Caro paul,
mi associo al complimento di Phil per il tuo excursus.
Si fa presto a dire mettiamo tutto da parte (visto che qui siamo in tematiche culturali e sociali ... ad esempio anche l'Europa, come ha decretato il Brexit... vedremo quali saranno le conseguenze), tabula rasa e nuovo foglio su cui scrivere.
Il fatto è che quel nuovo foglio è giusto appoggiato sopra tutti i precedenti... che si perdono nella notte dei tempi... volenti o nolenti, son depositati nella coscienza umana e intervengono col loro potente o residuo momentum in tutte le azioni compiute dall'umanità e dal singolo.
Se ci si dichiara d'accordo che "tutto è collegato", non presa come bella citazione ad effetto, quale l'altra "noi siamo il mondo", ma come indizio di un percorso interiore (quello che hai provato a tracciare) non si può più escludere ogni singolo atto umano e collettivo accaduto (e da accadere) nello spazio e nel tempo quale corresponsabile della situazione nel tempo attuale.
Questo, secondo la mia interpretazione, il senso della tua affermazione di trovarci tutti sulla stessa barca.
Ma il desiderio di allontanarci dalla nave madre, dalla nostra terra e dal nostro tempo, per esplorare una speranza, un'idea, una scommessa, un ragionamento... è presente nell'essere umano come è presente l'opposto, quello di ancorarci per non dover sempre far fronte all'inevitabile sensazione di insicurezza portata dal divenire.
Non ho nessuna critica verso gli avventurieri, i possibili pionieri di nuove terre, anzi, li apprezzo, perché ne vedo l'utilità nel gioco degli opposti... per mantenere il movimento e l'equilibrio.
C'è una terza categoria di persone nella nave madre, e se non fosse che gli svantaggi superano di gran lunga i vantaggi (almeno nell'immediato) mi sentirei immodesto a pormici, assieme a te, Phil, Sariputra... e altri.
Questa "categoria" accetta di rimaner a volte sulla nave madre ed altre di allontanarsene, magari accompagnando le giovani forze inesperte nell'esplorazione di una possibilità... e devono essere inesperte... altrimenti chi glielo farebbe fare di buttarsi anima e corpo nell'improba impresa... man mano perderanno di vista la nave madre e molti, se non tutti i loro accompagnatori (per chi ha avuto la grande fortuna d'averne al seguito) li avranno di già lasciati al loro destino.
Perché, alfine, ognuno se già non lo è rimarrà solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole...
Auguro a quegli avventurieri di poter compiere il loro destino e magari ritornar come Colombo con rare spezie e fantasmagoriche descrizioni dell'al di là del conosciuto, ricevendone plausi ed onori, come si conviene agli intrepidi, agli eroi.
Ma la terza categoria li vide partir su una delle scialuppe della nave madre e portar con sé da quella viveri e lampare, coperte, carta e penna... e magari una cetra o la più moderna chitarra, per allentar con la musica il morso del dubbio negli interminabili giorni di bonaccia, con le vele che paiono dignitosi, vecchi seni svuotati.
Davvero viaggiano da soli, vergini di possessi e ricordi?
Pur se nel tragitto perderanno tutto, tuttavia i ricordi della loro vita non li abbandoneranno mai e attraverso quelli daranno nomi e interpreteranno le nuove forme, se avranno la ventura d'incontrarle.
E poi, lo vogliano o meno, il loro viaggio prese avvio nel passato... e quando e se ritorneranno, a loro volta diverranno il passato di un nuovo viaggio...
C'è una quarta categoria di persone, di cui non si sa dove realmente si trovi, se nella nave, nella scialuppa alla ventura... o addirittura nell'ignoto... ma di questa, come ci ricorda Phil, non è dato sapere, così che conviene tacere.
Cordialmente
Jean
mi associo al complimento di Phil per il tuo excursus.
Si fa presto a dire mettiamo tutto da parte (visto che qui siamo in tematiche culturali e sociali ... ad esempio anche l'Europa, come ha decretato il Brexit... vedremo quali saranno le conseguenze), tabula rasa e nuovo foglio su cui scrivere.
Il fatto è che quel nuovo foglio è giusto appoggiato sopra tutti i precedenti... che si perdono nella notte dei tempi... volenti o nolenti, son depositati nella coscienza umana e intervengono col loro potente o residuo momentum in tutte le azioni compiute dall'umanità e dal singolo.
Se ci si dichiara d'accordo che "tutto è collegato", non presa come bella citazione ad effetto, quale l'altra "noi siamo il mondo", ma come indizio di un percorso interiore (quello che hai provato a tracciare) non si può più escludere ogni singolo atto umano e collettivo accaduto (e da accadere) nello spazio e nel tempo quale corresponsabile della situazione nel tempo attuale.
Questo, secondo la mia interpretazione, il senso della tua affermazione di trovarci tutti sulla stessa barca.
Ma il desiderio di allontanarci dalla nave madre, dalla nostra terra e dal nostro tempo, per esplorare una speranza, un'idea, una scommessa, un ragionamento... è presente nell'essere umano come è presente l'opposto, quello di ancorarci per non dover sempre far fronte all'inevitabile sensazione di insicurezza portata dal divenire.
Non ho nessuna critica verso gli avventurieri, i possibili pionieri di nuove terre, anzi, li apprezzo, perché ne vedo l'utilità nel gioco degli opposti... per mantenere il movimento e l'equilibrio.
C'è una terza categoria di persone nella nave madre, e se non fosse che gli svantaggi superano di gran lunga i vantaggi (almeno nell'immediato) mi sentirei immodesto a pormici, assieme a te, Phil, Sariputra... e altri.
Questa "categoria" accetta di rimaner a volte sulla nave madre ed altre di allontanarsene, magari accompagnando le giovani forze inesperte nell'esplorazione di una possibilità... e devono essere inesperte... altrimenti chi glielo farebbe fare di buttarsi anima e corpo nell'improba impresa... man mano perderanno di vista la nave madre e molti, se non tutti i loro accompagnatori (per chi ha avuto la grande fortuna d'averne al seguito) li avranno di già lasciati al loro destino.
Perché, alfine, ognuno se già non lo è rimarrà solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole...
Auguro a quegli avventurieri di poter compiere il loro destino e magari ritornar come Colombo con rare spezie e fantasmagoriche descrizioni dell'al di là del conosciuto, ricevendone plausi ed onori, come si conviene agli intrepidi, agli eroi.
Ma la terza categoria li vide partir su una delle scialuppe della nave madre e portar con sé da quella viveri e lampare, coperte, carta e penna... e magari una cetra o la più moderna chitarra, per allentar con la musica il morso del dubbio negli interminabili giorni di bonaccia, con le vele che paiono dignitosi, vecchi seni svuotati.
Davvero viaggiano da soli, vergini di possessi e ricordi?
Pur se nel tragitto perderanno tutto, tuttavia i ricordi della loro vita non li abbandoneranno mai e attraverso quelli daranno nomi e interpreteranno le nuove forme, se avranno la ventura d'incontrarle.
E poi, lo vogliano o meno, il loro viaggio prese avvio nel passato... e quando e se ritorneranno, a loro volta diverranno il passato di un nuovo viaggio...
C'è una quarta categoria di persone, di cui non si sa dove realmente si trovi, se nella nave, nella scialuppa alla ventura... o addirittura nell'ignoto... ma di questa, come ci ricorda Phil, non è dato sapere, così che conviene tacere.
Cordialmente
Jean