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Messaggi - Sariputra

#886
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
05 Novembre 2017, 18:09:09 PM
Le differenze non devono necessariamente essere percepite come negative soprattutto, come nel caso delle tradizioni spirituali sorte nella cultura indiana, se non sono causa di contrapposizioni violente. Per questo non direi che la visione sia 'dogmatica' come la intendiamo in senso monoteistico, ma dialettica. Mi sembra addirittura di ricordare che, per secoli, fino all'invasione mussulmana dell'India, scuole buddhiste e brahmaniche spesso studiavano sotto lo stesso tetto, come per es. nell'università di Nalanda. dove tra l'altro si trova lo stupa dove sono sepolto.  ;D
Pensiamo poi come la fervida fantasia indiana abbia inglobato la figura stessa del Buddha nel suo ricco pantheon, ritenendolo un avatar di Vishnu come Rama e Krshna e 'neutralizzando' la teoria dell'anatta in modo inverosimile...Nel crogiuolo hindu ogni visione spirituale viene rispettata, ammirata...il mito del guru, del maestro che ti indica la Via è onnipresente e pervasivo ...quasi non importa il fondamento filosofico di quel che insegni, se sei un guru sei sicuramente nel giusto ( con tutti gli squallidi abusi che poi si concretizzano praticamente e socialmente...).
Ben diverso è il carattere dogmatico dei monoteismi abramitici che crea mondi separati, violente contrapposizioni, incomprensioni e rigetti totali, financo arrivare alle persecuzioni e alla guerra...eppure tutti e tre adorano fondamentalmente lo stesso concetto di Dio   :(...
E come nei monoteismi ci sono differenze  così le ritroviamo nell'alveo della cultura indiana sorta sui Veda e che ha visto nel Dhamma buddhista il primo  sforzo di smarcamento da essa e dalla sua cultura, 'cristallizzante' la società, basata sulle caste. Il buddhismo , da subito, si viene a configurare come una religione universalistica, che sa parlare e adattarsi a molteplici culture , arrivando a permearle in profondità , come nel caso della Cina, del Giappone e dell'intero sud-est asiatico, mentre il neo-brahmanesimo rimane confinato ad una forma di spiritualità fortemente su base etnica e le sue scorribande in giro per il mondo spesso si riducono a palestre yoga per casalinghe stressate e con la cellulite...
Il buddhismo ha un carattere di apertura che manca a molte tradizioni religiose e questo , nel bene e nel male, lo sta facendo apprezzare molto al di là dei confini in cui si è sviluppato.
Le differenze sul concetto di 'assoluto' ci sono , tra buddhismo e advaita vedanta e , a mio modesto parere, non sono nemmeno superficiali, o marginali o semplicemente di linguaggio.
Dobbiamo considerare, sempre tendendo presente le differenze di punto di partenza già citate da @Apeiron, che nel Vedanta l'assoluto/brahman è satchitananda, ossia essere-conoscenza-beatitudine ( oceano dei poteri di saggezza) mentre l'assoluto buddhista o Nirvana è impersonale e privo di qualunque definizione e non è uno stato estatico. Questa differenza riflette la differenza nella pratica meditativa delle due tradizioni: la pratica vedanta cerca l'unione con l'assoluto che è Dio/personalizzazione di satchitananda e ritiene che questa si realizza compiutamente nell'estasi in cui sparisce la concezione erronea dell'io/mio e ci si 'immerge' in questo oceano di beatitudine consapevole. Il buddhismo ritiene questi stati, erroneamente identificati come unione col sacro, impermanenti e inefficaci in ultima analisi per trascendere lo stato di sofferenza in modo definitivo, che si ottiene solamente con la visione profonda del carattere impermanente, doloroso e privo di un sé di ogni cosa ( compresi quindi gli stati estatici così importanti per il vedantino...). Per il Buddha il Nirvana non è un essere e non è beatitudine sensibile. La differenza non è di poco conto perché una, quella vedanta, porta alla visione di un assoluto che è Dio, che quindi è un 'essere' dotato di esistenza intrinseca e da cui, a cascata, come una immensa fioritura  sbocciano innumerevoli forme del divino; l'altra ad uno stato di libertà non definibile in categorie concettuali di teismo o a-teismo ma solo per via negativa come superamento di tutto ciò che, essendo impermanente, ci lega al carro della sofferenza.
Banalizzando si potrebbe riassumere con: una cerca l'unione col divino; l'altra lo ignora, pur non essendo atea, semplicemente  ritiene che il Nirvana sia più assoluto di qualunque Dio e infatti, nei sutta, spesso appaiono le raffigurazioni di questi dei che vengono ad ascoltare il Buddha, per sfuggire anch'essi alla sofferenza di essere un dio...
Il Buddha insiste spesso nel mettere in guardia contro la tendenza della mente a opporre coppie di opposti, come esistenza e non-esistenza. Questa tendenza dà grande soddisfazione alla mente e questo rafforza l'adesione/attaccamento a essi. Per questo Siddhartha soleva ripetere che solitamente gli uomini si basano sul dualismo. Non mi stupisce quindi che anche il Nirvana si tenti di concepirlo secondo questa logica di contrapposizione: assoluta esistenza o assoluta non-esistenza. Ma i rigidi concetti dell'esistenza e dell'inesistenza non possono esprimere adeguatamente la natura dinamica della realtà. E tanto meno possono essere applicati al Nibbana, definito da Siddhartha come  lokuttara (trascendente) e atakkavacara (oltre ogni pensiero concettuale)...
Non sorprende nemmeno quindi che , presi da questa tendenza a contrapporre, a volte si definisca il Nibbana come non-esistenza ( soprattutto all'inizio della sua penetrazione in Occidente  che ha portato molti a definire il buddhismo come una dottrina nichilistica...), e altre volte in senso di esistenza , interpretato quindi alla luce di nozioni filosofiche  e religiose già conosciute, quali "puro essere", "pura coscienza", "pura identità" o in base a qualche altro concetto metafisico.
Alcune scuole buddhiste, di fronte all'elusività del Nibbana, a loro volta cadevano in questa mania di contrapporre e così troviamo i sautantrika che favorivano un'interpretazione negativa e invece le scuole mahayana delle 'Terre di buddha', del Buddha Primordiale, del Tathagatagarbha, che favorivano un'interpretazione positiva o metafisica.
Non è sempre facile evitare questi due punti di vista opposti dell'esistenza e della non-esistenza e lo vediamo , nel nostro piccolo, anche in questa riflessione sul forum...
Ricordiamoci sempre che il Nibbana, nel pensiero del Buddha, è identificato con la terza nobile verità, cioè con la Cessazione del dolore. Mi sembra che spesso molti, anche tra i buddhisti, se lo dimentichino...
Questa discussione aperta da @acquario è iniziata proprio dal fondamentale prerequisito per accostarsi e interessarsi al Dhamma buddhista e cioè la profonda percezione che il problema da risolvere è legato alla sofferenza dell'esistenza. Compresa a fondo la prima nobile verità, quella della sofferenza, abbiamo una prima intuizione anche della terza... :)

« Di ogni oggetto che a una causa deve la sua esistenza, il Tathagata la causa ha spiegato, e di questo oggetto ha spiegato anche la fine. Questa è la dottrina del Grande Asceta "
Questa è la formula tradizionale, ancora usata, per indicare gli insegnamenti del Buddha e che Assaji recitò a Sariputra/Upatissa nei pressi di Rajagaha e che lo convinse a seguire Gotama Siddhartha... :)
#887
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
05 Novembre 2017, 00:23:09 AM
@Green Demetr scrive:
La prima cosa che mi è venuta in mente, è cosa distingue induismo e buddismo?

Da punto di vista storico il buddhismo si propone come una critica profonda dell'intero sistema vedico. Nel buddhismo vi è il rigetto del sistema delle caste e del potere brahminico basato sui sacrifici. Abbiamo così, nella prima comunità buddhista un insieme eterogeneo di figli della casta dei guerrieri, di quella dei brahmani, dei commercianti frammista a intoccabili e financo a ex assassini (Angulimala). Brahmano , per il Buddha, non si è per diritto di nascita: "Non è per i capelli intrecciati né per il clan né per la nascita che un uomo diventa un brahmano. Colui nel quale sono sia la verità sia il Dharma, questi è felice, questi è un brahmano.!" E ancora: "Che importa dei tuoi capelli intrecciati, stupido? Che importa dei tuoi abiti di pelle di antilope? Dentro di te c'è la giungla e tu pulisci di fuori!" (Dhammapada, 393-394).
Il Buddha accoglie nella comunità monacale anche le donne, che però praticano separate dagli uomini per evidenti motivi.
Se la moksa induista presenta analogie con il Nirvana buddhista ci sono però profonde divergenze filosofiche. L'una ha come obiettivo la realizzazione della propria identità col Brahman (Tat Tvam Asi, "Tu sei Quello"-"Quello sei Tu" in cui il soggetto è "Quello"), nel buddhismo il fine è la liberazione dalla sofferenza esistenziale e si rifiuta qualsiasi tipo di speculazione metafisica su cos'è questa liberazione, in quanto trattasi di esperienza e non di concettualizzazione. Il Nirvana non è qualcosa da teorizzare o capire, ma qualcosa da vivere. Il silenzio del Buddha su queste questioni è coerente con l'insegnamento che la Cessazione è uno stato da realizzare, attraverso una pratica e una condotta di vita che viene chiamato Nobile Ottuplice sentiero. Pertanto del Nirvana non si può dire che "è" e neppure che "non-è" essendo indefinibile. Se pensiamo che il fine del buddhismo è raggiungere la liberazione dalla sofferenza possiamo intuire che il Nibbana è quello stato in cui viene a cessare la sofferenza.

Ma appunto che idea vi siete fati della vacuità? 

Cercando di essere coerente con quanto sopra personalmente non mi sono fatto alcuna idea in proposito. Nel buddhismo originario quando si parla di vacuità la s'intende come mente vuota dalla brama, dall'odio e dall'illusione. Questa definizione, apparentemente 'povera' del Nibbana, in realtà comunica un messaggio positivo e stimolante, indica la possibilità e l'esistenza di una via/sentiero che può essere percorsa e di una meta che può essere raggiunta.
Vacuità di esistenza intrinseca o 'anatman' ( assenza di atman) è riferito alla totalità dei fenomeni che nel buddhismo sorgono sempre in dipendenza da cause e condizioni e sono perciò interdipendenti, sono quindi privi di esistenza intrinseca, di atman/anima/essenza propria. Per il buddhismo la concezione di un sé dotato di esistenza autonoma è la primaria fonte della sofferenza.

Ma voi siete ascoltatori o avete superato già qualche ruota?

Questo aggregato che si fa chiamare Sari sta rotolando ormai da tanti anni... :)
#888
@Sgiombo scrive:
Non credo invece che si provabile "(Parnia 2007) che la coscienza e la mente, in condizione di sospensione della circolazione cerebrale che si determina durante l'arresto cardiaco, continuano a funzionare, mentre si riscontra che l'attività elettrica del cervello è cessata".
Come già rilevato da AngeloCannata, questa presunta continuità cosciente oltre l' inattività cerebrale non può che essere riferita a posteriori come ricordo da chi ritiene di averla avvertita; ma in quanto tale non é qualcosa di oggettivamente provato (ci si può erroneamente illudere di ricordare qualcosa di mai accaduto; fra l' altro non vedo come possa essere cronologicamente misurata in minuti o secondi): costoro dovrebbero riferire le loro persistenti sensazioni coscienti durante la (oltre l' inizio della) inattività del loro cervello, pretesa evidentemente autocontraddittoria: nessuno parla se il suo cervello non funziona.

Questo passo l'ho citato solamente, perché si trova all'interno di uno scritto che mi sembrava interessante in "Treccani.it" di Luigi Scoppola che mi par di capire sia un clinico ospedaliero.
Se interessa leggere l'intero articolo metto il link:

www.treccani.it/.../il-rapporto-tra-mente-e-cervello_%28XXI-Secolo%29/

Se non vi funziona il link , digitate "Luigi Scoppola Il rapporto tra mente e cervello". E' la prima voce ( almeno con il mio browser di navigazione... :))
#889
Citazione di: Angelo Cannata il 04 Novembre 2017, 01:03:51 AMMi aveva incuriosito quest'affermazione a prima vista straordinaria, ma poi, come sempre succede, appena si comincia ad approfondire, tutto svanisce come minimo nell'incertezza, quando non chiaramente nella fantasia o nell'impostura. Come ha fatto Parnia a giungere all'affermazione che in mancanza di attività cerebrale c'era coscienza? Semplicissimo: si è basato sui racconti dei pazienti, i quali riferivano ricordi relativi a quei momenti. Ma è ovvio che possedere il ricordo di qualcosa non significa affatto che quel qualcosa si sia davvero verificato. In questo senso viene in mente un paragone molto facile: è risaputo che persone, che purtroppo avevano dovuto subire l'amputazione di un arto, nonostante i loro stessi occhi dicessero alla loro coscienza che quell'arto non c'era più, avevano la netta sensazione che quell'arto ci fosse ancora. Secondo il criterio di Parnia, questa sarebbe una chiara dimostrazione che esiste un corrispettivo spirituale (o immateriale, chiamiamolo come vogliamo), ad esempio, di una gamba. La gamba ha una sua anima, tant'è vero che l'interessato la percepisce perfettamente presente anche dopo che è stata amputata. Riguardo all'affermazione di davintro,
Citazione di: davintro il 03 Novembre 2017, 17:01:46 PMNon c'è pensiero senza oggettività
mi viene in mente un altro semplice paragone: secondo questo criterio, anche un gatto potrebbe affermare tranquillamente che non esiste pensiero senza fare "miao", o fisicamente o come minimo mentalmente. La cosa interessante è che questo gatto non potrà mai essere smentito: egli potrà sempre ribattere che siamo noi a non accorgerci che, tutte le volte che elaboriamo un pensiero, in realtà la nostra mente, senza accorgersene, s'immette nella struttura mentale del fare "miao". Voglio dire, quando uno s'immette in uno schema mentale e decide di mantenersi ermeticamente al suo interno, non solo tutti i suoi conti tornano, ma non esiste neanche alcuna possibilità di smentire le sue affermazioni. Il problema è che ciò vale per qualsiasi sistema mentale, cosicché alla fine tornano i conti e non c'è possibilità di smentita sia per chi dice che due e due fanno quattro, sia per chi dice che fa cinque.

Possedere il ricordo significa forse che c'era coscienza , altrimenti come si fa a possedere il ricordo circostanziato di quel momento? Comunque le ricerche di Parnia sono considerate 'serie' e scientifiche e si trovano in numerose pubblicazioni scientifiche. Non mi sembra che lo stesso sia giunto a conclusioni che definiscono cos'è o non è la coscienza..."lavori in corso", si direbbe...allo stato attuale sembra che nessuna ricerca sia in grado di capire l'insorgere dela coscienza...ci sono anche quelli che negano che esista del tutto... :)

Nel XX secolo di pari passo con lo sviluppo della fisica moderna e delle neuroscienze sono state proposte diverse teorie sulla formazione della coscienza, nessuna delle quali ancora provata sperimentalmente; una di queste è stata elaborata dal fisico teoricoRoger Penrose ed implicherebbe fenomeni connessi alla meccanica quantistica e alla teoria della relatività .
(Coscienza in Wikipedia),
#890
Il problema della coscienza non è univoco. Le neuroscienze al momento attuale non sono in grado di fornire dati sui meccanismi interni del cervello tali da poter spiegare il funzionamento della coscienza e come essa abbia la qualità di emergere dall'attività bioelettrica dei neuroni. Ciò che è possibile attendersi dalla ricerca è l'individuazione nelle strutture del cervello dei correlati neurofisiologici di ciascuna esperienza mentale. Nella consapevolezza che non potrà mai trattarsi di un'equivalenza che abbia il valore di una simmetria funzionale tra struttura neuronale e pensiero.
......... ........

Allos tesso tempo il contributo di altri ricercatori (Parnia 2007) ha messo in evidenza che la coscienza e la mente, in condizione di sospensione della circolazione cerebrale che si determina durante l'arresto cardiaco, continuano a funzionare, mentre si riscontra che l'attività elettrica del cervello è cessata.

( Luigi Scoppola- Il rapporto tra mente e cervello)

Un piccolo contributo alla discussione, che comunque mi sembra di aver compreso fosse già stato toccato da altri... :)
#891
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
02 Novembre 2017, 01:16:20 AM
Ritengo che la "mente luminosa" sia una delle più belle metafore mai lette. Una metafora per certi versi simile è la seguente:
"Così se ci fosse una casa con un tetto o una sala con un tetto che abbia finestre a nord, a sud o ad est. Quando il sole sorge, ed un raggio entra dalla finestra, dove si stabilisce? "


Ad una fronda, docile
la luce oscilla
alle nozze con l'aria;
nel senso di morte,
eccomi, spaventato d'amore.

(Nel senso di morte- Salvatore Quasimodo)


Siate Luce a Voi Stessi
(Buddha)

:)
#892
Percorsi ed Esperienze / Re:L'importanza di una scelta
01 Novembre 2017, 08:41:02 AM
Citazione di: Domingo94 il 01 Novembre 2017, 04:09:54 AMDa disoccupato che non ha proseguito gli studi oltre il diploma (ho 23 anni) ti dico che purtroppo si comincia a diventare maturi molto dopo la fine delle superiori e che tutto ti sembra una perdita di tempo e quasi quasi vai a scuola come un gioco; io mi ritrovo a 23 anni senza un mestiere, con un diploma ormai superato e con alcuni problemi fisici che mi vietano di fare moltissimi lavori; ciò che provo a fare io è buttarmi su qualunque concorso/opportunità possa essere in grado di fare e sperare,sperare,sperare.

Domingo, non è sicuramente una situazione facile, però hai un'età in cui potresti tranquillamente prendere in considerazione l'opportunità di riprendere gli studi che hai lasciato dopo le superiori. Una delle mie donne lo ha fatto...e ne ha 47, di anni... ;)
#893
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
31 Ottobre 2017, 23:34:14 PM
Di ritorno, domenica sera, da un seminario con lama Geshe Gedun Tarchin, molto interessante e che verteva sul tema "Yoga e Sogno", mi risuonavano nella zucca vuota questi due termini che abbiamo approfondito durante la riflessione: saggezza e compassione. Quando si parla di 'natura di buddha' ci si chiede spesso cos'è questa benedetta natura. La 'radiosità' della mente di buddha ( Pabhassara citta) non è altro che saggezza e compassione (panna e karuna). Saggezza e compassione vanno sempre insieme come gli estremi di un bastone: quando c'è uno c'è anche l'altro. Un atto saggio è anche un atto compassionevole e un atto di compassione è anche un atto saggio. Dove dimorano la saggezza e la compassione nella natura di buddha priva di un sé esistente intrinsecamente? Questa la domanda che serpeggiava tra i partecipanti alquanto confusi...E' indubbiamente un passaggio ostico , perché in definitiva queste qualità vivono nella vacuità. Proprio perché dimoranti in uno spazio illimitato e vuoto, e non causate dai kilesa legati alla catena di cause e condizioni , vengono considerate nel buddhismo come la madre (panna) e il padre (karuna) della mente liberata dall'attaccamento. Vedendo la mente in preda alla brama, all'odio e all'illusione la si può paragonare ad un bambino bisognoso di educazione per crescere rettamente e maturare nella comprensione. Saggezza e compassione possiamo così vederli come i genitori di questa mente che, con molti sforzi e abili mezzi, trova l'uscita da questi ciechi attaccamenti al mondo creato dal contatto dei sensi. Ci sono ovviamente molti altri 'famigliari' coinvolti in questo processo: moralità, entusiasmo nella pratica, perseveranza, ecc. ma il ruolo fondamentale è quello dei genitori: il ruolo della saggezza e della compassione.
Già questa definizione delle qualità di una mente che sperimenta nibbana dimostra che la pretesa di etichettare come 'nichilismo' il buddhismo sia ingiustificata ed erronea. La vera natura di una mente che sperimenta la cessazione ( della brama, dell'odio e dell'illusione...) è la luce della saggezza e della compassione. Questa mente 'luminosa' è già in noi, per questo si dice provocatoriamente "se incontri il Buddha per la strada , uccidilo", proprio per mettere l'accento su questa auto-realizzazione e non concepire la buddhità come qualcosa da 'raggiungere', posto là fuori da qualche parte.
Con un banale paragone possiamo immaginare la mente come una lampada di vetro completamente oscurata ( a volte) o parzialmente oscurata ( altre volte) ma con la luce della lampadina ben luminosa al suo interno. Questa luce è sempre presente in noi, ma non può certo splendere se il vetro è terribilmente sporco, imbrattato da tutti i nostri attaccamenti. Attaccamento così potente che ormai è un tutt'uno con il vetro stesso, così che possiamo arrivare a dire che proviamo il piacere dell'"attaccamento all'attaccamento", la più sottile e pericolosa forma di legame samsarico della mente e che, nella visione tradizionale buddhista, è considerato la matrice dell'inesausta sete di rinascita della coscienza ( vinnana). Nel buddhismo questo speciale attaccamento all'attaccamento è definito come ' il ladro che fa da garante del ladro'...
Luminosità è anche la prima visione del jhana perché cosa sono in definitiva i jhana buddhisti se non il grande spettacolo del dissolvimento della mente ( condizionata) che scompare, nell'atto della meditazione di samatha e di vipassana ( calma e visione profonda)? E ciò che  risplende ha quel carattere che possiamo definire come 'la mia mente'? E' qualcosa di 'personale' forse? Praticare e investigare da noi stessi questo punto mi pare essenziale. Non serve che qualcuno venga a dirci cos'è o cosa non è . Sperimentiamo nella pratica meditativa se persiste ancora la volontà di definire e di identificare come 'io/mio' ciò che accade nel jhana. Assistere a questo fenomeno dà un brutto colpo all'illusione. Vedendo 'scomparire' la mente come senso dell'io/mio nel jhana si capisce che non è altro che un sankhara come gli altri. Le grandi intuizioni di Siddhartha nascono dalla pratica dei jhana e dal loro superamento nel Nibbana, nell'anatta  del dissolvimento.
La maggior difficoltà che s'incontra nel pacificare la volontà è quella di arrivare, nella pratica meditativa, al samadhi profondo, perchè questa pacificazione dà la sensazione di sparire. Ritornando all'attenzione sull'oggetto di meditazione questa sensazione viene superata... :)
#894
Riflessioni sull'Arte / Re:Tramonto e bagnanti
31 Ottobre 2017, 21:44:33 PM
Un altro tipo di bagnante. Un quadro dal sapore metafisico con suggestioni di Carrà e Morandi:

#895
Quelle che usa la mia amica, e che lei ha definito come sughero, sono lastre liscie di circa 3-4 mm di spessore e che in superficie hanno questo effetto del sughero ma direi proprio che non si tratta di truciolato come quello in foto... :-\
Provo a informarmi ( è parecchio che non la sento...) e casomai, se ha qualcosa di suo in rete, ti mando l'indirizzo in privato.
#896
Citazione di: InVerno il 31 Ottobre 2017, 12:33:11 PM
Citazione di: Sariputra il 31 Ottobre 2017, 09:17:28 AM"Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?" (Luca 6,41)
Questo e "chi è senza peccato scagli la prima pietra" prevedono se applicati alla lettera, l'insostenibilità di una qualsiasi concetto di giustizia (perlomeno terrena) giustizia che fino ad oggi è stato un discreto deterrente alla violenza. Al di la delle mire politiche di un Gesù fin troppo impegnato nella demolizione della comunità del tempo, si può tranquillamente affermare che questi siano insegnamenti criminogeni molto più esplicitamente del concetto di anima. Potranno pure funzionare in paradiso o poco prima dell'apocalisse, ma fino ad allora conviene lasciarli decisamente perdere.

Francamente non vedo il nesso. Addirittura "criminogeni"...
#897
Riflessioni sull'Arte / Re:Le mie donne
31 Ottobre 2017, 14:17:26 PM
Citazione di: PatrickEzechieleArt il 31 Ottobre 2017, 12:49:44 PMDi niente, guarda qua, sei bravo un botto.. questa bimba è proprio bella, i colori sono bellissimi.. wow.. ecco ti sento di più in questa tecnica eh, oppure semplicemente lo stile, non necessariamente su ceramica ( anche se cià un gran fascino ). I miei complimenti, sei forte :) .. considerato anche che avevi 16 anni.

Forse ero più forte a sedici anni che non adesso in pittura. Dai sedici fino ai 25 ho dipinto moltissimo, per quattro anni pure per professione, come pittore di ceramiche, Poi sono 'peggiorato' e, come il vino in una botte inadeguata, ho virato all'aceto... :( 
A dire il vero ho cominciato a scrivere parecchio ( forse la mia 'passione' più intensa...) e ho un pò trascurato la pittura. Ero stato indirizzato a questa da mio padre che vedeva in me grandi potenzialità, ma non era veramente quello che volevo io...mi ha dato da vivere per un pò, questo sì...
#898
Citazione di: PatrickEzechieleArt il 31 Ottobre 2017, 11:01:19 AMMa dai, veramente è dal fusto del sughero? interessante, quello che me l'ha venduto mica me lo ha detto.. pensavo fossero scaglie di un qualche altro tipo di legno. Però so che vengono orientate volutamente le scaglie. Grazie del commento, son contento ti piaccia l'azzurro della lontananza, che l'ho fatto anche un po' più caldo verso l'orizzonte di quello che era nella foto. Forte quello che mi hai detto della tua amica, che ci tira fuori animali e paesaggi seguendo le direzioni dei trucioli.. sai mica se si possono vedere i suoi lavori in rete? Grazie ancora Sariputra, belle cose.

Non credo proprio che li abbia messi in rete. Mi hai fatto venire i dubbi anche a me, cioè se si tratta veramente di sughero. Questo è quello che mi ha detto l'amica e , al tatto, sembra sughero. Chiederò meglio. Lei mi parla di 'sughero'... :-\
Praticamente...hai presente quando guardi certi pavimenti di marmo o certi mobili in legno e ti sembra di scorgere dei profili, dei volti , degli animali , ecc.? Ecco, lei osserva questo materiale e poi, tra le venature, le sembra di scorgere qualcosa, qualche richiamo e...lo colora! E' molto brava e con molta fantasia...
#899
Un insegnamento...qualunque tipo di insegnamento, pure quello del genitore che insegna al piccolo a lavarsi le mani prima di mangiare...può essere visto sia come forma di imposizione oppure come forma di aiuto dato all'altro. Sta nell'intelligenza di colui che riceve un insegnamento capirlo e la base per questa comprensione sta, a mio parere, nella relazione che si instaura tra colui che insegna e colui che riceve l'insegnamento. Abbiamo una relazione di dominio oppure una relazione d'amore/affetto/benevolenza?...Spesso  comprendiamo pure istintivamente, visceralmente quasi, dove poggia questa relazione.
#900
Citazione di: baylham il 31 Ottobre 2017, 09:41:28 AM
Citazione di: Sariputra il 31 Ottobre 2017, 09:17:28 AMIl famoso versetto : "Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?" (Luca 6,41) chiarisce in modo inequivocabile che l'atteggiamento corretto per il praticante cristiano è quello di guarire se stesso prima di pretendere la conversione dell'altro.
Però questo versetto è rivolto all'altro, non a sé stesso, è la modalità tipica della relazione del superiore verso l'inferiore, maestro verso discepolo, genitore verso figlio.

Evidentemente il maestro aveva già rimosso da lungo tempo la sua... ;D 
Sempre con 'sto problema dell'autorità. Che sofferenza che sentiamo dentro quando qualcuno ci dice cosa fare. Investigare il perché ci opponiamo sempre è interessante...