Forse diciamo le stesse cose con parole diverse. Quello che non accetto è la presenza di un dato oggettivo ed esterno all'uomo che possa definirne l'etica, sia che si chiami natura o Dio. L'etica, il bene e il male nelle relazioni umane sono il frutto delle relazioni stesse. E in questo processo relazionale emerge sempre anche la forza individuale in grado di modificare le concezioni dell'etica. Esattamente come accade in natura, nella quale avvengono mutazioni biologiche che dal soggetto singolo si trasferiscono alle specie. Ancora in altre parole occorre saper tener insieme le fondamenta "naturali" ed anche quelle "trascendentali" (che non nego), definendo l'uomo misura di sè stesso. E nel fare ciò non rivendico il potere dell'uomo che si svincola dai limiti ma esattamente il contrario, l'uomo che, finalmente affrancato dal dominio di enti autoritari definisce il suo destino come responsabilità. La scommessa è la stessa, in realtà, di quella descritta nel secondo libro della Repubblica di Platone, nel quale Glaucone racconta la storia del pastore Gige, che trovando un anello che lo rendeva invisibile, lo usò per usurpare il potere legittimo. Glaucone irride così la teoria di Platone della bontà intrinseca dell'uomo. Noi oggi siamo nella condizione di Gige. Abbiamo l'anello che ci rende invisibili (tecnè) ma lo usiamo senza responsabilità. Seguiamo lo stesso principio di potere assoluto intrinseco al concetto di Dio o di Natura. Se sapremmo modificare questo uso dell'anello in modo responsabile, cambierebbe in profondità la stessa struttura della società occidentale. La domanda successiva è: come fare per ottenere questo risultato? In ciò sta l'irriducibilità dell'uomo, poiché per farlo serve la pedagogia, l'addestramento all'incontro e alla riflessività. Un detto buddista che Platone avrebbe sicuramente accettato recita: semina un atto e otterrai un comportamento, semina un comportamento ed otterrai un carattere, semina un carattere ed otterai un destino. Che questo processo possa riguardare anche i cani è plausibile, ma i cani non dispongono della nostra tecnologia e delle nostre società complesse. In altri termini l'irriducibilità dell'uomo discende da due circostanze, la complessità del suo SNC e dalla successiva creazione della tecnè, fattori interagenti che nessun altro essere vivente condivide attualmente con noi. Questa irriducibilità ha come conseguenza la responsabilità dei nostri atti e la libera volontà in una dimensione esclusivamente immanente.