CitazioneQuesto ragionamento è pura metafisica, ed è anche un pò pericoloso. Lo stato, entità artificiale costituita storicamente da uomini non ha propri principi, ma ha i principi che, consensualmente, gli danno coloro che lo costituiscono. I principi di costoro sono, nel momento storico, principi politici, religiosi, filosofici. I principi religiosi, però, sono solitamente quelli piu forti nella generalità degli individui, questo è quello che ci insegna la storia, e soprattutto sono quelli meno malleabili, per cui se vi è conflittualità su questi sono dolori, e lo stato è più fragile, questo lo capi bene gandhi quando fece nascere l'india induista separata da pakistan e bangladesh musulmani.Uno dei problemi più rilevanti dell'Italia è quello della sua arretratezza culturale. Qui come in altri campi. Lo stato di diritto, che è intimamente connesso con lo stato liberale, prevede il monopolio del diritto nella sua forma scritta, che permette la sua certezza e la sua universalità. Un ulteriore principio dello stato liberale è la sua laicità. Per questo motivo non vedrai mai in in aula francese un crocifisso e al suo posto la bandiera francese con sotto il famoso motto rivoluzionario. In Italia, per motivi storici complessi, paradossalmente il "senso dello stato" si è patologicamente mescolato con le istituzioni religiose ed in primo luogo con quelle cattoliche, al punto che, quando queste vanno in crisi, la crisi si estende anche alla stessa organizzazione pubblica, che non ha una solida cultura pubblica e istituzionale, al punto che essa, appunto, deve essere legittimata all'esterno o non è legittimata affatto. Una situazione aggravata, negli ultimi, 30 anni, dalla crisi globale della struttura "stato", contro la quale sono entrati in competizione diversi tipi di superstati, alcuni di tipo tradizionale, come le comunità di stati ed altri di nuovo tipo, senza un fondamento territoriale, le corporation. In questa situazione le religioni, nel contesto occidentale, sono un puntello fragilissimo, se vogliamo considerarlo funzionalmente, ma è anche quello meno pericoloso e meno costoso. Una ristrutturazione più valida passerebbe, come minimo, attraverso scelte politiche profondamente socialdemocratiche, come ad esempio, la ripubblicizzazione di asset strategici come le comunicazioni o le linee aeree o attraverso linee di spesa pubblica decenti nel campo dell'istruzione e dei livelli minimi di assistenza. Scelte politiche viste dal FMI come fumo agli occhi e impraticabili in un paese ricattato da un alto debito pubblico, non più in mano ai piccoli risparmiatori italiani, come accadeva fini agli anni 90 dello scorso secolo.
La democrazia è un metodo euristico, un modo per costruire lo stato che non contiene principi a priori, questi principi li prende dai cittadini che sono gia parte di una realtà sociale nella quale la religione ha il suo ruolo, lo stato liberale, democratico, si adatta a questa realtà sociale preesistente proprio perchè è liberale.
Se invece volesse imporre alla società propri principi sarebbe uno stato totalitario come quello nazista e quello comunista.
Sul discorso successivo della coercitività inevitabile nelle società, hai ragione. Dove c'e Società c'è per forza coercizione e necessità di apprendere il senso del limite e del divieto, ma non tutti i metodi coercitivi sono uguali. L'esempio di Inverno è interessante: chi oggi obbligherebbe i propri figli a seguire la religione dei padri? Una situazione del genere ci farebbe subito pensare a remote regioni della Libia o dell'Iran. Ma l'apprendimento coercitivo sviluppa ulteriori scenari. Se da una parte può garantire una certa omogeneità culturale, dall'altro chiude il pensiero. Mi colpì molto una mia esperienza giovanile in Germania, dove ero per una borsa di studio. Mentre in Italia le lezioni universitarie erano organizzare in modo gerarchico con una voce che trasmette il sapere che viene recepito dagli studenti, in Germania il sapere era circolare. Gli stessi insegnanti invitavano gli studenti ad intervenire criticamente su quanto era stato affermato. Intervenire criticamente, inoltre è un ottimo strumento per capire, per appassionarsi ed anche per "metacomprendere" come la cultura sia un processo dinamico e non statico ed autoritario. Un processo del genere esprime delle differenze culturali profonde e che permettono anche di capire come la posizione dell'Italia rispetto ai valori occidentali, sia una posizione culturalmente periferica, proprio a causa del grande contrasto alla libertà di pensiero, esercitato dalla Chiesa controriformistica, proprio nell'epoca in cui altrove si ponevano le basi per il pensiero occidentale moderno.