudiana sulla sessualità che è diventata un'ipostasi...
La definizione corretta che ho trovato su Wiki è:  Nella filosofia moderna il termine è passato a indicare, in senso negativo, un concetto astratto al quale si conferisce indebitamente una portata ontologica o, più genericamente, l'assolutizzazione di un principio relativo ("ipostatizzazione").
Sono d'accordo su molto di quello che hai scritto, ma io non intendevo la pretesa di prender per vere le immaginazioni, i sogni o le paure dei bimbi . Parlavo piuttosto di avvenimenti e ricordi che riportano dati così precisi e circostanziati ( sottoposti a verifica e ricerca...) da risultare "sconcertanti" e che rientrano nella categoria degli "inspiegabili"...
Non siamo cioè a considerare come prova di un'eventuale ri-nascita , per esempio, la storia di Pitagora che credeva nella metempsicosi e sosteneva di essere stato un guerriero greco che aveva combattuto sotto le mura di Troia...solo perché aveva riconosciuto uno scudo troiano! ;D
Il punto però non è quello di credere nella rinascita, che poi diventa qualcosa di personale del soggetto, quanto quello di valutare  ( e questo è quello che ritengo importante...) se questi "ricordi" abbiano valenza spirituale. Se cioè siano spunto per dare un'impronta particolare all'esistenza di chi li vive. E qui non c'è alcuna unanimità di giudizi, perché anche tra gli psicologi che hanno in analisi questi soggetti si riportano le più disparate reazioni...

@Freedom
Un processo delle "anime" di catarsi continua taglierebbe alla radice il problema della teodicea, in una visione monoteista dell'esistenza. La vita non apparirebbe più ingiusta. Dio non sarebbe più una sorta di 'burattinaio' che dispensa bene e male a suo piacimento, così che il giusto ci sembra venga spesso pagato con la moneta dell'ingiusto (Giobbe o Qoelet). Ma le anime , attraverso un processo di ri-nascita continua, imperscrutabile, avrebbero la possibilità di "elevarsi" fino a Dio, tutte, senza distinzione e senza che alcuna 'vada perduta' dalle mani del suo Creatore...Creatore che amerebbe con tale passione le sue creature da concedere infinite  possibilità di 'conoscerlo' ed amarlo...
Anime che alla fine realizzerebbero in sé quell'Amore di cui parli, passando attraverso questa sorta di 'fuoco cangiante' della ri-nascita...
Sappiamo però che già la prima teologia patristica rifiutava la metempsicosi perché vedeva la persona come "corpoanima",erano cioè fedeli ad una visione unitaria e fatta di "concretezza" (tipicamente ebraica...) della persona destinata a ri-nascere una sola volta con quel preciso e determinato corpo.
Mentre era una concezione molto diffusa tra gli gnostici, vasto movimento che in genere condivideva l'idea di uno spirito presente nell'uomo come scintilla o seme divino, destinato eventualmente a passare attraverso numerose vite materiali per poi riunirsi e identificarsi con la divinità di cui era parte: gli gnostici rifiutavano la materia, originata da uno sconvolgimento avvenuto addirittura … nella divinità stessa.
Eppure ci sono diversi passi biblici in cui si parla di Elia che ritorna, ecc.
Ovviamente, caro Freedom, siamo sempre nel campo delle pure ipotesi ( del cui esercizio, come vedi, è difficile poi sottrarsi del tutto... :D )

@bluemax
Una domanda se vuoi banale...questo 'sogno' particolarmente vivido e reale, ha poi portato , negli anni, ad avvicinarti allo studio, alla pratica e all'interesse per il  Buddhismo ? Puoi stabilire, coscientemente, una relazione tra le due esperienze? E , se sì, in quale forma?  Cercare una conferma? O invece non c'è alcuna relazione?...(in realtà sono più domande ;D)...
Questo per tornare al discorso di come il nostro abisso interiore condizioni o eventualmente determini poi , particolari scelte esistenziali...


@InVerno
Sono d'accordo che il rischio di far scadere nel "magico" l'interpretazione di queste esperienze sia concreto. Da quel che ho letto direi che non è una cosa che succede spesso, visto che questi ricordi tendono a sbiadire e lentamente entrare in una sorta di 'nebbia'...chi più chi meno. Chiaro che chi pratica meditazione ha più possibilità di farli 'riemergere'...poi il fattore culturale ha certamente il suo peso. Un bambino occidentale verrà probabilmente 'represso' , mentre uno hindu  rischia di diventare un brahmino... ;D
#767
@InVerno
io escluderei decisamente l'ipotesi "consolatoria" visto che trattasi in massima parte di bimbi in tenera età che non comprendono nemmeno il concetto di "morte". Nell'articolo che hai linkato si parla del fatto che , reintervistati decine d'anni dopo, queste persone a volte non hanno ricordato con precisione o si sono contraddette con quanto raccontavano da piccoli. Questo, a mio parere, è piuttosto logico e normale, se consideriamo che, la maggior parte di noi, fatica a raccontare con precisione, solo alle dieci del mattino, il sogno fatto durante la notte... insomma, le motivazione addotte dagli autori non mi sembrano molto convincenti...
Sono d'accordo con te sul fatto che sarebbe preferibile evitare di fare teorie varie ( sia in un senso che nell'altro...) su queste esperienze che interessano principalmente il vissuto personale di coloro che le vivono e che spesso sono esperienze di ricordi o sogni drammatici, spesso di morti violente...
Sia la teoria di Panikkar che quella di Dawkins, secondo me, sono interessanti...ma...siam sempre là...a prender posizione per una parte o per l'altra, partendo dalle proprie convinzioni personali, nulla di dimostrabile...( se ne possono fare parecchie lavorando di fantasia...e in rete se ne trovano) . Mi interessa di più, come ho scritto, il risvolto psicologico o spirituale del fatto: in che modo incide, come, con che conseguenze, ecc...per le persone che lo vivono o l'hanno vissuto in tenera età... 
Questa esperienza , nel tempo, ha portato ad un approccio diverso all'esistenza? Oppure no, con  l'oblio che pian piano se ne impossessa?...

@bluemax
Hai considerato la possibilità che, magari senza averne ricordo, hai visto, in tenerissima età, un film di guerra alla TV che ti ha molto spaventato? Da qui gli incubi notturni,ecc.?...
Questo è possibilissimo (è capitato pure a mia figlia...). La scelta militare poi potrebbe esser legata al fatto che, questa esperienza, ti ha spaventato ma pure, nello stesso tempo, "affascinato"...
Diciamo che ci vuole qualcosa di più circostanziato e verificabile: nomi, luoghi, evento realmente successo, ecc. perché possa essere ritenuto come un'esperienza di quelle di cui stiamo parlando. Ci sono un'infinità di verifiche che vanno fatte e, lo stesso, non si può giungere a nessuna certezza... :)
Ciao 
(mi dispiace, non sono riuscito a spedirti quella cosa che sai... :()
#768
La dimensione onirica del lavoro si evidenzia dal fatto che il soggetto è privo di quella attrezzatura utile per avventurarsi in montagna ( zainetto, vestiario adeguato, ecc.) . In più, dal movimento della gamba sinistra si direbbe in marcia verso la nebbia che nasconde in parte le abetaie. ma è pure in una posizione rialzata, una collinetta, il che è parecchio simbolico...luogo però a lui quasi estraneo; infatti sta avanzando come in uno stato ipnotico ( o di continuazione di un sogno...). E' più una mancanza, un vuoto... :)
Ciao
#769
Una cosa che trovo interessante della riflessione sulla ri-nascita, metempsicosi o metamorfosi che dir si voglia, non è la ricerca di prove dimostranti o meno una certa teoria. Questo francamente non m'interessa. Quello che trovo interessante è investigare il "vissuto"  di queste esperienze 'di confine'. Con il termine 'di confine', non intendo un confine con qualche cosa posta 'aldilà', ma confine con l'esperienza non cosciente che preme per 'manifestarsi' alla parte conscia della mente. Da quale abisso interiore scaturiscono quelle immagini, quei ricordi inspiegabili? Dove sorgono quelle intuizioni accompagnate da inspiegabili sensazioni?...
Naturalmente tutti son pronti a sciorinarti la loro personale teoria o ipotesi al riguardo. Dopottutto non passiamo il tempo solitamente  a far questo? A fare ipotesi? E...dall'ipotesi all'ipostasi il passo, a volte, è brevissimo...
«Un'ipostasi non è un'ipotesi. Un'ipotesi è una mia assunzione, un'idea che mi sono formato per tentare di spiegare dei fatti. Ma ho sempre presente che si tratta di una mia assunzione, di un'idea non ancora dimostrata. Ipotesi significa mettere qualcosa che non c'è sotto qualcos'altro; il termine tedesco è "unterstellung". [...] Non appena un'ipotesi ha dato prova della sua applicabilità, tende a diventare una verità, a diventare un'ipostasi, e ci dimentichiamo completamente che è soltanto un'ipotesi, una nostra teoria intenzionale e arbitraria. [...] Si potrebbe definire la teoria sessuale di Freud un'ipotesi che poi è diventata un'ipostasi.
Creare un'ipostasi significa inventarsi un soggetto che è appeso in aria. Non ha base, ma si assume che ce l'abbia e si afferma che è una cosa reale. Un'ipostasi contiene sempre l'assunzione che una cosa esista realmente, e la mente primitiva non fa che ipostatizzare. Nei momenti migliori, quando siamo un po' superstiziosi, anche noi creiamo delle ipostasi.»
(C.G.Jung)
Ri-nascita, metamorfosi come legame con il ciclo naturale della vita e della vegetazione...Nulla muore, tutto si trasforma, rinasce, assume altre sembianze, contenendo in sé ancora il vecchio ma proiettandosi con volontà di vita, di vitalità nel nuovo...
Iniziare a tumulare o cremare i corpi non è anche la dimostrazione della volontà umana di non accettare la metamorfosi, la ri-nascita continua? Non è quasi un 'tirarsi fuori' dal ciclo vitale e proiettarsi fuori da quella realtà che, gli aborigeni australiani, per esempio, chiamavano il Tempo del Sogno? Condividere quel tempo del Sogno permetteva che, incontrandosi, due aborigeni, anche se non si erano mai visti prima, si "riconoscevano"...Ora...possiamo dire di saper riconoscere un nostro simile? Noi tecnouomini proiettati unicamente verso l'"esterno da sè"?...
La rinascita, tematica ancestrale e antichissima, che si perde nella notte dei tempi, liberata da una dimensione che sia solamente scientifica, o filosofica, o religiosa, diventa una dimensione, per molti e soprattutto in tenera età, una dimensione fenomenologica di esperienza umana diretta, interiore, emozionale, intuitiva...
Ed è questo il suo valore. Valore che spinge all'interiorizzazione del proprio vissuto, del non vivere unicamente nella "dimensione dell'occhio"...
Interessante diventa così il "cosa si prova" e non l'accertare o meno se si tratta di una ri-nascita, oppure di un ricordo, o di qualcosa impastato col sogno, della stessa natura di questi  ( e già questo apre spazi immensi perchè è soprattutto nel sogno , nell'onirico che in parte si manifesta l'arcano del mondo...). Così, come nel sogno spesso perdiamo la nostra identità e ne assumiamo altre che ci fan fare cose sconcertanti rispetto allo stato di veglia, nei ricordi riguardo ipotetiche vite precedenti , irrompre questo "perdersi" all'oggi , ai muri di confine illusori del nostro "Io" e diventiamo molti altri "Io", come molte foglie di un unico albero...
Un contributo trovato in rete:
Ogni psicologo che si ritiene tale dovrebbe – prima o poi – avere una benché minima idea di tale campo, e non tanto per una questione di mera cultura, ma soprattutto per questioni pratiche e cliniche..
...Confrontandosi con la sua equipe e con altri colleghi si rese conto che in realtà era un tipo di esperienza psichica non limitata soltanto ad alcuni pochi casi fortuiti: con sua grande sorpresa anche i suoi colleghi psichiatri e psicoterapeuti avevano in cura casi analoghi.Da qui le prime ricerche sul campo e i primi articoli scientifici. Ad oggi infatti tale realtà fenomenologica vanta di centinaia di studi in peer-review presenti in letteratura scientifica.
È un intuizione e un vissuto che, malgrado le nostre convinzioni occidentalistiche circa la Reincarnazione, appartiene per costituzione al genere umano, alla psiche umana, sia che la vediamo in senso letteralistico e materiale ("incarnarsi" in vari corpi di vita in vita) sia che la vediamo in senso simbolico (ciclo di rinascite in corpi e vite diverse visto come simbolo di rinascite interiori all'interno della stessa vita).
La Reincarnazione è inoltre un concetto (o un vissuto, un'idea archetipica) che – per usare un termine caro al grande filosofo/teologo Panikkar  – è sempiterno, lo ritroviamo in tutte le culture del mondo, in quelle orientali ma anche in quella che più ci è propria del Cristianesimo.
Molti di questi ricordi vengono spesso annoverati nella categoria dei cosiddetti falsi ricordi, un po' come quelli che ognuno di noi avrebbe se dovesse andare a ripescare vecchie scene d'infanzia o di un lontano passato della propria vita.
Altri sembrano invece essere veri e propri ricordi autentici, alle volte molto chiari e personali. Pazienti e soggetti che riferiscono tali ricordi, spesso, a detta degli studiosi, non vengono minimamente sollecitati o suggestionati attraverso tecniche ipnotiche (che viene invece spesso usata per la terapia con l'ipnosi regressiva), tali ricordi sembrano molto spesso arrivare spontaneamente o in seguito ad esperienze emotive rilevanti.
Questi ricordi si rinvengono soprattutto in bambini dai 2 ai 6 anni di età.
Questa moltitudine di casi rinvenuti in tutto il mondo in maniera indipendente e a prescindere dalla cultura di riferimento dei pazienti e dei soggetti analizzati, ha destato, attorno al tema, un interesse scientifico e culturale senza precedenti.
Sentenze definitive sono impossibili allo stato attuale della ricerca...
O sarebbe meglio dire, in un'ottica epistemologica: la teoria della Reincarnazione sembra essere l'unica – o tra le poche attualmente –, che è in grado di coprire e dare una cornice e spiegazione teorica a questi dati rinvenuti circa il vissuto fortemente affettivo legato ai ricordi di vite passate.
Si, perché si parla sempre e soltanto di una ipotesi e non di ipostasi pura.
Questo per dire che quando rimaniamo in un ambito strettamente scientifico, anche in presenza di molte più prove a favore che a sfavore di una tale possibile teoria sulla Reincarnazione, essa rimane pur sempre un ipotesi perché – sulla scia Kantiana della cosa in sé – non potremmo avere certezze definitive su questioni che oltrepassano l'umano vivere in termini di vita biologica, ovvero su un aldilà (inteso in accezione laica).
Che una persona abbia ricordi di vite precedenti e che questi siano stati convalidati e accertati come autentici ricordi dalla ricerca successiva, non significa automaticamente che la Reincarnazione, in quanto fenomeno, esista. ( molto importante questo passo, a parer mio, perché ci riporta all'esperienza in sè e non all'eventuale teoria relativa che può essere solo ipotetica e mai dimostrativa...)
Su un piano invece strettamente fenomenologico e psicologico non si possono ignorare tali dati oggettivi, ma soprattutto le esperienze di vita emozionali e soggettive delle migliaia di persone che in prima persona sono portate, volenti o nolenti, a rivivere questi antichi ricordi, intessuti di tonalità affettive talmente cariche da produrre – una volta affrontati ed elaborati in maniera ottimale in psicoterapia – guarigioni a disturbi più o meno gravi, oppure – e non per ultimo di certo –, a dare una svolta e un ampliamento della consapevolezza, un mutamento della propria spiritualità nella vita quotidiana.
È dunque, questa, una realtà fenomenologica e psicologica che va presa di tutto petto in ambito soprattutto scientifico, con serietà, ma anche con molta sensibilità umana, una realtà dalla quale – stando all'opinione della stragrande maggioranza di psicologi internazional – non si può più iniziare a sottrarsi, riducendola e bollandola come di non pertinenza scientifica o con simili atteggiamenti tutt'altro che scientifici e più vicini invece ad una primitiva tendenza apotropaica e misoneista.
Si può passare gradualmente da un atteggiamento unilateralmente intellettuale ad uno che – senza rigettare le fondamenta di un sapere solido e basato sull'empiria – include anche quel senso dell'Anima – in accezione di Archetipo della vita – , del significato.
...far cedere l' unilateralità intellettuale, per far spazio a quelle funzioni della psiche che nella tipologia psicologica vengono denominate "intuizione" e "sentimento".
(E.Casale, psicologo, tratto da un articolo pubblicato su IJPE (International Journal of Psychoanalysis and Education)
#770
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia e vita vissuta
04 Marzo 2018, 11:39:40 AM
Un saluto al caro amico Sgiombo e alla sua ripresa dell'attività sul forum ( se ne sentiva la mancanza veramente...). :)
Anche la mia salute non è granché in questo periodo e infatti ho diradato in questi ultimi giorni la visione dei vari post o i miei interventi...
La sofferenza ci aiuta a crescere ? Spesso, direi di sì...
Cosa s'intende con 'crescere'? Forse comprendere che la sofferenza non è evitabile e che fa parte dell'esistenza. Non è un accidente che ci capita. Esistendo...si soffre!  Però la sofferenza può anche essere un fuoco purificatore. Durante questi periodi spesso conosciamo chi veramente ama e chi invece finge di amare, tra coloro che ci circondano. Soprattutto se si tratta di una lunga e penosa sofferenza...
Il nostro soffrire fa soffrire anche coloro che nutrono vero affetto verso di noi e però li spinge a diventare soggetti attivi d'amore di fronte alla nostra fragile passività, dovuta alla malattia. Se fossimo sopra un'alta torre, e potessimo semplicemente osservare con fredda impersonalità la nostra sofferenza, vedendo agire e mutare l'animo di coloro che magari si affannano verso di noi, forse potremmo quasi definirci dei 'poli d'attrazione' per esercitare ( o fuggire...) la chiamata ad amare...ché "amare", per me, significa in primo luogo 'prendersi cura' di colui che soffre.
Diversamente da @Sgiombo e @Eutidemo io non ho mai veramente pensato o meditato il suicidio, per evitare la sofferenza...
Questo perché, contrariamente a loro, ritengo che l'elemento coscienza/vinnana che si è manifestato attraverso questo aggregato chiamato 'corpo', non cessa d'esistere con la morte fisica ma cerca di riprendere 'forma' in un nuovo "calore", in un nuovo utero...
Diventa perciò di fondamentale importanza anche il "come" l'elemento coscienza vive la morte dell'aggregato corpo, perché questo va a influire sull'intero "processo" di ri-nascita della coscienza/vinnana...
Ma queste , ovviamente, sono solo idee personali, basate su 'ricordi', sensazioni, intuizioni o altro di ben poco dimostrabile... :)
E, in verità, ognuno di noi è solo di fronte a certe scelte, ma nello stesso tempo non lo è, perché ogni nostra scelta incide nella vita e nella coscienza di coloro che ci amano...


P.S. Anch'io mi unisco all'invito rivolto all'amico Jean di riprendere l'attività e la frequentazione del forum.
      Nello stesso tempo, per l'amicizia che mi lega a lui, comprendo anche la sua scelta, di cui credo d'intuire i motivi...
      E lui sa che molti di questi motivi...sono anche miei...


P.P.S.  Consiglio all'amico Sgiombo di tardare un pò a tirar fuori la motocicletta dal garage quest'anno. Almeno sino a Maggio...il primo mese senza la "R" ( di raffreddamento... ;D ).
#771
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo assoluto
26 Febbraio 2018, 16:45:33 PM
cit.Epicurus:
Sono riuscito a farti almeno intravedere il fascino della mia posizione?  

Ammazza!...Affascinante come un catalogo Bolaffi!  ;D  ;D  ;D
E' molto pluralistico...David Coulthard diceva: "Le opinioni sono come il b..o del culo...ognuno ne ha una!"
#772
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo assoluto
26 Febbraio 2018, 16:37:18 PM
Mi sono imbattuto in questa citazione, da una riflessione di Costanzo Preve, sull'argomento 'relativismo, che mi sembra interessante...
Ma prima di tutto vorrei salutare il caro Eutidemo che è tornato a scrivere sul forum e i cui interventi sono sempre preziosi e, soprattutto, molto chiari e che a me personalmente mancavano...
Mi auguro che la tua salute sia relativamente buona, o che i tuoi eventuali disturbi siano assolutamente sopportabili ... :)


"La migliore definizione di relativismo è quella di Assolutizzazione Unilaterale di uno dei due poli ( in correlazione essenziale ) di assoluto e di relativo"
( Costanzo Preve)


La trovo piuttosto interessante... 


Ovviamente molti 'relativisti' cadono frequentemente in questa gaffe perniciosa, che fa parte delle cose da non dire alla propria donna in modo Assoluto: "Amore! Mi ami ancora?- "Sì, relativamente..." :)


Però, però...avete mai riflettuto sul fatto che il relativismo, soprattutto etico, è diffuso soprattutto tra le classi più agiate, quelle per così dire dominanti, più colte e alla moda, mentre le credenze più inverosimili sono il pane quotidiano del popolino, dei buzzurri e degli inadeguati al mondo, che sono sempre assolutamente incacchiati con quelli sopra... ?
Pertanto sembra quasi, il relativismo, una forma di etnocentrismo che agisce nei rapporti interni delle società complesse e stratificate. I comportamenti degli 'strati' della popolazione subalterni e periferici vengono disprezzati e respinti fuori dalla "cultura dominante", perché non collimano con i valori dei ceti colti e dominanti. Più in generale non coincidono con i modi ufficiali di vedere il mondo...
Quanto disprezzo si aggira nei "piani alti e colti" della società verso i credenti/creduloni/buzzurri e con l'abito fuori moda ormai da più di due anni? Quelli che hanno ancora il telefonino Nokia a tastoni perché lo smartfone costa troppo e  perché temono di non saperlo poi usare ?...

Non so, riflessioni personali così...a getto libero!!

Ma poi...mi chiedo anche...si può essere relativamente assolutisti? No perché...io spesso mi sento così. Sono un relativo che tende all'assoluto e spesso mi sovvien l'eterno e le morte stagioni e la presente, e viva, e il suon di lei e il naufragar m'è dolce in questo mare...il naufrago è il relativo e l'eterno mare l'assoluto . Che bella immagine poetica... e spirituale.
Prima che lo diciate voi, lo dico io: non è filosofia. E vabbè. Non di sola filosofia vive l'uomo...
#773
Tematiche Filosofiche / Re:La vita fa schifo?
26 Febbraio 2018, 12:28:16 PM
Si potrebbe guardare il quesito da un'altra prospettiva: se noi non cercassimo continuamente di procurarci sensazioni piacevoli e di sfuggire le spiacevoli, la domanda avrebbe forse un senso? Infatti il giudizio sullo "schifo" presunto della vita è dato dalla frustrazione della nostra ricerca inesauribile di piacere e dalla paura di provare il dolore. Eliminando questa sete e questa paura la domanda appare priva di significato. Come chiedersi perché la Luna illumina la Terra... Si è forse meno "umani" se non ci si attacca continuamente al desiderio di provare piacere e alla volontà di fuggire la sofferenza? O si è veramente "umani" invece? Liberandosi da questi condizionamenti forse si può 'toccare' qualcosa che non è legato ai condizionamenti? E non c'è un'enorme bellezza in questa libertà?... :)
#774
Citazione di: Apeiron il 25 Febbraio 2018, 12:09:54 PM
Citazione di: Sariputra il 24 Febbraio 2018, 23:17:24 PMcit.@Apeiron: Ehm, diciamo che hai colto nel segno la medicina è davvero aspra, comunque ma in fin dei conti considerando che nelle stesse "suttas" c'è scritto che samsara non ha inizio, che non ha fine se non attraverso una pratica molto rigorosa che si basa sull'unica possibile "retta visione", si capisce anche il motivo per cui lo è devo dire che è veramente deprimente il messaggio! se si prende la medicina a "grandi dosi" si finisce per avere il sovradosaggio, forse Beh...diciamo che , tra la scelta di vivere nudo e in perenne meditazione dentro una caverna, in compagnia magari di un orso, e quella di vivere nudo, dentro un morbido letto, e perennemente "abbracciato" ;D a una bella donna, scommetto che il 99,9% periodico degli uomini sceglierebbe la seconda opzione... Tutto questo però perché non sono mai stati effettivamente abbracciati ad una bella donna per più di qualche decina di minuti :o ...altrimenti il sorriso dell'orso apparirebbe abbagliante al confronto!... ;D ;D ;D
Sempre simpatico Sari!! ;D ;D ;D Ad ogni modo per completezza nel delineare questa "deprimente" situazione mi ero dimenticato di dire che nella "lotta" ovviamente il successo non è garantito :(

Scarse probabilità di successo...certezza di morte...cosa stiamo aspettando?...(Gimli  ne  "Il Signore degli Anelli" )  ;D
#775
cit.@Apeiron:

Ehm, diciamo che hai colto nel segno    la medicina è davvero aspra, comunque                ma in fin dei conti considerando che nelle stesse "suttas" c'è scritto che samsara non ha inizio, che non ha fine se non attraverso una pratica molto rigorosa che si basa sull'unica possibile "retta visione", si capisce anche il motivo per cui lo è    devo dire che è veramente deprimente il messaggio! 
se si prende la medicina a "grandi dosi" si finisce per avere il sovradosaggio, forse  


Beh...diciamo che , tra la scelta di vivere nudo e in perenne meditazione dentro una caverna, in compagnia magari di un orso, e quella di vivere nudo, dentro un morbido letto,  e perennemente "abbracciato" ;D a una bella donna, scommetto che il 99,9% periodico  degli uomini sceglierebbe la seconda opzione...
Tutto questo però perché non sono mai stati effettivamente abbracciati ad una bella donna per più di qualche decina di minuti  :o ...altrimenti il sorriso dell'orso apparirebbe abbagliante  al confronto!... ;D  ;D  ;D  
#776
cit.Green demetr
Voler provare quel vuoto, è la prima causa del risentimento.

Non si tratta di "volerlo provare", si tratta piuttosto di esserne consapevoli. Essere consapevoli della nostra paura di scoprire di essere quel vuoto. Paura che ci sospinge  continuamente alla ricerca del piacere per "riempire" quel vuoto, quello spazio che potrebbe essere di libertà dentro di noi, ma che invece rifiutiamo di cogliere, per consegnarci ai sankhara, ai condizionamenti  del piacere che formano l'io-illusorio.

cit.
Come è evidente dalla spiegazione scientifica il nocciolo dell'armonia buddista è capire di essere all'interno del mondo del samsara. Ma come dice Bluemax che ha sperimentato la meditazone vi è un sè più vero.

Credo che sia molto importante, durante la meditazione, non scambiare la coscienza/spettatore/vinnana con un ipotetico vero-sé. Non esiste nessun vero-sé nell'interpretazione  buddhista. Questo attiene più all'esperienza hindu classica e dell'advaita vedanta in particolare, come forma massima di questa interpretazione ("Chi sono Io?"...).
Ci sono alcune forme "spurie" di Buddhismo tibetano, che a volte danno questo tipo di interpretazione ( molte volte anche per difetti di traduzioni, però...), Nell'interpretazione corretta e generalmente accettata buddhista la coscienza è all'interno del paticcasamuppada, come qualsiasi altro elemento del samsara e sorge sempre in dipendenza del contatto, della sensazione, ecc.
L'"armonia" buddhista è del tipo "disincantato"... :)


cit.
Ma il sesso non è sofferenza. E' bizzarro che le religioni di tutto il mondo sovvertano una cosa così naturale, e praticata da tutti.

Il sesso "non è sempre sofferenza" mi sembra più corretto, a mio parere. Non è sofferenza quelle (rare purtroppo direi...) volte in cui c'è intesa e armonia, ma molte volte è il luogo del dominio e della violenza sottile o aperta, del godimento dell'uno fatto sulla sofferenza dell'altro, dell'impossibilità di trovare reale appagamento, della frustrazione dell'immaginario dell'uno che non coincide con quello dell'altro, del suo decadimento con l'inevitabile ( e a volte patetica...) corsa ad ogni sorta di tecnica per farlo sopravvivere il più a lungo possibile...
In tutti i casi, se a volte non è sofferenza, è sempre un condizionamento a cercarne continuamente la ripetizione...e visto che bisogna buttare nel letamaio ogni condizionamento, sorge la critica spirituale al sesso..."niente di personale", direbbe Siddhartha, "caro sesso, ne ho praticato molto anch'io con tutte quelle belle gnocche che mio padre mi metteva a disposizione perchè non mettessi la testa sopra le mura a guardare fuori. ma visto che sei anche tu un sankhara come tutti gli altri ( e un sankhara bello grosso , per giunta...)...mi devo sbarazzare anche di te! "(Questo caro @Apeiron è decisamente poco New Age e molto poco "umano", per così dire...la medicina è veramente aspra...meglio prenderne una piccola dose  ;D ).
Questo ovviamente è la motivazione del bhikkhu (monaco) ...il "laico" come noi prende solo un banale tachidol...
#777
cit.Bluemax:
Dipendesse da me metterei la regola che solo chi ha raggiunto la piena gratificazione nel mondo della materia puo' dedicarsi, poi, alla ricerca spirituale.
Solo un ego maturo e sano, che è stato capace di raggiungere obbiettivi concreti in campo lavorativo, artistico, sportivo piuttosto che politico o economico... insomma, solo un ego realizzato, contento di sé è davvero pronto per MORIRE.
Gli altri stanno fingendo... recitano una parte... proprio per non morire mai. Si tratta secondo me di "ego spirituale".

Sarebbe come voler curare l'eccesso di colesterolo mediante grandi abbuffate di cotechino... ;D  ;)
Se l'ego non è che un fantasma costruito dall'attaccamento, come si può parlare di "ego realizzato" ? E gli "obiettivi concreti" in campo lavorativo, artistico, sportivo piuttosto che politico o economico sono forse altro rispetto a metodi ingegnosi che il fantasma ha ideato per sfuggire allo specchio tanto  temuto? Quello in cui nulla si riflette? Di fronte al quale non vede alcun volto? Non esiste qualcosa come un "fantasma spirituale"...può esistere, ed esiste, un fantasma che si serve della spiritualità per alimentarsi.
Se la spiritualità è qualcosa che ci dà soddisfazione possiamo esser sicuri che non è altro che l'ennesima abbuffata del fantasma. Una spiritualità seria fa male...non è una cosa piacevole. Infatti lo si nota nella bulimia di esperienze "spirituali" di cui l'ego di moltissime persone fa collezione. Si assaggia un pò di Cristo, ma quando parla di cambiare...ce ne andiamo...si gusta un pochino di Buddha, ma quando parla di lasciare...ce ne andiamo...teniamo per un pò il bastone di Osho...ma quando si avvicina un povero cane...lo usiamo per bastonarlo! Ecco all'opera un fantasma che vuol "realizzarsi". Saltella di qua...e saltella di là. Pensa di esistere e non è che un sankhara , un condizionamento a cercare piacere e , subdolamente, trarre dalla sensazione piacevole provata la conferma del proprio esistere.
Siccome poi la sensazione sfuma, sparisce più o meno velocemente ( a volte il fantasma si stufa in pochi giorni, altre volte ci vogliono anni...) occorre andare in cerca di un'altra, di un altro condizionamento, a cui aggrapparsi per sentirci "realizzati"...non sia mai che percepiamo per un attimo quel senso di vuoto tra un piacere e l'altro...dobbiamo riempirlo il più in fretta possibile!...Questo è il problema delle condizioni, dei fattori condizionanti. Le cose che ci determinano, che determinano le nostre menti, sono insoddisfacenti e impermanenti. Per insoddisfacenti s'intende la loro impossibilità di darci una soddisfazione duratura.
Se usiamo la spiritualità per non provare quel vuoto non facciamo che mettere all'opera un altro condizionamento.  E poco importa se lo riteniamo più "nobile", o elevato, di un altro...sempre di cotechini si sta parlando!
Se noi impariamo a guardare, a esaminare le condizioni invece di sostituirle una con l'altra, allora noi potremo trovare una via di uscita dalle condizioni stesse. Arrivare a riconoscere che in realtà non c'è nessuno che sta nelle condizioni, nessun ego reale, solo un fantasma, cioè che le condizioni non hanno un sé, non sono il sé. Possono essere prigioni, scatole, determinanti, però non c'è nessuno dentro queste scatole e quindi non c'è nessuno che deve uscirne, nessuno che debba essere liberato da queste prigioni.

cit.Green demetr
Molti dicono che è una religione senza DIO. Ma non è vero!! E' proprio perchè mantiene DIO (il DIO reale non quello mistificatorio) nel suo discorso che è la religione più autentica.

Soprattutto perché non ne parla, Green...soprattutto perché non ne parla!
Come ho già scritto: prima bisogna curare la ferita...che è profonda e infetta...strati senza fine di condizionamenti.
A tutte le domande su Dio, Siddhartha oppose il Silenzio. Comprendeva che ogni cosa che avrebbe potuto dire sarebbe stata l'ennesima preda del fantasma, il suo nuovo sankhara, il suo piacevole condizionamento...da mettere per un pò al posto di quello piacevole precedente.

L'oriente invece non ha scoperto questa gaudiosità, esso vive ancora all'ombra delle sue gerarchie, anche se ormai la scoperta dell'occidente, nella sua gaudiosità, e dunque nella sua potenza di dare piacere, ha ormai invaso la sacralità di qualsiasi tradizione. Non l'ha scoperta, perchè è rimasta fedele a Dio.

Condivido. Si potrebbe quasi dire che non è uscita dal cerchio di fuoco, o che lotta ormai per non uscirne...Il cerchio di fuoco dell'accordo con la sacralità vera dell'esistere.  Il cerchio dove, stretti gli uni agli altri, ci possiamo scaldare con lo sguardo sulla fiamma che divampa..Il fuoco purificatore di Agni, signore del luogo della cremazione, della morte , e signore dell'oscura impenetrabile foresta...

cit.Apeiron:
In sostanza l'avversione al mondo spesso o è una forma di "vanagloria" oppure di "risentimento".

C'è anche una terzo motivo, molto profondo e interessante da investigare: una forma di "stanchezza" verso il mondo. In questa stanchezza non è presente la radice nociva dell'avversione,  ma solamente il desiderio inspiegabile di "passare all'altra riva"...tipica della percezione del koko , l'elegante bellezza della decadenza, dell'impermanenza delle cose belle che ci circondano...
Molto vicino al significato della parola zen sabikoko pone l'accento sul fatto che il fascino di ciò che è annoso e maturo risiede nel suo essere diventato secco, cioè essenziale, ascetico, ruvido, esperto, severo, lontanissimo dalla sensualità tipica della giovinezza. In questa secchezza del koko compare l'aspettativa spirituale dell' "andarsene"...per sempre.
#778
Citazione di: baylham il 21 Febbraio 2018, 15:12:10 PMChe cosa sia il tempo, il divenire, è una questione del tutto aperta ed irrisolta, misteriosa quanto la realtà, il fenomeno o il noumeno. Ho dei dubbi sul fatto che la realtà sia unica, potrebbero essercene molte, infinite, reciprocamente separate, senza alcuna relazione tra di loro. Ovviamente è una pura ipotesi, intrinsecamente inverificabile. Fantasticare sui viaggi nel tempo, sui paradossi e contraddizioni, sulle possibilità o impossibilità emergenti è un utile esercizio dell'immaginazione e dell'intelligenza umana.

Condivido...ma oggi, siccome mi sento un tantinello 'cattivo', aggiungerei anche...un utile "cazzeggio" intellettuale... :(
#779
Percorsi ed Esperienze / #sconnessiday
18 Febbraio 2018, 14:59:09 PM
Non so se ne siete informati, ma per il 22 Febbraio si è lanciata l'iniziativa "Un giorno senza connessione-sconnettiamoci dai device e riconnettiamoci tra noi". Chi ha dei figli adolescenti conosce tutte le problematiche legate alla possibile dipendanza da internet e da smartphone. Ma anche gli adulti, a mio parere, sono ormai sempre più condizionati da questi mezzi di comunicazione .
Naturalmente aderirò all'iniziativa e per il 22 Febbraio non userò PC o altro e ovviamente non posterò nulla.
Sarebbe bello che l'intero forum aderisse a questa iniziativa...
Per un giorno non succede niente... ;)
#780
Scienza e Tecnologia / Re:E=MC2 : vorrei capire
15 Febbraio 2018, 18:19:05 PM
@ Apeiron

Non conosco il pensiero di Platone, ma mi sembra di ricordare che sostenesse la metempsicosi...o sbaglio?
Infatti ho spulciato su Internet:

. ..la conoscenza come "reminiscenza", ossia come ricordo che, partendo dalle percezioni sensibili che sono immagini delle Idee, ci permette di riavvicinarci alle Idee medesime, che da sempre la nostra anima possiede avendole contemplate prima di venire sulla Terra e poi dimenticate entrando nel corpo...
Platone cerca altresì di dimostrare, per primo ( questo è palesemente falso perché la filosofia indiana lo sosteneva già da più di mille anni...ahia, ahia...Sapere.it come Occidente.it...nota del Sari redattore), l'immortalità dell'anima, mostrando, nel Fedone, come essa debba essere dello stesso genere delle Idee, dal momento che le conosce; e se è simile alle Idee, come le Idee dovrà essere incorruttibile. Le sorti dell'anima sono cicliche: essa viene premiata o punita a seconda della vita condotta sulla terra; e in tempi determinati si reincarna (metempsicosi). L'anima che ha conosciuto la Verità non solo ha vantaggi in questa vita, ma anche nella scelta del modello di vita che dovrà fare quando giungerà il tempo di reincarnarsi. E dunque la conoscenza della Verità salva per sempre.

Ciao