Il NewYork Times dedica alla Svezia un lungo reportage a pagina 5 in cui racconta come gli svedesi hanno minimizzato i contagi, senza mettere in difficoltà il proprio popolo.
La Svezia non è grande, ma Stoccolma ha il doppio della densità di Roma (5200ab/km2) e grande vitalità nelle sue strade. Non ha chiuso neanche i cinema, ma ha evitato solo i grandi assembramenti di oltre 50 persone, ha chiuso i musei, e cancellato gli eventi sportivi.
Non ha chiuso i ristoranti, né barbieri, né le scuole, né palestre né i confini.
Gli svedesi hanno continuato a vivere normalmente.
Sono state dettate regole per il distanziamento sociale, che sono spesso dei suggerimenti.
I poliziotti non possono obbligarti, ma solo chiedere cortesemente di tenere un determinato comportamento, e se usi la mascherina all'aperto ti guardano come fossi un marziano.
Se un ristorante è troppo affollato, e non rispetta le distanze sociali, non c'è la multa, il locale viene chiuso e poi riaperto dopo un'ispezione. Ovviamente anche in Svezia ci sono stati problemi, nella case di cura soprattutto.
Ma in linea di massima la loro strategia ha avuto senso. Si son detti se chiudiamo, oltre al danno c'è la beffa, perché poi come si fa a far ripartire un'economia dopo averla distrutta?
Come si fa a tirare su un popolo dopo averlo terrorizzato e demoralizzato?
Il governo socialdemocratico ha fatto qualcosa di eccezionale: resistere alle pressioni internazionali e pensare al benessere del suo popolo.
L'articolo si chiude col racconto dei ragazzi felici che si sono laureati e si baciano e abbracciano a Medborgarplatsten, mentre la polizia li osserva senza far niente. Benvenuti in Svezia.
Qui trovate l'articolo originale:
https://www.nytimes.com/2020/05/04/opinion/coronavirus-sweden-herd-immunity.html
La Svezia non è grande, ma Stoccolma ha il doppio della densità di Roma (5200ab/km2) e grande vitalità nelle sue strade. Non ha chiuso neanche i cinema, ma ha evitato solo i grandi assembramenti di oltre 50 persone, ha chiuso i musei, e cancellato gli eventi sportivi.
Non ha chiuso i ristoranti, né barbieri, né le scuole, né palestre né i confini.
Gli svedesi hanno continuato a vivere normalmente.
Sono state dettate regole per il distanziamento sociale, che sono spesso dei suggerimenti.
I poliziotti non possono obbligarti, ma solo chiedere cortesemente di tenere un determinato comportamento, e se usi la mascherina all'aperto ti guardano come fossi un marziano.
Se un ristorante è troppo affollato, e non rispetta le distanze sociali, non c'è la multa, il locale viene chiuso e poi riaperto dopo un'ispezione. Ovviamente anche in Svezia ci sono stati problemi, nella case di cura soprattutto.
Ma in linea di massima la loro strategia ha avuto senso. Si son detti se chiudiamo, oltre al danno c'è la beffa, perché poi come si fa a far ripartire un'economia dopo averla distrutta?
Come si fa a tirare su un popolo dopo averlo terrorizzato e demoralizzato?
Il governo socialdemocratico ha fatto qualcosa di eccezionale: resistere alle pressioni internazionali e pensare al benessere del suo popolo.
L'articolo si chiude col racconto dei ragazzi felici che si sono laureati e si baciano e abbracciano a Medborgarplatsten, mentre la polizia li osserva senza far niente. Benvenuti in Svezia.
Qui trovate l'articolo originale:
https://www.nytimes.com/2020/05/04/opinion/coronavirus-sweden-herd-immunity.html