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Messaggi - Ipazia

#7861
Citazione di: Ludwig Wittgenstein - Tractatus Logico-Philosophicus - 6.421

È chiaro che l'etica non può formularsi. L'etica è trascendentale. (Etica ed estetica sono tutt'uno.)


Ringrazio Altamarea che mi ha riportato a questa citazione che, scomparsa della memoria, aveva comunque seminato nel pensiero come la scala che si deve lasciare dopo aver superato l'ostacolo. Qui LW è perentorio avendo ottime ragioni logico-filosofiche per esserlo. Etica e estetica sono trascendentali e questa comunanza genetica pone le basi per un'affinità di segno e percorso antropologico che in tale complementarietà di azione realizza pure un rafforzamento della potenza del discorso etico. Risultato che traspare pure in questa riflessione sapientemente posta in modo interrogativo:

L'essenza del modo di vedere artistico è vedere il mondo con occhio felice ? (LW - Quaderni 1914 – 1916, Einaudi, 1964, pg 189)

Ma come potrebbe l'occhio felice ridurre la bruttezza ad un mero accidente fisico, riportandoci al livello terra-terra, spannometrico e volgare, dei modelli pregiudiziali sulla corporeità umana ? :

Citazione di: altamarea il 27 Novembre 2018, 22:30:53 PM

Nel nostro tempo La bellezza regna. È diventata un imperativo: o sei bello oppure, almeno, risparmiaci la tua bruttezza. :)

#7862
Il capitale non esiste. E' un feticcio ideologico dei capitalisti. Cosa che non è il tempo di vita umana e la risorsa naturale. Si può riscrivere tutta la teoria economica utilizzando solo lavoro umano e materie prime. Le banche del tempo l'hanno già, nel loro piccolo, realizzata. Si tratta solo di svilupparla su grande scala.

Abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e socializzazione del "capitale" è il minimo sindacale perchè una società egualitaria rimanga tale. Altrimenti nel giro di poche generazioni non lo sarà più. La Cina sta sperimentando un'economia mista tra pubblico (grandi investimenti, infrastrutture) e privato (manifattura, commercio). Ma sta già sperimentando gli effetti in termini di inequalizzazione sociale, con quartieri e soprattutto scuole esclusive, ovvero il primo passo per non essere più uguali neppure alla nascita. Io apprezzo l'esperimento cinese, ma più per motivi di contingenza politica che di prospettiva sociale. Auguro ai cinesi di mantenere un'ideologia socialista per essere, alla fine della lunga marcia nel deserto etico  capitalistico, ancora in grado di pensare una società a misura d'uomo. Noi, quel pensiero, forse non l'abbiamo mai avuto.
#7863
Citazione di: InVerno il 29 Novembre 2018, 11:56:25 AM
Gli esseri umani nascono con diverse capacità, se sono liberi, non sono uguali. E se sono uguali, non sono liberi. (citazione)
Il fatto che contrapponi il privilegio all'egualitarismo è a mio avviso scorretto. E' vero che in alcuni casi si tratta di privilegio, ma altre volte di semplice competenza e merito. Il problema che ho io con il marxismo (o in generale con gli egualitaristi estremisti\ideologici) è che non riescono la differenza tra merito e privilegio e, nel caso del marxismo, danno la colpa al capitale. Il principio di Pareto dovrebbe fare da linea guida (ma non da inestricabile dogma) di che cosa conosciamo delle organizzazioni sociali di ogni tempo, pre e postcapitalistiche, con l'eccezione di quello che sta accadendo oggigiorno attraverso la digitalizzazione della produzione, che potrebbe dare adito a nuove teorie, se gli egualitaristi posassero per un attimo il loro beniamino ottocentesco e si sforzassero di ragionare sul presente. Il conflitto tra destra e sinistra, tra caos e ordine, è in qualche modo inetivitabile, e seppur nessuna delle due abbia fondamentalmente ragione, è di indubbia necessità che queste due forze giochino la loro parte, e si tengano in scacco una con l'altra, nella speranza che da questo conflitto nasca il bilanciamento di idee più favorevole ad una vita dignitosa e serena. Tuttavia la crescente polarizzazione ed estremizzazione di queste due forze, mina alla base la dialettica tra esse, e rende la ricerca di questa formula, un operazione sempre più ardua e passibile di tragici errori. Bisogna combattere la polarizzazione portata da internet e imparare di nuovo a comunicare, con due orecchie e una bocca, imparando a riconoscere la ragione negli argomenti degli altri, e non chiudersi nel proprio guscio ideologico\utopico.

... danno la colpa al capitale perchè esso è privilegio ab origine, stratificazione epocale di una violenza originaria che ha privatizzato il territorio e le risorse con metodi pirateschi, dei quali la morale dei signori - meritocratici sub specie capitali - è la foglia di fico che nasconde l'oscenità del bandito capostipite. Potere usurpato che si eterna, e dilata, attraverso lo sfruttamento di chi ne è escluso, creando un circolo vizioso in cui il merito è costantemente falsificato dai presupposti. L'unica meritocrazia reale è quella che azzera il privilegio di nascita e premia i più capaci mettendo i blocchi di partenza sulla stessa linea. Cosa che, a rigor di logica, solo una società assolutamente egualitaria, ovvero non taroccata da accumulazioni e privilegi precedenti, può garantire.

#7864
Bella, e materialistica, la risposta del capo Cherokee, ma rimane ancora sul fenomenico di una domanda ancorata ad una deformazione antropocentrica del lupo. In natura esiste un lupo solo ed è aldilà (o aldiqua che poi in natura è la stessa cosa) del bene e del male. Il male è un costrutto etico che abbiamo inventato noi ed è il negativo del suo omologo: il bene.

Partendo dalla natura, col suo materialismo sempre tra i piedi: Il leone è il male della gazzella, la gazzella è il bene del leone. Per gli ominidi era la stessa cosa. Quando gli umani hanno cominciato a scannarsi tra loro il male è diventato il nemico e il bene noi. Per il nemico esattamente il contrario. Con lo sviluppo della civiltà il male si è interiorizzato, ma restando sempre qualcosa di sociale: il deviante, il nemico del branco, dello stato, del popolo e di qualsiasi altro concetto avesse stabilito la propria egemonia sociale. Infine, con la religione, il male si è interiorizzato a livello individuale con un ferreo sillogismo perfettamente logico: se il bene è dio, il male è satana. Il male si incarna quindi nei nemici di dio e nei comportamenti che l'ideologia dominante, (con pieno diritto storico non per innata malvagità ...), considera trasgressivi. Con questa ultima forma di interiorizzazione la colpa diventa peccato.

Questo concetto pare molto presente anche in chi ha aperto la discussione, postulando una serie di elementi da attribuire al male contro una serie di elementi propri del bene, secondo una scala etica imbevuta del suo bias. Ma un filosofo dovrebbe cercare sempre le cause e non limitarsi ai fenomeni, per quanto sgradevoli essi siano, dentro e fuori di noi. Solo così ci si può salvare da un relativismo etico che adatta il bene e il male ai suoi presupposti ideologici, riassumibili tutti nella formula etica precompilata: Dio lo vuole. O chi per esso nell'olimpo profano: ultimamente va alla grande il Mercato. Insomma, ridurre il bene e il male a catechismo. Dalla filosofia mi aspetto qualcosa di più.
#7865
Citazione di: altamarea il 27 Novembre 2018, 22:30:53 PM
Per gli antichi Greci l'ideale era "bello e buono" (kalòs kai agathòs). Etica ed estetica erano sullo stesso piano, avevano lo stesso valore, erano la base della virtù, addirittura della filosofia.

Il termine "etica" è  compreso nella parola "est-etica". È la nostra cultura, abituata a dividere, che ci fa percepire una scissione, un'esclusione anche laddove  c'è armonia, unione.

Wittgenstein in una proposizione nella parte conclusiva del suo "Tractatus logico-philosophicus" (1921) sostiene  che etica ed estetica sono tutt'uno. Egli intende l'etica, ("ricerca su ciò che è bene") equivalente alla"ricerca su ciò che ha valore".

Nel nostro tempo La bellezza regna. È diventata un imperativo: o sei bello oppure, almeno, risparmiaci la tua bruttezza. :)  

Sono d'accordo. Ma pare imperi il riduzionismo in fatto di bellezza, le cui radici affondano in questa tradizione culturale:

Citazione di: Oddone di Cluny (X sec.) - una citazione tra le tante di quella koinè

"La bellezza si limita alla pelle. Se gli uomini vedessero quel che è sotto la pelle ... rabbrividirebbero alla vista delle donne. Tutta quella grazia consiste di mucosità e di sangue, di umore e di bile. Se si pensa a ciò che si nasconde nelle narici, nella gola e nel ventre, non si troverà che lordume. E se ci ripugna toccare il muco o lo sterco con la punta del dito, come potremmo desiderare di abbracciare il sacco stesso che contiene lo sterco?

Ben lontano dalla cultura greca e dal suo paradigma da noi citato. Cultura greca che univa l'estetica non solo all'etica ma anche alla conoscenza:

Citazione di: WP

La parola "aesthetica" ha origine dalla parola greca αἴσθησις, che significa "sensazione", e dal verbo αἰσθάνομαι, che significa "percepire attraverso la mediazione del senso". Originariamente l'estetica infatti non è una parte a sé stante della filosofia, ma l'aspetto della conoscenza che riguarda l'uso dei sensi.


Ritenere l'estetica una fonte di conoscenza oltre che uno stimolo etico pare decisamente troppo per i nostri sedentari filosofi. Eppure guardando i giochi e i libri dei miei nipotini la cosa pare così evidente. Anche senza avere frequentato l'Accademia riconoscono subito la bellezza e sono terribilmente attratti dai segni misteriosi che circondano le figure. Segni che faranno un giorno di loro dei letterati e matematici. Al punto che giocandoci sopra se ne stanno appropriando giorno dopo giorno.







#7866
Citazione di: Jean il 27 Novembre 2018, 22:41:04 PM

Questo accenno d'analisi riguarda appunto la bellezza percepita con gli occhi, parimenti si potrebbe discutere di quelle rispondenti agli altri sensi... musica, odori, sapori... ecc. sin a giungere alle bellezze intellettuali, concettuali e scientifiche (ricordo il libro di Brian Greene, "L'universo elegante" che a mio parere ebbe tal successo anche per la "bellezza" del titolo... per dirne un altro "La solitudine dei numeri primi", di Paolo Giordano).


Un espandersi che dice, e ancor più mostra, molto.

Citazione di: Jean il 27 Novembre 2018, 22:41:04 PM

Ognuno di noi ha sviluppato i propri canoni di bellezza, anche se quelli prevalenti son espressione della società d'appartenenza; le letture "individuali" ed "originali" del percorso culturale delle società son naturalmente rare e tuttavia importantissime (o il Loto d'oro sarebbe ancora imperante...) poiché  in quella originalità risiede la possibilità (per quanto rara) d'affrancarsi dal conformismo... che anela a "solidificare" un soffio di vento qual è la bellezza...


Non "solidificabile", ma vitale. Atman, pneuma,...
#7867
L'aneddotica mi interessa solo quando fa apparire l'essenza o sostanza (fate voi) di un pensiero condiviso caratteristico di una formazione sociale. Tralasciando i rigagnoli e le perdite di tempo, mi sono rivolta a F.Nietzsche che narra in grande stile (...la bellezza edificante ... ) la psicopatologia della civiltà occidentale nel suo insieme, partecipando di entrambe le questioni. Sergio Moravia, facendo il verso a György Lukács, ha titolato un suo saggio su FN: la distruzione delle certezze. Anche il collasso del socialismo reale ha operato in tal modo. Ma tutto ciò apre spazio alla creazione. Das Nicht nichtet, dice Heidegger. Il nulla è attivo nel nullificare se stesso costringendo, noi postumi, a costruire su rovine. E rovine di rovine. Non sempre in meglio. Ma sapendo meglio cos'è il peggio. Cos'è nulla.

Ottima la scelta della discussione: qui siamo nell'essenza o sostanza (fate voi) del marxismo. Della sua parte sana, non ancora nullificata.
#7868
Di primo acchito direi che preferisco l'egualitarismo perché così nessuno rischia di trovarsi impiccato ad un albero. Ma ci sono anche altre ragioni ... alla prossima.
#7869
In effetti quel post mi pareva averlo inviato, ma poi ho avuto il dubbio fosse rimasto in anteprima. Comunque non era granché e troppo partecipato (come ha rilevato viator) anche per i miei gusti, probabilmente controproducente per il mio apparire. Per cui: meglio così  ;D
#7870
Qualcuno disse: odio quello che dici ma darei la mia vita perchè tu possa continuare a dirlo. All'incirca. Erano tempi in cui la libertà di espressione era un valore di vita e, soprattutto, di morte. Quindi anche se il pronunciamento pare eccessivo ha un suo fondamento storico. Direi di fare differenza tra apologia e argomentazione. Se uno conduce quella tesi in maniera logica e si confronta educatamente dovrebbe essere libero di farlo. Anzi troverei stimolante un simile contraddittorio, soprattutto se l'avversario è bravo ad argomentare, perchè sarebbe un'ennesima occasione per stanare l'araba fenice dei filosofi, la verità.
#7871
Mi mancava solo il pistolotto moralistico e l'anatema. Nel frattempo tutto il sapere si è convertito alla concezione materialistica. Del mondo e della storia. Fin dai tempi di Laplace l'ipotesi dio non era più necessaria. Poi Darwin, Marx, la scienza e filosofia moderna (non tutta). Se si vuole trovare qualche trascendenza bisogna partire dalla nuda materia umana. Prima ve ne farete una ragione meglio sarà. La scienza c'è già arrivata. I filosofi nicchiano... aspettando Godot.
#7872
Citazione di: Jacopus il 27 Novembre 2018, 10:28:43 AM
Non credo si tratti solo di perversioni staliniane.
Ecco cosa scrive Lenin nel 1922 a proposito del codice penale in fase di riformulazione:
" il pensiero fondamentale è chiaro: esporre apertamente il concetto di principio che motivi l'assenza e la giustificazione del terrore, la sua necessità, i suoi limiti. La giustizia non deve eliminare il terrore; proteggerlo sarebbe autoinganno [?], deve invece fondarne il principio. Occorre formulare con la massima ampiezza possibile, perché solo la coscienza giuridica rivoluzionaria e la coscienza rivoluzionaria stessa potranno suggerire la sua applicazione di fatto.
(Lenin, opere complete, Vol. 45, pag. 190.)

La coscienza rivoluzionaria elevata a unico giudice analogamente al "Dio lo vuole", e prova a criticare quelle persone e quei precetti in nome dell'individuo. Il rogo o la fucilazione saranno la tua mercede.

Davvero mi chiedo cosa c'entri quella citazione e la conclusione retorica con il materialismo storico e la sua morale, che consiste null'altro che nel riconoscimento dei fattori materiali negli eventi storici.

Ma mi incuriosiva il contesto di quella citazione che mi pare maltradotta, essendo almeno chiaro che il terrore deve avere dei limiti. Limiti che mi sono andata a cercare nell'atto avente valore di legge cui si riferiva la citazione. Mi aspettavo di trovare fuoco e tormenti per i peccatori, invece:

Codice Penale della RSFSR (01.06.1922)

art. 26.
Essendo  una  misura  cautelare,  la  pena  deve  essere  utile  allo  scopo  e,  nello stesso tempo, non deve avere il carattere di tormento, né devono essere inferte al reo sofferenze inutili e superflue


Bene, fin qui siamo a Beccaria. Vediamo le pene:

IV. Specie e forma della pena e delle altre misure cautelari

art. 32.
Le pene comminabili in base al CP sono:
a. l'esilio, temporaneo o illimitato, oltre i confini della RSFSR;
b. la reclusione in regime di rigido isolamento o senza isolamento;
c. i lavori forzati senza scorta;
d. la condanna condizionale;
e. la confisca, totale o parziale, dei beni;
f. la multa;
g. l'interdizione dai pubblici uffici;
h. l'interdizione dall'ufficio;
i. il biasimo pubblico;
j. l'obbligo di risarcire il danno


Manca qualcosa. Lo vedete anche voi ? Manca qualcosa presente in tutti i codici penali delle democrazie liberali del tempo.

No, c'è, ma è una misura eccezionale da tempo di guerra, com'era quella che nel 1922 la Russia stava combattendo contro i bianchi e i loro alleati occidentali:

art.33
Per le cause in corso presso i tribunali rivoluzionari, e fino alla sua soppressione per effetto degli articoli del presente Codice, è prevista la pena capitale mediante fucilazione.


Te capì, una misura eccezionale e provvisoria, promulgata Lenin vivente nel pieno delle sue facoltà di capo del Soviet Supremo e del PCUS. Dite che gliel'hanno fatta sotto il naso e si sono scordati il terrore ? Faccio presente che la pena di morte è stata abrogata dal codice penale italiano nel 1948 con la Costituzione Repubblicana e dal codice penale militare militare in tempo di guerra addirittura nel 1994. I comunisti sovietici mangiabambini c'erano arrivati 26 anni prima ad abrogarla nel codice penale ordinario. Che, morto Lenin, sia successo di tutto e di più non lo nego. Ma questa è la verità storica.

Attendo argomenti filosoficamente più sostanziosi di critica ai corollari morali della concezione materialistica della storia.

#7873
Citazione di: viator il 26 Novembre 2018, 21:13:40 PM
Salve. Vero che l'Euro danneggia il nostro Paese. Il cui problema è molto semplice : non è adatto ad affrontare le problematiche della globalizzazione planetaria, non può e non vuole (politicamente per ragioni demagogiche) accettare il nuovo in termini competitivi. Neppure restando a livello continentale.

Paradossalmente, tale aspetto è proprio ciò che l'appartenenza all'Unione dovrebbe attutire, ammortizzare.
Ma, visto che l'Italia non si sogna di voler mutare i propri multidecennali andazzi, essa non accetta quel minimo di rigore finanziario che dovrebbe permetterle di "armonizzarsi" con i parametri degli altri Paesi dell'Unione.

In parole povere l'Italia, lasciata a sé stessa, andrebbe incontro ad un semplice e piuttosto rapido tracollo, schiacciata dalle dinamiche planetarie.

L'Euro rappresenta il minore dei mali, ma i demagoghi nostrani fingono che rappresenti unicamente il male in sé, dandone naturalmente la colpa a coloro che l'Unione ed i suoi meccanismi riescono a reggerli benissimo, magari avvantaggiandosene grazie alla loro ben diversa serietà e forza economica.

Lettura assai riduttiva. L'Italia è stata impoverita dalle privatizzazioni che hanno regalato i gioielli da profitto a cani e porci. E' stata impoverita dalla speculazione finanziaria sui derivati, non quella dei privati cittadini che si possono anche mettere una pietra al collo, ma delle pubbliche amministrazioni locali e nazionali a vantaggio dei compagni di merende del mondo finanziario. L'Italia è stata impoverita da grandi, e soprattutto piccole opere utili solo ai compagni di merende, i cui cadaveri incompiuti impestano l'Italia, tanto quanto quelli compiuti e già in disfacimento l'hanno dissanguata. L'Italia è stata impoverita da corruzione pubblica ed evasione fiscale privata che hanno ingigantito i depositi privati e indebitato quelli pubblici a fronte di fornitura di servizi non pagati. Da tutto questo è stata svenata l'Italia e la moneta unica le ha dato la mazzata finale, ancorandola come Sisifo alla pietra del suo debito con i vincoli comunitari e NATO a fare da montagna.

La classe dirigente responsabile di tutto ciò non ha ancora popolato come merita il suo piazzale Loreto. E chi continua a votarla e giustificarla, per paura di chimere come il fascismo, con lei. Oggi è Italia anno zero e sarà così finchè rimarrà questa Europa. C'è solo da sperare che le nuove generazioni di cittadini ed elettori sappiano fare di meglio.
#7874
Tra le tante interpretazioni faidate sul fascismo è il caso di rivolgersi alla storia per capire cosa esso è veramente.

Il fascismo nasce in Italia nel 1921, sponsorizzato da capitalisti, industriali, agrari padani e latifondisti meridionali, per contrastare manu politica la crescita dei socialisti e comunisti e manu militari, a manganellate, le occupazioni delle terre e delle fabbriche da parte di braccianti e operai. Funzionerà allo stesso modo, e con gli stessi sponsor, in Germania, Spagna, Portogallo, Ungheria, Polonia,... e nel dopoguerra in America latina, Africa e Asia col supporto del padrone vetero e neocoloniale alla borghesia locale.

Questo è il fascismo. Tornerà ?

Ne dubito, perchè oggi il padrone riesce a fare tutto da solo con mezzi che gli sono più connaturati della coabitazione con la rozza plebe fascista dagli stivali sporchi che ti insozza il tappeto del salotto buono. E finisce anche col pretendere di comandare combinando guai, come Hitler e Mussolini. Ottimi anche quelli, perchè tra forniture militari e ricostruzione il capitale prospera, ma pieni di scocciature sulla porta di casa che la superiore scienza capitalistica ha trovato il modo di evitare. Eventualmente esportandoli.

Per una dittatura totalitaria efficiente e funzionale oggi bastano gli strumenti messi a punto dal capitalismo finanziario, globalizzato dopo la disfatta politica dell'avversario nel 1989. Quella economica c'era gia stata, anche se aveva costretto ad una coabitazione con la plebe socialdemocratica e i suoi discoli sessantottini. Oggi è finita. Tutto riluce di capitalismo. Persino la Cina. Per dominare la plebe mondiale lo spread funziona meglio dell'esercito, per quella europea basta l'Euro, come sentenziato dal lungimirante Attali, (non certo per la sua felicità). Delocalizzazione e automazione funzionano meglio degli squadroni della morte e delle camere di tortura della polizia politica. Gli esodi biblici migratori vanno gestiti direttamente coi politicanti comandati: la guerra tra i poveri funziona meglio della guerra contro i poveri e abbassa miracolosamente i salari, innalzando contemporaneamente i profitti.

Tutto fatto in casa e così perfettamente politicamente corretto secondo i tarocchi della democrazia liberale. I manganelli per ora non servono. Forse in futuro  chissà  :-\ . Difficile stabilire quando: velotempora currunt. Ma ora: hanno fatto un deserto e l'hanno chiamato pace. La Pax finanziaria. Al prossimo post ...
#7875
Citazione di: Lou il 26 Novembre 2018, 22:09:22 PM
Tanto quando entri nel mondo, nel mondo - appari, e l'apparire, sia che se se ne senta il bisogno o meno, ha una sua quantità d'essere. L'essere-apparso. Ohiboh siamo corpi nel mondo e come tali appariamo, e non è che ci sia un bisogno d'apparire, e nemmeno robe del tipo chi più appare è sia ben chiaro, ma all'essere-apparsi, iniquità o meno o altro, lo sei tu, lo sono io, lo siamo tutti. Volenti o nolenti. Così come siamo, corporalmente. Poi si può abolire che in ogni modo appariamo, anche corporalmente. Nel "come as you are!" c'è pure anche, non solo, il corpo, o voi lo delete, perchè nel suo essere corpo, appare!?!

Questa iniqua "iniquità" che paventi, madre delle peggior cose e peccatori, ne trovo il sì il peggiore uso che ne se ne può fare, quello sì non bello, ma nemmeno brutto, perchè anche la bruttezza ha il suo rango di bellezza, sublime.*E le iniquità non sono nè belle e nè brutte, non sono classificabili, forse, in termini estetici.

*https://goo.gl/images/gJVYYp

Concordo totalmente con la prima parte. E' un dovuto approfondimento sull'apparire che fin qui mancava. Meno con la seconda. Il brutto in estetica non esiste, ma l'estetica ha una sua dimensione trascendentale in cui bellezza e bruttezza si incrociano con piacere e disgusto. Come ogni metafisica è un livello altamente ingannevole, che può ridurre bellezza e bruttezza a brutti canoni e postulati. Ma la cura della bellezza del corpo e della psiche li sa superare.