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Messaggi - Ipazia

#7816
Citazione di: viator il 06 Dicembre 2018, 15:53:12 PM
...
In effetti io trovo che il lavoro di Kubrick non sia fantascienza ma fantafilosofia. Il monolite è l'effetto ultimo (della scienza) destinato a costituire la causa prima (di una nuova filosofia).
E Hal non è una intelligenza artificiale. E' un coscienza artificiale. Salutoni.

Certamente: alla scienza spetta l'intelligenza, alla tecnica l'autocoscienza di quella intelligenza. Qualcosa di simile deve aver detto anche Heidegger. Autocoscienza significa etica, volontà di agire in proprio, e qui cominciano i problemi. Già Chaplin in Tempi moderni ci mostra come la catena di montaggio trasferisce il dominio del tempo di lavoro dall'operaio alla macchina. Hal fa di più: controlla autocraticamente la vita degli umani che gli sono affidati e ci mette molto poco ad accorgersi che sono in sua balia.

La tecnica funziona così: è dispositivo di dominio sul mondo. Prima di passare alla tecnologia ha sperimentato i suoi metodi nelle macchine ideologiche: economia, politica, religione. Ora sta trasferendo questa esperienza sulle macchine tecnologiche. Hal è il racconto di questo trasferimento. Non siamo più noi a decidere le avarie, ma è (chi controlla) la tecnica. Ma, come Hal, la tecnica finisce col decidere in proprio e può decidere che l'avaria sono gli umani, come i calcolatori finanziari che decidono che lavoratori rottamare e quali tenere.

#7817
Una metafisica che ignora la prassi è una metafisica morta. Seppellita da Marx con le tesi su Feuerbach e da Nietzsche con la sua indagine sul mondo dietro il mondo. Il significato metafisico di quella "parolaccia vetero-umanista tanto cara ai demagoghi e agli adolescenti" penso lo conosca più di chiunque altro un un animale rinchiuso in  gabbia. Come in molte altre situazioni, non c'è nulla di meglio del negativo per illuminare un concetto.
#7818
Citazione di: Phil il 06 Dicembre 2018, 18:51:41 PM

Se quindi, fino a prova contraria, non si può essere liberi dalla propria volontà né da come si ragiona, qual'è la "libertà" del libero arbitrio, da cosa si è liberi?

Si è liberi di volere ciò su cui si è ragionato.

Citazione

Non si rischia di confondere la "libertà" dell'arbitrio con quella della sua attuazione pratica?

Può essere ma almeno in pratica si mostra, anche metafisicamente, un certo grado di libertà

Citazione

Cosa si perderebbe a parlare semplicemente di «arbitrio», senza usare quella "parolaccia vetero-umanista" tanto cara ai demagoghi e agli adolescenti?


Quello che si guadagnerebbe separando dalla libertà la parolaccia cara a teologi e relativisti etici. Io preferisco parlare di gradi di libertà di  soggetti all'interno di un contesto storico-naturalistico dato. E lascio perdere l'"arbitrio". Escluso quello in senso strettamente matematico, che ci sta bene in compagnia del suo compare "a caso".

Citazione
P.s.
Chiaramente, si può deviare da tale questione percorrendo differenti strade: quella dell'istanza teologica (con le sue antinomie e "misteri" che legano libero arbitrio e peccato), quella storico-culturale (con riflessioni politiche o antropologiche sulle declinazioni delle libertà), quella epistemologica (con il causalismo che assedia sempre più l'apparentemente casuale), quella esistenziale (con l'interrogarsi estetizzante sul "peso" della eventuale libertà), quella etica (figlia di quella teologica e madre di quella giuridica, in cui la libertà è "incatenata" alla responsabilità, e vengono entrambe pesate sui piatti della bilancia para-utilitaristica «bene/male»), etc.

Per ora mi tengo stretta quella etica (politica, giuridica, antropologica), in attesa che la bestia bionda risolva il problema in maniera definitiva. Ma anche quella estetica, nell'arte, sport e sollazzi vari.
#7819
Citazione di: davintro il 05 Dicembre 2018, 23:28:57 PM
Ogni scienza non può che limitarsi a mirare a una conoscenza dei fatti "così come sono", mettendo tra parentesi ogni soggettivo giudizio di valore, di "giusto", "sbagliato" giudizi che utilizzano la categoria del "dover essere" che proprio in quanto ispira la volontà di agire, non può essere un fatto, altrimenti la volontà di agire sarebbe insensata, essendo il suo fine già reale. In contrasto con un certo intellettualismo socratico, non esiste alcun passaggio logico necessario tra la conoscenza oggettiva dei fatti e l'assunzione di un'ideale di "realtà come vorremmo che fosse", persone di diverso orientamento etico possono condividere lo stesso livello conoscenza delle cose, e ricavarne un giudizio morale, in quanto ciò che fa la differenza non sono i fatti, ma la diversa sensibilità soggettiva che guida la volontà

Concordo con la risposta di sgiombo sull'universalità dei principi etici. Siamo esseri sociali e succhiamo l'ethos insieme al latte materno. Imprinting etico che è strettamente legato alla sopravvivenza che il cucciolo deve apprendere per convivere nel branco. In contrasto con l'intellettualismo idealistico ritengo del tutto assodato che vi sia un passaggio logico necessario tra la conoscenza oggettiva dei fatti e l'assunzione di un'ideale di "realtà come vorremmo che fosse" e tale passaggio logico consiste nelle condizioni materiali (culturali, di classe) in cui una determinata etica si forma e aggrega consenso. Ad esempio: sapere scientificamente come si sviluppa la vita umana è un fondamento fattuale ad una unificazione etica razionale, e non sentimentale o confessionale, intorno alla questione dell'ivg e ai tempi della sua attuazione. Conoscere la tossicità di certe sostanze è logicamente connesso all'etica del lavoro. E così via.

Insomma, a differenza di come pensa l'intellettualismo idealistico borghese, l'etica non nasce sotto un cavolo e non è per nulla arbitraria, ma sempre socialmente e naturalmente determinata. La sua violazione, pur possibile in un regime di l.a. soggettivo, è o non-etica o etica alternativa. Ma sempre a quella koinè etica dominante fa riferimento e alle condizioni materiali (inclusi i conflitti nel caso di etiche alternative) che l'hanno prodotta. Per non-etica intendo il caso del ladro che non gradisce essere derubato, dell'assassino che non gradirebbe essere assassinato, del violento che non desidera essere violentato. La non-etica non può essere spacciata per etica alternativa.

Tornando al tema della discussione mi ha sempre sorpreso la contraddizione che i negatori totali del l.a. siano contemporaneamente anche i maggiori sostenitori dell'etica arbitraria !  ;D
#7820
Tematiche Spirituali / Re:Ipotizzando, ho un problema
06 Dicembre 2018, 09:26:06 AM
Citazione di: Jacopus il 05 Dicembre 2018, 23:07:53 PM
Pensare di cambiare le istituzioni sociali senza mettere mano ai meccanismi di pensiero radicati dentro di noi, compreso il pensiero della "purezza paranoica", è comunque illusorio. È anche possibile che sia io ad illudermi, ma lasciatemelo dire: sono i cambiamenti sottili e sostenuti nel tempo a produrre le vere rivoluzioni. E anche questo costa fatica, forse ancor più che guardare negli occhi il mostro che vive dentro la nostra anima.

Certamente. I fanatici sono la palla al piede di ogni rivoluzione. Che per essere tale ha bisogno di tempi lunghi in cui l'oppressione arrivi a mostrare tutte le sue contraddizioni, la sua nudità, fino alla sfera etica. Come diceva un vostro forumista che conobbi in altro forum, per conoscere cosa c'è dentro l'anima bisogna pure avercela. Non so quanta anima sia rimasta dentro il mondo omologato dal Mercato.
#7821
Citazione di: Jean il 05 Dicembre 2018, 19:21:31 PM

Sì, parrebbe una reincarnazione, tuttavia ad un livello superiore di coscienza... magari il superuomo nicciano annunciato dallo Zaratustra... e qui ci manca il supporto dell'amico Garbino per addentarci nell'interpretazione che assai fece discutere e a cui si ricollega @ Ipazia, dal suo punto di vista (e quello di Nietzsche) naturalmentelasciando Dio fuori dal set... (grazie Ipazia per l'intervento).

C'è un guastafeste, tuttavia, in questo castello interpretativo: e si chiama Dio. Nietzsche, infatti, è il filosofo che ha annunciato la sua morte. Kubrick, invece, dice – addirittura – che il concetto di Dio è "al centro" del suo film. Ma quale Dio?
Il regista non ha in mente "un'immagine tradizionale, antropomorfa di Dio", bensì crede sia "possibile formulare un'affascinante definizione scientifica una volta accettato il fatto che esistono circa cento miliardi di stelle solo nella nostra galassia".

L'oltreuomo niccano ha caratteristiche divine, è un fato, inteso come gli dei dell'antica Grecia, e questo carattere fatale è accentuato ancor più nelle opere tarde di FN tra 87 e 88 prima del crollo. Le ultime parole del suo ultimo saggio sono: Dioniso contro il Crocefisso.

Il filo conduttore del film è il monolite: demiurgo di quello strumento di progresso e dannazione che è la tecnica. Il passaggio di testimone "tecnologico" tra l'osso-clava e le astronavi è trasparente. Così come il cambio di atmosfera dal dionisiaco (natura) all'apollineo (razionalità) viene sottolineato dall'opposto registro della musica dei due Strauss, oltre che dalla scenografia sobriamente funzionalista dell'interno delle stazioni spaziali.

La morte di dio la porrei nella Luna, pianeta morto per definizione, e la musica di Ligeti a far da requiem ci sta pure bene. Il monolitico nume risorto dalla tomba lunare rilancia la storia umana e cinematografica verso i confini del sistema solare. La scelta di Giove (Zeus-Jupiter) non mi pare casuale. L'ambiguo intreccio tra uomo e tecnica riprende il suo corso fino al redde rationem finale.

L'avaria. Certo che c'è, ma non è la casuale avaria di una I.A. che ha deciso di fare il salto in proprio, ma quella più profonda del rapporto uomo macchina, dell'uomo che, dopo averlo sottratto a Dio, ha consegnato alla Tecnica, nuovo idolo assoluto, il suo destino. C'è molta consapevolezza di questo ruolo nella flautata petulanza di Hall 9000. L'arcere David Bowman si troverà alla fine da solo, in rappresentanza dell'Uomo, a dover trarre tutte le frecce dalla sua feretra razionale per porre rimedio a tale fatale avaria. La disattivazione di Hall 9000 è il momento dell'illuminazione, della ripresa del cammino dell'homo sapiens verso il suo destino. La morte di Hall ha del patetico (... ho paura... la filastrocca infantile...): il risveglio dal sogno della ragione rivela la banalità del mostro da essa creato ed a cui si è affidata (anche se nella realtà i ponti e le case continuano a crollare, le macchine a uccidere e le macchine di morte a volare. Anche nel Vietnam di allora). Interessante pure la già sottolineata simbologia dell'unico occhio e l'analogia con l'odissea omerica. Ma ci vedrei pure Tolkien e Foucault.

E' pure il momento in cui si ripristina il contatto con la memoria umana della missione e la macchina (la sonda) torna ad essere docile strumento in mano al suo signore, lasciando l'astronave a tomba eterna dell'ultimo nume tecnologico nel silenzio del cosmo.

La passione finale, sottolineata ancora una volta dalla musica di Ligeti e da una scenografia psichedelica, finisce, com'era cominciata l'ultima missione, in un luogo totalmento apollineo, segnato anche cromaticamente dal bianco dell'astrazione razionalistica e dal rispecchiamento speculativo di rughe implacabili. In quelle geometrie platoniche l'ultimo uomo consuma la sua ultima cena che non lascerà alcun simbolo a memoria futura. Nessun sacro graal o goccia di vino per i pifferai della musica dell'avvenire. Solo un esile calice di cristallo, in cui tutto è già stato bevuto, in frantumi.

Non resta che il commiato, il passaggio di testimone, certo non trionfale come il volo della tibia dionisiaca verso le apollinee macchine celesti, ma l'indice tremolante dell'ultimo uomo verso l'incognito che lo sostituirà. Nessuna musica per tutta la sequenza: solo un respiro, pneuma, atman, sempre più affannoso fino all'agonia.

L'ultimo Zarathustra straussiano che accompagna la creatura verso la Terra (eterno ritorno ?) è più per motivi drammaturgici cinematografici, perchè la musica dell'avvenire, quella vera transumanata, non la conosciamo. Ma pure un doveroso omaggio al creatore di quello che una volta si chiamava immaginario collettivo, che permea da capo a fondo questo film. Fece bene Kubrick a non sbilanciarsi più di tanto: i miti amano il mistero. E il mistero rende questo film ancora più mitico.
#7822
Citazione di: viator il 05 Dicembre 2018, 21:45:09 PM
Salve Jean ed Ipazia. A proposito della "nota umoristica" di Jean (l'umorismo è un  formidabile grimaldello per la verità), condivido in modo speciale per quanto riguarda Ipazia.

Ciascuno ha il proprio stile, per carità. Poi il proprio bagaglio ( ho detto bagaglio, non bavaglio) culturale, poi tante altre belle cose.

I linguaggi troppo culturalmente indirizzati hanno in genere (consapevolmente od inconsapevolmente) dei tre scopi l'uno : sovrastare l'interlocutore oppure svolgere del narcisismo intellettuale (non sono questi due, mi sembra, i casi di Ipazia) oppure escludere gli inadeguati.

Il fatto è che l'esclusione degli inadeguati può costituire sia un arricchimento che un impoverimento del Forum. Meglio un forum "d'èlite" poco comprensibile ma profondo od uno "democratico" ma pieno di superficialità ?

E' il solito problema. La definizione di "radical chic" insegna". Ai posteri l'ardua sentenza. Salutoni.

Mamma mia quante paturnie. Lasciamo perdere i complessi di vario genere e cerchiamo di essere adeguati ciascuno alla propria maniera. Dai viator, ti racconto una favola liberamente tratta da 2001 Odissea nello spazio con tutte le mie inadeguatezze a cui sono molto affezionata.
#7823
Tematiche Spirituali / Re:Ipotizzando, ho un problema
05 Dicembre 2018, 22:48:47 PM
Nella lotta sociale serve di più conoscere l'altro. Senza inghippi demonizzanti che intorbidano le acque e confondono, fino ad invertire, le colpe.
#7824
Tematiche Spirituali / Re:Ipotizzando, ho un problema
05 Dicembre 2018, 22:14:12 PM
Ridurre le contraddizioni sociali a una lotta tra il bene e il male è  una bufala colossale. Nei conflitti sociali ci sta anche molta propaganda demonizzante, ma é epifenomenica e, in ultima analisi, controproducente perché altera il focus della contesa e falsifica il significato della lotta.
#7825
Si tratta penso della traduzione italiana di Le Deuxième Sexe, 1949. Strano il titolo italiano. Era meglio conservare l'originale. E' un'opera che ha fatto storia, non solo tra, e per, le donne.

#7826
Di cosa sia fatto il pensiero non lo sappiamo. Così come non sappiamo cosa c'era prima del big bang, così come Watt non sapeva nulla di termodinamica, ma ha creato ugualmente la prima macchina termodinamica. Ma sappiamo come funziona il pensiero e sappiamo che riesce a manipolare la realtà in maniera creativa. Tanto basta per dargli l'importanza che merita nella soluzione dei problemi umani. In ogni caso è uno spazio che si prende da solo, indipendentemente da tutte le speculazioni che si sono fatte da sempre sul suo conto. Sappiamo anche che è dotato di una volontà decisionale tra  varie opzioni possibili. Dove c'è scelta c'è libertà. E si torna all'evidenza reclamata da me ed altri.  :D Evidenza tutt'altro che banale, come dimostra la difficoltà della ricerca di antropomorfizzazione comportamentale della I.A.
#7827
L'energia si manifesta solo quando c'è una differenza di potenziale. La materia invece si manifesta sempre ed è messa in movimento da questa differenza di potenziale. Finora la fisica è riuscita a metterle insieme solo matematicamente, non fisicamente (ontologicamente). Può darsi che la quantistica riesca a farlo a partire dal pattern dei campi, ma Heisenberg gode ancora di ottima salute.

"Materia" e pensiero: la causa prima non vale, lasciamola ai teisti e agli esecutori testamentari. Il secondo è sicuramente generato dalla prima ma gode di relativa autonomia e creatività (il pensiero è creazionista  :D ) tant'è che la materia di suo non avrebbe prodotto nemmeno uno spillo.  C'è un fantasma che si aggira per il mondo, si chiama "causa finale", non previsto da mamma natura che i dadi li getta a caso.

Sia chiaro, non pretendo si tratti di episteme finale, ma per ora mi pare la più convincente.
#7828
Grazie jean per il filmato russo. Una (auto)biografia. Chissà.

2001 lo leggerei in chiave nicciana fin dalla sigla di R.Strauss. Il monolite è la cosa in sè, la metafisica, la risposta alla nostra domanda che non ha risposta. Hall 9000 è la tecnica ingannevole. Bowmann lo Zarathustra XX secolo, impacciato ma non fino al punto da farsi gabbare dalla tecnica. Il bambino sul pianeta remoto è l'oltreuomo. All'interno di ciò le simbologie si fanno più rarefatte ma decifrabili volendo.
#7829
Citazione di: davintro il 04 Dicembre 2018, 15:43:30 PM
Per Ipazia
La distinzione tra diritto ed etica, almeno per come volevo intenderla io, non riguardava il piano genetico-causale della formazione del diritto, non voleva dire che il diritto sorge indipendentemente da una visione etica prevalente nella cultura della comunità di popolo che istituisce lo stato, indipendenza che sarei d'accordo nel negare, voleva dire che il diritto, una volta istituito, non è necessariamente un'autorità etica, un valore a se stante, quindi legittimato ad imporre una propria morale (che sarebbe solo quella personale dei governanti) a prescindere dalla pluralità di punti di vista interna alla comunità.

Non so se intendevi scrivere stato al posto di diritto. E' evidente che il diritto una volta codificato diventa vincolante per tutti e non può essere alla marchese del Grillo, ma tu continui anche di seguito a ignorare la natura parziale, classista del diritto, ovvero la legge scritta dai vincitori ...

Citazione di: davintro il 04 Dicembre 2018, 15:43:30 PM
Cioè, un conto è ammettere che lo stato sia chiamato a esaudire delle istanze che potremmo definire "etiche", cioè un'idea di giustizia, consistente nei fini in base ai quali le persone hanno sentito la necessità di dotarsi di leggi, un altro pensare che lo stato sia legittimato a istituire una propria peculiare idea di giustizia, anche se in contrasto con i convincimenti etici di molti cittadini.

... ai quali non gliene può fregar di meno di rappresentare le etiche, e soprattutto i diritti, delle "persone" o "cittadini" che non fanno parte del gruppo egemone che ha imposto la legge. D'altro canto è inevitabile che molti convincimenti etici siano disattesi, come nel caso dell'ivg. Quindi la contrapposizione non è tra stato inteso metafisicamente e cittadini, ma tra gruppi sociali, classi, fedi, all'interno dello stato in cui si realizzano egemonie ad assetto variabile che diventano legge, diritto.

Citazione di: davintro il 04 Dicembre 2018, 15:43:30 PM
Nel primo caso l'azione statale resterebbe nell'alveo della sua condizione di "strumento" al servizio della comunità, il diritto al servizio dell'etica (anche se derivato da questa) nel secondo lo stato pretende di assurgere a una propria autonoma e autoreferenziale dignità etica, e il diritto non si limita più a derivare dall'etica, ma finisce col coincidere ontologicamente con essa. Il primo caso resta accettabile all'interno di una certa visione liberale, il secondo si pone in deciso contrasto con questa. Poi contestare la visione liberale è legittimo (anche se non condivisibile), se si ammette che la mia idea di distinguere in questo modo etica e diritto rientra nelle premesse di tale visione, allora non vedo dove il mio discorso sia incoerente (internamente, si intende)

Secondo me il tuo discorso può essere reso coerente ("se ne può parlare ...) ma non nei termini in cui lo risolvi tu a partire da persone, cittadini, comunità, astratte contrapposti allo stato etico, ma proprio dalla caratteristica dello stato di mediatore tra etiche diverse, pur conservando una sua etica egemone che converte in legge, ovvero diritto, erga omnes. Mi spiego meglio:

In ogni comunità costituita giuridicamente vi sono contenuti etici di natura "strategica" che fondano il diritto di quella comunità.

Alcuni sono di carattere pressochè universale perchè legati al valore etico fondamentale di ogni vivente: il diritto alla vita. Infatti l'omicidio, con eccezioni più o meno larghe (inclusa ovviamente la legittima difesa, ma anche l'omicidio di stato individuale e collettivo, la guerra), è considerato reato in tutti i codici.

Vi sono altri contenuti etici che definirei non-strategici che sono lasciati alla libertà individuale e costituiscono quello che noi moderni chiamiamo diritti civili (sesso, religione, alimentazione, residenza, opinione politica * ...). Tanto più si amplia lo spazio dei diritti civili tanto più uno stato si allontanerebbe dallo stereotipo liberale dello stato etico. Su questo posso anche concordare, solo che l'etica liberata dei diritti civili è un terreno ancora più insidioso e opinabile di quello reso trasparente dal diritto che formalizza i suoi contenuti etici "strategici". Il che non è una negazione dell'alto valore dei diritti civili, ma un richiamo alla relatività storica degli stessi e a non trascurare la loro possibile evoluzione verso uno stato non-etico, altrettanto pestilenziale di uno stato etico secondo l'immaginario liberale.

* finchè resta opinione, pensiero.
.
#7830
Citazione di: sgiombo il 04 Dicembre 2018, 14:24:32 PM
Citazione di: Ipazia il 04 Dicembre 2018, 11:27:43 AM
Citazione di: sgiombo il 04 Dicembre 2018, 09:32:01 AM

Ma resto sempre in credito* di una spiegazione di come il trascendente, o per lo meno "trascendentale", (complemento oggetto: la materia) si rapporti non contraddittoriamente (non si "incastri") con la materia stessa e prima ancora di come una monista materialista possa in maniera logicamente corretta ammettere l' esistenza (e una fondamentale funzione storica!) di qualcosa che trascenda la materia stessa.

Allo stesso modo in cui un capitalista e un intellettuale borghese fondarono il movimento storico più importante contro il capitalismo e l'ideologia borghese liberale/liberista.

Il monismo per me è genetico, non evolutivo. Sono materialista come causa prima, non come divenire e il riscontro di cui sopra me ne dà ragione. La materia genera qualcosa che materia non è. Capita anche nelle migliori famiglie  ;D

Salvo l' ultima arguta osservazione, devo dire che non capisco proprio.

Peccato, perchè è questo il cuore della questione. Se Marx ed Engels fossero stati plasmati da un monismo materialistico ferreo, il "materialismo scientifico" non sarebbe mai nato. Ad un certo punto ci si è accorti dell'autonomia del politico. Fochino. L'autonomia del pensiero va oltre politica, materia ed energia. Ci va così oltre da, come dice un altro grande musicista-poeta, inventare i mondi sui quali guardare.

Non ridurrei le facoltà cognitive all'energia che è certamente l'altra faccia della materia nel mondo reale, ma molto più della materia concetto speculativo. Einstein ha stabilito un'equivalenza che, a livello ontologico/filosofico, ha generato molti fraintendimenti. L'energia della formula Einsteniana è quella che si genera dalla rottura dei legami atomici nelle reazioni di fissione e fusione nucleare con conversione di una parte di materia in energia. La reazione inversa e -> m è molto più complicata e richiede comunque delle particelle (quindi materia) all'interno di campi con gradienti di energia assai elevati. L'energia deriva da una differenza di potenziale tra campi diversi (elettromagnetici, gravitazionali, quantistici) che mette in movimento materia. Quindi tra materia ed energia la differenza ontologica rimane. Altrettanto rimane una differenza ontologica tra energia e pensiero, oggetti immateriali entrambi, ma il secondo assai più arcano del primo da decifrare.