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Messaggi - doxa

#886
Tematiche Filosofiche / Re:il "CASO"
28 Giugno 2020, 20:38:17 PM
Mariano non sono d'accordo con te. Se decido di prendere il frecciarossa per andare a Milano non è un caso ma una libera scelta.

A prescindere dalle aspettative sugli esiti, gli elementi costitutivi della decisione si riducono alle alternative e alla valutazione soggettiva delle conseguenze delle alternative stesse.

La decisione non necessita di stima probabilistica degli esiti ma  un giudizio di valore sulle conseguenze della scelta.
Anche se alcune procedure decisionali possono prescindere dalla valutazione complessiva delle opzioni, esse richiedono in ogni caso una valutazione soggettiva (giudizio) su alcune caratteristiche delle opzioni stesse.

Quindi, alcune decisioni possono prescindere dai giudizi sui probabili esiti, ma non ci sono decisioni che possono evitare la valutazione di alcune caratteristiche delle opzioni.
#887
Percorsi ed Esperienze / Re:Amicizia
21 Giugno 2020, 11:17:31 AM
Buongiorno Estack. La tua domanda mi fa pensare che tu sia come età alla fine dell'adolescenza o nei primi anni della prima giovinezza.

Ci chiedi se "ci sono amicizie destinate a finire senza un motivo valido" e se ci è capitato.

Si, ci sono amicizie che finiscono senza un valido motivo. E a me è capitato.

Col passare del tempo  cambiamo noi, cambiano le aspettative degli altri nei nostri riguardi, cambia il loro orizzonte, cambia il gruppo sociale in cui siamo inseriti.

L'importante è riuscire a fare nuove amicizie, non rimanere socialmente isolato.

Se ti è possibile devi cercare di essere come "Il gabbiano Jonathan Livingston".

C'è una bella poesia di autore anonimo (?) dedicata all'amicizia. Te la posto qui. Dopo averla letta,  medita.

Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita,
non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,
però posso ascoltarli e dividerli con te.


Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro,
però quando serve starò vicino a te.

Non posso evitarti di precipitare,
solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cada.

La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei,
però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.


Non giudico le decisioni che prendi nella vita,
mi limito ad appoggiarti, a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi.

Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.

Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore,
però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.


Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere,
solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico.


In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico,
in quel momento sei apparso tu...


Non sei né sopra né sotto né in mezzo,
non sei né in testa né alla fine della lista.


Non sei né il numero uno né il numero finale e tanto meno ho la pretesa di essere io il primo, il secondo o il terzo della tua lista.
Basta che tu mi voglia come amico.

Poi ho capito che siamo veramente amici.


Ho fatto quello che farebbe qualsiasi amico:
ho pregato e ho ringraziato Dio per te.


Grazie per essermi amico.
#888
Tematiche Spirituali / Re:La preghiera ha un senso?
14 Giugno 2020, 18:03:36 PM
Socrate non hai via di scampo ? Se la tua vita è insoddisfacente perché vuoi continuare ad essere un seguace del Dio cristiano e pregarlo ?

Io "per grazia di Dio" sono ateo, come tale non lo prego per cambiare il corso degli eventi. Li accetto. Li affronto se mi sono avversi. Non perdo tempo a pregare.

Nel tuo post di apertura avresti dovuto inserire anche le parole  Predestinazione, destino o fato.
Per scegliere il sostantivo che corrisponde alla tua opinione, religione o ideologia è necessario meditare sull'etimologia dei tre citati lemmi.

Col vocabolo "destinazione" fu formata anche la parola composta "predestinazione", e questa è giunta noi col significato di "destino già stabilito in precedenza", nel tuo caso dal Dio dei cristiani.

Nel Nuovo Testamento il termine "predestinazione" è usato per indicare la decisione con cui Dio destina una parte dell'umanità alla "salvezza", ma di quale salvezza si tratti ancora non l'ho capito.

Per quanto riguarda il "destino", questo, presuppone un atto di volontà, un fine determinato. Da parte di chi ? E' forse causato dal libero arbitrio soggettivo o da una volontà divina, in chi crede agli dei ?

Nell'attuale significato la parola "destino" allude ad un insieme di eventi che accadono ad un individuo, con conseguenza finale. Dunque destino inteso come agente che determina il futuro di una persona. In questo senso la nozione di "destino" era dibattuta dai filosofi stoici, che credevano nell'esistenza di un ordine naturale prefissato nell'universo dal Logos (= Dio).

Ineluttabilità del destino; predeterminazione fatale dell'accadere, rassegnarsi al proprio destino; spesso inteso come personificazione di un essere o di una potenza superiore che regola la vita secondo leggi imperscrutabili e immutabili.

La parola destino è analoga a "episteme": lo scrisse il filosofo Emanuele Severino nel suo ultimo libro titolato "Testimoniando il destino".  Ma è vera l'analogia ?

Platone contrapponeva l'epistème alla dòxa.

Severino aggiunse: "Il rapporto certo dell'individuo  con il divenire è la morte".

Il fato (= destino).Fa pensare ad  un evento che si presume deciso da altri o altrove, senza possibilità di contrastarlo. In questo caso si stabilisce una corrispondenza tra fatidico e irreversibile / ineluttabile. Ma non è solo questo il significato che si accompagna alla parola "fatidico".

Sul piano esistenziale, un gesto, un evento o una parola "fatidici" aprono al futuro ed hanno carattere profetico solo quando sono il risultato della composizione di elementi necessari per la vita e della esclusione di tutto ciò che, perché superfluo, appesantisce la vita, rovina le relazioni e allontana gli obiettivi veri per i quali ha senso impegnarsi. 

Fatidico e decisivo potrà rivelarsi, ad esempio, il giorno in cui si supera un concorso il cui esito aprirà percorsi nuovi per la realizzazione lavorativa di una persona.

Nell'antica Grecia il Fato era una misteriosa, divina entità soprannaturale, alla quale nulla poteva resistere quando interveniva per modificare il corso degli eventi, di una guerra o della vita degli individui. La sua decisione era irrevocabile.

Nella mitologia greca l'ineluttabile Fato era personificato dalle tre Moire, assimilate alle Parche della mitologia romana e alle  tre Norne della mitologia norrena.

Il plurale di fatum è "fata" e con questo lemma indichiamo le fate delle favole, ma in origine considerate dee del destino.

Nel linguaggio contemporaneo il termine fato è stato sostituito con la parola "destino", ma nell'antichità c'era differenza tra fato e destino.

Il fato, immodificabile, indica la sottomissione ad una necessità che non si conosce, che appare casuale, invece guida il susseguirsi degli eventi secondo un ordine non modificabile.
#889
Ultimo libro letto / Che cosa è l’uomo?
14 Giugno 2020, 16:51:45 PM
La Pontificia Commissione Biblica ha pubblicato alcuni mesi fa  il libro titolato "Che cosa è l'uomo? (Salmo 8, 5). Un itinerario di antropologia biblica", pagg. 336, euro 15. Libreria Editrice Vaticana. Acquistabile anche nelle librerie Paoline.




Il testo è redatto da vari studiosi ed è basato sui primi tre capitoli della Genesi, in particolare sul dittico "In principio", considerato non cronologico.


Il volume è diviso in quattro capitoli dedicati alla creatura umana e al suo rapporto col Creatore, alla  relazione interpersonale con la donna e con la famiglia, la ribellione verso Dio, la colpa, il male, la redenzione, la salvezza.


Il primo capitolo riguarda la concezione dell'essere umano creato da Dio e vivente per "soffio"  divino. 


La seconda parte del volume riflette sulla condizione dell'uomo "nel giardino" approfondendo gli aspetti del cibo, del lavoro e del rapporto con gli altri esseri viventi, che contribuiscono a delineare la responsabilità dell'individuo nell'aderire al progetto divino.


Il terzo capitolo tratta dell'uomo in quanto essere in relazione, nei suoi rapporti di tipo sponsale, filiale, fraterno, amicale e sociale.
Vengono affrontate  anche altre questioni: il valore della sessualità, i rapporti tra genitori e figli, l'etica. 

Il quarto e ultimo capitolo ha per tema la storia dell'uomo nelle due dimensioni di obbedienza e trasgressione ai comandi divini; alleanza con Dio accolta e rifiutata; intervento divino  che rende la storia evento di salvezza.


Per quanto riguarda il titolo del libro: "Che cosa è l'uomo ?" (in ebraico "mah-'enosh), la frase deriva dal Salmo 8, versetto 5. Lo stessa frase  è nella "lettera agli Ebrei" (2, 6), inclusa nel Nuovo Testamento. Più che una lettera è un  anonimo trattato dedicato ai cristiani ellenizzati di origine ebraica.


La domanda "Che cosa è l'uomo ?" è presente con variazioni e contrappunti sette volte nella Bibbia. La domanda evoca anche Adamo: in ebraico non è un nome proprio, perché  è segnato dall'articolo "ha-'adam" e significa l'Uomo.


Per secoli la Chiesa e il clero hanno insegnato che da una costola di Adamo sarebbe stato allestito il prototipo della donna, Eva (Genesi 2, 21 – 22). Nel nostro tempo non è più vero.  Si sono sbagliati. Nel citato libro dicono che nell'Antico Testamento il vocabolo ebraico selà non indica la costola né designa una specifica parte del corpo, ma soltanto un lato o un fianco di qualche oggetto.


Se si evita il riferimento a un organo anatomico, è possibile presentare "uomo e donna" fianco a fianco, simili nella loro natura costitutiva, nel contempo essi sono chiamati ad essere "fianco a fianco", l'uno a lato dell'altro, come aiuto e alleato. L'umanizzazione di Adamo si compie come un essere in relazione, nel guardare negli occhi una donna che è altro da sé e, nel contempo, è parte di lui.


In tal modo si evitano i sarcasmi relativi alla donna creata da una costola di Adamo e le relative applicazioni della dipendenza della donna rispetto all'uomo, spacciandole come avallate sacralmente.


L'evento della creazione della donna, collocato durante il sonno di Adamo, non è una sorta di anestesia indotta dal Dio chirurgo che estrae la costola, ma, come accade spesso nella Bibbia, è la sede di una rivelazione trascendente.


Il messaggio è chiaro: dalla comune umanità ('adam) si formano le due identità, che in ebraico sono definite con vocaboli  tra loro connessi e declinati al maschile e al femminile: 'ish (= uomo), e 'isshah (= donna). Commenta il testo vaticano: "Questo indica non solo la radicale somiglianza, ma prospetta che la loro differenza  sollecita a scoprire il bene spirituale del reciproco riconoscimento, principio di comunione e appello a diventare 'una sola carne' (Genesi 2,24). Non è la solitudine del maschio a essere soccorsa , ma è quella dell'essere umano a essere soccorsa, mediante la creazione di uomo e donna" (n.  153).


Nel libro ci sono anche altre sorprese,  criticamente fondate sui testi biblici, anche riguardo a questioni considerate spinose, per esempio la corretta interpretazione del "peccato di Sodoma", una città condannata non tanto per la "sodomia" dei suoi abitanti, ma per la violazione di una delle norme etico-sociali-religiose: l'ospitalità allo straniero (si leggano i nn. 186 – 188). E questo non è frutto del "politicamente corretto", ma deriva da una rigorosa analisi storico-critica, ermeneutica e teologica
#890
/4

Anche nelle Sacre Scritture si parla dell'amore di coppia, come nel "Cantico dei Cantici" o la storia di Osea che viene chiamato da Dio a sposare Gomer, una prostituta.

Il Cantico dei Cantici è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana. Se ne attribuisce la "paternità" a Salomone, antico re di Israele del X sec. a. C. ma fu composto nel IV sec. a. C. da un autore anonimo, che fece confluire nel testo alcuni antichi poemi diffusi nell'area mesopotamica.
Questo "canto nuziale" comprende 8 capitoli con poemi amorosi in forma dialogica tra un uomo ("Salomone") e una donna ("Sulammita").

Dall'ottavo capitolo:

Lo sposo

[4] Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, non destate, non scuotete dal sonno l'amata, finché non lo voglia. 

epilogo

[5] Chi è colei che sale dal deserto, appoggiata al suo diletto?

Sotto il melo ti ho svegliata;
là, dove ti concepì tua madre, là, dove la tua genitrice ti partorì. 


La sposa 

[6] Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore!

[7] Le grandi acque non possono spegnere l'amore
né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio.

the end
#891
/3
Il Libro del Siracide è un testo contenuto nella  Bibbia cattolica (LXX e Vulgata) ma non nella Bibbia ebraica, perché considerato apocrifo. Fu scritto a Gerusalemme nel 180 a. C. circa da Giosué, figlio di Sirach, poi tradotto in lingua greca dal nipote nel 132 a. C. circa. Il testo è composto da 51 capitoli con vari detti di genere sapienziale, sintesi della religione ebraica tradizionale e della sapienza comune.

Il capitolo 26 inizia così:

1 Fortunato quel marito
che ha una donna gentile:
avrà lunga vita.

2 Una donna di carattere è la gioia di suo
marito:
egli potrà vivere i suoi giorni pienamente
felice.

3 Una buona moglie è un dono
straordinario
e lo riceve solo chi si affida al Signore:

4 sia ricco o povero, in ogni occasione sarà
contento
e avrà sempre il volto sorridente e tanta
gioia dentro di sé.


Sfortunato chi ha una donna cattiva
5 Tre cose mi preoccupano:
le chiacchiere che si sentono in giro, un
popolo in agitazione
e le calunnie: tutte cose peggiori della
morte.
Ma ce n'è una quarta che mi spaventa:

6 avere una moglie gelosa fa venire il
crepacuore
ed è una vera tristezza
perché entra in gioco il flagello della
lingua.

7 Avere una moglie cattiva
è come stare sotto un giogo che traballa
e sposare una simile donna
è come prendere in mano un serpente.

8 Una donna che si ubriaca ti fa andare in
bestia
e non saprà mai controllare il suo pudore.

9 Se una donna è poco seria, te ne accorgi
dagli occhi
e dal suo modo di guardarti.

10 Con una donna sfrontata apri bene gli
occhi,
perché se trova un punto debole ne
approfitta.

11 Sta' attento al suo sguardo provocante
e non meravigliarti se ti tradisce:

12 come il viandante assetato apre la bocca
e beve a qualsiasi fontana,
così lei spalanca le braccia a tutti
e si dà a ogni uomo che incontra.

Una moglie perfetta
13 Una donna sensibile è la gioia del marito,
se poi è comprensiva lo fa ringiovanire.

14 Una donna che parla poco è un dono del
Signore,
e nulla è più prezioso di una donna
educata.

15 Un certo pudore affascina l'uomo
e nulla è preferibile a una donna che sa
controllarsi.

16 In un ambiente creato dal suo buon gusto
una donna riservata è splendida come il
sole sulle cime dei monti.

17 Un bel volto sopra un corpo grazioso
è come la lampada che brilla sul
candelabro sacro;

18 e belle gambe su solidi piedi
sono come colonne d'oro su basi
d'argento.

Nel vecchio modo di fare esegesi e teologia prevaleva l'ideologia sessuofobica. Col Concilio Vaticano II si è tentata una lettura più personale e teologica della morale sessuale, cercando di ricondurre al rapporto matrimoniale le dimensioni dell'amore (eros, philia, agape).
segue
#892
/2
Nel nostro tempo la condizione della donna ebraica è ovviamente cambiata, ma nelle preghiere che gli osservanti recitano quotidianamente c'è un'espressione che crea discussioni. Essi pregano tre volte al giorno:  la mattina, il pomeriggio e la sera, così distinte:

shachrìt, preghiera del mattino,

minchà, preghiera del pomeriggio,

arvìt o ma'arìv, preghiera della sera.

Da molti secoli  le tefilloth (= preghiere;  al singolare "tefillà" ) del mattino, che si recitano al risveglio comprendono tre espressioni:

Benedetto tu o Signore Nostro Dio Re del mondo che non mi hai fatto non ebreo.

Benedetto tu o Signore Nostro Dio Re del mondo che non mi hai fatto schiavo.


Benedetto tu o Signore Nostro Dio Re del mondo che non mi hai fatto donna.


La terza espressione viene recitata solo dagli uomini; le donne, invece, ne recitano un'altra, che dice: "Benedetto tu o Signore Nostro Dio Re del mondo che mi ha fatto secondo la sua volontà".
Questa è la formula del rito sefardita e ashkenazita.

La frase recitata dalle donne: "che mi ha fatto secondo la sua volontà", è di solito intesa come l'accettazione passiva di un decreto  divino poco favorevole, perciò da anni contestata dalle donne di religione ebraica.

Quando venne creato l'uomo, racconta il Bereshit (1, 26), Dio disse "facciamo l'uomo" (na'asè adam), al plurale, e il midrash spiega che prima di creare l'uomo Dio si consultò con gli angeli.

Quando invece si racconta  la creazione della donna, tutti i verbi sono al singolare ("prese una delle costole ..." 2, 21). Come a dire che per la creazione dell'uomo ci fu un concorso di idee e di volontà, mentre per la donna ci fu l'unica volontà divina; è per questo quindi che le donne dicono "che mi ha fatto secondo la sua volontà".

Tra le nuove formule proposte c'è quella in cui l'uomo e la donna benedicono in positivo "che mi ha fatto maschio (o femmina)". Il problema "tecnico" è se sia legittimo introdurre formule non contemplate dalla tradizione antica e recitarle con il nome divino.

Secondo il rav Riccardo Di Segni (rabbino capo di Roma) "non si tratta di una valutazione globale del ruolo uomo/donna, per cui uno è migliore dell'altro(a) ma di una riflessione specifica sui doveri legati alle differenti posizioni: in quanto liberi, ebrei e maschi si hanno rispetto agli altri, progressivamente, molti più obblighi (mitzwoth), e diverse responsabilità familiari, per cui il senso delle tre benedizioni è quello del ringraziamento per aver ricevuto un carico di mitzwoth superiore".

Daniel-Rops, autore del citato libro nel primo post, riporta un aforisma rabbinico sulle donne:   

"Da quale parte dell'uomo trarrò la donna ?", si era chiesto l'Onnipotente. "Dalla testa? Sarà troppo orgogliosa. Dall'occhio? Sarà troppo curiosa. Dall'orecchio? Origlierà dietro gli usci. Dalla bocca? Chiacchiererà. Dalla mano? Sarà prodiga." Alla fine prese una parte del corpo molto oscura e ben nascosta, con la speranza di renderla modesta...". 

Ma perché Dio avrebbe dovuto trarre la donna dalla costola dell'uomo e non creare la donna e l'uomo contemporaneamente?

segue
#893
Tematiche Spirituali / Decalogo: sesto comandamento
04 Giugno 2020, 08:15:38 AM
Questo precetto riferito nel passato al solo adulterio è stato ampliato dalla Chiesa cattolica a tutti i peccati sessuali, all'uso "indebito" della sessualità sia con altri sia da soli, inoltre ha modificato l'espressione "non fornicare" per evitare che si pensasse che il comandamento venisse limitato alla sola esclusione del peccato di adulterio. Perciò nel "Decalogo" aggiornato della Chiesa cattolica il VI comandamento afferma: "non commettere atti impuri".

Tale divieto è presente anche nell'Antico Testamento  sia per l'adulterio sia  per ogni "impurità carnale".

Esodo (20) e Deuteronomio (5) sono concordi: "non commetterai adulterio". Altri testi, però, ci informano che questa proibizione valeva in modo diverso per l'uomo e per la donna: l'uomo poteva avere relazioni con donne libere (ma non quelle sposate) mentre per la donna era esclusa ogni relazione fuori dal matrimonio.

Il libro del Levitico, nel codice di santità, elenca tutti i peccati carnali che sono meritevoli di morte. Per esempio:  "Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte: il loro sangue ricadrà su di loro" (Lv 20,13).

Nel Libro di Tobia (testo contenuto nella Bibbia cristiana: Settanta e Vulgata) ma non accolto nella Bibbia ebraica (Tanakh),  redatto nel 200 a. C. circa, è indicata la "fornicazione": rapporti tra persone libere, non coniugate., e dice:  "Guàrdati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione" (Tob 4,12).

Tra i peccati di "impurità" l'adulterio è il più grave perché include anche un'ingiustizia nei confronti della persona tradita,  cui si  è legati col vincolo matrimoniale.

Gesù disse: "Avete inteso che fu detto: 'Non commettere adulterio'; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore" (Mt 5,27-28)".

Dal Vangelo di Matteo "Dio vuole che l'uomo e la donna restino fedeli l'uno all'altra per sempre": significa non tradire a chi hai detto di amare" (19, 8.

L'attuale sesto comandamento: "non commettere atti impuri", ha lo scopo di proteggere l'istituto matrimoniale e la famiglia, ma il senso profondo del comandamento è proteggere l'amore e una qualità dell'amore:  la fedeltà, ormai fuori moda.

Questo precetto del Decalogo si deve considerare come un contenitore della sessualità in generale,  non solo a livello genitale ed erotico ma anche nell'ambito dell'amore ablativo, dell'agape come dono di sé per l'altro.

Non bisogna mai dimenticare che uomini e donne sono persone e non cose o corpi da usare.

Il commento forse più bello a questo comandamento lo hanno scritto nel Talmud. 

Nella lingua ebraica "Talmud" significa "insegnamento", "istruzione".  E' una raccolta di discussioni avvenute nei secoli tra i sapienti (Chakhamim) e i maestri (rabbanim) circa i significati e le applicazioni dei passi della Torah scritta e si articola in due livelli:

la Mishnah, che raccoglie le discussioni dei maestri più antichi fino al II sec. d. C.;

la Ghemara, redatta tra il II e il V sec. d. C., con commenti della Mishnah.

Il Talmud viene distinto in "Talmud di Gerusalemme o gerosolimitano", che è il più antico, e  Talmud babilonese.

Nella pagina 79 del Talmud di Gerusalemme si legge:

"State molto attenti a far piangere una
donna,
che poi Dio conta le sue lacrime!

La donna e' uscita dalla costola
dell'uomo,
non dai piedi perche' dovesse essere
pestata,
non dalla testa per essere superiore,
ma dal fianco per essere uguale....
un po' più in basso del braccio per essere
protetta,
e dal lato del cuore per essere amata...."

Sono versi poetici e sempre attuali.  Ma quelle parole non rispecchiano la reale condizione della donna nella società palestinese al tempo di Gesù.
Lo storico e romanziere francese Henri Petiot, detto Daniel-Rops (1901 – 1965), nel suo  libro  titolato "La vita quotidiana in Palestina la tempo di Gesù" scrisse che "La sposa a quel tempo era considerata una propaggine del marito: secondo la Legge, infatti, la moglie di uno schiavo era venduta insieme a lui. La moglie doveva al marito una fedeltà assoluta, senza poter esigere altrettanto. Lo sposo aveva il diritto di ripudiarla senza la minima difficoltà. La posizione che la società riconosceva alla donna era, da qualsiasi punto di vista, inferiore.

segue
#894
Tematiche Spirituali / Re:Dio amato ed amante
31 Maggio 2020, 18:30:26 PM
Viator ha scritto
CitazioneDio, data per supposta la Sua esistenza, quale di questi due atteggiamenti mostra di preferire all'interno del suo rapporto con la cratura umana ? Ovviamente se Dio è amore (come altrettanto ovviamente sostenuto dal Credente) Egli dovrebbe consistere, sentire ed agire secondo il significato umano e personalistico di tale parola.

Una frase attribuita all'antico poeta greco Pindaro afferma che non è possibile per la mente umana scandagliare i propositi degli dei. Ci ama ? Vuol essere amato ? Chissà ! La dottrina cattolica insegna che Dio è amore e vuol essere amato da chi crede in lui. E' un amore duale, un dare e avere. E' sempre stato così, fin dall'antichità, nella mitologia.

CitazioneEgli dovrebbe consistere, sentire ed agire secondo il significato umano e personalistico di tale parola.

Nel nostro tempo va di moda dire che "Dio è amore". Tale "slogan" è basato sulla "Prima lettera dell'evangelista Giovanni". I versetti 7 – 12 del capitolo 4 sono una guida all'amore cristiano. Il verbo "amare" e i suoi derivati risuonano tredici volte in poche righe.

"L' amore è da Dio", perciò per per definizione "Dio è amore". L' azione essenziale di Dio è l' amore. E il suo amore precede ogni altro amore, è lui che ama per primo e questo suo amore è visibile, sperimentabile, palpabile (1Giovanni 1,1-2),

Questo amore viene rivelato nel Figlio di Dio. Ciò non significa che in Dio non vi fosse amore prima della venuta del Cristo in mezzo a noi. Dio è sempre amore, ma nell'incarnazione di Gesù Dio rivela in modo diretto ed esplicito ciò che sempre egli è, era e sarà.

L' amore di Dio incarnato in Gesù deve incarnarsi anche nei cristiani. L' apostolo Giovanni non si accontenta di chiudere il cerchio dell' amore in Dio ("Se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amare Dio") ma lo apre verso l'umanità, in accordo con le parole  di Gesù  durante l'ultima cena:  "Questo è il mio comandamento: amatevi l' un l' altro come io vi ho amati" (Giovanni 15,12).
#895
"All'ipotetico lettore",poesia di Margherita Guidacci

"Ho messo la mia anima tra le tue mani.
Curvale a nido. Essa non vuole altro
che riposare in te.


Ma schiudile se un giorno
la sentirai fuggire. Fa' che siano
allora come foglie e come vento,
assecondando il suo volo.


E sappi che l'affetto nell'addio
non è minore che nell'incontro. Rimane
uguale e sarà eterno. Ma diverse
sono talvolta le vie da percorrere
in obbedienza al destino".


(da "Anelli del tempo", Edizioni Città di Vita, 1993)

Questa poesia della Guidacci  è così commentata dal cardinale Gianfranco Ravasi: "Solo chi ha vissuto un autentico amore riesce a far vibrare nel cuore questi versi dedicati "All'ipotetico lettore", che è il titolo della poesia scritta da Margherita Guidacci.

Le mani di chi ama con sincerità e profondità sono curvate quasi a fare un nido. L'amato vi depone la sua anima e vi trova pace, vi scioglie il gelo delle sue paure, stempera le sue inquietudini e amarezze, è il porto sicuro della sua esistenza.

Anche i grandi mistici sono ricorsi al linguaggio amoroso per descrivere la loro esperienza di incontro con Dio, convinti di essere accolti nelle sue mani, avvolti da quel tepore , persino nel momento più tragico, come quello di Gesù sulla croce, le cui ultime parole, secondo l'evangelista Luca, sono: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (23, 46).

Quelle mani, però, non devono catturare e imprigionare, ma lasciare alla persona amata sempre la libertà  di volare via anche verso un'altra meta, come deve fare la madre per il bambino che cresce e diventa uomo. Nessuna persona, infatti può essere il possesso esclusivo di un'altra".
#896
Tematiche Spirituali / Re:Spiritus Sanctus
30 Maggio 2020, 19:07:32 PM
Bobmax ha scritto
CitazioneLo Spirito, attraverso la fede conduce l'uomo verso Dio.
Ma non è un movimento in sè concluso. Perché l'avvicinamento a Dio lo fa diventare, agli occhi dell'uomo, sempre più simile al Nulla.

Bob questa tua proposizione mi ha evocato Agostino, il vescovo d'Ippona, che scrisse il "De Trinitate" e così definisce la Trinità: "Ecce tria sunt, / amans et quod amatur et amor". In sintesi ha definito la triade come "l'amante, l'amato e l'amore".

Padre, Figlio e Spirito, pur essendo una identica sostanza, si differenziano nel loro reciproco rapportarsi.

La terza persona della Trinità procede dal Padre e dal Figlio, come da un unico principio. Lo Spirito Santo procede come Amore, perciò non è generato, in quanto l'amore ha di proprio di non essere immagine, ma dono e comunione.

#897
Tematiche Spirituali / Re:Spiritus Sanctus
30 Maggio 2020, 17:15:00 PM
E' convinzione diffusa che il mistero trinitario sia un teorema teologico senza incidenza pratica.

Immanuel Kant ne era convinto: "Dalla dottrina della Trinità non è assolutamente possibile trarre nulla per la pratica, anche se si credesse di comprenderla, tanto meno poi se ci accorge che essa supera ogni nostro concetto" (I. Kant, "Il conflitto delle facoltà", 1798).

La fede nel Dio trinitario: "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo",  ha un ruolo decisivo per il proselitismo ? Sottoponendo la Trinità alla parziale kenosis, privandola dello Spirito "Santo", la Chiesa cattolica perderebbe ulteriori fedeli ?

Il Dio unico del popolo ebraico precede e fonda il Dio trino dei cristiani. Col Nuovo Testamento il Dio abramitico assurge al ruolo di Padre, Jesus viene considerato Figlio di Dio e Dio incarnato; non basta, come coadiuvante è presente lo Spirito, con funzioni un po' diverse da quello ebraico.

Tre nell'unità.

"Nihil sub sole novum" (dal Qohelet, 1 , 9: "Ciò che è stato sarà / e ciò che si è fatto si rifarà; /non c'è niente di nuovo sotto il sole"). 


Infatti la triade cristiana mi fa pensare alle triadi del pantheon egizio,  di quello greco e di quello romano,  come la triade capitolina: Giove, Giunone e Minerva. La civetta di Minerva cedette il posto alla colomba dello Spirito Santo cristiano. 

Giustamente Viator evidenzia che
Citazioneil "trino" è ciò che - adeguatamente interpretato - può dar conto di numerosissime entità e concetti che vengono quotidianamente intesi e trattati come unitari.

Ed ironicamente aggiunge
CitazioneChe poi il singolo fedele (ricordo che stiamo parlando del Gregge e non dei Pastori) sia così distratto dal non ricordarsi dell'Anima poichè la sua Mente è quotidianamente troppo impegnata nella cura del Corpo......................la cosa è perfettamente comprensibile, visto anche l'etereo livello concettuale al quale le dottrine collocano queste due famose quanto fumose e "sconosciute" entità chiamate appunto Anima e/o Spirito.

Invece per Bobmax
CitazioneLo Spirito è essenziale./ Se non vi fosse lo Spirito, Dio non potrebbe farsi uomo.

Ma se Dio è uno e trino penso che possa esplicarsi come e quando crede.

CitazioneQuesto movimento, dall'uomo a Dio (fede) e da Dio all'uomo (ateismo), è opera dello Spirito.

Bob credo sia impossibile dimostrare in modo logico che sia opera dello Spirito. Lo si può credere solo con la fede. La Trinità è una confessione di fede soteriologica.

Forse hanno ragione gli anti-trinitari ?
#898
Tematiche Spirituali / Spiritus Sanctus
29 Maggio 2020, 18:36:23 PM
Spirito "Santo": "misteryon" di fede.

Per un cristiano del nostro tempo è ancora necessaria la Trinità ?

A me sembra che per essere cristiano basta la dualità Dio e Figlio di Dio (= Jesus). Se non è presente lo Spiritus l'impalcatura della religione cristiana regge lo stesso.

Cosa mancherebbe al credente se non ci fosse lo "Spirito Santo" ? Nulla !

Molti cosiddetti credenti quando entrano in chiesa si fanno il segno della croce senza riflettere su ciò che dicono"in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti" (Matt. 28, 19), oppure quando recitano il "Credo" o celebrano la Pentecoste, ecc..

C'è anche da dire che la teologia dello Spirito Santo si differenzia molto nelle religioni abramitiche e confessioni religiose. Per esempio,nell'Antico Testamento l'ebraico "ruah" allude semplicemente  al soffio vitale di Dio, alla forza divina,  tramite la quale Dio agisce e fa agire.
#899
Riflessioni sull'Arte / Re:Arcobaleno
26 Maggio 2020, 08:06:18 AM
A Roma ci sono 17 sinagoghe. Quella più nota, detta Tempio Maggiore, prospetta sul Lungotevere Cenci.  E' a croce greca, orientata ad Est, verso Gerusalemme. La cupola a padiglione ha la base quadrata.

Interno della cupola (cliccare sull'immagine per ingrandirla)



L'interno della cupola è dipinto con i colori dell'arcobaleno e sono raffigurati due tipi di albero, uno per lato:  il cedro del Libano e la palma da datteri israeliana.

La scelta di queste piante deriva dal Salmo 92, versetti 13 e 14:

"Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Sign-re,
fioriranno negli atri del nostro D-o."

Sono  3.300 anni che gli ebrei osservanti cantano questo Salmo nello Shabbat, il sabato: il giorno di riposo in memoria del settimo giorno della creazione, in cui Dio stesso si riposò. Lo Shabbat inizia il venerdì sera poco prima del tramonto e termina il sabato sera.

#900
Racconti Inediti / Re:7 di cuori
22 Maggio 2020, 09:20:54 AM
Buongiorno Bob,

dici che
CitazioneL'amore non c'entra nulla con la scelta. L'amore è una resa incondizionata. Non si sceglie di amare. Semmai è l'amore a sceglierti.

Lo so, l'esperienza dell'amore è unilaterale, prescinde dal/la partner o dall'animale da compagnia.

Però nell'ambito dell'amore di coppia quel che tu descrivi come "amore" a me sembra di tipo letterario, idealizzato, fermo alla fase dell'innamoramento e non dell'amore.

Per giungere alla fase dell'amore l'uomo e la donna devono prima percorrere un iter con step imprescindibili e necessari,  senza esserne consapevoli:
si comincia con la reciproca attrazione (non facile: lei può piacere a me, io non a lei, o viceversa); se c'è  la "scintilla" e la necessaria reciproca conoscenza, i due si scelgono come partner;  se non avvengono ostacoli comincia  l'infatuazione, poi l'attaccamento, l'innamoramento (fase in cui avviene l'idealizzazione della persona amata) infine  l'amore.

Nella relazione amorosa sono coinvolte pulsioni biologiche, motivazioni psicologiche e sociali.

L'innamoramento e poi l'amore hanno propri tempi ed evoluzioni.

L'innamoramento è transitorio, dura alcuni mesi, se tutto va bene conduce all'amore. 

Ci innamoriamo della persona che col suo comportamento, con i suoi sentimenti, con i suoi valori, i suoi progetti, ci fa sentire che, uniti a lei, possiamo realizzare le nostre potenzialità e desideri. Allora proviamo il bisogno di fonderci spiritualmente e fisicamente con lei. Di qui la necessità di idealizzare la persona amata.

Una delle frasi che comunemente  si dicono gli innamorati: "Io senza di te non posso vivere". Nel momento in cui la persona amata entra a far parte della mia quotidianità mi accorgo di non poter vivere senza di lei. La sensazione psicologica di unione con la persona amata, la fa diventare compartecipe della nostra esistenza.

Bob questa è la fase che tu chiami amore, invece è solo temporaneo innamoramento.

La psicologa Dorothy Tennov ha fa fatto delle ricerche sul fenomeno dell'innamoramento ed ha concluso che la durata media di questa esperienza è di circa due anni. Altri, invece, dicono che duri tra i 18 ed i 30 mesi, poi confluisce nell'amore. Comunque  ogni coppia ha il suo tempo di durata dell'innamoramento.

Chi resta ancorato all'utopia dello stato d'innamoramento finché vive,  può avere difficoltà  nel costruire un durevole rapporto di coppia. Un eterno innamoramento costringerebbe a vivere in simbiosi  e dedizione totale. Invece nella prassi "normale" la dinamica della relazione amorosa   induce, dopo un periodo, ad essere sempre più se stessi, a riavere gusti ed interessi non condivisi, ad incontrare amici trascurati, ecc.. Ciascuno dei due tende a riaffermare la propria personalità.  E' una fase  che non tutte le coppie riescono a superare senza problemi, perché si passa dalla simbiosi all'autonomia, dall'identificazione con l'altro/a alla differenziazione.  Però continua la volontà di esaudire le esigenze od aspettative del/la partner ed a trasformare l'io ed il tu in un noi.

L'innamoramento e l'amore puoi considerarli come un torrente e un fiume. Il torrente di montagna scende tumultuoso verso il basso, riceve affluenti, poi diventa un fiume che fluisce con tranquillità verso la foce.

L'amore  consiste in un rapporto duale basato sullo scambio affettivo e sessuale,  sulla reciproca fiducia, la complicità, la tenerezza.