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Messaggi - acquario69

#766
Tematiche Filosofiche / Re:Cultura e controcultura
17 Maggio 2016, 02:40:42 AM
Citazione di: cvc il 16 Maggio 2016, 11:07:27 AM
Si può dire che la cultura dominante sia quella tecnologica (sul lavoro mi hanno imposto l'uso dell'iphone), e che noi stiamo facendo controcultura, perché la cultura dominante non ci soddisfa. Ma a me viene in mente un'altra cosa, non è che l'assenza di valori che spesso si lamenta non sia altro, e cioè un non riuscirsi a scrollare di dosso i vecchi valori dominanti di questa società, che hanno fallito e andrebbero superati? Mi riferisco al valore assoluto dato al benessere ed a tutto il suo corollario. Perché deve essere tutto indirizzato al benessere superfluo (c'è anche quello necessario), alla ricerca di piaceri stucchevoli, alla vanità di suscitare finto benessere, all'emotività teatrale e affettata o a quella iperrealistica e brutale? Ma non vi si interroga più su quali debbano essere i bisogni naturali dell'uomo? Chi produce decide di cosa ho bisogno, perché sa già di cosa ho bisogno: benessere, sentirmi come un re, avere un trattamento esclusivo, sentirmi importante, e altre str........anezze simili. Per ritrovare i valori occorre una controcultura che individui i valori dominanti, li sdogani e ne proponga il superamento. L'ideologia del benessere di presenta come un freno per la nostra evoluzione, perché ci lascia abbarbicati ai falsi bisogni. È anche vero che è difficile individuare i bisogni autentici e separarli da quelli inutili, però almeno provarci.....

io penso che nessuno puo fare il "lavoro" (bruttissima parola! :) ) di un altro,a certe conclusioni dipenderà esclusivamente dalla sua personale "vista".

quindi secondo me,l'unica cosa che si può fare e' indurre alla riflessione interiore,cosa questa che viene sistematicamente e con tutti i mezzi possibili negata e vi sarebbe percio una deviazione che va esattamente nella direzione contraria,cioè "esternalizzando"
ci sarebbe a mio avviso anche un altro pericolo,forse il più incisivo in tal senso e cioè che anche per coloro che avvertono in qualche modo la necessita di guardarsi dentro,finiscono per considerare l'interiorità solo dal punto di vista psicologico,quindi più strettamente mentale e in aggiunta anche emotivo e sensoriale,credendo così che sia la testa a poter chiarire le cose,quando in realtà si finisce solo per entrare in un labirinto che diventa sempre più inestricabile e sempre più chiuso su se stesso.

cio che viene trascurato se non addirittura escluso del tutto e' invece la Spiritualità.

dunque finora si e' parlato di riflessione interiore,di spiritualità e di "vista"...

la "sede" della "vista" e' il "cuore" (oggi viene interpretata malissimo e pregiudizi su pregiudizi a non finire, - anch'essi volutamente e metodicamente inseriti nell'ambito stesso del sistema in cui viviamo! -  inteso solo nel senso sentimentale,quindi vincolato anch'esso psicologicamente)
chiaro che per cuore si deve percio intendere metaforicamente e simbolicamente e sarebbe il centro dell'essere (e che coincide con l'essere stesso) a cui la vera riflessione interna dovrebbe appunto rivolgersi.

a questo punto e' interessante tenere presente la parola riflettere che si associa a quella di speculare (speculum-specchio)

nella tradizione ermetica (ma non solo) si fa riferimento al sole e alla luna,corrispettivi di cuore e cervello.
il sole e' la sorgente di luce,la luna può solo riflettere la luce che proviene dal sole,così come il cuore rappresenta l'intelligenza intuìtiva e non mediata e il cervello quella razionale,mentale..da questo si capisce che quella razionale e' appunto mediata allo stesso modo che alla luna si riflette la luce che gli proviene dal sole.
#767
Tematiche Filosofiche / Re:Cultura e controcultura
16 Maggio 2016, 10:35:29 AM
Citazione di: cvc il 16 Maggio 2016, 09:10:47 AM
Su cosa sia la cultura, tutti quanti ne abbiamo un'idea più o meno chiara. Ma la controcultura? Il termine suona piuttosto bizzarro, qualcuno potrebbe pure averne sentito parlare poco o niente. Eppure è un concetto che circola già da tempo. Non è una di quelle parole chiave che riempiono a dozzine i discorsi quanto, piuttosto, una presenza più sfuggente e strisciante. Un qualcosa che si è infiltrato nelle nostre coscienze e il cui effetto imita un po' quello dello scoperchiamento del vaso fi Pandora. La mia è una pura ricerca mentale, non mi sono documentato prima di scrivere (forse avrei dovuto). Vediamo un po', da dove si può partire per parlare di controcultura? Forse da Socrate, sicuramente dai cinici, magari dall'inizio della filosofia stessa. Si perché controcultura dovrebbe indicare un sovvertimento dei valori riconosciuti socialmente dalla civiltà. Io però non farei partire il discorso così indietro, perché fino ad un certo tempo della nostra storia, nonostante gli esempi citati, la concezione dell'opinione pubblica era piuttosto chiara: ci sono i colti e gli ignoranti. Ma a partire dalla modernità e dal positivismo, qualcuno ha iniziato ad insinuare l'idea che era ormai inutile studiare la letteratura classica, i greci con le loro guerre e mitologie, che le scuole avrebbero dovuto anzitutto formare i giovani per il lavoro (industriale s'intende). Io personalmente non ci trovo niente di male se un operaio lavora pensando ad Achille o Ulisse, chi dice che non possa invece trovare l'input per lavorare al meglio? E dopotutto, l'organizzazione scientifica del lavoro non è forse un cane che si morde la coda? Perché devo migliorare la mia efficienza se poi sarà quella stessa efficienza a lasciarmi senza lavoro?  Mi accorgo che forse per controcultura si intende altro, e forse sono riuscito nell'impresa, non da poco, di andare fuori tema in una discussione di cui propongo il tema. Ma il concetto è che se non esistono più solo colti e ignoranti, ma anche fra i colti c'è distinzione fra una cultura vera e una falsa, come ci si raccapezza? Si studia per anni per poi ritrovarsi più stupidi di prima? Prima di pubblicare vado a leggere su Wikipedia cosa dice riguardo al termine controcultura...........
............ "Chiunque fa controcultura, quando non si accontenta del sapere istituzionalizzato e si prefigge una comprensione "altra" della vita e quindi della società in cui abita" (Wikipedia)

ome risposta ti ripropongo quello che ho scritto poco fa..

anche secondo me l'aver coscienza non puo non prescindere dal senso del tempo...e pensare che nel nostro di tempo,nella nostra epoca attuale si fa di tutto perché del passato non venga coltivata nessuna memoria,nella scuola esistono ancora le materie formative in tal senso? non mi sembra.
tutto e' indirizzato ad un indottrinamento iper specialistico adatto per forgiare atomi tecnologici idonei al mercato,iperflessibile quanto precario,perché cio che si vuole e' appunto un uomo sradicato,senza identità e per l'appunto privo di coscienza.
ma non solo la scuola...tutto e' ormai vissuto e concepito all'insegna dell'istante.

aggiungo che secondo me esiste una chiara e precisa intenzione atta a far si che le persone non debbano più pensare e sopratutto non debbano più avere senso critico (io credo che ci stanno riuscendo)

tutto deve essere solo basato sul criterio dell'utilità,dell'efficienza come dici anche tu e del calcolo..insomma macchine che producono..il sub/post-umano che avanza
#768
Citazione di: paul11 il 16 Maggio 2016, 01:20:26 AM
Se siete riusciti a costruire decine di post senza riuscire a evidenziare che prima sorge la vita da materiale organico e una coscienza nasce da materiale organico tramite un cervello  ,a meno che dimostrate che siete sassi che parlano e si ha coscienza senza un cervello .
Sbaglio o i chip elettronici di un computer sono materiale inorganico che utilizzano costruzioni topologiche per creare porte in cui passa (1) o non passa(0) la corrente per cui la matematica binaria è necessaria di base per poi codificare linguaggi più evoluti?

Informatevi, perchè da qualche anno sperimentano materiale organico


il cervello potrebbe benissimo (e secondo me lo e') essere solo un decodificatore di informazioni a lui "esterne"
#769
Citazione di: davintro il 16 Maggio 2016, 00:46:57 AM
Per me il concetto di penna ha un senso perchè già in passato l'ho riconosciuto, perchè, ad esempio, quella penna mi è servita da piccolo per cominciare a scrivere, dunque il collegamento tra le sensazioni della penna unifica tali sensazioni nell'unità del concetto-penna perchè tale concetto ha un senso che riconosco perchè nel passato ho avuto esperienze di penne che per me hanno avuto un valore e un senso. E la continuità temporale passato-presente che determina la memoria implica l'autocoscienza, la coscienza presente si serve della coscienza passato per dare un senso al proprio mondo, e può farlo perchè il mondo presente che ha di fronte viene riconosciuto come lo stesso mondo che aveva di fronte nel passato, il passato mi offre gli schemi e i modelli concettuali per interpretare i fenomeni e ordinarli in forme percettive. E quando ricordo non posso fare a meno di riconoscermi come Io, l'Io è l'elemento che unifica il mio presente e il mio passato, tutto ciò è "autocoscienza". Senza autocoscienza il mio passato sarebbe solo un'immagine sbiadita senza nessun legame col presente, impossibilitato a dare un senso a quest'ultimo, invece il mio passato agisce sul presente perchè io lo riconosco come il MIO passato, il mio passato mi porta ad interpretare il mondo attuale perchè riconosco qualcosa che unifica passato e presente, cioè il mio permanere come soggetto cosciente di questo mondo, testimone del suo divenire.

anche secondo me l'aver coscienza non puo non prescindere dal senso del tempo...e pensare che nel nostro di tempo,nella nostra epoca attuale si fa di tutto perché del passato non venga coltivata nessuna memoria,nella scuola esistono ancora le materie formative in tal senso? non mi sembra.
tutto e' indirizzato ad un indottrinamento iper specialistico adatto per forgiare atomi tecnologici idonei al mercato,iperflessibile quanto precario,perché cio che si vuole e' appunto un uomo sradicato,senza identità e per l'appunto privo di coscienza.
ma non solo la scuola...tutto e' ormai vissuto e concepito all'insegna dell'istante.
#770
Tematiche Spirituali / Re:Io chi sono?
15 Maggio 2016, 04:23:15 AM
"Come un'immagine si riflette solo su uno specchio pulito,così il Sé si rivela solo in un intelletto purificato".

"Nel Sé non vi è attività e nell'intelletto non vi è conoscenza. 
Poiché la sua conoscenza non è pura,il sé individuale cade in errore e crede di essere lui a percepire e conoscere".

Shankara


"Vidi il mio Signore con l'occhio del mio cuore,e dissi: chi sei? Rispose: Te"

El-Hallâj
#771
Citazione di: maral il 14 Maggio 2016, 17:38:51 PM

Citazione di: acquario69 il 14 Maggio 2016, 13:47:27 PM
è anche vero che proprio poiché l'intero non è parte ad esso manca questa proprietà che ogni parte possiede in modo specifico e diverso per cui, in questo senso, l'intero è minore della somma delle sue parti per ogni parte che gli è propria.

e se gli e' propria tale proprietà specifica e' sempre e solo il tutto a comprenderla a se',a contenerla (anche nella sue relative proprietà specifiche delle parti) ...e' la parte che proviene dal tutto e non il contrario

Dipende sempre dalla prospettiva che assumi. Ciò di cui possiamo fare esperienza cosciente sono solo le parti, ossia la loro specificità. Yu dici che il tutto contiene le specificità di tutte le parti, quindi non gli manca nulla, ma proprio poiché contiene tutte le specificità gli manca una sua specificità, dunque a qualcosa di meno di ogni singola parte che invece ha la sua specificità.
Il niente è sì un'elaborazione mentale (quindi è qualcosa, non è niente, a meno di non sostenere che le elaborazioni mentali siano niente, che mi pare assurdo) ed è quell'elaborazione mentale indispensabile per concepire il tutto. Il tutto e il niente si implicano così strettamente da arrivare a coincidere, pur nella loro assoluta opposizione concettuale che continuamente li esige separati intendendo il primo come assolta affermazione e il secondo come assoluta negazione.

pero se per tutto si intende tutto vuol dire che non può escludere "a se medesimo" nulla,comprese le singole (od ogni singola) specificità delle parti e in questo senso si potrebbe anche dire che talune singole specificità delle parti siano solo il suo riflesso molteplice manifesto...e questo e' quello Che forse intendi anche tu quando accenni Che sono Le relazioni - tra Le parti - ad implicare il tutto... MA ...Che e' comunque solo un riflesso.

le elaborazioni mentali sono già qualcosa ma non sono il Reale.
il Reale (almeno dal mio punto di vista) trascende la mente e le sue elaborazioni formali...tu dici che l'elaborazione mentale diventa indispensabile per concepire il tutto ma io credo appunto che non sia così perché il Reale e' un tutt'uno assoluto indivisibile non formale e di conseguenza non può essere de-finito
#772
è anche vero che proprio poiché l'intero non è parte ad esso manca questa proprietà che ogni parte possiede in modo specifico e diverso per cui, in questo senso, l'intero è minore della somma delle sue parti per ogni parte che gli è propria.

e se gli e' propria tale proprietà specifica e' sempre e solo il tutto a comprenderla a se',a contenerla (anche nella sue relative proprietà specifiche delle parti) ...e' la parte che proviene dal tutto e non il contrario

fuori dal tutto ci sta solo il niente 
anche qui vale la stessa cosa,come può il tutto avere qualcosa fuori di se?,e a mio avviso se ne deduce pure che il niente e' solo un elaborazione mentale.

il tutto essendo tutto non può avere distinzioni,percio parti.
quindi ce solo il tutto e non le parti..la distinzione delle parti e' illusoria
#773
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Radici
13 Maggio 2016, 03:11:56 AM
sul senso che do io di radici e' quella di origine immutabile e principio fondativo da cui poi scaturiscono tutte le cose e a qualsiasi grado e livello successivo
allora io credo che tutto dovrebbe far riferimento innanzitutto a questo,proprio perché esiste un ordine implicito che andrebbe rispettato.

quello che a a me sembra evidente e' che a partire dal momento in cui quest'ordine non viene più considerato e che di conseguenza ogni criterio si rifa esclusivamente all'arbitrio soggettivo ed individuale,allora succede che salta tutto e subentra solo il caos.

la considerazione che esiste un ordine e per giunta da rispettare probabilmente viene vista e vissuta come una subordinazione e forse persino come una perdita di identità ma a mio avviso e' vero esattamente il contrario,penso quindi che la nostra identità non sia da considerarsi separata ma entità correlata del tutto,ed ecco quale sarebbe stato pure il senso nell'aver detto che senza radici non si va da nessuna parte.
----
non molto tempo fa ho ascoltato un programma alla radio che parlava dell'iniziativa dal basso (visto che le istituzioni sono fantasmi) di creare un fronte comune alla micro criminalità dei furti nelle case ect
i cittadini che non si sentono protetti,le denunce che poi finiscono con un nulla di fatto,tanto che molti ci rinunciano in partenza.
allora le diverse iniziative cercano di coinvolgere l'intera comunità non più come un assemblaggio di persone isolate,indifferenti l'una all'altra,quindi una struttura debole in partenza ma di essere qualcosa di organico e unito ma non inteso a fronteggiare con la forza,tipo ronde ma come un tessuto sociale che nella sua coesione scoraggi di fatto la micro criminalità stessa.. 
insomma io credo che da questo si può capire bene una cosa e cioè che il modello di società improntato sull'individualismo (quindi a monte di quella stessa ideologia in cui a torto pensiamo di essere separati) 
ci ha resi non solo isolati e deboli ma e' la libertà stessa (evidente paradosso del fatto che si crede all'individualismo come principio di libertà,in seno alla società stessa) che viene meno.
quindi e' fasullo e privo di qualsiasi riferimento reale ed oggettivo
#774
Citazione di: HollyFabius il 12 Maggio 2016, 11:50:34 AM
Citazione di: acquario69 il 12 Maggio 2016, 10:39:57 AM
Si avevo Capito Che il riferimento era al post precedente ,quindi la Mia domanda rimane,se hai voglia di spiegarmi meglio il motivo per cui ritieni Che centri la morale e non la coscienza

Il termine coscienza deriva da conscire (cum e scire).
Scire ha il significato di sapere, conoscere; cum quello di "quando -nel senso di nel tempo di-, oppure insieme, unitamente".  Ovvero il termine "coscienza" ha il significato di possedere il sapere, la conoscenza.
Esiste anche l'uso inteso come consapevolezza che è stato introdotto più di recente, nel medioevo.
La consapevolezza è anch'essa una forma di sapere, ed è quel sapere che dà forma all'etica, alla condotta di vita, alla disciplina; rendendole autentiche. La relazione tra coscienza e consapevolezza non è biiettiva, la consapevolezza presuppone la coscienza mentre la coscienza può essere data senza consapevolezza (per esempio delle conseguenze delle azioni).

Quanto tu citi gli articoli sull'omicidio intendi che le persone possono momentaneamente perdere consapevolezza di quello che fanno, questa valutazione estremamente negativa (che ovviamente condivido) è per l'appunto 'valutata', basta su un sistema di valori, ovvero basata sulla morale.
Il senso di coscienza del quale stiamo discutendo è invece la coscienza nella sua accezione più pura e originale, ovvero quella di sapere, conoscere. Se vuoi ci stiamo interrogando su cosa sia il sapere o la conoscenza.

grazie per i chiarimenti.
ad ogni modo quel sapere-insieme della coscienza non credo che sia qualcosa di localizzato,(magari nel cervello),così come la conoscenza.
per me sarebbe da riconsiderare il concetto di anima che non ha nulla a che fare con la morale come invece viene spesso male interpretata.
#775
Citazione di: HollyFabius il 12 Maggio 2016, 10:18:16 AM
Citazione di: acquario69 il 12 Maggio 2016, 10:01:44 AM

perché pensi che riguarderebbe la morale e non la coscienza?

Scusami, ho citato il messaggio sbagliato, questo era quello che intendevo citare:
Citazione di: acquario69 il 12 Maggio 2016, 02:09:31 AM
ma secondo voi si può arrivare a perdere la coscienza?

prendiamo ad esempio casi di questo genere qui sotto;


http://www.oggi.it/attualita/notizie/2015/04/21/strage-di-motta-visconti-la-nuova-confessione-choc-di-carlo-lissi-cosi-ho-ucciso-mia-moglie-e-i-miei-figli/?refresh_ce-cp

http://www.panorama.it/news/cronaca/omicidio-di-roma-volevamo-uccidere-per-vedere-leffetto-che-fa/

http://www.leggo.it/news/esteri/elena_smocot_uccide_figlio-1576789.html

si può ancora dire che queste persone avevano ancora una coscienza?
se la risposta e' si (secondo me lo e' nonostante si possa arrivare a tanto) come mai hanno agito come se non l'avessero?




Si avevo Capito Che il riferimento era al post precedente ,quindi la Mia domanda rimane,se hai voglia di spiegarmi meglio il motivo per cui ritieni Che centri la morale e non la coscienza
#776
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Radici
12 Maggio 2016, 10:14:12 AM
Citazione di: baylham il 12 Maggio 2016, 09:59:20 AM
"ecologismo....prima dell'avvento della società dei consumi non era nemmeno concepibile,era ovvio e naturale essere "ecologisti""

In questa idea assai diffusa c'è una profonda incomprensione dell'ecologia come scienza e come politica e del problema radicale alla base dell'ecologia: come conservare l' equilibrio  in un universo in evoluzione. Ciò costituisce il problema della società post industriale contemporanea come delle società raccoglitrici e agricole del passato. I problemi ecologici non sono una nuova emergenza, sono una costante dell'umanità. Gli uomini del passato non erano naturalmente ecologisti, erano naturalmente ignoranti. Un'illustrazione banale è fornita dall'evoluzione del problema dei rifiuti, degli scarti che ogni società umana nel corso della sua storia ha dovuto ingegnarsi ad affrontare (per esemplificare le deiezioni umane, le carcasse degli animali sono rifiuti).

Sono anche questi problemi che spiegano la differenza tra generazioni, la loro supposta incomunicabilità: le nuove generazione sono necessariamente costrette ad innovare, quindi a cambiare i valori, la cultura della generazione precedente per sopravvivere in un ambiente in cui cambiano le condizioni iniziali, di partenza.

secondo me le cose non stanno così,fino a prova contraria prima della società industriale e poi consumista non si accumulavano rifiuti,il ciclo era naturale e in natura i rifiuti non esistono,perché la natura non produce rifiuti
#777
Citazione di: HollyFabius il 12 Maggio 2016, 09:26:08 AM
Separiamo il discorso sulla coscienza da quello sulla morale. Certo spesso si usa il termine coscienza al posto di 'atteggiamento moralmente positivo' ma sono cose diverse.
Altrimenti in una discussione sul caffè, citando quello espresso possiamo aprire discussioni sulla lentezza delle ferrovie e i suoi treni espressi, o potremmo iniziare a criticare la nota rivista periodica.
Ehm, spero di essermi espresso in modo comprensibile.  :)

perché pensi che riguarderebbe la morale e non la coscienza?
#778
Citazione di: Loris Bagnara il 11 Maggio 2016, 19:18:09 PM
Poi ne derivano altre cose.
Non ha importanza quali siano i contenuti, se quelli del'esperienza umana oppure altri che non sappiamo nemmeno immaginare.
In altre parole, potrebbero essere autocoscienti anche esseri con capacità molto inferiori e diverse da quelle degli uomini: gli animali ad esempio, come io credo, e in generale tutto ciò che esiste conterrebbe in latenza il principio cosciente.
Oppure potrebbero essere autocoscienti entità che non penseremmo neppure di associare alla vita intelligente: una particolare nebulosa, ad esempio, come si vede in certi film di fantascienza.

C'è poi il problema dell'ampiezza dell'individualità cosciente. Noi abbiamo esperienza del tipo umano di individualità cosciente, ma gli animali hanno probabilmente una coscienza individuale più attenuata in favore di una coscienza di gruppo più forte (e questo sarebbe tanto più vero quanto più si scende nella gerarchia animale).
Ma anche gli stessi esseri umani potrebbero giungere, in un lontano futuro evolutivo, ad una sorta di coscienza collettiva, dove l'individuo non sparisce, ma può integrarsi in una coscienza più vasta. Qualcosa ora di inimmaginabile.

secondo me gli esempi in questo senso possono essere numerosi.
le termiti che agiscono all'unisono in un "progetto" comune,come se il singolo sapesse già perfettamente cosa fare,in sincronia con le altre
credo lo stesso avviene per le formiche e le api e sicuramente penso anche per altre specie,non solo insetti sociali
se proviamo a dare fastidio ad una sola formica anche relativamente lontana dal suo formicaio,ci si può accorgere che istantaneamente tutte le altre si mettono in allarme...

oppure che dire di uno stormo di uccelli che mentre virano lo fanno,anche in questo caso,tutti istantaneamente e in perfetta sincronia!
#779
ma secondo voi si può arrivare a perdere la coscienza?

prendiamo ad esempio casi di questo genere qui sotto;


http://www.oggi.it/attualita/notizie/2015/04/21/strage-di-motta-visconti-la-nuova-confessione-choc-di-carlo-lissi-cosi-ho-ucciso-mia-moglie-e-i-miei-figli/?refresh_ce-cp

http://www.panorama.it/news/cronaca/omicidio-di-roma-volevamo-uccidere-per-vedere-leffetto-che-fa/

http://www.leggo.it/news/esteri/elena_smocot_uccide_figlio-1576789.html

si può ancora dire che queste persone avevano ancora una coscienza?
se la risposta e' si (secondo me lo e' nonostante si possa arrivare a tanto) come mai hanno agito come se non l'avessero?
#780
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Radici
11 Maggio 2016, 03:58:06 AM
il mio intento nell'argomento da me proposto mirava ad una discussione critica al di la di posizioni ideologiche o etichettature del genere e percio privo di inutili e sterili polemiche.
noto del resto che vi sarebbe (e lo dico in senso critico generale) una resa pressoché incondizionata,una mentalità profondamente negatrice e di qualunque possibilità alternativa...appunto non esiste,come dici tu.

l'equivalente dell'unico mondo possibile,correlativo dell'unico pensiero possibile (ossia l'attuale dispotismo)
chiaro che a quel punto ogni discussione diventa inutile e ci si adopererà per far rientrare tutto all'interno dei propri confini (politicamente corretti)

se quelli sopra sono i valori attuali non si spiegherebbe pero il perché di una deriva (che l'articolista ha a mio giudizio spiegato in maniera limpida e chiara) che dovrebbe essere evidentissima (dovrebbe,ma come detto poco fa,diventa di per se impossibile)

antirazzismo...e pensare che e' stata proprio la nostra civiltà moderna a ritenere che altre diverse culture fossero inferiori e che andavano civilizzate (in verita colonizzate e schiavizzate)

antiautoritarismo...peccato non accorgersi che quello attuale e' un regime totalitario,mascherato al suo interno da una psuedo democrazia

femminismo...il risultato e' che la loro identità si e' persa perché conformata a voler somigliare a quella maschile e la peggiore
e quale presunta liberta avrebbe conquistato,se non quella di diventare strumento mercificato perfettamente idoneo all'ingranaggio capitalista e consumista

sindacalismo operaio...ancora esistono gli operai? e che facevano i loro sindacalisti prima che questi scomparissero? forse banchettavano insieme al potere costituito che avrebbero invece dovuto contrastare?

movimento studentesco...gli stessi che poi si sono reintegrati al sistema stesso che criticavano,e oggi quale critica viene sollevata,forse cliccando un mi piace su facebook

ecologismo....prima dell'avvento della società dei consumi non era nemmeno concepibile,era ovvio e naturale essere "ecologisti"