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Messaggi - Jean

#826
Cit. Sariputra:  In poche parole la condotta morale è ricompensa a se stessa.
Non sono un filosofo... mi ispiro all'Insegnamento di Siddharta Gotama, cerco di comprenderlo e renderlo vivo nella mia vita, e naturalmente lo sviluppo filosofico che ha portato alla scuola Madhyamika di Nagarjuna









« Il saṃsara è in nulla differente dal nirvāna. Il nirvāna è in nulla differente dal saṃsara. I confini del nirvāna sono i confini del saṃsara. »

(Nāgārjuna)
 
 

Non raramente riproponiamo i nostri pensieri e le nostre scritture, e talvolta, quando ne  ritroviamo i fili ne abbiamo una sensazione come di rincontrar un vecchio amico. 
Nel mio caso il tuo post me ne ricordato uno mio del vecchio forum (Buddha bar post 6) che ricopio qui sotto, non avendo al tempo ricevuto risposta al quesito. Le domande son sempre (più o meno) le stesse, ma le risposte, chi le conosce davvero?


...Certamente ci si deve adoperar con fatica per ottener una qualsiasi cosa (anticamente e purtroppo odiernamente anche per il solo sopravvivere quotidiano) ma gli affanni a volte son ripagati, come ben conoscono gli artisti al completar l'opera cui furon dediti... nel contemplarla, sentendo che non v'è più nulla d'aggiungere o da togliere e che quello è il massimo che han potuto ottenere... forse alfine svuotati da quell'energia che fece dimenticar loro sonno e cibo per dedicarcisi appieno, rimangon lì, a volte lor stessi increduli del risultato (...perché non parli..?) per un tempo senza tempo, e in quel momento la pienezza recata da tal raggiungimento li farebbe accettar anche di naufragar, dolcemente, in qualche mare infinito. 

Io che ammiro le loro opere sento che hanno un senso e anche se diverranno (forse, non è completamente sicuro) polvere nel nulla pur quel nulla tuttavia dovrà accoglierle... e se dal nulla qualcosa si crea e vi ritorna, fosse anche la minima cosa, il più piccolo suono, allor non può esser nulla.

Il nulla con cui abbiamo a che fare, procedendo il concetto da un pensiero, è relativo a quello ed esiste solo in quello. 


Dir "per nulla differente" è lo stesso che dir "uguale"? 


"Il samsara è in nulla differente dal nirvāna. Il nirvāna è in nulla differente dal sasara. I confini del nirvāna sono i confini del sasara. "

(Nāgārjuna, Mūla-madhyamaka-kārikā)

 

 

Cordialmente


Jean
#827
Riflessioni sull'Arte / So long, Marianne.
24 Agosto 2016, 22:58:41 PM
Leonard Choen,
un artista, un cantautore unico... mi riprometto di parlarne con più calma, quando avrò un po' di tempo...


Ultimamente è passata dall'altra parte la compagna di un tempo (1960) e potete leggere in rete dell'ultimo, commovente, carteggio tra i due, rimasti ottimi amici... e forse qualcosa di più, nel fondo dell'anima.

E così la canzone si chiude... ma più che dire val ascoltare...


https://youtu.be/oTenx7RBQZs




Vieni alla finestra, mia piccola cara,
Mi piacerebbe poter leggere il palmo della tua mano.
Pensavo di essere come uno zingaro
Prima di permetterti di prendermi a casa.


Addio, Marianna, era tempo di ricominciare
A ridere e piangere e piangere e ridere su tutto questo ancora.


Tu sai che io amo vivere con te,
Ma mi fai dimenticare così tanto.
Dimenticai di pregare gli angeli
E poi gli angeli dimenticarono di pregare per noi.


Addio, Marianna, era tempo di ricominciare
A ridere e piangere e piangere e ridere su tutto questo ancora.


Ci incontrammo quando eravamo abbastanza giovani
Immersi nel parco fiorito color lilla.
Tu mi aggrappavi a me come fossi un crocifisso,
Mentre ci inginocchiavamo nella notte.


Addio, Marianna, era tempo di ricominciare
A ridere e piangere e piangere e ridere su tutto questo ancora.


Le tue lettere mi dicono che sei accanto a me ora.
Quindi perchè mi sento solo?
Io sono sul cornicione e il tuo bel tessuto di ragnatela
Sta legando le mie caviglie ad una pietra.


Addio, Marianna, era tempo di ricominciare
A ridere e piangere e piangere e ridere su tutto questo ancora.


Ora io ho bisogno del tuo amore nascosto.
Sono freddo come una nuova lametta.
Tu partisti quando ti dissi che ero curioso,
Non dissi mai di essere coraggioso.


Addio, Marianna, era tempo di ricominciare
A ridere e piangere e piangere e ridere su tutto questo ancora.


Oh, tu sei veramente simile a una graziosa creatura.
Ho visto che sei andata e hai cambiato il tuo nome ancora.
E proprio quando scalai questo intero lato della montagna,
per lavare le mie palpebre nella pioggia!


Addio, Marianna, era tempo di ricominciare
A ridere e piangere e piangere e ridere su tutto questo ancora.





Cordialmente

Jean
#828
Riflessioni sull'Arte / Re:Poesie lette
22 Agosto 2016, 19:34:18 PM
Grazie a Freedom, Aniel e Sariputra per i loro contributi,
 
mi sa che le poesie connotano abbastanza la persona che le sceglie, così non ce ne possono essere di migliori o meno, ma solo di confacenti per chi le senta risuonare in sé. 

Quella del Quasimodo la ricordo sin dalle scuole medie e da quando ne ho profondamente avvertito il senso, quel tagliente raggio d'un Sole alieno non smette di affascinarmi, ricordandomi il nostro comune destino, di piccoli uomini in attesa d'esser cancellati dalla sera che cala... ma tuttavia, per un attimo, illuminati da qualcosa di più potente delle tenebre...


Ho da poco scoperto le letture su youtube ad opera d'attori e altri (il mio preferito è Lorenzo Pieri) che vi si cimentano, un patrimonio fruibile gratuitamente, che bellezza...


Queste sono per te Sari:

https://youtu.be/oIAheEBx9uI

https://youtu.be/VDXdBLoThvY



 
La successiva per tutti e Acquario in particolare, che come me colloca tra i grandi il nostro  Dino Buzzati:

https://youtu.be/JPi9h5Kewn8

quando l'ho letta (e ora sentita recitare) sono rimasto letteralmente folgorato dalla chiusura... un autentico colpo di genio...
 


cordialmente

Jean
#829
Freedom- Comunque, per non lasciarti l'impressione di disinteressarmi di questo quesito che hai proposto ti offro una banale ma forse soddisfacente risposta: non ci è dato sapere se, dopo la nascita di Gesù, Giuseppe e Maria si siano conosciuti biblicamente parlando. Quello che è sotteso nel mistero dell'incarnazione forse non è del tutto chiaro.

Sariputra- 7-Dove termina il desiderio può esserci spazio per il vero amore? (Krishnamurti docet ma...chiedere lumi a Rosalind Rajagopal).

 
Ho riportato questi due estratti perché hanno qualcosa in comune, entrambi si fermano, diciamo, fuori della porta dell'intimità tra un uomo e una donna. 
Altri ci sono entrati, in questi e molti altri casi, avendone la riprova della saggezza insita nei proverbi, in particolare quello che proclama di "predicar bene e razzolar male", non limitato al solo campo affettivo-sessuale.

C'è chi ha dei dubbi sulla figura del Cristo e chi su quella di Maria e a scanso d'equivoci dico subito che non è il mio campo d'interesse, non avendo tempo e motivazioni per dedicarmi a ricerche storiche (le sole) che possono gettar un po' di luce su eventi così remoti. 
Altri lo fanno e apprezzo che in questo forum ci sia spazio per la pluralità delle opinioni, anche quando son date con una certa animosità, a riprova che non siam esseri neutri ma qualcosa – nel bene e nell'opposto – alberga in noi.

Il fatto, sempre, è che non conosciamo abbastanza, primariamente di noi (in senso spirituale-psicologico) e poi delle vite altrui, magari lontane nel tempo (in senso pratico-materiale, inteso come atti e azioni). 
Ma alcune di quelle vite per qualche motivo che spazia dal terreno al trascendentale son divenute importanti per poche, molte o moltissime persone. Dei punti di riferimento cui conformarsi e a cui attenersi per la propria condotta e a volte per costruire il proprio futuro.

La mia esperienza, avendo conosciuto e frequentato alcune persone particolarmente in vista nell'ambito della "ricerca", mi ha portato a comprendere come sia relativamente facile costruire un proprio "linguaggio", a partire da quel che è stato scritto/detto e applicandovi - questo è molto importante – una propria originalità, espositiva e comportamentale.

Il fatto, quasi sempre, è che richiede meno impegno conformarsi, dar per scontato... aver fiducia/credere, che porre in discussione e ritrovarsi soli su una strada battuta dalla pioggia.

Così affidarsi ad una tradizione o all'interpretazione di una persona – per quanto rispettabilissime entrambe – potrebbe non risolvere i nostri problemi e sconfiggere i dubbi, come ben evidenzia quest'altro passo: 

Cit. Sariputra-  Il corpo, il cuore e la mente vivono un vuoto che Dio non colma e non appaga, perché Dio non uccide il nostro desiderio e non sostituisce la mancanza. Se non si mente, dobbiamo riconoscere, senza mistificazioni, il nostro desiderio inappagato.

Alla fine, ed al principio, ci ritroviamo col desiderio, una spinta vitale che di volta in volta ci porta a cercar gonnelle o bariste, libagioni e motori, potere e riconoscimenti, notorietà, bella vita o nulla di tutto questo, avendo una speranza o ritenendo di viverla nel momento cui vi si aderisce. 

Desideriamo essere, eppur già siamo... e allor esser di più, esser anche dopo la fine.

Conosci te stesso, proclamava l'Oracolo di Delfi... ma con calma, facciamoci prima un po' di vacanza, come argutamente consiglia l'amico Sariputra... rilassiamoci, bariste permettendo...


 
Cordialmente

Jean   
#830
Riflessioni sull'Arte / Poesie lette
05 Agosto 2016, 22:51:17 PM
https://www.youtube.com/watch?v=-WLC3MpYUNs

quando le parole trovano la voce che le rende vive.
 

cordialmente
Jean
#831
Bonjour Aniel,
 
frequento una certa parte della Francia, dove, ad esempio nei negozi, prima di chiedere qualsiasi cosa ci si saluta, bonjour.

Un po' ho imparato da quelle genti nel mio modo di pormi, anche se riconosco d'esser un apprendista in belle maniere ed educazione. 
Ma maleducato (in questo forum) non me l'aveva detto nessuno, così ci son rimasto un po' di stucco, tanto più che il giudizio è stato ulteriormente "rafforzato" con l'uso del grassetto.

Ahimè, mi son detto, debbo averla combinata grossa, o almeno a qualcuno/a così è parso e ho riletto l'intervento che l'ha originata, questo il punto:

Le metafore van colte ma per questa volta mi permetto di tradurle...

... la sezione Viaggi... la metafora principe dell'esistenza... ... accidenti, mi aspettavo resoconti ed impressioni a iosa e siam fermi a due visite, in Olanda e a Venezia... più un cretino che viaggia tra i titoli...


che chiaramente fa riferimento al mio post "Famolo strano, questo viaggio" alloggiato nel corrispondente Argomento, o "Titolo".

Ti invito a rileggerli bene entrambi e pur se mi son sempre proclamato scrittore principiante ritengo di non esserlo al punto da ingenerare scambi di soggetto: il "cretino" che viaggia tra i titoli (gli argomenti del forum) è riferito alla mia persona, ovviamente proclamato in tono ironico, ché non si dovrebbe offender neppur sé stessi... forse avrei dovuto spender due parole in più scrivendo:  ... più un cretino (il sottoscritto) che viaggia tra i titoli... ma mi pareva evidente...

Beh, non si finisce mai d'imparare e in futuro mi riprometto di prestar ancor più attenzione.


Compreso questo (confidando anche tu te ne accorga) fraintendimento riferito al tuo post delle 8.42, mi sono imbattuto nell'altro tuo post, successivo, nel "Titolo": Tematiche Spirituali, delle 10.13.

Se c'è uno che parla di mosche in questo posto non può che esser la mia persona e quanto hai postato mi riguarda. 
Ma diversamente dall'altro qui non ho nulla da obiettare, siamo in un luogo pubblico e tutto è sotto gli occhi di tutti; da quanto andiamo scrivendo, a volte senza troppo rileggerlo, chiunque è legittimato al farsi la propria opinione riguardo persone e argomenti.

Può essere che il sottoscritto non t'ispiri simpatia, c'è da metterlo in conto, non ci son lettori per tutti gli scrittori mentre è vero il contrario. 
Non credendo di capir molto non m'azzardo a giudicare alcuno e non chiudo (concludo) mai nessuna porta.

Viaggiamo entrambi, assieme a molti altri, in questo luogo e come te credo nella condivisione e apprezzerei un maggior numero di partecipanti, ma diversamente da te non mi limita il linguaggio che uno sceglie d'usare, se non va bene per me potrebbe andar bene per altri.

Capiterà probabilmente di incontrarci nuovamente in qualche sezione del forum e faccio mio quello che mi par anche il tuo augurio, che per primo venga il senso d'amicizia che dovrebbe unire i viaggiatori.
 
 
Un caro e cordiale saluto

Jean 
#832
- Eh, lo vedete come si impegna... che si fa, allunghiamo..?

- aspetta Anna... poverino, guarda come arranca, facciamoli credere d'essere quella tipologia di femmina sulla cinquantina, lievemente obesa, con la mascella volitiva e la perduta snellezza delle gambe, ormai trasformate nelle zampe anteriori degli ippopotami, i capelli ossigenati e con la permanente  riccioluta...

- ... o Betty... ci stai a prender in giro..? Noi siamo proprio così, non c'è bisogno di farglielo credere...

- eh no, Carla... siamo quello che vogliamo sembrare... certo fisicamente siamo un po' giù di tono... e vorrei vedere, anno dopo anno a tener in piedi le famiglie squinternate che ci ritroviamo... aiutate, si fa per dire, dai nostri maritini che ancora, anzi di più... s'invaghiscono delle gonnelline della prima giovane barista che incontrano...

- hai ragione... e poi vorrebbero coprire il loro basico istinto maschile alla riproduzione con la favoletta dell'amore...

- ...dell'ammore, Anna...

- ... sapete che si fa, si rallenta sempre più sino a costringerlo a farlo a sua volta... e intanto si parla appunto dell'amore e dell'ammore... scommettiamo che non ci sorpassa ma se ne resta ad orecchiare quel che diciamo?

- ... ganzo, betty... allora facciamo le parti... io che sono la più robusta vi dirò che l'amore eterno, quello che dura tutta la vita per intenderci, non esiste, è un'illusione, una bufala gigantesca, una solenne cantonata, un imbroglio dei maschi di una volta....

- ... Carla... proprio tu che tuo marito t'adora e ancora vi tenete per mano...

- ... appunto, siamo quello che vogliamo sembrare... gli risulterà più facile associare la mia figura fisica al perduto romanticismo...

- ... e noi ti daremo man forte, asserendo energicamente e rincarando la dose con amenità varie sull'attitudine amatoria dei maschi, facendo finta di non accorgerci dell'esemplare che ci segue...

- ... un po' atipico, non vi pare?

- ... fisicamente o che altro?

- beh, pare un po' fuori luogo, forse un intellettuale...

- mmh... sì, c'ha qualcosa di atipico, una sorta di insostenibile inadeguatezza...ecco, la faccio io l'intellettuale del trio... sfoggiando conoscenze antropologiche e sociologiche vi spiegherò che il matrimonio, quello che doveva durare tutta la vita, finchè morte non ci separi, era stato pensato "lungo" perché ci vogliono molti anni per rendere autonomi i figli... razionalizzerò l'irrazionale, l'amore... facendolo diventare l'ammore...

- ganzo, Anna... mi par già di sentir le sue conclusioni  all'ascoltarci... "...poverine, tutte e tre saranno state sicuramente deluse dal proprio amore . I loro sogni si son frantumati  sul tran-tran della vita coniugale, sull'aridità sentimentale di maschi indifferenti..."

- e magari ne avrà anche per i nostri compagni... "... Probabilmente però i loro mariti, o ex mariti, si sentiranno altrettanto delusi da queste donne incapaci di comprendere il loro bisogno di vera tenerezza..."

- ... il bisogno di vera tenerezza... facciamo bene le nostre parti e costui arriverà a Ulisse e Penelope...

 -... passando per la cameriera della pasticceria...

- ... eh sì... mescolando sacro e profano, serio e faceto...

- ... faceto... che vuol dire?

 -  scherzoso, come quello che faremo noi, appunto...

- ma noi, chi siamo veramente?

- come chi siamo?! Anna, Betty e Carla... quelli che ci incontrano parlan di noi vedendo sé stessi, ci vedessero e ascoltassero davvero...

- ... potremmo spiegargli qualcosa di semplice, i primi passi... l'A,B,C dell'amore... Anna, Betty e Carla... non credere di capire, non giudicare, non concludere...
 


 
Cordialmente

Jean
#833
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
28 Luglio 2016, 22:36:26 PM
sevgili arkadaşım paul,

i dettagli e il quadro, il particolare e la visione globale nel caso della pittura e, come ben dici, nella musica e nella scrittura. 
Per focalizzare l'uno si perde necessariamente l'altro, come nel famoso principio d'indeterminazione in campo scientifico, che non permette la contemporanea stima di posizione e velocità d'una particella.

Il movimento dell'osservazione  (uno spostamento continuo dell'attenzione dall'istante percepito – forma, colore, suono o parola – al successivo) se vuol cogliere entrambi deve giocare sulla prospettiva. 
Ma come hanno ben insegnato i tre giganti del Rinascimento maturo: Leonardo, Michelangelo e Raffaello (e poi la pittura tonale veneta del cinquecento), è possibile  svincolarsi dalla rigidità di quella solo geometrica dovuta ad elementi architettonici (vie di fuga) intervenendo sulla separazione delle superfici, sullo sfocamento progressivo e sulla differenziazione delle aree luminose ed in ombra.

In tal modo il focus non è statico, ma al pari d'un respiro segue la percezione che è un continuo rinnovarsi nel tempo e giustamente osservi come nell'impadronirsi di un oggetto focalizzandolo, esso vien "prelevato" da un dominio e posto in un altro.

Le differenti realtà di cui parlo son a loro modo dei domini, sì che quanto detto può ottenersi anche con esse, "giocando prospetticamente". 

Questo è uno dei motivi del mio scrivere "narrativamente", non per esibire o distinguermi, ma perché corrisponde alla mia modalità percettiva, spostandomi in continuazione  nelle (almeno) due realtà. 
Sul simbolo non si può che convenire.



Merhaba Andrea,

per quel che mi riguarda non hai bisogno di tranquillizzarmi, puoi esprimere quello che vuoi ed io prendere quello che mi corrisponde... non amo la censura e volutamente ho salutato te e Paul nella lingua Turca, un popolo oggi sottoposto ad una durissima prova, specialmente chi lavora nell'informazione.

Riguardo la scrivania di Eutidemo me la immagino in flatlandia (non essendo stato esplicitamente vietato)... solo due dimensioni, che non permettono la terza neppure per le microscopiche particelle di polvere o batteri... di più, neppure per lo spessore infinitesimo delle molecole e atomi dei gas dell'aria. 
Beh, ovviamente neppure un mastodontico computer (relativamente ai batteri)...

Invece lì sopra c'è un foglio, piatto ovviamente, con scritte queste parole:

Per la tua mania 
di vivere 
in una città 
guarda bene come "cià" (ci ha) 
conciati 
la metropoli. 
Belli come noi 
ben pochi sai 
ce n'erano 
e dicevano 
quelli vengono dalla campagna. 
Ma ridevano 
si spanciavano 
già sapevano 
che saremmo ben presto anche noi diventati 
come loro. 
Tutti grigi 
come grattacieli con la faccia di cera 
con la faccia di cera 
è la legge di questa atmosfera 
che sfuggire non puoi 
fino a quando tu vivi in città. 
Nuda sulla pianta 
prendevi 
il sole con me 
e cantavano per noi 
sui rami le allodole. 
Ora invece qui 
nella città 
i motori 
delle macchine 
già ci cantano la marcia funebre. 
E le fabbriche 
ci profumano anche l'aria 
colorandoci il cielo di nero che odora di morte.
Ma il Comune 
dice che però la città è moderna 
non ci devi far caso 
se il cemento ti chiude anche il naso, 
la nevrosi è di moda: 
chi non l'ha ripudiato sarà. 
Ahia, non respiro più, 
mi sento 
che soffoco un po', 
sento il fiato, che va giù, 
va giù e non viene su, 
vedo solo che 
qualcosa sta 
nascendo... 
forse è un albero 
sì è un albero 
di trenta piani.


Non continuo col divertissement per non indurti a pensare che ti stia canzonando (visto che il testo sopra è  appunto una canzone ...), se mi sono permesso è perché sei tornato fresco dalle ferie e volevo mantenere il dialogo in un tono leggero, confidando nel sens of humor di Eutidemo...



Ziyaretiniz için teşekkürler, Antony

La tua è una risposta sibillina, non potendo far esperienza (al momento... e speriamo ancora per un bel po'...) neppure dell'aldilà, il cerchio non si chiude né rimane aperto... cosa intendi per contenuti propri dell'aldilà, puoi approfondire?  
 



Cordialmente


Jean
#834
Presentazione nuovi iscritti / Re:presentazioni
27 Luglio 2016, 20:55:39 PM
"What is dead may never die"  

Così di tempo ne avrai in abbondanza, tuttavia dell'incontrar (discussioni interessanti e costruttive) non v'è certezza. 
Mi son permesso di richiamarmi al tuo nick a causa della differente prospettiva che mi par ci distingue (ma potrei sbagliarmi).

Personalmente trovo che la gran parte (non vorrei dir tutte) le discussioni del forum siano "interessanti", poi, per carità, io son tipo che s'accontenta di poco e la mia massima ambizione...

dal latino: ambire andare intorno, composto di amb- intorno e ire andare.
Etimologia portentosa e vasta, che suggerisce tanto: l'ambizione è l'aspirazione al raggiungimento di qualcosa attuata brigando, maneggiandoci intorno, ricercando consensi clientelari; non è trasparente e diretta, non ha nulla di altero o nobile, non segna uno speciale desiderio: là dove fallano la forza o la volontà, si gira intorno bussando alle porte più convenienti - ci si arrampica per muri e scale secondarie, si entra dal retro. Così l'ambizioso sarà uno per cui il fine giustifica i mezzi - ignaro che il mezzo è il fine.
Ovviamente anche l'àmbito è ramo di questa parola: lo spazio, l'argomento dell'ambito è la circoscrizione in cui si gira col discorso, parola viva, che trasmette bene la profondità peripatetica del parlare.

Testo originale pubblicato su unaparolaalgiorno.ithttp://unaparolaalgiorno.it/significato/A/ambire



... sarebbe d'incontrar un giorno gli amici di questo bel posto (forum) per berci un caffè assieme, in modo che così rintemprato lo spirito...

"But rises again harder and stronger."

  

Una buona serata anche a te  :)


Cordialmente  


Jean
#835
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
27 Luglio 2016, 15:58:00 PM
Il luogo della narrazione


Aprite un libro (o un computer) e iniziate la lettura, diciamo di un racconto, se non un più corposo romanzo.
Man mano incontrate i personaggi, ne scoprite le caratteristiche fisiche e/o psicologiche, le modalità di interrelazione tra loro e con l'ambiente... e più o meno intensamente aderite alla realtà proposta.
Poi si fa tardi, siete stanchi oppure avete degli impegni... comunque sia il libro vien chiuso e la lettura interrotta.
 
Alle 12.30 del 22 novembre 1963 il presidente fu ferito mortalmente da alcuni colpi di fucile. Avevo quasi 10 anni e alla sera guardai il reportage alla televisione. Si fece tardi e dovetti andar a letto, ancora non si sapeva che le ferite non lasciarono scampo all'uomo che, supportato dal fratello e qualche altra persona assennata, evitò un confronto militare con la Russia che non si sarebbe limitato alle sole armi convenzionali. Il mondo, per come lo conosciamo, fu ad un passo dalla fine.

Al tempo non comprendevo di armi nucleari e problemi connessi, ma percepivo l'importanza  di quel presidente, così la mattina dopo riandai alla televisione per
sapere come erano andate le cose.
Ricordo distintamente d'aver avuto il pensiero che al riaccendere la televisione sarebbe continuato il flusso delle immagini, suoni e notizie, allo stesso modo di quando vien riavviato un proiettore (con la sua pizza d'un film) che per qualche motivo è stato spento.

Naturalmente avevo il concetto del tempo, sapevo che il mondo continuava anche se momentaneamente non ne avrei fatto parte in modo cosciente (causa il dormire), tuttavia, sarà stata la relativa novità del mezzo tecnologico (televisione), chissà perché mi attendevo che a causa del mio interesse – riaccendere la tv – riprendesse il flusso della... narrazione dal punto interrotto, allo stesso modo di quando si legge un libro, che par quasi vi aspetti per continuar la storia.
 
Il film e il suo spettatore, il libro e il suo lettore... ma prima che (il senso della presenza del) l' io s'implementi stabilmente nel nostro corpo organico, non ci son né libri né film; al più, all'avvicinarsi a quell'evento, aumentano gli spezzoni o i brani di qualche pagina registrati dalla memoria. 
Poi, come mi par qualcuno dica, si vien gettati nel mondo e via a leggere, o guardare, se preferite.

Quel che cattura il mio interesse è la sensazione, pur se non continua, di vivere la mia storia, la mia narrazione, contemporaneamente  all'osservarla. 
Così che mi son domandato una cosa molto semplice: se anche per un breve istante la potessi prevedere significa che è già stata scritta (o filmata/girata, ma da qui farò riferimento solo all'analogia "cartacea",  per non duplicare inutilmente l'esempio) e che il mio ruolo, il ruolo dell'io, sia quello del lettore che scorre le pagine del suo proprio libro.

Adesso mettiamo a confronto una caratteristica (per il momento) delle differenti realtà, come le ho chiamate, quella letteraria e la reale (intesa come quotidiana, notando nel farlo delle assonanze col percorso deduttivo di Andrea Molino e Donalduck).

Quella che chiamo "ricchezza espositiva", che si raffigura nella presenza di molteplici dettagli. In campo letterario personalmente non son portato a servirmene più dello stretto necessario ma riconosco un indubbio talento a scrittori quali H.Hesse nel descrivere ad esempio un fiore,  addentrandosi sempre più nella sua struttura (quasi usasse uno zoom) e contemporaneamente inserendovi delle "pennellate emotive".  
Beh, dipende da come vi approcciate all'osservazione di un fiore, quella di Hesse per molti è addirittura superiore alla propria esperienza. 
Per altre cose sarà diverso.

Per me i particolari o i dettagli, rivestono una certa importanza, e prima di procedere, visto che è estate e mi auguro abbiate del tempo libero, vi riporto qui sotto un resoconto d'altri che vi hanno prestato analoga attenzione:
 
Parliamo dell'abusata citazione "Dio è nei dettagli"; una di quelle frasi che tutti usano e quasi tutti fanno finta di capire. E invece ha almeno 3 significati molto diversi, a seconda delle versioni e delle attribuzioni: a Gustave Flaubert  ("Dieu est dans le detail"); ad Aby Warburg ("Gott ist im detail")  e a Mies Van der Rohe ("God s in the details").
1) Gustave Flaubert è il padre del romanzo moderno, siamo nella Parigi secondo Ottocento, caput mondi  per artisti, scrittori, sovversivi, avventurieri, imprenditori; con Madame Bovary Flaubert ha creato non solo il modello nella nuova donna, psicolabile e "fashion victim" ante litteram,  ma il modello del nuovo romanzo;
la lezione del maestro Flaubert è condensata in un slogan, "occorre far parlare le cose": è la tecnica narrativa che sarà poi la base  del cinema e della pubblicità.
Dalla descrizione della spazzola di Madame Bovary percepiamo l'inquietudine della donna moderna con più forza e più precisione rispetto a un'astratta e prolissa descrizione psicologica.
Attorno a Flaubert si ritrovano una serie di "nipotini" di grande futuro, Maupassant, Zola, Hugo, tutti i protagonisti del nuovo realismo.
Lo scrittore moderno è un selezionatore, un decoder, che costruisce una storia mostrando oggetti e fatti. Non è più il Dio onnisciente manzoniano, che vede tutto dall'alto.
Un giorno Maupassant chiese al maestro: "Dunque Dio è morto?"
No, rispose Flaubert, Dio non è morto:  Dieu est dans le detail.
2) Aby Warburg è il padre della critica d'arte contemporanea, siamo ad Amburgo nel 1925, attraverso una serie di conferenze Aby Warburg diffonde la sua fondamentale teoria sull'arte e l'architettura occidentale  come continua ripetizione di archetipi ricorrenti: proprio  dall'analisi dei dettagli si rintracciano una serie di rimandi, nei dettagli si nascondono stratificati significati simbolici ma anche diabolici:
il diabolon è un segno di doppiezza, che divide e falsifica, frammenta e disperde, il simbolon è la metà di un segno, che rimanda a un insieme originario autentico.
Warburg faceva l'esempio degli ornamenti architettonici – siamo nell'epoca del liberty simboli autentici di una realtà perduta, quando sono in rovina,  che diventano doppi e falsi quando vengono "restaurati" o "rifatti in stile", tramutandosi da simboli in diavoli.
Per rendere chiaro il concetto, Warburg riprese Flaubert, e disse: non solo Dio è nei dettagli ma anche il Diavolo è nei dettagli!  Di fatto, la sua frase rese celebre il motto di  Flaubert, e lo diffuse nella lingua tedesca (Gott ist im detail!)
3) Mies Van der Rohe è il padre dell'architettura contemporanea: siamo a Chicago attorno al 1960, Mies Van der Rohe insieme a Gropius,  Aalto e Wright è considerato il padre del movimento moderno,  già direttore del Bauhaus, quindi emigrato negli Usa a causa del nazismo,  è il capostipite nobile dell'archistar-guru contemporaneo.
Tutta la sua filosofia è in due celebri slogan: "less is more", manifesto del minimalismo,  del sottrarre funzione alla forma per arrivare a dare forma alla funzione, quasi come se l'architetto fosse Dio, e a precisare la questione se l'architettura sia la divinità dell'uomo razionale, Van der Rohe pronunciò quello che divenne il suo secondo slogan:
"God is in the details", Dio è nei dettagli, intendendo però dire l'esatto contrario  di quanto disse Flaubert: se per Flaubert Dio si rivelava nei dettagli, segnali e simboli di un'unità superiore,  per Van der Rohe i dettagli, ossia l'assenza di dettagli, o comunque la non manifestazione dei dettagli, rappresentano e significano l'assenza di Dio, o la sua non visibilità.
Dunque: per Flaubert dai dettagli si capisce la qualità divina di una creazione; per Warburg nei dettagli inutili, decorativi, si nasconde il Diavolo; per Van Der Rohe la perfezione divina è nella non visibilità dei dettagli, corrispondente alla non visibilità di Dio, il vecchio Dio absconditus. E quindi, oggi, la cura per ogni dettaglio è proprio nell'evitare di far vedere i dettagli!

http://calepiopress.it/2015/03/16/cosa-vuol-dire-dio-e-nei-dettagli/



Eh già, i dettagli "significativi" sembrano appartenere a  Dio mentre quelli inutili o decorativi  al Diavolo (riporto come scritto nell'articolo, Giona non me ne voglia), ma come avete letto, non tutti la pensano (o li vedono...) allo stesso modo.

Nel ripromettermi di tornare sull'argomento (qui o in qualche altra sezione del forum) diciamo che la "ricchezza espositiva" di un'opera letteraria può competere, aumentandone la quantità di dettagli, con quella dell'esperienza "reale".

E cosa sono i dettagli se non "informazioni" variamente codificate?

È un discorso lungo e scarse son le mie forze, ma col mio strisciar di lumaca vi porterò (alla mia visione dell') all'al di là dell'aldilà...


 
Cordialmente

Jean
#836
Trascendere - In filosofia, esistere al difuori o al disopra della realtà sensibile; sorpassare un certo limite della conoscenza o della realtà.



Caro paul,

riferendosi alla definizione alla fine potrebbe dirsi che il trascendente in noi sia primariamente il pensiero.

A semplici domande quali  come e dove si formi, da dove giunga  vien risposto, in ambito scientifico, attingendo a quanto studiato dalle discipline che si occupano del cervello, come se la risposta a tale questione, che è la questione fondamentale, si possa ricondurre ad apparati organici (che Sgiombo, al quale nel vecchio forum posi le semplici domande senza averne risposta, può ben illustrare) e reazioni chimiche in atto, con tutto il rispetto per biologia e chimica, discipline che apprezzo molto.

Se lo si accetti ne consegue la supremazia della scienza (medica in questo caso) su ogni altra modalità esperienziale e/o di conoscenza.
Come a dire, richiamandomi al topic "lo specchio della verità", che sia stato scovato il frammento che permetterebbe di leggere tutti gli altri... e di spiegarli, per giunta.

Almeno la posizione del non sapersi ancora permette la coesistenza di più ipotesi, si vedrà appunto col tempo quali capaci di star in piedi da sole, senza un apparato che ne privilegi alcune su altre come non raramente accade.

Ritornando al pensiero è indubbio che senza quello nulla ha senso, allo stesso modo che senza il famigerato bosone di Higgs, (la cosiddetta particella di Dio... che amenità, scusate) verrebbe meno l'esistenza di tutte le altre particelle (sin qui trovate e/o ipotizzate).
Eppure, cosa di cui non finirò mai di meravigliarmi, se c'è una cosa tanto ignota quanto accettata è l'incredibile presenza in noi del pensiero.
Tutto parte da lì, tutto il resto vien dopo.
Solo la natura nel senso di materia può competere per importanza.

Un corpo materiale, soggetto a leggi deterministiche (più o meno inflessibili) e una vocina che ci gira in testa da quando abbiamo preso coscienza d'esistere.

E miliardi d'ore di meditazione, preghiere, tecniche e quant'altro per cercare d'andar al di là di quello... messe in atto proprio da quello, in una sorta di gioco a guardie e ladri.

Ma catturati tutti i ladri verrebbero licenziate tutte le guardie... fossimo i ladri, ci faremmo catturare così facilmente?
E fossimo le guardie, ci garberebbe rimaner senza motivo d'esistere?



Cordialmente

Jean
#837
Tematiche Spirituali / Re:Lo specchio della verità.
24 Luglio 2016, 16:02:21 PM
Buongiorno,

ognuno di noi è diventato quello che è nel corso di una storia di vita unica e irripetibile, un mix di esperienze, cultura, emozioni e sentimenti che ne connotano l'identità con la quale si presenta e per la quale viene riconosciuto dagli altri.

La cultura dovuta a studio ed approfondimento non si improvvisa, o la si è acquisita o le eventuali lacune emergeranno nel confronto con coloro che invece vi abbiano dedicato una parte importante della loro vita.
Costoro, ad esempio in campo storico-religioso, avendo controllato e verificato le fonti, supportano i loro interventi, anche su questo forum, con puntuali citazioni e riferimenti che danno la misura della padronanza acquisita. Nel presentare il loro frammento di specchio risulta difficile, perlomeno a me, non riscontrarne il buon riflesso.
Ad una argomentazione che riporti alle fonti, necessariamente se si vuol restare sullo stesso piano, ne va opposta una parimenti giustificata, altrimenti si parleranno lingue diverse. Analogamente a quanto accade nelle discussioni in cui vengono richiamati concetti e formulazioni scientifiche, se non si rimane nel merito, prediligendo l'interpretazione degli stessi, ben presto si percorreranno strade divergenti, nelle quali verranno giustamente fatti brillare i propri pezzetti di specchio (ognuno riflettendo la sua verità).

Non c'è alcun problema nel far ciò, sta al lettore attento recuperare l'informazione adeguata alla sua conoscenza per farla propria.

Semplificata in tal modo la faccenda dell'interazione a mezzo di parole scritte, verrebbe da chiedersi se mai le divergenti (nella maggior parte) strade, i differenti percorsi di vita durante i quali si son tratti dal mar della conoscenza i pesci che ci corrispondono, potranno mai incontrarsi per imbandire una tavola comune, in cui ognuno partecipa con quello che dispone.
E non intendo qualcuno tra tanti, ma proprio tutti coloro che incontriamo...

Interrogatevi... onestamente ne vedete la possibilità? Che venga trovato un fattore unificante, magari nelle vesti d'una festa o di un più semplice appuntamento al bar per un caffè?

La storia dell'umanità vi costringerà a risponder negativamente, per quanto possiate individuare data e luogo opportuni qualcuno inevitabilmente non potrà parteciparvi, o non vorrà, nonostante il garbato invito. È perfettamente nella logica dell'esistenza, a meno non vogliate disconoscere il valore dell'esperienza.

Quando leggo una discussione in questo forum inevitabilmente mi accade di propendere per una parte piuttosto che l'altra, in fin di conti si tratta di soppesare argomenti, che è quasi come pesar una qualsiasi altra cosa... tuttavia nella nostra personale bilancia... ebbene, il senso di relativa insicurezza che mi procura l'usar la mia di bilancia m'indurrebbe a chieder ad altri che ne abbian di migliori.

Quanto ho fatto in passato, sinché non ne ho avuta la sensazione che trovata la più idonea ce ne sarebbe sempre stata un'altra ancor più performante. Che fare, continuare sino ad esaurire l'esistenza?

Dev'esserci un'altra strada, non è questione di costruire la parabola più grande per osservar l'universo... ma di far lavorare assieme un gran numero di piccole parabole, quello che appunto sta avvenendo in ambito astronomico.

E quindi, riferito a quel fattore unificante innanzi richiamato?



immedesimare

Fare una sola medesima cosa, di due o più cose distinte: i. un concetto con un altro; i. più idee in un sol concetto.
SIN. unificare, unire

Diventare una cosa o persona sola con un'altra: l'autore s'immedesima con i personaggi; l'attore s'immedesima nel proprio ruolo.
SIN. identificarsi

Partecipare a qualcosa emotivamente, intimamente, con tutto se stesso: immedesimarsi nella sofferenza di qualcuno; se provi ad immedesimarti nella mia situazione, capirai.




Ecco, questa è la risposta che cercavo e ho trovato,  nel legger Sebastianb e Giona o Sgiombo e Donquixote ecc. ecc.  qualcosa in me m'avverte della possibilità che entrambe le coppie d'opposti (figurativamente, allo scopo d'illustrare la mia condizione e non riferita a loro) abbiano colto qualcosa di quell'universo che è lo specchio integro della verità.
E loro (come tutti noi) essendo niente più che un frammento ne possono fotografare solo una infinitesima parte.

Dio o la verità, se esiste, è la raccolta completa d'ogni singola foto da ogni infinito possibile punto d'osservazione, nello spazio e nel tempo... al quale presentare il mio ridicolo album d'aspirante collezionista per la valutazione...  



cordialmente

Jean
#838
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Terrorismo
07 Luglio 2016, 09:08:29 AM
Caro paul,

come non condividere quasi in toto la tua disamina, alla quale si può aggiungere la notizia d'oggi della condanna almeno morale dell'operato del tanto osannato (al tempo anche in Italia, per chi ha poca memoria) Blair, che assieme a George W. Bush...

... aggredirono militarmente l'Iraq basandosi sul falso pretesto delle fantomatiche armi di distruzione di massa, violando la legge internazionale... 

(riporto dall'articolo di Bernardo Valli, classe 1930... un giornalista che le cose le ha osservate dal vivo).

http://www.repubblica.it/esteri/2016/07/07/news/iraq_blair_bush-143584128/


Se il mondo oggi è quello che è molto si deve a quella sconsiderata (... o ben considerata, secondo un'altra visione) decisione, come l'articolo evidenzia.

Così ci troviamo a fronteggiare (si fa per dire... uomini disposti a morire per i propri convincimenti, giusti o sbagliati che siano, alterano sostanzialmente i rapporti di forza, uno solo di loro che colga un obiettivo strategico può imprimere una direzione differente all'intera umanità, come ha insegnato la storia con l'attentato di Sarajevo, dove venne assassinato dall'attentatore serbo-bosniaco Gavrilo Princip l'arciduca Francesco Ferdinando.) il terrorismo attuale, del quale si vede la testa ma rimangono nascoste le radici e chi attraverso quelle nutre la malefica pianta. 

Forse differentemente da te non nutro troppe speranze che alfine le centrali del terrorismo, tra cui oggi l'Isis, verranno annientate... il gioco, se lo era mai stato, è stato fatto andar troppo oltre e son tanti i giocatori coinvolti... mentre altri rimangono ancora in osservazione, forse in attesa d'intervenire. 
 
La giustizia è un principio morale, un'azione, l'attuazione di una norma o l'aderenza a quella e per i credenti la più importante delle quattro virtù cardinali... è così tante cose che una società, un'aggregazione umana, la cucisce sul proprio tessuto, la incardina sull'uscio della casa comune, dove e come meglio ritiene.

Anche i terroristi ambiscono a realizzarla come l'intendono...  sfortunatamente noi rappresentiamo l'ostacolo. 
A volte mi vien da pensare che il mondo sia davvero grande e che ci sia posto per tutti, ma mi sa che forse è l'opposto.


 
Cordialmente

Jean 
#839
Tematiche Filosofiche / Re:Cosa sono i Ricordi?
06 Luglio 2016, 19:25:25 PM
I ricordi sono le pagine dove è stata scritta la vita... a volte "esplodono" da soli, come se un colpo di vento avesse aperto un libro, su quella pagina. 
Oppure ci avviciniamo ad essi gradualmente... guardate come li facciamo riaffiorare, una sensazione ci conduce nei pressi, e rintracciato il capitolo, foglio dopo foglio, un brano dopo l'altro, arriviamo dove quella sensazione intendeva condurci.

E quando "leggiamo" nel ricordo, come per magia lo riviviamo, racchiudendo esso qualcosa di vitale, in vario grado e intensità.

Se col tempo si sfumano i contorni e talora occorre ricostruirne interi pezzi, al pari del restauro di un vecchio quadro, tuttavia non ne vien meno l'impronta, il peso specifico dell'evento.

Forse un giorno, come pronosticato nel film di Wenders "Fino alla fine del mondo", si potranno trasferire i ricordi su qualche supporto... e perché no, un ulteriore passo (al tempo del film non era ancor immaginabile) riviverli "virtualmente", rientrare "in gioco" e stavolta non uscir di stanza... ma avvicinarsi a quella bionda ragazza e aver il coraggio di prenderle la mano...

Questo è un altro modo attraverso il quale la "realtà virtuale" di cui si interessa Andrea potrebbe inserirsi nelle nostre vite e non è così lontano come sembra... non siate certi di quello che non si potrà fare... un uccello d'acciaio che vola, impossibile, no?

Ora un piccolo esperimento pratico, prendiamo un ricordo qualsiasi, per esempio, visto che sto rispondendo ad Acquario, il ricordo del suo ultimo intervento, nel topic  "Stiamo vivendo una di tante vite in un Universo Virtuale", poiché è stato digitalizzato è possibile recuperarlo tutto o in parte:

... ora (dal mio punto di vista) succede che ce' una tensione che protende molto più da un lato che da un altro... l'equilibrio diventa sempre più precario e "la corda può arrivare a spezzarsi"..
d'altronde questo non significa la fine di questa contrapposizione ma l'eventuale "fine" di quel tipo di contrapposizione e che simultaneamente ne subentrerà un altra. Con questo, mi sono permesso di scherzarci sopra a modo mio, lasciando in sospeso qualcosa di enigmatico (forse).



Che ci piglia con quello che ho scritto io?

Anni addietro in un mio raccontino, dal titolo "Instabili equilibri"... scrissi:

"Forse un giorno realizzeranno una tecnologia in grado di accedere ai ricordi e magari di stamparli, se non di guardarli in 3 dimensioni o addirittura olografici! Qualcosa del genere si vide in un film di anni fa, Fino alla fine del mondo di W. Wenders, nel quale uno dei protagonisti dopo aver goduto di un proprio personale paradiso ha il problema di venirne fuori..."

Poi proseguiva presentando ad un certo punto due persone che si confrontavano stando in equilibrio su una fune, cercando di prevalere o perlomeno non soccombere...

Questa potrebbe far parte di quelle che son dette "coincidenze" o sincronicità, il valore, l'importanza delle quali è ben considerato da vari studiosi, soprattutto in campo psicologico.

Ma è una visione troppo parziale, a mio avviso sono molto di più che un'indicazione specifica per la persona che abbia a viverle... esse gettano un po' di luce su un'architettura nascosta... se vi pare un pò enigmatico prendetelo come un gioco, in risposta all'altrettanto enigmatico scherzo di Acquario...

Forse ognuno di noi è anche una fabbrica di ricordi, indispensabili per non chiuder il libro dell'esistenza, nel caso... Game over... ma fin quel momento il grandioso gioco procede...


 
Cordialmente

Jean
#840
Caro Sari,

ultimamente ti sei dato troppo da fare... il lavoro di magazziniere dal Gianni e poi la gestione del bar... d'accordo, attività virtuali ma sempre attività, come lo fu l'infinita discussione sul credere con Duc... davvero impegnativa, visto che non molla mai...

Scherzi a parte, avevo intuito che ti stesse accadendo qualcosa e per quello che questo limitato medium permette ti sono vicino (in questo momento anche nella connessione...) sapendo cosa significhi veder la realtà del corpo andar da una parte e la mente non poter far nulla, solo attendere (io son più vergognino di te, pensa che neppure chi mi vive accanto conosce le mie reali condizioni...  che dire, siam tutti così diversi...).

Penso che la mente, la coscienza, l'ego... insomma quel senso di presenza in noi sia in qualche modo un alieno che ne abita il corpo, un software che ad un punto si implementa eseguendo il compito assegnato, scrivere la propria pagina nella grande narrazione umana. 
Costringendo (per dire) tutte le cellule che compongono l'organismo a farlo "girare", alla stregua di un hardware...

Ma quando la realtà organica manifesta i propri (naturali, ahinoi) squilibri... non c'è software che tenga... stand by...  


La terrificante attualità che richiami... un'amica nel frequentare un affollato supermercato incontra due indiani (o bengalesi, chissà) con una grossa borsa nera e il primo pensiero è stato "adesso si fanno esplodere, moriremo tutti..."  e per un attimo chiude gli occhi, quasi a prepararsi... ormai siamo a questo punto, conviene lasciare una lettera in cucina, nel caso (la mia c'è da un bel po'...).


Sulla m... come non ricordare il grande G.

https://www.youtube.com/watch?v=Nw3BrtWfMAY

(interessanti anche i commenti)
 


 
cordialmente

Jean