Se "La Gaia Scienza" è, come pare verosimilmente essere, una sorta di prologo o di lavoro preparatorio di "Così parlò Zarathustra" (e non certo solo per una questione di mera cronologia), molti dei suoi aforismi vi possono essere ricondotti ed hanno necessariamente un qualche legame con il suo capolavoro, in cui appunto trovano posto diversi concetti espressi in quest'opera ad iniziare dall'incipit (§ 342). In particolare l'aforisma qui riportato a mio avviso evoca, più che l'amicizia intesa come rapporto confidenziale e solitamente preferenziale fra due persone basato su di un sentimento più o meno intenso, la fratellanza intesa in senso originario (e cristiano) in cui appunto "tutti gli uomini sono fratelli" e si comportano come tali anche se i destini di ognuno sono necessariamente diversi e occasionalmente possono ritrovarsi su fronti opposti e quindi di fatto nemici. Se due persone sono sinceramente amici (e "fratelli" nel senso di figli della medesima madre Terra e del Logos divino che l'ha fecondata) dovrebbero essere perfettamente in grado di comprendere che questa condizione non subisce variazioni (anzi si può addirittura rafforzare) se ognuno di essi persegue il proprio compito in questo mondo, compie il proprio destino, "diventa ciò che è", sommo comandamento enunciato nello "Zarathustra", e il contestuale riconoscimento dell' "altro da sé" con tutto ciò che questo comporta è la più sublime dimostrazione di fratellanza e di amicizia. Io sono amico (inteso nel senso nobile e "niciano") di qualcuno non certo se costui la pensa come me, si comporta come me, ha i miei medesimi valori morali e magari tifa per la mia stessa squadra di calcio, ma se riconosco in lui mio "fratello", uguale ma diverso, qualcuno che come me ha un compito creativo nella vita che supera la vita stessa e si conclude nel comune destino della terra e prosegue anche oltre questa, ed ha l'intenzione e la volontà di eseguirlo come l'unica cosa che veramente conti mentre le contingenze, fra cui anche una bella amicizia terrena, vengono riconosciute e trattate come tali e non assolutizzate, e se del caso sacrificate a qualcosa di estremamente più nobile, elevato e creativo che può giungere anche al punto di vedere l'amico di un tempo come un estraneo se non addirittura come un nemico. Questo mi pare appunto il senso della "amicizia stellare", e il miglior servizio che qualcuno possa fare ad un amico è aiutarlo a riconoscere se stesso e a diventarlo.