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Messaggi - Jacopus

#91
Tematiche Culturali e Sociali / Re: RUSSIA
21 Marzo 2025, 13:17:20 PM
Ma scusami Aurea. Cosa proponi in questo post? Una specie di coro in cui tutti elogiamo la santa Madre Russia. Tu hai detto la tua ed io dico la mia. Tra l'altro i miei aspetti positivi (così come quelli di uno stato) non sono mai indipendenti dagli aspetti positivi degli altri (così come degli altri Stati). Non siamo monadi e neppure gli Stati lo sono. Che la Russia sia una grande nazione non lo metto minimamente in dubbio, che abbia delle qualità neppure ma ha anche dei grandi difetti. Primo fra i quali una certa tendenza al dispotismo, che dura ininterrottamente da diversi secoli.
#92
Tematiche Culturali e Sociali / Re: RUSSIA
21 Marzo 2025, 11:23:43 AM
La Russia può essere definita in molti modi, come l'Italia e come ogni nazione. Anche una singola persona può essere definita in molti modi, figurarsi uno stato. Basta leggere Dostoevskij o Gogol per innamorarsi della Russia. Ciò non toglie che esiste un respiro lungo della storia e la Russia è dalla parte della Persia, in questo respiro lungo, e noi dalla parte della Grecia, pur con gli inevitabili ribaltoni, per cui in certi periodi siamo stati più simili alla Persia che alla Grecia e la Russia, al contrario, più simile alla Grecia che alla Persia. Ma la tendenza, la media della popolazione permette di fare questo tipo di distinzione, che proviene dalla storia culturale complessiva delle singole nazioni. Nietzsche avrebbe molto da insegnarci in questo senso (ed anche Braudel).
Insomma, qui da noi, circostanze di persone avvelenate o cadute accidentalmente dalla scale perchè protestano contro il governo, avvengono molto di rado. Ci rimediamo in compenso una linea politica frammentata, mentre in "Persia", si respira maggiore coerenza politica: basta non alzare troppo la cresta e non scandalizzarsi se gli omosessuali vengono derisi o se qualche generale viene irradiato con il plutonio.
#93
Presentazione nuovi iscritti / Re: Buonasera
19 Marzo 2025, 21:48:57 PM
Bentrovata. Hai un nick molto bello e filosofico.
#94
"Resilienza" è in effetti un termine abusato, che ha perso gran parte del suo peso ermeneutico (scusate il parolone) perchè è stato inflazionato. Non si trova nei testi didattici con molta o nessuna frequenza perchè è collegato agli studi sul trauma, che hanno avuto un grande sviluppo negli ultimi 20 anni (Cyrulnik è uno degli autori più citati in questo ambito). Oltre ad essere un termine abusato può essere anche un termine manipolatorio, come dire che se si è "resilienti" si può affrontare qualsiasi avversità e se non sei resiliente è "colpa tua", (un pò come essere povero, ma a livello mentale). Rispetto alle dichiarazioni di Koba non capisco perchè l'assenza dai testi universitari sia concepita come prova a disfavore, mentre la citazione di altri testi (quelli citati da Phil) dove si parla di "resilienza" non sia concepita come prova a favore, proponendo un generico appello alla libertà e alla libera esposizione delle proprie idee. Per carità si può fare anche questo, ed effettivamente può essere un bell'esercizio di libertà, ma, mutatis mutandis, siamo sempre nani sulle spalle di giganti, e di questi tempi dove sono di più i nani che si atteggiano a giganti, preferisco chi fa qualche riferimento a studiosi che hanno maneggiato la materia per decenni, a chi pensa di essere libero di raccontare baggianate.
In secondo luogo però, penso che se a livello epigenetico possiamo ereditare particolari predisposizioni a manifestare ansia, paura, o impulsività, allo stesso modo credo che sia possibile ereditare anche una più raffinata capacità di resistere alle avversità della vita. Anche se il miglior antidoto alle avversità è quella che Winnicott definiva la "pentola d'oro" delle cure genitoriali. Gran parte della nostra resilienza nasce da lì. Chi ha avuto la fortuna di avere genitori amorevoli e comprensivi, presenti e protettivi, avrà sempre una riserva di senso da adoperare nei momenti difficili della vita. Mi scuso anticipatamente con Koba per aver citato Winnicott, invece di far parlare liberamente il mio cervello.
#95
Attualità / Re: Individualismo
08 Marzo 2025, 18:10:26 PM
Individualismo e collettivismo sono una diade difficilmente giudicabile in modo netto, stabilendo, ad esempio che il collettivismo è "buono" e l'individualismo "cattivo". Basti un esempio: attraverso l' individualismo si tutela la singolarità di ogni soggetto. Se io ti vedo come individuo unico e irripetibile, ti considero in un modo diverso rispetto ad una concezione collettivista, dove sei "uno dei tanti". Il collettivismo, a sua volta, può cadere in pericolose perversioni, prima fra tutte la difficoltà di emergere e di sentirsi creativi e innovativi, perché schiacciati dalle esigenze della collettività. Ma è vero anche il contrario, chi attraverso l' individualismo giustifica i suoi comportamenti parassitari spacciandoli per meriti. Penso che le migliori società siano quelle che riescono a bilanciare queste due opposte spinte comportamentali dell'uomo. Detto per inciso, sono due spinte comportamentali che sono inscritte anche nella fisiologia del nostro cervello, essendo l'emisfero sinistro e destro, specializzati l'uno nella individuazione e l'altro nel collegamento con il tutto. Specializzazione e conseguente bilateralismo che condividiamo con tutti i mammiferi, e che ha una ragione evolutiva. Infatti la tigre, il gatto, il castoro ecc. devono contemporaneamente mantenere l'attenzione su un compito delimitato (emis sx) ma anche sull'ambiente (emis dx). Inoltre abbiamo iscritti anche stati affettivi profondi, come la cura, la ricerca, la cooperazione sociale che ci ha resi la specie animale (dal successo straordinario in termini evolutivi) che siamo.
Essendo però il nostro cervello più "plastico" che "pre strutturato", istruzioni sociali pro-individualismo lo modificano e quindi comportano lo spostamento verso azioni individualistiche, così come al contrario, istruzioni sociali pro-collettivismo comportano lo spostamento verso azioni (e società) collettivistiche. Per questo le informazioni e il loro controllo sono importanti nelle società umane.
La mia impressione è appunto che, nella società attuale vi siano stati spostamenti informativi importanti verso l'individualismo che mettono a rischio la tenuta stessa delle società complesse.
#96
Attualità / Re: Individualismo
07 Marzo 2025, 17:34:11 PM
Precisazione necessaria. L'individualismo è il valore che ha reso l'Occidente quello che è. Senza individualismo non sarebbe possibile il forte sentimento di libertà che possediamo e che ci spingerebbe ad usare le armi se qualcuno ce la togliesse. Ma come insegnavano gli antichi bisogna perseguire il "mesotes" in ogni cosa, la via di mezzo, in questo caso il giusto compromesso fra valori individuali e valori collettivi, senza precipitare da una parte o dall'altra.
#97
Attualità / Re: Individualismo
07 Marzo 2025, 17:30:12 PM
Ma infatti io non punterei il dito contro la cultura occidentale ma contro quella sua declinazione che si chiama capitalismo. Capitalismo che è stato ben temperato nel corso di secoli da altri valori che lo mitigavano. Lo spartiacque fu il tatcherismo, sintetizzato nel formidabile slogan: non esistono società ma individui (e le loro famiglie). Quello che ho aggiunto fra parentesi di solito si salta citando il motto, ma il concetto è comunque perverso, poiché ci si può aspettare un aiuto solo dalle proprie famiglie. Bye bye stato sociale, bye bye fiscalizzazione della ricchezza, bye bye ricerca di posizioni iniziali uguali (e poi vinca il migliore). Il messaggio dell'individuo superiore alla collettività è un mantra che segue la società occidentale da sempre, ma ora ha superato un livello tale da mettere a rischio la stessa vita associata. Purtroppo in questa corsa insensata i paesi orientali stanno recuperando in fretta il gap e le culture tradizionali non hanno alcuna possibilità di condizionare le attuali dinamiche sociali.
#98
Su carta. Più per abitudine che altro. Anche se "una casa è casa solo se ci sono una collezione di libri ed una collezione di varietà di tè" (Tolkien).
#99
Attualità / Re: Monaco 1938-2025
26 Febbraio 2025, 20:55:50 PM
Citazione di: Pio il 26 Febbraio 2025, 14:29:00 PMNon è una novità il voltagabbana degli Usa: hanno mollato il Vietnam del sud, hanno di fatto mollato l'irak all' Isis , hanno mollato gli afghani ai talebani, la Libia alle tribù . Adesso sembra che tocchi all'Ucraina. E questo indipendentemente dal colore dell'amministrazione del momento. In pratica gli Usa vivono ancora della rendita di credibilità data dalla liberazione dal nazifascimo.
Anche qui mi trovo molto d'accordo. I cambiamenti storici del resto non sono mai immediati ed anzi c'è un respiro lungo della storia come raccontava Braudel, che giunge a ipotizzare il nostro condizionamento culturale ancora a partire dal lontano impero romano. In questo caso basti pensare che Bush senior combattè nella seconda guerra mondiale e fu presidente nel 1988-92. Poi nei successivi 20-30 anni, l'apparato del potere passò ai figli, che avevano un certo ricordo della guerra mondiale, pur non avendola combattuta. Oggi ci sono al potere i membri di una classe che ha una cognizione solo libresca della seconda guerra mondiale. Insieme a questo allontanamento emotivo, si sono innestati altri meccanismi come l' esasperazione dell'individualismo, il tracollo della classe media e l'involuzione dei sistemi formativi, tutti processi fra di loro collegati.
#100
Attualità / Re: Monaco 1938-2025
26 Febbraio 2025, 13:11:06 PM
Citazione di: InVerno il 26 Febbraio 2025, 12:25:52 PMSe c'era un buon argomento in questi tre anni di guerra che mi avrebbe messo in difficoltà riguardo al supporto della causa ucraina era quello che gli americani li avrebbero sedotti e poi abbandonati, nessuno l'ha tirato fuori ma era certamente un argomento sensibile da diversi punti di vista. Certo, con "abbandonati" non avrei mai immaginato gli avrebbero chiesto riparazioni più esose di quante ne furono chieste alla Germania dopo la prima guerra mondiale, posto che questa sia la reale magnitudo dell'abbandono e non siano "strategie comunicative" come molti sostengono. Chiaramente questo punto del conflitto era inevitabile, evitabile era come sta venendo fuori.

Checchè ne pensino i conservatori saliti sul carro di Trump che ora non riescono a spiegarsi le sparate del citrullo arancione, c'è un errore di calcolo fondamentale, tipico dei nazionalisti che pensano di avercelo sempre duro. La posizione che gli USA si sono ritagliati nell'ultimo secolo ha poco a che fare con loro potenza militare, ma molto a che fare con la loro stabilità e capacità di generare fiducia. I sovranisti sono convinti, e per questo penso che Trump non stia per niente facendo finta, che il potere che uno stato esercita è uguale alla sua capacità di randellare a destra e manca e intimorire gli altri, rendersi imprevedibili e fare leva sulle debolezze altrui. Questa "Art of the deal" su cui Trump ha scritto un libro potrà pure funzionare nelle agenzie immobiliari, ma non funziona con gli stati.

A questo punto i cinesi diventano a tutti gli effetti un partner più stabile e capace di generare fiducia di quanto siano capaci gli americani, stanno mettendosi in una posizione di vantaggio sul prossimo conflitto di Taiwan, facendo esattamente niente se non aspettare sulla riva del fiume, o come si ride su internet "The art of doing nothing" il famoso libro mai scritto da Xi.
Sottoscrivo tutto. Il problema è relativo al fatto che la maggioranza degli americani non ha chiaro come funziona il potere e condivide la visione primitiva di Trump. Un gran peccato perché il mondo sarà molto meno occidentale in futuro se continua questa decadenza, che è decadenza culturale ed economica insieme.
#101
Attualità / Re: Monaco 1938-2025
22 Febbraio 2025, 21:56:25 PM
Inoltre di fronte all'impossibilità di tener fede al "sogno americano", a causa dei limiti fisici della natura, che sta reagendo in molti modi a quel sogno (pandemie, cambiamenti climatici, crisi economiche, crisi demografiche, crisi culturali, tutte che si aggravano reciprocamente), la soluzione che non mette in discussione le attuali ingiustizie mondiali è proprio la scelta autoritaria, che accontenta le masse, sguinzagliando i suoi istinti più bassi contro altre masse, ancor meno tutelate in una guerra fra poveri, che permette ai veri responsabili di farla franca.
#102
Attualità / Re: Monaco 1938-2025
22 Febbraio 2025, 21:48:48 PM
Sono paragoni piuttosto azzardati. Le condizioni storiche sono differenti. Ed anche i ruoli. Monaco 38 servì a legittimare lo smembramento della Cecoslovacchia, con la mediazione dell'Italia. Ora si smembra l'Ucraina con la mediazione degli USA, i quali fino a qualche mese fa erano avversari dichiarati di una parte in causa. Inoltre se il controllo politico-sociale di Putin è simile a quello di un dittatore fascista quello di Trump non è (ancora) a quei livelli. Mi auguro che gli USA ritrovino la ragione il prima possibile, ma sono aperti tutti gli scenari. Penso però che mentre "Putin dittatore" segue la stessa tradizione politica dei grandi totalitarismi del XX secolo, "Trump dittatore" è qualcosa di nuovo, poiché il suo potere si fonda molto più su un potere extra/governativo, ovvero sul potere della lobbies industriali-finanziarie, che tendono a gestire direttamente il potere senza alcuna intermediazione statale. Non è più lo Stato la rappresentazione del potere "oltredemocratico", ma la Corporation, o meglio, il cerchio magico dei CEO, che controllano media, intelligenza artificiale, comunicazioni satellitari. Il cosiddetto MAGA è solo uno specchietto per le allodole. Questo potere non è ultra nazionalista, o se lo è, lo è solo in modo manipolatorio. Il vero fine è quello di costruire un potere che tuteli una minoranza di mega/ricchi, in preda a pericolosi deliri di onnipotenza.
#103
Citazione di: Pio il 18 Febbraio 2025, 14:22:02 PM
La mela verde e la mela rossa hanno una differenza evidente ai sensi. Per colui che non si ciba della mela possono sembrare uguali solo perché non interessano e quindi non attraggono la sua attenzione. Ma per colui che se ne ciba è molto importante distinguere la mela rossa da quella verde ( per nutrirsene, per il raccolto,ecc). Penso che la paura del diverso sia ancestrale: è probabile che distinguere una tribù dall'altra in base ai colori, ai tratti somatici , ecc, fosse essenziale per la sicurezza ai primordi dell'umanità. È noi siamo ancora in parte condizionati da queste distinzioni. Quando il diverso entra a far parte del tuo cerchio ( il migrante che diventa tuo vicino, e poi tuo amico e poi parte della tua quotidianità) questa paura più che passare si "sposta": il ladro slavo , il musulmano barbuto, ecc. Non credo sia facile sbarazzarsi di queste paure che fanno parte di noi. Non funziona semplicemente imponendolo dall'alto, da un piedistallo illuminato. Certo, la cultura è fondamentale, ma non può far tutto. "Indovina chi viene a cena", vecchio film cult con S. Tracy mostra con ironia come il pregiudizio e le paure siano radicate anche in chi se ne dichiara privo.

Esatto Pio. Questo fantasma del nemico, del diverso ce lo portiamo appresso a causa delle decine di migliaia di anni in cui eravamo divisi in piccole tribù che qualche volta collaboravano e altre volte si spaccavano la testa. Fatto sta che o ammettiamo che siamo sempre quelli o invece ci sforziamo di pensarci in un cammino che ci permette di "pensarci altrimenti", e in questo pensarci altrimenti giocoforza dobbiamo superare questo ridicolo considerare:

Citazione"gli europei non hanno tanta necessità di arginare la natura come invece gli africani, non hanno tanta raffinatezza e distanza come gli asiatici e nuovo e nuovissimo mondo ripetono più o meno diversamente. "
Ma cosa significa? Che l'africano geneticamente deve arginare la natura, mentre l'europeo ha un codice genetico che non la deve arginare? A parte il fatto che si tratta di una pura farneticazione, ma ci si rende conto che da queste differenze nasce la violenza etnica? Io non sono raffinato quanto un asiatico, che fra i suoi cromosomi ha evidentemente anche quello della raffinatezza.
Nessuno pensa che questo viraggio verso l'etnicità ha solo il compito di sviare l'attenzione da ben altri problemi, ovvero dal diktat individualista del capitalismo imperante? Se vedi che conta solo il denaro, il successo, il potere e tu non hai nulla di tutto ciò ed anzi sei colpevolizzato perchè non sei riuscito nell'impresa, allora non resta che lo spirito etnico, pensarti differente e magari leggermente superiore. Ma anche se non ti pensassi superiore, questa diversità etnica (che non ha alcuna base fisiologica) a cosa serve realmente? Di nuovo a fissare dei confini fra società, mentre le merci non ne hanno più da qualche secolo. Una forma di alienazione che viene addirittura perseguita ed osannata. Che miracoli che riesce a fare il capitalismo. Le merci sono più libere delle persone, che in ciò diventano oggetti, strumenti al servizio delle merci, le quali godono di diritti soggettivi ed oggettivi ben più rilevanti della stragrande maggioranze della popolazione umana. E in tutto ciò si straparla di differenze, come se quelle differenze potessero compensare le profonde ingiustizie del mondo attuale. In questo io vedo il pericolo di parlare di differenze etniche. Che è un pericolo politico.
Dal punto di vista genetico, invece non esiste alcuna differenza, ovvero le differenze genetiche fra me e un samoano è dell'1 per cento, così come fra un Samoano e un pigmeo. Se si aggiunge a ciò il fatto che il nostro cervello è plastico e fatto per imparare, ne consegue che un Samoano educato a New York sarà un newyorchese e un newyorchese educato a Samoa sarà un samoano, con tanti saluti all'etnicità. Ammesso che con etnicità si voglia dire qualcosa di fisiologico. Se invece si fa riferimento all'imprinting culturale del vivere in un certo ambiente o anche solo all'uso di una particolare lingua che modella i nostri comportamenti e le nostre visioni del mondo, ciò è innegabile, così come è innegabile però che dobbiamo essere in grado nel XXI secolo ad ibridare i nostri modi di pensare, appunto a pensarci altrimenti e non a difendere una identità ristretta o a pensare alla famosa e ridicola "sostituzione etnica". Qui la sola sostituzione che avviene è quella fra valori di solidarietà ed egoismo feroce. Quindi quando sento parlare di differenza etnica mi si rizzano giustamente i capelli, perchè è l'anticamera di ogni pensiero deumanizzante. Se invece vogliamo pensare la diversità come talenti diversi e doti diverse, ben venga questo elogio della diversità, a patto che non nasconda alcun baco di dominio. Purtroppo la storia ci insegna invece che dalla diversità etnica nasce sempre una volontà di potenza e di separazione dominanti/dominati.


#104
Legge 13-10-1975 n. 654. DL 26 aprile 1993 n. 122.
#105
Phyrosphera scrisse:
CitazioneLe differenze non si possono superare
Le differenze genetiche tra bianchi, neri o altre differenze fisiche sono irrilevanti in homo sapiens ed eventualmente le differenze comportamentali sono riferibili alla loro storia culturale. Ovvio che chi ha in casa una biblioteca, sarà mediamente più curioso intellettualmente di chi vive in un ghetto di zingari. Ma non esiste una predisposizione razziale, semplicemente perché non esistono razze umane. Homo sapiens è stato sempre così mobile nella sua storia da aver sempre mescolato i suoi geni. Hanno fatto studi dai quali risultavano geneticamente più simili soggetti lontani come giapponesi e brasiliani rispetto a due vicini di casa italiani (digitare Barbujani su YouTube). Se insisterai con queste scemenze chiudo la discussione, visto che stai anche violando la legge.