Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - daniele22

#871
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
21 Ottobre 2023, 21:17:47 PM
Citazione di: green demetr il 21 Ottobre 2023, 03:27:23 AMMa si la filosofia accademica con le sue patturnie su temi inutili, lasciamola perdere. Continuiamo con in nostri pensieri intermittenti. Quello che è mio è tuo e  quello che è tuo è mio...che importa ;) l'importante è mantenere acceso il cervello, ormai sempre più in panne. :D
Grazie Green, insomma se ho ben inteso vado avanti io che a te vien da ridere. Salutoni
#872
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
20 Ottobre 2023, 09:50:40 AM
Citazione di: bobmax il 19 Ottobre 2023, 17:57:25 PMTuttavia il linguaggio è tale, cioè ha un significato, soltanto perché esprime verità.
Questa verità è non solo l'accordo tra la parola e la cosa (che è una convenzione) ma pure l'accordo tra le cose stesse.
Questo accordo è la verità nel nostro esserci mondano.
Senza di esso non potrebbe esistere alcun linguaggio.
È in questo senso che il linguaggio esprime la verità delle cose, esprime il loro accordo.
Se non lo esprimesse non sarebbe linguaggio.

Non penso che noi abbiamo "scoperto" leggi fisiche. Piuttosto, noi abbiamo inventato leggi fisiche.
Cioè abbiamo ricavato dalla osservazione, tramite la induzione, delle regolarità che abbiamo cercato di descrivere.
E lo abbiamo messe nero su bianco sotto forma di leggi.
Ma queste leggi non se ne stanno assolute in qualche iperuranio, in attesa di essere scoperte. Sono soltanto il frutto della nostra interpretazione della realtà.

Difatti la scienza è rinuncia alla Verità, in nome... della stessa Verità!

Riguardo al sapere di dover morire... penso che un ulteriore step avverrà quando incominceremo a sospettare che in realtà non moriamo mai.
Perché non c'è nessuno che muore, in quanto... non c'è nessuno che vive.

Un saluto a te, che mai morirai.
Volevo fare un intervento in merito alla zuffa occorsa tra te e Jacopus soprattutto dopo tutte le offese che in questi tre anni ho mosso di volta in volta al forum in generale e che elenco in ordine cronologico: mancanti di curiosità, pavidi, tolemaici, ammalati di analfabetismo funzionale e infine dogmatici negativi. Nessuno ha mai avuto nulla da dire, ma questo forse ha a che fare con una scarsa considerazione di cui gode la mia persona. Hai comunque senz'altro la mia solidarietà anche se non ho apprezzato il tono a me sembrato troppo paternalistico con cui ti sei rivolto a Stefano. Fine.
Sono d'accordo, la scienza è un optional, sono d'accordo su quanto dici circa la scoperta o invenzione, che io di solito chiamo svelamento. Sì, si può dire proprio che l'universo l'abbiamo fatto a nostra immagine e somiglianza; potevamo pure non produrre una scienza, forse, ma se per esempio fossimo stati sensibili solo alla temperatura e che so, all'olfatto, e avessimo sviluppato una scienza fisica, presumo che avremmo sempre prodotto leggi che riguardano il moto: la drammatica realtà del divenire appunto. Non so se col termine Verità tu intenda l'assenza di moto, ma se così fosse, a mio vedere saresti fuori del tempo mondano. Nei nostri trascorsi mi ricordo che una volta, forse grattandoti in testa, ti chiedevi cosa c'entrasse il portafoglio, oggetto al quale ero ricorso nella mia strabiliante argomentazione ... eh eh eh ... Tanto andarono le cose che ti accusai infine di vivere a un metro dal suolo. E ancor oggi infatti la parte finale del discorso di questo tuo post trasmette proprio quest'idea che io, coi piedi saldi in terra, non posso accettare solo perché non è utile al mio intento mondano, dove esistono il dolore, la gioia, la consapevolezza della morte; intento già dichiarato più volte in passato e le cui pretese sarebbero quelle di mettere in crisi la filosofia e la scienza partendo proprio dal linguaggio. Capisco infatti benissimo quando sostieni che affermare è una negazione, è vero, ma solo se estrapoli il linguaggio dal contesto della situazione fattuale in cui si sviluppa. E lo capisco perché, e questo l'ho già detto in passato non a te, quella che tu chiami negazione essendo ben ferrato in logica, io la chiamo invece provocazione, quasi a voler screditare il valore di queste favolose scoperte, pur apprezzandole in parte. Non preoccuparti quindi del fatto che pure io nego affermando, che pure io provoco, perché lo faccio nella speranza che dopo questa inaudita e gigantesca provocazione possa realizzarsi finalmente un momento di stasi e riflessione critica.
Non sono invece d'accordo su quanto sostieni sul linguaggio e vorrei proporti intanto di riflettere sul fatto che, almeno in parte, nel senso che il linguaggio non sarebbe un optional, esso riflette la stessa mancanza di verità che tu imputi alla scienza, ma per ora mi fermo. Un saluto
#873
Storia / Re: Biblioteca del faraone Ramses II
19 Ottobre 2023, 11:29:57 AM
Citazione di: doxa il 18 Ottobre 2023, 17:12:22 PMIl filosofo e politico inglese Francis Bacon (1561 – 1626), scrisse: "Alcuni libri devono essere assaggiati, altri inghiottiti, pochi masticati e digeriti".

Il teologo, poeta e frate domenicano Tommaso Campanella (1568 – 1639), nella suo sonetto titolato "Anima immortale" immagina l'anima parlante, che considera sé stessa immortale, insaziabile di sapere e volere...

Anima immortale

Di cervel dentro un pugno io sto, e divoro
tanto, che quanti libri tiene il mondo
non sazian l'appetito mio profondo.
Quanto ho mangiato! e del digiun pur moro!

D'un gran mondo Aristarco e Metrodoro
di piú cibommi, e piú di fame abbondo;
disiando e sentendo, giro in tondo;
e quanto intendo piú, tanto piú ignoro.

Dunque immagin sono io del Padre immenso,
che gli enti, come il mar li pesci, cinge,
e sol è oggetto dell'amante senso;
cui il sillogismo è stral, che al segno attinge;
l'autoritá è man d'altri; donde penso
sol certo e lieto chi s'illuia e incinge.
-------
Le prime due quartine del sonetto pongono il problema della conoscenza, il desiderio di conoscere.

Dominano le coppie antitetiche: "Quanto ho mangiato! e del digiun pur moro" (verso 4), "di più cibommi, e più di fame abbondo" (verso 6), "e quanto intendo più, tanto più ignoro" (verso 8).

Una situazione che egli supera riconoscendosi "immagin" di Dio, che "cinge" (= racchiude in sé) gli esseri come il mare i pesci.

La crisi del poeta culmina nel verso conclusivo del sonetto: solo chi in Dio si affida ("s'illuia" neologismo usato da Dante nel cantico dedicato al Paradiso, IX, 73) e di lui si impregna ("incinge" altra citazione dalla Commedia, Inferno, VIII, 45) raggiunge la verità e la felicità.

Campanella approda così , a quel mistero della vita e della fede che lo rende "certo e lieto", pur se è in una prigione sotterranea nel castello di Sant'Elmo, a Napoli.
 

Marguerite Yourcenar nel romanzo "Memorie di Adriano" scrisse:

"Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire. Ho ricostruito molto, e ricostruire significa collaborare con il tempo, nel suo aspetto di "passato", coglierne lo spirito o modificarlo, protenderlo quasi verso un più lungo avvenire; significa scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti".

L'imperatore Adriano regnò dal 117 al 138.

Il romanzo della Yourcenar ha forma epistolare: immagina l'imperatore Adriano che si rivolge al filosofo e scrittore Marco Aurelio. Questo, su indicazione dell'imperatore Adriano, nel 138 fu adottato dal futuro suocero e zio acquisito Antonino Pio, che lo associò al governo e lo designò come suo successore al trono imperiale.

Per il cardinale Gianfranco Ravasi "Le biblioteche sono simili a crocevia in cui s'incontrano passato e presente, realtà e sogni, storia e speranza, consenso, dissenso, ma soprattutto senso". Ed ha aggiunto: Forse aveva ragione lo scrittore Stephen King, quando forse sbrigativamente suggeriva: "Se tutto il resto sta fallendo, lascia perdere e va' in biblioteca".
Ciao doxa, degna di nota la tua osservazione: Dominano le coppie antitetiche: "Quanto ho mangiato! e del digiun pur moro" (verso 4), "di più cibommi, e più di fame abbondo" (verso 6), "e quanto intendo più, tanto più ignoro" (verso 8).
Diversamente da Campanella mi manca però la fede in Dio per assopire l'animo mio inquieto. Mi consola comunque un'altra fede ben più terrena. Un saluto 
#874
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
19 Ottobre 2023, 10:46:55 AM
Citazione di: bobmax il 13 Ottobre 2023, 15:02:12 PMLa verità non deriva certo dal linguaggio.

Il linguaggio e la verità hanno infatti la medesima origine: la determinazione.
Ma il linguaggio necessita pure della verità, in quanto accordo tra ciò che è determinato.

Il linguaggio cerca perciò di esprimere il determinato e la sua verità.

Non vi potrebbe essere nessun linguaggio senza che prima non vi fosse una verità.
È vero che la verità non deriva dal linguaggio, ma non penso che ravanare troppo nel merito dei contenuti che esso esprime sia utile a svelare il nesso tra realtà e verità. Occorrerebbe cioè prendere la faccenda un po' più alla larga.
C'è da dire intanto che qualsiasi esternazione linguistica è di fatto un "fenomeno" essendo che il nucleo del fenomeno si costituisce nell'azione, e il "parlare" corrisponde senz'altro ad un'azione. Esaminando quindi il fenomeno linguaggio non mi sembra così scontato che questo cerchi di esprimere la verità, date pure le evidenze in cui esso si manifesta. Mi sembra cioè che ciascuno affermi se stesso anche attraverso modalità linguistiche di cui il cercare di esprimere la verità risulta essere una tra molte altre. Nel senso che non tutti siamo interessati alla verità e alla conoscenza, o almeno non in modo esplicito.
Per quanto riguarda la scienza, quella cosa che dovrebbe cercare di dire appunto la verità, è vero che noi abbiamo scoperto una grande legge che regola il moto dei fenomeni macroscopici; è vero pure che abbiamo scoperto una legge che regola il moto dei fenomeni microscopici. Ma non abbiamo una legge che sintetizzi coerentemente i due fenomeni. Non è forse un fenomeno l'estrapolazione di una legge? Oppure lo studiare? E intanto iano sostiene che la metafisica possa servire a far sì che un'opinione, una teoria verbale, abbia in nuce la possibilità di divenire a far parte della fisica: giusto, mi sembra. Chiaro è che se ci si affida a Dio il tutto si risolve senza stare lì a questionare troppo. E senza Dio? Con o senza Dio assistiamo intanto e per certo ad un certo grado di bagarre in cui versano le scienze umane, comprendendo in queste pure le scienze della vita in generale; per quello invece a cui assistiamo vedendo il nodo non ancora risolto all'interno della fisica mi rivolgo ad una sana sospensione di giudizio. Quel che sembra certo è che la ricerca non è libera, ma discriminata non si sa bene come, o almeno a me non è noto; tale fatto comprometterebbe in certa misura non tanto l'autorità quanto l'autorevolezza del metodo scientifico.
Sarebbe quindi mia opinione, in merito all'indagine sulla realtà e la sua connessione con la verità, che bisognerebbe dar conto in primo luogo dei comportamenti umani, dato che sarebbero questi a produrre le esternazioni linguistiche. Bisognerebbe cioè trovare una formula verbalmente espressa che, sulle tracce della fisica, dia conto del moto dell'individuo in coerenza con le leggi scientifiche. In tal senso riterrei che il primo passo da compiersi sia quello che ci porta ad indagare dei perchè sottostanti alla formazione del senso/significato per i fenomeni, ovverosia per quale motivo noi "ascoltiamo" i fenomeni; questa indagine ci dovrebbe condurre a dar conto della strutturazione del linguaggio umano comparandolo col linguaggio di certe scimmie antropomorfe (ma non solo di queste) in relazione ai fenomeni degni della loro attenzione. In questa disamina dovremmo tener conto pure dell'unica differenza che arbitrariamente reputerei sostanziale e altamente significativa che possa sussistere tra noi e loro, cioè: per certo noi sappiamo fin da giovani che un giorno dovremo morire; si tratterebbe senz'altro di una forza debole, ma nondimeno densa di gravità. Un saluto
#875
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
17 Ottobre 2023, 17:52:44 PM
Citazione di: green demetr il 13 Ottobre 2023, 18:43:37 PMMi intrometto solo per dire che in effetti hai ragione, non ci avevo mai pensato a questo, per come lo leggo io, ulteriore problema delle logiche formali che si attengono al percetto (fuori piove, ok, ma tu come stai?etc..)
Ciao Green ... a dircela tra me e te non c'avevo pensato neppure io, o meglio c'avevo pensato, ma senza sviluppare la notazione. Mi è riaffiorata quando ho risposto a Myskin nel post 122, cioè, praticamente me l'ha tirata fuori lui. Eppure, guarda come la faccenda, sotto altro aspetto, l'avevamo già tirata fuori più di un anno fa nel post 94 (Tematiche filosofiche - Fenomenologia dello spirito di Hegel). E ancora con abiti diversi si è riproposta nel post di due settimane fa, il numero 20 (Percorsi ed Esperienze - Pensieri da un amico) ... Aaah! .. Aperol !! Che mona! Per forza! Sono sempre io quello che pensa! Eh no no no .. Nel dialogo su Hegel l'hai detta tu a onor del vero. Beh, pensaci un poco.
Vorrei chiederti ora cosa intendi con: "ulteriore problema per le logiche formali che si attengono al percetto" ... in patafisica confidenza non so di cosa si tratti. Pido perdón. Un saluto
#876
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
13 Ottobre 2023, 08:56:37 AM
Citazione di: iano il 11 Ottobre 2023, 21:48:49 PMChiaro e lineare il tuo discorso, da cui inevitabile allora sorge la domanda...ma da dove salta fuori questa storia della verità?
Iniziamo col dire che ciò che induciamo dai fenomeni diventa causa delle nostre azioni e che la ''qualità'' di queste azioni dipende dal valore che diamo alle nostre induzioni, e da quanta fiducia vi poniamo, posto che il dubbio è nemico dell'azione.
 Quindi due variabili continue,  fiducia e valore, che hanno ai loro estremi fede e verità, e questi estremi sono stati i migliori amici dell'azione fino a questo punto della nostra storia.
 e se ciò non garantisce un azione virtuosa, garantisce però un azione convinta, che potrà avere pieno successo o pieno insuccesso.

L'equivalente in campo scientifico è un esperimento ben condotto, portato alle sue estreme conseguenze, e inoltre ripetuto da soggetti diversi che condividono fedi e verità, perchè non è che un solo evento sfavorevole basta a far vacillare una fede.
 In sostanza si impara meglio dai propri errori quanto più siamo convinti nel nostro errare.
 Non è una condizione ideale questa, quindi sarebbe bene superare questo limite, sbagliando attraverso esperimenti mentali, non cruenti, che non comportino tragedie che appesantiscano la nostra coscienza e ingombrino la nostra storia.
Fare un salto di qualità, di modo che il sano dubbio accompagni il nostro agire senza esservi di ostacolo.
Riuscire un giorno a vivere il nostro ''mondo'' pienamente , pur sapendo che è virtuale, in quanto prodotto da una interazione col reale, e quindi non reale.
Non fare drammi quando si pone l'esigenza di aggiornare quel mondo, a causa del progredire della interazione con la realtà.
Compatire quegli amici che ti avvertono che così finirai dritto in un burrone.
Insomma, divenire superuomini, anche se non sò se FN intendeva questo con superuomo.
C'è comunque un qualcosa da superare e quando questo superamento avverrà la verità, e le varie fedi, ne faranno le spese, e quando ciò avverrà gli renderemo i giusti onori, perchè hanno combattuto al nostro fianco la battaglia della vita.
E penso che siamo su quella strada perchè fedi e verità non sono più così indiscusse, perdendo qualche colpo, come colleghi vicini alla pensione, da cui molto abbiamo imparato nel mestiere di vivere.
Ma si poteva fare anche meglio. Proviamoci.
Smettiamo di piagnucolare gridando al nichilismo e rimbocchiamoci le maniche.

Ciao iano, c'avrei scommesso cinquanta euro che ti saresti materializzato. Grazie. Senti un po', a leggerti mi sembra quasi che noi si debba andare al patibolo ... Ti ringrazio soprattutto perché ti rendi conto che non sarebbe una condizione ideale questa in cui ci troveremmo ad errare senza ben sapere. Ieri sera, prima di andare a dormire, tanto per dire, ho aperto una società per azioni, costo di un'azione dieci euro ... non è luogo di mercato questo, chiusa parentesi. Iano, quel che a me interessa è che l'individuo abbia possibilità di scelta di fronte al caos regnante. Le conseguenze dell'azione informativa non mi sono note, ovviamente, e qui mi richiamo alle soluzioni inutili previste dalla patafisica nell'ampio spettro delle soluzioni immaginarie. Riprendo quindi, e questo breve passaggio a seguire è senz'altro il più critico. L'azione dunque non si vede, eppure è importante. Sarebbe importante perché ci offre una connessione col mondo delle immagini sensibili di cui parlai al post nr. 122 e in cui ci troveremmo costantemente invasi, anche invasati certuni ... eh eh eh.
Se quel che ci forma cognitivamente sia in termini di apprendimento che di presenza consapevole in un dato istante e luogo non potesse quindi derivare dall'indagine sensitiva sull'altro da te, da dove deriverebbe allora? Deriverebbe dall'interfacciarsi del mondo delle immagini sensibili (dei sensi) col mondo della sensazione che prova l'individuo, il quale può rappresentarsi come differenziazione di stati interiori quali il benessere o il malessere, fisico o psichico che sia. Trattandosi di traffico di informazione, la forma di questa stessa sarebbe quella di un'unità discreta spazio temporale (un'azione) il cui verso della direzione temporale sarebbe però opposto rispetto a quello al quale saremmo abituati da tempo immemore. Sarebbe opposto a causa della sproporzione, in termini quantitativi, dello scambio di informazione che sussiste tra l'individuo e l'altro da sé. E qui mi fermo attendendo eventuali repliche. Un saluto
#877
Citazione di: iano il 12 Ottobre 2023, 11:49:44 AMIl termine ''arbitrario'' non sta simpatico a molti, come ho ho potuto constatare.
Comunque l'idea della discussione in parte deriva dalla tua seguente affermazione:
''Vero è il fenomeno. Ad essere potenzialmente fallaci sono le spiegazioni volte a giustificarlo. ''
Allora ti chiedo, quali sono le spiegazioni non fallaci, e in che senso non lo sono?
Qual'è il criterio che ti fà distinguere una spiegazione fallace da una non fallace, e che carattere deve avere questo criterio?
Sai bene iano che non esistono le spiegazioni vere, bastando già quelle verosimili secondo criteri intersoggettivi, oppure anche oggettivi all'interno di una preesistente intersoggettivitá mai criticata: comunque, se dissi che "vero è il fenomeno" in esordio di pensiero era naturale (non logico) aspettarsi un'opposizione a qualcosa che fosse falsa; la scelta di "spiegazioni " la reputai buona. D'altra parte, nel post numero 6 di "Tematiche filosofiche - Dov'è finita .. la filosofia italiana" parlavo dicendo "Trattandosi quindi di una nuova falsità ...etc" ... cioè, ho ben presente quello che dici. Mica potevo dire che è falso il fenomeno. Un saluto
Ps: calma iano, se ti riesce aspetta le risposte
#878
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
12 Ottobre 2023, 09:16:32 AM
Citazione di: daniele22 il 11 Ottobre 2023, 20:08:08 PM
Vero è il fenomeno. Ad essere potenzialmente fallaci sono le spiegazioni volte a giustificarlo. Eppure la pretesa di verità, o della ragione se vogliamo tenerci un po' più in basso, sta tutta in tali spiegazioni. Cosa giustifica quindi tutta questa guerra di opinioni che ambiscono ad ottenere ragione o verità e che mai la trovano se non per mezzo di una politica imposta dai governi? O per tramite di atti di potenza o prepotenza nella vita di ogni giorno? Ci si deve rassegnare a che questo sia il limite invalicabile della nostra tanto osannata razionalità ed intelligenza? È già stato decretato un dimostrato limite gnoseologico al riguardo? Non mi risulta ... i patafisici, movimento a vocazione minoritaria che se ne frega alla grande di molte cose, tali illustrissime menti appunto dicono di no. E allora?... e allora fintanto non sia noto il presupposto delle pretese ad aver ragione ci troveremmo senz'ombra di dubbio appoggiati su di un piedistallo dai piedi di argilla ... Etica? C'hai voglia a dire che Biden, o Putin, o Totò Riina siano delle ... ah ah ah aaah!! Ma allora così è facile!
Vero è il fenomeno, ossia l'apparire dell'interazione tra le cose nel loro divenire. La sua essenza è l'azione e non le cose che lo compongono. E l'azione non appare ai nostri sensi; è un fatto notevole questo perché è indubbio che noi gli si conferisca testimonianza del reale ancor più che alle cose sensibili. E' un inganno!! ingannano taluni. E però sguainiamo a spada tratta ..aspetta che mi scanso, che la nostra conoscenza sia fondata dall'indagine sensoriale ... gandi menti, beh .. complimenti. E allora? Allora ho da fare, se qualcuno si sentisse di commentare, aggiungere, contestare o protestare dica pure qualcosa. E badate ben che se non lo faceste!!! ... almeno uno lo faccia e salva tutti ... potrei tacciarvi poi di dogmatismo negativo, la mia ultima rocambolesca invenzione eh eh eh... anche se certamente non ve ne fregherebbe un cazzo e fareste senz'altro bene. Un saluto

Sguainare a spada tratta? Che caduta di pathos!! Gandi menti? Altra caduta ortografica. Non ci siamo, non ci siamo
#879
Come fai iano a dire arbitrarie? Ha ragione sicuramente Ipazia, anche se bisogna dire che sembra che la ragione di fatto se la prenda un po' chi vuole, ma soprattutto chi può. Un saluto 
#880
Citazione di: Damiano Bergamaschi il 11 Ottobre 2023, 16:51:50 PMBuongiorno a tutti.

In questa discussione vorrei parlare di una mia teoria del tutto personale che magari è già stata formulata millenni fa.
Partiamo col definire i 3 elementi della discussione: il Tutto,il Nulla e il Qualcosa. Cominciamo dal Tutto. Esso è semplicemente tutto ciò che è, tutto ciò che esiste. Il Nulla è l'opposto del Tutto,quindi, viene definito come tutto ciò che non è, che non esiste. Il Qualcosa è un misto tra ciò che esiste e ciò che non esiste.
Detto ciò parto con l'affermare che solo Qualcosa c'è, perché ce lo dice l'esperienza. Infatti non posso dire che Tutto esiste. Dimostrazione? Schiocco le dita e l'universo scomparirà. È sparito? No. Quindi questo unico tra gli infiniti esempi basta per confermare che il Tutto non è possibile. Allora esiste il Nulla. Impossibile dato che il Nulla è la non-esistenza per definizione, quindi, è inesistente. E il Qualcosa? È un misto tra il Tutto e il Nulla e infatti l'esperienza ci dice che alcune cose esistono e sono possibili mentre altri non esistono e non sono possibili.
Quindi con questa semplice teoria possiamo rispondere alle 2 domande fondamentali quali: perché l'universo esiste? Perché l'universo è così com'è?
Infatti considerando che solo Qualcosa esiste si può rispondere alla prima domanda con: l'universo esiste perché il Nulla non è possibile. Ma neanche il Tutto. Solo Qualcosa può esistere (e l'esperienza conferma).
Alla seconda domanda,invece, si risponde così:
L'universo è così com'è perché se così non fosse non esisterebbe. Di conseguenza si cadrebbe nella contraddizione e allora l'unica alternativa rimanente rimane il Qualcosa fatto così come l'esperienza ce lo mostra.
Come vi sembra la mia teoria? Vi piace? La odiate? Avete trovato qualche elemento discordante?
Resto in attesa delle vostre risposte e dei vostri pareri.
Un cordiale saluto
Bergamaschi Damiano
Ciao Damiano il bergamasco e benvenuto nel forum. Se credi alla tua teoria è più che giusto che tu la difenda dalle critiche che già si sono messe in movimento. Non entro quindi nel merito, ma mi ha deliziato la domanda finale del tuo intervento "Vi piace? La odiate?" ancor prima di chiedere se troviamo qualcosa di discordante. Bene, largo ai giovani dunque. Un saluto
#881
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
11 Ottobre 2023, 20:08:08 PM
Vero è il fenomeno. Ad essere potenzialmente fallaci sono le spiegazioni volte a giustificarlo. Eppure la pretesa di verità, o della ragione se vogliamo tenerci un po' più in basso, sta tutta in tali spiegazioni. Cosa giustifica quindi tutta questa guerra di opinioni che ambiscono ad ottenere ragione o verità e che mai la trovano se non per mezzo di una politica imposta dai governi? O per tramite di atti di potenza o prepotenza nella vita di ogni giorno? Ci si deve rassegnare a che questo sia il limite invalicabile della nostra tanto osannata razionalità ed intelligenza? È già stato decretato un dimostrato limite gnoseologico al riguardo? Non mi risulta ... i patafisici, movimento a vocazione minoritaria che se ne frega alla grande di molte cose, tali illustrissime menti appunto dicono di no. E allora?... e allora fintanto non sia noto il presupposto delle pretese ad aver ragione ci troveremmo senz'ombra di dubbio appoggiati su di un piedistallo dai piedi di argilla ... Etica? C'hai voglia a dire che Biden, o Putin, o Totò Riina siano delle ... ah ah ah aaah!! Ma allora così è facile!
Vero è il fenomeno, ossia l'apparire dell'interazione tra le cose nel loro divenire. La sua essenza è l'azione e non le cose che lo compongono. E l'azione non appare ai nostri sensi; è un fatto notevole questo perché è indubbio che noi gli si conferisca testimonianza del reale ancor più che alle cose sensibili. E' un inganno!! ingannano taluni. E però sguainiamo a spada tratta ..aspetta che mi scanso, che la nostra conoscenza sia fondata dall'indagine sensoriale ... gandi menti, beh .. complimenti. E allora? Allora ho da fare, se qualcuno si sentisse di commentare, aggiungere, contestare o protestare dica pure qualcosa. E badate ben che se non lo faceste!!! ... almeno uno lo faccia e salva tutti ... potrei tacciarvi poi di dogmatismo negativo, la mia ultima rocambolesca invenzione eh eh eh... anche se certamente non ve ne fregherebbe un cazzo e fareste senz'altro bene. Un saluto
#882
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
10 Ottobre 2023, 23:29:07 PM
Citazione di: Myškin il 10 Ottobre 2023, 20:43:48 PMIn realtà anche per altri animali esiste una verità perché esiste appunto un linguaggio. Però molte risposte su di loro mi sono precluse, anche se considero abbiano una coscienza. La loro verità è probabilmente istintiva, la nostra può essere sia così sia riflessiva ecc.

Ho un mio pensiero sulla discussione Io/Altro, però ne sto scrivendo in un saggio ed è ancora in composizione.
Comunque la realtà è interpretata da noi prima di riceverla consciamente. Siamo noi a darle forma. La percezione di me avviene proprio perché sono io a dare quella forma alla realtà e a separarmene. E' come una "creazione", potrei dire. Ciò che creo non posso essere io. Se la realtà (le immagini) la creo, pur con delle regole che allo stesso tempo diano un significato oggettivo (il più possibile), come un sogno per certi versi ma diversamente per altri, sono certo che non mi possa appartenere.

Sarebbe un discorso molto lungo da affrontare e spero che un minimo mi sia fatto capire.


Beh, per capire un po' meglio una rana di come la capiamo noi si dovrebbe sapere almeno come ci si sente ad essere una rana ... ah ah ah!!... Penso che nel mondo umano la separazione di cui stiamo parlando con avvenga in modo formale per via della struttura linguistica che possiede soggetto e predicato. Ma in modo più profondo poiché se cado in bicicletta il dolore lo sento io e non chi mi vede cadere o la strada dove cado.
In tutta sincerità ti dirò che il tuo discorso mi è abbastanza oscuro e se ti senti di fare uno sforzo in più tanto meglio per me. L'unica cosa che comprendo e condivido è che sono io/noi a dare forma alla realtà; tanto che la mia posizione di pensiero al riguardo considera sinonimi consapevolezza e realtà, ferma restando la sensazione di separazione ... magari se mi ci abituo, vai a sapere. Un saluto
#883
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
10 Ottobre 2023, 20:17:45 PM
Citazione di: Myškin il 10 Ottobre 2023, 13:08:25 PMGrazie del benvenuto
Questo pensiero, espresso bene e brevemente mi sta dando molto da pensare. Non sono sicuro di averlo compreso del tutto, però mi porta a pensare principalmente che tra noi e la realtà c'è necessaria distanza, cioè siamo diversi e la realtà è il luogo dell'Altro, di ciò che ci è estraneo.
Attraverso l'estraneo ricavo la mia percezione individuale.
Visto che siamo in "due", la verità deve avere a che fare con questo rapporto. Ciò che è vero deve per me corrispondere nella realtà. Formulo una teoria e mi aspetto che sia evidente nel mondo.
Ma ci sono questioni interiori che pur sempre possono ricevere la coerenza (o verità), e la coerenza un solo strumento non può darsela da solo, come la logica non può dirsi "logica".


Proprio perché la verità o la falsità sono determinati dall'essere divisi con la realtà, dal rapporto duplice, la verità appartiene all'uomo, non alla realtà, che non vuol dire sia falsa ma che la verità è una questione umana.
.
Grazie per l'apprezzamento. La parte del pensiero evidenziata non mi è chiara. Che  noi si percepisca di essere separati da "altro" penso sia incontestabile anche se a volte si dice che facciamo parte di un tutto. Personalmente mi è capitato qualche volta di percepire questa cosa, ma proprio qualche volta.
Sosterresti quindi che la realtà è il luogo dell'altro. Per come hai impostato il pensiero si potrebbe anche dire che la realtà si rappresenti pure come il luogo delle immagini. Immagini che vengono recepite dai cinque sensi, i quali ti indicano inequivocabilmente che tale realtà è anche dentro di te. Premesso quindi che la percezione che hai di te si comporrebbe elaborando le immagini (la storia delle immagini) in cui ti trovi costantemente invaso, se ne dovrebbe dedurre che non solamente "l'estraneo" sarebbe implicato a formare tale percezione.
Tornando nel merito della verità, all'interno di questo insieme costituito dall "altro da te" esistono tra altre cose pure gli umani col loro linguaggio. I sostantivi verità o falsità sono sicuramente umani e rifletterebbero una pretensione al futuro che rivela un certo qual desiderio di controllo sul tempo, rivela quindi una finalità. Questo accade sia quando studi le verità scritte nei manuali, sia quando vuoi sapere la verità circa dove possa trovarsi un panettiere, sia quando componi una teoria con pretese di verità. Ma pure altri animali non parlanti mostrano più o meno pronunciata questa pretensione ad un controllo sul tempo. La verità, quindi, non sarebbe una vicenda prettamente umana. Un saluto 

#884
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
10 Ottobre 2023, 07:56:10 AM
Citazione di: Myškin il 09 Ottobre 2023, 19:29:03 PMIl fatto che la verità sia un accordo è che ciò che sostengo anch'io.
Ciò che è vero deve ricevere una CONvalida attraverso almeno un'altra fonte (possono essere anche due strumenti della stessa persona come logica e percezione)

Il resto per ora non l'ho ben compreso.
Ciao Myskin, benvenuto nel forum.
In termini colloquiali quel che penso è che la verità corrisponda ad una pretesa nei confronti della realtà pur facendone parte. Corrisponde, come mi sembra tu voglia dire, ad una pretesa che per realizzarsi deve essere accettata. La sua negazione sarebbe a sua volta una pretesa che deve essere accettata. Si tratterebbe infine di un modo attraverso il quale si manifesta la realtà. Un saluto
#885
Tematiche Filosofiche / Re: Dogmatismo negativo
09 Ottobre 2023, 11:39:25 AM
Giuro che non l'ho fatto apposta. È stato l'intervento di anthonyi a mettermi il dubbio che potesse già esserci da qualche parte un riferimento ad un fantomatico dogmatismo negativo. In realtà non sapevo che titolo dare al tema e lì per lì mi sono inventato quella formula che per certo è ben ponderata. Il nichilismo c'entra poco, o almeno non vi sarebbe alcuna connessione diretta col significato che si vuole attribuire al termine nichilismo; tanto meno c'entrano trucchi sofistici per i quali non ho certo grande stima e simpatia; e ancor meno c'entra la verità che per me altro non sarebbe che una bugia non ancora svelata, come qualcuno già disse. Tutta la mia ricerca di fatto è stata sempre incentrata sulla menzogna, unica grande verità che domina il mondo umano. Sembra comunque che quel gran satanasso di Green Demetr abbia meglio colto il senso di ciò che intendevo dire. Ben ritrovato Green, passato il peggio? Non si tratterebbe quindi, Green, solo di bastian contrari, trattandosi invece generalmente di elusori e mistificatori, ma è senz'altro vero che non si tratti di dogma nel pieno senso del suo significato. Non dogma nel senso più classico quindi, bensì un pensiero che non regge la propria debolezza eludendo il confronto dialettico o mistificandolo, e per questo motivo verrebbe da me tacciato come dogmatico. Di qui la formula "dogmatismo negativo ". E i primi responsabili in questo senso sono proprio i filosofi. D'altra parte, se ci si pensa un attimo, sarebbe stato plausibile aspettarselo. Mi fa piacere che tu sia ritornato ricordando che mi avevi ammonito aspramente sul fatto che forse potevamo intenderci, ma l'anno scorso troncai il dialogo. Più che disposto a riprenderlo. Un saluto