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Messaggi - Phil

#841
In questa pagina governativa, dopo aver contato quasi 7000 decessi (non 13000) viene spiegato in grassetto che «Reports of adverse events to VAERS following vaccination, including deaths, do not necessarily mean that a vaccine caused a health problem»(cit.) ovvero che gli eventi avversi riportati nel database VAERS (la fonte citata nell'articolo che hai postato), incluse le morti, avvengono dopo il vaccino ma non viene verificato che l'effettiva causa di tali eventi sia realmente il vaccino, come anticipato nelle "condizioni di utilizzo" del database VAERS (e come spiegato qui e qui); notoriamente non tutto ciò che segue un evento ne è causato (come ci insegna la superstizione); ovviamente non viene messo affatto in discussione che ci siano stati realmente eventi avversi a seguito del vaccino, ma non sono i numeri del VAERS, per sua stessa ammissione, a dirci la cifra esatta.
Riguardo al confronto con i dati degli altri vaccini (x volte meno letali): paragonare un vaccino ad mRna, ancora in corso di sperimentazione, con un numero di vaccinati degno di una pandemia, con vaccini non ad mRna, ormai ben collaudati e meno impiegati, sarebbe secondo me un confronto poco sensato, sia statisticamente che logicamente. Ciò nonostante, pare che la mortalità americana sarebbe in linea con le dichiarazioni italiche: «I dati constano di 598.999 segnalazioni di reazioni avverse ai vaccini registrate negli USA dal 01/01/2021 fino al 09/08/2021 [...] tra i sintomi la "morte" è presente 2.756 volte, che, su 352.000.000 circa di dosi somministrate al 09/08, è una percentuale di 7,83 morti per milione di dosi. Al fine di confrontare il dato con quello italiano, ho fatto riferimento al settimo Rapporto sulla Sorveglianza dei vaccini COVID-19 (periodo 27/12/2020 – 26/07/2021), dove a fronte di 65.926.591 dosi somministrate sono stati rilevati 498 decessi, con una percentuale di 7,55 morti per milione di dosi» (fonte).

P.s.
In fondo, seppur ci fosse una sostanziosa divergenza statistica fra i dati percentuali di eventi avversi post-vaccino in due paesi, ci ritroveremmo nella tragicomica situazione in cui il Paese1 guarda i dati del Paese2 e sospetta che i propri dati siano sbagliati, parziali o manipolati, intanto il Paese2, guardando i dati del Paese1, giunge alla medesima diffidenza sospettosa; "dati e buoi dei paesi tuoi", diranno i nonni del futuro...
#842
@Kobayashi

Se ci si muove nel campo della conoscenza, del capire come funziona l'uomo (o il mondo), il suo cervello, cosa c'è fisiologicamente "dietro" i suoi vissuti (v. titolo topic), etc. il rigore epistemico e l'appello all'immanenza, al fisico, mi sembrano imprescindibili (almeno se si vuol parlare di comprensione basata su "oggettività scientifica"). Innegabilmente l'uomo produce anche senso, arte, grandi narrazioni, etc. tuttavia questo aspetto poietico non va confuso con l'aspetto gnoseologico e scientifico, come, inevitabilmente, accadeva quando le scienze erano più acerbe e meno supportate dalla tecnica, che ha il ruolo di guastafeste o di grillo parlante, a seconda della prospettiva con cui la si guarda.
Il nichilismo, e mi scuso per l'off topic, ci ammonisce perlopiù dal confondere il funzionamento della vita con il senso della vita, la fisiologia (l'antropologia, etc.) con l'umanesimo; a farla breve: la scienza intersoggettiva con l'estetica soggettiva (o sociale). Saper distinguere una poesia da una spiegazione scientifica, senza rinunciare a nessuna delle due, o discernere il vissuto di un cambio d'umore da ciò che fisiologicamente lo causa, secondo me, non ci rende né macchine né meno umani, ma soltanto più saggi.
#843
@Jean
Riguardo Israele, se si ha familiarità con l'inglese (o con un traduttore online), l'accordo fra Pfizer e il governo israeliano dovrebbe essere questo documento, in cui le parti secretate probabilmente celano il nocciolo della questione a cui si riferisce la tua citazione. Sono comunque reperibili articoli israeliani per quanto riguarda miocarditi e malattie reumatiche curate con immunodepressione. Intanto, mentre proseguono gli studi per il vaccino "made in Israele", si redigono rapporti con dati non ufficiali che dipingono una situazione cupa, mentre altre fonti sono decisamente più incoraggianti.

P.s.
Per il quadro ufficiale della situazione aggiornata si può andare a questo link e lavorare sodo con il traduttore.
#844
Citazione di: Kobayashi il 28 Agosto 2021, 08:11:42 AM
Comunque spiegare la formazione del senso di una comunicazione come una catena di reazioni che alla fine attiva specifici circuiti neuronali non è una spiegazione, ma solo spostare il problema su un livello sempre materiale ma infinitamente più complesso (l'intreccio di miliardi di neuroni del cervello).
Per noi spiegare scientificamente un fenomeno significa indicare la causa efficiente, e di fronte a questi problemi si finisce per rimettere in discussione l'efficacia della nostra epistemologia, ma non è che grazie a questi interrogativi si sia fatto un passo avanti, a meno di ritenere che già il rifiuto di un paradigma scientifico sia un passo avanti.
Talvolta spiegare scientificamente un fenomeno non significa spiegarlo semplicemente (x causa y) nè facilmente (con esperimenti e verifiche alla portata di tutti); su alcune questioni complicate (con molti fattori e fisicità microscopica in gioco) è plausibile che anche le ipotesi di spiegazione siano complesse (x, z, k e probabilmente qualcos'altro di ancora ignoto causano y) e difficili (la sperimentazione e l'analisi arrancano dietro a limiti tecnologici, etici, etc.). Il render(si) conto di tale complessità, accettare che il percorso verso una possibile spiegazione non si presenti né facile né semplice, sgombra almeno il campo da pseudo-spiegazioni ingenue o che coniugano "diplomaticamente" e talvolta goffamente (non mi riferisco a Socrate78) antichi filosofemi e scienza contemporanea. Tale farsi carico dello "spostamento del problema su un livello fisico infinitamente più complesso" (parafrasando una tua espressione, v. sopra), ovvero la consapevolezza della complessa fertilità dell'immanenza, è in fondo la lezione e, al contempo, l'invito essenziale del demonizzato nichilismo: esso nasce dal disincanto prodotto dalle scienze umane moderne a discapito delle narrazioni metafisiche e consolatorie, che quindi non possono che individuare nel nichilismo stesso un male da cui curarsi, più che il risultato di uno sviluppo epistemologico di cui curarsi (l'"ingombro" inattuale di alcune categorie ed idee pre-moderne, come «anima», viene talvolta metabolizzato in senso inconsciamente metaforico o finisce con l'essere privato di saldo aggancio al reale, al netto di infalsificabili teoresi post-religiose, quelle della religiosità fai-da-te, sintomo di una "reazione immunitaria" alla radice epistemologica del nichilismo).
#845
Citazione di: Kobayashi il 27 Agosto 2021, 17:43:52 PM
Se i sentimenti hanno una causa fisica, hanno una radice energetica, ovvero sono determinati da fattori fisici nel senso della causa efficiente, allora come si spiega che il senso di un discorso possa provocare una reazione nel destinatario quale l'umiliazione (per esempio nel caso di un insulto)?
Il pensiero del ricevente interpreta certi segni in un certo modo, come un attacco alla sua persona (restando all'esempio), e capisco che poi sul versante neurologico l'effetto sia l'attivazione di una certa zona del cervello etc.,
Da profano, quel «poi» (corsivi miei) non mi convince; da quel che so (poco), il vissuto di un'emozione segue (o è contemporaneo, ma non precede) l'attivazione di alcune aree cerebrali; non è il provare umiliazione (per restare nell'esempio) a causare l'attivazione dell'"area dell'umiliazione" (facciamo finta che ci sia), bensì è l'attivazione di tale area ad essere vissuta in prima persona dal soggetto come "emozione" di umiliazione (non so se il senso di umiliazione sia un'emozione, ma credo si capisca comunque il succo del discorso). Come dire: non è il vedere un oggetto la causa dell'attivazione dell'area cerebrale della vista, ma è l'attivazione di tale area (causata dal riflesso della luce sulla retina, il nervo ottico, etc.) a causare la vista dell'oggetto, a far percepire visivamente, a dare un contenuto di coscienza alla vista; vista che a sua volta, in virtù dell'identificazione (delle qualità) dell'immagine, innescherà magari anche altre aree, ad esempio quella della paura se ciò che vediamo ci spaventa (e sarà l'attivazione del "sistema cerebrale" della paura ad originare il vissuto dell'emozione della paura, non viceversa).

Citazione di: Kobayashi il 27 Agosto 2021, 17:43:52 PM
Leggo un brano e il senso del brano incide fisicamente (appunto viator parla di fisicalismo) sul mio umore? Tramite quale forza o grandezza fisica? Qual'è il collegamento fisico, energetico, tra il senso del brano e il mio umore?
Il "ponte fisico" causale fra il brano e il cambio umorale suppongo sia costituito dalla reazione che la vista di alcune frasi (o parole) suscita nel cervello, che le associa ad alcune reazioni emotive, ricordi, etc. (fisicamente: attività di alcuni neurotrasmettitori ed attivazione di alcune aree del cervello) che quindi modificano l'umore (il percorso sarebbe dunque: libro > elaborazione visiva > attivazione aree cerebrali pertinenti > neurotrasmettitori > cambio umore). Un esempio comune, che non vuole essere scurrile, può essere la vista di una bella donna (o altro genere) su una rivista: la vista innesca, nell'ordine, reazioni cerebrali, ormonali e fisiche in una catena causale che inizia dalla luce riflessa sulla pagine e termina con l'aumento di pressione sanguigna, il dilatarsi delle pupille ed altro... plausibilmente senza passaggi a vuoto o "evasioni" dal mondo fisico (anche se ovviamente non abbiamo percezione sensoriale di tutto ciò che accade nel nostro corpo: se ad esempio viene rilasciata adrenalina, ne percepiamo solo l'effetto fisico, ma non sentiamo la sua minuscola presenza che è causa di tale effetto).
D'altronde, l'effetto che psicofarmaci, principi attivi naturali, etc. hanno sul nostro umore, sulla nostra esperienza emotiva del mondo, etc. è una buona dimostrazione di come il fisico influenzi il fisico, e il vissuto del mondo sia in ultima analisi una questione di elaborazione fisica (neurologica, chimica, etc.) di input esterni da parte di un soggetto che non ha percezione della totalità dei processi causali che esperisce in prima persona. Anche gli effetti di fattori ed input culturali, psicologici, filosofici, etc. potrebbero avere un loro "posto fisico" nelle attività neurologiche e/o nel cervello (così come ce l'ha la memoria, ad esempio), quasi fossero applicazioni "open source", anche se ad un livello di dettaglio che forse non è ancora alla portata delle analisi sperimentali delle neuroscienze attuali. Ribadisco comunque che non sono esperto in materia e avrei potuto scrivere inesattezze (per giunta poco "spirituali").
#846
Un paio di spunti da una ricerca del 2008 basata su 17 soggetti umani (doveroso dunque il "beneficio di inventario"):
«La visualizzazione di un volto odiato ha comportato un aumento dell'attività nel giro frontale mediale, nel putamen destro, bilateralmente nella corteccia premotoria, nel polo frontale e bilateralmente nell'insula mediale. Abbiamo anche trovato tre aree in cui l'attivazione era correlata linearmente con il livello dichiarato di odio, l'insula destra, la corteccia premotoria destra e il giro fronto-mediale destro. Un'area di disattivazione è stata trovata nella circonvoluzione frontale superiore destra. Lo studio mostra quindi che esiste un modello unico di attività nel cervello nel contesto dell'odio. Sebbene distinto dal modello di attività correlato all'amore romantico, questo modello condivide tuttavia due aree con quest'ultimo, vale a dire il putamen e l'insula.» (fonte)

«La parte più sorprendente e forse sorprendente della ricerca di Zeki e Romaya per me, tuttavia, non è che l'odio e l'amore siano intrecciati insieme. È che la principale differenza nei due modelli cerebrali attivati ​​era che le aree della corteccia cerebrale frontale, temporale e parietale - legate al giudizio e al ragionamento - si disattivano in amore rispetto all'odio.
Questo è sorprendente per me, dato che sia l'odio che l'amore sembrano essere passioni che consumano tutto. Tuttavia, implica che le persone innamorate prendono decisioni meno razionali e giudicano meno i loro partner, mentre l'attenzione e la logica vengono mantenute nel comportamento nei confronti di un nemico. "È più probabile che nel contesto dell'odio l'hater possa voler esercitare un giudizio nel calcolare le mosse per (causare) danno", ha suggerito Zeki in una dichiarazione.» (fonte)
#847
Citazione di: Eutidemo il 25 Agosto 2021, 07:16:39 AM
Purtroppo non ricordo il titolo del film, ma mi è anche capitato di veder montare un silenziatore su un revolver; sarei davvero curioso di conoscerne la marca!
Ed infatti, ovviamente, è impossibile montare un silenziatore su un revolver!
Ho curiosato in rete e pare che il revolver Nagant M1895 possa montare un silenziatore (qui i dettagli tecnici).
#848
Citazione di: Eutidemo il 12 Agosto 2021, 06:34:50 AM
Ad esempio, a Luglio, mi era pervenuta una e-mail a nome di una mia amica; e non c'è dubbio che la casella di posta di provenienza era proprio la sua, che conosco benissimo.
Però GMAIL mi ha avvisato di non essere in grado di stabilire l'effettiva provenienza della missiva:
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/48/b4/71/ME13PWZ9_t.jpg
Per cui le ho telefonato, e lei mi ha assicurato che non mi aveva mai inviato quell'e-mail; e che in Costarica non c'era mai stata in vita sua!
Però non sono sicuro che tutti i siti di posta avvisino come fa gmail, nè sono sicuro che tutti i siti posta fasulli possano essere facilmente individuati.
Un modo basilare per verificare l'autenticità dell'indirizzo del mittente è talvolta cliccare sulla piccola freccia a destra di «a me» (visibile nell'immagine postata) per controllare che «proveniente da» e «firmato da» abbiano lo stesso dominio indicato nel mittente (ad es. gmail.com); anche il campo «rispondi a», se presente, può rivelare qualche incongruenza con l'indirizzo "simulato" (spoofing in gergo).
Un ulteriore controllo può essere fatto cliccando su «Altro», ovvero i tre puntini verticali alla destra della freccia «rispondi» (all'estrema destra della immagine linkata sopra) e selezionando «mostra originale», verranno visualizzati (oltre ad eventuali "intermediari" nella casella «da») tre campi (ma non sempre tutti e tre): SPF, DKIM e DMARC con a fianco la scritta "PASS" se il dominio è stato verificato (il che non comporta tuttavia che quel dominio non possa essere stato usato per mail sgradite, in pratica viene solo confermato che se il mittente risulta inviare da gmail.com, si tratta davvero di un indirizzo di gmail). Nella sezione in codice sottostante a questi tre parametri, abbondano informazioni molto più dettagliate ma anche più specialistiche da "decifrare".
#849
Tematiche Filosofiche / La verità
11 Agosto 2021, 17:12:11 PM
Citazione di: iano il 11 Agosto 2021, 02:44:12 AM
Seppure il concetto di verità abbia svolto un ruolo centrale nella nostra storia, nel bene e nel male, difficile è immaginare il suo ruolo nel futuro ,e io , per quanto mi sforzi, riesco a vederlo solo in negativo.
Mi chiedo quindi se non si possa sostituire con un concetto nuovo?
Davvero non riusciamo a farne a meno?
Rispondo con due cartucce (a salve) recuperate da discussioni precedenti sul tema:
Citazione di: Phil il 30 Marzo 2020, 13:00:11 PM
Considera le varie teorie sulla verità1 (tema che scorrazza selvaggio anche qui sul forum): corrispondentista, coerentista, pragmatista, deflazionista, scetticista, misticista, etc. il sofista di turno potrebbe porre la meta-domanda: quali di queste teorie della verità è vera? Così chiedendo dimostrerebbe di non aver compreso che per alcune di esse il concetto di verità non è applicabile a una teoria; per cui da tale domandare trapela già che il domandante non appartiene ad alcuni di quegli approcci (oppure non li ha capiti, o vuole faziosamente escluderli dal discorso).
Ogni interpretare e domandare filosofico non è mai totalmente neutro e super partes (circolo ermeneutico docet); tuttavia tentare di comprendere, meno viziosamente possibile, le differenti proposte in gioco, è secondo me un'attività filosofica che può essere decisamente formativa (la eventuale conseguente attuazione in prassi presenterà poi altre problematiche).

1Può essere curioso notare come la voce «verità» sia trattata differentemente nella wikipedia italiana e in quella in inglese (qui tradotta in italiano, con qualche "sgrammaticatura" da sorvolare).
Citazione di: Phil il 20 Febbraio 2020, 17:41:09 PM
Può essere significativo anche rintracciare una differenza fra aletheia-greca e veritas-latina:
«Il termine veritas rimanda a qualcosa da accettare in quanto conforme ad una realtà oggettiva non da svelare attraverso la conoscenza. Un significato opposto quindi al termine alètheia: nel caso della veritas si tratta di dimostrare la conformità di un'asserzione alla realtà mentre per quanto riguarda l'alètheia la comprensione della realtà è insita nello stesso svelamento» (tratto da qui) oppure «I romani fanno di veritas un concetto legato alla giustizia e al diritto mentre in Grecia alétheia è espressione della Tradizione e di ciò che non deve essere dimenticato. In un caso verità è strumento dei giudici nell'altro è espressione dei poeti» (tratto da qui).
#850
Su Windows 10 la clipboard può essere semplicemente disabilitata (avvio/impostazioni/sistema/clipboard/off), così che resti in memoria solo l'ultimo dato copiato; per cui dopo aver copiato/incollato la password, basta copiarne una lettera (o un'altra parola qualsiasi) e questa sarà tutto ciò che rimane salvato nella memoria della clipboard.
#851
Il benemerito "copia e incolla" lascia comunque traccia nella clipboard (su Windows 10, premere il tasto con il logo di Windows e il tasto "v" contemporaneamente per visualizzarla, se l'impostazione è attiva, e credo lo sia di default), ovvero tutti i dati copiati, che vengano incollati o meno, sono salvati in un apposito elenco (se il pc è violato, i dati copiati/incollati sono dunque accessibili leggendo la memoria della clipboard). Per criptare o "blindare" i files esistono vari metodi (proteggerli con password, usare appositi software, etc.), ma a volte può bastare tenere le credenziali separate, ad esempio lo username salvato in un file sul pc e la password in un file su una chiavetta usb dedicata (magari dandogli nomi poco collegabili all'effettivo contenuto), in modo che se viene compromesso uno dei due, ci sarà comunque un dato di accesso mancante. Questa divisione non è efficace contro i keylogger (non so quanto siano diffusi su larga scala), ma in teoria, con la doppia autenticazione (password più token, sostituito spesso da app o secure call da numero di cellulare autenticato), se non erro obbligatoria per banche ed istituti simili (poste, ad esempio), è più difficile di quanto si pensi per un estraneo (salvo fatali gaffes dell'utente) riuscire ad avere tutti e tre i dati necessari (username, password, codice otp del token) per eseguire, ad esempio, un bonifico (fattori che diventano quattro se si tratta di clonare/rubare la sim su cui è installata e registrata l'app che sostituisce il token fisico: username, password, sim, magari protetta da pin o altro, codice di autenticazione dell'app o secure call). Tutto è possibile se si viene presi di mira da professionisti e se ci sono grosse somme in gioco, tuttavia per l'utente comune credo basti la regola aurea di diffidare degli sconosciuti abbinata ad un minimo di prudenza organizzativa (non tenere tutte le credenziali assieme e "in chiaro").
Inoltre, anche se ci si fida del proprio file criptato e salvato sul pc, rimane buona prassi eseguire periodici back up dei dati, una copia di sicurezza su un supporto esterno (come una chiavetta usb), così che se i documenti nel pc vengono resi illeggibili da un virus (ransomware) o semplicemente perché l'hard disk si rompe, non si perdono i files rilevanti (quelli con le password, quelli con le ricette della nonna e l'eventuale selfie con il greenpass).
#852
Citazione di: anthonyi il 08 Agosto 2021, 16:15:00 PM
Ciao Phil, il rame è uno dei metalli più tossici, forse per combattere il covid abbiamo altri strumenti, meno nocivi per l'uomo.
Citazione di: anthonyi il 08 Agosto 2021, 17:05:17 PM
Comunque il rame fa male anche se disciolto in piccole dosi nell'acqua. A quel punto meglio un po' di amuchina.
Prima che inizi a dilagare la (fake) news che un certo "Phil" invita caldamente ad iniettarsi del rame sciolto in acqua come vaccino per il Covid, sottolineo come nel mio post, giusto prima dell'invito al «cum grano salis», la parola «rame» sia stata associata ad un link (questo link) in cui si parla di contagio da superfici di contatto e di un team di ricerca qualificato che si sta occupando del possibile impiego non tossico del rame in alcuni contesti a rischio (ad ulteriore scanso di equivoci, ecco un altro link).
#853
@Kobayashi

L'ingombro dei discorsi relativi al Covid sembra essere denominatore comune a molti media, dicono che in tv non si parli d'altro, e qualcuno forse si lamenta del "Covid a reti unificate" per poi parlarne a sua volta in abbondanza, fra "complesso del salvatore", inattendibilità à la Dunning-Kruger e sfogatoio catartico. Tuttavia, se l'overdose da infodemia è un "male", non è detto che il dipanarsi di confronti sul tema non possa essere un "bene", non perché ingozzarsi con l'imbuto di avulse opinioni altrui sia nutrimento salutare, ma perché se si filtra fra congetture sterili, motti da twitter o campagna elettorale, retoriche ormai stantie, strumentalizzazioni dei dati e cherry picking per alimentare il proprio "mulino", etc. ci sono, almeno secondo me, anche intriganti spunti di riflessione sul tema (in aggiunta alle esercitazioni di logica già ricordate da InVerno); tema che, inevitabilmente direi, risulta monotematico all'interno del proprio topic e di topic affini, come da regolamento (ci sono persone che passano la vita a studiare quasi un solo autore, altre a cercare di comunicare con l'al di là, passare un anno e mezzo ad occuparsi del Covid non è certo un record olimpico nel "bestiario umano").
Per il resto, non mi pare ci sia troppa novità, al di là dei giudizi e delle speranze/timori in merito, nel constatare che la medicina abbia i suoi tempi di produzione e sperimentazione, piaccia o meno, decisamente più lenti di quelli di diffusione e, soprattutto, mutazione di un virus, o nel fatto che un farmaco (come già ricordato da altri) possa salvare molti ma anche uccidere pochi (soprattutto se ancora in via di sperimentazione), diventare presto obsoleto e favorire mutazioni, oppure che le cause farmaceutiche non siano onlus prive di interessi e contabilità, o che le leggi abbiano zone d'ombra in cui qualcuno prima o poi incappa (e non è facile uscirne), o che situazioni istituzionalizzate "dall'alto" come «emergenza» (conformemente allo spirito dei tempi, come hai ben osservato) facciano saltare sia le prassi quotidiane dei singoli che quelle sociali, mediche, etc. così che, non senza una certa ironia della sorte, mentre qualcuno s'allarma per la dittatura incombente o già in atto, altri accusano di anarchia le genti nelle strade e nelle piazze; né mi stupisce che qualcuno non concordi con le scelte dei governanti (e saprebbe ben lui cosa fare, se solo anziché scrivere post su un forum potesse firmare decreti), o che qualcuno trovi l'erba del vicino (o del lontano) sempre più green (con o senza pass), mentre qualcun'altro veda in ogni morte un omicidio da cui risalire ad un mandante occulto e in ogni evento la manifestazione di un piano superiore (dai piani alti delle multinazionali fino ai cieli degli dei) e la lista potrebbe continuare, fra dialettiche singolo/società, diritti/doveri, appelli a valori universali, etc. «forumista sum, humani nihil a me alienum puto».
Quello che può essere interessante, per chi è incuriosito dal tema, al di là dei suddetti approcci prevedibili (ma non per questo banali o "sbagliati", sia bene inteso), potrebbero essere invece i contenuti, la raccolta e condivisione di informazioni, soprattutto se non accompagnate da un fazioso impacchettamento (di main-stream o contro-stream) che rischia di far quasi dubitare dell'imparziailtà intellettuale (pregio per chi informa, tabù inconscio per chi è opinionista) di chi le propone. Addestrare a distillare informazioni e argomentazioni da fallacie e ideologismi è, secondo me, una delle "funzioni" più attuali ed utili del forum che, per fortuna, ha anche altre sezioni e topic che non riguardano il Covid (non che manchino "tormentoni" e "click-bait" anche altrove, ovviamente). Inoltre, osservare come questa tematica sia affrontata e declinata differentemente a seconda delle prospettive di partenza è sociologicamente interessante, a prescindere dalla tematica in sé.

P.s.
@Jean
Si dice che Guglielmo da Baskerville, con cui mi hai giocosamente lusingato, perì (difficile non notare una certa pertinenza e/o coincidenza) a causa della peste nera, una fra le tante affinità fra il testo di Eco e la situazione attuale: il tema della disponibilità ed interpretazione delle fonti (accesso alla biblioteca, testi proibiti, etc.), libertà di opinione ed azione, divergenze dottrinali (fra gli ordini monacali come fra i virologi?), "spiegazione" della morte (indagine razionale, complotti, misticismi), etc. Tuttavia, in generale (non mi riferisco a te) non credo convenga lasciarsi prendere la mano dalla pertinenza di categorie medievali, se è vero che il contesto attuale è tutt'altro (al netto di scivolose metafore e parodistiche radicalizzazioni). Intanto oltre alle api pare che anche il rame sia "portentoso", sempre cum grano salis, ovviamente.
#854
Come accennato, anch'io mi chiedo se i numeri di pagina siano stati inseriti in un secondo momento; pongo la questione in forma di domanda perché non posso considerarla una certezza; se si trattasse, per amor di congettura, della trascrizione di un testo in altra lingua, potrebbe aver avuto senso usare i numeri arabi da accompagnare al testo in "lingua x" (con altri elementi in lingua "secondaria" che potrebbero risultare mancanti nel libro). Ad esempio se prendiamo un testo in latino potremmo comunque trovare i numeri di pagina in numeri non latini e se vengono strappate le parti del libro più esposte all'usura e alle intemperie, ovvero colophon, frontespizio, eventuali introduzione, indice, note finali, etc. resterebbe solo il testo in latino con numeri arabi (esempio, testo in latino, capitoli segnati con numeri latini, pagine segnate con numeri arabi; oppure, altro esempio con testo latino e testo a fronte ebraico, numeri di pagina arabi). L'ipotesi che i numeri siano stati aggiunti in un secondo momento resta la più plausibile, ma non ci scommetterei la testa.
Per quanto riguarda la grafia dei numeri, il 5 riportato a pagina 50r (che è piuttosto simile agli altri 5 che ricorrono nelle pagine seguenti) sembra differente (v. linea orizzontale) da quello sulla sinistra di pagina 49v; nella nota alla fine del libro l'1 del «1967» è ben differente, anche per tratto, strumento (ed epoca di scrittura?) dal sottostante 1 del «1484» (che presenta anche il 4 e l'8 differenti da quelli del testo, forse è un appunto più "contemporaneo" dovuto ad esigenze di catalogazione?).
#855
Per chi volesse dare un'occhiata al manoscritto, questo è un link per visualizzarne le pagine (r=recto, fronte; v=verso, retro), alcune delle quali sono state numerate (in un secondo momento?) con dei "salti", anche di 6-7 numeri, rispetto alle precedenti (pagine mancanti? errori di assegnazione del numero di pagina?).
Da profano credo che, nelle ultime pagine, i "fiorellini", posti solitamente in corrispondenza di ogni capoverso (sul fronte della pagina 105 il primo fiore, rosso, è insolitamente fuori posizione) rigorosamente alternati rosso/giallo-bianco (tranne che per il fronte della pagina 103, sul fronte della pagina 104, il fronte e il retro della pagina 108), siano decorativi, in linea con le altre immagini botaniche del testo. Se si trattasse di un quaderno di appunti o di studio potrebbe aver senso non aver numerato le pagine ed aver evitato l'indice (non è detto che sia un testo diviso in capitoli). Anche pagina 58 (fronte) ripresenta testo in assenza di immagini e con fiorellini a lato (sul retro ce n'è uno sparuto in alto), che sia una sezione di separazione fra una prima e una seconda parte?
A pagina 81 (fronte) sembra quasi ci siano dei versi che rimano, i finali di verso si assomigliano, baciati o alternati, mentre c'è una vistosa colonna di lettere staccata dal testo a sinistra in tre occasioni: 49 retro (con insolito elenco dei numeri da 1 a 5), 66 fronte, 76 fronte (elenchi? legende? didascalie?).