Inizialmente volevo rispondere nella discussione sull'Ucraina ma mi sono reso conto che il discorso era più generale ovvero relativo al piano paranoico che ogni guerra sviluppa, scindendo con il rasoio affilato della baionetta ciò che è amico e ciò che è nemico.
A proposito di questa guerra posso ripetere quanto già scritto. Che Putin sia un tiranno è evidente, ma l'aver scatenato una guerra dipende anche dalle continue provocazioni dell'altro campo.
È accaduta la stessa cosa che accadde con Pearl Harbour. Una parte finisce per essere creduta vittima, mentre in realtà erano due imperialismi che si fronteggiavano, uno dei quali più tollerante e (leggermente) meno razzista ma molto più manipolatore. Noi europei dovremmo capire qual'è il nostro interesse in termini di realpolitik e temo che non coincida con il proseguimento di questa guerra.
In secondo luogo scindere fra imperi del bene e imperi del male, può essere consolante, perché riversa sull'altro il "male" che risiede inevitabilmente anche dentro di noi. È l'atteggiamento del "puritano"(purezza del sangue, purezza della razza, purezza del genere sessuale, purezza della cultura, purezza della lingua, purezza dell'attore - cfr Favino -) il meccanismo che innesca la paranoia violenta della guerra. O meglio, questo atteggiamento diventa un moltiplicatore delle necessità di guerra, che possono essere fondate anche su altri motivi molto più prosaici, ma che traggono dal pensiero paranoico la giusta linfa, la motivazione, la giustificazione per infliggere il male. Il paradosso del puritano è usare quel male che voleva apparentemente "estirpare", infliggendo il "male".
Detto questo a scanso di equivoci, amo molti aspetti della cultura americana ma anche di quella russa, ma ancor di più amo la cultura dell'Occidente, così come si è sviluppata nell'Europa ad ovest dell'Elba e soprattutto nella cultura greca classica.
Bisognerebbe rileggere l'Iliade per aver chiara la differenza del rapporto amico/nemico nell'epoca classica ed oggi.
A proposito di questa guerra posso ripetere quanto già scritto. Che Putin sia un tiranno è evidente, ma l'aver scatenato una guerra dipende anche dalle continue provocazioni dell'altro campo.
È accaduta la stessa cosa che accadde con Pearl Harbour. Una parte finisce per essere creduta vittima, mentre in realtà erano due imperialismi che si fronteggiavano, uno dei quali più tollerante e (leggermente) meno razzista ma molto più manipolatore. Noi europei dovremmo capire qual'è il nostro interesse in termini di realpolitik e temo che non coincida con il proseguimento di questa guerra.
In secondo luogo scindere fra imperi del bene e imperi del male, può essere consolante, perché riversa sull'altro il "male" che risiede inevitabilmente anche dentro di noi. È l'atteggiamento del "puritano"(purezza del sangue, purezza della razza, purezza del genere sessuale, purezza della cultura, purezza della lingua, purezza dell'attore - cfr Favino -) il meccanismo che innesca la paranoia violenta della guerra. O meglio, questo atteggiamento diventa un moltiplicatore delle necessità di guerra, che possono essere fondate anche su altri motivi molto più prosaici, ma che traggono dal pensiero paranoico la giusta linfa, la motivazione, la giustificazione per infliggere il male. Il paradosso del puritano è usare quel male che voleva apparentemente "estirpare", infliggendo il "male".
Detto questo a scanso di equivoci, amo molti aspetti della cultura americana ma anche di quella russa, ma ancor di più amo la cultura dell'Occidente, così come si è sviluppata nell'Europa ad ovest dell'Elba e soprattutto nella cultura greca classica.
Bisognerebbe rileggere l'Iliade per aver chiara la differenza del rapporto amico/nemico nell'epoca classica ed oggi.