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Messaggi - baylham

#841
Tematiche Filosofiche / Re:Elogio dell'individualismo
21 Gennaio 2019, 10:56:35 AM
Citazione di: Jacopus il 19 Gennaio 2019, 17:50:36 PM
L'individualismo è spesso considerato uno dei mali della modernità. L'individuo, come una monade leibniziana o come un capitalista smithsiano pronto alla guerra di tutti contro tutti.
Ma come in tutte le cose umane, possiamo capovolgere la visuale. Se la collettività è più importante del singolo individuo, possiamo tranquillamente sacrificare un singolo individuo per difendere una idea collettiva. E se l'idea collettiva è particolarmente preziosa è possibile ed anche giusto, fino a doveroso, sacrificare anche milioni di persone. Per questo faccio l'elogio all'individualismo, che ci dice che contro ogni idea totale e collettiva esiste la dignità del singolo, dell'individuo. Nessun uomo grasso può essere sacrificato per delle idee, neppure di morte lenta.

Adam Smith è famoso in campo economico per il liberismo, che implica concorrenza, competizione, non necessariamente guerra, ma si dimentica la divisione del lavoro, che è altrettanto fondamentale. Divisione del lavoro che implica organizzazione e cooperazione tra individui. Aspetti di cui Smith si occupa per accrescere la produzione, la ricchezza, il benessere delle nazioni. Effettivamente era ottimista sul fatto che gli interessi individuali e nazionali siano conciliabili. Ma questa è una sfida per tutte le ideologie, politiche, economiche, etiche che siano.

Ritengo erronee sia le ideologie o teorie individualiste che quelle collettiviste. Infatti non esistono: non c'è il liberismo come non c'è il comunismo, non c'è l'individuo senza la collettività e viceversa. L'ideologia che ritengo più vicina alla realtà, alla dialettica tra individuale e collettivo, è quella di ispirazione darwiniana.

Comprendo l'esigenza di difendere, ampliare gli spazi di libertà, di autonomia individuale in un mondo così interdipendente e quindi opprimente, ma per farlo c'è bisogno di individui che agiscano collettivamente.
#842
Tematiche Filosofiche / Re:Leopardi e il Nulla.
18 Gennaio 2019, 10:52:41 AM
Una conferma che il pensiero, le teorie, individuali e collettive, evolvono, maturano, con ripensamenti, parziali arresti, contraddizioni.
Poi ciascuno prende ciò che gli piace e respinge ciò che non gli piace.

Di Leopardi ho letto in gioventù i Canti e le Operette Morali, le sue pubblicazioni, e alcuni estratti scolastici dello Zibaldone.

Non sono leopardiano perché penso che la felicità sia effettivamente transitoria, ma non illusoria, e che allo stesso modo lo sia l'infelicità.

Comunque considero parti della filosofia di Leopardi superiori a tutte le filosofie di carattere religioso, buddismo compreso.
Anche le brevi citazioni che hai riportato Sariputra per me lo dimostrano. "Io non credo che le mie osservazione circa la falsità d'ogni assoluto, debbano distruggere l'idea di Dio" riafferma la negazione di ogni assoluto.

Il nulla leopardiano espresso nel Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco è un nulla relativo. La chiusura del Dialogo di Plotino e di Porfirio e il proposito della Ginestra è assai differente dalla noluntas di Schopenhauer e dal nichilismo.
#843
Tematiche Filosofiche / Re:Leopardi e il Nulla.
17 Gennaio 2019, 14:50:36 PM
Scusami green demetr per l'equivoco, la mia risposta era rivolta a Socrate78.
#844
Vorrei porre una domanda agli spiritualisti: che relazione c'è tra l'investimento di un'automobile e lo spirito del gatto?

Sono d'accordo con Ipazia che sugli interrogativi posti da Freedom la biologia dà le risposte più valide. Se si vuole ampliare il tema allora è un compito per la filosofia.
Secondo me la scienza non è materialista  è interpersonale, altrimenti le teorie non sarebbero comunicabili, trasmissibili.
Sono ateo, ci tengo però a precisare che, attratto dal relativismo, non sono né materialista né spiritualista, la realtà mi appare ben più misteriosa ed affascinante.
#845
Tematiche Filosofiche / Re:Leopardi e il Nulla.
16 Gennaio 2019, 11:05:48 AM
Secondo me le tue critiche verso la concezione filosofica di Leopardi non sono fondate.

In effetti nella poetica leopardiana il tema principale è l'infelicità di fondo. Perciò la distinzione tra piacere e felicità è irrilevante e l'amore non è libero dalla catena dell'illusione.

La riflessione filosofica di Leopardi non è un impianto chiuso e coerente. Il materialismo entropico del Cantico del gallo silvestre è ben diverso dal materialismo eterno del Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco: nel secondo caso, che condivido, il nulla non esiste. Anche la reazione all'infelicità è ben diversa nella chiusa finale del Dialogo di Plotino e di Porfirio, che condivido, da quella del Dialogo di Tristano e di un amico. Considero comunque sbagliato l'accostamento tra Leopardi e il nichilismo.
#846
Populismo indica quei movimenti politici che confondono una parte del popolo, un partito, con il popolo.
Da ciò conseguono le tendenze antidemocratiche, totalitarie dei movimenti populisti.
#847
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Facoltà e diritti
11 Gennaio 2019, 10:46:18 AM
L'art. 32 della Costituzione italiana, elaborata negli anni 1945-48, molto prima del 1968, afferma esplicitamente che la salute è un diritto fondamentale dell'individuo, ripeto individuo non cittadino.
Se ogni uomo ha il diritto alla salute significa che gli altri uomini hanno il dovere di rispettare il suo diritto alla salute.
Le facoltà sono i modi di espressione, realizzazione del diritto soggettivo. Quindi le facoltà essendo l'espressione del diritto non possono per principio ledere altri diritti.
#848
Citazione di: Sariputra il 10 Gennaio 2019, 10:20:21 AM
Sarebbe bello se gli artigiani che lavorano coi privati cittadini pagassero tutte le tasse, ma loro obiettano che , se fanno così, manco gli resta qualcosa per vivere, visto che la pressione fiscale supera abbondantemente il 60% dei loro guadagni (contando i contributi INPS). Io posso anche capirli ma...è il classico cane che si morde la coda (un cane poco autocosciente però...). 

La pressione fiscale dipende dal reddito dell'artigiano. Per la maggioranza di loro non raggiunge nemmeno il 40, 45%, contando i contributi previdenziali (che per inciso servono a pagare la loro pensione: quando gli artigiani invecchiano si preoccupano molto dell'età e dell'importo della pensione, vedasi quota 100). 
Se poi considerano i contributi previdenziali versati per i loro dipendenti come parte delle imposte e contributi a loro carico allora si tratta di un gioco di prestigio.
Inoltre questo pessimo governo ha agevolato una parte di loro, i cosiddetti forfetari,  riducendo fortemente le imposte, soprattutto per chi ha redditi abbastanza buoni, a scapito ovviamente degli altri contribuenti, soprattutto dei lavoratori dipendenti (che si dovranno accontentare degli 80 euro) e pensionati (che si dovranno accontentare della parte retributiva della loro pensione), vedasi flat tax.
Ci sono effettivamente artigiani che evadono le imposte per vivere (i marginali si trovano proprie nelle categorie di lavoro autonomo, tra i piccoli artigiani, commercianti e professionisti), ma allora i loro redditi e quindi la pressione fiscale è molto bassa o hanno una famiglia numerosa.
Inoltre l'evasione dei marginali sostiene e rafforza l'evasione degli altri, per ragioni di concorrenza. 
#849
In questo argomento ci sono concetti che vanno approfonditi separatamente, in particolare il sistema, il mercato, il capitalismo, il liberismo, l'individualismo, la disuguaglianza.
In questo modo emerge chiaramente che il capitalismo, il mercato e il liberismo non sono affatto sinonimi di un'unica realtà. Tutti questi concetti hanno declinazioni reali pluralistiche e differenziate: ci sono i mercati, i capitalismi, i liberismi.
Definire le politiche di uno stato moderno liberiste quando le imposte e quindi la loro gestione pubblica sono pari alla metà del PIL mi fa dubitare, non conosco un solo stato la cui politica possa definire liberista.
Per questo motivo non ritengo che la teoria liberista sia adatta ad interpretare, conoscere la realtà. Infatti non ha una teoria, spiegazione dello stato coerente con i suoi principi, ma soprattutto non ha una teoria, un modello del mercato. Non riesco ad immaginare nulla di così pianificato come i modelli di equilibrio economico generale neoclassici: la pianificazione dei soviet al confronto impallidisce.
Pensare che in un sistema economico formato da milioni o miliardi di uomini un individuo possa perseguire i suoi interessi privati mi fa altrettanto venire forti dubbi. Gli interessi privati sono riconoscibili soltanto pubblicamente, collettivamente, sono una forma di relazione adattata e adottata dal sistema.
L'aspetto più interessante delle teorie di Adam Smith e di Friedrich von Hayek è connesso al concetto di autorganizzazione del sistema in generale ed economico in particolare.

#850
Non trovo corretta la definizione di contraddizione, aporia, laddove si tratta di semplice retroazione negativa o positiva del sistema economico.
Queste retroazioni indicano l'estrema interdipendenza e quindi complessità del sistema economico considerato, di cui i modelli economici più elaborati tengono conto.
Se l'obiettivo è aumentare il PIL il mezzo migliore è l'aumento della produttività tramite l'innovazione tecnologica di processo e di prodotto. Ovviamente l'innovazione ha effetti rilevanti sull'occupazione.
L'occupazione, i salari reali, le condizioni di lavoro in un sistema economico non sono determinabili da una singola parte, sono un effetto del sistema economico.
Oggi l'economia è integrata a livello internazionale, soprattutto quella italiana, che dipende fortemente dal commercio internazionale.
#851
Citazione di: Freedom il 07 Gennaio 2019, 19:49:54 PM
Per essere più precisi le componenti del costo del lavoro sono:
1.stipendio lordo (o salario)
4.contributi obbligatori per le assicurazioni obbligatorie a carico dell'impresa

A queste due voci aggiungerei le indennità di fine rapporto ed i costi amministrativi (es. consulente del lavoro).
#852
Citazione di: Socrate78 il 31 Dicembre 2018, 16:10:29 PM
Tuttavia, chi è molto intelligente soprattutto a livello emotivo oltre che cognitivo, proprio per il suo acume, si accorgerà prima degli altri delle ipocrisie, del fatto che gli altri agiscono spesso solo per il proprio meschino tornaconto, sono vili oppure sono conformisti come un gregge di pecore, spesso compiono azioni senza alcun senso vero e solo per conformismo e quindi l'intelligenza e la sensibilità lo porteranno ad essere più infelice e pessimista. Se si pensa oltretutto al caso di un bambino geniale e intelligentissimo, molto probabilmente sarà isolato dagli altri oppure egli stesso, per la sua intelligenza, tenderà a voler star da solo perché troverà gli altri (in fondo a ragione...) più stupidi e immaturi di lui, disprezzerà i loro giochi e i loro discorsi e questo causerà problemi al suo inserimento sociale. 

Un uomo relativamente intelligente non pensa quanto sopra ed è consapevole di essere ignorante.
L'intelligenza relativa non procura la felicità, la gioa, solo in qualche occasione, ma la serenità e l'accettazione della vita.
#853
Alle origini della disuguaglianza aggiungerei il caso, contro il quale non c'è politica o ideologia che tenga.

Sebbene condivida molte analisi e proposte di Stiglitz, la candida ingenuità dei tardo keynesiani sulla possibilità di controllo di un sistema economico, di stabilizzarlo e di ridurre le disuguaglianze è veramente stupefacente.
Infatti credono che i grandi capitalisti o le classi dirigenti abbiano questo potere, per cui basta un cambio di politica per risolvere i problemi.
#854
Citazione di: 0xdeadbeef il 24 Dicembre 2018, 13:05:26 PM
Quando dici: "la comune denominazione di uomini evidenzia ciò che li rende uguali", intendi forse
supporre una "sostanza", l'umanità, che essendo in tutti gli uomini li rende in un certo
qual modo, tutti uguali?

Non ho una grande conoscenza della filosofia classica (e non solo) per cui il concetto di sostanza non mi è chiaro.

Se asserisco che "gli uomini sono diversi" sottolineo gli elementi, le qualità, i caratteri che distinguono gli uomini uno dall'altro. Tuttavia questa asserzione poggia sul fatto che tutti gli esseri di cui si asserisce la diversità hanno degli elementi, qualità, caratteri uguali, identici, che li distinguono da altri esseri o cose e che li fanno appartenere alla classe uomo.  Perciò l'uguaglianza/disuguaglianza degli uomini dipende dal contesto, dagli elementi, caratteri considerati.

Citazione di: Ipazia il 24 Dicembre 2018, 13:23:22 PM
 Quindi la natura aiuta poco a stabilire un principio originario di uguaglianza sociale, che rimane una questione squisitamente et(olog)ica. In tal senso il titolo della discussione è esatto. Si tratta di stabilire l'origine della diseguaglianza (sociale) e dichiarare la propria posizione ideologica di fronte ad essa. Venendo alla mia: ritengo che tutte le differenze di sesso (e predilezione sessuale) e "razza" non giustifichino alcuna subordinazione sociale e che le diseguaglianze sociali su base classista siano inique e prive di qualsiasi fondamento antropologico che non sia la mera violenza di chi possiede in regime di monopolio strumenti di dominio - militari, economici, politici, giuridici - a danno di chi è stato sottomesso. Tale dominio è certamente relativo e tutta la storia, compresa l'attuale, è storia dei suoi stravolgimenti e delle lotte che li accompagnano.

La mia posizione è ovviamente diversa. 
Poiché le disuguaglianze sociali ed economiche poggiano su un originario fondamento biologico esse non sono eliminabili ma modificabili. Non ritengo perciò che la violenza, la forza siano il problema e la soluzione delle disuguaglianze socioeconomiche.
Dal punto di vista etico e politico ritengo che la riduzione delle disuguaglianze socioeconomiche vada comunque perseguita come obiettivo.
#855
L'eguaglianza/disuguaglianza degli uomini va posta in un prospettiva relativistica.
Le due asserzioni opposte "gli uomini sono uguali" e "gli uomini sono diversi" , approfondendo, si rivelano entrambe autocontraddittorie, la loro validità dipende dal contesto. Ciò che permette di distinguere un uomo da un altro pone in rilievo la loro disuguaglianza. Ma la comune denominazione di uomini evidenzia ciò che li rende uguali.

Se il mondo tratta in modo uguale gli uomini non tenendo conto delle loro differenze, produce nuove differenze tra loro; se il mondo tratta in modo diverso gli uomini non tenendo conto della loro uguaglianza produce ancora nuove differenze.
Questa mi sembra una formulazione ancora più generale della relazione asimmetrica produttiva di disuguaglianze che ho esposto in campo biologico-ecologico ed economico.

Per esempio trattare le donne come uomini ha davvero una valenza egualitaria?