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Messaggi - daniele22

#856

Mi aspettavo qualche intervento un pochino più ponderato. Scusate un attimo, se io tiro un missile che intercetta la traiettoria di un altro missile non sto perturbando l'esperimento che sta facendo quello che ha tirato il primo missile? Così, tanto per dire
#857
Scusate un momento loro che si dicono materialisti mentre io solo so di esser solipsista, pregandovi, qualora avessero buon cuore, a rispondere dato che spesso, non sempre, sgattaiolate via. Tanto per cominciare, immagino che abbiate presente il principio di indeterminazione nel quale si afferma che l'osservatore perturba l'esperimento. Beh, come la mettete filosoficamente voi e le vostre molte filosofie? Chiedo cioè ... qual è il quanto che perturba la vita? Non è di vostro interesse? Cioè, l'esperimento si genera da sé e non ha alcun bisogno di alcun Dio che lo provochi, e fin qua può starmi pure bene, ma non ha nemmeno bisogno della volontà di chichessìa? cellula, o essere umano che possa essere? Senza tanti giri di parole possibilmente. Grazie. Un saluto
#858
Attualità / Re: Meloni = Condoni
04 Aprile 2023, 21:35:52 PM
A prescindere dalle ragioni per le quali molta gente evade ... ognuno conosce le sue, buone o no che siano ... un condono è comunque uno schiaffo allo stato di diritto, il quale tra l'altro ne prende già abbastanza da altre parti, di schiaffi intendo. Avessero almeno la decenza, come per l'amnistia in campo penale, di chiedere una maggioranza più qualificata per deciderli. Un saluto
#859
Racconti Inediti / Re: Gioco di donna
04 Aprile 2023, 11:59:51 AM
Ciao Pensarbene, tutto ben?
Dato che ai maschi, oltre che a rendersi conto di essere presi in giro, piace assai fare la guerra direi quindi che siamo contenti tutti, o no?
Un saluto
#860
C'era Cartesio che nel dualismo res cogitans/rex extensa aveva posto Dio come solutore della faccenda. Beh, io penso invece che se non si riesce a comprendere il nesso che sussiste tra queste due entità, oppure se in alternativa si cerca la ghiandola pineale, il rischio che corre il filosofo è quello di precipitare in una forma filosofica patologicamente solipsistica, cioè quella di abbracciare una sostanza rifiutando l'altra senza rendersi conto in pieno della loro natura indivisibile
#861
Citazione di: davintro il 03 Aprile 2023, 15:33:50 PMDipende cosa si intende con l'"occuparsi di scienza almeno superficialmente". Per me la filosofia è indagine razionale riferita alla dimensione spirituale, che è distinta da quella materiale. Personalmente ho sempre trovato la matematica e le scienze naturali poco interessanti e stimolanti, e mi dispiace che, solo per questo, debba essere etichettato come persona che non avrebbe strumenti nemmeno per occuparsi al meglio di filosofia, quando in realtà l'interesse che ho sempre nutrito per la filosofia io l'ho sempre percepito in me, e non trovo giusto che questo mi debba essere tolto perché a questo non si accompagnava un forte interesse per le scienze naturali. La conoscenza delle scienze naturali è importantissima per la cultura generale di una persona, ma non penso debba essere vista come una conditio sine qua non per occuparsi di metafisica, pena la confusione dei piani di indagine e la caduta in un materialismo in cui, senza alcuna valenza scientifica, si nega alla filosofia l'accesso ad un livello di realtà distinto da quello fisico, e dunque un'autonomia contenutistica e metodologica rispetto alle scienze.
Ciao, tanto per dimensionare l'intervento a cui ti riferisci ti dirò che anche un pastore di pecore con la quinta elementare se è sensibile a risolvere il problema di chi noi si sia potrebbe raggiungere a risolvere questa domanda. Di sicuro non lo farà riferendosi a nozioni come metafisica, trascendenza, o che so logica formale, ma non è che lui non conosca questi concetti basilari. Solo li concettualizza ed esprime diversamente. Che poi non riesca a rispondere alla domanda è altro conto, ma per quel che mi riguarda il metodo della ricerca è libero e ognuno dovrebbe trovare infine la sua via. Non per nulla ho colto con sommo favore il testo "Contro il metodo" di Paul Feyerabend. Dici che: "Per me la filosofia è indagine razionale riferita alla dimensione spirituale, che è distinta da quella materiale.". Non so bene cosa tu intenda, ma per me la filosofia è un'indagine razionale riferita alla dimensione umana comprensiva della sua esigenza di spiritualità, ma contestualmente, sempre la filosofia, dovrebbe estendere pure tale indagine razionale all'atteggiamento sempre umano nel mentre che questi si rivolge necessariamente sia alla dimensione spirituale che a quella materiale. Poi ti dirò che a me personalmente una certa base di conoscenza scientifica mi è stata d'aiuto, ma era quella di un trentasei sessantesimi conseguita al liceo scientifico nel 77 ... mai bocciato in ogni caso ... e non aggiungo altro se non un saluto
#862
Data una certa coincidenza in origine immagino ben che un fisico si dedichi ai meccanismi della conoscenza, ma un filosofo puro dovrebbe fare altrettanto, essendo questa la domanda per eccellenza; e non dovrebbe certo occuparsi più di tanto della storia della filosofia, dato in più che a questa domanda non si è ancora data risposta ... a dire il vero io pretenderei di averla data, ma nessuno l'accetta ... E un filosofo puro non potrebbe non occuparsi almeno superficialmente di scienza, così come non può non occuparsi di tutte le altre cose di cui i suoi simili si nutrono lui compreso ... Altrimenti che filosofo sarebbe? Tra i fisici che si occuparono di filosofia ci sarebbe pure un certo Max Plank, nome sicuramente importante. Nel suo "La conoscenza del mondo fisico" fece un ragionamento assai bizzarro sulla legge di causa effetto estendendola filosoficamente. Pretendeva, non ricordo se dimostrare o mostrare tanto fa lo stesso, che l'uomo può svincolarsi da tale legame insito nel nostro comune pensare dicendo che egli può benissimo immaginare che il sole nasca a nord, o a ovest etc etc. Beh! Sinceramente questa mi pare proprio filosofia da due soldi.
Infine, il filosofo puro deve occuparsi solo dei meccanismi della conoscenza, e non mi sembra che, allo stato attuale delle cose, la distinzione tra classico e scientifico rappresenti chissà quale orrore.
Un saluto
#863
Domandarsi quante strane prospettazioni generi una cultura umanistica che manchi dell'ABC di quella scientifica mi sembra cosa fuori dal mondo dato pure che nelle scuole si offre senz'altro un abc di entrambe le culture. Come già detto da Ipazia, un conto è la fede e altro la cultura. Si possono invece scorgere due modi interpretativi del mondo in cui da una parte prevale il descrittivo, la cultura umanistica, mentre dall'altra, pur restando ferma la descrizione della natura vi sarebbe senz'altro un intento prescrittivo da individuarsi nella pretesa di ripetere l'esperienza con successo. Per quel che riguarda le scienze umane, fidarsi della comunità scientifica in un mondo di mariuoli è sicuramente un grosso azzardo. Concludendo, non esiste un concetto di "letteraturismo" così come esiste quello di "scientismo" ... qualcuno potrà dire che esiste l'umanesimo, ma non si tratta proprio della stessa storia dato che la scienza sarebbe al servizio dell'umanità
#864
Citazione di: Eutidemo il 02 Aprile 2023, 12:46:11 PMAnche io, qualche volta,  faccio il sogno di guidare una vettura e di non riuscire a frenarla; è un sogno molto sgradevole. :(
Ho letto su un libro di psicologia che è un sogno determinato da un senso di insicurezza, e di "mancanza di controllo".
Un saluto :)

Magari se ti capita un'altra volta potrebbe succedere che ti ricordi di questa conversazione e giri di colpo il volante! ... vai a sapere. Un saluto
#865
Avevo già espresso un pensiero in merito alla questione ... comunque riprendo il pensiero di Phil sostenendo comunque che non sarei d'accordo in una differenza sostanziale tra la calcolatrice e una macchina dotata di IA; lo dico in relazione al fatto che negli scacchi, a parte la gravità diversa dei pezzi, le mosse sarebbero comunque finite in numero almeno fintanto che non si riconosca una ripetitività di gioco. E infatti in quel caso interverrebbe il giudice di partita chiudendola di fatto. Traccerei quindi un parallelo con l'Antico Testamento, così come immagino io questo testo sapienziale. Posto che Dio fosse la donna, Dio in terra intendo, cioè dopo gli accadimenti della creazione, Caino e Abele potrebbero assumere il ruolo dei due contendenti con la fine che già conosciamo. Bisognerebbe quindi trovare un particolare artificio che possa porre almeno due macchine in competizione tra loro mettendole contestualmente a contatto con il nostro giudizio premiante o squalificante nei confronti di ciascuna di loro. Naturalmente vien da pensare che anche i più saggi tra gli umani non possano vedere tutte le conseguenze ... ma dato che a questo mondo vi sono molti potenti della cui saggezza poco ci è dato di sapere ... etc etc
Un saluto
Un saluto
#866
Citazione di: davintro il 31 Marzo 2023, 22:48:56 PMRiguardo la psicologia, sarebbe un piano troppo generale per poter dare un giudizio. Su Freud non saprei dire, quel poco che ho letto non riguardava il tema della pedagogia. Mi pare indicasse diverse fasi per lo sviluppo normale del bambino, che corrispondono a diverse localizzazioni corporee del piacere sessuale, dalla fase orale, a quella anale a quella genitale, fino al complesso di edipo per gli uomini e l'invidia del pene per le donne. Non credo che per la psicanalisi freudiana alcun bambino in quanto tale possa mai identificarsi con un "Io completo". La completezza dell'Io passa, questo lo ricordo dall'Introduzione alla Psicanalisi, per la progressiva consapevolezza da parte della psicanalisi dell'inconscio, di modo da allargare sempre di più i confini della coscienza, e sottoporre i "territori" dell'inconscio sotto il controllo dell'Io razionale (ad esempio su questo ci sono sfumature diverse in Jung) ed è evidente che ciò è possibile solo per un individuo in età matura. Si può parlare di normale corso di crescita attraverso varie fasi, ma non di un Io completo per un bambino, quello è un obiettivo alla portata di adulti. Non so quanto sia riuscito a risponderti.
Ciao, ti dirò in verità che io faccio solo delle osservazioni di ordine filosofico in ragione di quel poco o nulla che so di psicologia ... diciamo che so che uno psichiatra è un medico e uno psicologo no. Ti chiedevo quindi di un "io" completo, maturo, ben strutturato, perché secondo me il limite tra l'inconscio e il conscio lo situerei nel periodo in cui il bambino conquista, rendendosi dunque in tal modo "maturo", l'uso completo e abbastanza appropriato della sintassi/morfologia della nostra lingua; il che consisterebbe nel suo punto apicale saper maneggiare verbalmente sia i termini e la sintassi verbale che riguardano la cognizione del tempo umano ... tra un mese, cinque minuti fa, dopodomani e soprattutto l'uso del periodo ipotetico. Tenderei quindi a pensare che dal momento della gestazione, forse da quello della nascita, vi sia un vissuto che si compenetra di conscio ed inconscio con una polarità rappresentata quindi dall' "io" maturo, visto pure, qualora si dovesse ascrivere al linguaggio una notazione particolare in questo senso, che la comunicazione linguistica si attua comunque, anche in assenza di reciproca comprensione, e da parte del neonato pure di consapevolezza del proprio "parlare"; e tutto questo naturalmente fin dal momento della nascita. E il bambino comunque impara pure non sapendo di imparare
Un saluto
#867
Ciao Eutidemo, ti dirò che posso perdermi anche in discorsi almeno fintanto che ci si capisca. Posso darti anche parzialmente ragione riguardo al dogma non istituzionalizzato circa il Sé universale. Mi viene infatti a mente la mia professoressa di matematica, donna anziana per me che la guardavo, austera ed elegante nelle sue trattazioni in materia. Ebbene, costei nelle lezioni di geometria che riduardavano le varie dimostrazioni, ora non ricordo i casi specifici, ricorreva a volte ad una frase che alla mia mente suonava quasi magica ... "e ora ricorriamo ad un particolare artificio!" ... tutto per dimostrare la tesi oggetto di discussione. E alla fine con un bel sorriso come sempre col gesso metteva il suo CVD, come volevasi dimostrare. Tralasciando inutili conclusioni varie ed eventuali, semmai ci penserai tu, volevo invece parlarti di come io abbia in un certo qual senso messo la mano sul fuoco, infatti alla fine non l'ho potuta mettere. Nell'incubo ricorrente di cui ho già parlato ... mi sognavo di guidare e mi si chiudevano gli occhi, ma nonostante frenassi il mezzo non si fermava ... a caratterizzare il sogno come incubo era evidentemente la paura di andare ineluttabilmente a cozzare con gli alberi, dato appunto che non potevo aprire gli occhi, ma non so come né perché mi accorsi una volta che stavo sognando. E a tale presa di coscienza, ovviamente o anche no, cominciai ad accelerare anziché continuare a frenare quasi fossi sicuro che nulla potesse accadermi e che volessi proprio vedere. Ricorda un po' il "placet experiri" di Settembrini che dialoga con l'anseatico Castorp ne "La montagna incantata". Insomma, mi svegliai quasi indispettito per il gioco impeditomi. Aggiungici pure che poco dopo l'incubo scomparve, e proprio a cagione del mio voler giocare ... Mannaggia! Ma prima ancora vi fu un altro incubo ricorrente, ma questo era più particolare. Sognavo di avere la testa che era lì lì sul punto di scoppiare. Siccome mi opponevo in qualche modo a questo potenziale scoppio contenendomi la testa e arricciandomi, una volta decisi di abbandonarmi e dire "va ben, scoppi pure la testa", ma non ero consapevole di sognare. Il risultato fu che il mio corpo cominciò a roteare nel vuoto in modo anche piacevole e la testa non pulsava più. Ma anche in quella tipologia di incubo cominciai a svegliarmi ogni volta un po' indispettito e dopo poco scomparve. Però mi ricordo che quando mi svegliavo nel corso dell'incubo ero molto spaventato tanto che davo ancora per vera la sensazione del sogno, anche se effettivamente sembrava tutto ok ai miei occhi da sveglio; ma restava poi anche di giorno un alone di perplessità che invece nell'altro incubo era del tutto assente
Un saluto
#868
Citazione di: davintro il 31 Marzo 2023, 17:36:17 PMPerché non considerare i sogni una manifestazione di un livello di coscienza, per quanto più profondo e sfuggente per l'Io riflettente e "razionale"? Dopotutto, se intendiamo fenomenologicamente per coscienza il complesso degli atti di esperienza entro cui diamo un significato a dei contenuti fenomenici, allora il sogno rientra in questo tipo di esperienza. Nei sogni speriamo, abbiamo paura, ragioniamo, c'è un livello di coscienza intenzionale entro cui i contenuti percepiti hanno un senso per noi. Inoltre i sogni possono essere ricordati, e questo non sarebbe possibile se i loro contenuti non restassero una risorsa disponibile per la nostra mente, seppur spesso richiamabili alla memoria con un certo sforzo ed esercizio, invece che considerati in una dimensione separata rispetto alla coscienza. E la stessa interpretazione dei sogni è possibile nella misura in cui la memoria (facoltà della coscienza) li trattiene, cioè interpretiamo qualcosa a condizione che i contenuti rientrino nella coscienza. Non solo i contenuti, ma anche il soggetto interpretante: l'interpretazione è comunque sempre un atteggiamento analitico producibile da un soggetto cosciente. Chi interpreta i sogni non lo fa mentre dorme o è in trance, è vigile e cosciente e i risultati dell'interpretazione rientrano all'interno delle possibilità di una coscienza, dell'uso delle categorie della coscienza. La mia impressione, per quel poco che ho letto di Freud, è che il suo errore sia stato che nel tracciare la dicotomia inconscio-conscio abbia presupposto un'accezione della coscienza troppo ristretta, limitata alla razionalità, a ciò entro cui giudichiamo la realtà per come è (principio di realtà). In questo senso nei sogni, in cui riteniamo reali cose che non lo sono, fuoriuscirebbero dai limiti di coscienza. Ma questa è una definizione di coscienza che forse poteva in parte essere accettabile per un razionalista alla Cartesio, ma già non per un Husserl. Nella fenomenologia la coscienza è ciò che emerge proprio nel momento in cui smetto di pormi il problema di giudicare la realtà nei suoi aspetti di realtà, limitandomi ad avvertire e descrivere i fenomeni per come appaiono, mettendo tra parentesi il giudizio di corrispondenza o non-corrispondenza con la realtà extra-mentale. Allora la coscienza comprenderà tra i suoi vissuti anche atti come ricordi, empatia, percezioni, potenziali allucinazioni, tutto ciò a cui attribuisco un senso indipendentemente dal ritenere reali i loro contenuti. Ed ecco che allora anche i sogni rientreranno a pieno titolo in essa.
Ciao, premesso che nulla so di psicologia mi trovo il linea col tuo pensiero, a parte qualche descrizione che dai del sogno in particolare del ragionamento. Mi piace pure la posizione filosofica di Husserl per quel poco che di lui conosco. Comunque, quando parli dell'errore che secondo te compie Freud mi chiedo come Freud abbia tracciato questa dicotomia. Nel senso che, partendo dall'impronta genetica come polo dell'inconscio, accadrebbero in successione la gestazione, il parto, e la strutturazione dell'io. In questo intervallo mi vien da dire ingenuamente che vi sarebbe una evidente commistione tra conscio e inconscio. Una curiosità, che tu sappia, secondo la psicologia, o Freud, qual è il metro per definire se un bambino possiede un io completo? Un saluto
#869
Ciao Eutidemo, voglio ribadire il fatto che a me interessa la questione del dolore fisico nel sogno ... e morta lì. Questa è una cosa degna di nota, ma se vuoi proseguire il dialogo per altre vie ti dirò che ci si potrebbe fermare benissimo al tuo E fin qui penso che siamo abbastanza d'accordo!
Quando quindi prosegui con Però, se non è la mia mente a trovarsi nell'universo, bensì è l'universo a trovarsi nella "mia" mente, diventa lecito domandarsi "mia di chi?", vorrei suggerirti che non tieni conto del fatto che è sempre la mente solipistica ristretta, o almeno la mia, a produrre qualsiasi domanda. Ora io ritengo che tu non ne verrai mai fuori se non ponendo dogmaticamente l'esistenza della mente universale ... ma allora così è facile, dico io. Bisognerebbe invece superare il problema posto dal non venirne fuori, ma qui si aprono altri temi. Ed è per questo che dico che ci si potrebbe fermare benissimo al penso che siamo abbastanza d'accordo ... ma non solo per questo. Cioè, anche per il fatto che, oltre ad essere già in difetto la speculazione che origina il contenuto riterrei superfluo e poco apprezzabile il contenuto quando dici: E' invece molto più logico pensare che, così come tutti gli altri 7,888 miliardi di "individui", (e l'intero universo), anche io, che mi autoidentifico come il signor Pippo De Pippis, "uti singulo" sono soltanto una "(auto)illusione mentale" come tutto il resto, ... Beh, dico che ci si poteva fermare all'essere abbastanza d'accordo per il semplice fatto che la mia semplice (auto)illusione mentale se si prende una martellata nel dito sente male. Tutta qui la differenza. Eutidemo, per me ognuno è libero di compiere le speculazioni mentali che vuole e metterle alla prova, ma personalmente, quel che esula dall'essermi utile non mi interessa molto
Un saluto
#870
Se un amico affetto da disagio psichico mi chiedesse consiglio su testi da consultare gli darei un Linus forse, ma proprio se l'avessi lì a portata di mano. Non gli consiglierei alcun testo perché riterrei che abbia probabilmente più bisogno di risposte che di domande, e un testo è fondamentalmente muto. Cioè, parla, ma non può essere interrotto da domande che hanno sicuramente due basi scatenanti: primo la traduzione del pensiero esposto pure se è della stessa lingua del lettore e secondo, domande perché si avrebbe bisogno di una disambiguazione, oppure che riflettono una contrarietà che non può risolversi per certo. Questa mancanza si potrebbe in parte compensare discutendo il testo col terapeuta .... chissà dove arriva il conto, sempre ammesso che il terapeuta sia d'accordo.
Detto ciò non penso che la filosofia produca malanni essendo un campo del sapere umano. Semmai sarà chi la strumentalizza a propri fini, come lo si fa con la scienza del resto, e magari tra questi manipolatori può cascarci pure qualche additato filosofo. Seguendo comunque il filone "più filosofia" bisognerebbe innanzitutto fare un distinguo tra conoscenza della storia della filosofia e atteggiamento filosofico. Sarei quindi propenso a dire che sarebbe quest'ultimo a doversi esprimere assecondando il "più filosofia". Io ho fatto il liceo scientifico e ho molte lacune in storia della filosofia, ma non è che mi sfuggano i problemi filosofici. Dico ... non ci vuole mica molto a farsi un'idea. D'altra parte, l'atteggiamento filosofico non è cosa che si trovi facilmente per strada giacché richiederebbe, a mio giudizio, un senso di distacco dalla mondanità intesa questa come espressione del proprio lavoro/professione e non quindi come espressione di mera socialità. Sarebbe tale distacco, da ascriversi ad una propensione individuale e non certo collettiva, a permettere al filosofo di osservare il mondo come quasi lo vedesse da fuori e a cercare di trovare risposta a quella che riterrei essere la domanda filosofica per eccellenza, cioè ... Chi siamo? E' poi naturale che ognuno che non abbia un atteggiamento filosofico possa avere domande di natura esistenziale diverse che corrispondono a filosofie diverse nella pratica, ma costui dovrà pure rendersi conto che siamo tutti sempre in difetto, filosofo compreso, e questo difetto a rigor di logica si dovrebbe pagare prima o dopo. A chi si paga? A chi possiede meno difetti, ovviamente, e questo assecondando la logica democratica, fermo restando che l'ecumenizzazione si risolve solo rispondendo al "Chi siamo?"
Un saluto