Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Carlo Pierini

#91
Tematiche Filosofiche / Re:Etica e neuroscienze.
26 Maggio 2019, 23:59:29 PM
Citazione di: Jacopus il 26 Maggio 2019, 23:00:11 PM
Appoggio l'obiezione di Ipazia. Se ti interessa la dualità anima-corpo o scrivi nella sezione spiritualità, oppure sei in ritardo rispetto all'evoluzione della filosofia di almeno un secolo.
CARLO
...Insomma, non vedete l'ora di sbolognarmi, eh?  :)
Vorrei informarti che il "dualismo anima-corpo" di Eccles è una teoria del 1975 e fa parte delle neuroscienze, non della teologia. E anche che il termine "anima" è solo un sinonimo di "psiche" e di "mente" e che dunque il suo uso non ha niente a che vedere col "misticheggiare".

JACOPUS
I tuoi toni ed espressioni misticheggianti sono realmente fuori da ogni modello di discussione filosofica.

CARLO
...Ma stai scherzando, o dici sul serio? Vuoi dire che i filosofi che ammettono l'esistenza di Dio non sono filosofi? Dovremmo espellere dalla storia della Filosofia tutti i pensatori che includono il concetto di Dio nella loro visione del mondo?

JACOPUS
Ti dirò come la penso. La mente è nel cervello. Non può esistere la mente senza il nostro raffinatissimo SNC ed altre amenità connesse, come lo sguardo stereoscopico, la postura eretta, la laringe. Ma non basta. La nostra mente è il prodotto del nostro essere sociale. E' nella nostra capacità di progettare il nostro futuro, di interrogarci sul mondo e sul rapporto fra noi e gli altri. La nostra mente si sviluppa anche in questo forum, molto banalmente. Il nostro cervello in questo non può essere confuso con un computer. Ci sono programmi che ci aiutano nella vita quotidiana, come la memoria procedurale, che meravigliosamente continua ad operare anche nei malati di demenza senile.
La mente non è cervello ma non è pensabile senza cervello. Questo è il modello necessario per superare vetuste considerazioni sia nel senso di mente scissa dal cervello, sia di mente esclusivamente compresa nei neuroni. La mente nasce dalla cultura, dalla storia, dal processo di civilizzazione e dalla sua interazione con il nostro SNC. Se pensate che già quello che state leggendo sta modificando, vostro malgrado, la struttura del vostro cervello, immaginate quello che accade ed è accaduto nel corso dei millenni fra l'interazione SNC e nostro processo di civilizzazione.

CARLO
Sono pienamente d'accordo, anche sulle virgole.

JACOPUS
La mente non è altro che questo e non è poco,

CARLO
Su questo punto, invece, non sono d'accordo, perché non ritengo affatto che la mente sia solo questo. Hai taciuto sulle esperienze spirituali e sulle profonde  ricadute che esse comportano sul piano della filosofia. Sebbene non si tratti di eventi quotidiani, sono quelli che hanno maggior influenza sullo sviluppo, sulla trasformazione della mente e sulla visione filosofica del mondo. Quindi si tratta di questioni importanti, ancora più importanti di quelle da te accennate.

Ma con questo non voglio nemmeno lontanamente scalfire il tuo pieno diritto di disinteressarti totalmente di ciò che scrivo. Però, dal disinteressarti all'invitarmi ad andarmene perché le mie idee sono diverse dalle tue, ce ne corre un bel po'! ...Non è nemmeno gentile da parte tua!  :)
#92
Tematiche Filosofiche / Re:Escher e Popper.
26 Maggio 2019, 22:54:07 PM
CARLO
Il cervello dell'homo sapiens è pressoché immutato dal almeno 50 mila anni, mentre la matematica è comparsa negli ultimi 3 mila anni. Quindi lasciamo perdere queste illazioni gratuite costruite ad hoc solo per rimanere abbarbicati al dogma materialista. Se il cervello fosse una calcolatrice, avrebbe dovuto essere tale già 50 mila anni fa, così come 50 mila anni fa l'uomo aveva gli stessi istinti biologici fondamentali che ha oggi. Ma non è così. La matematica è un prodotto della mente, non un istinto biologico. Anzi, è nata come "numerologia", cioè come una branca della "scienza sacra", come pratica religiosa ed era appannaggio dei soli sacerdoti. E la stessa scuola pitagorica, che fece di essa una scienza a sé, era una congregazione religiosa i cui adepti osservavano la pratica del celibato e varie ritualità di purificazione del corpo e dell'anima, proprio come i preti. Altro che Macchina di Turing.
Citazione
Citazione"Quindi" una beata fava!

Solite "accuse" non argomentata da parte tua.

Negli ultimi 50 000 anni e più il  cervello umano non é sostanzialmente mutato.
Quel che é mutato (tantissimo quantitativamente e qualitativamente) é l' insieme delle conoscenze umane (corrispondente a- ma diverso da- - processi neurofisiologici di fatto svoltisi nei  cervelli umani e considerabili come analoghi alle elaborazioni algoritmiche operate da una macchina di Turing; che per la cronaca é un modello ideale astratto e non una concreta macchina calcolatrice), matematica e suoi stravolgimenti superstizioni e irrazionalistici compresi 
CARLO
Non hai capito: l'assunto secondo cui <<il Mondo 1m è identico al Mondo 2>> è una tesi monista che toglie ogni significato alla distinzione Mondo 1 / Mondo 2, poiché in questo modo il Mondo 2 non ha una sua propria ontologia, ma appartiene a quella del Mondo1.  E' una questione di logica pura, indipendente da qualunque elucubrazione sul cervello-computer.
#93
Tematiche Filosofiche / Re:Etica e neuroscienze.
26 Maggio 2019, 22:31:50 PM
Citazione di: Ipazia il 26 Maggio 2019, 22:16:37 PM
Un consiglio amichevole: se posti le tue discussioni nella sezione spirituale forse trovi qualche interlocutore in più. Ma se non lo trovi neppure lì, qualche domanda alla tua anima dovresti porla.  E attendere la risposta.
CARLO
Questi argomenti appartengono propriamente alla filosofia, non alla spiritualità. E il fatto che in questa sezione non ci siano (tanti) interlocutori, è già una risposta molto eloquente. Ma non è quella che credi tu.  :)
Insomma, io non cerco adepti, ma critiche serie. Se non ne trovo, è un indizio in più che ...sto andando per il verso giusto.
Comunque non preoccuparti: come sempre, terminata la mia breve incursione (o escursione), me ne tornerò tranquillamente a studiare e voi starete tutti più tranquilli.
#94
Cit. CARLO
Quindi fare di tutta l'erba un fascio di "mere sensazioni" è un'idea puerile, fuorviante e ignara della storia della conoscenza REALE, la quale non si esaurisce nelle sensazioni, ma consiste, se mai, in una CORRETTA INTERPRETAZIONE COMPARATA delle sensazioni. Il motto Esse est percipi si adatta ai bambini, agli ingenui; mentre gli adulti sanno che Esse est interpretatio perceptionis.

Citazione
CitazioneNo, guarda che puerile, fuorviante e ignara della storia della conoscenza REALE é la tua confusione fra i fatti (fenomenici) generici costituiti da sensazioni (che possono essere reali o meno e non veri o falsi) e (i peculiari fatti -fenomenici- costituiti dalle peculiari sensazioni de-) i pensieri, predicati, giudizi circa le sensazioni (che oltre a poter essere reali o meno in quanto fatti generici possono inoltre anche essere veri o falsi in quanto peculiari fatti "predicativi" o teorici).

Esse est percipi lo sanno coloro che si rendono conto della reale natura di ciò che percepiscono coi sensi corporei e con la mente (e non compiono fraintendimenti in proposito).

Esse (ciò che é reale) inoltre est realitas; predicata ab interpretatione perceptionis verace (nec falsa).
CARLO
Applica questo tuo ragionamento all'esempio REALE del passaggio da geocentrismo a eliocentrismo. Altrimenti si annega nelle chiacchiere inconcludenti (fatti fenomenici, predicativi o teorici, reali ma non veri o falsi, ecc.) ...che mi danno l'orticaria.  :)
#95
Tematiche Filosofiche / Etica e neuroscienze.
26 Maggio 2019, 22:08:24 PM
Ogni tanto provo a leggere qualche libro di "neuroscienze", ma ogni volta mi trovo di fronte alla solita spudorata ambiguità tipica dei neuroscienziati materialisti, riconoscibile da un miglio di distanza. L'ultimo, dal titolo accattivante di "Neuroscienze ed etica", di Alberto Oliverio, non mi ha permesso di superare nemmeno le prime venti pagine, trovandomi per l'ennesima volta spiattellato sotto il naso il solito paradigma "double face".
Un double face che si esprime, come consueto, da un lato in una dichiarata consapevolezza dell'immiserimento e del degrado dell'immagine dell'uomo che deriverebbe da una interpretazione riduzionistica, e dall'altro lato dal solito servilismo di sempre nei confronti del sacro dogma dell'identità cervello-mente, cioè nei confronti del riduzionismo. Infatti, a delle affermazioni ANTI-RIDUZIONISTE come questa:

"Sono stati sottolineati i pericoli che derivano da un'interpretazione banalmente riduzionistica o meccanicistica. Nel caso delle conoscenze neuroscientifiche, quale può essere l'impatto sull'immagine degli esseri umani di una semplificante riduzione della mente alle sue basi fisiche?"

...si alternano, con spudorata non-chalance, delle affermazioni RIDUZIONISTE come questa:

"Non si intende affatto auspicare una separazione tra mente e cervello o mettere in dubbio le conoscenze che emergono dagli studi delle neuroscienze..."

...come se riconoscere alla mente una propria sostanzialità significasse separarla dal cervello! ...O come se per uscire dai "...pericoli che derivano da un'interpretazione banalmente riduzionistica o meccanicistica..." esistesse una via di mezzo tra monismo e dualismo, una sorta di "monismo e mezzo", come ha proposto sfacciatamente Popper.
Mi consola soltanto che lo stessoOliverio riconosca indirettamente che le osservazioni scientifiche delle attività neuronali non provano affatto l'identità cervello-mente in quanto esse prescindono dalla causa o dal "meccanismo" che innesca quelle attività:

"Spesso i risultati di numerose ricerche, anche se stupefacenti, ci dicono DOVE nel cervello si è verificato qualcosa, non QUALI siano i meccanismi del riconoscimento della memoria, le motivazioni alla base di una scelta, lo strutturarsi di un'emozione".

"Lo studio dei rapporti tra cervello e scelte morali sottolinea ancora una volta che, anche se siamo sempre più in grado di descrivere il cervello e di comprenderne i meccanismi, SIAMO ANCORA LONTANI (...) dal comprendere come (...) dalla materialità dei circuiti cerebrali possa scaturire quel mondo dei significati e dei valori che ci guida in ogni azione, anche la più banale, della vita quotidiana".  

Insomma, Eccles a parte, non c'è niente di nuovo sotto il sole delle neuroscienze. Nonostante la crescente consapevolezza della grave insufficienza del paradigma materialista, tutti genuflessi e obbedienti alla parola d'ordine: <<Non aprite quella porta, ...la porta che dà sull'abisso della rinnegatissima dualità anima-corpo!!! Lasciate ogni speranza o voi che entrate in quella porta!!>>.
#96
Tematiche Filosofiche / Re:Escher e Popper.
26 Maggio 2019, 21:20:53 PM
SGIOMBO
Il mondo 1m é infatti il "mentale" inteso però, come fanno molti filosofi e scienziati cognitivi (per esempio Ray Jackenfoff) come gli aspetti computazionali - algoritmici del funzionamento cerebrale (il funzionamento del cervello come macchina di Turing) aventi corrispettivi coscienti; e non invece come questi ultimi, e cioé non il "mentale" inteso come pensiero cosciente, esperienze "interiori", res cogitans, "mente fenomenica").
 
CARLO
Il cervello dell'homo sapiens è pressoché immutato dal almeno 50 mila anni, mentre la matematica è comparsa negli ultimi 3 mila anni. Quindi lasciamo perdere queste illazioni gratuite costruite ad hoc solo per rimanere abbarbicati al dogma materialista. Se il cervello fosse una calcolatrice, avrebbe dovuto essere tale già 50 mila anni fa, così come 50 mila anni fa l'uomo aveva gli stessi istinti biologici fondamentali che ha oggi. Ma non è così. La matematica è un prodotto della mente, non un istinto biologico. Anzi, è nata come "numerologia", cioè come una branca della "scienza sacra", come pratica religiosa ed era appannaggio dei soli sacerdoti. E la stessa scuola pitagorica, che fece di essa una scienza a sé, era una congregazione religiosa i cui adepti osservavano la pratica del celibato e varie ritualità di purificazione del corpo e dell'anima, proprio come i preti. Altro che Macchina di Turing.
#97
SGIOMBO
Hume considera mere sensazioni (in termini kantiani "fenomeni") sia la materia (res extensa) sia il pensiero (res cogitans); non parla di cose in sé. 

CARLO
Le "mere sensazioni" di chi osservava un sistema solare geocentrico erano esattamente le stesse di chi, poi, osservava un sistema solare eliocentrico. Ma le prime conducevano a un'idea essenzialmente errata, mentre le seconde sfociavano in una idea essenzialmente corretta dell'oggetto osservato. Quindi fare di tutta l'erba un fascio di "mere sensazioni"  è un'idea puerile, fuorviante e ignara della storia della conoscenza REALE, la quale non si esaurisce nelle sensazioni, ma consiste, se mai, in una CORRETTA INTERPRETAZIONE COMPARATA delle sensazioni. Il motto Esse est percipi si adatta ai bambini, agli ingenui; mentre gli adulti sanno chEsse est interpretatio perceptionis.
#98
Citazione di: Ipazia il 26 Maggio 2019, 19:18:51 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 26 Maggio 2019, 17:28:59 PM
... come è possibile che la matematica, che è un prodotto del pensiero umano indipendente dall'esperienza, si adatta così eccellentemente agli oggetti della realtà fisica? Può forse la ragione umana senza l'esperienza scoprire col puro pensiero le proprietà delle cose reali?>>. [/i][A. EINSTEIN, tratto da "Fisica senza dogma" di FRANCO SELLERI - pg. 46]

IPAZIA
Semplice: perchè la matematica non è un prodotto del pensiero umano indipendente dall'esperienza. La scimmia ha imparato assai presto a contare il numero degli avversari del suo branco quando si trattava di attaccare o ritirarsi. La trigonometria nasce dallo studio degli astri e dalle necessità della navigazione. Galileo ha fatto scendere una pallina su un piano inclinato ed ha trovato una regolarità di tipo quadratico. Dall'esperienza dei fenomeni fisiologici e fisici sono nati i logaritmi e le derivate. Dalla statistica la gaussiana. Einstein stesso quando dovette dal corpo alla sua relatività generale dovette ricorrere a modelli matematici sviluppati ad hoc da matematici specialisti. Lo sviluppo della matematica è sempre stato legato ad esperienze reali.
CARLO
Credi che Einstein fosse all'oscuro di queste cose che stai dicendo? Vuoi insegnare l'uso della matematica persino al caro Albert? :)
Quello che intendeva dire E. è che la matematica è una scienza a sé indipendente dall'uso che puoi farne.
E' vero che i numeri sono concetti soggettivi derivati, astratti induttivamente dall'osservazione del mondo ("astrazione" deriva da ab-trahere o ex-trahere); ma quando, per esempio, Newton scoprì che le forze, le masse e le accelerazioni si relazionano tra loro secondo la regola della moltiplicazione matematica (F=ma), l'operazione di moltiplicazione esisteva già da millenni nella cultura umana, e non è dunque una costruzione ad-hoc dettata dall'osservazione.

Sono considerazioni come questa che hanno indotto molti pensatori come Platone, Pitagora, Galilei, ecc. ad ipotizzare che i numeri siano "archetipi", cioè delle entità metafisiche originarie sui cui principi sono modellate tutte le cose sensibili; anzi, Platone, estendeva anche alle "idee" questa proprietà (gli a-priori kantiani), essendo i numeri nient'altro che idee.
Spinoza confermava tale punto di vista nel noto motto filosofico secondo cui la conoscenza è data dalla convergenza-complementarità tra <<ordo et connexio idearum>> e <<ordo et connexio rerum>>.
Leibniz lo ribadiva nel suo concetto di <<armonia prestabilita>> esistente tra le cose e le idee (naturalmente, non tutte le idee, ma solo le idee autentiche, originarie, archetipiche).
E persino il matematico G. Frege alludeva ad un <<terzo regno>> fatto di verità matematiche non riducibili né al regno fisico delle cose oggettive né al regno soggettivo del pensiero umano, ma, appunto, ad un "terzo regno" metafisico originario esistente in sé, coincidente più o meno con "l'iperuranio" platonico. Scrive Frege:

<<La Logica è una scienza delle leggi più generali dell'esser vero. (...) E' come un'isola deserta fra i ghiacciai: è là molto tempo prima di essere scoperta, così anche le leggi matematiche valgono già da prima della loro scoperta. Cosicché i pensieri veri, non solo sono indipendenti dal nostro riconoscerli tali, ma sono indipendenti anche dal nostro pensarli. Essi non appartengono a coloro che li pensano, bensì si presentano nello stesso modo e come gli stessi pensieri a tutti coloro che li concepiscono. (...)
Un TERZO REGNO va riconosciuto. Ciò che vi appartiene concorda da un lato con le rappresentazioni, perché non può venir percepito con i sensi, e d'altro lato con le cose, perché non ha bisogno di alcun portatore ai contenuti della cui coscienza appartenere. (...) E' vero non soltanto a partire dal momento in cui è stato scoperto, proprio come un pianeta è in un rapporto di azione reciproca con altri pianeti già prima che lo si scopra>>. [G. FREGE, tratto da: "La filosofia di Gottlob Frege", di C. BIANCHI - pg. 150]

E il fatto che l'applicazione della matematica ai fenomeni fisici abbia dato origine alla più grande rivoluzione della conoscenza umana, inclina a pensare che abbiano ragione Pitagora, Galilei, Spinoza, Leibniz, e Frege, piuttosto che quei "pensatori" moderni che vedono nella matematica "nient'altro che" uno stratagemma dettato meccanicamente dall'osservazione o dall'esperienza.
Da questo punto di vista anche la conoscenza scientifica si prospetta come una complementarità di opposti (metafisica-fisica) realizzata, cioè, una "pietra filosofale" del pensiero umano.
#99
Citazione di: odradek il 26 Maggio 2019, 18:39:03 PM
Controargomentazioni non  ne leggo perchè evidentemente hai mangiato leggero e quindi l'attività onirica è ridotta
CARLO
La principale contro-argomentazione te l'ha fornita Einstein (scusa se è poco). Poi la storia della Scienza e delle sue grandi conquiste conoscitive la completano.
#100
Citazione di: viator il 26 Maggio 2019, 17:58:51 PM
Salve Carlo. Citandoti : "............è altrettanto VERO, che il mondo esisteva OGGETTIVAMENTE (corredato di TUTTE le sue verità fondamentali e le sue leggi) ancor prima della comparsa di qualsiasi soggetto. In linguaggio religioso parleremmo della necessità di unire in sacro matrimonio soggetto e oggetto nell'Unità del Dio-Principio. Una perfetta trinità, così come è trinitaria la Dialettica (tesi-antitesi-sintesi).".

Come mi è capitato di accennarti, io approvo complessivamente le tue convinzioni circa la struttura essenziale del mondo, anche se  il mio linguaggio ed i concetti che uso sono assai diversi dai tuoi.

Resta il verbo essere, la cui definizione, se omessa, rende vana qualsiasi condiderazione al di là dell'intrattenimento colloquiale (a questi livelli, tale mancanza trasforma qualsiasi dialettica in un più o meno ameno colloquio).

Impossibile tra l'altro, sostenere che il mondo esistesse prima della nostra comparsa se non precisiamo il significato di una simile espressione, non trovi ?.

CARLO
Non vedo cosa ci sia da spiegare nel dire che l'universo esisteva già da oltre 10 miliardi di anni quando la prima cellula procariota (un possibile ancestrale "soggetto osservatore") fece la sua comparsa qui sulla Terra.

VIATOR
Infine ho qualche dubbio circa il fatto che l'insieme di un contenitore (il concetto di Dio) e di due contenuti del contenitore stesso possano venir definiti come Trinità. Al massimo terna o triade. Saluti.

CARLO
"Triade" e "terna" parlano solo di tre cose; mentre "trinità" si riallaccia al concetto metafisico di "uni-trinità", cioè dell'Uno che è anche "trino". Se i preti contemplano la Trinità come mistero e i laici come intollerabile contraddizione, è solo perché né i primi né i secondi hanno considerato che è la complementarità originaria degli opposti ciò che salva l'"Uni-trinità" dalla contraddizione, quella che Tommaso chiamava la "Analogia Entis".

Riguardo al resto:

<<Sono fanciullo e figlio di Dio, egli a sua volta è fanciullo mio; ma com'è dunque che ambedue sono l'uno e l'altro? Dio è il mio centro se in me lo chiudo, ma è il mio circolo se per amore in lui mi struggo>>. [Vajasaney-samitha, 34,3]

In altre parole, E' VERO che l'uomo ha creato Dio, ma è ANCHE VERO che Dio ha creato l'uomo. Le due verità sono complementari.
#101
ODRADEK
Il linguaggio ha una sua "storia" evolutiva e come tutte le "storie" evolutive, è lacunosa, paludosa, imprecisa e sopratutto non ripetibile, che è il bello "vero" dell'evoluzione/"divenire"; la sua unica molteplice irripetibilità eterna, quella si realmente "ontologica".
Che poi si inizi grugnendo e si finisca parlando (attualmente che si inizi parlando e si finisca grugnendo forse  è la stessa faccenda) è altra cosa e riguarda lo sviluppo delle funzioni mentali (e modificazioni della faringe).
Le "funzioni mentali" non costituiscono il terreno su cui spostare o creare un "piano" surrettizio, sono solo "funzioni", ovvero "esaptazioni" di "moduli cognitivi" (evolutivamente determinati) applicati al linguaggio che si stava costruendo.

CARLO
Credo tu abbia in parte ragione. Quando leggo i tuoi post, la sensazione di "lacunosità", "paludosità" e soprattutto "imprecisione" del linguaggio è viva e palpabile, insieme all'idea che le funzioni mentali possono essere solo funzioni, e come tali inadatte a costruire dei "moduli cognitivi".

Ma hai ragione solo in parte, perché, invece,  quando leggo dei buoni libri, per esempio, di scienza o di filosofia o di mitologia, a volte provo addirittura stupore di fronte alla capacità che ha il linguaggio di penetrare tanto profondamente la realtà che è fuori e dentro di noi e di rivelarcela; fino al punto di pormi, a volte, la stessa domanda che Einstein si pose riguardo al linguaggio matematico:

<<...C'è un rompicapo che ha disturbato gli scienziati di tutti i tempi: come è possibile che la matematica, che è un prodotto del pensiero umano indipendente dall'esperienza, si adatta così eccellentemente agli oggetti della realtà fisica? Può forse la ragione umana senza l'esperienza scoprire col puro pensiero le proprietà delle cose reali?>>. [A. EINSTEIN, tratto da "Fisica senza dogma" di FRANCO SELLERI - pg. 46]
#102
Citazione di: 0xdeadbeef il 26 Maggio 2019, 15:07:20 PM
Ciao Carlo
Curioso, ed anche interessante, ma io direi che piuttosto il pensiero oggi dominante (che ha poco
di "filosofico"...) considera l'oggetto NON come una rappresentazione del soggetto, ma come
una sua produzione...
CARLO
Questo rende ancora più "vizioso" il circolo di cui sopra: da una parte un oggetto che non esiste in sé ma che è costruito dal soggetto, e dall'altra un soggetto che non esiste in sé poiché è un epifenomeno dell'oggetto. In altre parole, abbiamo un soggetto inesistente in sé che crea l'oggetto, e un oggetto inesistente in sé che crea il soggetto. Proprio come nell'immagine di Escher, o come negli incubi di un malato di mente. Ed, effettivamente, se si segue la "logica" decostruttiva di Kant, sia il soggetto che l'oggetto svaniscono insieme alle sue elucubrazioni.

OX
Allo stesso modo, e devo dire acutamente, il circolo vizioso consiste nel considerare il soggetto come una produzione dell'oggetto...
L'"arcano" è a parer mio così spiegabile: la sintesi idealistica, che permea di sé tutto il nostro "sguardo" sulle cose, ha ormai raggiunto il livello di non considerare più distinti il soggetto e l'oggetto (come del resto non distingue più il mezzo e lo scopo).

CARLO
Torniamo all'errore tragico e distruttivo della "reductio ad unum", laddove, invece, dovremmo cercare la salvezza nella "elevatio ad unum". Per comporre la conflittuale opposizione filosofica di soggetto e oggetto in quell'unica Realtà di cui sentiamo profondamente di far parte, gli idealisti riducono l'oggetto all'"unità" del solo soggetto, e i realisti riducono il soggetto all'"unità" del solo oggetto (mentre Kant ...li fa sparire entrambi). E' un po' come se, in nome dell'unità e della pace matrimoniale, per risolvere ogni conflitto si scegliesse la soluzione più facile, la soppressione del marito, oppure della moglie, o il divorzio (capita mooooolto spesso!), piuttosto che incamminarsi nella faticosa via di quella "elevatio ad unum" che è l'integrazione reciproca nell'unità superiore dell'amore.
In altre parole, se non introdurremo l'idea di un Principio universale trascendente (Tao) di cui soggetto e oggetto (anima e materia, mente e cervello, metafisica e fisica, ecc.) sono le due polarità immanenti - opposte ma originariamente complementari (Yin e Yang) - la frattura tra realisti e idealisti, materialisti e spiritualisti, monisti e dualisti, ecc., resterà eternamente insanabile, poiché se E' VERO che ciò che chiamiamo Mondo non è che il Mondo visto dal soggetto, è altrettanto VERO, che il mondo esisteva OGGETTIVAMENTE (corredato di TUTTE le sue verità fondamentali e le sue leggi) ancor prima della comparsa di qualsiasi soggetto. In linguaggio religioso parleremmo della necessità di unire in sacro matrimonio soggetto e oggetto nell'Unità del Dio-Principio. Una perfetta trinità, così come è trinitaria la Dialettica (tesi-antitesi-sintesi).
#103
Tematiche Filosofiche / Re:Escher e Popper.
26 Maggio 2019, 13:36:50 PM
Citazione di: sgiombo il 26 Maggio 2019, 12:50:01 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 26 Maggio 2019, 01:03:40 AM
Popper, nella sua teoria dei 3 Mondi, per sostenere che il Mondo 2 è REALE, ha suddiviso il Mondo 1 (della materia) in Mondo 1f (fisico) e il Mondo 1m (mentale) dicendo che quest'ultimo <<...consiste nella descrizione in termini fisici della classe di tutti i processi mentali o psicologici che verranno sempre conosciuti per esperienza diretta>>, e poi conclude che <<...siccome Mondo 1f e Mondo 1m sono parti dello stesso Mondo 1 che è reale, (...) allora il Mondo 2 non sarà più epifenomenico, ma sarà un mondo REALE>>.
In altre parole, Popper rappresenta il Mondo 2 (il mentale) su un altro piano rispetto a quello del Mondo 1, ma nello stesso tempo conferisce al Mondo 2 la stessa realtà (ontologia) del Mondo 1 (POPPER-ECCLES: L'io e il suo cervello - pg. 107).

Escher ha così rappresentato questa assurdità:

https://i.postimg.cc/t4JQX94m/ESCHER-waterfall.jpg

SGIOMBO
Se ben lo comprendo dalle tue citazioni, Popper non cade in contraddizione, ma distingue tra mondo 1m (le elaborazioni algoritmiche cerebrali, perfettamente integrate, insieme al mondo 1f, nel complessivo mondo 1 (in generale i fenomeni materiali) e mondo 2 (fenomeni mentali; e più in generale coscienza), che del mondo fenomenico materiale o mondo 1 non fa parte (non identificandosi col mondo 1m), ma invece si colloca su un altro piano rispetto a quello del Mondo 1, essendo altrettanto reale (ontologicamente) ma ben diverso, altro.
CARLO
Appunto, giochi di parole.
L'inganno sta proprio nell'introduzione del Mondo 1m che è nello stesso tempo Mondo 1 e Mondo 2. Ma l'identità di questi due mondi si chiama MONISMO, non dualismo. Tale inganno è perfettamente illustrato dalla seguente metafora geometrica:

http://www.incontriconlamatematica.net/images/oscar_scala.JPG?860

...nella quale due lati diversi del medesimo piano (Mondo 1f e Mondo 1m) sembrano appartenere a due piani diversi, uno superiore (Mondo 2) e l'altro inferiore (Mondo 1), mentre in realtà appartengono al medesimo piano (Mondo 1).
Il classico, astuto, "voler stare con un piede in due scarpe", ...O l'altrettanto classico "pretendere la botte piena e la moglie ubriaca", con il fine di sottrarsi sia alle critiche contro il monismo sia alle critiche contro il dualismo. A chi lo accusasse di monismo-epifenomenismo, risponderebbe: <<Non è monismo, perché la mente appartiene al Mondo 2>>; a chi, invece lo accusasse di dualismo risponderebbe: <<Non è dualismo, perché la mente trova la sua REALTA' nel Mondo 1m, cioè, nel Mondo 1>>.  In altre parole, può vendere la sua teoria sia ai monisti che ai dualisti, ma anche a chi, come Ipazia, da una parte rifiuta il dualismo perché assomiglia pericolosamente alla classica distinzione corpo-anima di "misticheggiante" memoria, e dall'altra rifiuta il monismo perché vuole spaziare con i suoi voli pindarico-filosofici senza la palla al piede del causalismo-determinismo del Mondo 1. In questo caso, niente di meglio che una filosofia "double face", un paradigma Arlecchino-Truffaldino ben corroborato da altri concetti double-face come il "trascendentale" kantiano (mezzo trascendente e mezzo immanente), o come le "proprietà emergenti" (per metà proprietà DELLA materia e per metà emergenti DALLA materia).

https://youtu.be/Td0APlhAgIg?t=4
#104
Citazione di: sgiombo il 26 Maggio 2019, 12:08:12 PM
Mentre contro Carlo Pierini, con esso, come con tutto il mondo 1 di cui é una mera parte (se esso é scientificamente conoscibile), non può aversi interferenza da parte delle menti "autentiche" (le esperienze coscienti, la "res cogitans" fenomenicamente. coscientemente percepita, i "qualia mentali") per la chiusura causale del mondo 1 stesso.
CARLO
La chiusura del Mondo 1 intesa come impossibilità di interazione (in entrambi i sensi) tra mente immateriale e strutture neuronali (trasferimento di informazioni, ma non di energia) è solo un dogma ideologico, molto comodo per i monisti-materialisti, ma privo di fondamento. La MQ ammette questa possibilità; e il fatto stesso che io possa muovere le mie dita sulla tastiera del PC per esprimere i miei pensieri (che non hanno alcuna proprietà fisica) è una banale conferma della correttezza della teoria dualista interazionista. Tutto il resto sono elucubrazioni "filosofiche".
#105
Citazione di: Jacopus il 26 Maggio 2019, 10:04:10 AM
Che Jung non abbia detto insulsaggini è alquanto improbabile. Nessun essere umano ci riesce. E più si scrive più la probabilità aumenta. In Bertani " sulla politica della psicoanalisi nel tempo della biolitica", il melangolo, Genova, 2010, a pag. 108 viene riportata questa affermazione attribuita a Jung dai suoi studenti. Secondo Jung era un errore imperdonabile ritenere validi per tutti i risultati di una psicologia ebraica e discettera' di un inconscio ariano che dispone di un "potenziale più elevato di quello ebraico". In seguito si pentirà di queste affermazioni, buon per lui, prima della sconfitta del nazismo. Ciò non toglie che qualche stupidaggine la dice chiunque e con ciò non voglio togliere il valore di Jung come studioso della psiche, perlomeno perché al suo orientamento sono seguiti altri grandi studiosi, basti pensare per l'Italia a Luigi Zoja.
CARLO
I detrattori di Jung lo hanno accusato di tutto: di credere negli spiriti e di organizzare sedute spiritiche, di credere negli Ufo, di essere ateo, di essere un mistico della psicologia, e persino di essere un nazista. Ma sono solo dicerie infondate. La frase da te citata è stata chiarita dallo stesso Jung in un'intervista concessa nel 1949 al Bullettin of the Analytical Psychology Club of New York (pag. 255-256):

«Chiunque abbia letto uno qualsiasi dei miei libri non può avere dubbi sul fatto che io non sono mai stato filo-nazionalsocialista e tanto meno antigiudaico; non c'è citazione, traduzione o manipolazione tendenziosa di ciò che ho scritto che possa modificare la sostanza del mio punto di vista, che è lì stampato, per chiunque voglia conoscerlo. Quasi tutti questi brani sono stati in qualche misura manomessi, per malizia o per ignoranza. Prendiamo la falsificazione più importante, quella sul Saturday dell'11 giugno: "L'ebreo, che è una specie di nomade, non ha mai creato una forma propria di civiltà, e probabilmente non lo farà mai. L'inconscio ariano dispone di un potenziale più elevato di quello giudaico". Guarda caso, se lette nel loro contesto queste frasi acquistano un significato esattamente contrario a quello attribuito a esse da questi "ricercatori". Sono state prese da un articolo intitolato "Situazione attuale della psicoterapia". [...] Perché si possa giudicare il senso di queste frasi controverse, le leggerò per intero il paragrafo in cui ricorrono: 
"In virtù della loro civiltà, più del doppio antica della nostra, essi presentano una consapevolezza molto maggiore rispetto alle debolezze umane e ai lati dell'Ombra, e perciò sono sotto questo aspetto molto meno vulnerabili. Grazie all'esperienza ereditata dalla loro antichissima civiltà essi sono capaci di vivere, con piena coscienza, in benevola, amichevole e tollerante prossimità dei loro difetti, mentre noi siamo ancora troppo giovani per non nutrire qualche "illusione" su noi stessi... Il giudeo, quale appartenente a una razza che dispone di una civiltà di circa tremila anni, possiede, come il cinese colto, un più ampio spettro di consapevolezza psichica rispetto a noi. Il giudeo, che è una specie di nomade, non ha mai creato una forma propria di civiltà, e probabilmente non lo farà mai, poiché tutti gli istinti e i suoi talenti presuppongono, per potersi sviluppare, un popolo che li ospiti, dotato di un grado più o meno elevato di civiltà. La religione giudaica nel suo insieme possiede perciò – per l'esperienza che me ne sono fatta – un inconscio che si può paragonare solo con alcune riserve a quello ariano. Eccezion fatta per alcuni individui creativi, possiamo dire che il giudeo medio è già molto più consapevole e raffinato per covare ancora in sé le tensioni di un futuro non nato. L'inconscio ariano dispone di un potenziale più elevato di quello giudaico, il che costituisce al tempo stesso il vantaggio e lo svantaggio di una giovane età che non si è ancora completamente distaccata dall'elemento barbarico»