Citazione di: iano il 26 Maggio 2025, 21:44:13 PML'argomento della discussione è molto semplice.Tu dici di vestire e rivestire la realtà, ma sarebbe un gioco insensato se a coprirsi non sarebbe anche la nostra mente. Tu definisci una dinamica psicologicamente proiettiva che per un verso è un gioco necessario, nel senso che noi vogliamo far significare al mondo ciò che ci conviene, ci piace, anche per capire e godere il mondo, quindi creativamente ce ne costruiamo un utile simulacro; per altro verso è la forma dello sbaglio, dell'abbaglio, per i malati una condizione di impotenza che non è un vero errare (difatti non sono i malati i pazzi pericolosi); sbaglio o abbaglio che però sono deliberati. Maya non c'entra e se c'entra sta ai margini. Il Velo di Maya non è una invenzione, non è il gioco che ho detto - che potrebbe diventare strumento di dominio di cattivi sacerdoti e loro accoliti; è la stessa realtà nel suo aspetto illusorio, secondo una descrizione mitologica.
Si propone che solo mettendogli un velo addosso possiamo rilevare la realtà, prendendone coscienza, mentre tgliendo il velo si torna nell'ignoranza.
L'apparenza della realtà, sia che sia prodotta dalla percezione sensibile, che dalle astrazioni scientifiche, è l'unico modo che abbiamo di conoscerla.
La nostra conoscenza si ottiene tirando i fili delle nostre esperienze a comporre il velo.
Possiamo vestire la realtà, e non c'è un solo modo di farlo, e anzi la storia ci dice che questo abito risente della moda dell'epoca, per cui, al modo che ci apparirà ridicolo il nostro modo di vestire in una foto di mezzo secolo fa, potranno apparirci ingenue le credenze dei nostri avi, ma le nostre non lo saranno di meno agli occhi dei posteri.
Si tratta solo di cambiare abito quando si logora, o si mette qualche kilo di troppo, ma anche quando si credesse che la moda cambi per tendere all'abito perfetto, l'abito non sarà mai il monaco.
MAURO PASTORE