Citazione di: Jacopus il 22 Luglio 2021, 18:44:06 PM
Per prima cosa ti ringrazio per l'apertura di questa discussione. Qui siamo davvero in campo filosofico. Ho però delle obiezioni da rivolgerti. La posizione di Severino sull'eternità dell'essente è una posizione esattamente contrapposta a quella dell'eterno come mistica. Non è pertanto un semplice difetto parziale di veduta ma una visione che tenta di superare sia il pensiero teologico (o mistico), sia il pensiero scientifico (o moderno), a cui rivolge la critica di essere impostato comunque in termine di "padrone-servo", esattamente come l'eterno metafisico tradizionale si impone nei confronti del divenire, semplice palcoscenico del suo "stare". Lo stare di Severino è inteso invece nel senso di un "destino" contemporaneamente eterno e vivo in ogni attimo del vivente, escludendo in questa concezione ogni volontà di asservimento di un assoluto eterno, nei confronti del non-eterno.
Questo per quanto riguarda il maestro Emanuele Severino.
A proposito della tua impostazione ho inoltre da obiettare che la tua ipotesi di utilizzare il pensiero mistico come strategia di ripiego, qualora il pensiero razionale deduttivo non fosse sufficiente, mi sembra una strategia non adeguata alla complessità della materia. Un guardare all'indietro, dirsi se non è possibile trovare un logos assoluto coerente con il mondo, allora tanto vale riappropriarsi delle categorie del passato. Ma l'eterno di Severino dice proprio questo, ovvero che l'eterno è tale come destino, come negazione del divenire visto come peso schiacciante del passato sull'agire umano ed accettazione del divenire come compimento dell'agire umano, un eterno ritorno nietzschiano, che è una teoria opposta a qualsiasi nostos, o eterno ritorno nel pensiero greco, dal quale deriva il pensiero metafisico e religioso occidentale (senza dimenticare che il pensiero greco ha offerto anche una direzione opposta, ovvero legata al mito di Prometeo e al superamento di ogni visione servo-padrone).
Nel link finale, Severino lo dice molto meglio di me.
https://www.youtube.com/watch?v=5mSd6PWdmfM
Non ho inteso col mio messaggio riproporre il pensiero di E. Severino tal quale esso è, semmai ho riecheggiato quello del suo antagonista G. Bontadini ma non ripetendolo.
Passando dalla considerazione degli enti alla considerazione delle cose non è possibile spiegare la realtà senza ricorrere al pensiero del divenire: se non altro perché il tempo costituisce una sommatoria di eventi nella quale nulla va perso ma col prodursi di cambiamenti. In tal senso la legna non è la sua cenere (futura) ma nell'evento della legna che brucia c'è una trasformazione — si pensi pure oltre che alla cenere ad una essenza risultato del bruciare (sorta di panpsichismo, filosofico). Insomma per evitare il nichilismo io suggerisco di non restare entro la sola prospettiva ontologica ma di prospettarsi le cose nel tempo inteso come sommatoria, indubbiamente complessa e articolata e nonostante le apparenze mostrino nullità ove la ragione attesta riduzione di cose ad essenze. Ciò ultimo ontologicamente Severino lo definì qual oltrepassamento. Senza dubbio Severino sviluppava una concezione immanentista dell'essere che io non nego ma integro con una concezione trascendentalista, similmente a quanto fece Bontadini nella sua diatriba con lo stesso Severino. Integrando indubbiamente non si ritrova medesima realtà precedente ad integrazione.
(Quanto al video...)
Alla interpretazione heideggeriana di Nietzsche qual riferimento imprescindibile per la filosofia contemporanea preferisco quella jaspersiana della filosofia nietzschiana qual retorica invincibile del mondo contemporaneo... Ovvero non penso che Nietzsche abbia inteso accantonare il pensiero antico e tantomeno quello greco. Sicuramente Severino ha proposto una alternativa al pensiero greco ma in questo senso il suo operato ha raggiunto risultati relativi, discutibili, ridotti per destinazione.
MAURO PASTORE
