Silenzio assordante.
Ma a volte un silenzio è più eloquente di mille discorsi.
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Mostra messaggi MenuCitazione di: maral il 26 Giugno 2016, 18:38:11 PMIn tutte le macchine che funzionano con logica "fuzzy" l'output della macchina ritorna nel flusso di input della macchina stessa. Il cervello umano non avrebbe nulla di differente, in tal senso.Citazione"L'unità del corpo", come l'hai definita qui sopra, è un concetto che si potrebbe applicare pari pari anche a qualunque macchina o apparato artificiale progettato per mantenere una determinata condizione di equilibrio funzionale interno ed esterno. Ad esempio, un impianto di condizionamento, o un drone col pilota automatico. Ma queste macchine non sono dotate di coscienza, e soprattutto non ne hanno alcun bisogno: la loro funzione la possono svolgere tranquillamente senza coscienza, proprio perché quel che fanno lo fanno automaticamente.Certo, ma la differenza è che, nel caso del cervello, il meccanismo di questa regolamentazione diventa input per il cervello stesso (per il termostato nel tuo esempio). La regolazione omeostatica vitale funziona in modo del tutto automatico, ma questa regolamentazione dell'omeostasi viene rappresentata a livello corticale e ritorna come input per il meccanismo automatico di regolazione che a sua volta viene di nuovo rappresentato nella corteccia e così via all'infinito. La cosa è rappresentata ad esempio da Hofstadter in "Anelli dell'io" con la metafora degli specchi che si rispecchiano l'un l'altro. Ovviamente questo non significa che due specchi che si riflettono costituiscano un sistema cosciente, poiché non costituiscono un sistema autopoietico, ovvero non costituiscono un sistema in grado di produrre e mantenere se stesso in autonomia. In questo senso la ricerca sta andando verso sistemi operativi progettati in informatica per reiterare continuamente se stessi accrescendo a ogni ciclo la propria memoria e capacità operativa.
La scintilla della coscienza resta comunque la capacità di poter apparire nel sistema di una prima emozione autonoma riconoscibile dall'osservatore e finora non mi pare che si sia mai verificata per nessun sistema operativo, anche se in grado di dare prestazioni certamente stupefacenti.
Citazione di: maral il 26 Giugno 2016, 18:38:11 PMSe il "mal di testa" lo chiamo "emicrania", sempre mal di testa è, anche se il termine dotto "emicrania" dà l'illusione di saperne qualcosa di più.Citazione di: Loris Bagnara il 26 Giugno 2016, 13:14:09 PMNo è diverso, infatti si chiama forza gravitazionale, non semplicemente "proprietà attrattiva dei corpi che si attraggono". E' diverso in quanto dall'osservazione che due corpi si attraggono si intende spiegare il fenomeno cercando le relazioni costanti che in esso si ripetono per esprimerle nella forma rigorosa di una legge matematica che consente di verificarne esattamente la predicibilità (e si noti che la stessa legge gravitazionale regola verificabilmente sia la caduta di una pietra che le orbite dei pianeti e degli astri, una faccenda davvero sorprendente se non incredibile). La proprietà dormitiva dell'oppio invece non spiega né predice nulla, semplicemente prende la domanda e la ripete negli stessi termini, ma formulandola come risposta. Infatti, grazie dalla legge gravitazionale posso progettare e costruire un razzo che mi porti sulla luna, dalla proprietà dormitiva dell'oppio non posso progettare né predire alcun altro farmaco che goda della stessa proprietà né di quella opposta.
Ma è esattamente la stessa cosa anche con le proprietà fisiche che si dicono "scientificamente verificabili".
Perché una mela cade?
Perché la terra e ogni massa possiede un campo gravitazionale.
E che cos'è un campo gravitazionale?
E' un campo di forze che attira verso il centro di quella massa...
Mi pare che la proprietà "attrattiva" del campo gravitazionale sia l'analogo della proprietà "dormitiva" dell'oppio...
Citazione di: maral il 25 Giugno 2016, 22:05:26 PM"L'unità del corpo", come l'hai definita qui sopra, è un concetto che si potrebbe applicare pari pari anche a qualunque macchina o apparato artificiale progettato per mantenere una determinata condizione di equilibrio funzionale interno ed esterno. Ad esempio, un impianto di condizionamento, o un drone col pilota automatico. Ma queste macchine non sono dotate di coscienza, e soprattutto non ne hanno alcun bisogno: la loro funzione la possono svolgere tranquillamente senza coscienza, proprio perché quel che fanno lo fanno automaticamente.Citazione di: Loris Bagnara il 21 Giugno 2016, 12:59:27 PMLoris, l'unità del corpo (del corpo vivente che si riconosce come soggetto) qui non è data da una sorta di topografia in cui ci sta dentro questo o quest'altro oggetto come dentro ai confini tracciati in una mappa, ma da tutto quell'insieme di attività che hanno come unico scopo il mantenimento di quei parametri biofisici che consento l'omeostasi vitale costante. Si tratta pertanto di un'unità funzionale che corrisponde a un'autopoiesi complessa, ossia un'attività che continuamente e reiterativamente si costruisce e ricostruisce in modo continuo e costante ed è prodotta da diverse unità funzionali tutte volte a quel medesimo unico scopo che definisce il sistema all'osservatore come unitario. Il soggetto non è inteso come una cosa, ma come un'attività unitaria capace di autorappresentarsi, del tutto finalizzata a se stessa, che comprende ogni sua parte funzionale nell'attività ad essa specifica (e che comprende certamente quindi l'attività dei polmoni, dell'intestino, dei batteri che partecipano al processo digestivo e dei neuroni del sistema cerebrale che la traducono nell'immagine di un'identità, un me stesso).
Replico non per convincere nessuno, ma solo per chiarire meglio il mio pensiero.
Non posso abbandonare la metafora contenitore/contenuto perché il corpo non è un'unità, ma un'entità sfuggente quanto una nuvola nel cielo. Se volessimo descrivere un singolo corpo umano, non sapremmo nemmeno definire i suoi limiti. La flora batterica intestinale fa parte del mio corpo oppure no? Il cibi che ho nello stomaco? Quella parte del cibo che è passata nel sangue? L'aria che ho nei polmoni? L'ossigeno che è passato nel sangue? etc
Ciò che non è unità non può darsi unità da sé, perché per farlo dovrebbe essere ciò che non è: unità.
Nemmeno le "mappe corporee" di Damasio possono realizzare quell'unità che il corpo non è, perché una mappa non può dare a se stessa unità: una mappa è solo un insieme di informazioni che vengono interpretate globalmente da un soggetto cosciente. La mappa riceve unità dal soggetto, non può essere la mappa a creare il soggetto che legge la mappa stessa (circolarità). La mappa prodotta dall'accostamento di pixel su un monitor, può farsi soggetto capace di leggere se stessa come mappa? Mi pare evidente che no.
Citazione[...] la coscienza è sempre adattamento ai contesti diversamente variabili [...]La coscienza è il contrario dell'adattamento: è ciò che resta costante nella mutevolezza dei processi psichici.
Citazione di: maral il 25 Giugno 2016, 22:47:10 PMMa è esattamente la stessa cosa anche con le proprietà fisiche che si dicono "scientificamente verificabili".Citazione di: sgiombo il 21 Giugno 2016, 09:51:39 AMIl problema delle costanti ad hoc in realtà da un punto di vista logico è piuttosto complesso e filosoficamente (oltre che scientificamente) molto interessante, ma qui ci porterebbe fuori tema. Sicuramente le costanti che si introducono in fisica, essendo espresse da un valore numerico, per quanto arbitrarie sono verificabili a posteriori (e varranno finché le si misurerà empiricamente costanti, anche se non c'è alcuna ragione per cui devono essere tali, semplicemente funzionano), diversa è l'idea di una coscienza universale introdotta ad hoc per risolvere il problema dell'unità di ogni coscienza individuale. In che modo si potrà mai verificare una simile ipotesi? Per quanto l'idea sia affascinante assomiglia un po' a quella proprietà dormitiva che i medici sapienti di una famosa commedia di Moliere tiravano in ballo per spiegare come mai l'oppio avesse proprietà sedative: chiaro, l'oppio possiede la proprietà dormitiva e così tutto si spiega.
Ma le costanti della fisica si constatano empiricamente a posteriori (e dalle previsioni ripetibilmente esatte che consentono sono confermate).
Non si può pretendere che vengano conosciute a priori (saremmo simili a dei onniscienti se ci fosse possibile) o dedotte logicamente da qualche principio a priori.
malgrado ciò le teorie fisiche sono con tutta evidenza corrette in termini logici (se fossero aurtocontraddittorie o assurde nemmeno sarebbero prendibili in considerazione e sottoponibili a controllo empirico); inoltre sono sottoposte a falsificazione empirica.
Citazione di: maral il 20 Giugno 2016, 12:33:05 PMReplico non per convincere nessuno, ma solo per chiarire meglio il mio pensiero.CitazioneIo sento di essere me stesso qualunque sia il contenuto della mia mente.Certo, questo è il problema che pone anche Damasio e propone di risolverlo identificando questa costanza di riferimento del sé con il complesso delle informazioni corporee afferenti nel midollo allungato volte al mantenimento biostatico vitale, unico, ma da ogni individuo esperito in modo diverso. Certamente è una posizione che si può considerare troppo riduttivistica e inadeguata, ma che comunque credo interessante nella sua esplorabilità scientifica.CitazioneNon essendoci un rapporto di necessità, quella bottiglia avrebbe potuto apparire sotto a un altro rubinetto e riempirsi di altra acqua. In tal caso, il medesimo Sé avrebbe raccolto e trattenuto un'altra psiche dipendente da un altro corpo...Non c'è un rapporto di necessità in quanto tu continui a considerare l'esperienza del sé pre esistente alla corporeità, appunto come una sorta di contenuto (acqua) che può essere versato o meno in un certo contenitore o in un altro, senza necessità di versarlo in quello in cui lo si trova versato. Ma se abbandoni questa metafora del contenuto/contenitore e consideri il corpo-Sé come unità non c'è alcuna possibilità che il "sé stesso" si trovi in un corpo diverso da quello che è, poiché il sé è quel corpo che lo esprime e viceversa, anche se è possibile considerarli a mezzo di linguaggi diversi che considerano l'unità incindibile e sempre coesistente di io-corpo secondo modalità di descrizioni diverse. Non c'è quindi l'acqua contenuta in una bottiglia, ma qualcosa che è contemporaneamente acqua e bottiglia a seconda di come la descrivi (proprio come l'acqua è l'elemento liquido che conosciamo e insieme molecola chimica)
[,,,]
Citazione di: sgiombo il 16 Giugno 2016, 21:35:31 PMQuando ho parlato della possibilità del disegno intelligente, ho anche sempre aggiunto che non lo ritengo un intervento dall'esterno, trascendente, ma una proprietà immanente all'universo, che si esplica con leggi perfettamente razionali e scientifiche. Ma sono certo che questo non lo comprendi.Citazione di: Loris Bagnara il 16 Giugno 2016, 20:11:13 PM
Sgiombo, vedo che quanto si tocca questo tasto del darwinismo non ci vedi proprio più, non ci vedi fino al punto di continuare ad attribuirmi l'intenzione di proporre "il disegno intelligente", quando invece io nel mio ultimo post ho parlato chiaramente della necessità di teorie scientifiche alternative. Che ci possono essere, purché ci sia anche una mente aperta.
Questo tuo intervento non fa che confermare, tuttavia, che per voi darwiniani la soluzione c'è già, non bisogna cercarne altre, perché qualunque
siano le pecche, non ci sono altre soluzioni, e questa bisogna tenere. Questa sì che è fede.
Be', tenetevele pure, la vostra soluzione. Io preferisco cercarne altre leggermente più verosimili.CitazioneCi vedo sempre molto bene: non preoccuparti!
E infatti cito un certo "Loris Bagnara" (per caso lo conosci?) dalla risposta # 20 di questa stessa discussione:
"Ma allora, se siamo arrivati ad ammettere tutto questo, cosa c'è di strano nell'idea di un disegno intelligente che guida l'evoluzione dell'universo, se è vero che tutto è coscienza?" (Loris Bagnara).
Sono io che non ci vedo o sei tu che fai il gioco delle tre carte?
No, caro, questa é scienza, sottoposta a verifica e ben confermata!
Ma quali sarebbero queste presunte "teorie scientifiche alternative. Che ci possono essere, purché ci sia anche una mente aperta"?
Quando le avrai trovate, le presunte soluzioni più verosimili, facci un fischio (se avranno scientificamente superato le attuali teorie evoluzionistiche, avendo " una mente aperta", noi razionalisti saremo ben lieti di accoglierle)!
Citazione di: sgiombo il 16 Giugno 2016, 19:51:46 PMSgiombo, vedo che quanto si tocca questo tasto del darwinismo non ci vedi proprio più, non ci vedi fino al punto di continuare ad attribuirmi l'intenzione di proporre "il disegno intelligente", quando invece io nel mio ultimo post ho parlato chiaramente della necessità di teorie scientifiche alternative. Che ci possono essere, purché ci sia anche una mente aperta.Citazione di: Loris Bagnara il 16 Giugno 2016, 13:05:54 PMI fatto è che, come ho già osservato, non riesco a capire come possa agire il lavoro di "revisione" nella fase prebiotica: una molecola vale l'altra, poiché nessuna serve a qualcosa. L'unica qualità potrebbe essere la stabilità e la replicabilità; ma non è affatto detto che la qualità della replicabilità si accoppi ad altre qualità più specificamente utili in prospettiva della formazione di strutture organiche più complesse e, poi, di organismi biologici.
Però vorrei soprattutto dire quanto segue.
I darwiniani sembrano, più o meno esplicitamente, obiettare ai non-darwiniani che, se non si accetta la teoria darwiniana del caso+selezione, allora resta solamente il nulla o, peggio, il soprannaturale. Sembra quasi un "mangiare la minestra o saltare la finestra".
Ma le cose non stanno in questi termini. Io penso che ci possano essere altre teorie perfettamente razionali e scientifiche che riescano a colmare le palesi lacune della teoria caso+necessità.
Una teoria è provata se si osservano direttamente i fatti; oppure se vi sono conferme sperimentali; oppure se vi sono modelli matematici verosimili.
Al momento, la teoria darwiniana manca di tutto questo, per quanto riguarda la macro-evoluzione e ancora più per la fase prebiotica.
Nessuno era là a verificare i fatti.
Conferme sperimentali non ve ne sono ("il brodo primordiale" è ben lontano dall'essere una conferma esauriente).
L'unico strumento che resta, per poter convalidare una teoria sulla formazione ed evoluzione della vita, è la modellazione matematica e la valutazione della verosimiglianza della teoria stessa.
E questo vale per qualunque teoria: vale per la teoria darwiniana come per qualunque altra alternativa venga proposta. Non si può eludere, a mio avviso, perché altrimenti restano solo chiacchiere.
Del resto, in tutti gli altri campi della scienza si fa così. In cosmologia, ad esempio. Anche lì, nessuno c'era a vedere; prove sperimentali non se ne possono fare: resta solo la verosimiglianza delle diverse teorie.CitazioneIl fatto è che mentre ad un' ipotesi soprannaturale (non necessaria per spiegare la realtà empiricamente constatabile), come "il disegno intelligente", se irrazionalisticamente vuoi crederci, puoi attribuire gratuitamente la spiegazione di tutto nei minimi particolari (senza prova alcuna, né alcuna possibilità di sottoporla a conferma/falsificazione ma per definizione, a priori), da una teoria scientifica, come il "darwinismo odierno" (tanto per intenderci) non puoi pretendere l' onniscienza, l' illustrazione dettagliata dei minimi particolari della nascita della vita e dell' evoluzione biologica (sarebbe come chiedere alla cosmologia la descrizione per filo e per segno di tutti i pianeti e i satelliti di tutte le stelle della via lattea, o alla geologia la descrizione minuziosa di ogni piccola irregolarità del terreno del nostro pianeta: puoi pretenderlo dall' onniscienza divina, non dalle scienze dell' uomo!).
Alla scienza biologica puoi chiedere solo quali siano (e come sottoporre a conferma/falsificazione) le caratteristiche generali del processo "vita", i "meccanismi" fondamentali che ne possano naturalisticamente render conto.
E la moderna teoria dell' evoluzione biologica fondata da Darwin le propone (sostanzialmente mutazioni genetiche causali e selezione naturale; non semplicisticamente deformate, ma includendo i complessi meccanismi epigenetici, l' exattazione e tutta la gran mole di contributi scientifici portati dalla biologia seria del XX secolo), le confronta con i dati empirici, sottoponendole a falsificazione brillantissimamente confermata.
Che la cosa ti risulti "strana" o (impropriamente parlando) "improbabile", la realtà dei fatti (scientificamente conosciuta) è questa.
Cosa che non cambia per quante altre volte (come non dubito farai ancora, conoscendoti ormai un poco) tu ribadisca il tuo sembrarti "incredibile" (e ovviamente per parte mia non perderò tempo a riproporre risposte già date alla ripetizione ulteriore delle stesse argomentazioni già proposte e già criticate; ma sia chiaro: in questo caso chi tace non acconsente!).
Citazione di: sgiombo il 16 Giugno 2016, 11:25:48 AMIl fatto è che, come ho già osservato, non riesco a capire come possa agire il lavoro di "revisione" nella fase prebiotica: una molecola vale l'altra, poiché nessuna serve a qualcosa. L'unica qualità potrebbe essere la stabilità e la replicabilità; ma non è affatto detto che la qualità della replicabilità si accoppi ad altre qualità più specificamente utili in prospettiva della formazione di strutture organiche più complesse e, poi, di organismi biologici.Citazione di: Loris Bagnara il 15 Giugno 2016, 12:40:56 PM
Noto infine un curiosa attitudine, in questi casi, ad assumere come necessario quel che è accaduto, per il semplice fatto che è accaduto.
Non è quel che fa la scienza in qualunque altro campo. A quanto pare accade solo quando si parla di vita. Perché? Perché si sa già quale dev'essere la soluzione: il caso e nient'altro.
La vita c'è, e non poteva non esserci. Certo che la vita c'è, ma le cause non sono quelle che dice il darwinismo.
Sono certo che se vi imbattete in una pagina scritta, con senso perfettamente compiuto, nessuno di voi pensa neanche per un attimo che sia il frutto di un software che estrae a caso le lettere dell'alfabeto.
Eppure, anche in questo caso la pagina è lì: perché anche in questo caso non si dice che se è lì, non poteva che essere lì? Perché è inverosimile, come è inverosimile la comparsa casuale della vita.
Se mi imbatto in una pagina scritta in presenza di un software che estrae a caso le lettere dell'alfabeto (metafora delle mutazioni genetiche casuali e altri eventi casuali all' origine della vita) e (per rendere la metafora veramente congruente con l' oggetto della biologia) di alcuni "revisori" che scartano le pagine non perfettamente sensate (= la selezione naturale!!!), o credo, se sono irrazionalista, che esista qualche "Disegnatore più o meno intelligente" che ha imposto per miracolo (letteralmente) l' uscita del testo dal computer alla prima stesura, oppure, se sono razionalista e voglio restare sul terreno scientifico e non credere a nulla di "soprannaturale", penso che il tempo della durata degli eventi considerati, il lavoro dei "revisori" e un po' di "sacrosanto culo" siano le uniche spiegazioni attendibili, e dunque quelle cui credere (che la vita sia improbabile può solo significare che se esistono tantissimi altri pianeti del tutto simili alla nostra Terra, solo in pochissimi di essi si é sviluppata la vita come "da noi": siamo fra i pochi detentori dei biglietti vincenti della lotteria; se poi la Terra fosse l' unico pianeta con le caratteristiche necessarie, un "caso unico", allora non si porrebbe alcun problema di "maggiore o minore probabilità", come afferma giustamente Baylham, vorrebbe dire he le cose sono andate così, punto e basta: "così va il mondo").
Citazione di: baylham il 15 Giugno 2016, 11:42:52 AMSicuramente le combinazioni che danno luogo a proteine non sono tutte esattamente equivalenti, assumerlo è un'approssimazione come se ne fanno tante nella scienza. Ma sei sicuro che assumere diversamente migliori la comprensione della cosa?
Osservo che l'autore ignora la concezione soggettivistica della probabilità, non mi esprimo sulla parte chimica, che a mia volta ignoro.
Tuttavia non occorre una speciale preparazione tecnico scientifica per capire le differenti impostazioni in gioco.
Se gli atomi o le molecole hanno un nome diverso significa che hanno caratteristiche, strutture diverse e quindi anche le relazioni, i legami tra gli atomi o le molecole saranno diversi, alcuni saranno possibili, altri no. In breve ci sono differenze che producono differenze. Questo è il senso della necessità: alcune cose sono possibili, altre no, alcune saranno stabili, altre no.
Perciò ragionare di legami tra atomi e molecole sulla base dell'ipotesi che questi siano ugualmente probabili, di disposizioni con ripetizione di atomi e molecole in modo stocasticamente indipendente tra di loro significa negare le loro differenze, specificità.
Pensare diversamente le relazioni tra atomi restringe il campo delle possibilità. In quel saggio la necessità, l'ordine, la selezione è assente. Non si può discutere di darwinismo senza la necessità, la selezione ambientale, che è un fondamento essenziale della teoria dell'evoluzione.
Ma la questione di fondo resta quella della incomprensione del caso, come è evidente da questa affermazione: "Proviamo a simulare la costruzione della vita con qualunque altra proteina, e vediamo se viene fuori qualcosa..."
Certamente viene fuori qualcosa, un'altra realtà possibile, un'altra evoluzione: sono i bivi, le biforcazione, le alternative del sistema, della realtà.
In natura, nella realtà, qualunque cosa va bene e questa qualunque cosa produrrà qualche altra cosa. Il caso non si prefigge di far uscire un determinato risultato, una determinata molecola, un determinato aminoacido o altro, altrimenti non stiamo parlando di caso e di probabilità. C'è una struttura, un congegno, un sistema, un ordine, che produce un risultato più o meno probabile nell'ambito di altri risultati possibili, casuale appunto, ad esempio una molecola o un aminoacido. Che la probabilità attribuibile a quel risultato sia pari a 1/10^1000 non significa nulla, doveva uscire una proteina, è uscita quella specifica proteina. Il risultato sarà poi soggetto alla selezione dell'ambiente. Quando una cosa è accaduta discutere di probabilità è del tutto fuori luogo. Se non usciva quella proteina non ci sarebbe stata la vita? Allora non saremmo qui a discuterne.
Citazione di: maral il 14 Giugno 2016, 23:29:03 PMIl concetto è molto sottile ed è difficile da cogliere per un individuo di mentalità occidentale, che è abituato a identificare se stesso con il proprio corpo.Citazione di: Loris Bagnara il 12 Giugno 2016, 16:57:12 PMNon so in un'ottica materialista. ma dalla mia ottica non vedo come se nessun io può esistere prima della nascita ci possa essere un mio io che nasce nel tuo corpo e vicerversa. Quello che si produce con il corpo di Maral sarà sempre e solo l'io di Maral e mai l'io di Loris Bagnara.
Provo a dire così. In ottica materialista, il corpo-maral appena nato comincia a dare vita ad una coscienza. così come il corpo-Loris appena nato comincia a dare vita ad un'altra coscienza. Poiché, in ottica materialista, né il mio io né il tuo io esisteva prima della nascita, non c'era alcun rapporto di necessità fra io-maral e la coscienza in formazione nel corpo-maral, tanto che nulla vieta di pensare che invece io-maral potesse "aprire gli occhi" nella coscienza formatasi dal corpo-Loris, e viceversa, io-Loris nella coscienza del corpo-maral.
Insomma, io avrei potuto aprire gli occhi trovandomi nel tuo corpo, e tu nel mio (), perché non vi è nulla di necessario in ciò che invece si è effettivamente verificato: tu, là dove sei, e io, qui dove sono.
E' questa considerazione, la nascita di una coscienza dal nulla, a lasciarmi profondamente perplesso.CitazioneSì, ma postulare ad hoc suona falso, un po' come si fa in fisica quando si introduce una costante ad hoc per far tornare i conti. Prima o poi quella costante va dimostrata non ad hoc (ossia non solo perché i conti devono comunque tornare), ma dimostrare una coscienza universale sarà mai possibile a una coscienza particolare in essa inclusa come parte?
Postulare qualcosa è inevitabile. Sappiamo forse cosa sono, in sé, la materia e l'energia? No, le postuliamo come entità, benché siano indimostrabili e inattingibili. Perché non fare altrettanto con la coscienza?CitazioneLe coscienze particolari non entrano ed escono dalla coscienza universale. Potremmo dire che sono punti di vista all'interno della coscienza universale. In qualche modo, illusioni. Modi di esplorare se stessa, che la coscienza universale impiega, creando infiniti punti di vista all'interno di sé e ponendoli in un'illusoria cornice spazio-temporale. Lo spazio e il tempo in effetti non esisterebbero.Ipotesi certamente interessante e suggestiva, ma difficile, dato che fa appello a un tentativo di intuizione, da sostenere.
E' chiaro che una visione del genere si può solo tentare di intuirla, poiché un essere umano non può uscire dallo spazio-tempo in cui è "ingabbiato".
Citazione di: sgiombo il 14 Giugno 2016, 19:03:44 PMTi dico solo questo come contributo, se può esserti utile (e magari a altri), non voglio innescare una discussione cosmologica qui, che sarebbe anche fuori luogo.Citazione di: Loris Bagnara il 14 Giugno 2016, 12:07:27 PMCitazionelo conosco bene e mi sembra un' obiezione facilmente superabile.
Innanzitutto se usando telescopi sempre più potenti si vedono sempre più stelle e galassie sempre più lontane che non davano alcun segno di sé nel firmamento senza questi mezzi artificiali, nulla vieta che aumentando le potenze dei telescopi all' infinito si continui all' infinito a vederne sempre di più (ergo che siano infinite): si vede che la loro densità media, potenza radiante media e il loro rapporto quantitativo medio con altra materia "opaca" (per esempio comunissima, ordinarissima "polvere cosmica" o comunissimi, ordinarissimi "gas interstellari e intergalattici, senza bisogno di postulare ad hoc la fantomatica "materia oscura" "esotica" delle teorie conformistiche) in grado di trasformare in diversa materia (massiva e/o energetica) la luce che la incontra provenendo verso di noi da regioni più lontane dell' universo é tale che solo in parte finita (tanto maggiormente rilevabile quanto più potenti sono i mezzi tecnici impiegati a coglierla) la radiazione luminosa infinita diretta verso di noi da tutte le direzioni riesce a superare gli ostacoli e a raggiungerci.
Inoltre la "radiazione cosmica di fondo", che secondo le teorie cosmologiche conformistiche sarebbe un residuo del "B.b", per me inspiegabilmente ancora in arrivo verso di noi da tutte le parti e isotropicamente, anziché essere ormai "in viaggio" lontanissimo da noi e da ogni altro corpo massivo (la cui velocità di allontanamento dal "sito del B.b" non può che essere di gran lunga minore di quella delle radiazioni elettromagnetiche (inoltre non vedo come potrebbe arrivarcene dalla parte "periferica" dell' universo verso la quale tutto -noi e a velocità molto maggiore la radiazione di fondo- dovrebbe essere diretta, e non provenirne), (questa radiazione cosmica di fondo) potrebbe benissimo essere ciò che resta, dopo un lunghissimo percorso e conseguente notevole perdita di energia, della luce proveniente da tutti i punti del firmamento: data la distanza percorsa e l' energia persa, la luce simile a quella del sole e delle stelle che secondo Olbers in caso di infinità dell' universo dovrebbe riempire senza discontinuità il firmamento in tutti i punti, in tutte le direzioni potrebbe benissimo esser (-si ridotta a-) -la radiazione di fondo a microonde.
Citazione di: baylham il 13 Giugno 2016, 16:42:35 PMA me pare, invece, che siano i darwiniani ad avere una totale incomprensione della chimica e del calcolo probabilistico.
Il testo ha questo titolo e questo autore:
"Evolution: possible or impossibile" di JAMES F. COPPEDGE.
Da una veloce scorsa della pagina indirizzata traggo l'impressione che l'autore ha una totale incomprensione della teoria darwiniana, in particolare del ruolo del caso. Inoltre dimentica del tutto la necessità, cioè la selezione che l'ambiente opera sulle creazioni del caso.
Ragiona come il se il caso avesse l'obiettivo, il fine di far uscire quella specifica molecola o proteina o il vivente o l'uomo o qualunque altra cosa reale di cui si tratti. Per caso poteva uscire qualunque proteina, qualunque cosa, semplicemente l'evoluzione sarebbe stata diversa, andava ugualmente bene. Sul caso poi agisce la necessità attraverso la selezione.
Mi ricorda il ragionamento del giovane forumista che si stupiva della sua esistenza visto l'enorme numero di coincidenze casuali che la riguardano, coincidenze che posso calcolare in modo smisurato, basta scegliere un campo di probabilità enorme, ad esempio a livello di posizione di atomi nel tempo.
CitazioneNon so cosa si possa intendere per "intelligibilità dell' universo".Be' intendevo proprio quello: divenire ordinato, causalità, e quindi la possibilità per l'intelletto umano di descrivere l'universo.
Comunque iIl divenire ordinato (indimostrabile) é necessario per la sua conoscibilità scientifica.
CitazioneMi sembra che i concetti (arbitrariamente definiti) di "negazione", "essere reale" e "non essere reale", "essere pensato (pensabile)", "non essere pensato (pensabile)" "possibile", "impossibile", "necessario" siano premesse (più che) sufficientemente generalissime e necessarie per ragionare di ciò che accade e ciò che non accade (realmente).Sì, certo, sono generalissimi e irrinunciabili, ma il loro significato non è per nulla scontato, altrimenti non staremmo qui a discuterne. Tu a quelle parole dai un significato; io un altro; e un'altra persona, un altro ancora. E cambiando il significato attribuito alle premesse, cambiano completamente le deduzioni che ne discendono.
Citazione[...] sono per la durata infinita (oltre che per l' estensione spaziale infinita) dell' universo fisico: c' é sempre stato e sepre ci sarà (ovvero gli eventi costituiscono una catena infinita sia verso il passato che verso il futuro (e in tutte le direzioni dello spazio) di cause - effetti.Ok, ora ci siamo capiti. Sul fatto che sia necessario postulare l'infinito, vedo che siamo d'accordo.
Solo che in questo modo non si ha una impossibile spiegazione del tutto infinito (bisognerebbe autocontraddittoriamente inquadrarlo in qualcosa di più ampio in divenire ordinato); si possono solo sensatamente cercare (e magari trovare) nel suo ambito spiegazioni di "parti", singoli eventi o singoli insiemi di eventi.