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Messaggi - Ipazia

#7771
Citazione di: baylham il 18 Dicembre 2018, 10:17:20 AM

Insisto su questi aspetti perché rivelano quanto il capitalismo abbia dei caratteri radicati nella biologia e nell'ecologia che altri sistemi economici non hanno. Queste caratteristiche biologiche spiegano la sua persistenza, la sua adattabilità, la sua resilienza.

Ma anche no, perchè il capitalismo ha stravolto il principio etologico legato alla proprietà dei mezzi di produzione, espropriando sempre più il legittimo proprietario di quei mezzi attraverso la scissione tra produttore e capitalista. Questo fatto Marx lo spiega magistralmente nel primo libro del "Capitale" in cui si narra la disfatta del libero contadino e artigiano inglese divenuti schiavi salariati di un capitalista che si è appropriato delle loro terre ed ha ridotto ad articoli da museo i loro ferri del mestiere.

Steinbeck lo mostra magistralmente in "Furore" e Bilderberg lo sta generalizzando su scala globale oggi. La divaricazione tra produttori e proprietari dei mezzi di produzione aumenta sempre più. E sempre più antiche figure di "liberi" lavoratori e piccoli imprenditori precipitano nella palude della proletarizzazione in cui si fatica a sopravvivere anche vivendo solo per lavorare.

Cosa ci sia di biologico in tutto ciò solo Dio Capitale lo sa.
#7772
Citazione di: Il cercatore il 18 Dicembre 2018, 00:16:58 AM

Ultima osservazione: c'è modo per il scienzato moderno di dire che l'approccio scientifico non mira al vero o almeno al verosimile? Dunque, anche lì, il sistema di pensiero "scientifico" non si sottrae in un certo qualmodo al principio di falsificabilità? Secondo me, questo principio non può bastare, da solo, a fare di criterio per definire quel che è scientifico o no, anche se rimane importante.

Il principio di falsificabilità si applica perfettamente alle scienze dure, sperimentali. Un po' meno bene alle scienze umane. Non per una opinabilità delle stesse, ma perchè le variabili sono quantitativamente superiori e sconfinano con l'ignoto. Basterebbe la comparsa di opere perdute della classicità per rivoluzionare la nostra concezione di quell'epoca, asseverando, ma anche falsificando, a raffica.

Sulla psicoanalisi l'argomento da te portato mi pare debole (il doppio, triplo, cieco lo aggirerebbe). Il problema della psicoanalisi è piuttosto la difficoltà di realizzare esperimenti cruciali e risolutivi.

L'evoluzionista darwinista è falsificabile con difficoltà intermedie tra scienze fisiche e umane.

Sulla cosmogonia: mentre il big bang è un punto zero a cui si risale attraverso argomenti scientifici desunti dall'osservazione astronomica, quello che c'era prima - allo stato attuale dei rivelatori scientifici - è solo prodotto di immaginazione umana e pertanto del tutto non falsificabile. Quindi, dal pdv scientifico, ricade totalmente sotto il celebre punto 7.0 del Tractatus di LW, che nella sua formulazione originale recita:

Wovon man nicht sprechen kann, darüber muß man schweigen.
#7773
Nessun problema viator. Anche il rischio dell'imprenditore è mitologia. Il capitalismo moderno si è assicurato bene contro il rischio: privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite. Assicurazione assoluta se si è too big to fail. Concetto relativo di big in Italia. Basta essere ammanicati bene con la politica. Assicurazione relativa se si è più piccoli *: si rischia solo il rubato sul lavoro altrui, mentre chi lavora rischia la pagnotta tutti i giorni. Chi rischia di più ?

* Il rischio dei piccoli si è ridotto a zero con le professioni atipiche. Ormai a rischiare è solo il lavoratore individuale dipendente o a partita iva. L'imprenditore è scomparso dall'area di rischio e si limita a prendere appalti per lavori che eseguiranno gli schiavi del mercato. La stessa ristrutturazione della produzione, commercializzazione e servizi sta riducendo il rischio al pony individuale contrapposto a catene economiche tipo Amazon too big to fail. Perfino i taxi hanno la loro Amazon. Ormai l'unico rischio per il capitalista è finire a piazzale Loreto appeso per i piedi. Ma assai remoto.
#7774
L'oggettività - o meglio intersoggettività - della bellezza corporea umana si mostra nella persistenza della statuaria greca come modello. Il corpo dell'atleta e della dea nelle sue giuste proporzioni. Il girovita ha una sua variabilità, ma, di fronte alla nuda veritas, quella variabilità si assottiglia di molto. L'oggettività - oggettiva nella sua animalità - sta nella pienezza di vigore fisico e salute contenuti nel corpo dell'atleta. Oggettività che finalmente, dopo cinquantamila generazioni umane, anche le donne, non ovunque, hanno conquistato.
#7775
Citazione di: Socrate78 il 16 Dicembre 2018, 22:55:43 PM
Dire invece che il progettista è la "natura" non regge molto, poiché la natura non è qualcosa di dotato di coscienza, è semplicemente l'insieme degli esseri esistenti.

Si tratta di una metafora. Utile a circoscrivere il possibile alle leggi naturali. Tutta la genetica basata sul dna ne è la fin qui inconfutata dimostrazione. Essa stessa stabilisce che NOI SIAMO ANIMALI. Evoluti e coscienti come lo sono molte altre speci animali. Noi un po' di più perchè abbiamo sviluppato la nostra autocoscienza e le facoltà intellettive superiori grazie a particolari conformazioni anatomiche come la postura eretta, la morfologia degli arti superiori, e specifici organi di fonazione. Tali conformazioni hanno permesso uno sviluppo delle abilità tecniche (che ogni animale possiede quando realizza la sua tana) comunicative (idem: la vita di branco) molto oltre il livello degli animali superiori sviluppando parimenti la CPU cerebrale fino ai livelli evolutivi attuali.

Purtroppo questa evoluzione cerebrale ha debordato fino all'invenzione di un mondo dietro il mondo popolato di numi. Il che conferma il sacro dogma: impossibile avere la botte piena e il marito ubriaco.
#7776
La bellezza dell'essere ?

Citazione di: F.Nietzsche - Frammenti postumi 87-88
14 [93] ... Critica del concetto di «mondo vero e mondo apparente››. Dei due, il primo è meramente fittizio, formato con cose meramente immaginarie. L'«apparenza›› appartiene anche alla realtà: è una forma del suo essere, cioè in un mondo in cui non c'è un essere, è possibile creare un certo mondo calcolabile di casi identici solo mediante la parvenza: un ritmo in cui siano possibili osservazione e confronto, ecc. L'«apparenza» è un mondo accomodato e semplificato, in cui hanno operato i nostri istinti pratici: esso è per noi perfettamente vero: cioè noi viviamo, possiamo vivere in esso...

Insomma il nostro FN ci spiega perchè l'apparire ha tanto più successo dell'essere. Perchè è più reale, meno opinabile. L'esito del duello è già deciso in partenza. E questo porta ancora più acqua al molino della bellezza, alla sua fatale eticità, al sostegno energico che la bellezza riesce a dare a qualsiasi essenza ed essente, indipendentemente dal suo grado di illusorietà. Parigi val bene una messa e scommettere su dio conviene: ci penserà la grandiosa polifonia sacra o l'ipnotico mantra a convincere gli indecisi.

Mutatis mutandis, il paradiso secolarizzato: il Centro Commerciale e il suo Verbo pubblicitario. Ogni epoca ha l'apparire che si merita. E l'essere ? Mah.
#7777
Citazione di: everlost il 16 Dicembre 2018, 01:36:36 AM

Ma non oso allegare il file mp3, non vorrei violare il diritto d'autore.


Ma anche no !
#7778
Citazione di: Socrate78 il 16 Dicembre 2018, 11:46:02 AM
... Ad esempio il nostro cervello è un organo sofisticatissimo in cui ogni cellula ha determinate funzioni, è protetto dall'ambiente esterno dalla barriera encefalica, progettata in modo da non far interagire la struttura cerebrale con sostanze nocive e far passare solo ciò che è utile, lo stesso i nostri reni, sono progettati come un sofisticato filtro per far passare le sostanze nocive ed eliminarle dal sangue, secondo te questi sistemi si sono evoluti per caso attraverso tentativi ed errori? Insomma, la visione evolutiva secondo cui il caso sarebbe l'artefice di tutte le forme di vita non mi convince affatto, io credo che ci sia un disegno intelligente dietro.

L'unico disegno intelligente è la complessità della biochimica naturale, su cui c'è ancora molto da scoprire. Il caso spiega assai bene l'affermazione delle mutazioni più adatte alla sopravvivenza nelle condizioni ambientali date. Non dimentichiamo che il laboratorio naturale della vita ha avuto a sua disposizione 1000 volte il tempo dell'evoluzione umana. Un tempo lungo milioni di generazioni di organismi biologici, capace di contenere qualsiasi mutazione genetica, comprese le ripetizioni di mutazioni estinte in condizioni diverse dalle attuali.

Poi, volendola dire tutta, che disegno "intelligente" può esserci dietri i fasti e nefasti della vita su questo pianeta ? O in un buco nero o nella collisione di galassie ?
.
#7779
Attualità / Re:sul diritto d'autore
16 Dicembre 2018, 18:47:57 PM
L'economista Mariana Mazzucato ha dimostrato nelle sue opere come gran parte dei brevetti miliardari attuali (Apple, Google, MS, Bigpharma) abbia parassitato scoperte e invenzioni di pubblico dominio prodotte da organismi governativi (soprattutto militari o similari come la ricerca spaziale) e pubbliche università. Internet ha ancor più ampliato il range delle conoscenze di pubblico dominio. Come osserva Phil, la vedo dura controllare miliardi di accessi con gli strumenti tecnici e repressivi del diritto d'autore. Dura anche sul piano ideologico, visto che i primi a violarlo sono proprio coloro che poi brevettano e mettono il cr su quello che hanno raccattato "a gratis". Il profeta barbuto le chiamava: contraddizioni del capitalismo. E tali rimangono anche nella turbopostmodernità.
#7780
Citazione di: anthonyi il 15 Dicembre 2018, 15:17:29 PM
Ipazia, il tuo limite è dato dall'avere una visione dell'economia classica (D'altronde è in quell'ambito che nasce il pensiero marxiano). La visione classica è statica, cerca dei fondamentali immutabili nel tempo, per questo tu parli di riproduzione del lavoro sottintendendo un mondo che è immutabile nel tempo.

Il lavoro sta all'economia, come il cibo sta allo stomaco. Quando lo stomaco potrà fare a meno del cibo, anche l'economia farà a meno del lavoro. Anche la natura, come i comunisti, ha la brutta abitudine di stabilire fondamentali immutabili nel tempo

Citazione di: anthonyi il 15 Dicembre 2018, 15:17:29 PM
Parli di unità di misura del lavoro, ma il lavoro non è una cosa omogenea, cambia rispetto alle persone, e soprattutto al rapporto di fiducia che l'imprenditore e il lavoratore hanno tra loro.
Il lavoro cambia con il tempo, con le tecnologie, con lo spazio, in tanti casi è discutibile addirittura che abbia un senso misurarlo in termini di tempo.

Il rapporto di fiducia che c'è tra (im)prenditore e lavoratore è lo stesso che c'è tra carcerieri e carcerati. Con il denaro sub specie capitalis al posto delle sbarre. Il lavoro cambia ma il tempo di vita in esso contenuto no. Calcolarlo è più semplice del calcolo degli epicicli della borsa che gira intorno al Capitale.


Citazione di: anthonyi il 15 Dicembre 2018, 15:17:29 PM
Tu cerchi l'assoluto laddove è sempre presente il relativo, sei tanto critica nei confronti della Teologia, ma questo tuo approccio nei confronti del lavoro e dell'economia ha molto di teologico.
Un saluto.

Qui non si tratta di assoluto o relativo, ma di fondamentali economici: il lavoro o la bisca. La verifica è semplice: basta togliere i lavoratori e, alternativamente, i biscazzieri, e stare a vedere l'effetto economico che fa.
#7781
Citazione di: baylham il 15 Dicembre 2018, 15:06:27 PM
Invenzione e progetto sono certamente lavoro, ma di natura diversa da quello ordinario. Ma soprattutto i beni  e servizi prodotti utilizzando strumenti, macchinari, spesso non sono producibili senza di essi.

Strumenti e macchinari sono lavoro pregresso.

Citazione di: baylham il 15 Dicembre 2018, 15:06:27 PM
Suppongo che un marxista coerente, che rifiuta la proprietà privata e accetta la proprietà comune, non riconosca agli autoctoni americani o agli aborigeni australiani maggiori diritti di proprietà sulla terra rispetto ai colonizzatori europei.
La violenza è pienamente assunta da qualunque movimento marxista come motore della storia.

Per i nativi americani e gli abrigeni australiani la terra era un bene comune. La violenza rivoluzionaria è ammessa dai marxisti. Necessaria per liberarsi dall'oppressione, non per opprimere.

Citazione di: baylham il 15 Dicembre 2018, 15:06:27 PM
Non mi interessa difendere il capitalismo, si difende benissimo da solo, ma prima di partecipare alla sua distruzione vorrei capire con quale sistema lo sostituisco.
Nell'attesa dell'invenzione, progetto di una nuova economia, cerco di migliorare quella esistente, il mio orizzonte di vita è limitato.

Servirebbe a renderlo meno limitato non focalizzarsi fideisticamente sui feticci del capitalismo, accettando, come fanno con grande onestà intellettuale i mafiosi, che esso è il modo migliore per curare l'utile privato, senza pretese ideologiche da sepolcri imbiancati alla Soros. Anche la UE, che di liberismo ne capisce qualcosa, ha deciso, favorendo alla grande l'Italia, di inserire i profitti illegali nel PIL nazionale. L'economia esistente è faccenda da pirati e la si migliora piratando di più. Tra abbatterla e piratare, come dice sgiompo, tertium non datur.
#7782
Non intendo incartarmi sulla felicità che si manifesta come ciliegina psicologica su una torta assai più consistente di contenuti, tra cui la libertà. La quale, anche nella felicità più illusoria, decreta la sua debordante facoltà di trascendere ogni limite  :D Il che, per dei supposti automi, è semplicemente fantastico  ;D
#7783
E' chiaro che se partiamo da Adamo ed Eva tutto il resto della storia viene da sè. La Genesi capitalistica è il Capitale e tutto il resto della teoria si riscrive su questa credenza. Usando una Genesi diversa e decisamente più reale come il tempo di vita è possibile costruire un modello economico teorico e pratico completamente diverso dall'Economics. Una teoria che tiene conto non solo della fase produttiva e distributiva ma anche del tempo di riproduzione, formazione e specializzazione dell'unità di misura "lavoro". Che è poi quello che avviene, sotto mentite spoglie, con soprusi, occultamenti ed espropriazioni inenarrabili, pure nell'economia capitalistica. Il che dimostra l'illusionismo squisitamente politico e funzionale di tutti le altre mascherature teoriche.
#7784
Citazione di: Phil il 14 Dicembre 2018, 20:55:52 PM
...
Non discuto il valore di alcuni ambiziosi percorsi personali, né voglio sottovalutare la rilevanza umana degli aspetti socioevolutivi, tuttavia parlare di «felicità» è altro tema (almeno secondo me).

Citazione di: Ipazia il 14 Dicembre 2018, 17:05:48 PM
Gli aborigeni si sono dati all'alcool appena hanno incontrato un mondo diverso dai loro dei.
Suppongo che il "filantropo" che li ha tirati fuori dalla loro grotta sia fiero e felice di tal risultato... e magari affermerà orgoglioso che "la verità rende liberi" («liberi di» sbronzarsi: in vino veritas  ;D ).

Certo che è altro tema, ma ad un certo punto della discussione si è arrivati alla felicità degli animali, anche umani, in gabbia, per cui la felicità è entrata nell'ambito semantico della libertà. Gli aborigeni australiani sono un esempio di incompatibilità di gabbia e felicità. Ma anche il monaco buddista e la casalinga di Voghera mitica vecchietta inginocchiata dovrebbero riporre altrove la loro felicità se vivessero in un contesto sociale che ha archiviato le loro credenze come superstizioni. Che la felicità sia un parametro fragile per definire la libertà lo riconosco, ma pure che c'entri molto con la definizione datane da viator, è altrettanto indubitabile. Così come che le gabbie ideologiche siano più efficienti, insidiose e mascherabili della gabbie fisiche. Quindi il discorso si sposta sugli accrediti del "liberatore" e del suo "progetto". A tal proposito penso basti andare in qualche fatiscente deposito di carne umana da lavoro nero per capire che non occorrono voli metafisici per inquadrare il problema del liberatore, libertà e connessa "felicità".
#7785
La grotta sarà pure fresca d'estate, ma è oscura per definizione. Non è luogo di libertà perché quasi sempre ha una sola via d'uscita.