Sono riconducibili al racconto dell'evangelista Luca la mangiatoia, l'adorazione dei pastori e la presenza degli angeli.
Invece sono caratteristici dell'arte sacra i colori dei mantelli di Maria e Giuseppe: quello di Maria è celeste o azzurro per evocare il cielo, quello di Giuseppe ha di solito la tonalità tenue per simboleggiare la sua umiltà.
Per quanto riguarda la "grotta", a Betlemme fu costruita la Basilica della Natività nell'area indicata dalla tradizione come luogo della nascita di Gesù in una grotta, simbolo mistico e religioso.
Anche Mitra, divinità dell'induismo e della religione persiana, ma pure dio ellenistico e romano, lo si credeva nato in una grotta.
Il filosofo, teologo e astrologo Porfirio (233 circa – 305 circa) nel "de antro nympharum" descrive le grotte mitraiche simili a quelle persiane di Zoroastro.
L'iconografia romana rappresenta Mithra, che nasce già fanciullo da una roccia, la "petra genetrix" (forse un simbolo cosmico primordiale), lasciando una grotta dietro di sé.
Il confronto tra mitraismo e cristianesimo è considerato molto interessante da alcuni storici, i quali sostengono che ci siano diverse somiglianze tra queste due religioni.
Il culto di Mitra si fa risalire al 1400 circa a. C., ma si deve distinguere la forma originaria, quella indo-persiana dal culto mitralico di epoca romana che ne è una rielaborazione.
In generale chi sostiene l'unicità del Cristianesimo lo confronta con il Mitraismo romano, mentre chi ne sostiene la similitudine lo rapporta al Mitraismo persiano.
Una delle somiglianze tra mitraismo e cristianesimo è la credulità nel giudizio finale e nella successiva punizione o ricompensa (Inferno e Paradiso), ma la somiglianza non dimostra l'influenza della religione più antica verso la più recente.
La Persia viene evocata anche dalla presenza dei Magi nella natività di Gesù. Essi sono descritti nel Vangelo di Matteo e nel Vangelo armeno dell'infanzia il quale dà pure informazioni sul numero e il nome di questi sapienti persiani. Erano tre ed erano re: Melkon (Melchiorre), Gaspar (Gaspare) e Balthasar (Baldassarre). Essi "entrarono" nel presepe come simbolo delle tre popolazioni del mondo allora conosciuto: Europa, Asia e Africa.
Nel tempo il numero dei Magi vennero aumentati, fino a dodici. Per evitare confusione il pontefice Leone Magno stabilì con decreto papale che i "re Magi" erano tre, basandosi sui tre doni da essi offerti: oro, incenso e mirra, secondo il Vangelo di Matteo.
Invece sono caratteristici dell'arte sacra i colori dei mantelli di Maria e Giuseppe: quello di Maria è celeste o azzurro per evocare il cielo, quello di Giuseppe ha di solito la tonalità tenue per simboleggiare la sua umiltà.
Per quanto riguarda la "grotta", a Betlemme fu costruita la Basilica della Natività nell'area indicata dalla tradizione come luogo della nascita di Gesù in una grotta, simbolo mistico e religioso.
Anche Mitra, divinità dell'induismo e della religione persiana, ma pure dio ellenistico e romano, lo si credeva nato in una grotta.
Il filosofo, teologo e astrologo Porfirio (233 circa – 305 circa) nel "de antro nympharum" descrive le grotte mitraiche simili a quelle persiane di Zoroastro.
L'iconografia romana rappresenta Mithra, che nasce già fanciullo da una roccia, la "petra genetrix" (forse un simbolo cosmico primordiale), lasciando una grotta dietro di sé.
Il confronto tra mitraismo e cristianesimo è considerato molto interessante da alcuni storici, i quali sostengono che ci siano diverse somiglianze tra queste due religioni.
Il culto di Mitra si fa risalire al 1400 circa a. C., ma si deve distinguere la forma originaria, quella indo-persiana dal culto mitralico di epoca romana che ne è una rielaborazione.
In generale chi sostiene l'unicità del Cristianesimo lo confronta con il Mitraismo romano, mentre chi ne sostiene la similitudine lo rapporta al Mitraismo persiano.
Una delle somiglianze tra mitraismo e cristianesimo è la credulità nel giudizio finale e nella successiva punizione o ricompensa (Inferno e Paradiso), ma la somiglianza non dimostra l'influenza della religione più antica verso la più recente.
La Persia viene evocata anche dalla presenza dei Magi nella natività di Gesù. Essi sono descritti nel Vangelo di Matteo e nel Vangelo armeno dell'infanzia il quale dà pure informazioni sul numero e il nome di questi sapienti persiani. Erano tre ed erano re: Melkon (Melchiorre), Gaspar (Gaspare) e Balthasar (Baldassarre). Essi "entrarono" nel presepe come simbolo delle tre popolazioni del mondo allora conosciuto: Europa, Asia e Africa.
Nel tempo il numero dei Magi vennero aumentati, fino a dodici. Per evitare confusione il pontefice Leone Magno stabilì con decreto papale che i "re Magi" erano tre, basandosi sui tre doni da essi offerti: oro, incenso e mirra, secondo il Vangelo di Matteo.





