Citazione di: sgiombo il 19 Aprile 2016, 08:31:11 AMAnch'io concordo sulla conciliabilità tra scienza (intesa come insieme strutturato di di risultati di ricerche e di tesi su materie di ricerca) e filosofia. Se riflettiamo bene anche la filosofia, come una qualsiasi disciplina scientifica, poggia su un linguaggio disciplinato dal e sul principio di "causa-effetto", vale a dire che sia il fisico (oppure il matematico) che il filosofo devono spiegare o cercare una catena logica che leghi una causa convenzionalmente iniziale A con un un effetto convenzionalmente finale B; la differenza tra i due linguaggi (scientifico e filosofico) sta nell'ampiezza del fronte d'attacco dei due linguaggi, anzi, nei tre o più linguaggi, si perché è doveroso distinguere la forma del linguaggio del matematico rispetto a quella del fisico così come dovremmo separare adeguatamente i linguaggi di altre discipline scientifiche, ma fermiamoci al confronto di un fisico con uno storico:
Concordo con chi nega l' inconciliabilità di scienza e filosofia: sono due "campi di conoscenza" perfettamente conciliabili, anzi "da conciliare", complementari.
E anche con chi (Memento) polemizza con la pretesa che la filosofia non "metta il naso nella scienza": una filosofia razionalistica sottopone "spietatamente" al vaglio della critica razionale tutto, anche la scienza (quali che siano la portata e le conseguenze dei risulati da essa conseguiti, senza alcun "timore reverenziale"), cercando di rilevarne e studiarme pregi e difetti, validità pratica e anche teorica e limiti.
Inoltre da negatore del monismo materialistico sostengo che la realtà non é limitata al naturale - materiale scientificamente conoscibile, ma include esperienza cosciente e pensiero, la cartesaina "res cogians" (almeno per certi aspetti), che non essendo "extensa" e dunque misurabile, e inoltre non essendo intersoggettiva, non può essere conosciuta scientificamente (ma non per questo é meno reale della "res extensa": intersoggettivo =/= reale; soggettivo =/= non reale, inesistente!).
Il fronte d'attacco del linguaggio del fisico (per es. di meccanica classica) affronta il problema, per esempio, del moto di un corpo tra A e B prendendo in considerazioni un ristretto o ristrettissimo insieme di dati ed ipotesi di partenza e stringendoli all'essenziale (dunque un A quanto più possibile ristretto per raggiungere logicamente un B sperabilmente molto ristretto. Per il matematico A e B devono essere puntuali pena la inaccettabilità della sua eventuale teoria matematica.
Il fronte d'attacco del filosofo storico ha, invece, un in A stesso l'allargamento del fronte d'attacco iniziale, cioè A è un insieme di tante a che formano un tentativo di descrizione di condizioni iniziali multiple che sono pure una descrizione a ritroso di A. Quanto detto per A vale anche per B. Il fonte di attacco ampio A si allargherà ancora lungo il percorso A-B. si capisce bene qual'è l'insieme delle caratteristiche dei due tipi di linguaggio:m: ristretto e puntuale quello matematico e, magari del fisico, rispetto a quello fronzoso e non ben delimitabile del filosofo.
Concludo facendo però presente due cose, la prima che tra il linguaggio matematico e quello filosofico v'è tutta la gamma intermedia degli altri linguaggi della scienza: la scienza medica, per esempio, ha un percorso tutt'altro che rigido e preciso rispetto al linguaggio del fisico, ecc.; la seconda cosa è che la perdita di precisione del linguaggio del filosofo ma anche di certe scienze, trovano compenso nella quantità e nella qualità complessiva di dati abbracciati dall'ampiezza del fronte d'avanzamento tra A e B, non è a poco!

