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Messaggi - doxa

#91
Attualità / Broligarchia
24 Aprile 2025, 17:26:49 PM
Da alcuni mesi appare nei media il neologismo inglese "broligarchy", parola composta, formata dal prefisso "bro-" e dal suffisso "-archy", corrispondente all'italiano "-archia": indica una realtà collegata al potere di poche persone ("oligoi", anche se non facenti parte del governo ne condizionano le scelte e l'orientamento).

"Bro-" (abbreviazione di brother = fratello), slang americano usato nei gruppi giovanili, ma viene interpretato come abbreviazione di "tech-bro": un uomo giovane, bianco, che si è arricchito  nel settore tecnologico-digitale, caratterizzato da eccessiva opinione di sé,  presunzione di sé. Il suo "ritratto" era già stato delineato dal sociologo inglese Michael Kimmel nel suo libro titolato: "Angry white men. American masculinity at the end of an era" ("Uomini bianchi arrabbiati. La mascolinità americana alla fine di un'era"), pubblicato nel 2013. Tale testo fa riferimento all'ira del maschio bianco sconfitto, quando Barack Obama si accingeva al suo secondo mandato di presidente degli Usa.

Oggi quell'iconografia è assimilabile ad Elon Musk, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos, Sam Altman, Sundar Pichai, Tim Cook, per citare solo i più famosi.



Nel giorno del giuramento di Donald Trump come 47/mo presidente degli Stati Uniti, un ricco parterre si è affollato alla sua corte, affiancandolo sul palco e offrendoci un'immagine simbolica della "broligarchy": è una sorta di vincolo tra plutocrati (plutocrate = ricco individuo che ha influenza determinante nella vita politica e sociale) che hanno costruito il loro impero economico nell'ambito della tecnologia digitale, ne controllano la diffusione e sostengono il governo Trump influenzandone le scelte, con la "benedizione dell'attuale presidente degli Stati Uniti.

Questa élite non si limita a dominare il mercato tecnologico. I broligarchi intrecciano il loro potere economico con una propria agenda politica, sfruttando i dati e le piattaforme per plasmare opinioni, influenzare decisioni e, in alcuni casi, manipolare il consenso.

Dalla "Casa Bianca" nel suo ultimo discorso alla Nazione, l'ex presidente Usa Joe Biden ha avvisato: "Oggi, in America sta prendendo forma un'oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che minaccia la nostra democrazia, i nostri diritti e la nostra libertà".

I broligarchi

Elon Musk (Tesla, SpaceX, Twitter/X): imprenditore visionario e controverso, è il più tech bro dei tech bro: con Tesla, SpaceX e l'acquisizione di Twitter/X, ha consolidato il suo potere economico e sociale. Spinge le sue opinioni radicali e cerca di avere un impatto diretto sulle politiche globali, dall'intelligenza artificiale all'esplorazione spaziale fino alle elezioni di altri Paesi.

Mark Zuckerberg (Meta): è il creatore di facebook, oggi controlla anche Instagram e Whatsapp e dunque miliardi di connessioni sociali e le informazioni di gran parte della popolazione mondiale, motivo per cui ha un'influenza sulle persone, ovunque.

Jeff Bezos (Amazon, Blue Origin): ha rivoluzionato il commercio elettronico e il cloud computing con Amazon, che ha fondato, e ha esteso il suo impero con Blue Origin (esplorazione spaziale) e il Washington Post, dimostrando di voler influenzare anche la politica e l'informazione.

Larry Page e Sergey Brin (Google/Alphabet): hanno dato vita al motore di ricerca più utilizzato al mondo, che gestisce anche YouTube e il sistema operativo Android.

Sundar Pichai: è l'ad di Alphabet.

Peter Thiel (Palantir, Founders Fund): venture capitalist influente, co-fondatore di PayPal, finanzia start-up strategiche e progetti di intelligenza artificiale, con una visione politica  spesso libertaria e conservatrice.

Tim Cook (Apple): guida l'azienda tecnologica più cool del mondo, definendo standard globali per l'innovazione e la privacy digitale.

La broligarchia offre anche dei vantaggi: contribuisce alla crescita economica, all'innovazione veloce: i broligarchi hanno finanziato e guidato innovazioni che hanno trasformato la società, dalle auto elettriche alle reti 5G, dai sistemi di pagamento digitali all'intelligenza artificiale, connettività globale: miliardi di persone possono accedere a Internet,  le aziende tecnologiche hanno creato migliaia  di posti di lavoro diretti e indiretti, stimolando l'economia globale.
#92
Tematiche Culturali e Sociali / Refuso
22 Aprile 2025, 21:30:16 PM
 Refuso: questo sostantivo deriva dal latino "refusus", participio passato di refundĕre (= "riversare").

Per refuso s'intende  un errore compiuto durante la scrittura di un testo oppure l'errore tipografico (una vocale, una consonante,  oppure una parola al posto di un'altra). Può essere un errore di omissione (es. cane anziché carne) o nell'aggiunta (es. compresse anziché comprese), ecc..


Presi dall'impeto della scrittura e concentrati più sul contenuto che sulla forma, è facile generare refusi nella prima stesura di un testo.

Se Dio è in tutte le cose allora il diavolo è nel refuso.

I refusi vivono di vita propria,  s'insinuano nelle parole, tra le parole, al posto delle parole. Fuoriescono aitanti dalle pagine, storpiano i nomi e le cose, sono i corruttori della grammatica e della logica.

I refusi si nascondono, resistono al primo sguardo, anzi danno la sensazione di concretarsi immediatamente dopo: "prima non c'era, lo giuro".  Sono i servizi segreti deviati dell'idioma, sono la multinazionale della semantica, il trofeo della distrazione. Testimoniano la nostra fallibilità, la sciatteria: fuoriescono dalla grammatica mal digerita, dalla fretta.

Lo scrittore Vincenzo Monti scrisse ad Antonio Fortunato Stella, che aveva pubblicato la sua "Musigonia" per dirgli: "Dacché gli stampatori godono il privilegio di assassinare gli autori non si è mai veduto né strazio né indegnità tipografica da paragonarsi con questa. Versi mancanti, parole cambiate, altre mutilate ...".

Giacomo Leopardi in una lettera  scritta nel 1824 all'avvocato Brighenti disse: "Non conosco lo stampatore [...] Vi prego a impedire ch'io sia strapazzato [...] tanto nel testo, quanto nominatamente nella punteggiatura".

Invece lo scrittore e pittore Alberto Savinio (il suo vero nome era Andrea de Chirico, fratello del noto pittore Giorgio de Chirico)  nel  saggio "Refusi. Scritti sull'errore tipografico" scorge  nell'errore un incidente in grado di prospettare nuovi significati, a volte sono perfino provvidenziali.  ???
#93
Attualità / Re: La morte di Papa Francesco
21 Aprile 2025, 22:01:36 PM
"Qui radio Londra": "La patata è matura, ripeto, la patata è matura, chi ha orecchi per le profezie intenda la mia!;D
 
Ciao InVerno, Hitler nacque il 20 aprile, non il 21. Oggi, invece, è il cosiddetto "Natale di Roma", ricorrenza collegata alla fondazione della città da parte di Romolo nel 753 a. C..
Da questa data deriva il conteggio degli anni utilizzato dai Romani e la locuzione latina "Ab Urbe condita" = "dalla fondazione della città", anno stabilito da Marco Terenzio Varrone.
#94
Attualità / Re: La morte di Papa Francesco
21 Aprile 2025, 18:07:00 PM
"Er papa novo": sonetto scritto  dal Belli il 21 ottobre 1846, in occasione dell'elezione di Pio IX.


ritratto di Pio IX

"Er Papa novo"   
                   
Che ce faressi? è un gusto mio, fratello:
su li gusti, lo sai, nun ce se sputa.
Sto Papa che c'è mò ride, saluta,
è giovene, è a la mano, è bono, è bello...
 
Eppuro, er genio mio, si nun ze muta,
sta più p'er Papa morto,  poverello!:
nun fuss'antro pe avé mess'in castello,
senza pietà, quela ginìa futtuta.
 
Poi, ve pare da Papa, a sto paese,
er dà contro a prelati e a cardinali,
e l'uscì a piede e er risegà le spese ?
 
Guarda la su' cucina e er refettorio:
sò propio un pianto. Ah queli bravi sciali,
quele belle magnate de Grigorio!"
   

Parafrasi: Morto Gregorio XVI  l'1 giugno 1846, il 16  fu eletto papa il cardinale  e conte Giovanni Maria Mastai Ferretti col nome di Pio IX.

I primi mesi del  nuovo pontificato furono all'insegna dell'innovazione: l''amnistia per i detenuti politici, ridotte le spese di rappresentanza della corte pontificia; i romani videro il nuovo papa andare a piedi fino alla chiesa dell'Umiltà per celebrarvi la Messa.

Il personaggio che parla nel sonetto è un reazionario  anticlericale. 

Che cosa vuoi farci? E' un gusto mio, fratello: e non si discute sui gusti, lo sai ("su li gusti, lo sai, nun ce se sputa", versione caricaturale del motto latino, "de gustibus non disputandum" (con riferimento al nuovo pontefice Pio IX).

Questo papa ride, saluta tutti, è giovane, è alla mano, è buono, è bello... Eppure, se il papa non cambia modo d'agire, la mia preferenza va più al pontefice che è morto (Gregorio XVI)  poveretto!: non fosse altro per aver rinchiuso in Castel Sant'Angelo, senza alcuna pietà, quella genìa futtuta, la razza maledetta dei giacobini e dei liberali. Poi, vi sembra un atteggiamento da papa, in un paese come questo, l'opporsi ai cardinali e ai prelati di curia, e andare in giro a piedi e tagliare le spese? Guarda la sua cucina e il suo refettorio: sono proprio un pianto, una tristezza, tanto sono parchi. Ah! Quei begli sprechi del pontefice Gregorio XVI.
Tra le carte del poeta Belli, dopo la sua morte, fu trovato un appunto con la frase: "A Papa Grigorio je volevo bene, perché me dava er gusto de potenne dì male".
#96
Attualità / Re: La morte di Papa Francesco
21 Aprile 2025, 13:59:06 PM
Ma che noia con Nostradamus ! Ancora perdete tempo con simili fandonie farneticanti ?  O:-)




Papa Francesco era un "brav'omo". Mi dispiace. Così diverso da quelle "vecchie volpi" della curia vaticana. 

A Roma se diceva, forse ancora si dice: "ar peggio nun ce mai fine". Chissà li cardinali chiusi ner conclave chi scejeranno come successore.

La plebe de Roma de li secoli scorsi, abituati a  li soprusi dello Stato Pontificio, de li cardinali, e de li vescovi, quanno moriva  er pontefice dicevano: "morto un papa se ne fa n'antro", perché per loro non cambiava nulla.

Ar proconsole de Dio, er papa, il poeta romanesco Giuseppe Gioacchino Belli dedicò il sonetto titolato "La vita da cane", che scrisse il 31 dicembre 1845:


"Ah sse chiam'ozzio er zuo, brutte marmotte?
Nun fa mai gnente er Papa, eh? nun fa gnente?
Accusì ve pijassi un accidente
Come lui se strapazza e giorn' e notte.                                    4
 
Chi pparla co Dio padr'onnipotente?
Chi assorve tanti fiji de miggnotte?
Chi manna in giro l'innurgenze a bòtte?
Chi va in carrozza a binidì la gente?                              8
 
Chi je li conta li quadrini sui?
Chi l'ajuta a creà li cardinali?
Le gabbelle, pe dio, nu le fa lui?                                      11
 
Sortanto la fatica da facchino
de strappà ttutto l'anno momoriali
e buttalli a ppezzetti in ner cestino!"
                                    14

parafrasi:  Ah, si può chiamare ozio il suo (del Papa), brutti fannulloni? Non fa mai niente il Papa, eh? non fa niente? Prendesse a voi un accidente, così come lui si affatica giorno e notte. Chi parla con Dio padre onnipotente? Chi dà l'assoluzione a tanti farabutti? Chi emana indulgenze a quintali? Chi se ne va in carrozza a benedire la gente? Chi fa la fatica di contare i suoi quattrini se non egli stesso? Chi lo aiuta a nominare i cardinali? Le tasse, perdio, non le decide lui? Soltanto la fatica da facchino di stracciare suppliche tutto l'anno e di buttarle a pezzetti nel cestino.

Qualche anno prima, il 26 febbraio 1843, Belli scrisse il sonetto titolato: "L'occhi der papa"

"Chi? Er Papa? Ecco la prima cosa che ne sento.
Propio lui?! Un zant'omo come quello
Pò avé un par d'occhi da mette spavento
Manco fussi un cagnaccio de macello?!                          4
 
So che quann'era frate ar zu' convento
L'ho sservito sempr'io da scarpinello,
E nun ciò ttrovo mai sto guarda mento
Che m'abbi fatto arivortà er budello.                              8
 
Ma già ttu ppe un'occhiata che tte danno
Un rospo, 'na tarantola o 'na sorca
Te ppisci sotto e scappi via tremanno.                            11
 
Sai ch'edè ar più sta pavuraccia porca?
E' c'un Papa tiè ssempre ar zu' commanno
L'archibbuci, le carcere e la forca". 
                                14


Parafrasi: Chi? Il Papa? Ecco, è la prima volta che sento questa notizia. Proprio lui?! Un sant'uomo come quello può avere un paio d'occhi che incutono spavento neanche fosse un cagnaccio che sta di guardia al macello?! Io so che quando era frate nel suo convento sono stato sempre io il suo calzolaio, e non ho mai trovato questo modo di guardare che mi abbia fatto rivoltare l'intestino. Ma già, tu sei uno che per un'occhiataccia che ti danno un rospo, una tarantola e un topaccio ti pisci sotto  e scappi via tremando. Sai che cos'è al più questa pauraccia porca? E' che un Papa tiene sempre sotto il suo comando gli archibugi, le carceri e la forca.

In questo sonetto c'è il sarcasmo de quella che era la plebe de Roma.

#97
Tematiche Culturali e Sociali / "Segreto"
20 Aprile 2025, 12:15:16 PM
Segreto: questo sostantivo d'origine latina deriva dal participio passato del verbo secernere = separare, tenere in disparte, per estensione di significato: nascosto, senza essere rivelato, senza essere condiviso.

"Non dirlo a nessuno". Chi non ha mai pronunciato questa frase?

Quale responsabilità implica per l'individuo che  custodisce un "segreto", il quale a volte scorre come un fiume carsico ?


Come si configura l'interazione tra il custode del segreto  e quello al quale viene confessato ?

Sono questi alcuni degli interrogativi argomentati nel saggio del sociologo Massimo Cerulo, titolato: "Segreto" (edit. Il Mulino).



Mantenere o confidare un segreto è una delle abitudini ricorrenti. Ma conservare un segreto, non condividerlo, può essere psicologicamente  logorante, perciò spesso è necessaria l'altra persona alla quale confidare una conoscenza scabrosa oppure oscena.

La condivisione di un segreto rafforza la relazione duale, genera reciprocità tenendo insieme il Noi, che funge da collante al legame sociale. Solo in tal modo l'espressione: "Non dirlo a nessuno" non viene svuotata di significato.

Il segreto confidato genera un patto, talvolta indesiderato, può rinforzare la relazione amicale,  oppure può diventare un potenziale  fattore distruttivo nel caso in cui il segreto venga svelato.

Il segreto crea e distrugge gruppi, genera inclusione ed esclusione.

Nella nostra società digitale la caccia a verità e informazioni nascoste sembra essere una moda ma può  distruggere identità ed equilibri delle persone.

Anche in ambito religioso il sacramento cattolico della confessione, ormai in "disuso" a causa della secolarizzazione, sta causando il progressivo affievolimento del significato del segreto nell'accezione confessionale. "Oggi non ci si confessa, ma ci si sfoga", ha confidato un sacerdote. Da aggiungere che numerosi confessori sono combattuti tra l'obbligo di non divulgare alcuni peccati (segreti) e il dovere di denunciare reati di cui vengono a conoscenza nel confessionale.

Se la segretezza è un'area in cui un individuo si cela all'altro per costruire la propria identità, non dovrebbe stupire quanto sosteneva Sigmund Freud, secondo il quale la prima bugia detta a un genitore  rappresenta il primo segreto del bambino. Essa testimonia la capacità del piccolo di iniziare ad individualizzarsi.

Durante l'adolescenza il segreto permette ai ragazzi di ripararsi in un luogo protetto da sguardi indiscreti.
#98
Varie / Re: "Io + gatto"
14 Aprile 2025, 18:31:31 PM
Trieste, gli anni della "Belle époque", periodo di sviluppo tecnologico, della crescita economica, della diffusione dei veicoli a motore, la nascita del telefono e le strade illuminate dall'energia elettrica.

I traffici portuali, le assicurazioni, il commercio del caffè crearono agli inizi del '900 le condizioni per il fiorire di una nuova generazione obbligata durante il dominio dell'impero asburgico a parlare indifferentemente italiano e tedesco (gli sloveni anche lo sloveno), interessata alla cultura, ai movimenti letterari, artistici e scientifici. Come dimenticare nella città  lo scrittore triestino Italo Svevo (pseudonimo di Aron Hector Schmitz), lo scrittore  James Joyce, Umberto Saba, il critico letterario e traduttore Roberto Blazen.

In quel contesto mitteleuropeo le donne triestine, o "babe", avevano più libertà  (derivante dalla tradizione asburgica) rispetto alle altre donne delle altre regioni italiane.

Ma dopo la seconda guerra mondiale Trieste subì la decadenza economica : dimezzati i commerci e l'attività portuale, la cultura seguì la stessa sorte.

Le sorelle Marion e Wand Wulz  continuarono a fotografare, in particolare ritratti, vedute della città. Fecero servizi fotografici commissionati dagli opifici e cantieri cittadini fino al 1981, quando cessarono l'attività e  cedettero  l'archivio ai Fratelli Alinari.

#99
Varie / "Io + gatto"
14 Aprile 2025, 18:26:37 PM
"Io + gatto"

A Trieste, fino al 27 aprile, nel "Magazzino delle idee" sono esposte numerose foto realizzate nel passato dalla famiglia Wulz, che fin dal 1860 aveva nella città giuliana un laboratorio fotografico.

Le foto in esposizione sono state selezionate presso gli archivi Alinari di Firenze, che nel passato acquisì le immagini del laboratorio fotografico fondato a Trieste nel 1860 da Giuseppe Wulz. L'attività fu proseguita dal figlio Carlo, che non avendo figli maschi insegnò il mestiere alle figlie Marion e Wanda (1903 – 1984).



Carlo Wulz, Ritratto di Wanda e Marion Wulz, 1920 ca., Archivi Alinari, Firenze

Wanda assunse la direzione della ditta quando il padre morì nel 1928, all'età di 53 anni. Non si sposò e scelse di dedicarsi completamente al lavoro. Il genere che la rese famosa fu il ritratto fotografico.

Sul finire degli anni Venti si interessò al foto-dinamismo dei fratelli Bragaglia. I risultati della sua ricerca furono il risultato di lunghe sessioni in camera oscura in cui realizzò fotomontaggi, fotoplastiche e fotodinamiche di ottima qualità e grande effetto.

Nel 1932 a seguito dell'incontro con il poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista, Wanda si avvicinò a questa corrente artistica e nel mese di aprile dello stesso anno partecipò nella città giuliana alla "Mostra nazionale di fotografia futurista" che coinvolse numerosi artisti, non solo locali. Ma alla fine di quel decennio lei abbandonò tale movimento.

A quella mostra fotografica partecipò con la fotografia "io + gatto": è un suo autoritratto composto dal suo viso e il muso di un gatto. Tale foto entusiasmò il Marinetti, col quale poi collaborò in altre esposizioni successive.



Wanda Wulz, "io + gatto" 1932, stampa su gelatina ai Sali d'argento, misura 29,4 x 23,3; è custodita al Metropolitan Museum di New York.
Creò questa foto sovrapponendo due negativi, uno col ritratto del suo volto, l'altro col ritratto del muso del gatto di famiglia, sovrapponendoli su un unico foglio di carta fotografica.


La strana creatura, un po' gatto e un po' donna, ci guarda con un occhio felino e l'altro femminile. Lo sguardo sembra inquietante.


Autoritratto di Wanda Wulz. Fotografia usata per la sovrimpressione "Io + gatto", 1932

segue
#100
Riflessioni sul Viaggio e in Viaggio / Re: Sentiero
13 Aprile 2025, 11:35:21 AM
Ciao Nina, spesso percorro il tratto Bologna - Firenze e viceversa ma a bordo del treno veloce Frecciarossa oppure Italo. Ci impiega mezz'ora ad attraversare l'Appennino. Il breve tempo m'induce a pensare al passato. Mi piacerebbe sapere quanto tempo ci voleva per andare con i muli nei sentieri montani di collegamento tra le due città. Due o più giorni ? Dov'erano  ubicate le "mansio"  per la sosta e il ristoro ?

Immaginarmi  nello scorso secolo come impresario di azienda di autrasporto con i Tir per il servizio giornaliero tra le due aree metropolitane mi garba.  ??? ;D

#101
Fra pochi giorni i cristiani celebreranno la risurrezione di Iesus.  In attesa di quell'evento offro alla vostra visione una pala d'altare con la scena dell'episodio precedente, la "Deposizione dalla Croce"; era nella citata chiesa fiorentina di Santa Trinita.
 


tempera su tavola di cm 276 x 185. 
 
L'opera è composta da un pannello centrale, impostato su una predella e completato da una cornice architettonica originale con cuspidi e pilastrini.
 
Il pannello centrale  è organizzato con schema piramidale: ha come vertici i due personaggi inginocchiati alla base ed il gruppo sulle scale in alto, dietro di loro c'è la fascia orizzontale del paesaggio.
 
Al centro è raffigurato Gesù. Intorno ci sono  figure che sembrano attori di una solenne rappresentazione teatrale. Sulla sinistra c'è il gruppo delle donne, sulla destra il gruppo degli uomini.
 
"Stavano presso la croce di Gesù sua madre (indossa il maphorion blu, e inginocchiata ed ha le mani giunte),  la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala", raffigurata in ginocchio mentre sostiene i piedi di Gesù accennandone un bacio.  (vedi Vangelo di Giovanni 19,25-27).
 
Sotto le due cuspidi laterali ci sono angeli oranti che volano sul paesaggio circostante: sulla sinistra c'è la città, sulla destra si vedono  le colline.
 
La scena del pannello centrale si svolge sul Golgota. Giuseppe d'Arimatea, membro del Sinedrio, chiese ed ottenne da Pilato il permesso per avere il corpo di Gesù.  
Gesù viene calato dalla croce;
 
Nicodemo, con l'aureola e lunghi capelli ricci, indossa un elegante abito di colore rosa, è sui gradini per aiutare a deporre il corpo di Cristo;
 
Giuseppe d'Arimatea, con l'aureola, aggrappato alla scala, sta afferrando Gesù nell'ascella;
 
Anche un uomo col berretto nero sta aiutando nella deposizione del corpo; un altro uomo, in basso, sta afferrando le gambe di Cristo; l'apostolo Giovanni, con l'abito blu, è sul lato opposto ed aiuta anche lui.
 
Vicino c'è un gruppo di uomini. Il dotto, in piedi, con cappuccio rosso,  ha nelle mani alcuni simboli della Passione di Gesù (la corona di spine e i chiodi) e ne discute con gli altri: quasi tutti gli storici dell'arte identificano questo personaggio con il committente dell'opera, Palla Strozzi;
 
Il giovane inginocchiato, vestito di rosso, in atteggiamento devozionale, ha il nimbo a raggiera: alcuni studiosi ipotizzano che nel giovane riccioluto l'artista abbia ritratto Lorenzo Strozzi, figlio di Palla.
 
Un po' di storia di questa tavola dipinta a tempera tra il 1432 ed il 1434 dai pittori Beato Angelico e Lorenzo Monaco, cosiddetto perché era veramente un  monaco. Si chiamava Piero di Giovanni, ed era anche un bravo miniatore.
 
Anche il "Beato Angelico" era un chierico in sacris, un frate domenicano: fra' Angelico, o Giovanni da Fiesole, il suo nome era Guido di Pietro. Fu  Giorgio Vasari ne "Le vite ..." ad aggiungere al suo nome l'aggettivo "Angelico".
 
Questa pala d'altare fu commissionata dal banchiere e politico Palla di Onofrio Strozzi. Ricco e colto, commissionò numerose opere d'arte, tra le quali la Cappella Strozzi, realizzata tra il 1419 e il 1423, su progetto di Lorenzo Ghiberti.  Successivamente  talle Cappella di famiglia fu detta "Sagrestia" della basilica di Santa Trinita. Per questo ambiente commissionò la bella e sontuosa "Adorazione dei Magi" al pittore Gentile da Fabriano e la "Deposizione dalla Croce" a Lorenzo Monaco, terminata poi dal Beato Angelico, che ne fece uno dei suoi capolavori, custodito nel Museo nazionale di San Marco, a Firenze.
#102
Nel precedente post ho citato  la basilica fiorentina di Santa Trinita: questa chiesa prospetta sull'omonima piazza e dà il nome anche al vicino ponte Santa Trinita che attraversa l'Arno.


Facciata della basilica di Santa Trinita, Firenze

All'interno ci sono bellissimi dipinti in affresco

Un esempio


Basilica di Santa Trinita, Cappella Sassetti, Domenico Ghirlandaio.

Al centro è rappresentata la scena collegata alla nascita di Gesù: l'Adorazione dei pastori, datata 25 dicembre 1585; inoltre c'è  il ciclo con le  "Storie di San Francesco", realizzato dal Ghirlandaio dal 1483 al 1486.



Parziale veduta della sacrestia. All'interno sono conservati  dipinti, sculture, alcuni reliquiari  ed altro.
#103
Riflessioni sull'Arte / Michelangelo e Torrigiano
11 Aprile 2025, 22:58:31 PM
A Firenze, l'Opificio delle Pietre Dure ha concluso il restauro di un busto del Redentore, scultura in terracotta policroma attribuita allo scultore fiorentino  Pietro  (o Piero) Torrigiano o Torrigiani (1472 – 1528). e lo ha consegnato alla basilica fiorentina di Santa Trinita, gestita dai monaci benedettini vallombrosani (Congregatio Vallis Umbrosae Ordinis Sancti Benedicti). 


Pietro Torrigiano, Redentore, 1500-1510 circa, sacrestia di Santa Trinita, Firenze

Lo scultore  Pietro Torrigiano viene ricordato anche per la rivalità artistica con Michelangelo Buonarroti.

Il pittore, architetto e storico dell'arte Giorgio Vasari (1511 – 1574) nel suo trattato titolato "Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri", pubblicato nel 1550 e riedito con aggiunte nel 1568,  racconta che un giorno mentre Torrigiano si esercitava a copiare antiche statue, Michelangelo provò ad emularlo e in pochi tempo scolpì  una bellissima testa di fauno.

Il Buonarroti per la sua bravura divenne il prediletto di Lorenzo il Magnifico e l'invidioso Torrigiano poco tempo dopo, mentre era con Michelangelo per copiare gli affreschi di Masaccio nella Cappella Brancacci della chiesa fiorentina dedicata a Santa Maria del Carmine, ad una critica sprezzante del Buonarroti  per una scultura che il Torrigiano stava realizzando, questo reagì aggredendolo e dandogli un forte pugno sul naso causandogli la frattura e la deformazione permanente, visibile nei ritratti.

Per quel pugno al Buonarroti lo scultore Torrigiano fu punito con l'esilio da Lorenzo il Magnifico.


Daniele da Volterra: ritratto di Michelangelo, olio su tavola, 1545 circa, Metropolitan Museum of Art, New York.




La formazione artistica di Michelangelo avvenne nel 1488  nella bottega d'arte di Domenico Ghirlandaio, una delle più prestigiose botteghe d'arte fiorentine. 

Il Buonarroti si dedicò alla scultura frequentando il giardino mediceo di San Marco: è un ex giardino di Firenze, era situato tra le attuali via Cavour e via San Gallo.
Tale giardino  è famoso perché Lorenzo de' Medici vi fece allestire una sorta di prima Accademia d'arte d'Europa, nella quale i giovani talenti nel campo delle arti potevano studiare le opere e le tecniche artistiche, copiando le collezioni di arte antica di proprietà medicea.

Bertoldo di Giovanni, che fu allievo e collaboratore di Donatello, addestrava i più promettenti giovani artisti.
#104
Percorsi ed Esperienze / Re: Avere o essere?
09 Aprile 2025, 20:09:22 PM
Lo scrittore di origine bulgara Ilija Trojanow nel suo libro titolato: "L'uomo superfluo. Saggio sulla dignità dell'uomo nell'età del capitalismo avanzato", nel primo capitolo ha scritto:
 
 "Lei è superfluo? Certo che no. I suoi figli? No, per carità. I suoi parenti, i suoi amici? Lo so, è una domanda insolente. A dire il vero neanch'io mi sento superfluo. Chi mai si sente tale? Al massimo può capitare in certe 'giornate no'. Eppure molti esseri umani sulla terra sono considerati superflui, dal punto di vista di economisti, di organizzazioni internazionali, di élite che operano a livello globale. Chi non produce e – peggio ancora – non consuma, non rientra nei tirannici rendiconti della macroeconomia e quindi non esiste. Chi non è proprietario di nulla non è cittadino a pieno titolo".
 
 Per chi ha il superfluo non è facile il decluttering, specie per chi psicologicamente soffre del "disturbo di accumulo". Non è facile separarsi da oggetti che sono "pezzi" della propria identità.
 
 E' rassicurante avere tutto ciò che "potrebbe servire", anche se poi si ammette che in casa "c'è troppa roba".
 
 Il decluttering non è la semplice eliminazione degli oggetti superflui: è una filosofia di vita orientata all'essenziale: selezionare ed eliminare ciò che non si usa più (anche un amore finito), "liberandoci" dal passato, aprendoci alle probabili prospettive future, alle nuove possibilità, a nuovi innamoramenti.
 
 Se una donna mi ammalia, i conseguenti innamoramento e amore mi faranno sentire tutt'uno con lei e nulla mi sarà più indispensabile della sua presenza. E quando lei sarà lontana da me non vedrò l'ora di rivederla per riprovare ancora e ancora quella sensazione. E se lei non dovesse esserci più, mi sentirò svanire nell'insignificanza. Ogni cosa mi sembrerà perdere significato.
 
 L'esperienza dell'innamoramento è una straordinaria esperienza conoscitiva. Apre dentro l'uomo e dentro la donna una porta che strappa dalla quotidianità. Non tutti gli innamorati la chiamano così, ma quella porta è una via d'accesso alla trascendenza, la forza che spinge ad andare oltre sé stessi, al di là del proprio egoismo, della razionalità, del calcolo.

 
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Percorsi ed Esperienze / Re: Avere o essere?
09 Aprile 2025, 20:06:31 PM


L'umanità aspira al desiderio non al bisogno. Il desiderio è capace di dominare il bisogno. Nasce così la falsa necessità e si sviluppa il superfluo: la pubblicità gioca proprio su questo dato, creando continue necessità non necessarie motivando al desiderio.

"Il superfluo dei ricchi è il necessario dei poveri", scrisse Agostino, vescovo di Ippona.
 
Per Gandhi "Un oggetto, anche se non ottenuto col furto, è tuttavia come rubato se non se ne ha bisogno".