La scienza smaschera la nostra miopia, ma anche così ci rifiutiamo di inforcare gli occhiali.
Però secondo me la lezione più interessante da trarre da quest'esempio è che, se la scienza è cosa umana, allora è sostanzialmente miope.
La differenza sarebbe, a sentir Paolo Conte, che gli scienziati sbagliano da professionisti.
Insomma, non serve a niente fare uscire l'ipotesi divina dalla porta per farla rientrare dalla finestra, attribuendo alla scienza essenza sovrumana.
Il mio sospetto è che la verità potrebbe essere così banale da passarci continuamente sotto gli occhi senza che ce ne accorgiamo, perchè non è ciò che ci aspettiamo di vedere.
Se una cosa è molto improbabile, tipo uno su un miliardo, noi ci aspettiamo che debba passare molto tempo prima che si verifichi, quando invece si può verificare in modo immediato lanciando un miliardo di dadi.
Se l'universo è questo lancio di dadi in contemporanea, e se la vita si verifica quando esce 11111111, essa non perciò ha un significato speciale, ma siamo solo noi a darglielo, credenti o meno che siamo.
Non è ingenuo credere in Dio o in qualunque altra cosa, perchè questo universo in ogni caso ci appare per fede, grazie alla nostra capacità di credere.
Il vero problema è che, scienza o non scienza, non è facile inforcare , convinti o meno che lo si debba fare, gli occhiali giusti, se gli occhiali siamo noi.
Se pure io considero la mia vita come cosa speciale, non posso non considerare quanto poco valore abbia la vita, se io davvero fossi speciale.
Quale maggior valore può esserci del mettersi da parte in silenzio quando giunge il momento, considerando allo stesso tempo che finché ci siamo noi siamo il valore che diamo alla vita.
Però secondo me la lezione più interessante da trarre da quest'esempio è che, se la scienza è cosa umana, allora è sostanzialmente miope.
La differenza sarebbe, a sentir Paolo Conte, che gli scienziati sbagliano da professionisti.
Insomma, non serve a niente fare uscire l'ipotesi divina dalla porta per farla rientrare dalla finestra, attribuendo alla scienza essenza sovrumana.
Il mio sospetto è che la verità potrebbe essere così banale da passarci continuamente sotto gli occhi senza che ce ne accorgiamo, perchè non è ciò che ci aspettiamo di vedere.
Se una cosa è molto improbabile, tipo uno su un miliardo, noi ci aspettiamo che debba passare molto tempo prima che si verifichi, quando invece si può verificare in modo immediato lanciando un miliardo di dadi.
Se l'universo è questo lancio di dadi in contemporanea, e se la vita si verifica quando esce 11111111, essa non perciò ha un significato speciale, ma siamo solo noi a darglielo, credenti o meno che siamo.
Non è ingenuo credere in Dio o in qualunque altra cosa, perchè questo universo in ogni caso ci appare per fede, grazie alla nostra capacità di credere.
Il vero problema è che, scienza o non scienza, non è facile inforcare , convinti o meno che lo si debba fare, gli occhiali giusti, se gli occhiali siamo noi.
Se pure io considero la mia vita come cosa speciale, non posso non considerare quanto poco valore abbia la vita, se io davvero fossi speciale.
Quale maggior valore può esserci del mettersi da parte in silenzio quando giunge il momento, considerando allo stesso tempo che finché ci siamo noi siamo il valore che diamo alla vita.



al posto tuo lo riascoltare più volte meditandoci sopra.