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Messaggi - Ipazia

#8056
Citazione di: paul11 il 04 Novembre 2018, 14:18:23 PM

Marx oggi perde perchè non c'è un'identificazione di classe.Che cosa porta l'essere umano ad identifcarsi e creare un gruppo sociale, un movimento, un partito di classe? Una condizione oggettiva e una condizione soggettiva.


Questo è il capolavoro della classe dominante, che invece di coscienza di classe ne ha in abbondanza; avere disintegrato le condizioni oggettive e soggettive della coscienza di classe operaia attaccandola su più fronti: globalizzazione del processo produttivo, delocalizzazione, progettazione separata dalla produzione, automazione, scardinamento delle rappresentanze storiche dei lavoratori strutturate su base nazionale (che non conta più nulla), distruzione della grande industria nel primo mondo e collocazione della stessa dove minore o del tutto assente è la sua autonomia politica (sfruttando anche l'ambiguità politica cinese per questa operazione), proletarizzazione dell'artigianato e del terziario portando la privatizzazione fin dentro il contratto di lavoro (non più collettivo) e distruzione di ogni garanzia sul posto di lavoro.

Spetterà alle nuove generazioni ricostruire le condizioni soggettive di una risposta di classe, anche in termini di coscienza, in un quadro economico stravolto rispetto al modello classico della grande industria otto e novecentesca. Si può sempre riporre la speranza sulle enormi contraddizioni del modello di vita capitalistico, ma i manuali di strategia antagonistica sono tutti da riscrivere e probabilmente anche chi li riscriverà sarà molto diverso dalle figure storiche della militanza politica. Penso ad un qualche ritorno al più spontaneo luddismo. Ma anche il territorio del consumo (km zero e boicottaggi) mi pare fecondo per il dissotterramento dell'ascia di guerra. Occupy Wall Street ha quantomeno un merito teorico: avere indicato dove sta il padrone. Il padrone lo sa e probabilmente sta già preparando le contromosse per il prossimo assalto al Palazzo d'Inverno dove si rischierà di trovare solo dei calcolatori di ultima generazione.
#8057
Citazione di: donquixote il 04 Novembre 2018, 03:46:24 AM
Ho letto un po' velocemente i vari messaggi e a parte forse un accenno di Oxdeadbeef mi sembra che nessuno abbia evidenziato il punto centrale della questione, che è filosofico e non certo economico, mentre si discute esclusivamente di modi di produzione trascurando totalmente ciò che vi è alla base.  La semplice, essenziale e banale ragione per cui il comunismo ha fallito sta a mio avviso nel suo tentativo di imporsi come mera utopia completamente sganciata da qualsiasi senso della realtà, a dispetto della pretesa "scientificità" marxiana che appunto dalla realtà così com'è non dovrebbe prescindere. Soprattutto dalla realtà dell' "essere umano" che se già Kant, Voltaire e compagnia illuministica, sulla scorta del precedente "umanesimo", avevano già sopravvalutato con Marx si è giunti ad una idealizzazione totalmente al di fuori di ogni sia pur superficiale osservazione che chiunque era in grado di compiere.
Altrove avevo tracciato dei parallelismi fra il pensiero liberalcapitalista e quello comunista (con particolare riferimento ovviamente a quello espresso da Marx ed Engels che pare ancora essere, filosoficamente, imprescindibile); l'ovvia conclusione è che il comunismo ha perso, ma il pensiero di Marx ha vinto, sia pur sotto mentite spoglie. Li ripropongo qui.

Assai mentite spoglie. Perchè non hai capito che il perno del pensiero marxista non è il materialismo filosofico, ma l'abolizione della divisione di classe (economia). Il chè è chiaro fin dal manifesto del '47.

Citazione di: donquixote
Quella di Marx è "filosofia della prassi": nell'undicesima tesi su Feuerbach, che è stata riportata anche sulla sua lapide, afferma che più che interpretare il mondo bisogna trasformarlo. Il liberalcapitalismo esalta proprio l'azione, la trasformazione e l'innovazione costante, lo spirito d'impresa, il lavoro, la "cultura del fare", il progresso, lo sviluppo, la crescita, quindi condivide questa impostazione.
Condividono certamente l'idea di progresso. Ma con una differenza sostanziale:
tesi 10: ""Il punto di vista del vecchio materialismo è la società borghese; il punto di vista del nuovo materialismo è la società umana, o l'umanità sociale."

Citazione di: donquixote
Marx auspicava l'abolizione delle classi: il liberalcapitalismo la sta realizzando trasformando progressivamente l'umanità in un'unica classe di sfruttati a fronte di un numero sempre più esiguo di sfruttatori, che essendo fra l'altro in competizione fra loro non potranno certo sviluppare una "coscienza di classe".

Qui siamo alla fenomenologia spicciola con un non sequitur sia logico che empirico sulla coscienza di classe (che la "borghesia" tardocapitalistica ha all'ennesima potenza e se la racconta ogni anno al Bilderberg). Nemmeno ai tempi dei faraoni la differenza di condizioni di vita tra la base e il vertice della piramide era così mostruosa. La spersonalizzazione del padrone borghese non ne ha cambiato l'essenza, ma la fenomenologia, creando uno schermo impersonale tra chi sfrutta e chi è sfruttato. Il fenomeno era già evidentissimo ai tempi di Lenin e della stesura dell'"Imperialismo, fase suprema del capitalismo" (trust, monopoli, società anonime). Quella fase suprema si è dilatata fino allo "stato mondiale delle multinazionali" teorizzato negli anni 70 del '900 e ancora oltre ad un imperialismo globalizzato su base finanziaria. Unica costante: la società classista e i tagliatori di cedole con villa nei paradisi fiscali, protetti dall'anonimato delle corporations e dalle top guns del loro impero politico.

Citazione di: donquixote
Marx auspicava l'abolizione dello Stato in quanto garante degli interessi delle classi più abbienti: il liberalcapitalismo la sta realizzando dato che gli stati nazionali sono sempre meno autorevoli e quella che il marxismo chiamava "internazionalizzazione" adesso si chiama "globalizzazione", ove uomini ma soprattutto merci e capitali godono della più completa libertà di movimento (ognuno ha la possibilità di andare ovunque per realizzare il proprio "american dream" se in patria non ha l'opportunità di farlo).

Poche idee e ben confuse. Eppure già un secolo fa Lenin spiegava in "Stato e rivoluzione" cosa si intende per "abolizione dello stato". Che lo stato capitalistico sia nazionale o multinazionale non cambia nulla: tutela comunque (WTO, Banca mondiale, NATO, CE) gli interessi della classe borghese dominante e lo fa sia con le cannoniere militari che con quelle finanziarie. E' questo lo stato da abolire, non le funzioni amministrative di gestione della cosa pubblica in uno "stato" comunista, il cui internazionalismo dei lavoratori è antitetico al globalismo dei capitali e delle merci dei loro sfruttatori.

Citazione di: donquixote
È vero che Marx criticava l'individualismo, cardine dell'ideologia liberale, ma non si comprende come questa critica si possa coniugare con l'auspicata e programmata abolizione dello stato; senza stato e senza "ideologie" (dato che Marx criticava anche quelle) ogni individuo fa per sé, e dunque non vi può essere valore superiore al proprio ego e alla sua soddisfazione, a maggior ragione nel mondo della "praxis".

E' una critica che si può fare ad ogni forma di anarchismo (comunista o liberale), non certo ai comunisti che nel partito individuavano il cervello amministrativo della cosa pubblica, funzione necessaria anche in un condominio. Si estingue la essenza repressiva dello stato borghese, la funzione che fonda la classe dominante in quanto stato. Una volta abolite le classi anche questa funzione cessa e con essa lo stato inteso in senso classista, ovvero di violenza organizzata contro le classi subalterne. E' evidente che in una società comunista la priorità del bene pubblico e la gestione cooperativa dello stesso (entrambi archè di un'etica umanistica) limita l'individualismo, in quanto esercizio di "volontà di potenza", agli ambiti della vita privata.

Citazione di: donquixote
Marx auspicava l'abolizione delle religioni (che nei paesi ispirati dal suo pensiero erano proibite per legge). Il liberalcapitalismo l'ha realizzata svuotandole completamente di senso e riducendole a mero "entertainment", quindi di fatto abolendole in modo "soft" o convertendole al proprio verbo (nessun Papa è mai stato più marxista e quindi liberalcapitalista quanto quello attuale).

Il marxismo ha perseguito l'abolizione del parassitismo religioso (clero) così come del parassitismo economico (classi dominanti). Nel privato uno può credere in ciò che vuole e sostenere pure le sue sette. Che il Capitale abbia sostituito gli antichi dei e istituito un nuovo clero economico-finanziario è un problema interno alle religioni, non degli atei comunisti, che combattono anche l'ideologia di questa nuova religione sviluppata della borghesia dominante intorno al feticismo delle merci e del denaro.

Citazione di: donquixote
L'economia era per Marx la scienza della soddisfazione dei bisogni umani, e la questione fondamentale della sua prassi era tale soddisfazione e le modalità per raggiungerla, la cosiddetta "struttura", mentre criticava le "sovrastrutture" ovvero le ideologie che giustificavano una situazione di fatto (nella fattispecie lo sfruttamento del lavoro umano) e che doveva essere rivoluzionata attraverso la prassi. Il liberalcapitalismo fa la medesima operazione occupandosi essenzialmente di far funzionare la "struttura" (l'economia) e variando di volta in volta le "sovrastrutture" per adeguarle al funzionamento della medesima...

Non si rimane classe dominante se non si ha pure l'intelligenza di imparare qualcosa dal nemico. Oggi i marxisti più coerenti, tanto in termini di coscienza di classe che di manipolazione della sovrastruttura ideologica per conservare e ampliare la struttura economica loro propria, sono proprio i capitalisti. Con una piccola, ma abissale, differenza. La struttura di cui parliamo è radicalmente diversa nelle due visioni del mondo.

tralascio il resto che, partendo da premesse sbagliate giunge a conclusioni sbagliate, a causa, soprattutto, di una conoscenza limitata e caricaturale del pensiero comunista di tradizione marxista. Certamente non casuale, ma molto coerentemente incardinata nella sovrastruttura dominante.
#8058
Citazione di: Jacopus il 30 Ottobre 2018, 19:26:35 PM

"Uno di sinistra non contempla il fatto che un autoctono abbia più diritti di uno straniero". Avrai studiato teologia ma ti mancano le basi di giurisprudenza.
Il diritto è uno per tutti. Questa è una invenzione dello stato di diritto. Capisco che si tratta di una innovazione fastidiosa per chi vorrebbe eliminare le zecche comuniste o affondare i barconi senza essere imputato di omicidio. Ti sorprendero' ancor più: anche lo stupratore africano brutto e cattivo ha dei diritti nello stato di diritto, mentre nello stato fascista o comunista si può fare fuori su due piedi, magari accusando di stupro un oppositore politico. Semplice e sagace. Se invece secondo te lo stupratore italiano ha più diritti allora sono veramente senza parole. Affidiamoci alla Provvidenza.

Anche nello stato di diritto di tradizione borghese si distingue il cittadino dallo straniero. Nella nostra Costituzione il soggetto di diritto è quasi sempre il "cittadino". Eviterei pertanto una distorsione dello "stato di diritto" in senso universalistico. E pure delle le pene, disciplinate dal codice penale, in cui non sono in gioco i diritti, ma i reati. Che giustamente si rifanno al principio generale di cui all'art.2 della Costituzione e si parla non più di cittadino ma di persona (art. 111). Io trovo corretto che quando si tratta di diritti si stabiliscano differenze tra cittadino e straniero. Al quale, un minimo di buona educazione peraltro richiesta a livello planetario, consiglierebbe di bussare e attendere il permesso prima di entrare. Restando all'ospitante il diritto, motivato, di dire di no. Senza che ciò trasformi il mitico "stato di diritto" in un regime satanico.
#8059
Tematiche Filosofiche / Re:Scienza e liber
03 Novembre 2018, 11:55:38 AM
Citazione di: Lou il 03 Novembre 2018, 02:07:16 AM
... Ma è questa la congiuntura epocale, ora vado da mia figlia e, candida, le dico che fanculo il liceo scientifico, e i suoi futuri sulle biotecnologie, sia mai, e non faccia nemmeno come me, filosofia, e che chiami sciamani per una malattia, altrimenti scenari apocalittici, perchè sti ciechi governi non badano ad altro che sì, il soldo. Ed è tutto a posto, etico sostenibile.
Ma questo è il trend, siate scemi dai, che le scie kimiche e nemici immaginari  hanno più grado di realtà della ricerca, abbasso la conoscenza, abbasso quella cattivona della scienza! dai, avanti, lasciamola perdere sta scienza che è solo una venduta al potere, così che va bene - scenari questi sì - paradisiaci.

Io ho fatto studi scientifici e li rifarei. La scienza è tutto ciò che sappiamo aldiqua del bene e del male. Ma tua figlia dovrà anche imparare il bene e il male prima di avventurarsi aldilà. Invece la gran parte della comunità scientifica ha sempre svolazzato aldiqua e aldilà, ignorando alla grande quello che ci sta in mezzo; autoassolvendosi di ogni porcata e rotolandosi allegramente nel fango del nichilismo che questa autoassoluzione comporta. Le biotecnologie sono un settore assai problematico. Non sono così micidiali come la radioattività e molta chimica, ma ne sappiamo ancora poco sui loro effetti ambientali. Hanno peraltro aspetti di grande utilità sociale, per cui penso che conoscerle sia importante e imprescindibile per capire dove vanno a parare le loro applicazioni e contrastarne quelle maligne. Esercitando quindi un alto diritto democratico sull'uso della scienza proprio di chi ci capisce qualcosa. Difenderle o contrastarle a spada tratta, a prescindere: no.
#8060
Tematiche Filosofiche / Re:Scienza e libertà
03 Novembre 2018, 09:07:55 AM
Citazione di: Jacopus il 03 Novembre 2018, 07:12:34 AM
Leggere Lou che discute con foga non ha prezzo! :D

  • A proposito della scienza come istrumentum regni ideologizzato non ci piove. Oggi si può dire che "lo si deve fare in nome della scienza" come ieri lo si doveva fare in nome di Dio. Foucault ha dedicato la sua vita a questo argomento o meglio, al nesso fra conoscenza e potere.
  • Foucault però adotta per criticare la scienza un criterio conoscitivo "alto", formulato attraverso la presentazione di prove e la presentazione alla comunità accademica e quindi usando un metodo lato sensu, scientifico.
  • La novità attuale, che incrina la stessa concezione di cultura democratica, è la critica al metodo scientifico "dal basso". La democratizzazione come libertà di "spararla grossa".
  • Siamo giunti a ciò attraverso meccanismi diversi ma tutti imparentati a una dinamica che potremmo chiamare "vincere facile".
  • La scuola "deve" promuovere, i programmi culturali (tranne poche eccezioni) devono essere facilmente recepibili e possibilmente spettacolarizzati, le critiche devono essere esse stesse iperboliche e surreali per attrarre il maggior numero di click. Si illudono masse di utenti del web che la conoscenza sia un percorso breve e illustrato.
  • La società attuale, quindi subisce un doppio attacco, dall'alto, attraverso il connubio potere-conoscenza (un fenomeno sempre esistito, fin dai tempi dei faraoni), e dal basso tramite la diffusione di un pensiero tanto arrogante quanto incompetente e surreale.
  • È come se siano terminati i garanti del sapere, parallelamente allo sterminio simbolico dei garanti del potere (chi ci attende dopo l'usura della coppia giallo-verde?).
  • Non credo che oggi la diffusione del pensiero e del metodo scientifico siano adeguati al livello di complessità raggiunto dalle nostre società. Non bisogna comparare il nostro grado di alfabetizzazione con quello di un secolo fa. Si tratterebbe di un paragone triviale. Un secolo fa non si chiedeva ai ns antenati di farsi una opinione fondata sul "fine vita" o sulla "manipolazione genetica" o sul "cambiamento climatico". Ho l'impressione che a fronte della necessità di aumentare la "cognizione di causa", l'attuale società occidentale si stia ritirando in comodi rifugi della mente, dove la fanno da padroni l'individuazione di Capri espiatori, complotti, spiegazioni semplici e assurde di fenomeni complessi.
  • Ma questa deriva non si traduce in discussioni accademiche ma in scelte politiche che subiamo tutti e che sono la premessa all'instaurazione di rendite politiche e di un assetto regressivo della società nel suo complesso.
  • Il motto potrebbe essere "infarinatura generale", mentre la realtà attuale dovrebbe essere affrontata tramite "impanatura attenta e distinta per ogni singola cotoletta."
  • @ paul: non ho letto il libro di Bobbio, ma ora che lo hai citato sento il solito impulso incontrollabile teso al suo impossessamento. 8)

Questo discorso è decisamente più equilibrato della tesi iniziale. Parafrasando la tua frase: Non credo che oggi la diffusione del pensiero etico sia adeguato al livello di complessità raggiunto dalle nostre società. Non lo è soprattutto per i creatori del bene e del male che operano nella scienza. Non possiamo limitarci a condannare chi usa e progetta il male senza toccare chi lo crea. Non possiamo accettare che chi crea il futuro abbia la sensibilità etica e la preveggenza di un bottegaio che non vede al di là della saracinesca della sua bottega. Altrimenti anche la favoleggiata preveggenza della scienza diventa una barzelletta. Tomatis è fuoriuscito quando ha visto l'andazzo della ricerca sul cancro sponsorizzata da chi lo produceva. Quando vedrò i laboratori di morte deserti perchè i ricercatori si rifiutano di lavorarvi cambierò idea. Nel frattempo continuerò a pensare che è un buco nero che annichilisce la ragione sottrarre le responsabilità della comunità scientifica dalle responsabilità della società in generale. Un bias inaccettabile. Un concepire il concepibile delirante.
#8061
Citazione di: 0xdeadbeef il 28 Ottobre 2018, 10:30:25 AM

Stallmann era uso ripetere spesso questo concetto: "se noi due abbiamo ognuno una mela e ce le scambiamo restiamo con
una mela a testa; ma se ci scambiamo la nostra conoscenza essa sarà per ciascuno di noi molto aumentata ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee ".

Da bravo hacker l'ha rubata a G.B.Show o, piuttosto, Charles F. Brannan. Questo aforisma autoevidente lo porrei come dimostrazione della trascendentalità (tutta) umana.
#8062
Citazione di: baylham il 02 Novembre 2018, 18:09:48 PM

Ipazia stai difendendo una teoria del valore-lavoro che logicamente e matematicamente non sta in piedi, ti consiglio di approfondire il problema irresolubile della trasformazione del valore-lavoro in prezzi della teoria marxiana.
Oltretutto nella tua difesa introduci elementi che sono in chiara contraddizione con la teoria del valore lavoro: il "lavoro passato fatto di conoscenze e materiali esclusivi" spiega la rendita, che non ha origine e spiegazione dalla quantità di lavoro ed è una categoria reddituale ben diversa dal salario e dal profitto.

I prezzi sono decisi dal mercato, che oggi è ancora più pilotato che ai tempi di Marx. Per cui è evidente che non c'è corrispondenza biunivoca tra valore (economico) e prezzo (politico).
Però quello che a me preme affermare è la natura ontologica del valore economico che contiene solo due elementi: natura e lavoro. Tutto il resto, compresa l'impresa capitalistica e l'imprenditore è sovrastruttura. Modificabile a piacimento. Mentre non è modificabile la componente strutturale natura-lavoro. L'automazione non modifica questo dato strutturale essendo comunque necessario un "umano" produttore, manutentore e programmatore delle macchine. Lo modificherà soltanto quando le macchine garantiranno un ciclo di lavoro completo, dalla produzione alla distribuzione, senza intervento dell'uomo. La vedo lunga.

Il lavoro passato fatto di conoscenze e materiali esclusivi non è rendita, ma capitale fisso incorporato nel know-how e nella selezione delle materie prime di un'azienda o di un'area produttiva. Chi ha una miniera di diamanti nel suo territorio e la sfrutta non vive di rendita, ma di attività estrattiva di carattere esclusivo. Chi ha un know-how particolare non vive di rendita, ma sfrutta la sua conoscenza esclusiva nella sua attività produttiva. Così è per chi produce il parmigiano nelle aree che producono quel tipo di latte.
#8063
Tematiche Filosofiche / Re:Scienza e libertà
02 Novembre 2018, 21:44:33 PM
Concordo con Socrate78. La comunità scientifica ha grosse responsabilità sui crimini contro l'umanità commessi con la sua ricerca. In chimica si sono inventati centinaia di prodotti di sintesi che hanno impestato l'ambiente e prodotto malattie oncologiche. I ricercatori li hanno prodotti con la stessa nonchalance dei kapò nazisti. Lasciando che fosse la sperimentazione sull'uomo nei posti di lavoro e nell'uso comune a testarne la cancerogenicità. Quando si sono scoperte le sostanze radioattive si è capito subito la loro pericolosità: ma tutti allineati e coperti a servire i rispettivi governi per produrre le armi atomiche. Sui geneticamente modificati siamo daccapo. Prima si fa la frittata e poi si rimedia. Se si può. Nel frattempo ci teniamo gli alogenoderivati nelle falde e nel latte.  I laboratori delle industrie di morte sono pieni di ricercatori. La ricerca è progredita. MA A CHE PREZZO ? (tralascio l'Economia perchè è come sparare sulla croce rossa).
#8064
Anche se a qualcuno ricrescesse una gamba amputata l'ultima ipotesi che considererei sarebbe l'intervento di un nume. A meno che non venisse lui di persona a dimostrarmelo.
#8065
Certo. Ma volevo evidenziare gli aspetti patologici della questione. Dando per scontati quelli di sano umanesimo.
#8066
Tematiche Filosofiche / Re:Scienza e libertà
02 Novembre 2018, 16:44:29 PM
Citazione di: Lou il 02 Novembre 2018, 16:24:59 PM
Citazione di: Ipazia il 02 Novembre 2018, 15:59:36 PM
Se proprio vogliamo chiamare in causa la scienza dobbiamo ammettere, con Piero Angela, che essa è decisamente totalitaria, riconoscendo solo ciò che passa il vaglio del suo metodo sperimentale.
È un metodo riconosciuto dal consenso libero, partecipato e razionale della comunità, perciò non può essere detto totalitario.
Non mi avvito su un termine. Diciamo che non è democratica: la velocità della luce non si decide per referendum. Tornando alla sua comunità risulta, dal libro che ho postato, che anche al suo interno il consenso sia tutt'altro che libero, partecipato e razionale. Dipende molto dagli interessi in gioco che finiscono col prevalere sul suo tanto osannato e neutrale metodo.
#8067
Tematiche Filosofiche / Re:Scienza e libertà
02 Novembre 2018, 15:59:36 PM
La scienza non può essere nè democratica, nè antidemocratica. Semmai la "comunità scientifica", con tutti i suoi lati oscuri, che finiscono con l'oscurare anche quelli chiari.

Se proprio vogliamo chiamare in causa la scienza dobbiamo ammettere, con Piero Angela, che essa è decisamente totalitaria, riconoscendo solo ciò che passa il vaglio del suo metodo sperimentale. Se questo, nello stretto ambito delle discipline scientifiche, può essere fecondo e auspicabile, è pur facile estendere metafisicamente il concetto alla società civile e usare la scienza, e la sua comunità, come martello antidemocratico. Di ciò, chi appartiene alla comunità scientifica deve essere consapevole e contrastarne la tendenza. Cosa che, spesso, ha un costo elevato, che pochi scienziati sono disposti a pagare:

Il fuoriuscito
#8068
Citazione di: Apeiron il 02 Novembre 2018, 15:16:00 PM
Citazione di: Ipazia il 01 Novembre 2018, 18:58:59 PM

Sì, nell'uomo è probabile che "certi istinti o desideri sopravanzino l'istinto di sopravvivenza".

Forse non solo nell'uomo  :) anzi, credo proprio che a volte sia vero anche negli altri animali...

Nella difesa della prole certamente. Nell'uomo molto di più. Spesso anche in forma autolesionistica, quando ci sono induzioni mitologiche di mezzo.

#8069
Il valore aggiunto che differenzia il parmigiano dal parmesan sta scritto nel suo disciplinare di produzione che prevede l'uso di particolari latti e fermenti, frutto dell'opera selettiva di chi nel corso, ormai dei secoli,  nè ha curato la qualità. Si aggiungano i tempi di stagionatura che sono un costo di produzione aggiuntivo ovvero un differimento del ricavo. Quindi non c'è nulla di ideologico e metafisico nel valore superiore del parmigiano sul parmesan. Non è il brand, o l'etnia,  che aggiunge valore, ma il lavoro contenuto in esso. Lavoro passato fatto di conoscenze e materiali esclusivi e lavoro presente fatto di tempi lunghi di produzione.

Lo stesso dicasi degli oli d'oliva industriali rispetto a quelli di produzione artigianale di rintracciabilità certa. O dei vini. Non c'è "valore aggiunto" tipo brand che tenga di fronte alla qualità del processo produttivo, che è lavoro in atto. Un vino o olio artigianale ha caratteri organolettici particolari, che possono piacere o non piacere, ma che sono unici e in pezzi limitati. Inoltre il lavoro artigianale richiede più tempo di quello industriale. Tutto ciò giustifica il maggior "valore-lavoro aggiunto" di un prodotto artigianale su uno industriale. Poi spetta al consumatore tenere in vita questa qualità e/o specificità produttiva, avendo la capacità economica di poterlo fare, sganciandosi dal rullo compressore del prezzo che favorisce i tempi di lavoro accelerati del processo industriale e le sue strategie di marketing su vasta scala, così care agli agricoltori garrotati.

Più difficile applicare questo principio, capace di tenere in piedi piccoli produttori locali, nel caso di altri settori industriali, più omologati, dove la legge del valore-lavoro è inesorabile: tipo l'industria automobilistica.  Nell'informatica pare ci sia ancora spazio per il misticismo tecnologico, su cui Apple gozzoviglia. Però, anche lì, la qualità, e il fantomatico "valore aggiunto", non sono opinioni fondata sul brand. Basta aprire un aggeggio Apple o vedere la risoluzione dello schermo per rendersene conto. Se poi Apple ti tarocca pure il s.o. dei vecchi modelli per venderne di nuovi, si casca in quanto evidenziato da Socrate78 poco fa. Il Capitale deve fare i salti mortali per mantenere quello che promette. E gran parte del mantenimento è pura fuffa.

PS @ bistecca-di-bue-morto ;) Anche la grande distribuzione ha scoperto il made in Italy e quindi non c'è nulla di certo. Io mi faccio mandare l'olio direttamente da un piccolo olivicoltore calabrese attraverso un collega di là. Costa 8 euro al litro ed è sublime (per il mio palato, che ha anche un vissuto bromatologico). Il costo varia in più o meno, ma di poco, secondo le annate.
#8070
Tematiche Filosofiche / Re:Hiroshima fu il meno peggio
02 Novembre 2018, 11:00:55 AM
Citazione di: viator il 01 Novembre 2018, 23:25:54 PM

E ciò non solo per proprio "cinismo", ma perché rappresentava loro sacrosanto diritto all'interno di una guerra VOLUTA PER RAGIONI ESPANSIONISTICHE PROPRIO DAL GIAPPONE !!

Poi, unendo l'utile al dilettevole, poterono sperimentare, a modico costo loro, anche la differenza tra una bomba all'uranio e una al plutonio in corpore vili. Ennesimo capitolo delle magnifiche e progressive sorti dell'umanità per via scientifica. Poi ci si stupisce se la gggente si fida poco della scienza e dei suoi funzionari.
Da allora gli USA ci hanno preso gusto e direttamente, o per interposti attori tipo Israele, hanno continuato a sperimentare di tutto e di più nell'unica industria in cui hanno ancora la leadership: l'industria della morte. Inventandosi addirittura le guerre, quando c'erano nuovi prodigi da sperimentare e nuovi profitti da creare.