** scritto da Eretiko:
Infatti la stragrande maggioranza pensa al voto come fine (soprattutto degli interessi personali) e non come un mezzo che deve condurre (addirittura sacrificando quegli stessi interessi personali) a determinare il cambiamento radicale dello status quo, specialmente se esso è stagnato da tempo in richiesta di fiducia senza risposta nelle opere, per un beneficio collettivo contro convenienze personali.
Ci sono voluti Bersani, Monti, Letta e Renzi per far comprendere a un 60% di concittadini, anestetizzati dalle varie "carote" elemosinategli negli anni, che i buoni propositi senza fatti valgono quanto una truffa legalizzata e molto meno di un silenzio attivo, di un costruire davvero libertà responsabile anche se in sordina, anche se soli e non mal accompagnati.
"...le elezioni, quindi, non hanno a che fare con la scelta della miglior proposta possibile, bensì con la scelta della miglior proposta tra quelle disponibili sulla scheda elettorale. Esiste la possibilità che ci si trovi più o meno occasionalmente a votare non la proposta che ci piace di più ma quella che ci disgusta meno. La meno peggio. È sicuramente spiacevole ma non c'è da lagnarsi di chissà qualche coscienza macchiata. Se avete votato il meno peggio, è perché l'alternativa era ancora peggiore: e non c'è niente di cui vergognarsi nel fare la cosa giusta. Anzi: le cose giuste vanno fatte, punto. Le mollette usatele per il bucato..." - (cit. F. Costa)
E con la prospettiva nel paese, quasi sicura, di ritornare al proporzionale per le prossime elezioni, ossia, alla 1^ Repubblica, ancora di più si necessita sconvolgere, rivoluzionare, i piani nefasti e iniqui di coloro che per non estinguersi e perdere privilegi, faranno di tutto (anche vendere la madre!) pur di far sì che lo status quo, il ping-pong dei collusi, il mors tua vita mea, resti vigente.
CitazioneDunque il cittadino che non è incluso nell'insieme formato dagli "stupidi, complici, sadomasochisti" chi dovrebbe votare?Il meno peggio.
Infatti la stragrande maggioranza pensa al voto come fine (soprattutto degli interessi personali) e non come un mezzo che deve condurre (addirittura sacrificando quegli stessi interessi personali) a determinare il cambiamento radicale dello status quo, specialmente se esso è stagnato da tempo in richiesta di fiducia senza risposta nelle opere, per un beneficio collettivo contro convenienze personali.
Ci sono voluti Bersani, Monti, Letta e Renzi per far comprendere a un 60% di concittadini, anestetizzati dalle varie "carote" elemosinategli negli anni, che i buoni propositi senza fatti valgono quanto una truffa legalizzata e molto meno di un silenzio attivo, di un costruire davvero libertà responsabile anche se in sordina, anche se soli e non mal accompagnati.
"...le elezioni, quindi, non hanno a che fare con la scelta della miglior proposta possibile, bensì con la scelta della miglior proposta tra quelle disponibili sulla scheda elettorale. Esiste la possibilità che ci si trovi più o meno occasionalmente a votare non la proposta che ci piace di più ma quella che ci disgusta meno. La meno peggio. È sicuramente spiacevole ma non c'è da lagnarsi di chissà qualche coscienza macchiata. Se avete votato il meno peggio, è perché l'alternativa era ancora peggiore: e non c'è niente di cui vergognarsi nel fare la cosa giusta. Anzi: le cose giuste vanno fatte, punto. Le mollette usatele per il bucato..." - (cit. F. Costa)
E con la prospettiva nel paese, quasi sicura, di ritornare al proporzionale per le prossime elezioni, ossia, alla 1^ Repubblica, ancora di più si necessita sconvolgere, rivoluzionare, i piani nefasti e iniqui di coloro che per non estinguersi e perdere privilegi, faranno di tutto (anche vendere la madre!) pur di far sì che lo status quo, il ping-pong dei collusi, il mors tua vita mea, resti vigente.