Allora guarda, premettendoti che certi termini che usi (altrove), semplicemente, non stanno bene nella bocca di
un signore di 68 anni (così leggo) che si vorrebbe almeno pacato, se non proprio saggio (e fanno di te una specie
di Sgarbi, patetico personaggio del quale non sentiamo assolutamente la mancanza), ti invito a giudicare l'opera
di Kant nella sua portata filosofica, e non solo riduttivamente in quella epistemologica.
Ti ripeto, da grande ammiratore del filosofo tedesco, che io reputo il più grande di tutti, che sia l'intera
filosofia che l'epistemologia di Kant è criticabile sotto diversi aspetti.
Ad esempio, a me pare (e non solo a me) che vi sia una profonda "frattura" fra la Ragion Pura e quella Pratica,
ove l'agire sotteso alla seconda non trova fondamento negli enunciati della prima.
Eppure, e il tuo continuo postare sull'argomento ne è testimonianza, Kant è stato se non il più grande (come
io lo reputo) almeno uno dei più grandi. Perchè non si parla tanto e così a lungo di uno che "spara cazzate".
Il concetto di "cosa in sè" è usato da Kant per fondare un intero sistema filosofico; un sistema che abbraccia
ogni aspetto, da quello propriamente epistemico a quello, direi soprattutto, morale (quindi di seguito politico
e giuridico, fino ad arrivare a quello religioso).
Ci si chieda, almeno per una volta e sia pur di sfuggita, visto che il "furore" epistemologico imperversa ovunque
ed anche su questo forum, QUALE sistema è fondato dalla scienza propriamente detta (visto che scienza e tecnologia
sono MEZZI, quindi strumenti che necessitano di un "qualcuno" che li adopera...).
La "cosa in sè" è un concetto filosofico che "serve" a Kant per fondare la sua tesi circa il "limite". Mai potrebbe
istituire quel "tribunale della ragione", che avversa la ragione assoluta degli Illuministi, senza quel concetto.
Mai potrebbe fondare le sue tesi politiche e giuridiche che vanno decisamente contro l'assolutismo precedente e
il totalitarismo a lui successivo.
Chiaramente, come ogni filosofo che si rispetti, cerca di dare un fondamento razionale a quella tesi di base.
Ci riesce? Beh, con luci ed ombre, come del resto fa notare intelligentemente Davintro.
Davanti ad un albero che un indigeno della Nuova Guinea valuterà magari sulla base di certe caratteristiche per
farne una piroga, mentre un mobiliere occidentale sulla base delle venature del legno onde ottenerne un mobile
di qualità, Kant ipotizza un "albero in sè", un mero ed astratto concetto che gli serve ad evitare di appiattirsi
su definizioni e valutazioni di chiaro sapore etnocentrico.
E' un errore terribile valutare la "cosa in sè" limitandosi ai soli aspetti epistemici.
saluti
un signore di 68 anni (così leggo) che si vorrebbe almeno pacato, se non proprio saggio (e fanno di te una specie
di Sgarbi, patetico personaggio del quale non sentiamo assolutamente la mancanza), ti invito a giudicare l'opera
di Kant nella sua portata filosofica, e non solo riduttivamente in quella epistemologica.
Ti ripeto, da grande ammiratore del filosofo tedesco, che io reputo il più grande di tutti, che sia l'intera
filosofia che l'epistemologia di Kant è criticabile sotto diversi aspetti.
Ad esempio, a me pare (e non solo a me) che vi sia una profonda "frattura" fra la Ragion Pura e quella Pratica,
ove l'agire sotteso alla seconda non trova fondamento negli enunciati della prima.
Eppure, e il tuo continuo postare sull'argomento ne è testimonianza, Kant è stato se non il più grande (come
io lo reputo) almeno uno dei più grandi. Perchè non si parla tanto e così a lungo di uno che "spara cazzate".
Il concetto di "cosa in sè" è usato da Kant per fondare un intero sistema filosofico; un sistema che abbraccia
ogni aspetto, da quello propriamente epistemico a quello, direi soprattutto, morale (quindi di seguito politico
e giuridico, fino ad arrivare a quello religioso).
Ci si chieda, almeno per una volta e sia pur di sfuggita, visto che il "furore" epistemologico imperversa ovunque
ed anche su questo forum, QUALE sistema è fondato dalla scienza propriamente detta (visto che scienza e tecnologia
sono MEZZI, quindi strumenti che necessitano di un "qualcuno" che li adopera...).
La "cosa in sè" è un concetto filosofico che "serve" a Kant per fondare la sua tesi circa il "limite". Mai potrebbe
istituire quel "tribunale della ragione", che avversa la ragione assoluta degli Illuministi, senza quel concetto.
Mai potrebbe fondare le sue tesi politiche e giuridiche che vanno decisamente contro l'assolutismo precedente e
il totalitarismo a lui successivo.
Chiaramente, come ogni filosofo che si rispetti, cerca di dare un fondamento razionale a quella tesi di base.
Ci riesce? Beh, con luci ed ombre, come del resto fa notare intelligentemente Davintro.
Davanti ad un albero che un indigeno della Nuova Guinea valuterà magari sulla base di certe caratteristiche per
farne una piroga, mentre un mobiliere occidentale sulla base delle venature del legno onde ottenerne un mobile
di qualità, Kant ipotizza un "albero in sè", un mero ed astratto concetto che gli serve ad evitare di appiattirsi
su definizioni e valutazioni di chiaro sapore etnocentrico.
E' un errore terribile valutare la "cosa in sè" limitandosi ai soli aspetti epistemici.
saluti