Se un amico affetto da disagio psichico mi chiedesse consiglio su testi da consultare gli darei un Linus forse, ma proprio se l'avessi lì a portata di mano. Non gli consiglierei alcun testo perché riterrei che abbia probabilmente più bisogno di risposte che di domande, e un testo è fondamentalmente muto. Cioè, parla, ma non può essere interrotto da domande che hanno sicuramente due basi scatenanti: primo la traduzione del pensiero esposto pure se è della stessa lingua del lettore e secondo, domande perché si avrebbe bisogno di una disambiguazione, oppure che riflettono una contrarietà che non può risolversi per certo. Questa mancanza si potrebbe in parte compensare discutendo il testo col terapeuta .... chissà dove arriva il conto, sempre ammesso che il terapeuta sia d'accordo.
Detto ciò non penso che la filosofia produca malanni essendo un campo del sapere umano. Semmai sarà chi la strumentalizza a propri fini, come lo si fa con la scienza del resto, e magari tra questi manipolatori può cascarci pure qualche additato filosofo. Seguendo comunque il filone "più filosofia" bisognerebbe innanzitutto fare un distinguo tra conoscenza della storia della filosofia e atteggiamento filosofico. Sarei quindi propenso a dire che sarebbe quest'ultimo a doversi esprimere assecondando il "più filosofia". Io ho fatto il liceo scientifico e ho molte lacune in storia della filosofia, ma non è che mi sfuggano i problemi filosofici. Dico ... non ci vuole mica molto a farsi un'idea. D'altra parte, l'atteggiamento filosofico non è cosa che si trovi facilmente per strada giacché richiederebbe, a mio giudizio, un senso di distacco dalla mondanità intesa questa come espressione del proprio lavoro/professione e non quindi come espressione di mera socialità. Sarebbe tale distacco, da ascriversi ad una propensione individuale e non certo collettiva, a permettere al filosofo di osservare il mondo come quasi lo vedesse da fuori e a cercare di trovare risposta a quella che riterrei essere la domanda filosofica per eccellenza, cioè ... Chi siamo? E' poi naturale che ognuno che non abbia un atteggiamento filosofico possa avere domande di natura esistenziale diverse che corrispondono a filosofie diverse nella pratica, ma costui dovrà pure rendersi conto che siamo tutti sempre in difetto, filosofo compreso, e questo difetto a rigor di logica si dovrebbe pagare prima o dopo. A chi si paga? A chi possiede meno difetti, ovviamente, e questo assecondando la logica democratica, fermo restando che l'ecumenizzazione si risolve solo rispondendo al "Chi siamo?"
Un saluto