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Messaggi - Jean

#856
Caro paul,

mi associo al complimento di Phil per il tuo excursus.

Si fa presto a dire mettiamo tutto da parte (visto che qui siamo in tematiche culturali e sociali ... ad esempio  anche l'Europa, come ha decretato il Brexit... vedremo quali saranno le conseguenze), tabula rasa  e nuovo foglio su cui scrivere.

Il fatto è che quel nuovo foglio è giusto appoggiato sopra tutti i precedenti... che si perdono nella notte dei tempi... volenti o nolenti, son depositati nella coscienza umana e intervengono col loro potente o residuo momentum in tutte le azioni compiute dall'umanità e dal singolo.

Se ci si dichiara d'accordo che "tutto è collegato", non presa come bella citazione ad effetto, quale l'altra "noi siamo il mondo", ma come indizio di un percorso interiore (quello che hai provato a tracciare) non si può più escludere ogni singolo atto umano e collettivo accaduto (e da accadere) nello spazio e nel tempo quale corresponsabile della situazione nel tempo attuale. 
Questo, secondo la mia interpretazione, il senso della tua affermazione di trovarci tutti sulla stessa barca.

Ma il desiderio di allontanarci dalla nave madre, dalla nostra terra e dal nostro tempo, per esplorare una speranza, un'idea, una scommessa, un ragionamento... è presente nell'essere umano come è presente l'opposto, quello di ancorarci per non dover sempre far fronte all'inevitabile sensazione di insicurezza portata dal divenire.
 
Non ho nessuna critica verso gli avventurieri, i possibili pionieri di nuove terre, anzi, li apprezzo, perché ne vedo l'utilità nel gioco degli opposti... per mantenere il movimento e l'equilibrio.  

C'è una terza categoria di persone nella nave madre, e se non fosse che gli svantaggi superano di gran lunga i vantaggi (almeno nell'immediato) mi sentirei immodesto a pormici, assieme a te, Phil, Sariputra... e altri.

Questa "categoria" accetta di rimaner a volte sulla nave madre ed altre di allontanarsene, magari accompagnando le giovani forze inesperte nell'esplorazione di una possibilità... e devono essere inesperte... altrimenti chi glielo farebbe fare di buttarsi anima e corpo nell'improba impresa... man mano perderanno di vista la nave madre e molti, se non tutti i loro accompagnatori (per chi ha avuto la grande fortuna d'averne al seguito) li avranno di già lasciati al loro destino.

Perché, alfine, ognuno se già non lo è rimarrà solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole...

Auguro a quegli avventurieri di poter compiere il loro destino e magari ritornar come Colombo con rare spezie e fantasmagoriche descrizioni dell'al di là del conosciuto, ricevendone plausi ed onori, come si conviene agli intrepidi, agli eroi.

Ma la terza categoria li vide partir su una delle scialuppe della nave madre e portar con sé da quella viveri e lampare, coperte, carta e penna... e magari una cetra o la più moderna chitarra, per allentar con la musica il morso del dubbio negli interminabili giorni di bonaccia, con le vele che paiono dignitosi, vecchi seni svuotati.

Davvero viaggiano da soli, vergini di possessi e ricordi? 
Pur se nel tragitto perderanno tutto, tuttavia i ricordi della loro vita non li abbandoneranno mai e attraverso quelli daranno nomi e interpreteranno le nuove forme, se avranno la ventura d'incontrarle.

E poi, lo vogliano o meno, il loro viaggio prese avvio nel passato... e quando e se ritorneranno, a loro volta diverranno il passato di un nuovo viaggio...
 


C'è una quarta categoria di persone, di cui non si sa dove realmente si trovi, se nella nave, nella scialuppa alla ventura... o addirittura nell'ignoto... ma di questa, come ci ricorda Phil, non è dato sapere, così che conviene tacere.  
 


Cordialmente

Jean
#857
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
25 Giugno 2016, 17:19:46 PM
Chi scrive (narrativa) fa parlare dei personaggi e man mano che acquisisce una certa padronanza del mezzo essi diventano maggiormente credibili, convincenti.

Nel delinearne con accresciuta precisione i caratteri e le modalità espressive, nel lettore si forma più nitidamente l'immagine, a cui ha dato egli stesso forma, degli attori in commedia. 
Accade a tutti e in questo sta una delle bellezze della lettura, del leggere delle storie. 
Alcune sono a tal punto coinvolgenti da non riuscire quasi a separarsene, continuando a portarle con sé anche dopo la chiusura di un capitolo... o la fine della stessa. 

Facendo delle semplici considerazioni, andiamo un passo oltre... c'è differenza tra lettore e scrittore, gli immaginari personaggi procurano le stesse emozioni – perché senza produrle nessuna storia passa il primo capitolo -  a entrambi? 

Posso dire dalla mia parte, di scrittore principiante, che una volta avviata  la narrazione i personaggi appaiono nella mia mente... e man mano nel disporre quale sia il loro ruolo, quali le parole e l'impressione che devono stimolare nel lettore... divengono sempre più reali... sino a poter instaurare una "conversazione" con loro. 
Ovvio che tutto procede da me... ma è un ben strano modo di procedere... par quasi che parta un film al quale assisto, si svolge l'azione e se non convince vien fatta ripartire, modificando qualcosa... sinché accade una sorta di risonanza col personaggio che par acconsentire all'ultima versione, quella che verrà trascritta.

Si può quasi venir risucchiati in questo mondo immaginario – molti  scrittori di talento si isolano per potercisi dedicare completamente – dove quei personaggi ad un certo punto... acquistano una parvenza (?) di vita autonoma. 
E più questo accade per lo scrittore più accadrà per il lettore, naturalmente per i lettori cui quella storia è destinata... perché ci son scrittori per tutti i lettori ma non viceversa... il mondo dell'editoria è una giungla altamente selettiva, non solo per meriti, purtroppo.
 
Questa potrebbe essere una prima domanda, per voi che avete letto sin qui questo tentativo di narrazione a due penne, se almeno in qualche passaggio le gesta degli esseri inadeguati e del loro entourage vi abbiano procurato una qualche emozione, che vi abbia ripagato del tempo speso per la lettura.

Successivamente viene il messaggio che la storia vuol veicolare che, riferita alla presente ancora da dispiegarsi del tutto, probabilmente non appare ancor chiaramente, oppure potrebbe non apparire a voi, soli giudici della storia letta. La domanda è se ritenete adeguata (beh, che altra parola usare...) la sua collocazione in questa sezione del forum.

Ma il motivo principale di questo intervento è di esprimere un ringraziamento per poter disporre di questo e degli altri spazi del forum dove riversare, in varie forme, una parte delle mie considerazioni sulla vita. 
Così che mi par d'essere presente nella vostra, quando le leggete, per quello cerco di farlo bene secondo la mia misura... cos'altro è un ospite, se non qualcuno che vive, per un po', con voi?

In questo racconto il sottoscritto e maggiormente Sariputra che l'ha avviato, diventiamo vostri  ospiti ogniqualvolta ci leggete e per un sentiero non segnato e non  "imparabile", quello della reciprocità, leggendo il vostro pensiero, qui (magari...) o in altre sezioni giungiamo ad accogliervi quali nostri ospiti, in noi stessi.

Non è una romantica questione di buoni sentimenti, possiamo anche fermamente dissentire... ma finita la discussione ce ne andiamo a bere un buon caffè... al Krshna bar (caffè fatto divinamente, alla napoletana eh...).


cordialmente
Jean
 

 
#858
Gli stili di ognuno son diversi, rendo merito al tuo in ordine al catturare l'attenzione e coinvolgere i partecipanti, ricorda quello incalzante dell'utente FMJ (ho anche pensato fossi tu) nel vecchio forum che pur nell'asprezza del confronto ha fatto conoscere nuove prospettive, filosofiche e non... ad esempio l'autopoiesi:

La capacità di un sistema complesso, per lo più vivente, di mantenere la propria unità e la propria organizzazione, attraverso le reciproche interazioni dei suoi componenti.

Ora, questo forum si può intendere un sistema autopoietico, visto che, almeno per me, è straordinariamente complesso e il vivente (ma non è obbligatorio) l'assume da chi vi partecipa. 

Le reciproche interazioni son la sua linfa vitale, senza la quale collasserebbe, arricciandosi come pergamena al sole. 
Ma la condizione indispensabile affinché continui a mantenersi in vita, se così si può dire, è che le modalità di oscillazione di tali interazioni non eccedano una certa misura. 
Non c'è una regola in questo e, a meno non avvenga l'irreparabile (evento alquanto improbabile poiché l'analogo di un sistema immunitario agisce nel caso... mai dire mai, comunque, vedi Brexit...) per verificare se siano accaduti tali eventi, ad esempio (tra i molti) si può ricorrere ad una sorta di bilancio entrate-uscite.

Prima di farlo, però, consideriamo, tu e tutti... che la sopravvivenza dell'organismo forum non dipende da alcuno di noi in particolare... per un alveare (altro sistema autopoietico) neppure dalla regina... nel caso le operaie ne creeranno una nuova... questo per dire della relativa importanza del nostro ruolo.

In questo nostro alveare (io parlo per metafore e analogie ritenendole di pari dignità con ogni altro tipo di linguaggio, vecchio o nuovo che sia) è comparso un fuco di prim'ordine, il quale interpreta a suo modo regole, comportamenti e atti compiuti da sè e dalla comunità. Indubbiamente portatore di un patrimonio genetico ben adeguato, si lancia in volo, fuor dall'alveare, per contendere agli altri fuchi le grazie della regina (il nuovo, la verità, la giusta analisi, ecc.) e con successo riesce ad accoppiarsi con lei, dopodiché muore.  

Ma la regina (avviene così) verrà fecondata altresì da una miriade di altri fuchi... che la riempiranno anch'essi del loro sperma che gli permetterà nella sua vita di deporre decine di migliaia di uova...

Arriviamo al bilancio.

Il fuco di primordine, nella frenesia di volar in fretta fuori ed accoppiarsi, non ha badato a chi gli stava vicino... qualche umile operaia ci ha rimesso le ali... altre qualcos'altro...  poco importa, la nuova regina produrrà una nuova, numerosa progenie, chissà, magari delle superapi (o dei superuomini...). 
 
Nessun dubbio che dal punto di vista del sistema deve ritenersi favorevole per la regina l'incontro col fuco di prim'ordine visto che i componenti del sistema, essendo rimpiazzabili, hanno un relativo valore... a meno non siano in numero limitato.

Il "nuovo" si è senz'altro accresciuto... ma è un nuovo limitato a quel piccolo alveare, a quella discussione tra le altre. 
Dunque una verità limitata, parziale, e non sfugga che abbia tanto più valore quanto più abbia assorbito (sperma/post)  dalle interazioni con altri fuchi.

Le interazioni fanno la differenza tra un alveare che avrà un futuro e uno destinato a spegnersi in mancanza di quelle. 
Quindi sono contento della tua venuta e mi auguro che diversamente dall'irruento FMJ la tua collaborazione possa continuare... c'è posto per tutti.

Ma, in una visione olistica, ragioniamo su quanto accaduto ai componenti del sistema alveare, che in qualche modo hanno ostacolato o rallentato l'azione del "nuovo" fuco di prim'ordine.

L'ape Lady stava svolgendo il suo lavoro.... necessariamente rispettando quello delle sue sorelle, ben sapendo che la somma del lavoro di tutte le operaie, come per ogni società, ne permette la continuazione. 
Così quando quel fuco impaziente di dar corso al suo più alto destino iniziò a roteare l'ali e incurante delle cellette cui essa accudiva le calpestò per sortir prima, che altro poteva dire se non prestare attenzione?

Maral... senza il quale dubiterei del livello attuale e precedente del forum, ha evidenziato alcune problematiche emerse dal tuo approccio e, scusami, mi ha fatto un po' sorridere il tuo modo di rivolgerti a lui...

Vedi maral,

il problema nasce dal prende le parole troppo alla lettera e soprattutto confondere le parole con "ciò che è". 

Per intenderci: la parola "albero" non è l'albero, riesci a capire questo?


Allora se hai capito il rapporto...

... e guardandoti dentro, se ne sei capace...

Ha un senso per te tutto questo? 

Riesci a vederlo?


Se leggerai qualcuno dei suoi innumerevoli interventi forse ti renderai conto che non sia un allievo alle prime armi... il modo "confidenziale" dev'essere reciproco, non procedere da una sola parte, altrimenti (es. Donquixote nelle vesti di moderatore) risulta difficile non scorgervi una certa supponenza sarcastica.

Sariputra è senz'altro in grado di ribattere, punto su punto, ogni osservazione gli venga posta. 
E lo fa (come con Duc) con pazienza e impegno, naturalmente usando anch'egli il suo proprio stile, che personalmente apprezzo. 
Che abbia avviato con te, inconsciamente o volutamente il gioco del  "si, ma" la ritengo un'interpretazione; anche fosse, ci sono tante modalità/giochi  che si intercalano nella discussione... si parla, si discute, a volte si gioca. 
E poi? Le uniche due persone al mondo che detengono il libro sacro (vita di Sariputra... chissà se con in copertina la scultura indù color rosso...) non hanno più alcun punto in comune? 
Ma che c'è scritto in quel libro?

 
Nel rilevare compiaciuto il riavvicinamento tra te e paul11 (un po' di pazienza, di disponibilità... fanno miracoli, per chi ci crede) e l'approfondimento del rapporto con la tua nuova "spalla" (Phil), vengo  per ultimo a ciò che mi riguarda, riprendendo quanto postato in precedenza:

 
Jean- Mi permetto, avendo ancora un po' d'energia, di dir qualcosa rispetto a un passaggio del tuo post in risposta a Sari:
 
Gibran - Ma procediamo con ordine: se voglio fare un'indagine per scoprire qualcosa che non conosco, qualcosa che trascende la mia esperienza quotidiana, qualcosa cioè di completamente NUOVO, dovrò mettere da parte, fare tabula rasa di tutto ciò che già conosco, che ho accumulato, cioè le mie idee, fedi, attaccamenti, etc., altrimenti inevitabilmente la ricerca mi porterà a scoprire solo quello che so già, (o che CREDO DI SAPERE) e che è in realtà quello che voglio. Perché NOI CREDIAMO SOLO A QUELLO CHE CI PIACE, CHE DESIDERIAMO, no?

Jean - Questo atteggiamento/modalità... (attualmente lo definisco giochino...) era molto considerato una quarantina d'anni fa... e vi fu un libro, di J.K. Krishnamurti, che lo raffigurò assai bene - "Libertà dal conosciuto" - che lessi a quei tempi. Oggi userei parole troppo ruvide per dir cosa ne penso in merito, e quindi mi astengo dal farlo, rispettando le convinzioni altrui, tuttavia, usando le tue stesse parole:

cit. Gibran -... ma considera anche il problema del divario tra buona intenzione ed effettiva attuazione di essa.

Jean - applicale a quella indagine... crediamo solo a quello che desideriamo, no..?


hai risposto:

cit. Gibran - Mi pare che abbia franteso sia il mio discorso con Sariputra che il libro di Krishnamurti che conosco bene. Il CREDERE È FUORI LUOGO in entrambi.

I grassetti maiuscoli sono tuoi, quel che affermi (non mi è chiaro) vale per te, io credo solo nell'ispirazione e per quanto la desidero essa si presenta inaspettatamente.
 
Non metto in dubbio che conosci molto bene quel libro, non l'ho citato a caso... ma nel tuo, secondo te, atipico approccio...
 
(ricopio un passo di un nostro precedente dialogo)
 
Gibran - "Se rispondo subito in base a ciò che già so, a ciò che ho letto, imparato dai libri o dalla viva voce di qualcun altro, l'indagine non può partire."

Jean - ... ponendoti tuttavia la questione se "tutta quella roba nostra", che chiami la coscienza individuale, sia davvero momentaneamente stoppata dal riconoscimento di non sapere. 
Certo può esserne l'espressione attraverso il pensiero, ma è dal medesimo "serbatoio" che procederà (riattivata la funzione del pensiero) sia pur per un differente percorso, l'elaborazione mentale.)

 
... un libro o mille, un linguaggio o un altro non mi son parsi così importanti, ma posso aver frainteso.


 
Cordialmente

Jean
#859
Riflessioni sull'Arte / Re:Nuit etoilée
22 Giugno 2016, 20:43:03 PM
In "Lo specchio della verità"- tematiche spirituali ho scritto:

"Anche l'arte (nelle sue varie forme) quando sorge da uno stato d'ispirazione contiene, oltre alle parole, un quid (qualcosa di indefinibile)  che rimanda alla fonte.  Questa è la differenza con l'arte usa e getta, o senz'anima, se preferite."

Non sono certo io che posso decretare quale sia l'arte senz'anima... perché, salvo le opere per così dire "conclamate" (anche se non dall'intera umanità... occorre sempre un sostrato culturale di appartenenza), ognuno di noi, nell'incontrarne le differenti forme (pitture, disegni, scritti, musica, architettura, danza, teatro, cinema ecc.) può valutare in sé stesso il riverbero che gli procurano. 

Faccio un piccolo esempio, preso dalla canzone "Incontro" di cui si è parlato qui sopra e che ha stimolato il ricordo di paul11, incentrato sulla parola "nostalgia", sullo sfondo di un fiammeggiante tramonto che, pur se siam tutti d'accordo che la parola non sia la cosa, ha evocato in me, se si può dire così, l'archetipo del tramonto... rivedendoci qualcuno dei miei e la sensazione di grandezza e respiro che mi hanno procurato.

Evocare, risuonare, riverbero... qualcosa in noi risponde all'arte, la canzone di Guccini, per chi ne abbia una confacente sensibilità, indubbiamente procura una sensazione di nostalgia, è stata "costruita" per farlo, l'abbia voluto o meno il suo autore (affermazione che apre nuove prospettive).

Paul11 ci "è caduto", come il sottoscritto a sua volta e presumo altri di voi... lo stesso Guccini in precedenza "è caduto" sulla struggente nostalgia evocata dalla meravigliosa poesia del Gozzano...


E all'inizio c'era una commovente notte stellata di Vincent... completamente fuori da schemi e interpretazioni dell'epoca... nessuno prima di lui l'ha colta in tal modo... come ha potuto farlo?

"Guardare alle stelle mi fa sempre sognare, semplicemente come quando sogno sui punti neri che rappresentano le città e i villaggi in una mappa. Perché, mi chiedo, i puntini luccicanti del cielo non dovrebbero essere accessibili quanto i puntini neri sulla carta della Francia?". Vincent.

Ha interrogato se stesso... forse anch'egli avvertendo la sottile nostalgia procurata dal tripudio delle stelle luccicanti nell'indaco, il colore del cielo di notte, le ha sentite  parlare, rimandandolo a una bellezza, una grandezza che può esser appena toccata e tuttavia in grado di rivelarne un'altra di grandezza, quella umana, che si palesa solo in particolari stati percettivi, ispirati.

Qualcosa nell'essere umano risponde al tocco dell'ispirazione... gli è affine, è parte del suo retaggio... un dono...

Tutti in vario grado ne dispongono, se ne avvertono la possibilità allora prendono un pennello, una penna... o immaginano... e viaggiano in un mondo senza confini, reale per se stessi e per tutti coloro che percepiscono la forza creativa dell'immaginazione... le stelle di Vincent non son da meno di quelle nella volta notturna, i vortici son nella fisica della manifestazione... è tutto collegato, la nostalgia per un luogo, una persona, per la vita che sfugge... è la stessa, è per quello a cui rimanda... da dove proviene..?


Voi che ne dite?


 
Cordialmente

Jean
#860
Tematiche Spirituali / Lo specchio della verità.
22 Giugno 2016, 14:46:51 PM
La verità è uno specchio caduto dalle mani di Dio e andato in frantumi.
Ognuno ne raccoglie un pezzetto e sostiene che lì è racchiusa tutta la verità.

Così diceva nel 13° secolo il grande pensatore e poeta persiano sufi Jalaladdin Rumi.

Pur se anche in  altre sezioni del forum si parla di religioni/spiritualità ritengo che questa sia la più appropriata.

La ben conosciuta citazione (ricordo che Donquixote la mise quale sua firma nel vecchio forum) racchiude una saggezza incommensurabile e può essere letta a più livelli, volendo anche sopprimendone delle parti: ad esempio togliete "caduto dalle mani di Dio" ed ecco che riguarda anche chi non aderisca ad alcuna religione/spiritualità.
Togliete ancora "sostiene che" ed ecco che il proprio frammento vien considerato l'intera verità.

Sono possibili tutta una serie di combinazioni e ricombinazioni e mi riprometto, con calma, di evidenziarle.
Ma lo scopo non è enigmistico, bensì quello di far considerare che una citazione, un elaborato o un brano che provenga da uno stato d'ispirazione contiene, oltre alle parole, un quid (qualcosa di indefinibile)  che rimanda alla fonte.

Anche l'arte e le sue forme, quando sorgono da quello stato, ne sono pervase. Questa è la differenza con l'arte usa e getta o senz'anima, se preferite.

I contributi postati in questo forum dove difetti la cura per l'insieme  (compresa grammatica e ortografia, scusate l'appunto di un amante della nostra bella lingua ... ma occorre un piccolo sforzo, passi per i congiuntivi, ma i verbi ausiliari...) e che si prestano ad esser letti in molti modi, soprattutto se contengono innumerevoli riferimenti... son nella mia fantasia quel pezzetto di vetro argentato, a tal punto sminuzzato da non saper più come, volendo, ricomporlo... con la colla dell'umiltà.


Dite la vostra... se potete con cura, non per me, per i lettori e l'immagine che ne avranno di voi.

Grazie



Cordialmente

Jean
#861
Bentornato, Gibran,
 
ti invidio l'energia che ti sostiene nella stesura dei tuoi lunghi e appassionati post... da parte mia (a causa di qualche problema) non posso permettermi che sintesi o elaborazioni letterarie compilate con calma... ritrovandomi sovente a veder passare il treno sul quale progettavo di prender posto, per un breve viaggio.

Ma se ti accontenti della tartaruga, qual son io, che ostinatamente punta alla meta che la lepre ha quasi raggiunto... allora la ridotta interrelazione tra noi continuerà... meglio poco che nulla, ti pare?
 
 

Nello specifico dello specifico...
 
"Nello specifico, poiché da un po' di tempo conosco il suo modo di esporre, non mi risulta così ostico come a te l'argomentare di paul11. 

...; per quel che mi riguarda, non disponendo della sua cultura rilevo le mie lacune più che la sua inadeguatezza (Sariputra docet... una battuta e un po' di propaganda, ma non solo)." 

Trovo che la seconda tua affermazione sia in contraddizione con la prima: cioè nella prima dici che non lo trovi ostico, nella seconda dici che a causa della tua mancanza di cultura specifica ti senti inadeguato.  Quindi vuol dire che anche tu fai fatica a capirlo...

Ed è proprio quello che ho sentito io.


........................................
 
Non ho detto di sentirmi inadeguato, e neppure di riscontrarla, l'inadeguatezza, in paul11. 
Non c'è alcuna contraddizione: nell'ascoltare, o leggere, qualcuno che abbia un sostrato culturale maggiore del mio (ci vuol poco) vengo rimandato, dal mio spirito critico, agli elementi (lacune) che mi difettano per sostenere un eventuale confronto, che mi astengo dal porre in atto... forse per non prender cantonate e far brutte figure, ma poi (chiedo a me stesso) perché dovrei? 
Non sono invidioso... magari ho altre capacità (qualcuna in cucina, se può interessare...), tuttavia son in grado, applicando un atteggiamento di relativa umiltà, se non di seguire un'argomentazione pur in mancanza di precisi riferimenti (... poi però vado a controllare...) almeno di percepire l'incongruenza/plausibilità della stessa. 
Ovviamente potrei sbagliarmi, ma mi accade sempre meno, rammento che paul11 la definisce empatia, termine che anche tu usi poco dopo, del quale son certo hai esperienza... come in vario grado la maggior parte degli esseri umani.
 
 


"E credo che sia questa la motivazione di fondo che anima paul e molti di noi... farsi attori di un tentativo di condivisione che quando va bene creerà un ponte, per quanto provvisorio la maggior parte delle volte, tra universi (psichici) differenti."

Ben detto, mi trovi d'accordo, ma considera anche il problema del divario tra buona intenzione ed effettiva attuazione di essa.
 

 "il massimo obiettivo sarebbe di farsi così vicini da poterne leggere la mente e il cuore, e poi nei casi fortunati procedere assieme. "

Sì, cosa impossibile da fare in internet. Ma anche se fossimo fisicamente insieme, c'è sempre da considerare l'empatia o la risonanza che si crea tra due persone, e questo è qualcosa di non progettabile con la volontà.

.......................................................
 
Se sei d'accordo che si venga a creare un "ponte" tra due universi psichici diversi (beninteso solo in rari casi fortunati... condivido che di buone intenzioni...) ciò implica che, nonostante la limitatezza del medium (internet), la vicendevole lettura di mente e (almeno un pezzetto) di cuore... sia andata, per quella circostanza (del doman non v'è certezza...), a buon fine.
 
 


 
Mi permetto, avendo ancora un po' d'energia, di dir qualcosa rispetto a un passaggio del tuo post in risposta a Sari:
 
Ma procediamo con ordine: se voglio fare un'indagine per scoprire qualcosa che non conosco, qualcosa che trascende la mia esperienza quotidiana, qualcosa cioè di completamente NUOVO, dovrò mettere da parte, fare tabula rasa di tutto ciò che già conosco, che ho accumulato, cioè le mie idee, fedi, attaccamenti, etc., altrimenti inevitabilmente la ricerca mi porterà a scoprire solo quello che so già, (o che credo di sapere) e che è in realtà quello che voglio. Perché noi crediamo solo a quello che ci piace, che desideriamo, no?

 
Questo atteggiamento/modalità... (attualmente lo definisco giochino...) era molto considerato una quarantina d'anni fa... e vi fu un libro, di J.K. Krishnamurti, che lo raffigurò assai bene - "Libertà dal conosciuto" - che lessi a quei tempi. 
Oggi userei parole troppo ruvide per dir cosa ne penso in merito, e quindi mi astengo dal farlo, rispettando le convinzioni altrui, tuttavia, usando le tue stesse parole:

... ma considera anche il problema del divario tra buona intenzione ed effettiva attuazione di essa.

applicale a quella indagine... crediamo solo a quello che desideriamo, no..?
 


cordialmente

Jean
#862
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
18 Giugno 2016, 19:38:09 PM
 "Scegli la via di mezzo – disse la voce – e gli chiesi di cosa parlasse... non c'erano vie, solo un'indefinibile sensazione in uno spazio senza riferimenti... non ricordavo neppure come avevo fatto a ritrovarmici in quel non-luogo."

"Le vie arrivano e si dipartono da te – replicò – e allora la sensazione roteò su se stessa... al provarla ne conseguì la bizzarra descrizione, appiccicata come l'etichetta del prezzo su un articolo, e ciò m'istruì di non trovarmi nell'ordinaria realtà. 
La sensazione divenne una sorta di vista, dapprima sfumata e poi più nitida. 
Vidi un lungo sentiero, ben diritto, e lo seguii sin che una fitta nebbia me l'ascose. Spostai lo sguardo e incontrai un altro sentiero... ed al cercar di seguir dove portasse man mano l'ombra che da principio ne cingea i fianchi divenne oscurità impenetrabile... provai paura e ancor mi volsi altrove ed ecco, in mezzo ai due palesarsi un terzo, che mi risolsi a percorrere. 

Pur se non lo conoscevo, come mi si presentò lo riconobbi a causa del suo mutar ad ogni passo... il luogo del sogno, che tanto m'ha affascinato ed insegnato nella mia vita... e come dal nulla, una porta con un piccolo cartello... ma ormai l'avevo aperta e accidenti... precipito... nel mentre una voce mi chiosa  – ... il cartello, perché non l'hai letto prima d'aprire? – già... perché non avevo gli occhiali... li lascio sul comodino, la notte... che c'era scritto?
– Mind the gap! - ... ah... grazie, eh!... in quello terminò il mio precipitare, nuovamente mi ritrovai davanti a quella porta col piccolo cartello... beh, adesso sapevo cosa c'era scritto e stavo per ritornar sui miei passi che mi ritrovai gli occhiali in mano... visto che potevo leggerlo mi rivolsi nuovamente al cartello, magari c'era dell'altro... 

... ma adesso era tutt'altro, non quel Mind the gap! ma un'altra scritta, circondata di fiori e in lontana prospettiva quelle che parevan persone, o meglio contadini con il loro gregge... e ancor più lontano quasi un vortice multicolore che scendeva dal cielo... e sul cartello, c'era scritto... Krshna bar ... 

Esitai, con la man sulla maniglia... non volendo incorrere in un altro precipitar nel nulla... ma... udii un suono, un canto... ma sì, una litania che ben ricordavo:

hare kṛiṣhṇa hare kṛiṣhṇa 
kṛiṣhṇa kṛiṣhṇa hare hare
hare rāma hare rāma
rāma rāma hare hare


e mi rassicurò l'ipnotica dolcezza di quel salmodiare e aprii la porta... accidenti, altro che bar... mi ritrovai nella hall di un grande albergo, enorme... con scalinate a perdita d'occhio e un via vai di persone... e tavoli, camerieri... vassoi con bevande fumanti e dolci e buffet d'ogni sorta... 

... e un'indescrivibile sensazione di felicità mi colse, quasi come quella di chi ritorni a casa dopo un lungo viaggio... e mi sovvenne Odisseo al ritrovar il suo cane, talmente pervaso dall'amore per il suo padrone d'aver costretto anche la nera morte ad attenderne il ritorno prima di coglierlo... uno scodinzolar di coda, l'abbassar d'orecchie e due cuori si toccarono, per l'ultima volta, confermando l'indissolubilità di quel legame... ricordo che Odisseo solo in quel frangente versò l'unica lacrima...

Forse anch'io mi ritrovai una lagrima, per i miei cari... e per quello che potevo fare e non feci, anzi... ma una voce mi invita alla reception: "venga qui, dottor Andrea ".

E nel recarmi a quel bancone si diffonde una musica... la mia musica preferita, La mer, di Trenèt...
 

Il mare
che lungo golfi chiari vediamo danzare
ha riflessi d'argento,
il mare,
riflessi cangianti
sotto la pioggia.
 
Il mare
al cielo estivo confonde
i suoi cavalloni bianchi
con i più puri angeli.
Il mare, mandriano d'azzurro
infinito.
 
Guardate
nelle paludi
quelle alte canne bagnate,
guardate
quegli uccelli bianchi
e quelle case arrugginite:
 
il mare
li ha cullati
lungo golfi chiari.
E con una canzone d'amore
il mare
ha cullato il mio cuore per tutta la vita.

 
"il dottor Andrea..?" - sì, son io... che coincidenza, la mia musica preferita... ma prego, dite...

"dottore... ben ritornato, grazie per la visita... a breve dovrà partire e qualcuno mi ha incaricato di riferirle alcune cose..." 

... veramente non vorrei ripartire così presto... mi par d'esser a casa, qui... quante persone... e più ne distinguo e più ne scorgo... davvero non potrei star qui, almeno una settimana... qualche giorno?

"c'è già stato, dottore, tante volte... anche se non le ricorda tuttavia il sentimento che prova, non solo lei... lo dicon quasi tutti... è quello che ha detto, di sentirsi a casa... anche se, come tutti gli hotel, pure questo è un luogo di passaggio... abbia fiducia, la conosciamo... non ci dimenticheremo mai di lei, ritornerà... ora le dico il messaggio, riguarda l'amore..." 

... l'amore... stavo proprio pensando a quello, a Argo e Odisseo, ai miei cari... e alle mie colpe... un'altra coincidenza...

"... qui, in una diversa prospettiva, le coincidenze son la regola... ma è un discorso che adesso non abbiamo il tempo di fare... dicevamo dell'amore... qualcuno la interrogherà su questo e lei, che ha compreso in questa breve visita più di quello che si potrebbe dire al riguardo, risponderà adeguatamente..." 

... compreso, io..? lo vorrei, ma mi sfugge...

"...sfugge quel che si guarda, resta quel che si vive... son parole sue, sa..?" 

... se son mie com'è che non le ricordo e lei sì?

"lo dicon proprio quelle parole... lei guarda e non trova, provi a  viverle..."

... mi par di cogliere qualcosa... potrebbe aiutarmi un pochino?

"certamente, son qui per questo... ritorni col pensiero ad Argo..." 

... uno scodinzolar di coda, l'abbassar d'orecchie e due cuori si toccarono, per l'ultima volta, confermando l'indissolubilità di quel legame... ricordo che Odisseo solo in quel frangente versò l'unica lacrima... sin qui, va bene?

"va benissimo, è proprio il punto giusto... ora dica il seguito, quello che ha vissuto ma non ha espresso..."

... ci provo...  e compresi che l'amor non ha forma né criterio, alcuno n'è padrone e neppur la morte ne dispone... oddio, ma donde vengono, son davvero mie..?

"son di tutti e perciò son anche sue... le ricorderà, tra poco... arrivederci..."

... arrivederci...


 
hare kṛiṣhṇa hare kṛiṣhṇa 
kṛiṣhṇa kṛiṣhṇa hare hare
hare rāma hare rāma
rāma rāma hare hare

 
 

driiiin.... driiiinnnnnn.... driiiinnnn...


 
-        ... accidenti, mi son addormentato... sì, eccomi, arrivo... oh, signorina Vania... son costernato, mi ha colto un sonno così profondo... la prego, mi perdoni... è tanto che attende, vero?

-        ... beh... venti minuti... per quello ho suonato così a lungo... ho pensato che forse non era nello studio...

-        ...non mi era mai accaduto... ma cos'è questa musica..?

-        Ah, ho dimenticato di spegnerla... le mie cuffiette... una musica per passare il tempo, mi rilassa...
 
-        hare kṛiṣhṇa hare kṛiṣhṇa 
kṛiṣhṇa kṛiṣhṇa hare hare   ...
la conosco... chi non la conosce... e, non ci crederà, ma la stavo ascoltando anche nel sogno... bene, eccoci qui... parleremo dell'amore, vero?
 
-        Oh...sì! Lei al bar ha detto che... solo chi ama conosce l'amore... per gli altri è una parola come un'altra, di cinque lettere... può comprendermi se gliene parlerò..?

-        ... conosce la storia di Ulisse e del suo cane, Argo?

-        Perbacco, che combinazione!... sì, certo...

-        ... stavo sognando proprio quello... e ricordo i miei pensieri al riguardo:- ... uno scodinzolar di coda, l'abbassar d'orecchie e due cuori si toccarono, per l'ultima volta, e compresi che l'amor non ha forma né criterio, alcuno n'è padrone e neppur la morte ne dispone... pare meravigliata... beh, accade che in sogno s'abbiano, per così dire, dei suggerimenti...

-        ... dottore... intanto, posso chiamarla per nome?

-        Se lo desidera, a me non dispiace, ma devo farlo a mia volta, per reciprocità, va bene?

-        Oh, sì... Andrea... non son meravigliata per quel che hai detto... quando io e Gianni abbiamo scampato l'incidente d'auto... fu a causa di una telefonata...

-        ...ricordo...

-        ... la moglie di Gianni gli telefonò, per chiedergli di acquistare un libro... che la stessa sera siamo passati a prendere... ne acquistammo anche uno per conto nostro, attratti dal titolo...  il primo, quello per Maddalena, la moglie di Gianni... era un'edizione illustrata dell'Odissea... che sfogliammo in un giardino pubblico seduti su una panchina, per stemperare la tensione e le emozioni... ricordo che mi addormentai sul petto di Gianni, mentre guardavo proprio la litografia di quella scena, Argo e Ulisse...

-        ... accidenti, una bella combinazione... e l'altro libro..?

-        Quello ci siamo solo promessi di leggerlo, lo faremo tra poco... abbiamo in programma una vacanza... comunque una storia sulla guerra, di un francese... rammento solo il nome, Jean... il titolo riguardava il mare...

-        ...ah, il mare... Jean Trènet, lo conosci..?

-        ... accidenti... ma come fai!!? ... quello della canzone preferita di Gianni, La mer...!

-        ... beh... se ti dicessi che è anche la mia..?

-        ...penserei che quello che stiamo vivendo è un romanzo, non la realtà...

-        E in un romanzo...secondo una diversa prospettiva...  le coincidenze son la regola... ma è un discorso che adesso non abbiamo il tempo di fare...

-        ... spero lo faremo, Andrea, sono curiosa...

-        Certamente, comunque, Vania... oggi è andata un po' strana, diciamo... per questo incontro non mi devi nulla, non abbiamo neppur cominciato e ti ho fatto perdere tutto il tempo...

-        -...oh, no... abbiamo davvero cominciato bene!!

-        ... dici... perché?

-        Beh... mi par quasi d'esserti amica da tanto... e poi... ho sentito che potrai capirmi... quando parlerò d'amore...

-        ... spero d'essere adeguato al tuo sentire...

-        ... lo sei, lo sei... io queste cose le sento... quella parola, adeguato... sai, sbuca sempre fuori nella mia vita, guarda, ho ricopiato qui un pezzo del suo significato:
... Pareggiato, disteso su uno stesso piano, riferito alle ali nel volo:... indirizzossi a l'ime Parti del mondo il messaggier celeste [l'arcangelo Gabriele]: Pria sul Libano monte ei si ritenne, e si librò su l'adeguate penne (T. Tasso).

-        ... la Gerusalemme liberata... riferito alle ali nel volo...bello...

-        Le ali dell'amore, vero?

-        Eh, già, che altre..? Vania, devo proprio chiudere, adesso, scusami ancora...

-        ... ma di niente, Andrea... si continua, eh... 
 
-        Sì, la prossima volta... arriv... ciao...

-        Ciao... Andrea...  hare kṛiṣhṇa...


-        hare kṛiṣhṇa, Vania... 


..............................................


Cordialmente

Jean
#863
Scusa se mi permetto, Gibran,
 
in questo forum ci sono persone che han dato prova di disponibilità dedicando assai del loro prezioso tempo per interloquire con gli utenti. 
Non è cosa da poco e non l'ho trovato da altre parti e se, come può accadere, i nostri condizionamenti di cui anche tu parli ci impediscono di procedere oltre la comprensione che ci permettono, non è colpa né demerito di alcuno. 

Nello specifico, poiché da un po' di tempo conosco il suo modo di esporre, non mi risulta così ostico come a te l'argomentare di paul11. 
Certo aiuterebbe per diminuire la distanza anche leggere quanto scrive in altre sezioni e scrisse nel forum precedente; per quel che mi riguarda, non disponendo della sua cultura rilevo le mie lacune più che la sua inadeguatezza (Sariputra docet... una battuta e un po' di propaganda, ma non solo). 

Dire, come hai detto, che parli addirittura un'altra lingua lo ritengo ingeneroso nei suoi confronti, ma volendo ci può stare, con quest'espressione cruda si prende atto del differente cammino di comprensione... e poi si chiudono le porte o si mantengono aperte? 
Nel tuo successivo interloquire con Phil, i lettori – siamo in un pubblico palcoscenico – avranno avuto le loro impressioni e questo in ogni caso li avrà arricchiti, come ogni spettacolo (non frivolo) cui si assiste. 
E credo che sia questa la motivazione di fondo che anima paul e molti di noi... farsi attori di un tentativo di condivisione che quando va bene creerà un ponte, per quanto provvisorio la maggior parte delle volte, tra universi (psichici) differenti.

Un poco mi dispiace la fretta, sempre una cattiva consigliera, che ti ha colto per me inaspettatamente... mentre cominciavo a gradire la tua impostazione e certe tue deduzioni, poi sul modo... ognuno ha il suo stile.
 
Abbiamo tutti da imparare qualcosa dagli altri, dal nostro prossimo; il massimo obiettivo sarebbe di farsi così vicini da poterne leggere la mente e il cuore, e poi nei casi fortunati procedere assieme. 
Questa per me è un'indagine che val la pena di compiere, si dice che da soli ce la suoniamo e cantiamo...

In conclusione mi auguro che tu possa mantenere le porte aperte e nel quotare la tua affermazione:

"Se rispondo subito in base a ciò che già so, a ciò che ho letto, imparato dai libri o dalla viva voce di qualcun altro, l'indagine non può partire."
 

ti saluto cordialmente

Jean
#864
Presentazione nuovi iscritti / Re:Hello World
15 Giugno 2016, 23:29:55 PM
mannaggia, Toch,

mi son accorto che non ti avevano salutato...  


grazie per il complimento a nome del forum


cordialmente
Jean
#865
benvenuto, 

meglio tardi che mai...

son tra quelli che apprezzano questa sezione... che nella mia fantasia mi raffiguro come un bar, frequentato da antichi (che termine...) e recenti avventori che vedono nuovamente aprirsi la porta e introdursi un volto (nick) nuovo... 

eh, non sapete che perdete
nel fuggire 'sta sezione,
oh, nulla più di quel che avete
... avete fatto colazione?

bien cordialement
Jean
#866
Grazie a te per l'occasione, Gibran,
 
sono sostanzialmente d'accordo su quanto dici... un po' troppo per  la mia capacità di replicare... non avendo una grande autonomia e prediligendo la sintesi. 
Mi dispiace ancora per l'errore di collocazione (della discussione) e temo (per dire, eh...) l'eventualità di sconfinare nell'off-topic, per cui ne discende una premessa: discutere di religioni e delle loro caratteristiche (al di là del significato assunto dal  vocabolario) può implicare il dover ripercorrerne  l'origine... e l'origine di tutto sta nel pensiero e il senso dell'io che ne scaturisce. Così potrebbe essere, per chi lo vorrà compiere, un lungo viaggio, lettore avvisato...
 
Nello specifico, concordo con le tue parole (che puoi ritrovare quasi nella medesima forma nella mia discussione sul vecchio forum: Che siamo, da dove veniamo, dove andiamo): "Se rispondo subito in base a ciò che già so, a ciò che ho letto, imparato dai libri o dalla viva voce di qualcun altro, l'indagine non può partire."

... ponendoti tuttavia la questione se "tutta quella roba nostra",  che chiami la coscienza individuale, sia davvero momentaneamente stoppata dal riconoscimento di non sapere. 
Certo può esserne l'espressione attraverso il pensiero, ma è dal medesimo "serbatoio" che procederà (riattivata la funzione del pensiero) sia pur per un differente percorso, l'elaborazione mentale.
E da questo (tra i tanti) differente percorso richiamo la tua attenzione su conclusioni e certezze cui giungi:

"In realtà non c'è alcuna divisione tra contenuti e contenitore. Ciò che chiamiamo l'io è solo un fenomeno di identificazione con alcuni di questi contenuti, la mia casa, la mia famiglia, i miei possessi, i miei hobby, etc. , e l'io dà vita e continuità a queste memorie del passato. Ciò che chiamiamo pensiero (che non è disgiunto dalle emozioni) e che riteniamo una facoltà "spirituale" è in realtà un processo meccanico che non ha nulla di spirituale."
 
Tanta roba, eh...

 
Adesso ti propongo un'ipotesi...

...nella coscienza collettiva, il serbatoio dei serbatoi, sarà certamente (non potrebbe essere altrimenti) registrato questo approccio, magari, anche se dubito, fu proprio Socrate a immaginarlo, e quando nell'attuale coscienza individuale vien riproposta la medesima modalità, lo stesso schema... lo stesso input, ecco che al termine dell'indagine, come la chiami, si arriva alle conclusioni... ma c'è un problema, non son le stesse per tutti. 
Ciò inficia l'approccio, o questo ha una limitata validità? 
Oppure ritorniamo sempre lì, tutto è vero e falso (ahinoi, il principio di non contraddizione...) allo stesso tempo e non c'è una sola verità?
 
E a cosa mirano le religioni se non a proclamare l'unica verità?
Ma c'è un problema... attingono anch'esse dal medesimo serbatoio...
 
 
Cordialmente

Jean   
#867
Cit. Gibran - Ma l'idea di cambiare la società per cambiare l'individuo è un'idea fallace - vedi fallimento di tutte queste utopie - comunismo, nazismo, etc.) perché è l'individuo che crea la società e non viceversa. A dirla meglio non c'è divisione tra individuo e società (e questo invalida ciò che hai detto sulle religioni "individualistiche"), cioè l'interno (la struttura psicologica dell'io) prevale sempre sull'esterno (la struttura della società). Il cambiamento può avvenire solo all'interno, nell'individuo, e questa è la funzione della religione, e quindi l'individuo per forza di cosa creerà una società migliore. E' l'amore che cambia il mondo, non la politica o le utopie religiose. L'amore è la sola cosa realmente rivoluzionaria, e l'amore può fiorire solo nell'individuo. Una società coercitiva distorce e inibisce la mente individuale e crea degli automi. 

Da una parte direi che sia la somma degli individui a determinare (non userei "crea") la forma della società e le sue caratteristiche, dall'altra parte è il contesto sociale che agisce sull'individuo, sia positivamente – ottenendone in risposta collaborazione e integrazione – sia negativamente – con rifiuto e ribellione. 

In una visione d'insieme (un po' come la storia dell'uovo e della gallina che si risolve nell'ammettere una fase di coesistenza) si ha da principio un individuo che matura il rifiuto delle regole e necessariamente, salvo non si ritiri in isolamento, il suo proporre tale visione ad altri. 
Se avrà successo si formerà il primo nucleo di una società (intesa come appartenenza a regole/interpretazioni condivise) all'interno di quella prevalente (almeno come dimensioni/importanza). 

Un fluire continuo tra individuo e società che ricorda i meccanismi biologici, quando si sviluppano cellule di una "nuova" società che il "sistema" immunitario non è più in grado di eliminare. 
Se ci domandiamo il "perché" arriviamo a parlare, in senso lato, di "storia". 
Perché non c'è una "storia" (biochimica) cui far riferimento per affrontare quel qualcosa di nuovo, che magari ha trovato anche il modo di chiudere le porte (recettori) agli "ispettori". 
Che è quanto analogamente accade per la storia umana.   


Sul cambiamento che possa avvenire solo dall'interno (e sulla funzione della religione... secondo la definizione della Treccani quella musulmana/maomettana vi rientra a pieno titolo, ma comprendo l'intento provocatorio a fin di discussione del titolo della stessa) non mi pronuncio qui, per non estendere l'off-topic ... ma almeno vorrei considerare la possibilità dell'arbitraria divisione tra interno ed esterno... tra materia ed energia, osservatore ed osservato e così via.


Sull'amore che cambia il mondo, beh, sembra ancora un processo lungi dal compiersi e perennemente in divenire, salvo intenderlo a livello "locale", a macchia di leopardo all'interno delle comunità, sociali o religiose che siano. 
Nessuno nega l'esistenza dell'amore... come poterne parlarne altrimenti? 
Ma sovente ci si dimentica come sia una "forza" per definizione senza condizionamenti e, scusatemi, diffido di chi proclami di conoscerla e comprenderne i disegni. 
Solo chi ama conosce l'amore e l'amore di cui si parla non lo è.
 
 
Cordialmente
Jean
#868
Riflessioni sull'Arte / Re:Nuit etoilée
10 Giugno 2016, 23:23:07 PM
10 luglio: Santa Felicita

.......
 E rivedo la tua bocca vermiglia
così larga nel ridere e nel bere,
e il volto squadro, senza sopracciglia,
tutto sparso d'efelidi leggiere
e gli occhi fermi, l'iridi sincere
azzurre d'un azzurro di stoviglia...

.......
 

Caro paul,

ho letto che forse Guccini s'era ispirato alla lirica del Gozzano e leggendo Santa Felicita si ritrova un po' di quella lucida (mi vien questo aggettivo) nostalgia che pervade la sua canzone.

Gozzano morì a soli 33 anni, quattro in meno di Vincent... due vite brevi e apparentemente diverse, entrambe illuminate dall'arte e accomunate dalla consapevolezza del breve tempo loro concesso. 
Durante il quale, secondo le loro possibilità e talento, hanno profuso il meglio di se stessi, evidenziando, come scrivi, la distanza fra l'alienazione di una vita soppressa (condivido il termine) e la loro libertà artistica.

Cara amica il tempo prende il tempo dà...  il tempo, il braccio armato del destino...
 


Il link di Acquario, che ringrazio, rimanda al podcast delle otto della sera e vi invito, non l'abbiate fatto, ad ascoltarlo, ricco com'è di informazioni:
... noi artisti paghiamo un prezzo incredibilmente alto di salute, di giovinezza, di libertà... delle quali non dobbiamo godere nulla, proprio come il ronzino che tira la carrozza di gente che godrà, loro sì, la primavera. Vincent.
 
 
Tristezza... e nostalgia di quella primavera scorta e subito fuggita, senza che si possa viverla appieno, come una persona normale. 
Per questi artisti  la vita è come un quadrifoglio che non è dato loro di raccogliere.
Rimane l'insostenibile leggerezza del loro essere, stupefatto (come noi non si può immaginare) di fronte ad una notte stellata... o alla semplice consapevolezza dell'esistenza.
 

« Trenta quaranta,
tutto il mondo canta
canta lo gallo
risponde la gallina...

Socchiusi gli occhi, sto
supino nel trifoglio,
e vedo un quadrifoglio
che non raccoglierò ....

Socchiudo gli occhi, estranio
ai casi della vita.
Sento fra le mie dita
la forma del mio cranio:

ma dunque, esisto! O strano!
vive fra il Tutto e il Niente
quella cosa vivente
detta guidogozzano! 

 
 


Cordialmente

Jean
#869
Caro Freedom,

le cose sono ancor peggio di quello che appaiono:

http://www.independent.co.uk/voices/comment/what-is-ttip-and-six-reasons-why-the-answer-should-scare-you-9779688.html

I governi e i loro politicanti sono, come giustamente rilevi, delle marionette nelle mani di chi li manovra. 
Qualche anno addietro la nostra Europa è stata sull'orlo del disfacimento:

http://www.repubblica.it/economia/2016/06/10/news/quella_solidarieta_europea_infranta_da_merkel-sarkozy_all_inizio_dell_onda_populista-141683204/

e a quell'orlo ci stiamo riavvicinando velocemente...

Se anche questa volta, localmente - inteso a livello europeo - la scamperemo (almeno a breve termine... a medio non c'è partita...) già si delineano nuovi scenari oltreatlantici, Hillay o Trump che siano, le lobby militari e finanziarie sono in attesa...

Che possiamo fare noi, topi di fogna?

Sarò pessimista ma credo ben poco, forse almeno capire chi siano gli abitanti dei piani alti, che da sempre scaricano i loro rifiuti dove vive la maggior parte dell'umanità. 

Guardate i luoghi che frequentano le marionette, noi siamo il pubblico che paga con la propria vita il biglietto... per far divertire gli artefici di inconfessabili trame. Un esemplificativo esempio è stato postato da Acquario:

http://www.riflessioni.it/logos/tematiche-spirituali/una-cerimonia-a-dir-poco-inquietante/


A te, paul11, che domandi se ... un uomo senza passione che non coinvolge più la sua sfera emotiva nello stupore, nella curiosità, nel trasporto, vive?... rispondo che nonostante tutto, sì... una certamente scarsa, molto scarsa, qualità di vita... ma ci fu bisogno degli schiavi per edificare le grandi civiltà del passato e in quelle ogni tanto, la Consapevolezza, un disegno oltre l'immediato, rialzò la testa...
 


Cordialmante
Jean
#870
 
 
Signori,

nonostante tutto – forse nonostante l'uomo, direbbe qualcuno - il mondo è un luogo fantastico e pur senza averne troppa fiducia, spero rimanga tale a lungo, per le generazioni che verranno.

È così grande, immenso se rapportato alla nostra aspettativa di vita, che nei casi migliori, quelli riservati ai grandi viaggiatori, se ne può avere solo una parzialissima esperienza. 
Non ci credete? Solo in Norvegia vi sono circa 450000 laghi ... a volerli visitare tutti, anche a decine al giorno... fate i conti.

Ma, per fortuna, possiamo attingere ai resoconti di innumerevoli viaggiatori d'ogni tempo che non resistono all'impulso de farve vedè do' so stati... e voi che li ascoltate a volte capite l'importanza (sociale) di non deludere i vostri simili... 

https://www.youtube.com/watch?v=bu2a35XJvmE


Er fatto sta ch'è troppo grande, er mondo... se po' solo smozzicà... e quindi quel poco conviene sceglierlo con cura e 'un sprecarlo, 'un se po' sapè se ce sarà n'artra occasione...



... ma...  dove mi trovo... che son tutte tutte quelle vallate che il mio sguardo incontra... e quelle ripide vette scintillanti di neve?

E quei sentieri, quei percorsi che conducono a paesi e città...  strano, posso veder quello che accade!! 
Sentir le genti discuter dei loro problemi, de la guera che l'ha rovinati prima e der lavoro (che c'è sempre meno) che sta a finì de rovinarli adesso...

E c'è chi sta a dà a colpa ar progresso, a darwinne (e chi o' conosce...) a li cinesi, che so dappertutto, come formiche... e dicheno che ce toccherà studià Confucio... qualcuno qui pare lo capisca... ma un cinese, no per sminuì, eh... ma po' comprender Dante, senza aver la cultura e la lingua der nostro stivale?

Ohhh... stavo quasi a sfiduciarme... ma adesso che sto a vedè bene, ammazza quanti so sti dipinti, ste statue... sti campanili e chiese e borghi e viuzze e corti... e musiche... so arrivato all'arte e un passo sotto... so qua, a parlà de sto viaggio ch'ho fatto ner mondo dove me trovo... vallate filosofiche, vette spirituali... e quant'altro di cui è composto...

Ma... (e daje co sti ma... 'un finiscono mai...) arrivato a li confini, ar par de Dante, molto meno, eh... scorgo qualcosa... al di là... che 'un è quello che... do sta er fero, please... ma quello de cui se po' dì, un ardelà minore, diciamo... un ardelà debbole, come er pensiero quanno nun ha sostanza ne' cultura ( e c'è da starce attenti a daje credito, che te sgameno subito...)...

Che ce sta, dunque, ardelà?

Ce state voi ed io, ce stamo tutti... come prima de venì ar mondo... che dite, quarcuno c'è venuto senza presentarse..? 
Eh, se vede che contava d'esser riconosciuto o armeno de farse riconoscer co le opere, ce stanno tanti modi, 'un siate riggidi...

Eppoi volendo, ce sta ancora na specie de limbo, dove se po' mette de tutto... ma bisogna farse venì n'idea e puro scriverla, mejo tornà addietro, troppa fatica.. ma, accidenti, e che è sto buco, chi l'ha messo!? 

Se 'un ce stavo accorto ce cascavo... "mind the gap!" ... ah, beh, c'era er cartello... ma semo in Italia, a traduzione no, eh..? 
Pori noi... tutti sti cinesi... eh va beh, 'a globalizzazione... folza Italia!
 

nǐ hǎo
Jean