Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Kobayashi

#91
Socrate78, le tue considerazioni sono viziate dall'errore espresso dalla frase "essendo Dio, per definizione, onnisciente".
Dici "per definizione", ovvero per deduzione puramente logica a partire dal concetto di Essere supremo.
Certo non per induzione dalla realtà...
Ma comunque ciò che si deduce poi deve essere confrontato con il reale, e se da tale confronto ne viene fuori una contraddizione plateale bisogna avere l'onestà di rigettare le proprie tesi, mentre tu ti accodi alla storia della teologia che è la somma dei tentativi di reinterpretazione (o trasfigurazione) della realtà in modo da farla concordare forzatamente con i principi metafisici di partenza.

Ma l'esperienza religiosa vera non ha nulla a che fare con onniscienza e onnipotenza, anzi si tratta proprio dell'opposto, ovvero dell'esperienza di una forza, di una manifestazione, che improvvisamente lacera la normalità delle cose del mondo per poi tornare nel silenzio. Un evento isolato, non il prodotto di un disegno superiore.
Chi ha fede crede in questo potere e pensa che la pratica religiosa, anche senza condurre al miracoloso, aiuti al mantenimento di se stessi nella vicinanza di questo potere benigno con effetti positivi sulla propria vita, riuscendo quindi a resistere alla tentazione di abbandonarsi alle forze distruttive, alla morte.

Così gli eventi dolorosi che si vivono non possono essere interpretati come strumenti pedagogici di Dio, ma al contrario possono essere interpretati, o meglio sentiti, come causati dalla propria colpevole lontananza da Dio, come l'effetto dell'oscurità in cui si finisce quando si smarrisce la via religiosa.
#92
Scienza e Tecnologia / Re: Dieci miliardi di ...
14 Agosto 2022, 14:40:58 PM
Citazione di: hystoricum il 11 Agosto 2022, 18:03:50 PMPer quanto riguarda Dio io dubito che qualcuno sia riuscito a darne un'idea che si avvicini ,in qualche modo ,a Lui.
Io non ci provo neanche.
Tornando alla variabile di Dio, considerate le guarigioni spontanee da mali terminali considerati incurabili che si verificano a centinaia tutti gli anni nel mondo.
Non parlo dei miracoli canonici, intendo guarigioni quasi subitanee, inspiegabili e contrarie ad ogni cosa che sappiamo sulla materia energia.
I medici ammettono di non capirci niente ma sono ben contenti di constatarle e confermarle!
No, penso invece che di Dio ci si possa fare un'idea realistica.
Per esempio credere che le guarigioni misteriose rimandino in qualche modo a Dio significa accettare l'idea centrale del Vangelo, ovvero che da Dio viene una forza che guarisce.
Ma dal momento che queste manifestazioni sono estemporanee, lasciando milioni di innocenti nelle sofferenze più atroci, si deve escludere che Dio sia onnipotente.
Non può essere onnipotente e nello stesso tempo principio di salvezza e guarigione, perché se così fosse avremmo a che fare con un essere dal potere benigno ma malvagio o indifferente nella volontà (scegliendo di non salvare quasi nessuno).
L'ipotesi meno bizzarra è che questa potenza benigna si possa manifestare solo nella vicinanza di Dio, e che questa vicinanza sia realizzabile dall'uomo attraverso quei passaggi e quei cambiamenti che sono il patrimonio comune delle diverse tradizioni spirituali.

Discorso a parte è invece la posizione del metafisico. Qui non abbiamo l'uomo che si avvicina a Dio sollecitato dal dolore e dalla nostalgia, dalla contraddizione dell'esistenza, ma l'uomo della conoscenza oggettiva, che è interessato a edificare il proprio sistema razionale. È il caso del panteismo di Viator.
#93
@Phil.
È ovvio che ogni cosa che dico in quanto detta da me è personale.
Il termine "anonimo" che ho usato va preso naturalmente nel senso di una tendenza verso una comunicazione sempre meno personale, e quindi inutile nel lavoro che la scrittura compie nella costruzione della conoscenza di se' (poiché prima di parlare o scrivere io non so ancora chi sono e quali sono le mie idee, e solo nello sforzo di comunicare inizia a formarsi una consapevolezza di se stessi). 
Quindi il punto è capire se sia presente l'azione di forze manipolatorie anche se non espressa da un potere autoritario, ma, per esempio, come processo di autocensura, o come risultato del rapporto patologico con la memoria determinato dall'uso di certe tecnologie (da questo punto di vista Platone aveva ragione nell'individuare nella tecnologia della scrittura l'inizio della fine della filosofia).
Siamo stati educati a intercettare le censure e le manipolazioni del potere autoritario (e infatti Ipazia ha subito pensato a Orwell), potremmo non essere altrettanto bravi a individuare altre dinamiche che impediscono i processi di liberazione.
Naturalmente si tratta prima di tutto di decidersi se la filosofia deve svolgere un ruolo di questo tipo (etico, politico), oppure limitarsi all'analisi di ogni fenomeno per il solo fatto che ogni fenomeno genera in noi meraviglia.
La filosofia è etimologicamente "cura della sapienza", ma questa sapienza ha un carattere liberatorio (declinato nelle contingenze delle diverse epoche)?
#94
Tematiche Filosofiche / Rapporto tra etica e memoria
13 Agosto 2022, 12:27:02 PM
L'etica nel Novecento, in certe formulazioni, è tornata a concentrarsi sul dialogo, sulla comunicazione (Apel, Habermas). Ma il dialogo, la partecipazione al dialogo, implica la consapevolezza della propria identità. E la propria identità nasce dal confronto continuo con il proprio passato, con la propria memoria (Locke, Hume).
Nel corso della sua evoluzione l'uomo ha cercato supporti esterni alla memoria organica.
La scrittura, per esempio.
Oggi questo processo di concentrazione dell'informazione su supporti esterni si basa sulla rete. Nella rete confluiscono continuamente nozioni generali ma anche ricordi personali. Foto accompagnate da poche parole postate sui social come ricordo di una gita, per esempio. E le parole, le espressioni, al di là delle capacità di scrittura del singolo, sono sempre "sociali", stereotipate. Conformi ad uno stile impersonale, per non irritare gli altri con forme che potrebbero essere interpretate come ostentazione di originalità.
Il risultato è un flusso di nozioni e ricordi anonimi.
Mentre il diario mantiene un livello di sincerità e personalizzazione massimo, e il testo epistolare si costruisce sulla relazione con il proprio interlocutore, i messaggi social sono rivolti a tutti, quindi in fondo a nessuno.
Se quindi il luogo dell'elaborazione del rapporto con il mio passato sono i social, se il luogo della riflessione e della scrittura sono le chat e le pagine di facebook, allora la mia identità (risultato appunto del rapporto tra presente e passato, sguardo sulla propria memoria) sarà deviata verso l'anonimato.
E se tutti hanno identità simili, allora non può nemmeno prendere avvio un dialogo, ma solo una comunicazione di rispecchiamento.
Senza dialogo la filosofia muore, perché il carattere veritativo della filosofia è indissolubilmente legato al dialogo (convinzione mia, certamente discutibile).

Dunque molti problemi contemporanei attinenti la stessa esistenza della filosofia e del dibattito etico dipenderebbero dai processi di trasformazione del rapporto con la memoria?
O magari, al contrario, questo mutamento, sempre che sia reale, segna finalmente il passaggio ad una cultura libera dall'illusione romantica dell'originalità (la quale ci fa dire che tutti sono conformisti e scontati tranne noi, che la nostra vita per quanto apparentemente uguale a quella di tutti gli altri è particolare, anche se tale particolarità poi si esprime solo come passione per la ricerca di un nostro mitologico desiderio originario – R. Girard)?
#95
Scienza e Tecnologia / Re: Dieci miliardi di ...
11 Agosto 2022, 17:22:41 PM
Ma Dio non può essere una variabile. Anche prendendo la nozione di Dio dalla filosofia greca presocratica, degli inizi non "contaminati" dalla metafisica platonica, diciamo così, Dio è ciò che permette l'espressione della natura, ciò che c'è dietro la generazione di ogni cosa, il concetto di physis inteso come l'orizzonte che fa in modo che le cose emergano, e non una forza specifica, un quid, un ente speciale che svolge, nella generazione, qualche ruolo particolare e che poi la scienza moderna un giorno potrebbe ritrovarsi a investigare.
Per cui scienza moderna e teologia hanno oggetti diversi.
E quando una sconfina nell'oggetto dell'altra vengono fuori le contraddizioni e gli scontri ideologici, ma spesso si tratta di battaglie basate sul fraintendimento, perché i piani sono sempre diversi anche quando si usano le stesse parole.

Per quanto riguarda il contenuto dell'articolo dico che sembra che le persone si siano dimenticate dell'esistenza della deontologia, per cui se sono uno scienziato rispettato e ben pagato da qualche istituto di ricerca statale ho il compito di vagliare e filtrare le informazioni scientifiche, non giocare a costruire bufale per poi fare moralismi sul pensiero critico. Fossi il ministro francese della ricerca lo avrei licenziato all'istante. Chissà, magari dovendo lavorare otto ore al giorno in fabbrica o in ufficio riuscirebbe a comprendere finalmente la funzione dell'autorità intellettuale: una guida per orientare verso ciò che è serio coloro che hanno poco tempo per studiare e non possono controllare la fondatezza di ogni dato.
#96
Scienza e Tecnologia / Re: Dieci miliardi di ...
11 Agosto 2022, 15:18:11 PM
Se l'obiettivo di queste esplorazioni è la conoscenza dell'origine del Cosmo, dal momento che per la metafisica occidentale Dio è la causa del Tutto, allora, al contrario di ciò che pensa Hystoricum, avremmo a che fare con una ricerca prettamente teologica. Altro che prova di forza dell'ateismo...
Il che mi fa riflettere sul fatto che la scienza difficilmente può esprimersi sull'inizio, sull'origine, sul tutto, e che nell'ipotizzare (legittimamente) qualcosa per riempire il nostro vuoto di conoscenza  abbandona i suoi fondamenti per produrre in realtà qualcosa che possiamo definire "speculazione metafisica inconsapevole".
#97
Attualità / Re: Avremo tre poli?
09 Agosto 2022, 10:38:07 AM
Che buffo! Trent'anni fa per al prima volta andavo a votare e ricordo che il Centro-sinistra mi chiedeva il voto per salvare il paese da Berlusconi e la destra.
Oggi ancora non sanno fare altro che ripetere le stesse cose.
Nell'arte del governo hanno mostrato in questi trent'anni di avere una strana propensione a spaccare il Paese in due: lavoratori iper-protetti da una parte e schiavi dall'altra (certi contratti normalmente proposti da multinazionali come Amazon da noi sarebbero considerati illegali in Paesi liberisti come la Svizzera, per esempio), bravi cittadini ubbidienti da una parte, paranoici complottisti dall'altra (qui mi riferisco alla trasfigurazione di ogni dibattito pubblico in comunicazione per bambini che come tali sono invitati a capire e obbedire, non a discutere).
Il problema non riguarda il Calenda o il Renzi della situazione. Il problema è che queste organizzazioni politiche non fanno quello che dovrebbero fare, ovvero elaborare prospettive per il Paese su questioni essenziali come salario minimo, riforma dei contratti di lavoro, riforma degli uffici dell'impiego, miglioramento dell'istruzione, rendere le pensioni uniformi con importi dai 1000 ai 2000 euro al mese (il modello della liberista Svizzera mostra ancora una volta maggiore giustizia sociale di quello apparentemente cattocomunista italiano, ma essenzialmente basato sull'esistenza di privilegi, quindi più feudale che democristiano o progressista...), etc.
Se questi partiti, organizzazioni, movimenti, non fanno più da decenni quello che dovrebbero fare, l'unica strategia sensata mi sembra quantomeno quella di non dare loro il nostro voto. In questo modo, con un graduale svuotamento di senso delle elezioni politiche, la frattura tra questi soggetti e i cittadini potrebbe accrescersi, ben oltre il disgusto attuale, portando le istituzioni democratiche ad una tale crisi da costringere i partiti alla scelta tra forme di governo autoritarie (come governi tecnici scelti dalle istituzioni, magari estere, bypassando definitivamente, in qualche modo, la verifica elettorale), o una riforma di tutto il sistema, partendo da una legge elettorale razionale e comprensibile.
#98
Citazione di: Alberto Knox il 08 Agosto 2022, 13:03:56 PM[...] Sto dicendo che quando l'uomo partendo dalla solitudine sale interiormente al di sopra del proprio io e ascolta e sente che fa parte di qualcosa di molto più grande del proprio io del proprio corpo, che sente che è parte del cosmo , che fa parte della logica e origine della vita . ecco io in quel momento dico che l'uomo fa un esperienza spirituale con il divino. Cosa vuol dire "sento dio" cos'è si sente una voce? no, è un sentire che non procede dalle parole, è un sentimento, è l'incontro con l'assolto, è un sentimento di pace con se stessi e con il mondo.
I primi greci parlavo di divino non in riferimento al Tutto, ma al principio, all'arché che esprimendosi generava ogni cosa. Il Tutto, il Cosmo, in quanto tale, può essere detto divino solo trasfigurando il significato autentico di divino, che è attinente sempre ad una potenza, ad una forza che genera vita.

Sul Gesù dei quattro vangeli si possono dire con sicurezza solo poche cose. Tra queste il fatto che Gesù, per la sua prossimità misteriosa a Dio, ne incanala la potenza guaritrice. Le grandi scene di guarigione, di liberazione dai demoni, ci dicono che la forza di Dio non viene da Gesù, ma Gesù riesce a farsi mezzo di espressione di questa potenza.
Ma appunto si tratta di potenza, di forza.
Espressione del divino è questa potenza.
Il cristiano che ai giorni nostri si reca a Lourdes mostra di avere fede in questa potenza, mostra di avere fede ancora nella forza guaritrice di Dio. Prega affinché Dio, di nuovo, produca effetti concreti di guarigione, di salvezza.

Se l'uomo si libera dal proprio egocentrismo non accede ad alcunché di divino ma molto più semplicemente capisce che la sua "sostanza umana" è composta soprattutto da interazioni con il proprio ambiente, con le cose inanimate che lo circondano, con la natura, con le altre persone, etc.
Questa consapevolezza di essere intrecciato con le cose del mondo non si capisce perché dovrebbe produrre una specie di esperienza mistica. Io direi piuttosto si tratta di uno dei primi gradini del filosofare.
#99
Scienza e Tecnologia / Re: Natura e sessualità
04 Agosto 2022, 17:48:20 PM
La natura è propensione alla metamorfosi.
L'uomo, la cui natura è la somma tra organismo e tecniche atte a trasformare se stesso e il suo ambiente, è per eccellenza portatore di questa propensione.
La conservazione delle forme assunte una volta per tutte come naturali ed eterne è una battaglia persa già da alcuni secoli, e in fondo chi ancora la combatte lo sa, lo sa perfettamente, ma il timore che il senso del mondo possa svanire di fronte alla fine reale di ogni antropocentrismo (quindi fine reale di ogni umanismo) spinge a perseverare in questo inutile sforzo.
Forse gli errori fondamentali del nostro tempo filosofico sono due:
uno, quello detto sopra;
due, pensare di poter capire l'uomo mettendo tra parentesi la tecnica, immaginandosi un essere umano contemplativo che si muove in un ambiente naturale... ma l'ambiente umano è sempre naturale, in quanto sempre trasformato dalle tecniche e dalla cultura, in quanto cioè è quella la sua natura.
Quindi se capissi come funziona concretamente, materialmente, il pc che sto usando in questo momento avrei fatto un passo in avanti, non per un guadagno di potenza, ma per il fatto di essermi riappropriato di qualcosa inerente la natura umana, esattamente nello stesso senso della traduzione di un poema scritto in una lingua sconosciuta (come se si riuscisse a riappropriarsi di un repertorio di storie, possibilità, soluzioni ingegnose a problemi etc. prima inaccessibili).
Insomma il diktat di Heidegger e discepoli sulla tecnica ha fatto il suo tempo.

[abbiate pazienza, sono a casa malato, febbricitante, sto cercando di fare chiarezza su alcune idee... work in progress]
#100
Varie / Re: Mai dire mai, tuttavia…
02 Aprile 2022, 11:14:28 AM
Bobmax,
io distinguerei il forum dai suoi utenti.
Il forum come spazio di riflessione o di espressione delle proprie idee continua a svolgere la sua funzione, adesso come cinque anni fa.
Cosa ben diversa invece è la situazione (la qualità) degli utenti attivi in questo momento.
Alcuni utenti storici per esempio hanno completamente perso il senso del limite e sembrano usare questo luogo come una specie di blog privato, per non parlare dei continui insulti più o meno velati a interlocutori che la pensano diversamente.
Altri semplicemente lo utilizzano come un passatempo (fortunati loro che di tempo ne hanno da perdere...) e quindi hanno la tendenza a ironizzare su tutto, anziché, al limite, problematizzare le posizioni presentate da altri magari in modi distanti dalla propria sensibilità.
È ovvio che bisogna capire che il forum non è ne il proprio blog ne un circolo ricreativo per pensionati.
Ma non è necessariamente un limite il fatto che il dialogo sia sempre difficoltoso.
Per quanto mi riguarda un post scritto decentemente, comprensibile, risultato di vera riflessione, di studio, è sempre stimolante, utile, perché in ogni caso, che ci sia affinità o meno, ti costringe a riflettere meglio sul tuo punto di vista, sul fatto di avere seriamente soppesato la questione oppure no.
Quindi in attesa di periodi migliori, di utenti spettacolari come il vecchio jean poetico-filosofico-visionario, cerchiamo di fare la nostra parte, di avere un po' di cura di questo giardino...
#101
Tematiche Spirituali / Re: L'assurdità del tutto
02 Aprile 2022, 09:37:20 AM
Hystoricum,
il fatto che la logica conduca al paradosso potrebbe essere un indizio della sua incapacità di andare al di là di certi limiti.
Solo se si prende la razionalità come strumento capace di dare una rappresentazione della realtà autentica, eterna, assoluta, ovvero metafisica, allora i paradossi a cui conduce possono essere presi come segni di una dimensione dell'esistenza che ci sfugge, che appare assurda, incomprensibile.
Ma se è così, cioè se la nostra capacità di pensare il tutto è incondizionata, allora si deve necessariamente escludere la presenza di condizionamenti fisiologici quali le pulsioni, o culturali quali i concetti con cui le civiltà hanno costruito modi di interpretare il mondo.
Mi riferisco naturalmente al tuo post sulla pulsione di morte.
Ovvero, se il nostro desiderio non è libero, per quale motivazione la nostra razionalità dovrebbe esserlo?
E se non è libera, perché le sue conclusioni paradossali dovrebbero condurci a orientare la nostra esistenza?
#102
Cit. Alberto Knox: "non mi piace che si sindichi sul mio metodo di filosofare, il mio metodo è quello di Socrate forse, sarà per quello che faccio domande".

Il mio voleva essere solo un invito a chiarire quello che ritengo sia il punto filosofico cruciale alla base delle tue argomentazioni, dato l'utilizzo abbondante che fai di riferimenti scientifici, cioè il chiarimento dello statuto epistemologico di fondo che sembra essere un realismo implicito.
Ma già che ci siamo, se posso, ti chiederei una maggiore attenzione all'ortografia.

Venendo ai tuoi ultimi post dici che Dio è relazione e, citando il Vangelo, che Dio è dentro di noi. Dunque Dio che cosa sarebbe? La relazione che ciascuno di noi ha con se stesso? Con una parte di se stesso? C'è una parte profonda di noi che purificata dalle contingenze individuali è tutt'una con la sapienza biblica che tu forse chiameresti logos?

Poi chiedi se la spiritualità è connaturata all'uomo o soltanto l'espressione di una fase della sua evoluzione destinata ad essere superata dalla maturità che viene dalla scienza.

Bisognerebbe chiarire prima che cosa si intende per spiritualità.
Nella tradizione occidentale ci sono stati essenzialmente due filoni: quello filosofico-pagano e quello cristiano.
Nel rapporto con il divino il primo, essendo soprattutto ricerca di una forma di vita indipendente, libera, autonoma (l'enorme importanza nell'antichità del tema dell'autarchia) ha cercato di limitarne gli effetti, le paure da esso generate.
Nel cristianesimo si è trattato al contrario di un affidarsi alla volontà di un Dio sentito come misericordioso. Così non ci può essere esperienza spirituale cristiana senza un riferimento forte alla fiducia dell'azione divina. C'è anche qui relazione, ma relazione con una potenza (che sia amore o forza) che viene nominata con il termine Dio, e tale relazione, se vissuta senza risparmiarsi, salva, libera, redime. E il mistero è l'oscurità, la non conoscibilità di questa potenza. La nube della non-conoscenza (citando il titolo di un bel testo medievale) che separa l'uomo da Dio, e che si deve accettare perché, primo, non può essere superata, secondo, volendola superare si finisce nelle assurdità delle descrizioni di Dio tipiche del fondamentalismo.
#103
Alberto Knox, ponendo la domanda agli hegeliani sulla stupefacente concordanza tra sapere e realtà sbagli interlocutori perché l'idealismo hegeliano è esattamente il superamento di questo problema. Con l'idealismo tutto viene assorbito dallo spirito umano, il quale essendo per definizione razionale, non può che dispiegare una visione di "ciò che sta là fuori" di tipo razionale.
Nell'idealismo hegeliano non c'è insomma altra realtà della realtà pensata, per cui, da questo punto di vista rimanere stupefatti dal ritrovamento nella realtà di un ordine, di una perfezione, è filosoficamente un'ingenuità.

La stessa domanda non la puoi nemmeno porre a coloro che invece, pur non essendo hegeliani, sono vicini a forme contemporanee di irrazionalismo (per esempio chi, sul tema della conoscenza, concorda con Nietzsche), perché anche per loro non c'è nessuna enigmatica concordanza, ma il sapere umano si muove con i suoi strumenti, prodotti della casuale evoluzione biologica, per ottenere il controllo e la manipolazione della natura, senza che si possa dire nulla sulla reale struttura di essa, perché non occorre essere hegeliani per aver capito la contraddittorietà del concetto di cosa in se' (per poter fare un discorso sull'adeguatezza dei pensieri umani alla realtà occorrerebbe un terzo livello da cui stabilire tale concordanza, terzo livello che però non c'è...).

Insomma direi che la domanda dovresti porla a te stesso anziché rimbalzarla verso gli altri come se fosse un argomento.
Cioè, tu poni la domanda: cosa significa il successo della scienza? Il fatto che ritroviamo armonie matematiche nella natura etc.?
E fai intendere che non può essere una casualità.
Bene, dimostralo.
Ovvero, ci attendiamo una disamina filosofica del tuo realismo.

Per quanto riguarda la possibilità di ritrovare una spiritualità comune basata sul mistero devo dire che tutto dipende ancora dai propri presupposti: se il logos rispecchia la struttura della realtà il mistero sul "come" verrà prima o poi esaurito dai progressi del sapere; rimane il mistero del "perché", domanda impossibile dal punto di vista della scienza, e quindi espressione di una necessità interiore insuperabile, ma che già, nell'ammissione della sua origine psicologica perde, mi pare, ogni autentica valenza.
Se mi è chiaro che prego solo perché ho un bisogno fisiologico di finalismo, un bisogno umano troppo umano di adorazione di una qualche nebulosa sorgente di vita, dopo cinque minuti passo oltre, è ovvio.
Realismo e razionalismo conducono, forse, necessariamente all'ateismo. E, mi chiedo, nell'ateismo è possibile veramente essere sinceri e nello stesso tempo aperti all'esperienza del divino?
#104
Tematiche Filosofiche / Re: La malafede
11 Marzo 2022, 09:51:42 AM
Non sono convinto che la vita sia essenzialmente comunicazione. Certo ad un livello base, al livello biologico dell'interazione tra cellule o al livello della sopravvivenza di un individuo all'interno di una società, è vero che non si può prescindere da essa.
Ma se intendiamo dire che si vive essenzialmente per esprimere ad altri ciò che abbiamo dentro, ecco, allora no, preferisco le riflessioni antiche sull'autarchia (che non escludevano l'importanza del dialogo, ma che prevedevano innanzitutto la possibilità di raggiungere una certa tranquillità senza quasi dipendere dalle circostanze esterne e quindi da eventuali interlocutori, dal loro riconoscimento).

Scopo della comunicazione non è poi necessariamente la verità, anche senza che si finisca nell'ambito della malafede. Basta pensare agli studi di Feyerabend sugli apparati di persuasione costituiti da argomentazioni spesso niente affatto razionali o scientificamente vere, ma puramente funzionali al successo di una nuova teoria. C'è sincerità in questa attività culturale che accompagna, per difenderla, i primi passi di una nuova teoria. Ma in effetti non si può dire che ci sia verità, o che ci sia fino in fondo.

In un certo senso si ripropone, con il tema di questa topic, la questione della sofistica. Cosa dire di un sapere strumentale? Che è in malafede e quindi da condannare? O che è tale perché in fondo non essendoci una verità oggettiva non può che essere funzione del modo di vedere il mondo del singolo soggetto?

E poi, fede nella verità? Direi piuttosto fede e sincerità nella ricerca della mia verità. Esplorazione genuina, trasparente, viscerale (nel rischio) delle ipotesi utili al mio cammino. Nient'altro.
#105
Attualità / Re: I "troll" filoputin
09 Marzo 2022, 08:04:34 AM
Se l'adesione a certi movimenti culturali irrazionali, un po' assurdi, viene interpretata solo come reazione alla frustrazione individuale, si finisce implicitamente per ammettere che l'opposizione al nostro mondo è, come dire, ingiustificata, perché in fondo si sta bene etc.
Io, in molte di queste persone, vedo invece una ben radicata opposizione, più o meno violenta, che non potendo contare su strumenti culturali o ideologici seri si struttura intorno a idee marginali, a volte platealmente false.
Ma se non si guarda a ciò come a un sintomo di una crisi sociale profonda e si preferisce concentrarsi sulle difficoltà individuali che hanno condotto il singolo all'emarginazione, alle sue speranze e ai suoi fallimenti, del fenomeno non si capisce nulla.
Infatti non si sta capendo che molti di coloro che vengono definiti filo-Putin sono in realtà poco interessati a Putin ma molto di più a esprimere un'affinità per un mondo diverso rispetto a quello occidentale, il quale è di abbondanza e di emarginazione, di sicurezze e libertà bellissime per alcuni, di esclusioni insuperabili per altri.
Certo l'espressione di questa affinità, con la vaga simpatia per la politica russa (ma essenzialmente in quanto essa nella sua propaganda si presenta come alternativa al modello occidentale) è assai discutibile, ma è meno importante rispetto al suo essere sintomo di un rifiuto il quale aspetta forse di essere elaborata in forme ideologiche più credibili.