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Messaggi - Socrate78

#856
A me sembra, riflettendoci, che molte cose che l'uomo impara, ad esempio a scuola ma anche in altri contesti, siano in realtà inutili. Lo diceva anche Sartre, quando diceva che "l'uomo è una passione inutile". Ad esempio che senso ha imparare le equazioni di secondo grado o i logaritmi? E' utile solo a chi prenderà un determinato indirizzo di studi, ma nella vita concreta non capita mai a nessuno di risolvere un'equazione simile o un logaritmo: di conseguenza la logica conclusione è che si è imparato qualcosa di inutile mentre si poteva vivere più a pieno la vita impiegando quel tempo divertendosi, viaggiando, scoprendo il mondo. L'uomo non vale nella misura in cui calcola, non è un computer!
Lo stesso dicasi anche dello studio della storia come successione di date, battaglie, rivoluzioni del passato: secondo me ha molta più utilità semmai studiare in modo più approfondito le leggi attuali, i principi su cui si basano i diritti dell'uomo, piuttosto che conoscere per quale motivo Napoleone perse nella campagna di Russia.
E che dire dell'attività sportiva? Si fanno tanti sforzi esponendo il fisico a infortuni anche assai gravi per cose che non hanno un senso logico: cambia qualcosa nel corso del mondo se una palla fa goal? Non cambia assolutamente niente, ma per queste cose inutili si generano contrasti tra tifoserie, spesso con violenza (verbale e fisica), si creano DIVISIONI (per che cosa poi?), quindi alla fine anche l'attività sportiva è inutile e il tempo che si impiega in essa potrebbe essere impiegato in altro, ad esempio nella lettura o nella riflessione filosofica. L'uomo alla fine non vale nella misura in cui corre veloce o fa tanti goal, eppure la società dà tanta importanza a conquiste che in fondo sono effimere, molti sportivi professionisti tra l'altro hanno logorato il fisico con gli sforzi estremi e si sono alla lunga anche ammalati.
Percepite anche voi che molte cose che ti costringono a fare/imparare e a cui viene data tanta importanza siano sostanzialmente abbastanza inutili?
#857
Vi sono persone che, come da titolo, affermano di non sopportare la solitudine e di avere un bisogno costante di stare con gli altri, anche magari litigando con loro o non stando comunque bene, ma per loro niente è peggiore della solitudine. Ora mi chiedo: la solitudine in realtà esiste? Io dico di no, poiché nel momento in cui si è soli si è in realtà in COMPAGNIA di se stessi, quindi ciò che non si sopporta è proprio la compagnia del nostro Io. Quindi chi non sopporta la solitudine è perché ha un disagio con se stesso, che verrebbe solo mitigato dall'altro, ma nel momento in cui deve fare i conti con se stesso esso si ripresenta. La spiritualità soprattutto di origine orientale insegna appunto a concentrarsi su noi stessi per raggiungere una condizione di pace, di appagamento interiore. Che cosa ne pensate?
#858
Percorsi ed Esperienze / Re:L'importanza di una scelta
26 Ottobre 2017, 20:31:43 PM
Io, adesso non sto a dire precisamente i fatti miei, ma mi ritrovo appunto ad aver fatto una scelta in cui credevo fermamente, ma che ora sento non realizzarmi veramente, non essere corrispondente all'idea che ne avevo: sinceramente a volte penso che sono più fortunati di noi gli animali, che vivono d'istinto e di presente, che devono preoccuparsi solo del cibo e di sopravvivere, mentre l'uomo si è come complicato la vita con doveri, responsabilità, regole complesse, che contribuiscono all'infelicità più che alla sua realizzazione. L'essere umano si è allontanato dalla natura, da qui secondo me è nata l'infelicità.
#859
Spesso nelle religioni si fa riferimento ad una condizione in cui il malvagio precipiterebbe per la sua esistenza di male, di peccato, l'Inferno appunto, descritto in modo diverso ma sostanzialmente simile come luogo di perdizione e di dolore. Ora mi chiedo: un Dio che ama in maniera incondizionata,quindi senza pretendere nulla in cambio, non dovrebbe accettare la persona per com'è fatta, quindi anche con la sua condotta ritenuta cattiva dall'umanità? In fondo l'idea che Dio condanna all'Inferno descrive una divinità antropomorfica, che descrive Dio come un giudice che condanna ad una specie di doloroso ergastolo (l'Inferno appunto) il reo, negandogli per sempre qualsiasi possibilità di riscatto.  E poi mi chiedo: quella che noi chiamiamo "malvagità" non può invece rappresentare il ruolo che quella persona ha nel mondo come Dio stesso desidera? Infatti se si considera che il nostro carattere è spesso anche un portato del DNA ad esempio (che deriverebbe da Dio), non ne viene fuori che Dio stesso avrebbe differenziato le persone ammettendo anche che qualcuno agisse per il male invece che per il bene e tuttavia utilizzando il male stesso come mezzo per un imperscrutabile disegno di provvidenza?
#860
Insisto con la mia concezione, ritengo che ognuno sia libero di fare le proprie scelte e soprattutto io sono convinto che non si possa giudicare la bontà di un'esperienza dalle sensazioni che essa ci procura. Un'esperienza può anche darci sensazioni bellissime, ma non è detto che ciò corrisponda ad un bene vero, può essere un'illusione pazzesca, che ti rende appunto manipolabile, fragile, vulnerabile, soggetto agli altri, persino portato potenzialmente ad autodistruggerti. Quante volte, io ti chiedo, si uccide o ci si suicida per amore? Ciò accade perché si dipende dall'altro, e non si resiste all'idea di non condividere più la vita con lui, l'altro in realtà con le sensazioni che ti ha dato non ti ha fatto crescere, ma ti ha solo reso immensamente più vulnerabile. Io dico NO a tutto questo, e ti chiedo rispetto per il mio NO. Credo addirittura che nel giudicare qualsiasi esperienza bisogna mettere tra parentesi le reazioni emotive e ragionare freddamente il più delle volte, quante volte nella storia si sono combinati DISASTRI proprio per l'amore di un ideale? L'entusiasmo ha reso le persone soggette a chi ingannato a sua volta le ha ingannate, persino l'empatia, sì, persino l'empatia è dannosa, perché non fa vedere le cose con obiettività e rende le persone soggette alla propaganda politica e ideologica, alle manipolazioni dei pubblicitari, io credo che tanto più gli aspetti emotivi prendano il sopravvento sulla ragione più si è potenzialmente PEDINE nelle mani di chi ha interesse a dominarci.
#861
Comunque se ci pensi sostanzialmente si può dire che il dipendere è un male in se stesso ed indica deficit, mentre il bene ci rende appunto indipendenti. Se sono sano ad esempio non dipendo dai farmaci ("non sono legato a"), se i miei occhi sono sani non necessitano di occhiali e via discorrendo. Dove c'è salute e forza c'è anche libertà, dove c'è handicap (in senso molto ampio) c'è dipendenza. Torniamo all'esempio dell'innamoramento: se il senso di benessere prodotto da esso dipende da un altro,  se sto male se l'altro cambia atteggiamento e mi lascia, ciò significa sostanzialmente che non ho raggiunto un bene aggiunto che riguarda me, ma mi sto solo illudendo di averlo raggiunto, proprio come un paziente febbrile che è convinto di aver curato la causa della febbre con un antipiretico! O no?
#862
Infatti per me è così, sfondi una porta aperta: ritengo che la scuola sia in assoluto il più grande attentato alla libertà che esista, le sue regole sono stupide e si basano sostanzialmente su un ripetere a pappagallo quello che l'adulto dice. La scuola spesso non ti fa amare il sapere, ma te lo fa rifiutare e di fatto secondo me è sempre stata ed è uno strumento di controllo delle masse, l'istruzione è solo un pretesto.Non solo, ritengo che la società sostanzialmente trasformi l'uomo in una specie di burattino asservito al sistema e tanto più il sistema sociale è evoluto tanto più l'individuo è schiavo di forme di manipolazione sempre peggiori. Non per questo non amo studiare, anzi, ritengo che la vera conoscenza spesso renda l'uomo più libero e meno soggetto ai condizionamenti del potere, di chi detiene il controllo del sistema stesso.
Comunque ti chiedo rispetto per la mia scelta di cercare il mio benessere in me stesso, in ciò che riguarda me piuttosto che in un altro.
#863
Io ritengo che la libertà sia un valore importante e che ciò che ti fa dipendere e riduce la tua libertà non è bene, ma è male. Inoltre l'essere umano che cosa desidera di fatto? Desidera secondo me essere libero, evitare il dolore soprattutto e ricercare ciò che gli fa star bene, ma un'esperienza che ti rende soggetto ad un'altra persona, ti fa dipendere emotivamente secondo me è male anche se genera sensazioni positive, proprio perché illude di averti fatto raggiungere un traguardo che secondo me non esiste.
#864
Spesso rifletto sul sentimento dell'amore e mi sembra che esso non dia la libertà all'uomo, ma al contrario la schiavitù emotiva e che la felicità che esso dà sia solo illusione. Io credo che cercare la felicità nei legami affettivi sia il più grave errore, in compenso si ha solo riduzione della libertà.
Ciò a mio avviso si evince anche dalle frasi tipiche di due innamorati: "Farei tutto per te, ho bisogno di te", a me sembra sia solo asservimento e dipendenza: in pratica ci si sottomette all'altro perché la nostra serenità e il nostro benessere dipende dai suoi atteggiamenti. La condizione dell'innamorato per me è in tutto e per tutto simile a quella del drogato che ha bisogno della sostanza per stare bene: la presenza dell'altra persona genera infatti nel cervello un forte aumento chimico di sostanze come dopamina, serotonina e ossitocina, e quando gli stimoli cessano si ha bisogno di ritornare a quei livelli biochimici che hanno causato l'"estasi amorosa", proprio come un tossicomane ha bisogno della sostanza per ricreare quelle sensazioni di benessere.
Ma ciò è male, perché non ti dà un bene autentico che ti appaga, che ti fa stare bene indipendentemente dagli altri e che riguarda te personalmente, ti fa solo dipendere e basta e ti rende anche manipolabile purtroppo, poiché sono tantissimi i casi in cui gli innamorati sono facili vittime di raggiri, di calcoli da parte di chi così innamorato non è, ma approfitta di determinate situazioni. Di conseguenza io credo che l'unico amore che davvero ti può avvicinare alla felicità sia quello per se stessi, è giusto essere egoisti e mettere se stessi al primo posto e dare la massima importanza a ciò che dipende da noi (un hobby, una passione, ecc.), piuttosto che affezionarsi agli altri e far dipendere dalle relazioni affettive la felicità. Voi che cosa ne pensate?
#865
Se l'Islam dovesse prevalere a me sinceramente non dispiacerebbe più di tanto, vi spiego assai bene perché. Innazitutto, voi affermate che la religione non deve avere nessuna influenza nelle leggi, ma chi l'ha detto che è giusto? E' un pregiudizio occidentale questo, che secondo me non ha fondamento logico. La legge in fondo in una democrazia non è altro che l'espressione della volontà dei cittadini, e se i cittadini ritengono che la loro religione prescriva norme giuste, non vedo razionalmente il motivo per cui tali regole non debbano  influenzare la legge, sarebbe antidemocratico il contrario. Se quindi gli islamici in maggioranza in uno Stato credono davvero che la Shar'ia sia giusta, io credo che sia giusto che anche i loro ordinamenti giuridici la prevedano.
Inoltre l'Europa di oggi in che cosa crede in effetti? In niente sostanzialmente, è un'Europa smidollata piena di nichilismo, ecco cos'è, che per secoli si è basata su credenze assurde, infatti che cosa c'è di più assurdo e barbaro di un presunto dio che manda suo figlio a morire in croce? Obbrobrio, ecco su che cosa si è basata l'Europa, in confronto l'Islam è infinitamente più ragionevole, infatti nel Medioevo i luoghi conquistati dall'Islam erano infinitamente più avanti culturalmente rispetto all'Europa cristiana. L'Islam può anche essere migliorato volendo, infatti se un musulmano si limita a credere che esista un'unica Entità (Allah appunto), che Maometto abbia ricevuto da questa divinità un'ispirazione divina e segua di conseguenza i cinque pilastri ( tra cui fare l'elemosina ai poveri, pregare, andare alla Mecca), non vedo dove sia il problema. Inoltre la prescrizione che le donne debbano essere velate non è presente nel Corano, non ci sono almeno tracce evidenti, ed è solo frutto dell'interpretazione di alcuni Ulema (capi islamici). Invece secondo me nulla può correggere la stortura basata sull'idea che Dio compia una specie di sacrificio umano per redimere il mondo.
#866
A me risulta che al contrario Gheddafi avesse ideali di pace che riguardavano l'intero continente africano, infatti si fece promotore per due volte dell'idea universalistica degli Stati Uniti d'Africa (in due summit, nel 2007 e nel 2009) : egli sostanzialmente desiderava un'Africa unita ed in pace, con un unico governo e una moneta unica, il dinario d'oro per la precisione. Anche in Libia si dedicò a migliorare le condizioni di vita della popolazione, fece costruire un acquedotto che attraversava l'intero Sahara per garantire più acqua alla popolazione e, mentre era al potere, cercò di impedire il continuo afflusso di profughi verso l'Europa che si sta verificando adesso, quindi dimostrò di garantire anche un certo ordine in Europa. In Libia l'elettricità era gratuita, chi voleva avviare un'azienda agricola riceveva dallo Stato tutto il materiale necessario per avviare l'attività gratis. Perché quindi lo si considera un personaggio storico paragonabile quasi a Hitler e Stalin? Aveva applicato un Welfare perfetto in Libia.
#867
Secondo voi è possibile che la morale abbia un fondamento egoistico, meno nobile di quanto appare? Io noto che i concetti di bene e male sono spesso declinati facendo riferimento alla convenienza individuale e al tornaconto emotivo e materiale: il "buono" (o il simpatico) è colui che ci fa dei favori, ci aiuta, ci fa provare emozioni positive, mentre il "cattivo" (o l'antipatico, ecc.) è colui che per ottenere un vantaggio personale ci danneggia , ma a me sembra evidente che in questa valutazione non viene messo al primo posto l'utile dell'altro, ma il nostro.  L'utile individuale, infatti, può anche essere in conflitto con quello altrui, ma a quel punto rinunciarvi vorrebbe dire di fatto sottomettersi agli interessi altrui. Di conseguenza mi sembra che abbia ragione Nietzsche quando afferma nel testo "Umano, troppo umano" che i valori morali derivano sostanzialmente dalla convenienza, dall'egoismo e dal desiderio di potenza dell'uomo, che desidera asservire, sottomettere gli altri al proprio utile: ogni società stabilisce ciò che è bene e male in base anche agli interessi della classe dirigente, le leggi nascondono infatti i rapporti di forza esistenti in un determinato contesto sociale e storico.
In questo senso l'etica del capitalismo vuole tutelare gli interessi delle classi agiate, mentre quella del socialismo reale vuole stabilire la cosiddetta "dittatura del proletariato", in cui è uno specifico gruppo a stabilire ciò che è giusto.
E' giusta secondo voi la mia analisi?
#868
Come mai la quasi totalità delle religioni e molte filosofie hanno creduto nel fatto che l'essenza del mondo, rappresentata da Dio o da un'energia primordiale, sia positiva ed obbedisca all'Amore?
A me sembra il contrario, mi sembra che non sia affatto l'amore a governare il sistema-mondo: infatti l'intera realtà mi sembra una specie di enorme giungla in cui un eventuale Dio, o principio primo, abbia gettato gli enti, quasi dicendo loro: "Arrangiatevi, cercate di affermarvi anche senza scrupoli, io non vi aiuto affatto". Un eventuale principio intelligente avrebbe ad esempio creato i virus e i batteri patogeni, essi sono biologicamente dei mostri di egoismo, si adattano e si affermano a danno di interi ecosistemi e proprio quest'istintiva aggressività ha permesso loro di prosperare, come se un eventuale Intelligenza premiasse il male invece del bene.
Non solo, la natura sembra quasi intelligente, procedere con logica dando agli organismi ciò che necessita loro per vivere, ma non si cura del singolo, permette che i deboli e i fragili siano sopraffatti dai più forti, gli animali sono in lotta tra loro per il territorio ma quando hanno terminato il loro ciclo vitale muoiono anche soffrendo, è come se Dio se ne fregasse altamente e usasse solo persone ed animali per la riproduzione, trattandoli come burattini da buttare quando non servono più. Nel mondo il bene e il male si confondono, ad esempio l'estinzione dei dinosauri (male gravissimo) ha favorito altri enti come i mammmiferi e l'uomo, sembra un meccanismo spietato che favorisce gli uni danneggiando gli altri.
Se esistesse una qualche divinità io la vedo simile alla volontà di Schopenhauer, come un qualcosa che crea più dolore che piacere e che alla fine genera opposizione e non unione nel mondo. Siete d'accordo con la mia analisi pessimistica?
#869
Tematiche Filosofiche / Re:Cos'è il piacere?
02 Ottobre 2017, 19:33:42 PM
Secondo me il piacere non esiste come bene autentico e reale. Ogni piacere è una creazione illusoria della mente che, sottoposta all'effetto di "droghe" naturali come la dopamina e la serotonina (neurotrasmettitori endogeni) crea determinate sensazioni ma, al di là della reazione chimica ed elettrica, secondo me non c'è nessun bene vero.E' per questo che non siamo mai soddisfatti, noi non desideriamo semplicemente un'arida molecola, ma vogliamo un cambiamento del nostro essere verso il bene: ciò non si verifica, non si arriva mai a dire all'altro: "Ecco, mi hai dato la felicità, il piacere, ora sono a posto", si inseguono istinti effimeri che sono come i miraggi nel deserto, si crede di vedere l'acqua, ma essa non c'è.
#870
Salve, avevo già scritto nel vecchio forum (nel 2014), adesso vorrei proporre questo thread sul rapporto tra la natura e l'uomo, un tema su cui amo riflettere spesso in quanto appassionato di filosofia e di letteratura.
A me sembra che la natura, in quanto tale, non sia affatto orientata al bene dell'individuo, ma anzi lo asservisce ad un sistema in cui il singolo è soltanto una mera pedina, un robot che viene usato e poi gettato quando diventa di intralcio al sistema stesso: il ciclo della nascita, crescita e morte obbedisce sostanzialmente a questa logica che però, per l'uomo dotato di consapevolezza razionale, appare fortemente inumana.
Infatti filosofi come Schopenhauer e poeti come Leopardi (che riprende in parte Schopenhauer) hanno appunto notato il carattere profondamente inumano del sistema-mondo, che non tiene conto dell'aspirazione dell'individuo alla felicità e alla libertà, ma al contrario sembra andare contro questi valori, poiché la "natura" sembra non farsi scrupolo di provocare calamità naturali, malattie e anche una passione apparentemente positiva come l'amore sembra limitare fortemente la libertà dell'uomo, poiché nella passione amorosa la persona appare come una specie di pedina nelle mani dell'altro, pronta ad assecondare l'altro in troppe cose e quindi condizionata al massimo. Tutto ciò provoca comunque illusione e dolore.
Ma c'è dell'altro: il sistema conoscitivo dell'uomo mi sembra molto fallace, poiché tante cose che vengono percepite attraverso i sensi (i colori, i suoni, i sapori) in realtà non esistono concretamente nel mondo esterno, ma sono solo il frutto dell'interpretazione del nostro cervello, ma in definitiva quest'interpretazione è una "menzogna", poiché non corrisponde ad un qualcosa di obiettivo. Ne consegue quindi il carattere relativo e del tutto aleatorio della conoscenza, un cane ad esempio ha una visione del mondo diversa dalla nostra, ma non si può affatto dire che sia sbagliata, semplicemente è differente. Quindi la natura sembra frustrarci anche nel nostro legittimo desiderio di obiettività e verità.
Secondo voi la mia analisi è corretta?