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Messaggi - paul11

#811
Citazione di: InVerno il 08 Novembre 2018, 14:20:41 PM
Citazione di: paul11 il 08 Novembre 2018, 10:17:17 AMEntrambi però esaltano culturalmente la soggettività, proponendo la prima la possibilità di diventare privilegiati nelle èlite, basta accettarne la sottocultura, la seconda esaltando il futuro stato di liberazione dal vincolo storicamente momentaneo dello stato dittatore.
Come può un economia pianificata esaltare la soggettività degli individui? La forza del libero mercato è che oltre ad essere un metodo di scambio merci, sotto intende un libero mercato delle idee. Che è esattamente ciò che manca ai regimi totalitari. Non è un caso una delle cause più citate tra le possibili del crollo dell'USSR vi sia l'inefficienza con cui domanda ed offerta si incontravano, tanto che alcuni marxisti moderni accettato il fatto, sostengono che ai tempi non vi fossero gli strumenti statistici necessari per sostenere un economia pianificata (mentre ora invece si? Perchè pensano di averli loro). Notoriamente non sono un sostenitore della deriva ontologica del "mercatismo", ma è anche vero che questo sistema è utilizzato terribilmente male. Se è vero che si vota più efficamente da consumatori che nelle urne, e che i mercati "insegnano a votare", è anche vero che nessuno degli "oppressi" si è mai degnato di "votare" (comprare) in maniera ponderata. Il consumismo si pone come obbietto imprescindibile quello di rendere il consumatore irrazionale e compulsivo, cioè di metterlo alla mercè delle elite, attraverso la sistematica menzogna (accettata per motivi a me insondabili) dei meccanismi pubblicitari. Se il consumatore ponderasse le proprie scelte e si coalizzasse, avrebbe molto più potere di quanto immagina, ma non lo ha mai esercitato, e che sorpresa che il potere economico si accumuli! Terminare il capitalismo, se proprio si pensa sia la scelta migliore, è la cosa più facile del mondo e richiede una sola e semplice azione: presentarsi agli sportelli domani mattina, basterebbe che un decimo della popolazione lo facesse. Il problema è cosa fare dopo, e la risposta "economia pianificata" non solo non è marxista, ma si è pure dimostrata tragicamente errata.
ciao Inverno,
la soggettività umana non  è stata tolta dal marxismo, è diventata alienazione.

La soggettività fu compressa e imposto un regime , ma che non rispondeva davvero ad una cultura"altra" dal capitalismo tant'è che è stato definito capitalismo di Stato.
Non basta essere anticapitalisti, un sistema per essere davvero alternativo deve fondarsi su una cultura e aggiungerei filosofia  opposta o comunque diversa.
Il problema non fu l'inefficienza, non dimentichiamo lo stakanovismo che significa creare produttività maggiori e quindi risorse accumulate dda gestire. La usarono soprattutto nell'industria pesante, ai fini degli armamenti difensivi.
Il problema è che anche il comunismo avrebbe dovuto espandersi , rimanendo sistema chiuso è morto"per stanchezza".
La stessa cosa è accaduto in Cina, per altri versi.
Noi umani nel Novecento e ancora oggi tendiamo più all'egoismo che al sociale

A differenza di Ipazia,sono in parte d'accordo, avendo studiato alcuni casi di autogestione o forme ccoperativistiche.
Ma non lo permetterebbero, direbbero che è illegale come una moneta statale è forzosa e quindi legale.
Faccio un esempio banale. I sindacati dei lavoratori decidono di costituire una cooperativa bancaria/finanziaria  NOPROFIT in cui i risparmi dei lavoratori confluiscono. Tasso attivo e tasso passivo zero. Non penso proprio sia fattibile.
Perchè i risparmi non andrebbero più alle banche d'affari e si avrebbe il cortocircuito fra i due sistemi finanziari: risparmi/prestito bancario fra privati, prestiti fra banche con il tasso di sconto della banca centrale, prestiti fra banche d'affari e Stati con i debiti degli Stati  sui mercati primario e secondario . Si arriverebbe quasi subito ad una rivoluzione e comunque non le farebbero nemmeno sorgere, bollandole come illegali.
Lo fanno attualmente sui fondi pensionistici di categoria, ma ci sono leggi apposta dello Stato, e il denaro che vi confluisce viene utilizzato da aziende apposite che acquistano titoli sui mercati azionario e obbligazionario.

Ma la gente essendo illusa da illusionisti, guarderebbe i tassi d'interesse migliori per il Suo futuro per la Sua famiglia.
Andrebbe comunque dalla banca che gli offre i miglior iinteressi così come i fondi d'investimento.

I lavoratori che sono produttori,ma anche consumatori decidono l o"sciopero del consumo" sulle imprese che sfruttano ledendo diritti sociali o licenziano anche se hanno profitti. Questo è fattibile. Ma accadrebbe che quella ditta fallisce e i lavoratori dipendenti diverrebbero disoccupati.
C'è da pensarci............
#812
Citazione di: Socrate78 il 08 Novembre 2018, 13:50:34 PM
Il fatto è che non è tanto il comunismo in sé ad essere malato, semmai lo è la natura umana che è egoista. Lo vediamo nei bambini, tra le prime parole che il bambino piccolo pronuncia c'è l'aggettivo "MIO" e il pronome "IO"! In fondo anche il filosofo Rousseau, ben prima di Marx, aveva affermato che la proprietà privata non può essere considerata un elemento stabilito dalla natura, perché la natura è come se avesse dato tutto a tutti: questa considerazione condusse Rousseau a scrivere nel discorso sull'origine della diseguaglianza la famosa frase: "Maledetto quell'uomo che ha per la prima volta cinto un pezzo di terra e ha dichiarato "Questo è MIO"!, proprio perché in quest'istinto al possesso Rousseau vedeva anche l'origine della prevaricazione, perché ci si impossessa di un bene negando agli altri la possibilità di beneficiarne. Tuttavia, non sempre l'instaurazione del collettivismo ha prodotto conflitti, ad esempio all'inizio della sua storia Israele ha visto la creazione di fattorie collettive (Kibbutz) in cui vigeva il comunismo, la proprietà della terra era comune e ognuno riceveva in cambio dal suo lavoro il frutto del lavoro altrui, allo stesso modo come avveniva in URSS in fattorie del tutto simili (Kolckoz). Ora, nei kibbutz non ci sono state mai rivolte e il socialismo si è affermato spontaneamente, e ancor oggi in Israele vi sono in tutto 66 kibbutz (isole di comunismo in un paese molto capitalista) in cui la proprietà privata non esiste, e chi li ha visitati o vi ha fatto del volontariato ha ammirato questo sistema per l'atmosfera di condivisione e di cooperazione altruistica che lo caratterizza. Ora, se il socialismo fosse stato davvero così innaturale e inapplicabile, allora nemmeno situazioni del genere sarebbero dovute affermarsi e sopravvivere, o no?
Ma lo stato di Israele non è un regime comunista.
Non vorrei essere frainteso, mi interessa l'aspetto filosofico, culturale, umano, non parteggio quindi per uno o l'altro sistema, cerco di esserne "fuori" per analizzare meglio, per quanto possa..

Penso che i valori morali  siano riconducibili agli istinti, di sopravvivenza, territorialità, sociali, ecc, ma per diventare etica e morale necessitano di ragione e di spirito, che sono su piani diversi.
La natura o incontra  la ragione o  è scontro.
Un"sano" istinto egoico e territoriale che ci permettono di esistere è importante che sia limitato, oltre il quale sconfina contro la natura stessa e anche contro i nostri simili.

I limiti imposti hanno due movimenti: l'etica interiore personale, la morale imposta da una cultura o addirittura da forme politiche  dittatoriali.

O una persona è capace di autodisciplina  o qualcuno deve dirgli come comportarsi.
O la legge è dentro di me oppure qualcuno la imporrà fuori di me ,sanzionandone la trasgressione.

Il cortocircuito etico/razionale, nella cultura moderna è aver spacciato per libertà, la libertà negativa senza proporre quella positiva.
Ci liberiamo dai vincoli, anche etico e morali, compreso chiese e vivremo finalmente .........felici.
Ma liberi per che cosa? Di assecondare gli egoismi capitalistici e fare l'arrampicatore sociale fregandosene dei problemi degli altri e uscendo dalle linee di rispetto? Oppure nella dittatura limitiamo come sistema la libertà, perchè sfuggendo segue identificazioni capitalistiche?

I due sistemi hanno un problema, sono figli della cultura moderna dissociativa,che ha esaltato le antitesi, le contrapposizioni e che cerca le verità, non una, ma infinite piccole verità che si risolvono ovviamente con lo scontro.
La forza delle spiritualità millenarie e delle istituzioni ecclesiastiche  è proprio l'aver creato sistemi morali in cui influiscono le  etiche personali. 
Ma quì avviene esattamente l'opposto: esaltazione della morale ed etiche tanto da condizionarne le esistenze e l'utilizzo delle morali ai fini strumentali ,per i poteri secolari che hanno ben poco di spirituale.

Crolla  il sistema comunista:  è stato tanto traumatico diventare occidentalcapitalisti? 
Se quelle generazioni,che non conobbero il capitalismo, ma solo il comunismo, fossero state "mature", avrebbero ripermesso di rientrare nelle proprietà private? 

Temo che non vi siano affatto evoluzioni, ma occasioni storiche. Se non c'è una premessa culturale il rischio è che fallisce anche la miglior teoria sociale.
Fai l'esempio del kibbutz e ne hai ragione.
Ora proviamo a vedere come banche sociali ottocentesche, le prime forme di ccoperative rosse o bianche che siano, si siano trasformate fino alle Banche popolari speculative a responsabilità limitata? Oggi la cooperativa è la forma per agire da capitalista in una forma giuridica più protetta, per tagliare costi e sfruttare legalmente.

Fin quando la nostra cultura esalta l'uomo e quindi la sua volontà di potenza e l'uomo diventa misura di se stesso senza rispondere più all''antico cosmos o alla natura, lo scontro diventa allora fra uomo contro la natura e il cosmo.
Quindi  IO, il MIO, non diventano NOI e NOSTRO
#813
I sistemi capitalistico e comunista , in termini reali,  hanno peculiarità diverse.
Il capitalismo internamente lo gestisce nella dialettica parlamentare delle rappresentanze partitiche.
In modo tale che la protesta sia gestita, non sempre, pacificamente.
Questo tipo di gestione democratico parlamentare delle rappresentanze partitiche è il punto debole
del sistema comunista che si presenta come dittatura democratica.
Entrambi i sistemi dicono di essere "in nome del popolo", ma il potere reale da una parte è gestita da élite
capitalistiche e dall'altra dalla nomenklatura del partito comunista.
E' da tener presente che il sistema capitalistico  "lavora" in termini di mercato e il mercato deve necessariamente non essere legato ad un luogo, perché ha necessità sempre di un'espansione, di avanzare in termini di territori nuovi. Quindi sua peculiarità è che le problematiche di un luogo tendono ad essere esportate. Significa che le grandi crisi che nascono in luogo del mondo coinvolgono l'intero sistema economico.
Il problema politico e culturale è che un sistema tende allo stato brado, l'altro lo blocca.
Sarà la via  di mezzo la soluzione?
 
Dal punto di vista filosofico, quindi rispondo a Donquixote, il problema è etico e morale e questo coinvolge la natura umana e il logos.
Quando  un sistema esalta il "selvaggio" e l'altro blocca questo selvaggio, siamo di fronte al grande pensiero occidentale, ci sono anche Nietzsche ed Heidegger, otre a Marx,.
Come ho scritto altrove il problema soprattutto esaltato dalla modernità  è stata la dissociazione, quello che C.Pierini chiama la complementarietà o il dualismo.
Tutt'ora non  è risolta culturalmente, filosoficamente.
Se per Nietzsche la morale ha condizionato l'uomo da renderlo mediocre e risentito,
In Marx la dissociazione fra forza la voro e proprietà dei mezzi di produzione porta all'alienazione, ma nessuno ha esposto ed è fuggito dall'analisi sull'Essere. Che caratteristiche ha il superuomo di Nietzsche?
Che caratteristiche ha l'uomo liberato economicamente dalle condizioni economico materiali di Marx?
 
E intanto vince la mediocrità, l'ipocrisia, e lo stato brado.
E' chiaro che le prassi dimostrano che qualcosa nella teoretica culturale è sfuggita all'analisi o lo si è data per scontata.
Eppure sia Marx, Nietzsche, Heidegger, hanno posto tutti il problema del'autenticità umana.
 
La prassi ha il merito di porre in contraddizione le teoretiche , l'esperienza mostra le contraddizioni fra pensiero ed azione.Quando in entrambi i sistemi il problema è stato di recepire le dissonanze, le richieste di chi si dissocia dal poter costituito promuovendo movimenti per i diritti civili e sociali ,ripropone il dilemma intrinseco nelle teoretiche :dove sta la morale culturale e le etiche personali?
Le dichiarazioni sui diritti dell'uomo in realtà sono intenti, divenute immagini retoriche, non recepite dalle prassi, poiché il dilemma è culturale e filosofico.
Entrambi  i sistemi confidano nelle prassi come risoluzione dei dilemmi teoretici e spesso nelle sedi politiche tentano di dirimere le questioni sociali, dimenticando la cultura che permea l'intero genere umano.
Nell'antichità si era posto il problema fra unitarietà dei molteplici.
I molteplici sono le dissociazioni che la cultura moderna ha esaltato cercando la verità nelle infinite manifestazioni del mondo.
Significa cercare nelle entificazioni la perdita dell'Essere. Esaltare i molteplici avendo perso l'unitarietà.
La specula dell'essere si è rotta in infiniti frammenti e in questi si cercano le verità che sono dissociative rispetto agli altri frammenti.
Accettare l'unitarietà dei molteplici, implica un ordine superiore a quello del soggetto umano, affinchè razionalmente gl infiniti molteplici siano ricondotti alla misura delprincipio unitario.
La divisone sociale dei saperi, la ruolificazione, la individualizzazione, la divisone sociale dell'organizzazione e del lavoro e delle organizzazioni umane è funzionale alle dissociazioni e Marx lo aveva capito.
Ma non basta , perché la riappropriazione dei mezzi di produzione da parte della forza lavoro, non ha spinto l'uomo verso una morale culturale che riconduca le infinite etiche personali, gli è stato imposto, gli   è stato ordinato Perché doveva essere chiara quale morale dovesse essere collegata ad un principio unitario, quindi ad una nuova cultura, non solo ad un nuovo sistema economico sociale politico.
 
In conclusione, lo stato libero tende esaltare lo stato egoistico, affinchè sia domato ,educato, lo stato dittatoriale impone la sua morale.
Entrambi però esaltano culturalmente la soggettività, proponendo la prima la possibilità di diventare privilegiati nelle èlite, basta accettarne la sottocultura, la seconda esaltando il futuro stato di liberazione dal vincolo storicamente momentaneo dello stato dittatore.
Entrambi proiettano nel futuro le contraddizioni attuali, per far accettare un sistema esistente.
#814
caro Jean,
la tecnhe greca era disvelamento ed era direttamente correlata alla poiesis , il fare naturale physis.
Sono accadute nel pensiero moderno molte dissociazione dalla res cogitans alla extensa, esaltando il soggetto.
La techne, la tecnica non è più strumento che disvela la natura, la physis,  è divenuta condizione che assoggetta la volontà di potenza dell'uomo sulla natura.Significa che la tecnica è passata da strumento per modificare la natura, a una forma che condiziona lo stesso agente che lo ha creato, l'uomo.
La dimostrazione è lo scienziato che si chiede se algoritmi "stupidi" possono influenzare, condizionare, addirittura trasformare l'uomo.Perchè questo è il punto non siamo più noi a trasformare con la tecnica, è la tecnica che ci trasforma, e il nostro adattarci non è più verso ambienti naturali, ma alle tecniche artificiali:questo è ormai il nostro paesaggio.
Perchè questo siamo diventati, ci adatteremo noi alle tecniche  e non le tecniche all'uomo.
Questo processo è inarrestabile, in quanto ,dicevo, la nostra cultura ha dissociato il soggetto, e l'oggetto, l'uomo e la natura,
#815
Tematiche Filosofiche / Re:Cos'è la filosofia?
06 Novembre 2018, 14:40:25 PM
Citazione di: Socrate78 il 05 Novembre 2018, 17:15:47 PM
La vera filosofia è a mio modesto parere produrre pensieri in grado di cambiare, in maniera più o meno grande, la mentalità di un'epoca. Ad esempio i sofisti e Socrate nell'antica Grecia cambiarono una mentalità in cui ogni aspetto della vita umana era ascrivibile al divino, agli dei, e misero al centro l'uomo con le sue domande e la sua ricerca della verità. A loro volta i filosofi moderni misero in discussione l'aristotelismo e il principio d'autorità basato su Aristotele, e Kant a sua volta demolì molti pilastri dell'Illuminismo smontando la fiducia eccessiva nella ragione. Nietzsche poi mise in discussione i fondamenti della morale, Marx le teorie economiche formulate da Adam Smith. Come si può notare, il pensiero filosofico trae origine e si alimenta dalla rottura rispetto ad una mentalità corrente, ad un sistema sociale ritenuto universalmente valido, mostrandone le criticità e seminando il dubbio.
questo è il motivo per cui un adolescente a metà anni 70, anche meno, ,piuttosto anarchico e nei collettivi studenteschi, decise di prendersi una lampara, una botte di Diogene e imbarcarsi nel pelago periglioso iniziando a remare con fantozziane fatiche erculee con un' antologia dell'Abbagnano.
Viator dice una cosa giusta:".....permette esistenzialmente degli atterraggi morbidi".

E' la forma di conoscenza, di sapere, che  permette di relazionare ciò che è fuori di te con ciò che è dentro di te.

E' anche utile,  perchè il ragionare aiuta in tutti gli ambiti del sapere e arrivo a dire che aiuta anche nella vita di ciascuno.
#816
ciao Donquixote,
qualcosa avevo già scritto, ma approfondiamo pure i termini culturali.
il concetto di interesse economico è già nel codice di Hammurabi,non è un'"invenzione" filosofica o religiosa,semmai questi ne hanno preso atto.
Quindi uno dei grandi problemi, mai risolti, è la natura umana. Semmai le culture, filosofiche, spirituali, nel suo svolgersi e argomentare, presuppongono una fiducia o sfiducia nell'uomo
Il socialismo/comunismo ,a differenza di qualche filosofo  o pensatore, a mio parere è dentro la tecnica, non ne esce.
La fiducia nella progressività storica evolutiva pone il problema sociale in una forma escatologica, una nuova forma di religione, seppur
materialistica e non trascendentale.E' inutile e ovvio dire che Marx è influito dalla dialettica di Hegel.

Il nocciolo  del problema, la vera sfida culturale , è se l'uomo che vive nel capitalismo è davvero capace di costruire un sistema alternativo senza replicarne le contraddizione.essere condizionati dall'egoismo individualista e competitivo  o essere un "animale sociale" che antepone il bene comune a quello privato individualistico?
Da miei personali "antichi studi"  è difficilissimo creare "comuni", "autogestioni" che reggano nel tempo ,perchè siamo nati in un sistema educativo condizionante. Questo lo ritengo ben più importante di qualunque filosofia: lo spontaneismo,dopo una entusiasmante prima fase, ricade nelle contraddizioni umane, di territorialità di possesso/proprietà, gelosie, invidie.
Questo vale persino nelle organizzazioni moderne, nei luoghi di lavoro attuali.
quindi la natura umana a mio parere ha un ventaglio di modi di essere , che il sistema ambiente può condizionare in modalità egoistica o sociale. Quì sta il ruolo della sovrastruttura che organizza.
Il mio parere è che se il capitalismo, come forma moderna del rapporto di scambio sopravvive e muta come un virus in forme adattative è perchè  è confacente ad una tipologia naturale umana che per una certa filosofia e cultura è quella della "bassa istintività"

Qualunque forma organizzata, pensiero e cultura, che non tenga conto dell'essere umano è destinato a fallire.

Ma c'è un aspetto storico pratico, dall'altra parte di ciò che sopra esposto, che in fondo dice che la storia dei diritti civili e sociali essendo conquiste strappate ai "privilegiati" segna un percorso, mostra comunque un grado ,magari storicamente "lento", di prese di coscienza. E'  culturalmente altrettanto innegabile.

In fondo il cosiddetto capitalismo non necessita di una giustificazione culturale, è la prassi che sancisce il modo di essere umano che lo asseconda, che lo replica giorno per giorno.

Non è mai esisto, nemmeno nel pensiero dell'Umanesimo ,della modernità, il sistema di pensiero che veramente ponga l'uomo al centro, ma non come delirio di onnipotenza, ma come volontà di essere.
La modernità ha tolto la trascendentalità riposizionandosi  nella materialità, ma mantenendo quei "dispositivi culturali" metafisici antichi. L'agente umano ha spostato il focus sulla"trasformazione e modellazione".I pensieri sociali sono quindi interni all'idea progressivo-evolutiva, per questo plaudono  i salti storici come il passaggio dal feudalesimo alla borghesia.Il meccanismo storico
 è quindi vissuto sempre come chi ha privilegi, e chi soggiace a quei privilegiati.

Il discorso è ampio........dipende come lo si vuole impostare e focalizzare
#817
ciao Socrate78,
sono d'accordo anch'io che la globalizzazione crea disseti sociali.
Ma quando c'è pochezza di analisi e poco o nulla di prassi, la strategia diventa"tanto peggio, tanto meglio".
L'utilizzo ad esempio dell'emigrazione è voluta sia dal capitalista sia dalla povertà di analisi attuale socialista/comunista.
La "nuova classe sociale" può rinsanguare il fiacco occidentale.
Personalmente non mi trovo molto d'accordo 

ciao Mauro(Oxdeadbeef),
Marx è uno dei pochi pensatori che ha tentato di anticipare i tempi , con lo studio del ciclo economico.
Sapeva che il capitalismo in questo andamento ciclico ha sempre una crisi.La prassi è avere una classe cosciente e pronta alla lotta di classe. Ribadisco ,la teoria del valore/lavoro è per rendere cosciente che nello scambio economico in cui esiste un capitalista è un lavoratore subordinato, contrattualmente il lavoratore sarà sempre perdente e deve necessariamente coalizzarsi, e il plusvalore rappresenta lo sfruttamento economico e l'alienazione umana.
Il soggetto fu studiato, è esemplare lo studio di Marx ed Engels sul lavoratore inglese, vale a dire dove nacque la rivoluzione industriale.Li battezzò come non rivoluzionari, incapaci di posizionarsi contro la monarchia.E così è sempre stato.

Il soggetto presuppone la natura umana ,il retroterra storico e le condizioni in cui agisce.
A mio modo di vedere l'uomo è usato sia dal capitalismo che dal socialismo/comunismo almeno nella fase iniziale di uno Stato socialista/comunista.Il capitalismo lo utilizza come individualismo il socialismo/comunismo come gruppo sociale.
Come ho scritto a Donquixote, nessuno ha mai postulato, se non retoricamente, un'analisi dell'uomo nel contesto politico, in maniera "seria".Marx ripone nella condizione di una società socialista/comunista la fiducia che l'uomo si riappropri delle sue prerogative di dignità, ecc.Ma sono state proprio le pratiche a dimostrarne i limiti.

Marx non poteva prevedere le diverse forme della rivoluzione industriale e le fasi del capitalismo finanziario attuale.
Questo scombussola la sociologia marxista o comunque la sua influente ascendenza ad esempio nella scuola di Francoforte.
Perchè l'esercito dei tecnocrati e burocrati che fan da cuscinetto come piccolo borghesi fra la classe vocata alla rivoluzione e la grande borghesia, sarà il ceto medio a cui da sempre hanno mirato come maggioranza elettorale tutti i partiti parlamentari;
fino a sparire le destre e le sinistre storiche. I mutamenti strutturali ,come state scrivendo tu e Ipazia, hanno sconvolto la struttura sociale.la grande industria non esiste più come concentrazione migratoria dal contado all'inurbamento.
Il problema è: è ancora centrale il luogo di produzione da un punto di vista della classe come identificativa per la lotta di classe, o si trova fuori, sul territorio, fra i disoccupati, nei palazzoni delle periferie, in mille negozietti e centri commerciali con contratti "volatili" se non in nero? La lotta di classe diventa massa critica se ha una consistenza identificativa che allarga il consenso, diversamente vince la frammentazione individualistica, dove ognuno è perso nei suoi casi umani o dove si suicida.
Eppure mai come oggi tutti sanno di più,sono più a conoscenza dello sfruttamento. Ma conoscenza non equivale a coscienza, e la coscienza non equivale a lottare per un destino.mancano gli inneschi, i legami che permettono i salti.
penso che uno dei problemi sia proprio nello voluto sbandieramento del fallimento sovietico.
Perchè anche quì l'interpretazione storica è lineare.Vale adire l'interpetazione corrente è che il comunismo ha avuto la sua occasione, ha vinto il capitalismo e il comunismo è finito, non solo fallito.
Questo è un forte deterrente ai concetti di lotta di classe., perchè gli stessi partiti parlamentari lo hanno condiviso e da allora sono andati a braccetto con il capitalismo. Ora, è l'andazzo comune, c'è solo il capitalismo e l'uomo sta vivendo fatalisticamente questa storia lineare.
Ma proprio perchè, questa è la mia interpretazione, non ho una cieca fiducia nel'uomo, non credo alla storia lineare, si presenteranno eccome altre occasioni perchè il capitalismo andrà in crisi altre volte ed essendo globale, non localizza più la sua crisi, ma la estende al mondo intero. E questa è una forza, ma un grosso limite pratico. Perchè significa avere analisi più complesse sulle geopolitiche e significa che non può che essere internazionale la lotta, diversamente è locale ,sociale di destra, è sciovinista.Oggi sta accadendo proprio questo, è più facile che salgano i movimenti di destra nazionale che quelli di un sinistra internazionalista praticamente inconsistente.
Come ho sempre sostenuto l'uomo può essere un cinico egoista parassitario,un soggetto sociale, e morire persino per delle idee..Sono le condizioni culturali, sociali, storiche che condizionano come il soggetto si comporta. Soprattutto quale sia l'esempio da seguire, il parametro "educativo" di riferimento.
#818
Citazione di: donquixote il 04 Novembre 2018, 03:46:24 AM. Soprattutto dalla realtà dell' "essere umano" 
ciao Donquixote,
La premessa è giusta, sono anch'io altamente critico su come la filosofia moderna abbia analizzato l'uomo e le sue relazioni con il mondo.
L'errore salta fuori quando si trattò di creare i soviet. Autogestiti? E' il centro statale che decide la forma organizzativa? Sono i lavoratori che decidono chi e come deve organizzarsi i processi decisionali, le rotazioni o incarichi fissi? E chi li decide? 
Ci sono ancora privilegi? Essere dentro la nomenklatura è meglio che esserne fuori.

Nella prassi uscirono le contraddizioni umane tipiche delle organizzazioni sociali.
Su questo sono d'accordo, emergono a prescindere da ideologie quali forme organizzative siano confacenti alle caratteristiche umane. E la mia risposta è che nessuno lo sa.Possiamo a tavolino pensare la miglior forma di Stato o di semplice organizzazione di un'impresa ed emergeranno le nostre singole contraddizioni umane.
Per questo le prassi bypassano le teoretiche.Persino Rousseau nel Contratto sociale scrive che la grandezza di uno Stato, e le sue forme alla fine si confanno al grado di maturità di un popolo.
Allora ci meritiamo il turbocapitalismo?
Persino il positivismo giuridico dice che è la legge che fa il popolo e non viceversa.
E che cosa è la "mano invisibile" capitalistica se non le infinite scelte individuali quotidiane che ognuno compie come azione sociale? Tutti bypassano la natura umana, perchè è l aprassi che convalida la teoria, Queto avviene anche nel marketing come forma sofisticata della teoria dei giochi e delle scelte in basi a teorie psicologiche applicate sui prodotti di consumo e testate.
Quindi la dimostrazione è nelle prassi non nelle teoretiche che mutano, che convalidano e giustificano .

Ma paradossalmente funziona. Questo è il punto. Non è necessario sapere di più della natura umana, basta aver capito nell'azione politica ed economica il grado di manipolabilità sull'uomo per portarlo verso i propri fini.

Marx oggi perde perchè non c'è un'identificazione di classe.Che cosa porta l'essere umano ad identifcarsi e creare un gruppo sociale, un movimento, un partito di classe? Una condizione oggettiva e una condizione soggettiva.

Concludo ,perchè ripeto la premessa tua è importante e la dimostrazione è che la "sinistra" internazionale(e non solo partitica parlamentare), magari con dei distinguo ha accettato da anni la globalizzazione in quanto dovrebbe portare ad un livellamento dei bisogni e dei beni su scala planetaria.Ed è esattamente la cosa che dice la legge di mercato......................
#819
Citazione di: 0xdeadbeef il 04 Novembre 2018, 12:15:09 PM
Citazione di: paul11 il 03 Novembre 2018, 00:21:16 AMciao Mauro(Oxdeadbeef),
non avevo intenzione di estremizzare il concetto, ho solo fatto seguito al tuo esempio.Nessuno è scemo, intendevo solo dire che ciascuno di noi pensa ad un rapporto qualità/prezzo e fa delle scelte.Queste scelte quanto siano razionali o meno è studiato e testato come "qualità percepita" che non è detto che corrisponda a  quella "vera".


Ciao Paul
Il tuo ragionamento mi ricorda una mia "protoriflessione", che da ragazzino facevo sulla televisione.
Sentivo da tutti dire che la televisione era uno strumento di rincoglionimento (parlo dei primi periodi della
TV commerciale), ma io mi chiedevo se in realtà non fossero i gusti delle persone a rincoglionire la TV...
Evidentemente (poi chissà quanto "evidentemente"?), per così dire, la circolazione è a doppio senso. La TV
rincoglioniva ed era al medesimo momento rincoglionita, in un movimento in cui non è facile rilevare la causa
e l'effetto.
Lo stesso discorso mi sembra valere per il "marketing" e le scelte dei clienti. Il "marketing" sicuramente
costruisce i gusti; ma mi sembra al medesimo tempo costruito, esso, dai gusti e dalle scelte.
Ma quando, il "marketing", diventa elemento causale "unico" senza vi sia una, chiamiamola, "contaminazione" con
l'elemento effettuale (i gusti e le scelte dei consumatori)? Ovviamente quando si presuppone una rigida
distinzione, che è tutta da dimostrare, fra causa ed effetto. La qual cosa ci rimanda però ad una visione, io
direi "precartesiana", nella quale l'oggetto è "dato" nella sua fissità, ed il soggetto ne può solo prendere
atto.
Io credo sia questo il meccanismo che poi spinge, addirittura, a parlare di "proprietà organolettiche" nella
scelta di un olio d'oliva...
Non è evidentemente così. La scelta che come consumatore faccio dell'olio è, sì, basata sulle proprietà
organolettiche (che presumo superiori in un olio di prezzo superiore), ma è basata anche sul profumo, sul
sapore; ed infine ANCHE, perchè no, su quell'elemento emozionale tramessomi dalla dicitura "olio italiano"
(confermata dai marchi di indicazione geografica).
Ecco dunque quella soggettività della scelta; quella, forse, irrazionalità di fondo che sempre accompagna
l'"essere" dell'uomo (e che lo fa diverso dalla oggettività dell'animale).
Ero forse, tanto per fare un altro esempio, mosso da perfetta razionalità economica quando, lo scorso inverno,
compravo i prodotti della Melegatti (panettoni e pandori notevolmente più cari di quelli della concorrenza)
rilevata dagli operai a seguito del fallimento?
E allora, tornando "a bomba" sui concetti di valore-lavoro e valore di scambio, io non capisco come possa essere
tanto difficile rendersi conto che oggi il valore di un bene economico è soprattutto il valore di scambio che
ad esso attribuiscono gli attori del rapporto economico (e che ciò non è né giusto né sbagliato, ma semplicemente è).
Mi chiedo di nuovo: è scemo chi compra uno smartphone da mille e passa euro? Sì, magari anche per me è scemo (io
neanche ce l'ho lo smartphone), ma prima di teorizzare la società dei non-scemi (degli automi che, ad esempio,
guidicano l'olio d'oliva dalle sue proprietà organolettiche); la società basata sulla perfetta oggettività del
valore economico (quindi del valore-lavoro); ci penserei molto bene...
Perchè voler cancellare quella che chiamavo "emozionalità" dei gusti e delle scelte vuol dire in fondo voler
cancellare la stessa individualità.
saluti
ciao Mauro(Oxdeadbeef)
penso di aver capito il nocciolo della tua argomentazione: la persona umana.
Ci sono due stereotipi: il comunismo ha intruppato la persona umana in un meccanismo statale centrale, dove la priorità è lo Stato sulla persona. Il capitalismo mantiene lo stato individualistico di libertà seppur piegato alla finalizzazione del consumo.
Nessuno dei due stereotipi offre o ha offerto la possibilità di espressione umana, in quanto da una parte la libertà nel sistema capitalistico e l'eguaglianza nel sistema dell'economia pianificata, imprigionano la personalità umana.

Il marketing studia il consumatore e anche come i media lo condizionano, da una parte segue le mode delle esigenze degli stili di vita, e dall'altra deve far vendere il proprio prodotto.Quindi veicola bisogni e necessità, immagini, status symbol, creazione di false identificazioni nel prodotto. Perchè l'alienazione non è solo nel lavoro, Se seguo il tuo esempio ti dico appunto che il marketing vuole far identificare il consumatore con l'oggetto acquistato.E' l'oggetto di consumo ora ad avere nostre parti di identità.Noi siamo nell'oggetto da status symbol, noi siamo nello stile di vita scelto.questa è proiezione esterna della personalità, , come i tatuaggi.Ci vogliamo far conoscere esternamente dai nostri simili, bisognosi e questo sì che è autentico, di identificarci in gruppi sociali, di farci accettare.allora la moda del piumino di tal marca, le sneaker di tal marca, lo smartphone di tal marca,, e i giovani ne sono più coinvolti, per loro necessità di far gruppo, di avere amici.
Il problema è come esigenze umane autentiche vengano veicolate per fini che non sono più autentici, aumentando il divario del "quel che siamo autenticamente, e quel che dobbiamo mostrare per essere accettati".
#820
Citazione di: anthonyi il 04 Novembre 2018, 09:01:52 AM
Citazione di: paul11 il 02 Novembre 2018, 08:42:45 AM

ciao Anthonyi,
l'errore del marginalismo è credere alla produttività infinita poichè ogni step di incremento(di margine) vede i costi fissi e variabili
portare comunque a incrementi di produttività, illudendosi che vi sia un punto di equilibrio nei principi di utilità, di profittabilità, di equilibri dei prezzi. In realtà non è mai esistita la competizione a parità di condizioni imprenditoriali, tant'è che si arriva alla concentrazione dell'offerta che portò ai regimi di oligopolio e monopolio nei vari settori economici.
Accade che i pescecani che si sono mangiati i piccoli pesci fanno"cartello", "ma perchè mai ammazzarci quando ci sono tanti "boccaloni"(tipo di pesce che identifico metaforicamente con il consumatore) mettiamoci d'accordo fra di noi sul prezzo di realizzo che garantisca la profittabilità per tutti noi pescecani..........."  Le authority sono figure mistiche della politica che al massimo comminano multe, ma non hanno alcun potere politico o economico di imporre un regime di competizione, di concorrenza.
E quì cadono tutte le teorie sull'equilibrio che hanno portato Bill Gates,tanto per fare un nome, ad avere una fortuna privata superiore al pil di parecchi Stati del terzo/quarto mondo.
Qualunque teoria economica è fallita perchè non arresta il processo di accumulazione(di concentrazione del capitale) di pochi rispetto a troppi che devono accontentarsi di poco

Ciao paul11, sulla gran parte delle cose che dici io sono d'accordo (A parte la frase in grassetto). Si tratta di situazioni che sono state rappresentate nei vari fallimenti del mercato che, grazie al metodo di analisi neoclassico, sono state evidenziate. E questo ci dice che quel metodo di analisi non è ideologicamente fondato per sostenere il mercato, o un certo mercato, ma è una struttura epistemologicamente forte al di là delle conclusioni ontologiche che, a volte sono a favore del mercato, a volte non lo sono. Questo a differenza del pensiero socialista che vuole costruire un'ontologia senza tener conto delle gravi carenze epistemologiche che lo caratterizzano.
Sulla frase in grassetto, poi, è una questione di interpretazione. Nell'ideologia socialista la tesi è che l'arricchimento dei pochi causa la povertà dei tanti, e questo accade quando vengono garantiti privilegi per scelta politica. Ma questo non ha nulla a che vedere con il libero mercato nel quale l'arricchimento è effetto di una maggiore capacità di generare valore con gli stessi fattori produttivi e non impoverisce nessuno, anzi, facendo pressione sulla domanda di quei fattori, ne aumenta il prezzo e quindi il reddito di coloro che li offrono.

Citazione di: paul11 il 02 Novembre 2018, 08:42:45 AM


I soviet come erano organizzati? Stai già facendo un errore ed Ipazia aveva già risposto.
La proprietà non è necessariamente la managerialità,sopratutto nelle medie e grandi imprese.
Tant'è che il capitale azionario (i proprietari) non corrisponde affatto alle persone manageriali.
Alla proprietà(azionari) interessa il profitto, ai manager il contratto che preveda laute compense anche  su obiettivi.
Chi paga se la strategia "imprenditoriale" è fallimentare? i lavoratori soprattutto.
Perchè la struttura giuridica e quindi le leggi sul fallimento che ne derivano, dividono la proprietà privata dalla proprietà societaria dell'impresa. Questa è un'invenzione di una figura giuridica che cominciò a nascere nel diritto romano che prese un concetto metafisico dal diritto canonico e che proprio ai tempi di Adam Smith,ai tempi delle compagnie delle indie il sovrano concesse un privilegio affinchè il rischio imprenditoriale fosse diviso dalle proprietà private, questa figura mistica sono le Società moderne di capitali. Quindi un creditore che chiedesse il suo diritto, può avvalersi solo dei beni inventariati e messi all'incanto(altra figura mistica),
dell'organizzazione imprenditoriale, mai delle ville private di quello stesso imprenditore, dei beni di famiglia.

Quindi la proprietà è un furto ancora per  me

Qui entriamo nelle problematiche di teoria dell'organizzazione, chi è il manager? Un lavoratore o un imprenditore? Il manager è una figura reale, mentre l'imprenditore è una figura ideale le cui caratteristiche tipico-ideali di Weberiana memoria, sono definite proprio dalla sua funzione economica, funzione economica che rimane necessaria anche quando è ripartita tra manager e proprietà, perché non è che la proprietà non fa nulla, la proprietà intanto ha creato l'impresa, dopodiché sceglie il manager al quale farla gestire.
Veniamo ora alla frase in grassetto, probabilmente tu sarai proprietario di una casa, di un'automobile, di un qualcosa con cui accedi a Logos etc. Sono convinto che tu non pensi che tutte queste tue proprietà sono furti e questo crea una contraddizione con questa frase che è troppo generica e forse avrebbe bisogno di essere specificata. Personalmente non sono contrario ad una ridiscussione del concetto di proprietà, quello che però ci insegna la teoria economica è che è comunque necessaria la certezza del diritto per avere un funzionamento dei mercati efficiente, e l'unica cosa che fa questa frase è creare incertezza in tutti gli operatori economici, ed è la causa principale dell'avversione che tutti i cultori del libero mercato hanno per l'ideologia socialista.
Un saluto
ciao Anthonyi,
si dimentica il concetto di interesse economico.
Perchè non esiste nello scambio economico la sommatoria zero fra due contraenti ,uno o ha guadagnato di più subito o  guadagnerà nel tempo di più.
La dimostrazione più semplice è la rendita economica.
Il signor x ha una rendita ereditaria di 100, il signor y di 1,000.
Il tasso di interesse che la banca dà è del 10%. Il primo anno x avrà un montante di 110 e y di 1.100.
Quindi la differenza fra x e y era inizialmente 1.000-100= 900, alla fine del primo anno, 1.100- 110= 990.
E' dimostrata la concentrazione per accumulo di ricchezza con il solo capitale, senza nessuna impresa economica,
Quello che fa diventare "conveniente" qualunque attività, lo ribadisco è il saggio di interesse, il saggio di profitto.
Negli anni Settanta ad altissima inflazione gli imprenditori non investivano in beni strumentali per l'attività economica, bensì in titoli di Stato, perchè "rendevano" di più.Il saggio di interesse dei titoli era superiore al saggio di profitto.

Quando ai fatturato delle multinazionali ad esempio o anche il pil degli Stati vengono applicati le percentuali di crescita o decrescita sono pure indicazioni, la cosa importante è la cifra assoluta.
Se l'economia tedesca cresce del 4% ed ha una capitalizzazione di 1.000, mentre l' economia italiana cresce del 1% con una capitalizzazione di 100, la forbice si divarica e una "medicina"economica  della BCE varia in funzione delle proprie strutture di capitale.

Il possesso è diverso dalla proprietà in termini giuridici;così come ad esempio il comodato d'uso o l'affitto rispetto alla proprietà,
Trovo filosoficamente assurdo il concetto di proprietà, prima ancora che come concetto economico.
Ritenere che il pianeta Terra sia fisicamente dato, politicamente storicamente dato, e infine suddiviso in infinite proprietà private lo trovo assurdo.Sono per il possesso di un territorio in cui una famiglia abita e vive, concesso dalla comunità, Stato ad ogni componente.Non cambia niente nei fatti e deve essere salvaguardato il decoro e la dignità personale e della famiglia.
Non sono per gli assurdi formicai di palazzoni per sottoproletari.

Sono contrario alla forma di impresa capitalistica, luogo di meschinità umane, di gerarco funzioni dove stupidi personaggi chiamati manager  psicotici e servili sono per autorità gerarchica "superiori", "capi".Bisogna essere allenati a dire sempre di sì per fare carriere. E' la forma della meschinità umana,altro che merito.
#821
Tematiche Filosofiche / Re:Hiroshima fu il meno peggio
03 Novembre 2018, 23:33:21 PM
Citazione di: viator il 03 Novembre 2018, 22:44:01 PM
Salve. Per Paul11 e Sgiombo : certo quando ci sono di mezzo sentimenti, emozioni, etiche, morali (sorvolo sulle ideologie) la prima vittima è il buonsenso.

Tutto previsto, ovviamente. Inutile chiedere di soppesare due mali (l'avere usato la bomba oppure le conseguenze del decidere di rinunciare ad usarla).

Mi vengono in mente le reazioni della gente quando viene sapere che si vuol realizzare una discarica sotto casa sua : Oh, no! Le discariche puzzano, sono insalubri, fastidiose, pericolose ! Certo i rifiuti da qualche parte vanno messi, ma assolutamente non qui.

Come dire : le bombe sono orrende e provocano morte e sofferenza ! Se rinuncerete a sganciarle sarete considerati buoni e bravi, e del fatto che tale rinuncia comporti poi eventuali disastri peggiori...... beh, fatti vostri ! Siete voi a dovervi occupare del lato sporco della cosa ma, ci raccomandiamo, che nessuno si faccia male !.

E poi noi stiamo qui in poltrona, settant'anni dopo, a criticare quello che avete fatto.......di quello che diversamente avrebbe potuto succedere a noi interessa una mazza !

Condoglianze alla logica ed alla storiografia.
Su quale storiografia fondi il tuo ragionamento, perchè sei sul carro dei vincitori e non c'eri tu a Hiroshima?
Su quale logica razionale fondi la tua argomentazione? Che chi vince decide quale storia raccontare?
Intanto milioni di vite umane furono polverizzate.

Guardala dall'altro lato. Se Hitler avesse vinto avresti giustificato i lager come il prezzo cinico da far pagare  a miloini di vite umane?

Nessuna dei due ha una ragione fondata, se non proprio per la potenza degli armamenti non certo per ragionamenti razionali.
E questo è il segno delle civiltà umane  che si dicono civili e fondano sul sangue le loro ragioni.
#822
Tematiche Filosofiche / Re:Hiroshima fu il meno peggio
03 Novembre 2018, 01:49:41 AM
Alla faccia del potere culturale e dell'evoluzione umana e del progresso.
Armi di sterminio di massa con innocenti polverizzati sarebbe la giustifcazione del "Dio è dalla mia parte, ho ragione io, sono il più bravo e più bello".

senza la bomba Hiroshima esisteva con i suoi innocenti e il mondo proseguiva come fa oggi fra mille contraddizioni
#823
Tematiche Filosofiche / Re:Scienza e libertà
03 Novembre 2018, 01:16:46 AM
ciao Jacopus,
belle domande..........
Conoscendoti penso che tu abbia letto "Politica e cultura" di Norberto Bobbio.
Gli intellettuali che hanno vissuto nella dittatura fascista, da antifascisti, cercarono di proporre la libertà nei vari campi del sapere
e della politica. Bobbio ad esempio diceva che la politica non deve avere ingerenze sulla cultura, che deve essere libera.
Oggi siamo alla deriva democratica per ingerenze continue e per la sovra esposizione del potere dei mass media.
Sono questi che decidono l'informazione, la disinformazione, sono la loro deontologia, semmai abbiano ancora un minimo di dignità a dover filtrare le bufale dalle verità.Li ricordiamo i Biagi, i Bocca, i Montanelli dove quest'ultimo disse no a berlusconi che si è raccattato l'editoria, la pubblicità la distribuzione? I media fanno pubblicità ai politici su invito, come di scienziati, come di uomini di cultura e decidono palinsesti e chi e come condurre.
E' vero, la comunità scientifica sembra in balia del capitale che gli dà le prebende per campare e diventa un signor sì.
E' altrettanto vero che è cresciuto il livello culturale delle persone,non so il livello mentale,quì ho dei dubbi..

Anche quì, come in economia e non poteva che essere così,, è aumentato il livello di manipolazione direi anche raffinata, una vera e propria arte del depistare e disinformare.
Il problema è anche della qualità delle persone che sono nei centri di potere,
E se vi sono personalità, vedendo l'andamento, lo boicottano, non danno parola i media,
In altri termini, ha parola ufficiale da qualche parte la comunità scientifica? 
In un tempo in cui si hanno molte fonti di informazione, si vedono uniformità di schieramenti e la pigrizia mentale di noi poveri cittadini  di non scavare le fonti di informazioni che partono dalle agenzie ufficiali per essere condite "pro domo mea" dai tg, giornali, blog più seguiti.
A mio parere ha ancora ragione Bobbio, doveva essere la deontologia professionale, (caduta in disuso?) a filtrare e dare verità allo scienziato, al giornalista,
E tutto ciò conferma la deriva democratica e la stessa libertà.
#824
Citazione di: 0xdeadbeef il 02 Novembre 2018, 20:18:20 PM
Citazione di: paul11 il 02 Novembre 2018, 18:48:34 PM
ciao Sgiombo,
sono pro Gramsci e non togliattiano e se questo vuol dire essere anticomunista?

ciao Mauro(Oxdeadbeef),
non se ne esce dal tuo discorso se non si conoscono le tecniche di marketing ,nelle cosiddette aziende di processo.
Forse Steve Jobs è stato un genio dell'ingegneria dei computer, sicuramente lo è stato nella comunicazione pubblicitaria..
Perchè non vende un semplice prodotto, vende un "immagine" che ha colpito il consumatore e che è disposto a pagare di più un qualcosa che ritiene status symbol,Per questo i prodotti industriali sono "metafisica".



Ciao Paul
Nè io né mia moglie conosciamo le proprietà organolettiche di quegli olii. Ma io, a differenza di mia moglie (che
non legge mai questi miei interventi...), ho naso fine e palato.
Voglio dire che tutto il tuo discorso si basa su un presupposto: voi siete tutti scemi e vi fate abbindolare.
Non che il presupposto del tuo discorso sia completamente sbagliato, intendiamoci (avendo "letto" molto sono anch'io
molto presuntuoso, e posso capire...). E' che, come dire, non si deve dire (anche perchè non è poi nemmeno del tutto
esatto).
Ora, io posso anche "giudicare" uno che compra uno smartphone a mille o più euro, ma fin dove "arrivare" con tale
giudizio? Va bene, sarà scemo, senz'altro; ma gli voglio impedire di comprarlo? E con quale diritto?
Ma dove voglio, appunto, "arrivare" con il mio giudizio? Voglio forse costruire la società degli intelligenti
perfetti che usano smartphone da 50 euro magari aspettando un successivo moralista che eliminerà dalla faccia della
terra ogni smartphone e ci farà andare in giro tutti in divisa?
Sul costo del lavoro sì, sono d'accordo che non incide poi "tanto" sui prezzi (infatti da molto tempo gli imprenditori
italiani non dicono nulla su questo aspetto), ma il problema sembra diventato, soprattutto da quando le nostre aziende
sono passate in mani straniere, che anche laddove si può risparmiare un centesimo lo si fa.
Vi sono innumerevoli esempi di aziende che, pur in presenza di bilanci in attivo, hanno deciso di spostare la
produzione dove il lavoro costa meno (dopo, devo dire, diversi anni in cui questo succedeva molto raramente).
Dunque, voglio dire, aveva ragione Marx quando parlava di costi fissi (e in fondo anche il costo del denaro rientra fra
questi, non credi?) che tendono, nel tempo, a livellarsi lasciando il profitto al solo "plusvalore"? Beh, non so,
sicuramente, dicevo, quando viene a mancare la "nicchia di mercato" (il valore aggiunto) nell'arena globale la
competizione diventa davvero "all'ultima goccia di sangue"...del lavoratore.
saluti
ciao Mauro(Oxdeadbeef),
non avevo intenzione di estremizzare il concetto, ho solo fatto seguito al tuo esempio.Nessuno è scemo, intendevo solo dire che ciascuno di noi pensa ad un rapporto qualità/prezzo e fa delle scelte.Queste scelte quanto siano razionali o meno è studiato e testato come "qualità percepita" che non è detto che corrisponda a  quella "vera".Io non mi tiro fuori, sicuramente sono abbindolato anch'io per quanto possa essere cosciente che "mi stanno tirando forse un trabocchetto".Nessuno ha un laboratorio chimico da portare al supermercato  per poter comprovare la qualità  organolettica di un alimento.Ci fidiamo e questo affidarsi è soggettivo, ma manipolabile.I cosiddetti marchi di qualità dovrebbero aiutarci.
Spesso fanno testare dei prodotti a campioni di consumatori, nascondendo la marca e il consumatore dà voti senza sapere appunto la corrispondenza: spesso loro stessi sono stupiti dai risultati.
Diciamo che comunque i consumatori pretendono più trasparenza sulle informazioni ed etichettature, come la tracciabilità della filiera. Ma rischiano dall'altra di cadere in mode e i produttori lo hanno capito e assecondano fregando in altre maniere.
Se uno smartphone di ultima generazione ha un prezzo troppo alto per le prestazioni che offre e nonostante  tutto vende, la concorrenza si adegua mantenendo il prezzo più alto del necessario.
Se tutti viaggiano su auto suv che sprecano energia perchè il rapporto potenza/prestazione è inefficiente, lo paga anche chi non ha il suv  come maggiore domanda e innalzamento del prezzo delle fonti energetiche e come inquinamento.Non vale il discorso"ognuno scelga quello che vuole", perchè socialmente pagano o hanno vantaggi tutti. Tutto torna circolarmente.
E' come per l'evasore fiscale, qualcun altro in quota  parte deve comunque pagare di più.
E questo è una differenza fra mercatismo e socialismo.

In un precedente post avevo scritto che c'è differenza a semplice titolo di esempio se si produce pane o automobili.
Ci sono i cosiddetti settori a tecnologia matura e sono a basso valore aggiunto: quì il costo del lavoro può ancora contare, perchè conta poco l'innovazione tecnologica e diventa un fattore competitivo l'alta standardizzazione dei processi e la saturazione impiantistica.
i settori a più alto valore aggiunto sono coloro che sono più rischio e con relativi alti profitti.
Perchè il capitalista investitore,quando decide su cosa investire, guarda gli andamenti dei bilanci,  il diagramma di una determinata azione. Quì i settori chiave sono la ricerca e sviluppo e il marketing, sono quelle aziende di processo altamente innovative dove se si sbaglia una linea di prodotto sul mercato vuol dire buttare milioni in investimenti sbagliati.
Ed è altrettanto chiaro che sono questi i settori più competitivi.

Sono più preoccupato del fatto che il tessuto produttivo sia in mano a stranieri che del disavanzo pubblico.

il capitale è un costo fisso. Nella matematica finanziaria se si deve calcolare la quota annua di ammortamento bisogna dare un numero al simbolo dell'interesse ed è l'interesse passivo bancario.I cespiti patrimoniale vengono quindi stimati con quote di ammortamento o si dice anche di reintegrazione del capitale iniziale con in più gli interessi maturati.
L'interesse passivo bancario è dinamico e fondamentale in economia, è il parametro, come dicevo in precedente post, è il tasso di sconto bancario che in Europa decide Draghi; quindi nella matematica finanziaria il costo del capitale è dato dall'interesse che richiede la banca sul prestito ad un imprenditore.

Per chiarire, a mio parere c'è stata un pò di confusione,diciamo così.
Le remunerazioni che sono fondamentali nelle scienze economiche, vanno agli umani,
Che si chiamino salari, stipendi, tornaconto, come dice l'economia classica poco conta, il concetto è la formazione del valore economico ed è sempre una speculazione umana.
Il valore/lavoro di Marx indicava come il prezzo finale di un prodotto incorporasse un sovrappiù rispetto al valore lavoro dell'operaio,impiegato, rispetto all'imprenditore/capitalista.
E' altrettanto chiaro che nell'economia si sono poi raffinati molti altri concetti, come ad es. dicevo il saggio di profitto,l'intervento ad esempio dello Stato  con le imposte sulla redistribuzione del reddito che dovrebbe riequilibrare la divisone che è avvenuta nella fase della produzione del valore.
L'economia, insomma è una dinamica di diversi fattori
.
#825
Citazione di: sgiombo il 02 Novembre 2018, 18:52:32 PM
Citazione di: paul11 il 02 Novembre 2018, 18:48:34 PM
ciao Sgiombo,
sono pro Gramsci e non togliattiano e se questo vuol dire essere anticomunista?
Citazione
No di certo.

Ma di certo lo vuol dire affermare che "Togliatti  (omissis) se n'è fregato della lezione di Gramsci mentre prendeva ordini dall'URSS" e che "Il partito comunista italiano ha avuto quasi sempre dei portaordini, intellettualmente poveri, politicamente inetti".

Si vede che a te è confacente il "togliattismo": a me no.