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Messaggi - Socrate78

#811
"la libertà dell'individuo finisce dove inizia quell'altro", che brutto! In questa frase emerge un sillogismo che sfugge a chi la pronuncia senza rifletterci: si ammette che l'altro limita la mia libertà, ma essere limitati nella possibilità di star bene, di godere, di affermarsi pienamente è un bene o un male? E' un male, quindi l'altro è anche qualcosa di negativo. E' stupendo invece vivere in solitudine, limitando il più possibile il contatto con gli altri e nella solitudine sentire e apprezzare la libertà: io ho un'indole solitaria e preferisco la libertà della solitudine che mi permette di fare tutto quello che desidero, di riflettere e guardarmi dentro, di dedicarmi pienamente a tutto ciò che amo,  gli altri vanno bene solo a piccole dosi. Forse sarò egoista e anche piuttosto asociale e misantropo, ma non ritengo che questi siano difetti, ma solo un'espressione della mia unicità e individualità. Schopenhauer affermava a questo proposito che si è veramente liberi solo quando si è soli, ma non tutti sanno sopportare e apprezzare tale libertà. Quanto alla morale e a tutto il resto, secondo me sono strumenti dell'egoismo stesso, che vuole imporre agli altri sono determinati modi di essere perché convengono agli interessi dei più o rispondono alle tradizioni religiose, culturali di un gruppo etnico, che sono sempre relative, mai assolute.
#812
Secondo voi, dal punto di vista dell'efficacia, l'atteggiamento pacifista basato sulla non-violenza a tutti i costi è davvero funzionale ed utile? Io non saprei dirlo con certezza e ritengo che il pacifismo a tutti i costi sia efficace solo in una società utopica. Infatti molte rivoluzioni nella storia hanno avuto efficacia proprio attraverso la violenza contro uno Stato oppressivo e tirannico: la rivoluzione francese o quella bolscevica ne sono un esempio lampante, ma lo stesso può dirsi più recentemente (dopo la seconda guerra mondiale) per le rivolte contro il dominio coloniale britannico o francese. Lo stesso Gandhi ha potuto raggiungere i suoi obiettivi basati sulla non-violenza anche a causa del fatto che ormai l'Inghilterra era già abbastanza intenzionata a cedere progressivamente le sue colonie, altrimenti sarebbe stato per lui più difficile ottenere la libertà se si fosse trovato ad operare in una situazione come quella dell'Algeria.
Se si sposta il discorso su un piano più filosofico, ci si può chiedere che cosa sia in effetti la violenza: essa sostanzialmente corrisponde alla coercizione, a voler ottenere qualcosa da qualcuno con la minaccia di un danno  ed esiste a questa proposito una coercizione socialmente utilissima, quella dello Stato che punisce i colpevoli di reati e tutela in questo modo la collettività. Di conseguenza si può dedurre che l'ideologia pacifista pura porti a conseguenze negative per la società, poiché si creerebbe una situazione in cui pochi prepotenti dominerebbero la massa inerme approfittando della sua mitezza. Che cosa ne pensate?
#813
Io invece non sono mai stato di "sinistra", perché dovrei esserlo? Non comprendo poi perché si ritenga che chi è di sinistra sia dalla parte del bene, della giustizia, e chi è dalla parte opposta voglia solo sostenere i privilegi dei potenti a prescindere da tutto. Io ritengo che la cultura della sinistra sia contro la libertà dell'individuo: il comunismo è stata tra le peggiori disgrazia dell'umanità, sì, ha prodotto solo tirannia, deportazioni, riduzione della libertà individuale ed economica del singolo, in nome di un'uguaglianza imposta che è solo tirannia. Nessuno, e sottolineo nessuno, deve dirmi quanta ricchezza devo possedere, e i comunisti non facevano altro in Russia che deportare nei gulag i contadini più benestanti (i kulaki), senza tener conto del fatto che la ricchezza produce altra ricchezza, ed è follia rendere tutti più uguali facendo patire loro la fame. Non solo, la rivoluzione bolscevica era stata favorita dai gruppi di banchieri, era funzionale agli interessi capitalistici se non lo sapete.
Il valore dell'uguaglianza è qualcosa di assolutamente contrario alla libertà: infatti quando lo Stato decide di stabilire un'uguaglianza dall'alto, esso non fa altro che dare limiti e paletti all'intelligenza dell'individuo. Conta e deve contare solo il merito.
#814
Lo dicono perché tirando in ballo Dio possono dare maggiore autorità a tutto il loro discorso, poiché si riferiscono all'autorità assoluta per antonomasia. E' come dire: "Se Dio mi è a favore, allora anche ciò che dico è cosa buona e giusta". O non era questo che intendevi Green?
#815
Per green demetr: L'Io individuale però è una costruzione della filosofia e della civiltà occidentale, per il buddhismo esso non esiste ed esiste solo una coscienza collettiva: il buddhismo considera la credenza nell'Io individuale un'illusione, e non si può certo accusare Buddha di aderire ad una visione "scientista". Anche Hume, in una prospettiva filosofica, afferma che l'Io è una falsa credenza che egli definisce "fascio di percezioni", un'invenzione della mente che serve per dare ordine alle sensazioni, ma per Hume esso non corrisponde a qualcosa di reale. Secondo te queste posizioni sono da scartare come assurde?
#816
Spesso, anche tra i dialoghi tra atei e credenti, io noto come molti credenti, messi alle strette, cercano di screditare o sminuire la razionalità per cercare di difendere la presunta verità della loro fede. Ad esempio di fronte ad atei che affermano che Dio, poiché esiste tanto male nel mondo, non può esistere, rispondono che la nostra ragione non può comprendere tutto e quindi anche realtà terribili possono avere una ragion d'essere che non comprendiamo. Quindi questi credenti dicono in sostanza di non fidarsi dell'intelletto. Ora, l'argomento mi sembra assolutamente fragile e anzi fa acqua da tutte le parti. Infatti se tutto deriva da Dio, anche l'intelletto dell'uomo sarebbe un suo prodotto e, di conseguenza, Dio stesso avrebbe potuto crearlo perfetto, senza fallacie ed errori, altrimenti Egli stesso finirebbe per sminuirsi. A questa domanda nessun credente sa rispondere, se non invitando a mettere da parte la mente analitica per far posto solo a sensazioni soggettivi legate alla fede.
#817
Io credo che tra le più gravi storture della religione e della filosofia ci sia l'antropocentrismo, cioè la convinzione che l'uomo sia QUALITRATIVAMENTE superiore agli animali e alle altre creature esistenti sul pianeta. L'antropocentrismo genera tracotanza e superbia, fa in modo che l'uomo si senta in diritto di prevaricare sugli altri esseri visi come inferiori e secondo me genera assurdità, come la credenza superstiziosa di molte religioni secondo cui l'uomo è dotato di anima mentre gli animali ne sarebbero privi. L'uomo è sicuramente più evoluto cerebralmente, ha capacità di astrazione superiori, ma la materia di cui noi siamo fatti è la stessa di cui anche una pianta è dotata: non siamo costituiti da qualcosa di alieno, gli atomi e gli elettroni sono gli stessi. Anche la credenza nell'esistenza di un Io individuale secondo me è illusoria e per certi aspetti dannosa: essa, pur essendo utile allo sviluppo della nostra personalità,  fa sì che ci sentiamo separati dalla natura e dalle cose, e in nome di questo Ego rischiamo di prevaricare, mentre dovremmo al limite solo accrescere la nostra consapevolezza per migliorare la nostra vita e quella altrui. Anche voi credete che l'antropocentrismo sia falso?
#818
Tematiche Filosofiche / Re:oggetto e soggetto
04 Febbraio 2018, 12:06:55 PM
@Il dubbio: Neanche a me fa molto piacere essere una passeggiata, e ancora peggio per l'essere altre azioni più "volgari" relative ad altri verbi! ;D
#819
Tematiche Filosofiche / Re:oggetto e soggetto
03 Febbraio 2018, 12:40:35 PM
Però Angelo Cannata il tuo discorso non condurrebbe all'obiezione di Hobbes a Cartesio secondo cui il verbo, l'agire non esaurisce l'essere? Hobbes disse che non si può dire "Penso, quindi sono una sostanza pensante", perché altrimenti si dovrebbe anche dire "Io cammino, quindi sono una passeggiata".
#820
Percorsi ed Esperienze / Re:La mia voglia di libertà
03 Febbraio 2018, 12:00:45 PM
@Me stesso: Perché pretendi per forza affetto e anche rispetto dagli altri? Tanto più pretendi dagli altri queste cose, tanto più sei schiavo dentro e non libero, perché se gli altri, nonostante tutti i tuoi sforzi, perseverano nel non considerarti hanno il potere di farti stare male. Sii aperto, generoso, disponibile, e non prendertela se gli altri poi non ti ricambiano, la felicità non consiste nell'essere amati e in fondo nemmeno rispettati, ma solo nel valore che diamo alle nostre azioni.
#821
Tematiche Filosofiche / Re:oggetto e soggetto
03 Febbraio 2018, 10:24:16 AM
In realtà etimologicamente e anche dal punto di vista grammaticale "soggetto" significa qualcosa di assai diverso rispetto al significato universalmente e comunemente impiegato, che denota di fatto ignoranza dell'etimologia e del vero significato. In realtà "SOGGETTO" deriva da "sub-iectum", che significa " essere gettato sotto, essere posto in posizione subordinata". In posizione subordinata rispetto a che cosa? Rispetto al verbo! Infatti è il verbo il centro vero della frase a cui tutto è subordinato e attorno a cui tutto ruota. La definizione di soggetto come "colui che compie l'azione" è falsa anche perché il soggetto nella forma passiva del verbo è "colui che subisce l'azione", quindi come puoi vedere la definizione comune non rispecchia la vera realtà del soggetto nella grammatica.
In filosofia, invece, le cose stanno diversamente e quindi in quel caso il soggetto è veramente ATTIVO: la parola soggetto indica la persona che conosce e sperimenta la realtà, mentre l'oggetto è ciò che viene conosciuto: la passività del soggetto della grammatica viene capovolta quindi in un soggetto attivo, che conosce, vede, tocca e sperimenta.
Nella storia del pensiero vi furono poi interessanti evoluzioni nel concepire il rapporto tra soggetto ed oggetto: nella filosofia medievale la conoscenza non è altro se non "adeguatio intellectus rei" (adattamento della ragione alla realtà), il che vuol dire che esisterebbe un mondo oggettivo, autentico, esterno al soggetto che conosce e la ragione deve quindi adattarsi a tale verità esterna. Poi, da Cartesio in avanti passando per Kant e per finire con Husserl, ecco che il soggetto non si limiterebbe a conoscere, ma anche a costruire la realtà in base a criteri interni, come sono le forme a piori kantiane: la realtà esterna non sarebbe altro che una costruzione del soggetto e quindi la stessa conoscenza sarebbe costruita. Si parla per questo di rivoluzione copernicana kantiana della filosofia, poiché il centro della conoscenza non è più l'oggetto, ma il soggetto che conosce.
#822
Tematiche Spirituali / Re:L'enigma del cristianesimo.
25 Gennaio 2018, 20:34:00 PM
In quel caso non si tratta di resa autentica secondo me, ma di fare in modo che mentalmente il male non esistesse convincendosi che esso è ad esempio parte di un progetto divino per cui alla fine anch'esso è una forma di bene, ma questa più che resa appare una volontà psicologica di rimozione, almeno dal mio punto di vista.
#823
Tematiche Spirituali / Re:L'enigma del cristianesimo.
24 Gennaio 2018, 21:52:32 PM
@Angelo Cannata: Però anche se queste "risposte" filosofiche al problema del male non riescono a consolare dalla sofferenza il singolo o anche un insieme di persone vittime del male, non si può escludere in assoluto che almeno una di esse si avvicini alla realtà delle cose. Oppure per te sono tutte sostanzialmente false?
#824
Tematiche Spirituali / Re:L'enigma del cristianesimo.
24 Gennaio 2018, 16:02:26 PM
Perché mai, Angelo Cannata, il fatto che ci sia il male nel mondo porterebbe a dubitare dell'esistenza del mondo stesso? Non credo di comprendere, poiché semplicemente porta a credere in un mondo semmai cattivo, ma non per questo inesistente!
#825
Tematiche Spirituali / L'enigma del cristianesimo.
23 Gennaio 2018, 20:33:38 PM
Ecco, spesso mi capita di riflettere su un aspetto enigmatico del Cristianesimo, che non viene mai affrontato e analizzato. Il centro della fede cristiana consiste nel credere che Dio, fattosi uomo in Cristo, si sia sacrificato per i peccati di tutti gli uomini prendendoli su di sé. Tuttavia se fosse vero, non dovrebbe da quel momento in poi essersi creata un'umanità perfetta, senza cattiveria, solo fatta di amore e senza odio, visto che Dio, onnipotente, avrebbe redento il male prendendoselo su di sé? Invece no, gli uomini dopo Cristo hanno continuato a farsi tantissimo male come prima, se non addirittura peggio con guerre a non finire in nome della stessa religione cristiana, e questo non testimonierebbe il fallimento o la fallacia della redenzione stessa? A mio avviso credere in questo "sacrificio" significa cadere in aporie irrisolvibili, o mi sfugge qualche aspetto? Si potrebbe rispondere che Dio ha lasciato comunque all'individuo il libero arbitrio e la facoltà di scegliere anche il male, ma allora se è così perché intervenire con questo sacrificio "cruento" di Dio stesso sulla croce?