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Messaggi - daniele22

#826
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 15 Aprile 2023, 09:59:00 AMBuongiorno, io credo che un po' tutti stiamo perdendo la capacità di porre domande. Di fronte a gesti o parole che non ci piacciono, anziché chiedere spiegazioni, puntiamo il dito accusatore contro chi ha compiuto tali gesti o ha pronunciato tali parole. Eppure sarebbe così semplice, di fronte a ciò che non capiamo, chiedere "Perché?"  Penso al Dalai Lama che chiede al bambino di succhiargli la lingua o al politico dell'Europarlamento secondo cui le donne italiane non avrebbero voglia di lavorare, preferendo stare a casa a fare le casalinghe e accudire i figli. In entrambi i casi io avrei chiesto il perché. Voi?
Ciao, visto che hai l'umiltà di definirti aspirante filosofo, dall'alto della mia superbia ti dirò che è sempre giusto chiedere "perché?" quando lo si ritenga necessario, ma l'aspirante filosofo, a mio modesto parere, dopo avere chiesto dovrebbe prendere atto della risposta e in successione chiedere a sé stesso il motivo per il quale le risposte di solito non soddisfino alla propria aspettativa, perché è questo che di solito accade in certe vicende. La speranza di venire a capo di tali vari e insoddisfacenti "perché?" si attuerebbe da lì in avanti attraverso un onesto percorso di ricerca che si svolge all'interno di un monologo dialogico che può innescare successivi "perché?" ancora sconosciuti all'aspirante filosofo. Un saluto
#827
Citazione di: Claudia K il 19 Aprile 2023, 19:23:56 PMScusa ma non ti avevo risposto a questa domanda.
Il like l'avevo dato perchè condivido quello che avevo recepito come senso globale del tuo post 175, e cioè il principio della formazione orientata in primis allo sviluppo della capacità speculativa.
(Risultato che certamente non si ottiene con il primato del nozionismo, che alla fin fine è persino identico NELLA SOSTANZA dal classico alle professionali : cambia l'oggetto.)
Prova un po' a pensare a quali meravigliosi risultati si potrebbe, invece, arrivare se i bambini fossero resi consapevoli che il Pensiero Umano ha una storia e una evoluzione, e se si cominciasse dalle elementari a renderli CONSAPEVOLI di questa meraviglia e stuzzicare la loro curiosità! E pensa quanto sarebbe più agevole stimolare talenti che sono tali perchè PENSANO e perchè piace loro PENSARE, nella consapevolezza che quel Pensare ha una storia e una evoluzione!
E invece...la scuola italiana è quella in cui TUTTI  arrivano a 16-17 anni  non sapendo neanche cosa sia la filosofia (compresi quelli che hanno scelto i licei in cui si studia), mentre la stragrande maggioranza di coloro che non conseguiranno mai una maturità liceale...potrà tranquillamente percorrere una vita intera senza mai aver scoperto che questo meraviglioso percorso esista e abbia una storia!

Mi sembra superato (salvo che per gli storici) il problema di cosa pensasse Gentile.
Mi interessa molto di più che la sua impostazione fascista e classista abbia avuto DECENNI per essere rimeditata nell'Italia <democratica e repubblicana> e che essa, invece,  non sia mai stata re-impiantata NELLA SOSTANZA.
Evidentemente hai recepito proprio male perchè il pensiero critico al quale appunto mi appello nel post nr.75 non ha molto a che fare col pensiero speculativo trattandosì bensì di due modalità del pensare che si applicano in momenti diversi, in cui il pensiero speculativo interviene nel momento in cui si sviluppa lo studio del tema. Per esempio: quando riassumi un testo compi una speculazione sul testo e non eserciti una critica. Il pensiero critico è quello che invece critica il testo e lo fa quando lo studente rileva dei dubbi. Siccome tutti i testi, quando li si studi, prevedono sia pensiero critico che speculativo, un bravo studente dovrebbe tenere assieme pensiero speculativo e pensiero critico durante l'atto dello studio. Io do privilegio al pensiero critico e non a quello speculativo, giacché quello speculativo è in un certo senso ovvio, altrimenti cos'è che studieremmo andando a scuola, mentre non sembra cosi ovvio quello critico. Pertanto, il pensiero che si riduce alla sola speculazione avrebbe tutto il sapore di uno che beve tutto senza ben sapere quel che beve. C'è gente a cui basta ed è più che giusto che sia così, ma non può bastare certo ad un filosofo. Insomma, se c'è questa perdita di senso critico, non sarebbe giustificabile dal tipo di didattica che aveva a mente Gentile, bensì da altro.
Per quel che riguarda i meravigliosi risultati non sono molto favorevole all'ammaestramento, specialmente non vedo molto di buon occhio gli aggettivi ... Non volevo risponderti perché è evidente che non ci comprendiamo proprio, viaggiamo infatti su mondi che non si toccano, ma è andata così. Un saluto
#828
Citazione di: Claudia K il 18 Aprile 2023, 23:07:04 PMSì, direi...
l punto uno lo devi togliere necessariamente (perchè te lo impone la realtà, non io), però ce l'avevi messo... E vabbè...

Il tuo punto due...non avrò io un tipo di intelligenza idoneo a cogliere la tua...ma ...ho mica capito cosa vuoi dire....
Quale realtà dovrebbe impormelo? La tua? Cioè quella che contesto?
Forse Claudia fai un po' di confusione, o forse mi prendi in giro.
Intanto dovresti spiegare il tuo like sul mio post nr. 175 di cui riporto uno stralcio:
"Per me il maestro, oltre ad insegnare la sua materia dovrebbe insegnare ad essere critici nei confronti di quello che si apprende da lui, almeno per quel che riguarda la sua competenza. Questa critica naturalmente dovrebbe manifestarsi nelle domande che dovrebbe esternare lo studente in merito a cosa non gli sia chiaro di quello che gli viene insegnato. Ora, io non sono per certo un fascista, ma penso fosse questo ciò che intendesse Gentile nella sua riforma. Va da sé allora che la scuola post-fascista, cioè quella attuale, abbia conservato di tale idea solo l'aspetto selettivo per i destinati all'elezione sulla base della meritocrazia laddove i meriti sarebbero sicuramente di marca scadente."
Quindi, ripeto quanto già detto nel post relativo in cui si parla di "primo e secondo" togliendo appunto il secondo (fuori tema) e non il primo che resta pertanto buono:
Penso che la tua tesi sia mancante di fondamento. Non mi sembra che le nostre generazioni abbiano perso il senso critico, visto che in questo forum si esprimono pure delle buone critiche. Se quindi denunci la presenza di uno scarso senso critico dovresti pertanto cercarne altrove le cause. Ovviamente io punto il dito sul capitalismo ... eeh, ma allora così è facile. Facciamo finta quindi che possa trattarsi di qualcos'altro. E questo qualcosa, getto un sasso nell'acqua, potrebbe essere ad esempio che la cultura mediterranea soffra un'immotivata ben accetta dominanza della cultura anglo-sassone di lingua tedesca e inglese facendo emergere la scarsa capacità critica come risultante di un'indigestione da cultura che non è improntata storicamente come la nostra.
#829
Ciao Eutidemo, a leggere quanto scrivi e a quel che ho letto sui giornali direi che:
Revisionare sentenze in giudicato penso sia cosa abbastanza delicata in materia di diritto. Mi verrebbe pertanto da pensare che debbano esserci prove schiaccianti atte a ribaltare una sentenza per concedere una revisione, però, visto il caso del mio amico che riuscì ad approdare in Corte di cassazione solo al fine di prendere tempo pur essendo reo confesso, penso ci si possa aspettare di tutto.
L'esordio evocando la scienza come dea risolutrice del delitto, a meno che si tratti di cose che a noi non siano note, ma mi sembrerebbe strano dato che poi riassume i punti principali delle sue motivazioni, evocare la scienza appunto suonerebbe almeno un tantino plateale.
Dai dati che fornisci tu, mi sembra più che ragionevole pensare che i colpevoli siano loro.
C'è però un fatto in cui il signor Tarfusser fu coinvolto: il link riporta alla polemica nata intorno alla faccenda del mostro di Merano. Un saluto

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/03/04/non-linciate-quel-magistrato.html
#830
Citazione di: Claudia K il 18 Aprile 2023, 14:22:34 PMScusa Daniele: devo fermarmi per riflettere, spero insieme, su questa frase.
Che esitastano persone diversamente dotate...ti risulta essere  una mia ipotesi?  ???

Intanto ne esistono di diversamente dotate sul piano qualitativo, dove il concetto dellE IntelligenzE non ho l'onore di averlo elaborato io, ma è dato acquisito. (Es. : puoi avere l'Asperger come Nash, Matematico  che è  Nobel per l'Economia ...tanto quanto  era un disastro relazionale)
Poi ne esistono di diversamente dotate sul piano "quantitativo" globale. E di questo...se vogliamo respingere l'idea...ci basterà confrontarci con qualunque insegnante anche elementare...che ci darà ampia conferma di come ogni anno abbia visto bambini che "capitalizzano" ogni stimolo, ed altri bambini che...sembrano impermeabili a qualunque stimolo e che non "capitalizzano" mai nulla, talvolta anche malgrado impegno...

O no, secondo te?
Claudia, il tuo intervento è viziato dal fatto che tu non cogli il senso del discorso che si riferiva all'inconsistenza della tua tesi. Togliamo pure il punto due che è quello a cui ti riferisci resta in ogni caso il punto uno che è sufficiente a mettere in crisi le tue convinzioni. Resta comunque che la mia concezione di intelligenza è diversa da quella comune che la intende per lo più come capacità di risolvere problemi. L'intelligenza sarebbe invece per mio conto una manifestazione ineluttabile in seno ai processi vitali, apparterrebbe cioè al corredo del nascituro e dovrebbe svilupparsi in base alle gerarchie di attenzione che un individuo pone nei confronti dei fenomeni ... Evidentemente non tutti sono assorbiti dalle stesse cose, tanti sono pure disinteressati per motivi di cui poco si sa e inoltre ho conosciuto e conosco persone ignoranti in senso classico molto intelligenti. Assecondando quindi un ottica meno mitologica dell'intelligenza e vedendola cioè da un punto di vista umano che è quello in cui la società dovrebbe riconoscere, o almeno così si narra, il rispetto del prossimo, ne risulta infine che l'intelligenza corrisponda a porre in pratica un ideale di comportamento armonico nei confronti dell'altro e più in generale dell'ambiente. Fatto, questo, di cui non si trovano molti riscontri, ma la speranza è sempre l'ultima a morire. Comunque siamo fuori tema. Un saluto
#831
Citazione di: Ipazia il 18 Aprile 2023, 09:10:01 AMEssere e divenire sono i costituenti dello spaziotempo antropologico (Esser-ci). Non possiamo rinunciare a nessuno dei due, perchè ciascuno dei due, senza l'altro, porta a contraddizioni insuperabili. Quindi: Parmenide ed Eraclito, non contro.
«Vedo sì, Prometeo, e voglio darti il consiglio migliore, anche se tu sei già astuto. Devi sempre sapere chi sei (γίγνωσκε σαυτὸν) e adattarti alle regole nuove: perché nuovo è questo tiranno che domina tra gli dèi. Se scagli parole così tracotanti e taglienti, subito anche se il suo trono sta molto più in alto, Zeus le può sentire: e allora la mole di pene che ora subisci ti sembrerà un gioco da bambini.». Eschilo dal Prometeo incatenato.
Non so cosa avesse detto Prometeo, ma in riferimento al conosci te stesso la sua contrarietà toccherà senz'altro la parte che riguarda il consiglio ad essere modesti, altrimenti essere e divenire diventano uno contro l'altro

#832
Un piccolo inciso per Ipazia:
Considero Eraclito il filosofo per eccellenza, quello che ha colto il bersaglio perfettamente nel centro ... paradossalmente di lui abbiamo ben poco riguardo al suo pensiero. Naturalmente lo considero tale perché il logos, che io vedo mentalmente e graficamente come una Y, coinciderebbe colla conquista della conoscenza dell'esistenza di un combustibile che alimenta il fuoco, e coinciderebbe altresì col momento iniziale della strutturazione di un linguaggio esclusivamente umano, alla faccia di Chomsky almeno per quel che riguarda la natura del linguaggio umano. Parmenide, come già sostenni in "SOLIPSISMO 2", rappresenterebbe invece perfettamente l'antitesi, anche se gli argomenti di Parmenide non mi sono mai stati chiarissimi. Mi sarebbe più chiara invece la derivazione platonica in cui l'essere viene applicato all'immortalità dell'anima, ma da un punto di vista eracliteo si potrebbe benissimo spiegare pure tale "immortalità", e la spiegherebbe di fatto senza perdersi tanto in chiacchiere Qoeleth che in certo senso indica l'immortalità dell'anima col suo "nulla di nuovo sotto il sole" ... Che vale ancor oggi, tra l'altro. Penso infine che filosofi come Talete o Anassimene coi loro diversi fondamenti siano meritevoli di speculazione più approfondita ... come disse Severino, la filosofia nasce grande.
@Claudia: penso che la tua tesi sia mancante di fondamento. Primo, non mi sembra che le nostre generazioni abbiano perso il senso critico, visto che in questo forum si esprimono pure delle buone critiche. Secondo, metti in campo una concezione dell'intelligenza "la natura non ci donerebbe la stessa testa" che non ha fondamento scientifico. Sempre in tema intelligenza sembra quasi poi che tu dica che le persone curiose siano più intelligenti, e anche questo sarebbe un arbitrio di molti. Se quindi denunci la presenza di uno scarso senso critico dovresti pertanto cercarne altrove le cause. Ovviamente io punto il dito sul capitalismo ... eeh, ma allora così è facile. Facciamo finta quindi che possa trattarsi di qualcos'altro. E questo qualcosa, getto un sasso nell'acqua, potrebbe essere ad esempio che la cultura mediterranea soffra un'immotivata ben accetta dominanza della cultura anglo-sassone di lingua tedesca e inglese facendo emergere la scarsa capacità critica come risultante di un'indigestione da cultura che non è improntata storicamente come la nostra. Un saluto
#833
Citazione di: Ipazia il 16 Aprile 2023, 23:33:41 PMLa storia della filosofia serve a capire come si è evoluto il pensiero umano. E saperlo, serve a non ricadere negli stessi errori. Ma serve anche ad esercitare l'ermeneutica che è parte integrante del pensiero critico. Serve inoltre a rendersi conto di quante teste pensanti e riflessioni attualissime ci vengano dal passato remoto. Ben più formative dei teoremi matematici e del nozionismo specialistico.

Quando molto tempo fa mi hai rimproverato di non sapere nulla della koinè dei tempi di Platone ti risposi che secondo me la koiné non doveva intendersi come espressione di una lingua, bensì come espressione di una cultura. Questo, non penso di averlo poi sostenuto nel dialogo, ha a che fare col fatto che dal mio punto di vista sarebbe il comportamento a determinare in certa misura linguaggio e pensiero, e non il contrario. L'ermeneutica pertanto possiede senz'altro un valore quando si rivolga all'insieme del testo, comprensivo pure delle motivazioni che lo produssero.
Concludendo, penso che il valore della storia della filosofia sia più efficace quando lo si ponga in più stretta relazione alla storia del paese che in quel momento lo produsse, cioè alla storia della sua società vista rilevando i rapporti di potere sussistenti tra le varie classi sociali dell'epoca, ed è in fondo per questo motivo che sarei incline a dire che da dopo Parmenide si studia aria trita e ritrita. Saluti
#834
Mi piacerebbe sapere cosa intende iano col discorso sull'automa.
Per me il maestro, oltre ad insegnare la sua materia dovrebbe insegnare ad essere critici nei confronti di quello che si apprende da lui, almeno per quel che riguarda la sua competenza. Questa critica naturalmente dovrebbe manifestarsi nelle domande che dovrebbe esternare lo studente in merito a cosa non gli sia chiaro di quello che gli viene insegnato. Ora, io non sono per certo un fascista, ma penso fosse questo ciò che intendesse Gentile nella sua riforma. Va da sé allora che la scuola post-fascista, cioè quella attuale, abbia conservato di tale idea solo l'aspetto selettivo per i destinati all'elezione sulla base della meritocrazia laddove i meriti sarebbero sicuramente di marca scadente. E' questo che vorresti dire Claudia?
Per quanto detto prima non è che ci voglia dunque molto a sviluppare il pensiero critico nella vita, aggiungendoci pure altre domande sul comportamento etc ... Altra cosa è se uno vuole fare ricerca filosofica, però si ricordi che se è il pensiero critico quello che forma la mente e la rende adatta a vivere tanto per lo studente di altre discipline quanto per l'apprendista filosofo ... questo stesso pensiero critico non è gratuito, nasce bensì dall'opposizione, da un porsi contro che parte dal non capire volendo capire, ma quando capisce a volte capita che capisce più del pensiero del maestro, contraddicendolo così ... e allora cosa fa il maestro? Mio padre a volte mi diceva che volevo andare troppo a fondo sulle questioni.
Circa poi quello che si studia in storia della filosofia, con tutto il rispetto e sempre a proposito di spirito critico, se i filosofi non hanno capito bene che cosa sia successo dopo i presocratici va da sé che gli studenti di storia della filosofia studino per lo più aria fritta. Un saluto
#835
Buongiorno, da buon ignorante sedicente filosofo e pure copernicano inoltro questa mia lettera ai tolemaici di questo forum ... in effetti non so quanti di voi lo siano. Disse a suo tempo Kobayashi: L'oracolo di Delfi nella sua versione estesa dice "Conosci te stesso e conoscerai te stesso e Dio". Eutidemo disse in quel frangente che pure sant'Agostino riprese il concetto formulandolo con: "Noli foras ire, in te ipsum redi; in interiore homine habitat veritas!". Se però uno ricerca nella rete trova spesso questo enunciato dimezzato nel semplice "Conosci te stesso" e trova spesso come interpretazione un monito a considerare la propria limitatezza rispetto agli Dei. Vi dirò quindi che a mio avviso ci sarebbe senza dubbio una contraddizione, madre quest'ultima di qualsiasi buona ricerca, e origine infine, in senso esteso, del Polemos di memoria eraclitea. E' senz'altro vero che noi siamo limitati dalla potenza della natura, ma se applicando il "conosci te stesso" conoscerò gli Dei oppure in alternativa la verità agostiniana, cosa dovrei infine comprendere?
Signori miei, so di non esservi simpatico ... ovvio, sto cercando di togliervi la sedia da sotto il sedere, anzi, per come la vedo io ve l'ho gia tolta, ma non lo comprendete ancora. Voi dite infatti che il filosofo dovrebbe sapere sia di materie umanistiche che di scienza. Io invece dissi che pure un pastore di pecore può essere un filosofo. La differenza la fa tutta che il pastore di pecore non deve stare nell'agorà come invece dovrebbe farlo il filosofo, il quale si troverebbe quindi a rintuzzare, oggi specialmente, i sofismi filosofici degli scienziati. Comunque io insisto in senso copernicano: voi pensate che la speculazione sul mondo produca la conoscenza, ed è questo l'errore ... il verso!! Appunto: la direzione è giusta, corrispondendo questa alla ricerca della conoscenza, e i risultati senza dubbio ci sono, ma il verso è sbagliato in quanto la conoscenza, quella che produrrebbe la conoscenza degli Dei o della verità si ottiene cercando dentro di sé. Cioè, cercando dentro di sé tutta la verità possibile del nostro rapportarci con l'altro otterremmo la più alta comprensione di noi stessi e dell'altro, intendendo l'altro come ogni singolo atomo, pietra, fiore, uomo o donna che sia di questo universo. Comprenderemmo cioè il funzionamento del mondo. Un saluto
#836
Citazione di: Pio il 14 Aprile 2023, 20:13:07 PMLa cultura umanistica ha però la capacità di bucare il tempo. Leggiamo, studiamo e amiamo ancora Omero, mentre è sicuramente meno interessante, se non per studi storici specialistici, andarsi a leggere qualche trattato di medicina medievale, per esempio.  La scuola italiana cerca di "indirizzare" gli studenti verso quelle materie a cui, a giudizio degli insegnanti, sono portati. Peccato che a 14 anni non si è né capra né cavoli, prendendo così decisioni delle quali cii si pente. Non credo che sia importante la quantità di ore di insegnamento di una certa materia, quanto la qualità dell'insegnamento fata dalla preparazione e dal talento personale dell'insegnante. I ragazzi che escono dal classico sono mediamente più preparati perché la qualità del corpo docente del classico è mediamente più elevata che non in altri indirizzi. Almeno fino a poco tempo fa e sempre con le dovute eccezioni. Adesso il livello della scuola italiana, in generale, sta girando verso il basso sempre di più. È quasi un disastro: demotivati è il termine corretto.
Ciao Pio, ho pensato pure io che a quattordici anni in una società abbastanza agiata un ragazzo non sappia neanche di essere al mondo. Tendo anch'io a dar peso alla qualità piuttosto che alla quantità ed è lecito chiedersi come tu sostieni che manchi la motivazione. Per quel poco che ne so esistono dei test di valutazione articolati con molte domande a crocetta. Penso che per uno studente che non abbia una particolare predisposizione allo studio, tale tipologia di esame valutativo corrisponderebbe ad uno strumento simile ai quiz per la patente, un luogo dove anche con l'immaginazione è possibile un po' frodare, nel senso che lo studente tende a guardare più l'obiettivo patente/diploma che l'utilità dello studiare. Poi non so se si freghi con le sue mani, ma la cosa certa, ed è quella che potrebbe esser causa della demotivazione di cui parli, sarebbe che senza un diploma sei fuori da qualsiasi gioco. Un saluto
#837
Ho come l'impressione che si stia andando fuor di limite. Intanto mi guarderei ben dall'attingere dalla filosofia degli scienziati, specialmente i fisici che posano la loro sapienza lasciando inascoltata la preoccupazione di Majorana, altro fisico tra l'altro forse più filosofo che altri. In senso niciano comunque non attingerei proprio dagli altri pensatori per formare il mio pensiero se non per qualche breve sorso. Direi quindi che per quel che riguarda la scienza non è che ad un filosofo serva chissà che cosa per essere un filosofo: ovvio che ci piacerebbe che da aspiranti filosofi ci dessero un green pass per i vari laboratori ... ma di cosa stiamo parlando? Mi sembra che la cultura liceale sia più che sufficiente, sia la scientifica che la classica. E poi, c'è forse una scuola per fare i filosofi? Ma fatemi il piacere. E sarebbe quindi Gentile la causa dei nostri guai? Beh, non conoscendo Gentile, che tra l'altro frequentava con suo figlio proprio Ettore Majorana, sono andato su Wp e ho trovato un uomo sicuramente fascista, ma a parte la ovvia discriminazione in ordine di selezione meritocratica riporto questo stralcio sulla riforma scolastica:
"La riforma si ispira, fra l'altro, al principio pedagogico gentiliano secondo cui non esiste un metodo nell'insegnamento; ogni argomento è metodo a sé stesso, cioè non è una nozione astratta da memorizzare ma atto di ricerca attiva e creativa.[86] L'insegnante può adoperare delle indicazioni di metodo per preparare le fasi che precedono l'insegnamento.[86] Le scienze naturali e la matematica furono messe in secondo piano, poiché secondo Gentile erano materie prive di valore universale, che avevano la loro importanza solo a livello professionale. Questa svalutazione, tuttavia, non avvenne nelle Università,[88] in quanto luoghi delle formazioni specialistiche; difatti Giovanni Gentile, a differenza di Croce che sosteneva l'assoluta preponderanza sociale delle materie classiche sulla scienza[89], pur criticando gli eccessi del positivismo e considerando anch'egli le materie letterarie come superiori, intrattenne anche rapporti, improntati al dialogo, con matematici e fisici italiani (come Ettore Majorana, collaboratore di Enrico Fermi nel gruppo dei "ragazzi di via Panisperna", che divenne anche amico del figlio Giovanni jr., coetaneo del Majorana) e cercò di instaurare un confronto costruttivo con la cultura scientifica."
Beh, io non frequento le scuole e ricevo solo notizie da qualche insegnante, ma per me la riforma gentiliana possiede un'impronta per certo datata, fascista, ma non penso che i guai della nostra cultura possano derivare da Gentile ... Nel senso che imputerei a qualche altra causa lo sfacelo della nostra scuola; il fatto è che si beve troppo e si critica poco. Ai miei tempi comunque non c'era la selezione meritocratica che invece oggi sembra tornata in auge senza ben sapere quali siano i criteri con cui si attribuiscono i meriti. Del resto mi sembra pure facile immaginare come ciò sia potuto accadere anche se posso sbagliarmi
#838
Citazione di: iano il 14 Aprile 2023, 12:35:52 PMCome nota finale dico che in fondo a noi italiani è ancora andata bene, perchè non oso immaginare l'effetto che possa avere avuto la pratica contraria, quella di escludere la cultura cosiddetta umanistica a favore di quella cosiddetta scientifica, come  mi pare si sia tentato di fare in qualche paese del ''socialismo reale''.
Una piccola osservazione dovuta. Non so se nei paesi del "socialismo reale" si sia attuata tale censura, ma a me risulta che negli Stati Uniti si sia perseguita tale politica. Ho pure beccato un articolo che ne parla:

https://www.repubblica.it/cultura/2023/02/06/news/la_rivincita_degli_studi_umanistici-386619953/
#839
Un atteggiamento credulo è qualcosa che emerge anche esprimendo una corretta formulazione matematica in base a delle osservazioni ritenendola giusta. Succede infatti che a volte, non sempre, arriva un cigno nero e così si riapre un altro capitolo di atteggiamento credulo almeno fintanto che non giunga un cigno gigante ad esempio. Se dico credulo è solo, ma non sarebbe cosa da poco, perché gli uomini di scienza e il volgo nei loro atteggiamenti mi sembra che avvalorino in modo spropositato la sapienza di dette teorie o dettati scientifici piuttosto che la loro ignoranza posta come spada di Damocle dall'eventuale cigno nero. Per carità, può essere pure che questi non capiti, ma l'eventualità c'è. Il ricorso quindi alla storia delle teorie nel loro susseguirsi segnala in fondo che ad allargare i nostri orizzonti conoscitivi sono spesso, anche se non sempre, proprio i cigni neri che altro non rappresentano se non delle contraddizioni alle nostre convinzioni. C'è da aggiungere pure che fintanto che si parla di teorie che riguardano la fisica va ben, ma va bene ugualmente quando le teorie si riferiscono alle scienze umane? Mettiamola così allora: un buon filosofo dovrebbe percorrere gli stessi sentieri della scienza e notare le contraddizioni, quand'anche delle eccezioni. Quando si rileva una contraddizione è ovvio che si sia indotti a credere qualcosa (o se ne deduce qualcosa?), poiché una contraddizione riveste sicura importanza nel percorso logico che riguarda le nostre astrazioni di pensiero e i nostri procedere nel mondo della vita. Entrando quindi in un caso particolare e riferendomi all'epidemia dell'ultimo virus io colsi una contraddizione nei confronti di quanto si era detto sui futuri vaccini: questa certezza documentabile produsse in me la sensazione di malfidenza nei confronti delle istituzioni. Malfidenza che aveva pure dei pregressi colti per altre vie. Se però io assecondassi la mia malfidenza non renderei giustizia all'amore per il sapere. Dico quindi che tale contraddizione colta può essere una buona base per ricercare i motivi per cui le istituzioni ci hanno mentito, non quindi per concludere qualcosa d'acchito assecondando appunto l'operatività della malfidenza. Perché poi inevitabilmente qualcuno e anche giustamente si offende, e così via di seguito con la storia infinita di accuse reciproche assolutamente sterili e poco probatorie; inoltre, assecondando la malfidenza si precipita di fatto nel mondo previsto dalla nostra religione dove esistono i buoni e i cattivi oltre al demonio stesso. Strano sarebbe, contradditorio forse, che molti in questo forum si rendano conto che non si possa ridurre il tutto alla storia dei buoni e dei cattivi, ma poi assecondino di fatto tale forma mentis ... infatti quel che accade per il covid accade ugualmente per quel che riguarda la guerra in Ucraina. La realtà sarebbe infine talmente banale ed autoevidente da non meritare pure di parlarne, ma parliamone pure ... tutto serve. Per quel che riguarda invece la sapienza filosofica della letteratura, tralasciando altre arti solo perché la loro espressione non è verbale, la sua conoscenza viene espressa nelle storie che ci fanno vivere i romanzi, ma la sua valenza filosofica è data nelle domande di ordine generalmente esistenziale che il romanzo mette in evidenza con le sue storie ... il senso della vita, la cognizione dell'amore o del dolore, l'esercizio della menzogna etc. Allora, il romanzo narra di conoscenza fasulla, di semplice finzione appunto? Potrebbe essere, ma allora perché tanto successo universale in certe opere letterarie? E pure qui il filosofo che rispecchia le sue esperienze con quelle prodotte dalla letteratura dovrebbe cogliere spunti di riflessione.
Ipazia dice che:
"La filosofia muovendosi su più piani del reale non è così vincolata nelle sue deduzioni, che differiscono in funzione dei fondamenti di partenza."
Te la do anche buona, basterebbe solo che i fondamenti di partenza producano qualcosa di buono in senso decisivo, cioè servano a produrre un'etica che sia qualcosa di più che una scelta volontaria così come lo sarebbe un atto di fede in Dio e nei suoi dettami.
Ipazia dice ancora:
"La filosofia è lo spirito critico esercitato su tutto ciò che accade."
Più che giusto, "tutto ciò che accade" appunto, compreso quindi che io pure accado e che dalla storia del mio accadere esercito il mio spirito critico che è sicuramente partito da una contraddizione ben sedimentata da tempo, almeno da un secolo in modo pronunciato, e riguarda il nostro senso di giustizia, a mio vedere un tantino distorto.
Rispondo infine a Claudia: io intendo la metafisica come qualcosa di invisibile che però possiede peso nel muovere il divenire ... un lato nascosto della fisica quindi. Non inserire all'interno della metafisica tanto i desideri quanto le paure dato che sarebbero anche queste due componenti a muovere il mondo e dato che il compito del filosofo sarebbe quello di scoprire come funziona il mondo non sarebbe per me cosa buona. Per quel che riguarda la logica la considero solo un metro di giudizio per dare validità o meno al pensiero, o alla pratica in relazione al pensiero e nulla di più, ma forse non scorgo cose viste da altri. Saluti

#840
Citazione di: Ipazia il 13 Aprile 2023, 17:34:06 PML'induzione non scopre nulla. Registra una serie di eventi che si ripetono con una certa costanza: giorno-notte, stagioni, rotazione (apparente) della volta celeste, eventi atmosferici, corpi più pesanti dell'acqua che galleggiano, il fuoco brucia,... Poi si comincia a ragionarci sopra e per via deduttiva, in tempi che possono essere anche assai lunghi e in vario ordine, si scoprono le cause e si definiscono, e quantificano, le leggi naturali.



Ho fatto bene a farti questa domanda perché potrebbe svelare un opposto modo di percepire le cose, non è detto comunque ... d'altra parte ci sarà pure una ragione se vi dico che siete tolemaici, giusta o sbagliata che sia, ma appunto come ha detto iano bisogna avere il coraggio di sbagliare fino in fondo. Comunque non ho mai detto che l'induzione scopra qualcosa ... a più tardi