Citazione di: InVerno il 18 Luglio 2017, 00:51:55 AMApeiron, capisco bene ciò che intendiDevo però a questo punto specificare che quando cito Hesse non lo faccio tanto per Siddharta, quanto per il "Lupo della steppa" e "il gioco delle perle di vetro". Siddharta in realtà mi ha lasciato abbastanza freddo a riguardo e non ho mai veramente attechito su di esso.
Io del Siddharta ho apprezzato il tentativo di usare un "poema indiano" come modo di raccontare un dilemma esistenziale. Tra l'altro mi è piaciuto che Hesse ha mostrato quanto sia pericoloso essere "mistici" o "filosofi" in un'età troppo giovane. Quello che succede è che la crescita ritarda e si rimane "indietro" rispetto alle altre persone. Non a caso Siddharta (del libro) "riscopre" il "mondo" dopo aver fatto l'asceta mentre il Buddha prima è stato "nel mondo" e dopo ha fatto l'asceta. Le persone come Siddharta si annoiano del loro misticismo e/o della filosofia, tornano al mondo ma non riescono a viverci perchè in primo luogo sono troppo infantili, in secondo luogo la loro sensibilità li fa sognare, in terzo luogo la loro esperienza non riescono a condividerla con nessuno (diventa troppo personale e troppo sospesa tra un mondo e l'altro). Peccato che nella società odierna di Siddharta se ne trovano un sacco e sono proprio "pecore smarrite" (Hesse stesso d'altronde è un "Siddharta"). Io mi ci rivedo molto in lui, così come mi ci rivedo in disadattati pieni di domande esistenziali.
In Siddharta mi ci sono ritrovato molto se tralasciamo l'ascetismo che non ho mai praticato. Ma da piccolo riflettevo tantissimo, cercavo di stare ligio alle regole, alla religione ecc. Poi dall'adolescenza ho un rapporto ambivalente con tutti e con tutto e finisco per "sconnettermi" dalla realtà molto spesso. In Siddharta mi sono ritrovato molto nella sua ambivalenza. (E con questo ho spiegato perchè Hesse mi ha influenzato: mi sento molto vicino a lui come esperienza di vita e mi è piaciuta molto l'unica sua opera che ho letto)