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Messaggi - Jean

#811
 Cit. cvc -  Credo che il genio matematico non stia nelle capacità di calcolo, ma nella capacità di risolvere problemi. I calcolatori elettronici hanno liberato i matematici da una schiavitù che li costringeva a tediosi e lunghissimi calcoli, per potersi concentrare sulle soluzioni dei problemi.
 

Concordo che la sola capacità di calcolare non risolva i problemi e ti riporto un esempio concreto, notizia di oggi:

Traduzioni "quasi umane" su google con l'algoritmo intelligente taglia-errori.

http://www.intelligonews.it/articoli/29-settembre-2016/49256/google-traduttore-riduce-margini-di-errore-con-intelligenza-artificiale


... dalla torre di Babele in poi il comprendersi reciprocamente è divenuto uno dei problemi dell'umanità, senza ripercorrerne la storia e saltando ai nostri giorni ecco che abbiam messo al lavoro (a "far calcoli") i computer.

Poter tradurre in istantanea un testo scritto o addirittura una conversazione in corso... potenzialmente ci riporta a prima dell'infausto evento della mitica torre (e altre torri, d'avorio, gemelle, ecc.). 

Ma anche se riusciamo a capire le parole e le frasi  che la controparte intende comunicarci non è detto che la "interpreteremo" secondo le intenzioni di quella. 
Così occorre sovente un ulteriore lavoro di puntualizzazione, chiarimento e contestualizzazione per avvicinare le due sponde lambite dallo stesso mare di parole, perché è differente come si vive dalle due parti... se ad esempio in una viva un popolo con una indole maggiormente battagliera dell'altra... la mano alzata potrebbe esser diversamente interpretata, come un saluto oppure una sfida. 

La "mano alzata" rappresenta l'aspetto emotivo sotto ad ogni discorso, scritto o parlato dal quale, senza doverla dichiarare, traspare l'indole dell'interlocutore. 

Questo per dire che ci son diversi livelli nella comunicazione, compreso quello del corpo che fornisce a chi sappia leggerlo anche informazioni  su motivazione e atteggiamento.

Google translator ha potuto migliorare le sue performances valutando non le singole parole, ma il periodo, la frase nella sua interezza (naturalmente quel programma origina dall'uomo che l'ha avviato e man mano migliorato... ma attenti a quella parte del lavoro della "macchina" di auto-apprendimento...).
 

L'"interezza" del mio primo intervento non arrivava a lambire temi che non mi corrispondono (anche per interessi diversi, a ognuno i suoi) quali determinismo ontologico e indeterminismo gnoseologico, e ancor meno a prender partito tra i due.

Nella risposta di cvc:

Per capire cosa intendesse Laplace credo occorra prima una distinzione su come si vuole intendere il calcolo delle probabilità.

ho ritenuto congruo approfondire ancor prima (che quello specifico delle probabilità) il concetto di calcolo e le modalità con cui avviene, fornendo spunti di riflessione, che possono o meno interessare, su temi alquanto dibattuti anche in ambito filosofico. 
Se poi ho malamente interpretato il termine intelletto con ciò fornendo all'amico sgiombo motivo per il suo richiamo a voi giudicare e nel caso chiedo venia, son elefante in una cristalleria...

Tuttavia non penso d'esser andato fuori tema nell'aver  scomodato futuribili supercomputer e l'intelligenza artificiale, per molti son già parte della realtà attuale e per altri, come sgiombo, fantasiose ipotesi. 
È lecito aver opinioni diverse e citare, parlare in funzione di queste.

Sicuramente Laplace non poteva immaginare le attuali conquiste e direzioni  della scienza ai nostri giorni, ma quella che nell'ipotesi del genio matematico per sgiombo appare come un'inesistente intelligenza onniscente (mi par ben detto, rende l'idea) per altri (me compreso) può essere un'anticipazione di una possibile direzione dell'umanità che ne io né sgiombo probabilmente vedremo compiersi (ma mai dire mai...).
 


Cit. sgiombo - Ma verità e rettitudine morale non vanno sempre necessariamente di pari passo e l'assenza dell'una (in un autore) non é un buon motivo per rifiutare l' altra.

Qui invece concordo pienamente, infatti non rifiuto nulla e nessuno, credendo, come detto in precedenza, che  i frantumi dello specchio della verità son diffusi dappertutto... 
 
 


Cordialmente

Jean
 

 ---------------------------
 


Gli amanti della fantascienza hanno ben presente il ruolo di Skynet, la gigantesca rete di computer profetizzata in Terminator, il film di James Cameron uscito nel lontano 1984.
Basata su un sofisticato microchip prodotto dalla Cyberdyne Systems Corporation, poco dopo la sua attivazione, Skynet diviene autocosciente, scatenando un olocausto nucleare globale che gli permetterà di prendere il controllo del pianeta.
Quella descritta nel film è solo una inquietante storia di fantascienza, oppure potrebbe essere una profezia di quello che potrebbe succedere nella realtà? È possibile che internet, la rete globale che collega i computer di tutto il mondo, possa un giorno diventare autocosciente? È possibile che la sua sinistra coscienza possa mettere in pericolo l'intera specie umana?
Cristof Koch è un neuscienziato americano conosciuto soprattutto per i suoi studi sulla base neurali della coscienza. Attualmente, è direttore del dipartimento di ricerca dell'Allen Institute for Brain Science di Seattle.
... Koch ritiene che la coscienza di sé sia il prodotto della rete di neuroni del cervello. Dunque, se Internet fosse un cervello, quale sarebbe il suo grado di consapevolezza?
"Internet è di gran lunga il manufatto più complesso costruito dall'uomo", spiega Koch al Margan Freeman Science Show. "Ha attualmente un numero di transistor che supera le sinapsi di un cervello umano di un fattore di 10 mila. Esiste la possibilità, data la complessità dell'infrastruttura, che in futuro, continuando con il livello di sviluppo attuale, Internet possa acquisire un certo grado di coscienza".
Alcuni ricercatori sostengono che Internet possa già essere senziente, ma il suo livello di coscienza sarebbe simile a quello di un neonato. "Internet ha un tipo di consapevolezza confusa", continua Koch, "ma quello che interessa è il livello di intelligenza associato alla consapevolezza. Un neonato è vagamente consapevole della presenza materna e della senzazione di fame, ma non è ancora molto intelligente".
Verosimilmente, Internet continuerà ad imparare e ad evolvere: diventerà adulta! Se così sarà, come faremo a capire quando diventerà più di una rete di computer?
 
«Il sistema andò online il 4 agosto 1997. Skynet cominciò a imparare a ritmo esponenziale. Divenne autocosciente alle 2:14 del mattino, ora dell'Atlantico, del 29 agosto». [Terminator di James Cameron].
 
http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/01/24/internet-sta-sviluppando-una-propria-coscienza-sta-nascendo-una-nuova-vita-siamo-in-pericolo/
 
 
#812
quote Jean - Ma arrivare al risultato ipotizzato da Laplace per un "intelletto"  (la definizione riguarda la mente umana ma non manca troppo che l' intelligenza artificiale  supererà il test di Turing senza difficoltà... e occorrerà, forse, rimetterci mano) che 



Citazione sgiombo

Non per fare il pignolo, ma Laplace parla di un' "Intelligenza" che non riguarda affatto la mente umana, la quale, pur tendendo ad avvicinarvisi continuamente, le "resterà sempre infinitamente lontana".

Così, anche senza volerlo, come credo sia il tuo caso, si fa di Laplace un comodo -ma falso- bersaglio polemico antideterministico.

 
 ............
 

Caro sgiombo, ben venga  ogni pignoleria
a fin di verità, total o parzial che sia...
ma può esser parzial la verità?
O parziale è la nostra identità?

 
Nel preparare il mio intervento preliminarmente ero andato a verificare la definizione di "intelletto":

L'intelletto (dal latino intellectus,-us, derivato dal participio passato del verbo intellìgere = intellègere, composto da intus elègere che significa «leggere dentro»,[1] o diversamente dainter e lègere, nel senso di «raccogliere, scegliere»)[2]genericamente può essere definito come la facoltà della mente umana di intendere, concepire pensieri, elaborare concetti e formulare giudizi. La prima etimologia accenna all'intelletto come una facoltà capace di cogliere l'essenzialità che è all'interno (intus) delle cose e dei fatti.     -Wiki

Quindi una facoltà propria della mente umana, mi sono attenuto fedelmente alla definizione e non ho associato/assimilato l'intelligenza ipotizzata da Laplace a quella della mente umana. 

Ma ho fatto un piccolo passo oltre, osservando che quando i computer supereranno senza difficoltà il test di Turing,  occorrerà ridefinire il concetto di "intelletto", perché a quel punto non sarà più possibile, piaccia o meno, distinguere un essere umano da una "macchina" in base alle risposte che fornisce... la "distanza " tra l'intelligenza "artificiale" e quella umana non sarà più così "infinitamente lontana"... non poca cosa se ci pensate bene...

Paradossalmente l'intelligenza supposta dal matematico e astronomo (che par assodato non fosse uomo di fede... ma essendo alquanto opportunista...) che escluse d'aver avuto bisogno d'ipotesi riguardanti Dio, se come riferisci non riguarda affatto la mente umana, par stranamente assomigliare a quella "artificiale"...

Quello che volevo dire mi pareva d'averlo ben espresso ma grazie a te mi son accorto di non averlo fatto puntigliosamente... lungi da me il cercare un qualsivoglia comodo -ma falso- bersaglio polemico antideterministico, non mi appartiene proprio lo schierarmi da alcuna parte (tanto meno polemicamente), i frantumi dello specchio della verità son diffusi dappertutto...

 

Cordialmente

Jean 
#813
Ciao cvc,

quando ragioniamo su numeri e calcoli (sovente) diamo per scontato che il modo di intenderli ed eseguirli sia il medesimo per tutti e naturalmente più numeri abbiamo da elaborare e più difficile/complesso si presenta il calcolo, necessitando di un tempo crescente per ottenere la soluzione. 

Gli stessi computer (non disponiamo che io sappia di quelli quantistici che sono in via di sperimentazione) seguono una logica sequenziale e riducono incredibilmente il fattore tempo se parallelamente aumenta la capacità elaborativa...  agiscono come si sottoponesse un calcolo complesso - che si possa scomporre - a più di una persona raccogliendone e integrandone i risultati parziali.

Per questa via si possono aumentare prestazioni e performances, l'intelligenza artificiale ha ormai sbaragliato quella umana anche nei giochi altamente complessi (dove non è solo questione di calcolo puro, ma anche strategia, intuizione, capacità di rischiare ecc.) quali gli scacchi e, ultimo, nel Go, considerato il più complesso tra tutti, dove Alphago DeepMind di Google ha surclassato Lee Sedol, il talentuoso campione.

Ma arrivare al risultato ipotizzato da Laplace per un "intelletto"  (la definizione riguarda la mente umana ma non manca troppo che l' intelligenza artificiale  supererà il test di Turing senza difficoltà... e occorrerà, forse, rimetterci mano) che 
 
ad un determinato istante dovesse conoscere tutte le forze che mettono in moto la natura, e tutte le posizioni di tutti gli oggetti di cui la natura è composta, se questo intelletto fosse inoltre sufficientemente ampio da sottoporre questi dati ad analisi, esso racchiuderebbe in un'unica formula i movimenti dei corpi più grandi dell'universo e quelli degli atomi più piccoli; per un tale intelletto nulla sarebbe incerto ed il futuro proprio come il passato sarebbe evidente davanti ai suoi occhi.

è, al momento attuale (mai dire mai...), troppo al di là di ogni fantasia.

Per questa strada... ce ne sono altre? 
Ci sono altri modi di "calcolare" ?

In un certo senso la vita è una gigantesca successione di calcoli, anche degli atti relativamente (che poi sono enormemente complessi) semplici, come l'afferrare la tazza del the davanti a me e portarla alla bocca ecc. presuppongono dei calcoli in azione, se così si può dire: innumerevoli componenti organiche vengono attivate-coordinate-controllate da processi mentali (e/o cerebrali) dei quali quasi non ci accorgiamo. 

Ad esempio si possono calcolare tutte le componenti atte ad ottenere il risultato di flettere il braccio con la giusta inclinazione-traiettoria-forza per replicarle in un arto bionico/artificiale.  

Voglio dire che c'è una matematica "organica", naturale, che sottende ad ogni espressione vitale (al momento lasciamo da parte la mente) e lì non servono numeri... ma è un discorso troppo lungo.

Rimanendo sui numeri e su altri modi di calcolare, su "intelletti" che "van dentro" con modalità diverse dalle nostre, riporto l'estratto che segue:

Daniel è anche il detentore del record europeo di memoria delle cifre del Pi greco - più di 20.000 cifre decimali. Questa impresa si avvale anche del modo in cui lui visualizza i numeri - lui racconta di spostarsi lungo un paesaggio fatto di cifre del Pi greco che egli vede con l´immaginazione e che gli permette di richiamare ogni cifra in sequenza. Il possibile carattere generale di questo singolo caso studio è rafforzato dalle relazioni di altri savant che utilizzano allo stesso modo forme visuospaziali nei loro calcoli e che riferiscono semplicemente di "vedere" la risposta corretta (vedere il resoconto di Murray).

http://www.spazioasperger.it/index.php?q=articoli-divulgativi&f=185-sinestesia-e-savantismo


... invito chi non conosca l'argomento a darci un'occhiata. Un calcolo enormemente complesso si risolve nel "vedere" e leggere il colore risultante. 
Non sto enfatizzando le abilità di queste persone che per altri versi hanno seri problemi,  dico semplicemente che quando ci troviamo di fronte ad un limite, in questo caso un limite di "calcolo", se lo affrontiamo nel modo previsto dal paradigma che ci guida (nel caso quello matematico)  fatalmente ci fermeremo al confine, a quello che si ritiene il "valore vero" (oppure, in altri casi, la più alta probabilità).

Per andar oltre, al di là, occorre far come Turing...  (spero abbiate visto il capolavoro di film su di lui), costruire una "macchina impossibile"... sapete come è andata, no? 

Ci stiamo parlando, oltre i confini dello spazio-tempo, con quella macchina, docile sotto le nostre dita...


 
Cordialmente

Jean
#814
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
28 Settembre 2016, 23:32:35 PM
Rimettere mano a qualcosa che per qualche motivo abbiamo lasciato in sospeso e` un po` come rimettersi in viaggio, dopo una sosta voluta o forzata. 
C'è da riprender confidenza col sentiero, indossare (le avessimo tolte) l`adeguate calzature e sì, un bel respiro e alzar la gamba, per il nuovo primo passo... o appoggiar la penna, per disegnar  misteriosi simboli che aggregati formeranno parole, come queste.

Dov'eravamo prima è l'al di là dell'adesso, il qui e ora da cui si può procedere verso un altro, differente aldilà. 
La difficoltà nel tentare di figurarsi un al di là dell'aldilà risiede nel fatto che comunque la rigiriamo rimaniamo  imprigionati dentro un movimento che coinvolge la freccia del tempo nelle sole due direzioni permesse, passato e futuro.

Un viaggio fisico è soggetto alle  condizioni  del luogo ove avviene, che è lo stesso per tutti i viaggi nel nostro mondo e nell'universo conosciuto, lo spazio-tempo, secondo l'interpretazione prevalente, anche se "conosciuto" è una visione alquanto ottimistica. 

La topologia ci insegna che non abbiamo alcuna possibilità di avere una "visione" riguardo la forma del nostro universo rimanendo in esso, potendo anche esser ripiegato una o innumerevoli volte su se` stesso, ipotesi che potrebbe giustificare  quanto ho scritto nel mio ultimo post nella sezione viaggi  (famolo strano...) , dove mi piaceva pensar che qualcosa delle nostre vite, dei nostri atti, possa rimaner intrappolato nella "struttura universale", eventualità che per quanto remota (sarà poi davvero cosi`?) non si può escludere, appunto non conoscendo tale struttura. 

Per conoscerla c'è  un solo modo, quello di collocarsi  al di là di essa, in una dimensione superiore, allo stesso modo che per conoscere un universo bidimensionale occorra osservarlo da un livello a tre dimensioni (da un universo tridimensionale).  

Spostarsi di livello potrebbe essere una delle poche se non l'unica soluzione laddove tutte le strade riconducono all'inizio,  un po' come accade nelle discussioni filosofiche o spirituali, quando gli interlocutori non riescano (evento ricorrente) a mescolare le proprie "soluzioni" con quelle altrui per ottenerne una del tutto miscibile (omogenea) invece di stratificare una sopra l'altra, secondo la propria caratteristica (logica interna), come l'olio sopra l'acqua.

Come ottenere una soluzione omogenea tra acqua e olio? 
Si può ottenere solo spostandosi di livello, fornendo energia per far passare alla fase gassosa le due sostanze, così da avere una miscela gassosa perfettamente omogenea... ma bisogna accettare di perdere le proprie prerogative  "liquide" per acquisire quelle gassose (modificando la propria logica interna).  

Per spostarsi di livello (un altro tipo di viaggio...)  a volte  occorre rimettere tutto in discussione e valutare in un contesto differente le informazioni di cui si dispone, similmente all'edificare una struttura portante  (costrutto) che andrà poi tamponata con quelle (informazioni). 
L'opera di molti artisti innovativi origina da queste premesse al pari di quella di grandi pensatori, filosofi ecc. che adoperano il materiale di cui  dispongono (l'esperienza dei predecessori) mescolandolo con quello che un'intuizione o un ragionamento ha fatto scaturire da loro stessi... ottenendo un risultato che appare una diversa costruzione, un'architettura che può apparir balzana, fuori dalle regole o troppo ardita, avveniristica in certi casi.  
Beh, facile immaginarsi le difficoltà che incontreranno... Van Gogh ha venduto un solo quadro in vita...


L'amico Andrea Molino si è cimentato in qualcosa del genere quando ha elaborato e proposto la sua soluzione al problema umano (Stiamo vivendo una di tante vite in un Universo Virtuale ) e dal mio punto di vista il suo "spostarsi di livello" ( al di là del presunto aldilà...) compensa ampiamente i punti deboli del suo costrutto. 

Così quello che appare come un gioco di parole, lo scioglilingua con cui ho titolato la presente discussione, si rivela congruo in ordine all'ottenere informazioni su qualsiasi cosa, poiché solo un cambio di prospettiva, di livello, potrebbe permettere d'osservare quelli sottostanti. 
Uno dei maggiori impedimenti nel realizzarlo, o almeno di considerarlo possibile, risiede nella forza dei paradigmi che modellano le nostre esperienze, la nostra vita. 

Volenti o meno procediamo lungo le loro strade, tanto più se a causa di ciò ne consegue l'impressione (o l'illusione) di comprendere il senso degli eventi che capitano a noi e al mondo. 
Il proverbio che afferma non vi sia peggior sordo di chi non vuol sentire rivela la fondamentale condizione psicologica umana, il desiderio di sicurezza (e la conseguente tendenza all'inerzia)... che potrebbe dissolversi all'arrivo di una informazione superiore più potente (convincente). 

Guardando alla storia della scienza è palese la difficoltà (eufemismo) che ogni nuovo e più valido paradigma ha dovuto affrontare almeno per farsi strada, che poi per sostituire del tutto quelli meno validi dipende da molti fattori, interessi e poteri.

Anche questo dei cambiamenti di paradigma è un viaggio, un signor viaggio, che prima o poi andrà a modificare nel profondo la struttura conoscitiva della mente umana, sempreché l'umanità non sia in vista del capolinea, eventualità non del tutto da escludere...peccato, nel caso.

Il mio post "famolo strano... questo viaggio" anticipava quanto ora vado dicendo, che ci son tanti modi di viaggiare e che anzi, tutto non sia che un viaggio, uno spostarsi continuo da un punto all'altro, da una convinzione, una situazione... ad una differente. Il divenire non e` che un viaggio... che contiene la narrazione di ogni spostamento di qualsivoglia natura, ma per "leggerlo" (o "viverlo") occorre il tempo (un'altra dimensione) , senza il quale resterebbero una collezione di istanti, dei fotogrammi che alcuno, facendo scorrere le pagine del libro ove giacciono, riporterebbe in "vita".   

Ma quando la realtà fisico-mentale dell`uomo giunge alla sua conclusione siamo del tutto certi che quel movimento, in questa realtà e collocazione, sarà, per come lo conosciamo, definitivamente terminato. 
La domanda è se, in un modo che "non conosciamo",  per qualcosa di quel che ha riguardato la nostra vita, i nostri sentimenti e atti, non vi sia un definitivo arresto. Dove e come trovare risposta a una  domanda che riguarda un ambito solo immaginabile (l'aldilà)?

Potremmo partire con la constatazione che sin dalla notte dei tempi l'uomo si è posto una tale domanda e poco importano le diverse motivazioni che l'hanno spinto a porsela, se per fede, per scienza, per paura, per filosofia... per gioco, anche. 

Nella mente (coscienza o qualsiasi altro nome preferiate) c'è questa domanda che affiora in ognuno di noi; anche chi escluda ogni chances, nel porsela e sbarazzarsene, gli fa percorrere un (limitato/piccolo) "viaggio" (a tale domanda) in lui. 
Ma per altri quella domanda procede e procede... e ha prodotto (o contribuito allo sviluppo del) la filosofia, la spiritualità e anche la scienza, che originando da antichi saperi (alchimia, astrologia ecc.) ritorna oggi sui suoi passi e discetta di coscienza e di Dio, abbandonato il timore d'andar oltre i limiti suoi propri... chi li ha stabiliti?

Che si possa spiegare la vita con Darwin o in qualunque altro modo è una ricchezza: la pluralità dei punti di vista, degli approcci, si può considerare come la biodiversità della coscienza umana, che va incoraggiata e non costretta, appunto, da dogmi e paradigmi. 
Ovvio che per calcolar traiettorie si userà sempre la meccanica classica di Newton e per particelle quella quantistica, come si adopera l`attrezzo adeguato secondo il lavoro da svolgere.

Così viaggiare, in questa accezione estesa, è compiere un qualsivoglia tragitto/movimento fisicamente, mentalmente... emozionalmente e in ogni altro modo, se c'è. 
Tutti questi movimenti  secondo la mia visione lasciano delle tracce (un punto "d'informazione" nel caso più semplice, delle "scie" negli altri) nel tessuto spazio-temporale dell'universo. 
Una di queste tracce, che procede dagli albori dell'umanità, riguarda l'interrogativo in merito alla nostra collocazione e alle caratteristiche del luogo che permette la nostra esistenza. 
La terra da piatta e` divenuta tonda e all'universo e` stata aggiunta la dimensione temporale... quell'interrogativo ha percorso, indubbiamente, un bel tragitto, ma come sempre accade la risposta ad una questione non è che la porta per la successiva e al momento siamo ancor lontani dalla soluzione riguardo la forma dell'universo e quali i suoi limiti, se vi sono.

Le persone non interessate a tali questioni pensano che l'universo sia una palla enorme che contiene galassie che contengono stelle ecc. e paghi dell'apparente senso di sicurezza  prodotto da una visione semplificata delle cose non scorgono una qualche utilità nello studio e nella ricerca di matematici, uomini di scienza e di cultura. 

Ma l'universo non è affatto semplice, oltre alla dimensione   temporale  contiene mostri di inaudita potenza...  e sollecita le menti sensibili a cimentarsi con i suoi misteri.  
Qual è il motivo di tanto interesse e dedizione, perché molte persone arrivano a spenderci la propria vita?

Alla prossima.

 

 

Cordialmente

Jean

 

 

 

Numerosi studiosi hanno sostenuto in modo convincente che l'universo immaginato da Dante nella Divina commedia è una 3-sfera (anche se, naturalmente, egli non usava questo termine). Dopo essere risalito dall'inferno fino alla superficie della Terra e aver raggiunto la sommità del monte del purgatorio, nel «Paradiso» Dante ascende attraverso i gusci sferici concentrici in cui si trovano i vari pianeti, supera il cielo delle stelle fisse e raggiunge il Nono Cielo, o Primo Mobile. Qui, in cima al Primo Mobile, egli contempla assieme all'amata Beatrice sia la metà dell'universo che ha appena attraversato (guardando verso il basso), sia l'altra metà, quella celestiale, che consiste in una serie di gusci sferici concentrici dove vivono gli angeli, poi gli arcangeli e quindi, procedendo verso l'interno, le schiere angeliche di grado più elevato. La sfera bidimensionale posta al margine esterno di quel guscio sferico che costituisce il Primo Mobile corrisponde all'equatore; da lì lui e Beatrice osservano l'universo. La Terra (e l'inferno al suo centro) si trovano a un polo, mentre all'altro polo c'è il regno dei serafini.  

Estratto da "La congettura di Poincaré", di DONAL O'SHEA
#815
Riflessioni sull'Arte / Re:Poesie modificate...
21 Settembre 2016, 08:29:10 AM
 Del tutto ignari della nostra esistenza
voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti,
e delle nostre squallide ferite
voi fate un balsamo per le labbra di Dio.
Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli,
né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio,
ma c'è una linea di infelicità come di un uragano
che separa noi dalla vostra siepe.
Voi entrate nell'uragano dell'universo
come coloro che si gettano nell'inferno
e trovano il tremolo sospiro
di chi sta per morire
e di chi sta per nascere.

Alda Merini, da "La carne degli angeli"

 

 Della nostra esistenza,
 dei nostri limiti e delle nostre ferite
voi fate conoscenza,
gli angeli conosceranno il nostro martirio,
una infelicità separa chi sta per morire
e chi sta per nascere.



cordialmente
Jean
#816
Quanto dura un viaggio?
Che domanda... il tempo che ci vuole a compierlo...
E se non si riesce a farlo del tutto?

Beh, quanto percorso si può considerare una tappa, ma anch'essa è pur sempre un viaggio, basta spostarsi da un luogo ad un altro... così che anche il tragitto quotidiano (per chi debba compierlo) per recarsi al lavoro è un viaggio, si parte da "casa" e si arriva al "lavoro".

E cosa c'è in mezzo?

Per i più uno spazio-non spazio e un movimento in un tempo sospeso, d'attesa. Perché' presto al mattino e tardi la sera non si son ancora del tutto destate le energie nel primo caso e poche ne rimangono nel secondo... difficile impegnarsi in qualcosa, anche la semplice osservazione richiede un interesse, uno stimolo.

Diciamolo, lavorare stanca... e assorbe le nostre energie vitali... non per niente chi si senta portato alla contemplazione, meditazione ed altre pratiche il più delle volte abbandona la via del mondo per dedicarsi a quella del cosiddetto spirito, che non pochi ritengono in opposizione a quello.
Queste persone si dedicheranno ad altri tipi di viaggi, rivolgendosi "all'interno", come vien detto.

Viaggi difficili che raramente si concludono col raggiungere la meta agognata, quasi sempre un'altra tappa, il game over in attesa del giudizio oppure il nulla originario, a ognuno il suo.


Ummh... a ben vedere tutto può ritenersi un viaggio, piccolo o grande che sia.... beh, forse conviene non considerare quelli necessari all'igiene quotidiana, pur se hanno la loro indubbia importanza, anche se quel luogo, il bagno, viene diversamente interpretato dalle diverse culture, vedi quella giapponese.

Sempre una questione di punti di vista, di tradizione ed educazione... ad esempio il viaggio "di piacere" è un'invenzione relativamente recente nella storia della civiltà (occidentale), una forma di gratificazione per compensare appunto le energie vitali spese nell'interesse comune, per il progresso, come si diceva un tempo (chi ci crede più al progresso?).

Avere a disposizione del tempo libero dal lavoro in cui poter far "altro" distingue la schiavitù dalla libertà, ma ad esempio le condizioni dei lavoratori in Cina (e qui da noi, vedi nel tessile) non son troppo diverse dagli schiavi di un tempo.

Così un tempo libero prosciugato d'energie e necessariamente dedicato al riposo del corpo individua una condizione "border line" tra sfruttamento e (relativa) libertà.

Ora devo proprio dire che il "Progresso" e' stata la più grande "sola" (come dicono i romani) che sia stata propinata al genere umano.

Ricordo che in gioventù (complici anche le suggestioni del nuovo genere letterario, la fantascienza, e le scoperte scientifiche, lo sbarco sulla luna ecc.) si discuteva molto del futuro, simbolicamente rappresentato dall'anno 2000, ed era quasi unanime opinione degli "esperti" che per tal tempo si sarebbe quasi affrancato completamente l'uomo dal lavoro, richiedendogli non più di qualche ora per adempiervi... il Progresso, bellezza...

Guardatelo oggi questo Dio... centinaia di migliaia di auto invendute  parcheggiate in aeroporti dismessi, i noccioli atomici di Fukushima che continuano a sprofondare nel sottosuolo... ovvio che "il viaggio" del progresso non e' andato a buon fine... se non sta proprio tornando indietro.

Dopo aver grandemente apprezzato i post di chi e' intervenuto, desidero condividere il mio primo viaggio incompiuto...



Avevo 5 o 6 anni e per la prima volta venni portato in montagna, non ricordo come ma mi ritrovai solo, davanti alla montagna di cui vedevo la vetta, quando si formò dentro di me il pensiero di andar fino in cima per un`occhiatina...

Detto fatto eccomi a scalar il primo prato col fieno già alto.... il cuore accelera per lo sforzo ma non demordo, avanti col successivo... tergendo alternativamente l`abbondante sudore con una mano e afferrandomi con l`altra all`erba per non scivolare (non avevo scarpe appropriate) arrivo ad un pianoro e guardo su'... la vetta e' scomparsa... guardo giù... però!.. saranno stati una cinquantina di metri di dislivello, il mio primo record.

I pensieri si affollano... compaiono quelli relativi al tempo, alla difficoltà, allo smarrirsi, all'essersi allontanato senza dir nulla... diamine, e prima dov'erano? Il dubbio l'ha quasi vinta del tutto quando mi accorgo di un cespuglio, dal quale occhieggiano dei frutti giallo-verdognoli (uva spina) talmente invitanti che senza alcuna remora (dov'erano i pensieri adeguati?) me li ritrovo in bocca... dolci e asprigni, mai assaggiati prima... e acquosi, a spegnere la sete e ripristinare gli zuccheri.

Ne mangiai a sazietà e rinfrancato tornai sui miei passi (lasciandomi scivolare – godimento puro sull'erba) pensando che ci sarebbe stato tempo domani per ritentar la vetta.

L'indomani non se ne fece nulla, pensieri e desideri nella testa d'un bimbo son come le mutevoli nuvole... ma l'incompiuto viaggio, l'avventura di quel giorno mi rimase scolpita nella memoria e ricordo (direi che lo "vedo" proprio) quel bimbo che fui/son io.... la brillante luce di quel giorno.... il Dio lontano e irraggiungibile (il "triangolo" della vetta)... i primi passi del super-io, il mio giudice interiore (in seguito ascoltato poco a dir la verità) ma su tutto spicca il ricordo, il gusto di quei frutti, regalo di un Dio minore (o forse no?) per l'impresa di un novello Ulisse desideroso d'allargar i confini della propria vita...

Pur se vien detto che la montagna può  andar a Maometto, per guadagnarsi il premio bisogna metterci del proprio, un pezzo, se non tutta la propria vita.

Intanto questa notte l'estate, concluso il suo viaggio, lascerà il posto all'autunno.

Taluni son viaggi  ricorrenti, ciclici... chissà che qualcosa della nostra vita non rimanga nelle pieghe dello spazio-tempo in attesa di ripresentarsi... questa strana coppia (lo spazio-tempo), dove lo spazio viaggia (si muove) nel tempo e il tempo viaggia (si muove) nello spazio... forse che per fare un bel viaggio occorra essere in due?




Cordialmente

Jean
#817
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
09 Settembre 2016, 23:18:12 PM
Andrea - ... eccomi, puntuale stavolta, eh... non come la precedente che la ho... ti ho fatto attendere un bel po', mentre dormivo. Ma prego, accomodati, Vania...

Vania – grazie,  è passato un po' da allora... per diversi motivi non ho potuto e un po' voluto venir prima... complice la vacanza che ho trascorso con Gianni che mi ha rilassato, allontanando quella sensazione d'inadeguatezza che talora mi perseguita...

- ricordo che avevamo concluso  il precedente incontro proprio ragionando su questa parola  e sulle ali dell'amore (... e si librò su l'adeguate penne ) che pare aver rinsaldato la tua relazione con Gianni, suppongo...

-che strano, Andrea... proprio oggi ho letto una poesia al riguardo, anzi due... quella di una poetessa e di una persona che l'ha diversamente interpretata... le ho copiate, eccole qui...



L'universo non ha un centro,                                L'universo ha un centro,
ma per abbracciarsi si fa così:                              ma per dividersi si fa così:
ci si avvicina lentamente                                      ci si allontana velocemente
eppure senza motivo apparente,                          senza apparente motivo,
poi allargando le braccia,                                    poi chiudendo le braccia,
si mostra il disarmo delle ali,                          si mostra la forza delle proprie ali,
e infine si svanisce,                                             svanendo infine, 
insieme,                                                              soli e divisi
nello spazio di carità                                          nello spazio d'odio
tra te                                                                   tra te 
e l'altro.                                                              e l'altro.


 

-perbacco, Vania... una significativa coincidenza,  pare fatta apposta per riprendere il filo della nostra discussione, iniziata al bar degli elastici... le due poesie raffigurano l'avvicinarsi e l'allontanarsi (sembra) di due persone simbolicamente sorrette nel loro movimento dalle proprie ali... se mettiamo un elastico tra le due versioni vediamo come l'una divenga l'altra... un po' quello che accade tra te e Gianni, quello che accade a molte coppie...

-e se l'elastico si  rompe? 

-le parti divise, se non si rassegnano, cercheranno con chi riannodarlo nuovamente...

-Andrea, io mi trovo bene con Gianni...

-non ne dubito, ma..?

-ma ci sono gli altri, la sua famiglia, amici... lavoro, quello che pensa e che sente...

-già, nessuno è un'isola, e se lo è rimane il collegamento con altre terre sotto il mare che la lambisce... gli altri e le circostanze sono un problema, per chi si vuol davvero bene?

- no, ma c'è qualcos'altro che non riesco bene a mettere a fuoco... tu che dici della realtà?

-e questa da dove viene? Che ti accade?

-... a volte ho l'impressione di recitare una parte... poi mi riprendo e mi convinco che son io che sto facendo questo e quello, nessuno me lo impone... non siamo burattini, vero?

-eh... se lo fossimo io non potrei rispondere che quello che mi sarebbe permesso... ma anche recitassimo la nostra parte, dov'è il problema?

-... se recitassimo più parti?

-beh, in realtà lo facciamo continuamente, presentando ad ognuno l'immagine che vorremmo avesse di noi. 
Nulla di preoccupante, così fan tutti ... ovviamente sino ad un certo punto...

-sì, capisco... uno, nessuno e centomila...

-appunto...

-ma...

-ma... non è questo il punto, vero?

-infatti... e se esistesse un'altra realtà oltre a questa?

-un'altra... o più... come lo potremmo sapere, secondo te?

-... piccoli tocchi.. come nel film "Contact", con Jodie Foster... coincidenze, sincronicità...

-... sovrapposizioni, a volte...

- di piani differenti...

-normalmente per brevi istanti... ma in certe circostanze ben a lungo, conosco  persone anziane che incontrano i propri cari deceduti da tempo, non solo nei loro sogni...

-non NDE, intendi?

-oh, beh, ci son anche quelle, davvero interessanti... ma mi riferisco alla vita ordinaria... e poi ci son persone che incontrano, così affermano, entità di vario genere, cose che ci son sempre state, come William Shakespeare ben sapeva...
 


 
continua...




 
Cordialmente,

Jean
#818
Tematiche Spirituali / Re:Ma Dio...è buono o cattivo?
08 Settembre 2016, 23:18:51 PM
Buonasera (...buonasari),


proponendo l'episodio vissuto in gioventù nell'apertura del topic l'hai contestualizzato (... considerare un problema rapportandolo al contesto nel quale è maturato e si è manifestato, cosa che non mi sembra sia stata ben colta) e in quello, a mio avviso, va data (per chi voglia provarci) risposta.

Ovviamente qualunque altra direzione venga a prodursi non potrà che arricchire la discussione... ma alla fine, alla resa dei conti, abbiamo un ragazzino che è costretto (avendo coscienza della sua condizione) a confrontarsi col mondo e con la spiegazione del mondo, in questo caso operante nell'ambito religioso.

Per come l'hai proposta trovo del tutto appropriate le perplessità del giovane Sari e altrettanto idonea la sede e la persona a cui le manifesta (a chi altri doveva porle, all'insegnante di matematica?).

Ritengo che l'insegnante in questione nell'avvalersi  delle prerogative del suo ruolo abbia disatteso quelle dell'uomo unitamente a quelle del suo specifico status, da quel che ricordo la pecorella smarrita non val meno del branco disciplinato.

Ognuno (l'insegnante di religione) fa le sue scelte, che tuttavia ricadono in qualche modo sugli altri, forse una piccola parte del tuo percorso di vita deriva dalla mancata risposta d'allora.

Poiché non son molti (neppure io, beninteso) che riescono a cimentarsi con le problematiche postate dai pochi tenaci ardimentosi qual sei, va dato merito a Giona che risponde ogniqualvolta ci si riferisca a tematiche spirituali.  
Attraverso il vostro scambio si son ben delineate le posizioni di chi ha trovato la sua fede e di chi s'interroga sulla presunta azione divina (avesse fede non s'interrogherebbe).

Così post dopo post la discussione si radicalizza perché i due mondi non possono comunicare, e sorvolare benevolmente (transeat) sulle argomentazioni altrui dà conto (anche) della fatica di (almeno) comprendersi...

Questo sino al tuo ultimo post, il 28, nel quale hai posto la questione linguistica e perciò della validità di fonti e interpretazioni delle stesse. 
Non come usa fare, quando interviene, l'amico Sebastian, bensì col procedere pacato e (a mio avviso) genuino di chi si mantenga aperto alle prospettive altrui (ti proclami seguace del Buddha e interroghi l'ebraismo).

Non è questione di complimentarsi con te ma di rendere merito al cambio di prospettiva che hai saputo introdurre nella discussione.
 


Adesso ti dico la mia: m'immagino che tu sia quell'insegnante di religione che dopo aver così approfondito la questione risponda al giovane Jean (altrettanto in credito con la fortuna, diciamo così...)

" Sì, anche il male viene da Dio, ma non è per cattiveria che te lo manda, ma per farti crescere, per essere una persona adulta".

Forse neppure il giovane Giona si sarebbe accorto della possibile blasfemia insita in cotal risposta (avendo incontrato la fede ben più avanti nella sua vita, così mi è parso di capire) e forse destandogli qualche perplessità un male che colpisca senza cattiveria... avrà ascoltato la risposta di Jean:

"E 'sti qua? Non devono diventare adulti, loro ?"...

e paragonando la sua condizione a quella dello sfortunato compagno l'avrà trovata congrua e ben posta, quanto la logica di un tredicenne permetta.

Così i due, il giovane Jean e il giovane Giona avranno guardato entrambi il professore in attesa di quel verdetto Salomonico che taglia la testa al toro (al dubbio).

Ma questa è un'altra storia, in un vecchio forum polveroso...
 



Cordialmente,

Jean
#819
Riflessioni sull'Arte / Re:Nuit etoilée
07 Settembre 2016, 18:16:11 PM
Questi nostri forumisti erano tutti spiriti
e si sono dissolti nell'aria, nell'aria virtuale.
E come l'inconsistente edificio di questa visione,                                                           

gli argomenti coronati di topic,
le orgogliose declamazioni, i ragionamenti solenni
ed il grande logos stesso
come questo spettacolo
si dissolveranno in un click.

Non siamo fatti della stessa materia dei sogni
ma da un sogno è coronata la nostra breve vita.


Cordialmente
Jean
#820
Riflessioni sull'Arte / Re:Poesie modificate...
04 Settembre 2016, 19:30:01 PM
Grazie Phil,
una terzina per Quasimodo e due per noi... un simpatico gioco... con lo spariglio finale di Aniel (grazie anche a te) che l'ha riportato su binari un po' tristi... quelli della vita reale che, come diceva Isac Asimov, differentemente dal gioco continua anche dopo lo scacco matto. Chissà se sia da interpretare come una speranza...
 

Sul gioco:

Si può scoprire di più su una persona in un'ora di gioco che in un anno di conversazione.
(Platone)


Il modo in cui la gente gioca mostra qualcosa del loro carattere. Il modo in cui perde lo mostra per intero.
(Harvey B. Mackay)

 


E sui bambini:

Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini.
(Dante Alighieri)

 


 
Verdeidea,

(prendendo spunto dall'informatica) i versi sono le stringhe (istruzioni) di uno stupefacente programma, iniziato a scriversi nella notte dei tempi e mai terminato perché chiunque può contribuirvi, aggiungendoci qualcosa.

In molti modi: con le parole, i pennelli, o con dei segni che alfine divengon suoni... e molti altri ancora (anche riusando diversamente il materiale prodotto da altri).

Nella ricombinazione dei versi del Foscolo e Leopardi (... hai scelto due poesie che son come gli assi a briscola...)  pur se vien meno l'unicum dell'opera (e non potrebbe essere altrimenti) tuttavia ne ho ricavato l'impressione di un'assonanza che non avevo ancora colto... ogni occasione è buona (anche un gioco) per meravigliarsi di quante belle cose abbiamo a disposizione...


... prendendolo come un gioco, dite, quale potrebbe essere lo stupefacente  "programma"?
 
 


Buona domenica

Jean
#821
Riflessioni sull'Arte / Re:Poesie modificate...
02 Settembre 2016, 23:37:30 PM
Ognuno sta solo sul cuor della terra 
trafitto da un raggio di Sole: 
ed è subito sera.  

Ma nel ricordo, che dentro stringe e serra, 
rivedo il tuo bel viso, e le parole 
di quella primavera.   


Un rimpianto si perde ed erra;
l'anima non più si duole:
il fato mio s'avvera...

 
La vita che mi lascia non l'afferra
(altre son le cose ch'essa vuole)                                                                             
qual fumo che risal dalla teiera.


 


Ognuno sta solo sul cuor della terra, 
ma nel ricordo che dentro stringe e serra, 
un rimpianto si perde ed erra,
la vita che mi lascia non l'afferra.  


Trafitto da un raggio di Sole 
rivedo il tuo bel viso, e le parole; 
l'anima non più si duole,  

(altre son le cose ch'essa vuole)                                                                                               

di quella primavera.
Ed è subito sera,
il fato mio s'avvera                                                                                                

qual fumo che risal dalla teiera.
 
 
 


Rosa sulla veranda, e il blu elettrico del mare che si getta impaziente sulla sabbia.
Quando stai male sei di nuovo solo, con la febbre vengono strane visioni, rimpianti e ricordi altrimenti smarriti...

... i pianti dei bimbi riposano nella sera e tu stavi seduto alla finestra: il vento ti scompigliava i bianchi capelli, con la tua vecchia pipa consumata guardavi il Vivente, che non si fa afferrare, e le sue opere che dovrai lasciare...


Ero venuto a trovarmi, o forse
a trovarlo, come non so.


Si sentiva cupo il tonfo del mare,
l'erba di trifoglio ondeggiava,
a tre o quattro petali assieme.


Rivedo il bel viso del piccolo che venuto alla finestra sorrideva
nel suo pigiama giallo come un sole trafitto da voli di rondini.


Strano, la mia anima s'era chetata e ti chiesi: - Che cos'è la "divina disperazione"?-
Mi guardasti assonnato con un'aureola di fumo tra i capelli.


- Hai mai pianto inutili lacrime? - mi chiese.
- Sì, ma non vorrai dirmi che questo esprime la divina disperazione? -
-Ingenuo amico mio - rispose -proprio per questo la disperazione è divina. –



Ancora fumava la teiera quando mi destai, ma attesi la sera prima di un'ultima tazza di the...  
 



Dici bene Phil, giocosamente...   ;)
#822
Riflessioni sull'Arte / Poesie modificate...
02 Settembre 2016, 19:53:45 PM
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di Sole:
ed è subito sera.
 
Ma nel ricordo, che dentro stringe e serra,
rivedo il tuo bel viso, e le parole
di quella primavera.
 
 

Ognuno sta solo sul cuor della terra
ma nel ricordo, che dentro stringe e serra,
trafitto da un raggio di Sole
rivedo il tuo bel viso, e le parole
di quella primavera
ed è subito sera.




Cordialmente

Jean
#823
Caro Sari,

oggi abbiamo risposto, tu per primo, al nuovo giovane utente "Sogni e Pensieri" (ho apprezzato i tuoi consigli) che evidenziava una caratteristica (tra le più importanti ) della mente, quella di aderire agli oggetti/pensieri/enti ecc. che incontra, sia da desta che in sogno. 

Non fosse che nel percorso tra percezione e reazione/risposta sia coinvolto un piccolissimo lasso temporale (forse dovuto a caratteristiche biologiche o forse no...) che permette l'esperienza/sensazione  dell' "osservatore", non avremmo scampo, saremmo quello che percepiamo e risponderemmo in funzione di quello che abbiamo immagazzinato e/o avuto in eredità nella memoria individuale e collettiva.  

Non raramente sfugge l'importanza di quel piccolo intervallo temporale, eppure la condizione umana si origina da lì (differentemente dagli animali). 
Il divenire presuppone il tempo e vorrei suggerirti di considerare quel piccolo intervallo temporale...

Poiché come dici qualunque forma di attaccamento è samsara e la mente non si può cambiare/trasformare/sopprimere ecc., lo stato di "assenza dall'attaccamento"  o della caratteristica della mente di aderire, si ha quando quel piccolo intervallo temporale per un qualche motivo non entri in gioco, come mi par possa avvenire a seguito delle pratiche zen, ad esempio del tiro con l'arco.

Ho dei dubbi che "le cose di questo mondo sono semplici convenzioni di nostra creazione. Dopo averle stabilite, ci perdiamo in esse e non vogliamo mollare la presa, dando il via all'attaccamento alle nostre idee e opinioni personali." nel senso che la nostra attività pensante, e ancor più quella "creatrice", ci "accadono" più che esser noi a produrle. 
Ma naturalmente ognuno ha le sue opinioni in merito, anche se nel secondo caso dovrebbe esser possibile (avendole prodotte) intervenirci... cosa alquanto  difficile... nella quasi totalità vengono "sostituite" con altre...

Sono del tutto d'accordo  che "questo tipo di attaccamento non ha mai fine, è il samsara, interminabile." , ma da questo punto trovo semplicistica l'affermazione che l'attaccamento abbia una natura intrinsecamente vuota come lo sia il nirvana rispetto ad esso. 
Mancano dei passaggi, è un salto troppo lungo, fuor di parametri, c'è qualcosa di inappropriato nell'usare il termine "vuoto", forse c'è una questione semantica (son solo mie opinioni, naturalmente).

Vediamola in un altro modo... che sono quei "confini" che delimitano sia il samsara che il nirvana?

Ammettere un confine è ammettere anche un limite... ricordo che usi parlar delle due facce della stessa medaglia, eccole qui, da una parte il samsara e dall'altra il nirvana. 
E un percorso nella mente/moneta della percezione su una faccia e la risposta nell'altra (a causa di quel piccolo lasso di tempo, quel provvidenziale e miracoloso stratagemma...). 
In quest'accezione il nirvana non è la risposta ma la permette. 

Le due facce esprimono il perfetto equilibrio della mente/moneta, qualcosa entra e qualcosa esce... se la direzione sia una meta "per nulla differente"  è quanto rimane da scoprire...


Nel mio modo d'indagare, riposti i libri d'un tempo, interpreto con quel poco che l'esperienza mia ha insegnato i confini della vita e dove/quanto dedicarci il tempo che mi resta, scusandomi della limitata partecipazione.  
 


Cordialmente

Jean
#824
"Io sono uno Spagnolo integrale e mi sarebbe impossibile vivere fuori dai miei limiti geografici; però odio chi è Spagnolo per essere Spagnolo e nient'altro, io sono fratello di tutti e trovo esecrando l'uomo che si sacrifica per una idea nazionalista, astratta, per il solo fatto di amare la propria Patria con la benda sugli occhi. 
Il Cinese buono lo sento più prossimo dello spagnolo malvagio. 
Canto la Spagna e la sento fino al midollo, ma prima viene che sono uomo del Mondo e fratello di tutti. Per questo non credo alla frontiera politica."
 



Canzone d'autunno

Oggi sento nel cuore
un vago tremore di stelle,
ma il mio sentiero si perde
nell'anima della nebbia.


La luce mi spezza le ali
e il dolore della mia tristezza
bagna i ricordi
alla fonte dell'idea.


Tutte le rose sono bianche,
bianche come la mia pena,
e non sono le rose bianche,
perché ci ha nevicato sopra.


Prima ci fu l'arcobaleno.
Nevica anche sulla mia anima.
La neve dell'anima ha
fiocchi di baci e di scene
che sono affondate nell'ombra
o nella luce di chi le pensa.


La neve cade dalle rose,
ma quella dell'anima resta
e l'artiglio degli anni
ne fa un sudario.


Si scioglierà la neve
quando moriremo?
O ci sarà altra neve
e altre rose più perfette?


Scenderà la pace su di noi
come c'insegna Cristo?
O non sarà mai possibile
la soluzione del problema?


E se l'amore c'inganna?
Chi animerà la nostra vita
se il crepuscolo ci sprofonda
nella vera scienza
del Bene che forse non esiste
e del Male che batte vicino?


Se la speranza si spegne
e ricomincia Babele
che torcia illuminerà
le strade della Terra?


Se l'azzurro è un sogno,
che ne sarà dell'innocenza?
Che ne sarà del cuore
se l'Amore non ha frecce?


Se la morte è la morte,
che ne sarà dei poeti
e delle cose addormentate
che più nessuno ricorda?


O sole della speranza!
Acqua chiara! Luna nuova!
Cuori dei bambini!
Anime rudi delle pietre!


Oggi sento nel cuore
un vago tremore di stelle
e tutte le rose sono
bianche come la mia pena.



Federico García Lorca
dal libro "Tutte le poesie" di Federico García Lorca

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-90251?f=a:292>
 
 


2° link:   https://youtu.be/T8nWVWE4sjk
 
 


3° link:  https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2008/08/25/piccolo-valzer-viennese/
 
 


Un piccolo tributo ad un grande poeta, un grande uomo. 

All'inizio la sua ultima coraggiosa intervista poco prima d'essere arrestato; a seguire una sua delicata e profonda poesia.

Nel 2° link la canzone di Leonard Choen sulla traduzione del testo spagnolo e nel 3° un bel commento di Loris Pattuelli sul "collegamento"  tra i due (Lorca e Choen). 
Bella anche la descrizione, nei commenti, della sua partecipazione al concerto, mondi che si intersecano e un po' si incontrano...  


Dopo tanta "sostanza" c'è spazio solo per una piccola riflessione sulle belle persone che ci sono state e continuano ad esserci al mondo... poeti, musicisti, artisti...


 
Cordialmente

Jean
#825
Tematiche Filosofiche / Re:IO
30 Agosto 2016, 08:36:29 AM
Ciao, sono un signore che ha passato i 60 anni. 
Avevo  un problema, un grosso problema: IO, i miei pensieri e i miei sogni.

Adesso, una vita dopo, l'Io, i pensieri e i sogni (e qualcos'altro) sono il mio interesse principale. 

Ma non è accaduto in un giorno, quelle "cose" sono gran parte della vita che sperimentiamo ed hanno una propria forza formidabile e, come giustamente consiglia Sariputra, occorre mettere un po' di distanza e reclamare il proprio spazio, attingendo a un'altra forza, quella della  volontà, che si produce dal disciplinare se stessi.

Avrei un altro consiglio da darti... non è per niente male come scrivi... al tuo posto comincerei a farlo seriamente, cosa che purtroppo ho scoperto troppo tardi nella mia vita...
 
 

Cordialmente

Jean