Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Apeiron

#781
Citazione di: InVerno il 18 Luglio 2017, 00:51:55 AMApeiron, capisco bene ciò che intendi :) Devo però a questo punto specificare che quando cito Hesse non lo faccio tanto per Siddharta, quanto per il "Lupo della steppa" e "il gioco delle perle di vetro". Siddharta in realtà mi ha lasciato abbastanza freddo a riguardo e non ho mai veramente attechito su di esso.

Io del Siddharta ho apprezzato il tentativo di usare un "poema indiano" come modo di raccontare un dilemma esistenziale. Tra l'altro mi è piaciuto che Hesse ha mostrato quanto sia pericoloso essere "mistici" o "filosofi" in un'età troppo giovane. Quello che succede è che la crescita ritarda e si rimane "indietro" rispetto alle altre persone. Non a caso Siddharta (del libro) "riscopre" il "mondo" dopo aver fatto l'asceta mentre il Buddha prima è stato "nel mondo" e dopo ha fatto l'asceta. Le persone come Siddharta si annoiano del loro misticismo e/o della filosofia, tornano al mondo ma non riescono a viverci perchè in primo luogo sono troppo infantili, in secondo luogo la loro sensibilità li fa sognare, in terzo luogo la loro esperienza non riescono a condividerla con nessuno (diventa troppo personale e troppo sospesa tra un mondo e l'altro). Peccato che nella società odierna di Siddharta se ne trovano un sacco e sono proprio "pecore smarrite" (Hesse stesso d'altronde è un "Siddharta"). Io mi ci rivedo molto in lui, così come mi ci rivedo in disadattati pieni di domande esistenziali.

In Siddharta mi ci sono ritrovato molto se tralasciamo l'ascetismo che non ho mai praticato. Ma da piccolo riflettevo tantissimo, cercavo di stare ligio alle regole, alla religione ecc. Poi dall'adolescenza ho un rapporto ambivalente con tutti e con tutto e finisco per "sconnettermi" dalla realtà molto spesso. In Siddharta mi sono ritrovato molto nella sua ambivalenza.  (E con questo ho spiegato perchè Hesse mi ha influenzato: mi sento molto vicino a lui come esperienza di vita e mi è piaciuta molto l'unica sua opera che ho letto)
#782
Citazione di: InVerno il 17 Luglio 2017, 15:49:46 PM
Citazione di: Apeiron il 17 Luglio 2017, 15:08:51 PM@InVerno: in che senso ti ha influenzato Calvino, sono curioso ::) ?
Sarebbe un discorso molto lungo, al contrario sono io sorpreso che autori di letteratura non rientrino spesso in queste liste di preferiti, come se si potesse assorbire solamente dalla saggistica pura? Per me, la cocciutaggine, il valore dell'indipendenza, lo spirito anarco-borghese e boheme, l'abilità aerobica in un mondo arboreo-sottomarino, di Cosimo del Barone Rampante rimane un indelebile ideale di romantico attaccamento alla vita e al significato di se. Se dovessi scegliere un mio "eroe" molto probabilmente sceglierei proprio Cosimo, e potessi scegliere un autoritratto vorrei l'illustrazione di Roger Olmos http://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2016/04/Cosimo_cover-400x528.jpg. Come potrei tenere fuori Calvino da questa lista? - compreso che anche altri suoi romanzi hanno contribuito indelebilmente la formazione del mio mondo interiore -

Ah scusa, pensavo l'altro Calvino (sì quello della predestinazione)  :-[ , sorry  ::) ecco... non c'è una vera ragione per cui ho ignorato la letteratura dato che è vero che spesso la saggistica è scritta in forma narrativa (vedi i Dialoghi di Platone, Zhuangzi, Pirsig...) e viceversa ci sono romanzi che sono capolavori di filosofia. Inoltre ho tirato in ballo "pseudo-filosofi" come Laozi (ammesso che sia esistito  ;D ), Buddha (idem...) e altri che sono anche religiosi. D'altronde il confine tra arte, religione e filosofia diventa alquanto labile. Personalmente ho deciso di elencare solo chi è tradizionalmente ritenuto "filosofo" altrimenti avrei dovuto elencare scrittori di narrativa (in verità di libri non di "saggistica" o "filosofici" ne leggo pochi, ciò è un limite mio...), registi di film, di serie televisive (ooops anche di anime giapponesi  ;D ).  Come ho già detto altrove d'altronde la filosofia permea un po' tutta la vita umana, quindi è chiaro che uno può essere stato ispirato da altre cose. Detto questo se volete sbizzarrirvi con anche "outsiders" fatelo pure.

Citazione di: Jacopus il 17 Luglio 2017, 17:50:36 PMInverno hai ragione! Perche' limitarsi solo alla macchina? Occupiamoci anche del fantasma. Allora faccio la lista dei miei romanzi di formazione (che bel giochino apeiron). 1. La Bibbia. 2. Memorie di Adriano. 3. Il nome della rosa. 4. I promessi sposi. Date le mie molte lune la lista potrebbe essere molto lunga, ma non vorrei tediarvi.


Ecco diciamo che la Bibbia (quel poco che ho letto) ha influenzato anche me e lo vedo come un'opera (non la definirei "romanzo", anche letteriamente per un non-credente non direi che si può definirla in quel modo) di formazione. Ma anche qui più che solo la Bibbia mi hanno influenzato due amici teologi (la entralità del tema del dono nella cristianità...).

Romanzi: "Delitto e Castigo" (Dostoevskij aveva davvero un talento speciale a indagare i misteri della coscienza umana), "Siddharta" (ecco qui avrei preferito che Hesse non lo chiamasse con lo stesso nome di Buddha, visto che quello esposto in questo libro NON è buddismo ma è molto più simile all'induismo), "La Metamorfosi" (lo "straniamento"), "Il Deserto dei Tartari" (mi ha fatto riflettere quanto la noia e l'anonimato possono essere difficili da sopportare - e quanto sia "eroico" riuscire a vivere felicemente una vita "noiosa").

Psicologia/psico-analisi (so che sono diverse): "L'interpretazione dei sogni", letture su Jung...
(
P.S. Per fare questo "giochino" mi sono ispirato a qualche topic analogo trovato su quei pochi forum filosofici anglofoni (tipo: phylosophyforums che non funziona più :( ).
#783
Errata corrige: Il mio provvisorio obbiettivo (non equilibrio) è mantenermi in equilibrio...

@sgiombo non so cosa davvero siano "Bene e Verità"
#784
Plotino: Dopo la critica aristotelica fa "risorgere" un platonismo meno mitologizzato e da una "spiegazione" del male. La "creazione" è un allontanamento dall'Uno e quindi in virtù di ciò il male è visto come "allontanamento" dal Bene, tuttavia ciò non conferisce ad esso uno status ontologico così come la non esistenza di asini volanti sulla mia scrivania non descrive nulla di positivo. Non c'è una vera teodicea perchè l'Uno non ha "voluto" creare il Mondo, ma questo è nato "per forza" (e qui nel tentativo di spiegare l'impossibile Plotino ricade nel mito). Inoltre l'ineffabilità implicita nel suo sistema lascia molto spazio alla riflessione personale secondo me.
Agostino: usa il ("neo")platonismo per "giustificare" il cristianesimo, peccato che poi si è preferita la rigidità aristotelica. Per il resto mi piace la sua ricerca, il pathos che ci ha messo nella scoperta della Verità. Bella poi la descrizione di Dio come del Totalmente Altro. Su certe cose mi pare un po' troppo nevrotico...
Tommaso: mette da parte il platonismo e tenta una "via aristotelica" influenzando enormemente il pensiero successivo. Riconosce che le "cose" di questo mondo non sono vere "substantie" ma per esistere necessitano di determinate condizioni (lui afferma che Dio anche adesso ci mantiene in essere). Inoltre permane in lui un po' di ineffabilità di stampo neoplatonico. Come Agostino anche di lui apprezzo il Pathos, tant'è che prima di morire un'esperienza "ineffabile" gli fa dire che "tutto ciò che ho scritto è paglia" (ironia della sorte: peccato poi che il tomismo sia diventato il dogma ufficiale...).
Occam: il rasoio...
Mesiter Eckhart: cerca per tutta la vita di parlare dell'ineffabile. La sua filosofia sembra venire direttamente dall'India: "liberazione dall'io", ineffabilità ecc. In ogni caso mi sorprende la sua non-riabilitazione visto che anche altri si sono espressi in modo simile... D'altronde il linguaggio della mistica non è da prendersi alla lettera.
Cusano: re-introduce la "coincidentia oppositorum", riflessioni interessantissime sull'onnipresenza, sull'infinito e sui problemi del linguaggio e della ragione quando si cerca di comprendere tali concetti.


@InVerno: in che senso ti ha influenzato Calvino, sono curioso  ::) ?
#785
Sì nemmeno io in verità concordo con la posizione "io=corpo". Ma allo stesso tempo anche i pensieri evolvono e la stessa coscienza è non rimane uguale. Secondo me se non si trova una cosa che davvero non muta allora quella è la nostra "substantia", la nostra "essenza". Altrimenti non c'è niente che rimane uguale.

Siamo processi, non cose...
#786
sgiombo concordo con te (per ora e se ti ho capito bene  ;D ) sul discorso delle tautologie.

Non concordo con te sulla questione del divenire. Cosa è rimasto uguale a te da quando eri bambino? Risposta mia: una continuità, il processo. Non qualcosa di materiale, non è che possiamo indicare qualcosa nel tuo o nel mio corpo e dire: "questo sono io, questo non è cambiato e costituisce la mia identità". C'è solo un processo, una "vita" - questo non è cambiato. Ma ovviamente il processo cambia rimandendo se stesso.

Eraclito: "a coloro che scendono negli stessi fiumi diverse e ancora diverse acque affluiscono"  8) : le acque cambiano ma è proprio questo cambiamento delle acque che costituisce "l'identità" del fiume.
#787
Tematiche Spirituali / Re:Spiritualità e cosmo
16 Luglio 2017, 19:19:50 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 15 Luglio 2017, 23:20:48 PMIeri sera guardavo le stelle; è sempre un'esperienza profonda, non c'è che dire. Ma pensavo anche che, se in quel momento io mi fossi trovato a morire, sopraffatto da una qualsiasi ingiusta sofferenza, a quelle stelle non ne sarebbe fregato nulla.

Concordo: ammirare l'enorme indifferenza della Natura è interessante. Ti senti piccolo, misero, una piccola luce in mezzo al buio dell'inconscio. Una piroetta nel vuoto, una candela tremolante nel buio... c'è qualcosa di molto tragico, di molto sublime (il sublime è anche una sensazione spiacevole, è l'attrazione-repulsione che abbiamo dinanzi a qualcosa di enorme, di potente ecc) e di molto "ingiusto" in tutto questo. Presto quella piccola candela tremolante svanirà mentre il cosmo continuerà nella sua inconscia attività, sempre più freddo. Con questo gigante inconscio non possiamo relazionarci: questa è stata la grande scoperta della scienza. Inoltre questo gigante vivrà anche quando di tutte luci tremolanti non rimarrà nulla. Sub specie aeternitatis tutto ciò è molto deprimente ma è la tremenda conseguenza della legge dell'esistenza dipendente. Da qui nasce il "misticismo": la speranza di qualcosa di incondizionato, libero dal decadimento, dalla disintegrazione ecc
#788
Citazione di: InVerno il 16 Luglio 2017, 17:00:56 PMIn ordine sparso, perchè in qualsiasi altro modo non mi raccapezzo e perchè non ho realmente ben chiaro cosa io abbia assorbito da loro e cosa credo di aver assimilato erroneamente. Bertrand Russel, Goethe, Eraclito, Nietzsche, Gogol, Spinoza, Bruno, Hesse, Voltaire, Emerson, Wittgenstein, Aristofane, Chomsky, Lucrezio, Lao-tzu, Seneca, Paine, Calvino, Bauman.

Hai ragione: dimenticavo di dire che posso aver frainteso il loro pensiero  ;D  la mia mente malata può aver creduto di aver capito qualcosa. Ma d'altronde è anche vero che "Understanding is in principle solely based on wishful thinking" come ho sentito in un film.

Citazione di: Angelo Cannata il 16 Luglio 2017, 17:49:41 PMNe ho tralasciati tanti, ma un altro devo aggiungerlo per forza: 10 anni di seminario: mi pare che oggi vivere un'esperienza formativa specifica non andando a scuola o leggendo libri, ma che ti coinvolge 24 ore su 24, sia una possibilità concessa a pochissimi, quasi a nessuno.

Grazie nuovamente Angelo. Dimenticavo ovviamente i miei 5 anni di fisica (devo dire che mi hanno influenzato più da un punto di vista metodologico....). E anche il mio interesse per la psicologia.

Comunque continuando il mio percorso

Arisotele: fa un gran lavoro di demitologizzazione del suo predecessore (ossia rimuove l'illusione che ogni nostro concetto sia una forma reale ed eterna). Fa un gran lavoro con la formulazione assiomatica della logica. Però si perde in modo grossolano secondo me quando per salvare capra (la convinzione che la realtà si possa conoscere) e cavoli (il divenire) si mette a fare una teoria alquanto bizzarra con teleologie sparate ovunque (vedi il moto dei gravi...), sostanze che spostano l'idea platonica e la piazzano nella natura e un sistema così ben fatto, così senza contraddizioni che viene scambiato per la realtà. In sostanza quello che ad Aristotele è mancato completamente è stata la capacità di distinguere la mappa e il territorio e la convinzione che la "sua" logica per forza potesse dare una accurata descrizione della realtà
#789
Per me: la Verità e il Bene. Ovviamente riconoscendo che molte cose non sono né la Verità né il Bene.

Il motivo per cui non sono buddista è proprio perchè ritengo che sia troppo "rinunciante". Ossia la liberazione, la pace ecc può andar bene volerla come obbiettivo finale. Finché si vive secondo me ha senso ricercare la ricchezza interiore, donare la propria esperienza agli altri, essere sempre disposti ad imparare... In sostanza il miglior modo di vivere è per me scritto in queste frasi del Tao Te Ching:
"Il vero saggio per sé non provvede:
se si spende negli altri, per sé acquista;
se, più dona, più ottiene per se stesso."

La ricerca filosofica ed esistenziale finisce col raggiungimento della "Verità" e del "Bene", fino ad allora è giusto secondo me non ritirarsi dalla ricerca. (Si noti che "bene" NON coincide a priori con "piacevole")



Edit: ho notato che non si capisce molto da quello che ho scritto qui. Motivo: sono nella confusione più totale. Il mio provvisorio equilibrio è mantenermi in equilibrio...






#790
Citazione di: Angelo Cannata il 15 Luglio 2017, 17:44:47 PMApprezzo il tuo post, ma permettimi di dire che la lista che hai fatto mi sembra molto dispersiva, mi pare che non serva per niente a farsi un'idea su di te: troppi nomi. Per quanto riguarda me: - il mio professore di religione del liceo: da lui ho scoperto che la fede cristiana può essere accostata da un punto di vista critico e culturalmente approfondito; - un mio professore di filosofia quando ho studiato teologia: criticare, criticare, criticare, senso critico, bisogna essere critici; - un altro professore di filosofia: Vattimo: la scoperta della debolezza; - Hadot: la filosofia è spiritualità, esercizio spirituale; - prof. di filosofia Diego Bermejo (Spagna), conosciuto casualmente: quello della teodicea non è un problema della teologia, è il problema della teologia; da lì sono diventato ateo (lui no).

Sì esatto la mia paura era proprio quella che fosse un post inutile (anche perchè ho messo dentro anche le "influenze negative", ossia filosofi che ora critico). Fai conto che quando l'ho scritto mi sembrava chiaro, però ovviamente dal punto di vista razionale vedevo che il pericolo che fai notare tu. Non avevo comunque intenzione di lasciare il tutto senza ulteriori spiegazioni (e stupidamente non l'ho scritto). In ogni caso a mio giudizio un post come questo -se fatto bene - è una bella sfida e può far conoscere pensatori anche sconosciuti (per esempio filosofi accademici contemporanei che chi è fuori non può conoscere e viceversa filosofi ignorati che è più probabile che vengano conosciuti dagli "outsiders").

Comunque ringrazio anche maral e Jacopus.

Cerco di spiegare un po' meglio le mie influenze partendo dai prescoratici fino a Platone (Aristotele è un caso un po' a parte...).
Anassimandro: secondo me è stato il primo a riconoscere due cose molto importanti. Primo: il conflitto non è un mero accidente della vita ma anzi è una dolorosa necessità. Questa osservazione ha portato al concetto geniale dell'apeiron (il senza-confini), ossia che ci sia qualcosa di "diverso", di "trascendente" rispetto a questo mondo di conflitto. Se vogliamo è il primo filosofo-mistico.
Pitagora (me lo ero scordato): ha per così dire introdotto l'idea indiana che il mondo è una sorta di "prigione" di rinascite. L'unico modo per "fuggire" è lo studio filosofico e la coltivazione spirituale. La scuola pitagorica fu la prima in occidente (da quanto ne so) a dare importanza alla "pratica" e non solo alla "teoria".
Eraclito: su di lui ho un'opinione un po' mista. Concordo con lui la centralità degli opposti nel pensiero dell'uomo ("omnis determinatio est negatio" dirà Spinoza) ma allo stesso tempo non sopporto la sua glorificazione della guerra, il suo dire "dike eris". Comunque altri suoi frammenti come "l'armonia nascosta è più profonda di quella che appare", la sua incitazione a "non essere dormienti", la sua filosofia del divenire, il suo concetto del Logos (ossia quel senso di "unità nella diversità") mi affascinano ancora.
Il suo "ho cercato me stesso" poi mi ha fatto nascere l'idea che dopotutto la filosofia è un lavoro su se stessi e per conoscere se stessi.
Gli Eleati: mi hanno fatto ragionare sull'impossibilità di usare la logica per un mondo che diviene. I concetti per loro natura sono "fissi" perciò c'è una limitazione intrinseca a usarli per descrivere la realtà. Tuttavia proprio la loro fissità ci suggerisce come nel caso di Anassimandro l'esistenza di una trascendenza.
Socrate: mi ha dato una lezione di umiltà, seconda solo a quella di Wittgenstein (di cui parlerò) ossia che prima di dire di essere "sapiente" ha senso riconoscere la nostra limitatezza. Inoltre la filosofia non è bella per le risposte ma per le domande. Riconoscere di non sapere secondo me ci porta ad una riduzione dell'ego e ad una "sottomissione", entrambe piacevoli. La maieutica poi la uso quotidianamente su me stesso.
Platone: nel tentativo di riconciliare le filosofie di Eraclito (come l'ha capito lui) e Parmenide (idem) ha un'illuminazione. Non è vero che non possiamo conoscere in toto la realtà ma possiamo avere una conoscenza approssimata. Infatti la Natura è regolare tuttavia queste regolarità non sono perfette. In ogni caso la scienza è legittimata. Tuttavia a causa del divenire la perfezione non si riesce a trovare e questo in realtà ci delude. Ma proprio perchè sembra che noi siamo programmati a cercare la perfezione, l'eternità, il Bene Assoluto ecc e siccome nel mondo queste cose non sono completamente assenti allora anche questa è una indicazione che ci sia un "mondo vero". Mi sento stranamente vicino a Platone, tuttavia ritengo che il suo "mondo delle idee" e la dottrina della trasmigrazione (ottenuta via Pitagora) sono miti. In ogni caso forse la pensava così anche lui, come sembra suggerire la questione delle "dottrine non scritte". Personalmente mi definisco un "platonista senza mito"...
#791
Ho notato che spesso molte incomprensioni nascono dal fatto che il nostro background culturale è differente e per questo motivo, per esempio, parole identiche (ad esempio "ente") le intendiamo in modo diverso. Quello che stavo pensando era di raccogliere in un topic le nostre influenze, ossia quelle letture (ma anche esperienze, se vi va di scriverle) che ci hanno profondamente influenzato. Questo nella mia testa ha due scopi. Primo: ci conosciamo meglio. Secondo: evitiamo di perderci in incomprensioni semantiche. Inizio io con filosofi e idee che mi hanno colpito (ma con cui non sono necessariamente d'accordo, quindi non tutto quello che scrivo qua sotto rispecchia le mie attuali opinioni) ecc:

1) Filosofia occidentale: Anassimandro (Apeiron  ;D, l'inguista lotta tra gli opposti, apeiron al di là di essi... ), Eraclito (Logos, unità-tensione opposti, divenire, "la vita è guerra"...), Parmenide & Zenone (il paradosso del divenire), Socrate (l'importanza della domanda nella filosofia), Platone (l'iper-uranio specie nella matematica, la Forma del Bene), Aristotele (logica classica, nomenclatura dei concetti filosofici...), Plotino, Agostino, Tommaso (se non ricordo male diceva che la creazione continuava ogni istante, ossia che Dio anche ora crea... se è falso ditemelo  ;) ), Occam, Niccolò Cusano (coincidentia oppositorum, Onnipresenza=essere da nessuna parte), Meister Eckhart (solo qualche idea, non l'ho studiato seriamente), Galileo (l'universo è un libro, qualità primarie e secondarie, scienza ed etica separate...), Spinoza (Natura Naturans, Natura Naturata, sub specie aeternitatis, necessitarianismo) Berkeley (c'è davvero qualcosa oltre quello che la mente può percepire?), Hume (il problema della causalità, il problema essere-dover essere, il problema dell'io), Kant (ahimé conosco poco, fenomeno-noumeno, condizionato-incondizionato, ragion pura-pratica, forme a priori), idealismo tedesco post-Kant (filosofia della "sola mente"), Schopenhauer (il primo filosofo ad aver parlato senza pregiudizi della sofferenza, dell'assurdità di un mondo senza Dio dominato dall'irrazionalità, velo di Maya, estetica, negazione della volontà - inoltre è stato grazie a lui che ho esteso la mia ricerca all'oriente), Marx ("dobbiamo trasformare il mondo", praxis), Nietzsche (filosofia come espressione libera dell'individuo, solitudine del filosofo, l'incoerenza della morale "imposta", l'attacco all'ipocrisia, eterno ritorno, nichilismo, divenire, volontà di potenza come "volontà creatrice", super-uomo=artista...), Wittgenstein (prima di fare la domanda guarda se ha senso, la scala del Tractatus, filosofia come terapia...), Popper, Kuhn, Simone Weil (bellezza del creato come "indicazione" di un reame superiore, decreazione,...), Pirsig (filosofia presente in ogni aspetto della vita, la Qualità...).

2) Filosofia Orientale: buddismo Canone Pali (esistenza condizionata, impermanenza, "dukkha", "non-sé", Nirvana come "completamente altro" rispetto all'esistenza ordinaria o Samsara, riflessioni sulla validità di alcune domande prima di porle, catuskoti, il problema del desiderio...), buddismo Mahayana (Prajnaparamita, Nirvana=samsara, Cittamatra - Solo Mente, mente luminosa, Natura di Buddha...), filosofia Vedanta (specie Advaita, Nirguna Brahman, Tam Tvam Asi, Maya...), filosofia taoista (Laozi e Zhuangzi, connessione opposti, limiti del linguaggio, Tao, il non-essere taoista come potenzialità e non come assenza, svuotarsi dei pregiudizi mentali, dei gusti personali ecc... parecchio interessante, peccato che poi è risultata una futile ricerca dell'immortalità in questa vita, il che fa ridere visto che Laozi dice di "essere senza desideri").
#792
Tematiche Spirituali / Re:La mèta è camminare
13 Luglio 2017, 19:30:16 PM
La meta del cammino è "abbandonarsi alla corrente" (Tao)? Ossia "donare se stessi"? Un cammino che è allo stesso tempo "immobilità"?
#793
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
13 Luglio 2017, 19:27:48 PM
Per caso è l'anatta (la dottrina del "non-io") la compassione completa? Il completo dono di se stessi come direbbero i cristiani? Non è che per caso non sia importante ritenerla una dottrina, quanto invece uno stato, un'esperienza?

Mi è venuto in mente considerando che nel taoismo (ad esempio il capitolo 37 del Tao Te Ching) l'"immobilità" è lo stato raggiunto quando si è liberi dai desideri.... e l'immobilità è anche detta la "semplicità senza nome" (!) e l'ideogramma che è usato per questa situazione è quello di un blocco di legno non modellato ("pu"), ossia senza nome! Quando leggo questi scritti mi sembra di vedere che il sincretismo forse contiene qualcosa di vero: in questo caso la semplicità senza nome, il non-sé, il dono di sé stessi ecc sono descritti come la massima "gioia", il nirvana.

In questo senso si potrebbe quasi pensare che questo tipo di "concetti" e "teorie" possono essere pensati come "strumenti" da usare nella meditazione (e non come teorie metafisiche sulla realtà). Ossia non è come dice ben Sariputra l'annullamento dell'esistenza ma paradossalmente la "pace", la "calma", il "rifugio"... ossia l'esistenza portata al massimo valore!

Kierkegaard: "se mi etichetti mi annulli"...nirvana: liberazione dalle etichette?
#794
epicurus,
confermo che concordiamo su quasi tutto. Se tautologie, contraddizioni ecc sono "sensate" allora si aprirebbero importanti scenari secondo me. Per esempio si possono usare le contraddizioni per descrivere la permanenza dell'identità nel tempo! Ipotesi che ancora non ho accantonato...
#795
epicurus,
una frase "paradossale" può essere comprensibile e sensata a meno che "paradossale=contraddizione", nel qual caso il senso non c'è. Peraltro mi sembra di esser d'accordo con te che "da logico" (ossia fino a quando mi interessa la sola validità) "questa frase è sensata/vera" è valida. Quello su cui mi impuntavo era la pretesa di far passare questo tipo di affermazioni come "sensate", ossia affermazioni sulla realtà. Poi sinceramente non accetto molto la questione dei "valori logici". Dire "un cavallo è un cavallo" non la definirei nemmeno  una frase vera, perchè non dice nulla. "Un cavallo è un mammifero" invece sì perchè a priori richiede una verifica e quindi può darmi informazioni.

Quindi sì secondo me hai ragione nel concentrarti (solo) sull'ambito formale. In questo caso sono totalmente d'accordo con te.

Una frase paradossale "sensata" può essere: "io sono la stessa persona ma allo stesso tempo una persona diversa di quando ero bambino".