Citazione di: Ipazia il 28 Ottobre 2020, 09:28:51 AMLa chimica è appunto, come hai appena detto, una rappresentazione, è quindi parziale ed artificiosa, e, nello specifico, è più parziale ed imprecisa della fisica fondamentale. Non può quindi imporre le proprie osservazioni come più o ugualmente effettive di quelle della fisica oggi più fondamentale (nell'esempio: i salti tra orbitali; o, nel caso della fisica classica che è anch'essa una rappresentazione più parziale ed imprecisa di quella della fisica fondamentale, i salti tra balcone ed asfalto): una spiegazione più approfondita è stata trovata appunto nella fisica fondamentale: che siano singole particelle oppure insiemi organizzati di singole particelle, si tratta sempre di oggetti parzialmente discreti su di uno sfondo continuo (presente comunque anche in chimica ed in fisica classica, ed è chiamato "spazio vuoto", ma è appunto una rappresentazione meno accurata del campo quantistico in cui le particelle mostrano anche una loro parziale continuità in forma d'onda, ovvero di semplice conformazione del campo): in ogni rappresentazione troviamo sempre discreto e continuo, tra l'altro sempre più intrinsecamente legati e sempre meno distinguibili. Come in un sogno, o in una favola: abbiamo sostituito la favola del creazionismo, in cui le cose sorgono dal nulla, con una favola più sottile in cui gli aggregati sono onde di una sostanza continua. Sono solo teorie, la realtà non l'avremo mai con nessuna teoria, men che meno con i soli sensi fisici, o con i risultati artificiali, ottenuti tramite le suddette teorie; risultati artificiali che diventano sempre più pericolosi tanto quanto esageriamo nel considerarli essenziali invece che semplicemente utili.
Passi per l'elettrone, che è un'entità ancora abbastanza misteriosa, come la questione tra ondulatorio e corpuscolare, che lascerei ai fisici. A livello di rappresentazione della realtà della chimica, funzionale mica metafisico, il discreto si impone secondo necessità e tra un elemento e l'altro vi è un salto reale. Ciò vale anche a livello di fisica gravitazionale come ben sanno i candidati suicidi.
In ogni caso il continuo e il discreto non possono coesistere nella realtà, ma solo nella teoria (Heisenberg): tutti i mattoncini/quark dell'universo non possono colmare il salto tra un gatto vivo e un gatto morto. Se l'episteme non prende atto di questa "costante" il mondo, ovvero la teoria su di esso, cessa di funzionare. E si passa alla favolistica.
In una frase: il continuo e il discreto ci sono sempre, e le loro caratteristiche, che li distinguono, non devono essere considerate diverse a seconda di contesti realmente separati (di Lavoisier, di Newton, di Heisenberg) ma devono essere considerate come spiegazioni sempre più accurate a seconda dei contesti diversi che sono solo diversi approfondimenti di studio (anche se questo non impedisce di continuare ad operare nei contesti che forniscono spiegazioni meno dettagliate: posso giocare con la casa degli Acchiappafantasmi come se fosse un oggetto realmente compatto e diverso dal fantasma cattivo, ma ciò non toglie che entrambi siano solo una momentanea organizzazione di mattoncini Lego tutti della stessa natura). [Comunque vidi che la casa degli Acchiappafantasmi è della Playmobil, che ho sempre preferito alla Lego.] In caso contrario, vorrebbe dire che credo reale una divisione di contesto che invece è solo funzionale alla mia varia capacità di visione ed utilizzo.
